TUTTOSCIENZE 10 maggio 95

CHI SA RISPONDERE?
LUOGHI: ITALIA

Q - Se montassi sulla mia auto pneumatici più grandi del 30 per cento, a ogni giro di ruota farei il 30 per cento di strada in più. Questo vuol dire anche che la macchina consumerebbe il 30 per cento in meno per percorrere una data distanza? Q - Esistono aerei che funzionano con carburante verde per ridurre l'inquinamento anche nei cieli? Q - Perché la gente dice «mhh» oppure «ehh» quando esita parlando? Risposte a «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax numero 011 - 65.68.688


L'ANEDDOTO In chimica fu un genio (fortunato)
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, RICERCA SCIENTIFICA, MEDICINA E FISIOLOGIA, CHIMICA
PERSONE: PASTEUR LOUIS
NOMI: PASTEUR LOUIS
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Centenario della morte

PER lasciare impronte significative nel sentiero della scienza il genio talvolta non basta: spesso ci vuole almeno un pizzico di fortuna. A Pasteur non mancarono nè l'uno nè l'altra: a 26 anni divenne famoso risolvendo un importante problema chimico, gettando le basi per la comprensione della struttura dei composti organici. All'Ecole Normale di Parigi, già come studente, si occupo' della proprietà per cui alcuni composti fanno ruotare il piano della luce polarizzata. Una lente Polaroid lascia passare solo radiazioni il cui campo magnetico ha un'intensità che oscilla su un unico piano, detto piano di polarizzazione. Se però questa luce polarizzata incontra, dopo la lente, una sostanza otticamente attiva, il piano ruota d'un certo angolo intorno all'asse di propagazione. Fra i composti studiati da Pasteur c'erano l'acido tartarico e i suoi sali (tartrati), preparati dal tartaro delle botti dei vinai che contiene tartrato acido di potassio (cremortartaro). Il francese Biot e il tedesco Mitscherlich avevano dimostrato che le soluzioni acquose dell'acido tartarico e dei tartrati facevano ruotare il piano di polarizzazione della luce in senso orario. Producendo acido tartarico in alcune fabbriche era stato isolato anche un altro acido: esso aveva la stessa composizione: eppure doveva essere un composto diverso, perché era otticamente inattivo. Fu chiamato perciò in modo differente dall'acido tartarico: acido paratartarico o, più comunemente, racemico (dal latino racemus, grappolo d'uva). Nel 1844 Mitscherlich aveva scritto che uno dei sali da esso derivati, il racemato di sodio e ammonio, era assolutamente identico al tartrato corrispondente perfino nella forma cristallina. Quell'articolo stimolò Pasteur: si sentiva infastidito dalla coincidenza di tante proprietà con una differenza così netta nell'attività ottica. Osservando i cristalli di 19 derivati dell'acido tartarico, notò che avevano tutti delle sfaccettature che li rendevano asimmetrici: un po' come una serie di mani tutte sinistre o tutte destre. Convinto che ci fosse un nesso fra l'attività ottica e l'asimmetria molecolare, e pensando che quest'ultima si dovesse riflettere in un'asimmetria dei cristalli, si meravigliò molto scoprendo, nel 1848, cristalli asimmetrici anche nel sale otticamente inattivo oggetto del lavoro di Mitscherlich. Lì per lì pensò che le sue teorie fossero sbagliate, ma poi si accorse che quei cristalli avevano due asimmetrie opposte, come una serie di coppie di mani destre e sinistre. Con pazienza separò i cristalli destri dai sinistri: i primi avevano la stessa attività ottica del tartrato corrispondente, mentre i secondi facevano ruotare in egual misura ma in senso opposto il piano di polarizzazione della luce; l'acido racemico era costituito da molecole d'acido tartarico e dalle loro immagini speculari: le due attività ottiche si controbilanciavano. La scoperta di Pasteur portò a capire la struttura dei composti organici. Il successo era dipeso da due fattori casuali. I tartrati sono unici per la stretta corrispondenza fra asimmetria molecolare e asimmetria dei cristalli. Inoltre l'abilità di Pasteur nel notare certi particolari sfuggiti a molti altri sarebbe stata inutile se avesse fatto cristallizzare il racemato di sodio e ammonio da soluzioni tiepide anziché fredde. Sopra al 27I' C, i due «antipodi» molecolari finiscono mischiati in ogni cristallo, che quindi non rivela nessuna asimmetria. Gianni Fochi Scuola Normale di Pisa


E L'AIDS? Vaccinazioni dov'è oggi la frontiera
Autore: DI AICHELBURG ULRICO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA

LO studio dei vaccini è ormai una scienza a sè, tanto che si può parlare di «vaccinologia». Qual è, oggi, lo stato dell'arte? Abbiamo prima di tutto vaccini fatti con batteri uccisi (tifo, pertosse, colera) o vivi attenuati (il Bcg, contro la tubercolosi), o da tossine batteriche rese atossiche (difterite, tetano). Poi i vaccini costituiti da virus, anch'essi suddivisibili in gruppi: virus uccisi (polio per iniezione, influenza, rabbia) e virus vivi attenuati, che devono moltiplicarsi nell'organismo per stimolare le reazioni immunitarie (polio per bocca, morbillo, rosolia, parotite). I meccanismi dell'immunità acquisita con le vaccinazioni sono analoghi a quelli che l'organismo mette in opera per lottare contro le aggressioni batteriche o virali. La prima somministrazione suscita una debole risposta di anticorpi, la seconda una produzione di anticorpi rapida, intensa e prolungata. Supporto della formazione di anticorpi sono i linfociti B, ma intervengono anche i linfociti T, ai quali è legata la memoria immunologica, che condiziona qualità e durata della vaccinazione. L'immunologia ha insegnato che gli antigeni, ossia gli stimolatori degli anticorpi, non sono i batteri o i virus interi bensì porzioni molto piccole, molecolari, del loro rivestimento, chiamate «determinanti antigenici». Da queste molecole sono costituiti vaccini contro pneumococchi, meningococchi, haemophilus influenzae, e un nuovo vaccino contro la pertosse. Un progresso sono anche i vaccini combinati, somministrabili con una sola iniezione, quali difterite, tetano, pertosse o morbillo, rosolia, parotite. Si sta valutando la possibilità di portare la combinazione a 6 vaccini, riducendo così il numero delle sedute vaccinali e delle iniezioni. L'elenco dei vaccini obbligatori e facoltativi raccomandabili è ormai tale che occorrerebbero nel primo anno e mezzo di vita del bambino 30 e più sedute. Si stanno inoltre ricercando prodotti che rafforzino la reazione immunitaria in maniera aspecifica e possano essere utilizzati in tutti i vaccini. Che si può dire dunque dello stato attuale della vaccinologia? Le vaccinazioni sono un'arma preventiva molto importante nella politica sanitaria d'un Paese: sono dovuti alle vaccinazioni lo sradicamento del vaiolo e la scomparsa quasi ovunque della polio. Rimane però il fatto che l'efficacia dei vaccini non è assoluta. Studi epidemiologici dimostrano che certi vaccini, efficaci in alcune regioni, non lo sono in altre, a causa di differenze genetiche delle popolazioni o di fattori ambientali. Verso la fine degli Anni 70 l'avvento della biologia molecolare e i progressi delle tecniche di ingegneria genetica fecero sperare in rapidi passi avanti nelle vaccinazioni. Questo ottimismo era sostenuto dal successo del vaccino contro l'epatite B, nel quale l'agente immunizzante è una proteina dell'involucro virale sintetizzata con i metodi del Dna ricombinante. Ma questo successo è rimasto isolato. In certi casi poi l'infezione naturale non produce immunità, come avviene per l'Aids e la malaria, e ciò compromette la speranza di preparare un vaccino. L'Aids ci mette di fronte ai limiti dei nostri mezzi attuali. L'obiettivo prioritario è rendere ampiamente disponibili i vaccini di collaudata efficacia, attendendo che le conoscenze di immunologia e di biologia molecolare consentano di mettere a punto nuovi vaccini. Ulrico di Aichelburg


