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Sant'Antonio Abate

(Scheda 30/153, composta da 2 sottoschede - Anno 2021)

STORIE 17 gennaio - sant'Antonio Abate

SANT’ANTONIO ABATE

L’eremita protettore degli animali

Sant’Antonio abate è uno dei grandi santi della Chiesa dei primi secoli. Abate ed eremita, è considerato l’iniziatore del monachesimo cristiano; a lui si deve la costituzione di famiglie di monaci consacrati a Dio riuniti in forma permanente sotto una guida spirituale (abbà). La sua biografia ci è nota grazie ad un’opera agiografica attribuita a sant’Atanasio, vescovo di Alessandria, che lo conobbe e ne ebbe aiuto contro l’eresia ariana, che allora imperversava. È venerato in tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi.

La biografia.

Antonio, discendente di una agiata famiglia di agricoltori, nacque a Qumans in Egitto il 12 gennaio 251. Rimasto orfano in giovane età, sentì la chiamata di Dio e scelse di seguirlo in modo radicale, donò ogni suo avere ai poveri e prese la via del deserto e della solitudine. Sono divenute proverbiali le tentazioni che il grande santo subiva ad opera del demonio, che tentava di sedurlo con lascive apparizioni o lo terrorizzava con bestie feroci e spesso lo bastonava. Il Signore lo assisteva attraverso un angelo che lo incoraggiava e lo correggeva. Si spense a 105 anni nel deserto della Tebaide il 17 gennaio 356. Durante tutta la vita ebbe un enorme seguito di discepoli. A loro, al momento di morire disse: “Vivete come se doveste morire ogni giorno, vigilate su voi stessi e ricordate le esortazioni che avete udite da me” .

Il culto. Il più antico luogo di venerazione è il monastero copto di sant’Antonio, che fu costruito sulla tomba del santo nel deserto egiziano orientale, non lontano dal Mar Rosso, poco dopo la sua morte. Esso subì molte vicissitudini nel corso dei secoli, ma conserva la memoria di sant’Antonio negli affreschi che vi furono dipinti dal VII fino al XIII secolo. Le reliquie di sant’Antonio verso il 1070 furono trasferite in Francia, nella valle del Rodano, dove i monaci costruirono una chiesa, meta di numerosi pellegrinaggi.

Il “fuoco di sant’Antonio” e il maiale. Alla chiesa affluivano molti malati di un morbo oggi noto come herpes zoster, conosciuto fin dall’antichità come “fuoco sacro” per il doloroso bruciore che provocava. Per ospitare tutti gli ammalati fu costruito un apposito ospedale e venne fondata la confraternita che fu denominata “Ordine dei canonici regolari di sant’Antonio di Vienne”, ordine ospedaliero sotto la regola di sant’Agostino. Il Papa accordò alla comunità il privilegio di allevare maiali per uso proprio a spese della comunità; i porcellini, contraddistinti da una campanella, potevano girare liberamente e nessuno se ne appropriava. Il loro grasso veniva usato dai monaci per curare l’herpes, che fu chiamato così “fuoco di sant’Antonio”.

La leggenda del fuoco. Secondo una leggenda che si racconta anche da noi, sant’Antonio seguito da un maialino si recò all’inferno per contendere alcune anime al diavolo. Mentre il maialino correva di qua e di là per l’inferno, portando scompiglio fra i diavoli, egli approfittò per accendere il suo bastone col fuoco infernale e uscì fuori col suo maialino, accese una catasta di legna e così donò il fuoco all’umanità.

Sant’Antonio Abate è invocato a protezione contro i morbi contagiosi, la peste, lo scorbuto e l’herpes zoster. È invocato anche come protettore delle attività agricole, degli animali e dei salumieri. È raffigurato come un vecchio con il bastone che termina a T, una campanella ed è circondato da vari animali, tra i quali spicca sempre un maialino. Altre volte è circondato da esseri mostruosi, che rappresentano il diavolo. Sullo sfondo c’è quasi sempre il fuoco, a ricordo della curiosa leggenda.


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Sottoscheda 2: Sant'Antonio Abate - Preghiera




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Aggiornamento: giovedì 21 ottobre 2021
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