BIRRA, ACETO E VINO BUONO Le ricerche sulla fermentazione
AUTORE: G_F
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, RICERCA SCIENTIFICA, MEDICINA E FISIOLOGIA
NOMI: PASTEUR LOUIS
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Centenario della morte

Nella multiforme attività scientifica di Pasteur un settore importante è lo studio delle fermentazioni: studio non solo di grande rilievo teorico, ma anche applicato al miglioramento delle tecniche di produzione e conservazione del vino, della birra e dell'aceto. Nell'aprile del 1865 Pasteur brevettò il metodo consistente nel riscaldare il vino a 50-60I' C, in modo da uccidere i germi capaci d'alterarlo. L'innovazione, presentata il 1I' maggio di quell'anno all'Academie des Sciences, entrò presto nell'uso. Ma all'inizio gli assaggiatori criticavano il vino «pastorizzato». Per superare questo scoglio, il 16 novembre 1865 Pasteur ricorse a un celebre stratagemma. In occasione di un'importante seduta ufficiale di valutazione, chiese ai commissari che agli assaggiatori venissero serviti campioni presentati come diversi, ma in realtà provenienti tutti dalla stessa bottiglia. Un campione venne concordemente indicato come migliore degli altri: sicché la commissione dovette concludere che le presunte differenze di gusto riscontrate fra vini riscaldati e non riscaldati erano inattendibili.Eg. f.Y


PASTEUR Così salvò milioni di vite
AUTORE: BUONCRISTIANI ANNA
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, RICERCA SCIENTIFICA, MEDICINA E FISIOLOGIA
PERSONE: PASTEUR LOUIS
NOMI: PASTEUR LOUIS
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Centenario della morte

ANCHE il fascino prezioso di un vestito di seta ci dovrebbe richiamare alla mente Louis Pasteur, del quale si avvicina il centenario della morte (28 settembre 1895). Fu lui, infatti, a rimediare a una malattia che decimava i bachi, nota come pebrina (da pebre, che in provenzale significa pepe: la pelle biancastra degli animaletti si ricopriva di macchioline scure). Le bestiole, che alla schiusa delle uova apparivano normali, poi si indebolivano fino a morire; solo alcune riuscivano a sopravvivere e a costruire il bozzolo, indispensabile per la produzione della fibra tessile. Tra il 1840 e il 1850 un'epidemia mise al tappeto l'economia della Francia meridionale intorno ad Ales: le fabbriche dovettero chiudere, gli operai furono mandati a casa. Fortuna volle che proprio di Ales fosse il celebre chimico Jean-Baptiste Dumas, maestro di Pasteur e senatore. Nel 1865 egli pregò Pasteur di dare una mano a risolvere quella grave situazione. Può sembrare strano che l'incarico venisse affidato a un chimico, ma allora le specializzazioni non erano spinte quanto oggi. Inoltre Pasteur si era distinto anche in microbiologia con lo studio delle fermentazioni e la confutazione della «generazione spontanea». Spronato da un concorso bandito nel 1860 dall'Academie des Sciences in seguito alla pubblicazione di un libro di un noto fautore di quella teoria, il Pouchet, nel breve spazio di un anno egli aveva condotto vari esperimenti che ne dimostrarono la falsità. Tutti gli organismi, anche i più piccoli, non potevano venire dal nulla: in palloni di vetro sigillati contenenti brodo sterilizzato non si produceva alcuna forma di vita. Ritornando alla proposta di Dumas, Pasteur rimase interdetto: non sapeva nulla del baco da seta; anzi, non ne aveva mai visto uno, ma la venerazione per il suo professore della Sorbona lo indusse ad accettare l'incarico. La cosa fu più difficile del previsto: ci vollero ben cinque anni, durante i quali Pasteur fu colpito da emorragia cerebrale e semiparalisi sinistra. Gli morirono anche il padre e una figlioletta, ma tutto ciò non gli impedì di applicarsi con la tenacia di sempre alle ricerche. Queste portarono alla scoperta che le malattie in realtà erano due: negli allevamenti c'era anche la cosiddetta flaccidezza, che colpiva l'apparato digerente dei bachi. Pasteur arrivò alla conclusione che la pebrina si trasmetteva dalle farfalle alle uova, e si diffondeva a causa della scarsa igiene, mentre la flaccidezza era portata da microrganismi molto diffusi, ma capaci di attaccare solamente individui geneticamente predisposti. Pasteur consigliò l'eliminazione delle uova malate e il mantenimento di buone condizioni di igiene, nonché temperatura, umidità e ventilazione controllate. Su quest'ultima raccomandazione influì un'esperienza involontaria compiuta dalla figlioletta undicenne Marie Louise. La bambina si era accorta che alcuni bachi da lei allevati nel camino della sala da pranzo risultavano particolarmente sani: il padre ne attribuì il merito al tiraggio della canna fumaria. Ormai lanciato nella microbiologia, tra il 1877 e il 1895 si dedicò allo studio del carbonchio, del colera dei polli, del mal rossino dei suini, finendo con le ricerche sulla rabbia, che lo resero ancora più famoso di quanto già non fosse. Ai suoi tempi perfino chi attribuiva un ruolo a certi minuscoli organismi parassiti nel causare determinate malattie, stentava ad ammettere che, così piccoli, questi potessero uccidere esseri tanto più grandi di loro. Sopravvivevano le credenze negli influssi meteorologici e astrali e negli effluvi nocivi, ma gli studi sui bachi da seta indussero Pasteur a sostenere che ogni malattia è legata a un germe. Erano gli anni in cui Robert Koch perfezionava le sue tecniche di coltura batterica e individuava l'agente del carbonchio. Le ricerche dei due scienziati dettero il via alla caccia ai microbi. Spesso le grandi scoperte sono casuali. Pasteur aveva cominciato alcuni esperimenti sul colera dei polli nella primavera del 1879, poi aveva dovuto abbandonare quel lavoro. Dopo le vacanze estive lo riprese, inoculando nei polli le colture che erano state in laboratorio tutti quei mesi. Gli animali non si ammalarono. Forse era tutto andato a male? L'inoculazione fu ripetuta con germi freschi: i polli resistettero alla malattia. Invece altri esemplari, appena portati dal mercato, morirono poco dopo essere stati infettati. I collaboratori raccontarono che lo scienziato rimase qualche minuto in silenzio; poi esclamò: «I polli sopravvissuti erano vaccinati]». A quanto pare, l'invecchiamento aveva indebolito la virulenza delle colture ma non la loro capacità di immunizzare: da quello studio nacque perciò il metodo di attenuare i germi patogeni e di adoperarli poi come vaccini. Nel 1881 con un procedimento simile fu preparato il vaccino del carbonchio. Alle esperienze di laboratorio seguì un esperimento pubblico a Pouilly-le- For, una specie di fiera paesana: arrivarono contadini, uomini illustri, e perfino giornalisti, tra cui, da Londra, il corrispondente del Times. Egli telegrafò la notizia destinata a fare il giro del mondo e a rendere Pasteur popolarissimo ovunque. L'impegno dello scienziato si concluse con le ricerche sulla rabbia, malattia quasi sempre letale. Pasteur stava provando sui cani un vaccino attenuato, ma il 6 luglio 1885 gli fu portato un bambino azzannato da un cane rabbioso. La certezza che il piccolo sarebbe morto lo spinse a superare ogni perplessità e a inoculargli midollo di coniglio infettato. Il ragazzo si salvò e divenne in seguito custode all'Istituto Pasteur. Nel 1940 si uccise, piuttosto che dover aprire ai tedeschi invasori la cripta del sepolcro del suo salvatore. Anna Buoncristiani


TOUR DIMOSTRATIVO IN 114 CITTA' Oggi parte la casa intelligente Tutte le tecnologie domestiche in aiuto dei disabili
Autore: GIORCELLI ROSALBA

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, EDILIZIA, HANDICAP, ARCHITETTURA
ORGANIZZAZIONI: PUNTO DI VISTA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Interni della casa senza «barriere d'uso»
NOTE: «Lucy, l'evoluzione della casa»

E' una «casa intelligente», si chiama «Lucy», ha quattro ruote, parte oggi da Milano e toccherà 114 città in tutta l'Italia. «Lucy, l'evoluzione della casa» è un progetto per l'automazione domestica, per una maggiore autonomia e migliore qualità della vita di chi ha difficoltà motorie e disabilità sensoriali: una casa del futuro, senza «barriere d'uso», più abitabile per tutti. Con la voce, con piccoli movimenti degli occhi, della testa, delle guance o con un telecomando è possibile accendere e spegnere le luci, il condizionatore d'aria, il riscaldamento; aprire e chiudere porte, finestre, tende; riuscire, con messaggi pre-registrati, ad usare il telefono, il citofono o sistemi per chiedere soccorso; accendere e spegnere televisore, videoregistratore, impianto hi-fi, elettrodomestici. I visitatori potranno provare tutti gli strumenti: la dimostrazione è allestita su un camper proprio per avvicinare l'informazione a chi più ne ha bisogno, ma le stesse tecnologie vengono già impiegate in case vere in vari Paesi, compresa l'Italia. L'iniziativa è promossa dalla rivista tecnico-scientifica e culturale sulle problematiche dell'handicap «Punto di vista» che, in occasione di questa mostra itinerante, svolgerà attività di informazione e di studio sui problemi di chi ha deficit fisici. Città per città, verrà raccolta la «posta» per i sindaci sull'abbattimento di barriere architettoniche o su richieste di assistenza. Con Lucy la casa diventa più simile a un sistema esperto capace di prendere decisioni anche in nostra assenza: la casa del futuro potrebbe essere gestita da un computer che elabora le informazioni provenienti da sensori (di temperatura, luce...) e su questa base decide come comportarsi: se abbassare le persiane e chiudere bene le finestre perché piove, alzare le persiane quando rileva una certa intensità di luce o lanciare allarmi. La programmazione può essere in qualunque momento interrotta e modificata con semplicità, anche da una persona disabile, con comando vocale, con modalità alternative, con il telecomando a infrarossi, che agisce sugli «attuatori» per il movimento di infissi e mobili, e sugli interruttori. La «motor-home» Lucy è una dimostrazione accessibile anche a persone con gravi difficoltà motorie, eventualmente con pedana elevatrice. La scelta delle marche utilizzate risponde a standard di elevata qualità ma non è vincolante. Le stesse apparecchiature possono essere impiegate in case reali, senza bisogno di cambiare l'arredamento: si tratta di adattamenti dell'esistente. I disabili che necessitino di tecnologie o sistemi di automazione domestica possono ottenere un contributo pubblico attraverso gli enti locali. Rosalba Giorcelli


INTERNET I politici in corsa sulla rete
ARGOMENTI: INFORMATICA, ELETTRONICA, COMUNICAZIONI
ORGANIZZAZIONI: INTERNET
LUOGHI: ITALIA

UNA questione ricorrente: come strutturare la mia interfaccia Internet e quali sono i programmi migliori per accedere alle risorse della rete? La risposta è molto soggettiva, ma ci possono essere alcune indicazioni generali. La cattiva notizia è che per ora non esiste un programma unico, quella buona è che il software più efficiente lo trovate sulla rete, come shareware, e che basta quindi tenersi al corrente delle novità (molti programmi vengono aggiornati continuamente). Come punto di partenza vi suggerisco di scaricare periodicamente la Winsock Client List predisposta e aggiornata da Ed Sinkovits all'indirizzo ftp://oak.oakland. edu/SimTel /win3/winsock/winterxx.zip (la versione attuale è winter 12.zip). Un altro utile insieme di dati è la Craig Larsen's Winsock application FAQ/List che potete anche ricevere per posta mandando un messaggio a infoL CS.com scrivendo nella riga del Subject solo FAQS (nulla nel corpo della lettera). Sul mio PC Dos/Windows ho installato la Trumpet Winsock di Peter Tat tam e uso abitualmente: Eudora (eudor144.exe) per la posta elettronica; Netscape (n16e11n. exe) come WWW browser; Auto Win Net Lite (autown15.zip), VSAr chie (wsarch07.zip) e WSFTP (ws ftp.zip) per il FTP in connessione diretta; Ewan (ewan 1052.zip) e QWS3270 (qws3270.zip) come Telnet; Free Agent (agent055.zip) come News reader; Host-Scanner (hscan.zip) e WS Host (wsho st11.zip) quando ho bisogno di informazioni sui server; e Socket Wrencher (soketw.exe) come tool diagnostico. Ho anche installato, ma per ora giacciono inutilizzati sul mio hard disk, l'Internet Relay Chat (wsir c14g.zip), l'Internet Phone (iphone08.exe), il Real Audio Player (raplay07.exe) e il programma di videoconferenze CU- SeeMe (cuseeme.zip). I Provider. Devo a Carmelo Saraceno la segnalazione di un'utilissima iniziativa: la compilazione di un inventario, aggiornato mensilmente, «di informazioni su come accedere dall'Italia ai servizi della rete Internet»: troverete non solo l'indirizzo e alcune indicazioni su vari provider, ma anche una serie di «cose da sapere». Potete ricevere il documento nella vostra casella inviando un messaggio in bianco a faq-requestaudipress.it. Gli indirizzi. Vacanze e viaggi si avvicinano: volete visitare l'Italia? http://www.webfoot.com/tra vel/guides/italy/italy.html Anche i nostri politici sono su Internet. I sostenitori di Romano Prodi hanno allestito un Forum a http://www. krenet.it/Pro di.html Mentre Forza Italia è a http://www.iunet. it/forza-it e il Partito Democratico della Sinistra è a: http://www. pds.it/pds.htm Se trovate indirizzi di altri partiti o formazioni politiche, mandatemeli e li pubblicherò. Se poi volete qualcosa di più complessivo su Internet e politica, c'è la Political Scientist's Guide to the Internet: http://www.trincoll.edu/pol s/home.html Se la politica vi lascia l'amaro in bocca, consolatevi con un libro di ricette di cucina a http://turnpike.net/metro /sapphyr/cookbook.htm http://www.efn.or g/kpw/cheesenet.html Se cercate qualcosa di più elevato, andate a vedere a Roma la mostra del Caravaggio della Collezione Mattei (Galleria Nazionale d'Arte Antica a Palazzo Barberini) a: http://cam07a.sta.uniro ma1. it/MATTEINTE.html Infine, qualcosa di più «spirituale»: la Sacra Sindone di Torino (The Shroud of Turin) a: http://www.cais. com/npache co/shroud/turin.html Per finire. Grosse novità in vista: non perdete i prossimi «Tuttoscienze». Ciao] Silvio A. Merciai


LA BARCA DI GIOVANNI SOLDINI C'è un telefonino là in mezzo al mare Il cellulare del futuro sperimentato dal navigatore solitario
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: COMUNICAZIONI, ELETTRONICA, TRASPORTI, MARE, REGATE
NOMI: SOLDINI GIOVANNI
ORGANIZZAZIONI: KODAK, TELECOM ITALIA, MAGNAVOX
LUOGHI: ITALIA

UN telefono satellitare, unico collegamento con il resto del mondo nell'immensità degli oceani. E' in compagnia di questo amico discreto e fidato che Giovanni Soldini, 28 anni, milanese, skipper dello sloop «Kodak» di 15 metri e 24, ha percorso l'ultima tappa del Boc Challenge, il giro del mondo a vela in solitario, da Punta del Este, in Uruguay, a Charleston, in Usa; (secondo della sua classe, la seconda, un risultato di tutto rispetto nonostante le molte sfortune). Con questo apparecchio fornitogli dalla Telecom Italia, Soldini ha chiesto l'intervento della sua assistenza in Italia quando ha rotto lo strallo nell'Atlantico meridionale, ha concesso interviste a radio e tv, parlato con la famiglia e gli amici. E ha fornito una anticipazione di quella che sarà la realtà delle comunicazioni telefoniche tra qualche anno, quando i vari sistemi satellitari in progetto saranno in funzione e consentiranno a chiunque di chiamare qualunque telefono dal suo apparecchio sia che si trovi in mezzo al Sahara, o sull'Everest, o appunto in mezzo all'oceano. Soldini ha utilizzato un apparecchio Magnafone M della società Magnavox collegato ai quattro satelliti di Immarsat, l'organizzazione internazionale per le comunicazioni satellitari nel settore marittimo, nella quale Telecom Italia rappresenta il nostro Paese. Telecom Italia gestisce anche la stazione di terra del Fucino che consente l'interconnessione dei terminali mobili di Immarsat con la rete telefonica pubblica. L'apparecchio di cui disponeva Soldini è una cassetta pesante 13 chilogrammi, alimentata a batterie, costruita per sopportare sole, pioggia, vento, sabbia, acqua e temperature da -25 a più55 gradi. Per chiamare il navigatore solitario non doveva fare altro che comporre lo 00, il codice della nazione, il prefisso della città e il numero. A sua volta poteva essere chiamato da qualunque telefono componendo il prefisso internazionale corrispondente a una delle quattro aree oceaniche Immarsat a seconda della posizione della barca in quel momento. Questa semplicità di uso è il risultato della complessità e della sofisticazione dell'apparecchio; questo, ad esempio, adotta la tecnica Oqpsk (Offset quadrature phase shift keying) che trasforma la voce umana in formato digitale prima di inviarla verso il satellite; la voce viene poi decodificata dalla stazione ricevente prima di metterla sulla rete telefonica e risulta particolarmente chiara e senza disturbi, nonostante il lungo viaggio (i satelliti sono a 36 mila chilometri di altezza). Un altro vantaggio sta nel fatto che la conversazione codificata viene «compressa» in modo da occupare una parte molto minore della banda del satellite e conseguente forte riduzione dei costi (e con il vantaggio, in pratica, di moltiplicare la capacità del satellite). Notevole è la facilità di puntamento: basta dirigere più o meno l'apparecchio verso il satellite, poi un indicatore acustico aiuta a trovare la direzione esatta; inoltre l'acquisizione del canale del satellite e la selezione della stazione di transito a terra sono automatiche. In ogni caso una voce sintetizzata fornisce suggerimenti. Questo è stato molto utile a Soldini, spesso in situazioni di forte stress e di grande fatica, ma sarà ovviamente un notevole vantaggio per chiunque, in futuro, userà questo tipo di stazione in più normali condizioni. Il telefono satellitare non era l'unica particolarità tecnologica di «Kodak»: la barca è stata progettata dal francese Jean Barret con la collaborazione del meteorologo Pierre Lasnier per renderla il più possibile adatta alle condizioni meteo che avrebbe incontrato nel giro del mondo. Il materiale di costruzione è il sandvich di fibra di vetro monodirezionale, schiuma sintetica e resine epossidiche, il tutto cotto sotto vuoto per 48 ore a 70I'. In questo modo si è ottenuto uno scafo molto leggero, con un dislocamento di appena 5 tonnellate (4-5 volte meno di una barca tradizionale), che ha consentito di contenere la velatura entro i 170 metri quadrati, in modo da facilitare le manovre del navigatore solitario. E infine questo gioiello della tecnica è stato realizzato, sotto la guida di Stefan Falcon, laureato a Southampton in costruzioni navali, da un gruppo di ex drogati della Comunità Saman nei pressi di Latina. Il cantiere, con un po' di autoironia, si chiama Toxic Boat. Vittorio Ravizza


ECOLOGIA Se il jet è più economico è anche più pulito Un nuovo motore aeronautico dimezza le emissioni di gas inquinanti
Autore: BOFFETTA GIAN CARLO

ARGOMENTI: ECOLOGIA, TRASPORTI, AEREI, ENERGIA, AMBIENTE, RIDUZIONE, INQUINAMENTO, ATMOSFERA
NOMI: LOEPLE OTTO
ORGANIZZAZIONI: AIR FRANCE, LUFTHANSA, OACI, FIAT AVIO, SKF, SWISSAIR
LUOGHI: ITALIA

L'INQUINAMENTO dell'atmosfera è una delle maggiori preoccupazioni degli scienziati perché, oltre ai problemi evidenti che il respirare aria inquinata comporta, provoca altri fenomeni come la diminuzione dello scudo di ozono, un sottilissimo strato che a 20-30 chilometri di quota assorbe una parte dei raggi solari diretti alla Terra. Negli ultimi dieci anni si è registrata una diminuzione del 3 per cento dello strato di ozono, causata in parte dagli ossidi di azoto, che prosegue al ritmo dello 0,5 per cento all'anno. Recentemente, Air France e Lufthansa hanno accettato di installare a bordo di cinque loro velivoli A 340 degli strumenti che permetteranno di affinare il controllo dello strato di ozono. Un altro fenomeno preoccupante è l'effetto serra. Il calore della Terra viene naturalmente rinviato nell'atmosfera come raggi infrarossi che però possono essere riflessi alla Terra da una barriera, tra i 9 e i 10 chilometri d'altezza, formata dal combinarsi di molecole di CO e CO2 con H2O e molecole di metano o clorofluorocarburi esattamente come avviene nelle serre dove il calore non si disperde nell'atmosfera. Questi fenomeni, se non contrastati, potrebbero provocare un aumento della temperatura media del globo di ben 5OC nel 2020, con effetti catastrofici. Anche se le emissioni dei motori degli aerei sono responsabili solo del 2 per cento degli ossidi d'azoto e dell'1 per cento dell'ossido di carbonio (i maggiori responsabili sono i mezzi di trasporto su strada) è molto attiva la ricerca per la loro riduzione. Questa viene ottenuta soprattutto con la riduzione dei consumi - è evidente che bruciando meno kerosene si inquina meno - ma anche con nuove tecnologie nel campo della combustione. Negli ultimi vent'anni, secondo uno studio di Airbus Industrie, il consumo di combustibile per posto-passeggero si è ridotto del 50 per cento negli aerei a lungo raggio (747 del 1970 confrontato al A340 del '93) e del 60 per cento negli aerei a medio raggio (737 del 1970 confrontato al A320 del '90) mentre i progressi nel campo automobilistico non hanno permesso che un risparmio del 28 per cento. Sempre secondo Airbus Industrie, è possibile ottenere una ulteriore economia da oggi al 2005 pari al 50 per cento con nuove tecnologie nei seguenti campi: aerodinamica dei velivoli -20 per cento; motori -10 per cento; accoppiamento motore/veicolo -7 per cento; struttura e materiali -7 per cento; interventi in molti altri dettagli -6 per cento. Intanto l'organizzazione dell'aviazione civile internazionale (Oaci) ha emesso un certo numero di nuove norme che limitano comunque la presenza nelle emissioni di fumi, ossidi di azoto e di carbonio, soprattutto nelle fasi di decollo e atterraggio. L'esempio più clamoroso di quanto sia possibile ancora fare per rendere più ecologici gli aerei è fornito dal nuovo modello del motore CFM56, il CFM56 DAC (Double Anular Combustor) che entrerà in servizio questo mese su un A321 Swissair, primo di una serie di velivoli identici ordinati da Swissair e Austrian Airlines. Questo motore, sviluppato da due colossi del settore, l'americana General Electric e la francese Snecma, ha conosciuto un continuo sviluppo ed un grande successo commerciale: è il motore della maggior parte dei veicoli a medio raggio, dagli MD80 ai Boeing 737 e molti Airbus. Nel suo interno si trovano molte parti progettate e costruite in Italia, da gruppi dell'Alfa Romeo Avio ai cuscinetti a sfere prodotti a Villar Perosa dalla Skf. La riduzione delle emissioni di ossido d'azoto, rispetto all'ultimo modello ora in servizio, è impressionante: -35 per cento nelle fasi di rullaggio, decollo e atterraggio e -45 per cento nel volo in crociera. L'ossido d'azoto, la principale sostanza inquinante emessa dal motore, è prodotto quando l'azoto è tenuto a temperature molto elevate in presenza di ossigeno per un tempo sufficiente per essere ossidato. Poiché non è evidentemente possibile diminuire l'azoto e l'ossigeno e neppure la temperatura nella camera di combustione, pena un forte aumento dei consumi, si è pensato di ridurre il tempo di permanenza dei due gas nell'alta temperatura accorciando la camera di combustione. Ma una camera di combustione corta non garantisce la stabilità della fiamma quando il motore è verso il minimo con gravissimi rischi di spegnimento del motore in certi momenti del volo (inizio discesa, avvicinamento alla pista, eccetera) e tutto ciò era ben noto. L'uovo di Colombo è la camera a due teste messa a punto da Snecma e Ge, come due camere sovrapposte: ai regimi normali fino alla massima potenza funzionano entrambe, mentre al minimo è alimentata e accesa solo quella esterna che è, rispetto al diametro, sufficientemente lunga per garantire stabilità alla fiamma. E' un indice della maggior attenzione all'ambiente la dichiarazione del presidente della Swissair Otto Lople: «Abbiamo scelto questo velivolo, fra i molti equivalenti offerti per la sua compatibilità con l'ambiente in cui viviamo». La scelta di Swissair ha provocato, pochi giorni dopo, quella uguale di Austrian Airlines. Gian Carlo Boffetta


FARFALLE Sangue caldo per volare Le ali come pannelli solari
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ETOLOGIA, ANIMALI
NOMI: DOUGLAS MATTEW M.
LUOGHI: ITALIA

LE farfalle sono insetti. Quindi dovrebbero essere animali a sangue freddo. E invece, meraviglia delle meraviglie, sono calde. Ve n'è una cinquantina di specie che, in volo, hanno una temperatura corporea che va dai 28 ai 40 gradi, con una media di 35. Ma tutte le specie, indipendentemente dalla grandezza e dai colori, per poter spiccare il volo hanno bisogno che la temperatura superi una determinata soglia, che varia dai 26,5I' C ai 36I' C negli Sfingidi ed è addirittura superiore ai 30I' in altri lepidotteri. Lo zoologo americano Matthew M. Douglas ha svolto una lunga e accurata ricerca sull'argomento. Quando la temperatura dell'ambiente è troppo bassa, la farfalla aumenta quella dei propri muscoli con numerosi battiti d'ala a terra prima di spiccare il volo. Nella Macroglossa stellatarum il battito delle ali aumenta la temperatura del corpo di due gradi centigradi per minuto. Così, nonostante la loro leggerezza, questi colorati bellissimi insetti (che pesano da 5 millesimi di grammo a un grammo) riescono a mantenere nel loro corpo minuscolo temperature simili a quelle degli animali omeotermi, uccelli e mammiferi, la cui temperatura corporea va dai 33I' ai 40I'. Sono le superfici alari i pannelli solari che immagazzinano il calore dei raggi luminosi. Ma non sempre. Le farfalle usano mille accorgimenti per sfruttare al meglio la fonte termica. Per esempio le farfalle Monarca, celebri per le loro periodiche migrazioni, quando si posano su un fiore per suggere il nettare espongono al sole la superficie dorsale delle ali completamente aperte, la posizione più efficiente per aumentare rapidamente la temperatura del corpo. Invece i licenidi, che preferiscono assorbire il calore solare con il corpo, quando si posano chiudono verticalmente le ali per esporre per l'appunto il corpo ai raggi del sole. Le farfalle che appartengono alla sottofamiglia dei Coliadinidi usano un altro sistema: si posano obliquamente per esporre alla radiazione solare la superficie ventrale delle ali. Se poi fa troppo caldo, molte farfalle prevengono il surriscaldamento del torace chiudendo le ali dorsalmente sul corpo e disponendosi parallele ai raggi solari. Nel caso questo espediente non sia sufficiente, le volatrici cercano rifugio in una zona fittamente ombreggiata, dove la temperatura è sensibilmente minore. Secondo le osservazioni di Douglas, le strategie che le farfalle usano per riscaldarsi variano in rapporto alle dimensioni. Va detto per inciso che la grandezza delle farfalle varia dai due millimetri di apertura alare dei Nepticulidi ai trentadue e più centimetri di apertura alare di un saturnide del Madagascar (Coscinocera hercules), che per le sue dimensioni gigantesche sembra un uccello piuttosto che una farfalla. Le farfalle più piccole preferiscono volare in mezzo alla vegetazione, cespugliosa o arborea che sia. Fanno i loro bravi bagni solari, interrotti ogni tanto da rapidi, brevissimi voli a meno di un metro di altezza. In questo microcosmo costantemente caldo, dove il fattore vento si può considerare trascurabile, la perdita di calore si riduce al minimo e le minuscole volatrici si sentono protette. Non osano avventurarsi al di là dello strato di aria calda che avvolge il terreno e la vegetazione. Le farfalle di dimensioni medie, cioè con diametro toracico compreso fra quattro e sette millimetri, possono affrontare un ventaglio di ambienti che va dalle giungle tropicali alle tundre artiche. Fra queste farfalle ci sono parecchie specie che sopravvivono alla temperatura troppo rigida cadendo in una sorta di letargo (ibernazione). Altre, come la nostra Vanessa, hanno la capacità di aumentare la temperatura toracica di otto- dieci gradi rispetto a quella dell'ambiente circostante, grazie a un processo di termogenesi muscolare analogo al «tremar di freddo» degli animali omeotermi. Anche noi, quando sentiamo molto freddo, incominciamo a battere i denti e a tremare, cioè compiamo dei movimenti muscolari involontari al solo scopo di generare calore. Le farfalle fanno qualcosa di simile. E le più grandi? Quelle che hanno un diametro toracico superiore ai sette millimetri hanno anche, in proporzione, grandi ali. Il che può rappresentare un handicap nelle giornate ventose. In compenso però possono fare lunghi bagni di sole di un quarto d'ora e più in posizione dorsale, vale a dire ad ali spalancate, posate sulle cime degli alberi. Ma durante l'estate, quando la temperatura è molto elevata, molte danaidi non prendono il sole nelle ore più calde. Preferiscono chiudere dorsalmente le ali sopra il torace, riducendo in tal modo la temperatura toracica di circa il settanta per cento. E quando sono intente a succhiare il nettare dai fiori, per favorire la perdita di calore, continuano ad agitare le ali. Quando il tempo inclemente rende impossibile la ricerca sul campo, Douglas la continua in laboratorio. E, misurando la temperatura della superficie alare, lo studioso scopre che è la parte basale dell'ala, la più vicina al torace, quella che raggiunge la temperatura più elevata, spesso addirittura i 41I' quando l'ambiente esterno ne segna soltanto 21-22. La temperatura dell'ala decresce a mano a mano che si va verso la periferia. Ora è interessante il fatto che quella zona basale dell'ala, la quale evidentemente irradia il calore nel torace dell'insetto, è di solito la più scura, perché ricca di melanine, e anche la più pelosa. Ora è noto che la melanina aumenta l'assorbimento dei raggi solari, mentre i peli contribuiscono a ridurre la perdita di calore. Esistono in natura specie di farfalle in cui si sono evolute differenze stagionali. Al principio della primavera e nel tardo autunno i loro individui hanno le ali fortemente melaniche, cioè molto scure, per assorbire al massimo i raggi solari. In estate invece le ali sono molto più chiare, per evitare il pericolo del surriscaldamento. Si deve probabilmente anche a queste strategie evolutive il fantastico successo delle farfalle che contano nel mondo più di centomila specie. Isabella Lattes Coifmann


STEROIDI ANABOLIZZANTI Il prezzo di un corpo super Quali danni all'integrità biologica
Autore: TRIPODINA ANTONIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

IL culto della propria immagine è un fenomeno in continua espansione, come dimostra il proliferare di centri di estetica, di palestre sempre più attrezzate, di «cliniche della salute». E' un fenomeno alimentato dal rapido diffondersi di pubblicazioni che, dietro copertine patinate e bellissime immagini, sotto titoli ammiccanti, lasciano intravedere la possibilità di una soluzione a ogni problema estetico, dettando i nuovi canoni. C'è da parte di molta gente - dopo aver raggiunto un certo benessere economico e aver risolto i problemi vitali - una giusta aspirazione al benessere fisico, inteso non tanto come «stato di non malattia», quanto come desiderio di sentirsi bene nella propria pelle, in sintonia con il proprio corpo: la gratificazione estetica è certamente una componente essenziale di un buon equilibrio psicologico. Motivazioni un po' meno positive e un po' meno interiori spingono alcune persone (di entrambi i sessi, ma con una netta prevalenza maschile) a esasperare la «costruzione» del proprio corpo non tanto per se stessi quanto per gli altri, ai quali proporsi come «oggetti» da ammirare. La loro più intensa, seppure fugace, gratificazione (che compensa mesi di duro lavoro) consiste nel cogliere negli sguardi degli altri l'ammirazione (o l'invidia) per il loro addome piatto, i glutei alti e sodi, le gambe muscolose, i gonfi pettorali. Il desiderio di avvicinarsi il più possibile ai modelli che vengono proposti (obiettivamente a volte molto lontani dalle possibilità genetiche) espone alcuni di loro alla tentazione di assumere «pillole magiche», che danno maggiore sviluppo e risalto ai muscoli e fanno «massa»: gli steroidi anabolizzanti, derivati sintetici dell'ormone maschile testosterone. Ma sanno tali soggetti a quali rischi si espongono? Sembrerebbe di no, visto che, sebbene le cronache riportino con sempre maggiore frequenza casi di morte attribuiti all'uso di tali sostanze, il loro consumo è in continua ascesa, anche attraverso il mercato nero. L'assunzione cronica di tali sostanze, in dosi assai più elevate rispetto a quelle terapeutiche, è in grado di provocare danni all'integrità biologica, a breve e a lungo periodo, a carico di diversi organi e apparati: a carico dell'apparato cardio-circolatorio per l'alterazione del metabolismo lipidico, con netta diminuzione (di circa il 50%) del colesterolo HDL (quello «buono») e sensibile aumento (dal 20 al 60%) del colesterolo LDL (quello pericoloso), determinando così un assetto lipidico favorevole all'instaurarsi di arteriosclerosi: alterazioni che possono perdurare fino a cinque mesi dopo la sospensione; per l'aumento della pressione arteriosa dovuta all'aumentato volume circolante conseguente a un maggiore stimolo da parte dell'eritropoietina, un ormone renale che stimola la formazione dei globuli rossi; per l'aumentata aggregabilità piastrinica con predisposizione alla trombosi; a carico dell'apparato riproduttivo, con riduzione della fertilità e del volume dei testicoli, conseguenza dell'alterato equilibrio tra ormoni ipotalamici, ipofisari e testicolari: la somministrazione di ormone esogeno (dall'esterno) inibisce le gonadotropine ipofisarie, con una diminuita stimolazione dei testicoli alla produzione di sperma e di testosterone endogeno; scarsità di produzione che può persistere anche dopo la sospensione, a significare un'avvenuta alterata funzionalità del tessuto testicolare; a carico dell'apparato epato-biliare (con possibile formazione di calcoli della colecisti; con sospetta induzione di adenomi e di tumori; di peliosi epatica, rappresentata da cisti ripiene di sangue; di ittero); a livello psicologico (con modificazione della personalità, tendenza all'aggressività e pericolo di dipendenza per un meccanismo simile a quello degli oppiacei); a livello del sistema immunitario, che viene depresso; a carico proprio dell'apparato muscolo-tendineo, con facilità di infortuni, per la sproporzione tra massa muscolare e resistenza degli apparati legamentosi e tendinei. Nella donna gli effetti collaterali sono ovviamente più marcati, con mascolinizzazione (irsutismo, modificazione della voce, calvizie di tipo maschile, pelle grassa, acne, alopecia, irregolarità o mancanza dei flussi mestruali, atrofia delle mammelle, ipertrofia del clitoride, aumento della libido). Al di là di ogni considerazione etico-sportiva (poiché parliamo di soggetti non dediti ad attività sportiva agonistica), il bilancio tra i dubbi vantaggi estetici e i comprovati effetti negativi dovrebbe consigliare i costruttori del proprio corpo a non preoccuparsi unicamente della facciata, ma anche degli «interni», non visibili, ma altrettanto importanti. Antonio Tripodina


MAL DI SCHIENA E la colonna vertebrale ritorna diritta Con la magmaterapia il corpo viene reimpostato in maniera perfetta
Autore: BASSI PIA

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, TECNOLOGIA
NOMI: GIOVANNETTI GIOVANNI BATTISTA
LUOGHI: ITALIA

UNA nuova attrezzatura sanitaria sta per arrivare nei centri medici di fisioterapia per la cura della scoliosi e di tutte quelle malattie che coinvolgono la colonna vertebrale: il «mal di schiena» è comunissimo ed è spesso associato a contratture muscolari che obbligano il corpo ad assumere posizioni scorrette per non percepire il dolore. La macchina si chiama «magmaterapia», «modificazione antigravitaria delle miotensioni di assetto», ed è stata messa a punto, fra gli altri, da Giovanni Battista Giovannetti, fisiatra e osteopata di Roma, che da anni cura gli sportivi della Federazione nazionale canottaggio. E' proprio in questo ambito, curando le contratture muscolari degli sportivi, che è nata la macchina, il cui principio è non la trazione della colonna vertebrale ma il suo riposizionamento in assenza di peso, un riposizionamento totale del corpo; in pratica il paziente, libero da carichi, deve reimparare a camminare e a mantenere una postura fisiologicamente esatta che il cervello registra, fa propria e conserva. Il paziente disteso su un lettino viene preparato per la magmaterapia, imbragato in cinghie di cuoio attorno alla vita e sotto i fianchi e appeso alla macchina per le spalle, sollevato da terra di qualche centimetro. Sotto di lui c'è un nastro scorrevole sul quale dovrà camminare. La colonna vertebrale, non più gravata dal peso, si distende e modifica il suo assetto, come se si svolgesse in curve più ampie; la linea delle creste iliache e quella delle spalle si spostano evidenziando la tensione che prima era bloccata dal peso. Appositi congegni correggono la linea delle spalle, sollevando quella che appare più bassa, respingendo l'altra che sembra venire più avanti. E così per il bacino. Tutto il corpo viene reimpostato in un reticolo perfetto dal quale non può più uscire. Non cadrà più nelle posizioni alle quali era abituato, posizioni di comodo che non gli facevano percepire il dolore ma che con il tempo gli avrebbero procurato lesioni morfologiche dolorose. La sperimentazione è iniziata tre anni fa. Recentemente Giulio Marinozzi, dell'Università La Sapienza di Roma, e Maurizio Ripani, insegnante all'Isef di Roma, hanno preso in esame 35 pazienti dai 12 ai 45 anni d'età che non avevano mai svolto attività sportiva e svolgevano lavori sedentari. Avevano tutti disturbi rachideo- vertebrali e contratture muscolari da atteggiamento scoliotico. La sperimentazione è consistita in una serie di trattamenti settimanali, da un minimo di 10 a un massimo di 15 settimane, di mezz'ora l'uno. Dopo il primo trattamento si è verificata un'attenuazione del dolore; e la sua scomparsa alla quinta seduta. Le radiografie prima e dopo la cura hanno dimostrato l'efficacia della magmaterapia. Si è inoltre verificato che è valida in età pediatrica al cento per cento e in età adulta all'ottanta per cento. Ha dato ottimi risultati nella rieducazione alla deambulazione in esito a traumi e dopo interventi chirurgici a ginocchio, malleolo, anca e specialmente in caso di artroprotesi. Un protocollo della normalità della deambulazione e della postura è stato fatto studiando quattromila soggetti dai 18 ai 20 anni d'età, usando il barapodometro, una macchina computerizzata che controlla la distribuzione del peso del corpo sui piedi. Pia Bassi


PILOTA AUTOMATICO Atterraggio sulle onde radio Le fasi finali del volo guidate dal computer
Autore: V_RAV

ARGOMENTI: TRASPORTI, TECNOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Fasi di atterraggio di un aereo con l'autopilota
NOTE: ILS (Instrumental Landing System, Sistema di atterraggio strumentale)

Oggi immaginare un aereo in grado di volare senza l'intervento manuale e diretto dell'uomo sui comandi non è più così utopistico. A questo risultato hanno contribuito vari elementi, in particolare lo sviluppo di computer specifici per il controllo del volo; gli aerei di ultima generazione sono in realtà dei veri e propri computer volanti, in grado di percepire attraverso un gran numero di sensori i principali elementi del volo (velocità, assetto, variazioni di quota, segnali radio provenienti da terra e più recentemente dai satelliti, eccetera); di valutare ed elaborare tali segnali in modo da ricavarne «decisioni» operative; e infine di impartire ordini (sotto forma di impulsi elettrici nel caso di sistemi fly-by-wire) a motori e superfici di comando. All'uomo resta il compito, comunque importantissimo, del controllo di questi apparati assai delicati. Anzi, a mano a mano che i velivoli si automatizzano, cresce il grado di specializzazione richiesto ai piloti.Ev. rav.Y


PEDAGOGIA E RICERCA La babele delle idee
Autore: M_VER

ARGOMENTI: DIDATTICA
NOMI: CONTE ALBERTO, GALLINO LUCIANO
LUOGHI: ITALIA

LA viscerale ripugnanza che la matematica suscita nella maggior parte degli studenti fin dai primi anni di scuola dovrebbe indurre gli insegnanti a un esame di coscienza. Parola non di sfaticati, ma di un matematico come Alberto Conte, vicerettore dell'Università di Torino, sempre più allibito di fronte a certo analfabetismo (come la difficoltà, da parte di laureati, a fare addizioni con tre cifre) ma anche alle rigidezze - per non dire ottusità - con cui le conoscenze vengono trasmesse. La questione è tornata alla ribalta ancora una volta al congresso «Una pedagogia nuova per la ricerca scientifica», organizzato dall'Università di Torino e aperto ai cultori dell'interdisciplinarità. Che pensano e parlano benissimo, ma sono pochi e comunque soccombono alla forza dell'organizzazione sociale della ricerca, che li respinge continuamente nell'alveo del loro fiume. Per non parlare dell'impossibilità pratica a riversare nei piani di studio qualunque eventuale costruzione teorica comune. Il viaggio parallelo delle due culture - quella umanistica e quella scientifica - nasce dalla divisione del lavoro tecnico- scientifico, consolidata da secoli. Come già all'inizio del secolo scorso scriveva il filosofo francese Auguste Comte, «ancorché ammettendo i meravigliosi risultati prodotti da una siffatta divisione... non si può fare a meno di notare i gravi inconvenienti che ai nostri giorni essa alimenta per l'eccessivo particolarismo di idee che assedia l'intelligenza di ciascuno di noi». Centocinquant'anni più tardi, gli inconvenienti della divisione del lavoro scientifico si sono ampliati a dismisura. E, come nota il sociologo Luciano Gallino, si continua a fare ben poco per superarli: «E' una separatezza storica, dottrinale, organizzativa, che attraversa l'insegnamento come la ricerca, i corsi di laurea come i dipartimenti universitari, i laboratori delle aziende come i comitati di consulenza, e produce conseguenze negative a catena. A cominciare dall'assoluta difficoltà a comunicare, perché ognuno fa riferimento a una sua «mappa cognitiva», ignaro che il suo interlocutore probabilmente se n'è costruita una totalmente diversa». Ma la separatezza non riguarda soltanto le due culture. Essa si ripete, pressoché identica, anche all'interno delle varie discipline, ingabbiando il sapere in ambiti sempre più ristretti e lasciando gli studenti soli di fronte a una sintesi impossibile. E alla scoperta che con linguaggi diversi si discute dei medesimi problemi. E che allora, con qualche sforzo, ci si potrebbe intendere davvero. Em. ver.Y


ECOVOLONTARI Vacanze di ricerca in giro per il mondo
LUOGHI: ITALIA

OGNI estate decine di tartarughe marine emergono dal mare e si sparpagliano lungo le spiagge della riserva naturale di Rio Lagartos, nel Nord dello Yucatan (Messico) per deporre le uova. Qui l'associazione Europe Conservation, in collaborazione con l'Istituto Tethys, ha stabilito un campo di lavoro aperto ai volontari che desiderino conoscere e studiare dal vivo questi animali. Due i turni: 1-15 luglio; 24 luglio-7 agosto. Possono partecipare al massimo 12 persone per turno. In queste settimane avvengono le selezioni. Chi è interessato può contattare Europe Conservation allo 02.33.10.33. 44. E' disponibile anche il libretto «Ecovolontari '95: vacanze di ricerca per adulti e ragazzi in giro per il mondo», con decine di proposte: crociere nel Mar Ligure e nel Nord della Sardegna per osservare i cetacei; soggiorni nel Parco del Gran Paradiso per studiare i camosci e sul Monte Bianco sulle tracce degli stambecchi; radiotracking per lepri e volpi nell'Appennino laziale; reintroduzione dei gibboni nella foresta di Phuket, in Thailandia. Per partecipare, non sono richiesti requisiti particolari, ma occorre avere un buono spirito di adattamento, perché la vita è molto spartana e tutti devono collaborare non solo alle attività scientifiche, ma anche alla gestione quotidiana. I costi sono ragionevoli (comprendono la quota di partecipazione al progetto, vitto, alloggio e viaggio) e in alcuni casi è possibile cercare l'aiuto di uno sponsor. Più vicini, più brevi e anche meno costosi, i «Weekend naturalistici» proposti dal C.R.E.A., in collaborazione con il Parco Orsiera-Rocciavrè e quello della Mandria, per lo studio della fauna selvatica. Quattro le proposte: radiotracking sul cinghiale (9-11 giugno); ecologia della marmotta (23-25 giugno); fotografia naturalistica (14-16 luglio); censimento dei cervi (15-17 settembre). Per informazioni, tel. 011.898.13.66.


STRIZZACERVELLO Dodici fiammiferi un esagono
ARGOMENTI: GIOCHI
LUOGHI: ITALIA

L'esagono della figura è costruito con 12 fiammiferi e risulta composto da sei triangoli equilateri uguali. Spostare tre fiammiferi in modo che la nuova figura sia composta soltanto da quattro triangoli equilateri uguali, aventi le stesse dimensioni dei precedenti. La soluzione domani, accanto alle previsioni del tempo.


LA PAROLA AI LETTORI Serpenti a sonagli, un'eccezione fra i rettili
LUOGHI: ITALIA

Come si riproducono i pitoni e i serpenti a sonagli? I rettili sono in generale ovipari (depongono le uova sia che la fecondazione avvenga all'interno o all'esterno del corpo materno) e lo sviluppo avviene esternamente al corpo della madre, tranne rarissime eccezioni. Tutti i pitoni depongono uova e le covano riunendole in un mucchio, attorno al quale si avvolge la femmina con la testa sulla cima del mucchio stesso. Si verifica da parte del serpente una vera e propria incubazione: la temperatura all'interno delle spire supera di circa 6I' quella dell'ambiente. La madre rimane acciambellata intorno alla massa di uova fino alla schiusa, ma può abbandonare per breve tempo la propria posizione per bere. La durata dell'incubazione può essere di 80 giorni, il numero delle uova supera le 100. I serpenti a sonagli (come del resto le vipere) costituiscono invece un'eccezione. Le femmine partoriscono infatti figli vivi, con una media di sei per volta e un massimo di dieci. Anche i boa sono vivipari e c'è anche la formazione di una rudimentale placenta. Come avviene per quasi tutti i serpenti, i piccoli vengono abbandonati appena nati. Nicola Bizzo, Biella Perché il cielo è azzurro quando è sereno e bianco quando è co perto? Il colore del cielo varia secondo le direzioni di osservazione e l'ora. Così di giorno, in assenza di nubi, il cielo ci appare di colore azzurro con varie sfumature e sbiadisce dallo zenit verso l'orizzonte. Ciò è dovuto alla diffusione della luce solare causata dall'atmosfera e dai corpuscoli in sospensione in essa, specie negli strati bassi; infatti della luce bianca solare vengono più diffuse le radiazioni azzurre, che sono di minore lunghezza d'onda. A tale diffusione è pure dovuto l'arrossamento del Sole e di altri astri nei pressi dell'orizzonte; diffondendosi in tutte le direzioni prevalentemente la luce azzurra, la luce che ci perviene direttamente risulta arrossata. Il fenomeno si verifica in misura molto sensibile presso l'orizzonte, a causa del più lungo percorso nell'atmosfera dei raggi luminosi provenienti dagli astri. Il colore del cielo va anche connesso con la presenza nell'atmosfera di ammassi di minuscole goccioline d'acqua e di cristalli di ghiaccio, o di entrambi (nuvole). Questi, diffondendo in egual misura tutte le radiazioni, scolorano il cielo più o meno fortemente a secondo della loro quantità, facendolo diventare biancastro. Emanuele Salvador Perché un'immagine riflessa in un cucchiaio da una parte risulta dritta, dall'altra girata? Un cucchiaio ha due superfici, l'una concava, l'altra convessa. I raggi luminosi che cadono sulla parte concava del cucchiaio vengono successivamente riflessi indietro e fatti concentrare in un unico punto, il «fuoco», a causa della concavità stessa della superficie riflettente. Appena riflessi dal cucchiaio, i raggi luminosi producono ancora un'immagine dritta ma, subito dopo aver superato il fuoco e continuando nella loro traiettoria rettilinea, produrranno un'immagine capovolta. Per quanto riguarda l'immagine convessa, in essa la superficie fa sì che, una volta riflessi, i raggi si allontanino l'uno dall'altro. Quindi, non essendoci alcun punto di convergenza o fuoco, l'immagine continuerà a rimanere dritta. Paolo Barrella, Chiusi Scalo (Si) E' vero che la velocità del suono non è costante? E quella della lu ce? Il suono è un insieme di vibrazioni meccaniche che si propaga in un mezzo materiale e, come per tutti i fenomeni ondulatori, la sua velocità dipende dalla natura e dallo stato fisico del mezzo. Ad esempio, nell'aria secca a 20I' la velocità delle onde acustiche è di 340 m/s e scende a 331, 6 m/s a 0I'. Sempre a 20I', il suono si propaga a 1450 m/s nell'acqua dolce e a 5600 m/s nel ferro. Nel vuoto invece il suono non si trasmette. Anche la velocità della luce dipende dalle caratteristiche del mezzo attraversato, sebbene la natura della luce sia completamente diversa da quella del suono: questo infatti è un'onda meccanica, mentre quella è un'onda elettromagnetica. La velocità della luce nel vuoto è una delle costanti fondamentali della fisica: 299792,458 km/s. Attraversando un mezzo, la luce si propaga con una velocità inferiore, correlata al cosiddetto indice di rifrazione del materiale. Mario Sitta, Torino


IN BREVE Nuovo gene isolato con i fondi Telethon
ARGOMENTI: GENETICA, RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: BALLABIO ANDREA
ORGANIZZAZIONI: ISTITUTO TELETHON DI GENETICA E MEDICINA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Albinismo oculare, gene OA1

Il gruppo di ricercatori italiani coordinato da Andrea Ballabio dell'Istituto Telethon di Genetica e Medicina ha isolato il gene di una grave malattia ereditaria, l'albinismo oculare. Questa malattia, che colpisce esclusivamente i maschi (il sesso femminile è portatore sano) ed è caratterizzata da assente o ridotta pigmentazione della retina, si manifesta con una diminuzione dell'acuità visiva, fastidio per la luce e perdita della visione tridimensionale. L'identificazione di questo gene, battezzato OA1 e particolarmente attivo sui tessuti della retina e sulle cellule note come melanociti, apre nuove prospettive di diagnosi prenatale e di ricerca sulla fisiologia delle cellule pigmentate, coinvolte in una delle più aggressive, i melanomi.


IN BREVE Cura delle gengive convegno a Torino
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, CONGRESSO
NOMI: RUSPA ALDO
LUOGHI: ITALIA, TORINO (TO)

Le gengive interessano tutta l'odontostomalogia per il loro rapporto con protesi, ponti, corone, apparecchi ortodontici e otturazioni. Sull'importanza di mantenerle in buona salute per la masticazione, la fonetica, l'estetica, e in genere sul trattamento dei difetti mucogenivali, il Centro Culturale Odontostomatologico di Torino, diretto da Aldo Ruspa, ha organizzato per il 16 maggio (ore 20,45) al San Paolo, via S. Teresa 0, un convegno su «Parodontologia e protesi». Relatore, Robert Baima, della School of Dentistry dell'Università di Detroit


IN BREVE Tour italiano di James Randi
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA

James Randi, l'illusionista americano che usa la sua arte per smascherare ciarlatani e false scoperte scientifiche, è in questi giorni in Italia per un ciclo di conferenze. Dopo gli interventi fatti a Trieste e alla facoltà di Fisica dell'Università di Padova, venerdì 12 parlerà all'Università di Pavia e mercoledì 17 a Torino, ore 21, al Centro congressi dell'Unione Industriale. A Randi, che ha svelato i trucchi di Uri Geller e che da trent'anni gira il mondo con in tasca un assegno da 10 mila dollari da consegnare a chiunque possa dimostrare un qualunque fenomeno paranormale sotto controllo scientifico, è dedicato l'ultimo numero della rivista «Scienza e Paranormale», edita dal Cicap (Casella postale 60 - 27058 Voghera). Tra gli aderenti al Cicap, Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia, Margherita Hack, Tullio Regge, Silvio Garattini, Umberto Eco, Aldo Visalberghi e Piero Angela.




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