TUTTOSCIENZE 9 marzo 94


L'INCIDENTE A TRECATE Una città da lavare Petrolio, oro sporco: i rimedi
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: ECOLOGIA, INCIDENTI, PETROLIO, INQUINAMENTO
ORGANIZZAZIONI: AGIP
LUOGHI: ITALIA, TRECATE (NO)
TABELLE: D.
NOTE: 037

IL fattaccio è avvenuto proprio mentre il lavoro più difficile stava per finire: lo «scalpello» era ormai a quota 5720 metri quando qualcosa nelle viscere della terra si è spezzato e un violento getto di greggio misto ad acqua, detriti, metano, idrogeno solforato ha oscurato il cielo di Trecate. Il pozzo «Trecate 24» dell'Agip è un pozzo esplorativo, o meglio «di estensione». Solo se il sondaggio avesse dato esito positivo si sarebbe passati al pozzo definitivo «di sviluppo» che sarebbe andato così ad aggiungersi agli altri 18 pozzi già in produzione dall'84 che hanno fatto della Bassa Novarese un piccolo Texas. Lo scalpello è collegato alla superficie da una serie di «aste», tubi di acciaio ad alta resistenza (in particolare alla torsione); la prima asta è a sezione quadrata e passa attraverso una piastra che ha un foro della stessa dimensione; la tavola (tavola rotary) viene fatta ruotare e a sua volta fa ruotare la prima asta quadrata, che fa ruotare le aste successive (rotonde) e lo scalpello all'estremità dell'ultima. L'intera serie delle aste è sospesa a un sistema di carrucole a sua volta sospeso alla torre di perforazione, un alto traliccio destinato a scomparire a pozzo finito. Lo scalpello è un meccanismo formato da tre rulli conici con denti di materiale estremamente duro, in genere ricoperti di uno strato di diamanti artificiali. Nelle aste cave viene iniettato ad alta pressione il cosiddetto fango, una sostanza liquida la cui densità e viscosità viene determinata in rapporto agli strati rocciosi attraversati. Il fango esce da appositi ugelli dello scalpello e svolge due funzioni: 1) spinto dalla pressione risale verso la superficie passando all'esterno delle aste formando una sorta di intonaco sulle pareti del foro (mud cake); 2) porta in superficie i detriti dello scavo, il cutting. A mano a mano che lo scalpello affonda, le pareti del foro, che potrebbero franare, vengono rivestite con tubi di acciaio (il casing) di diametro via via minore; con questa operazione, che viene ripetuta più volte, il diametro del foro si riduce, imponendo il cambio dello scalpello. Per fare questo il sistema delle aste viene sollevato tramite le carrucole. L'incidente di Trecate è avvenuto proprio subito dopo che la squadra di tecnici aveva cambiato lo scalpello e aveva ripreso la perforazione. Improvvisamente c'è stato un brusco cambiamento di pressione e mentre si stava riportando in superficie la trivella è avvenuta l'eruzione; si ritiene che il disastro sia stato provocato da una rottura del tubo, dotato di un sistema di valvole, che ha consentito alla mistura di petrolio, gas e terriccio di uscire dalla bocca del pozzo con una pressione di 200 atmosfere e un sibilo simile a quello di un jet in decollo. Ora, bloccata la fuga di greggio, chiusa la bocca del pozzo, si passerà alla bonifica. Compito improbo, perché se per l'inquinamento marino esiste una certa esperienza, per quello terrestre una metodo codificato non c'è. Non che non vi siano mai stati incidenti, ma in genere avvenivano in zone remote e disabitate e nessuno se ne preoccupava più di tanto. La prima cosa che si fa è creare delle barriere oleoassorbenti per impedire che il petrolio penetri a fondo nel terreno insieme con l'acqua; la seconda consiste nell'asportare lo strato superficiale imbevuto di greggio. Per ripulire il terreno esistono vari metodi. Un sistema consiste nel lavaggio del suolo; un altro, più sofisticato e adatto a piccole aree, prevede l'estrazione sotto vuoto: abbassando la pressione l'inquinante viene volatilizzato, aspirato raccolto. Il terreno può anche essere trattato biologicamente, utilizzando batteri capaci di degradare gli idrocarburi, come si fa già in mare, ma si tratta di un processo molto lungo. I ricercatori canadesi del Centro oceanografico di Rimouski, nel Quebec, osservando come sia difficile togliere la patina di greggio dai sassi delle spiagge specie quando la temperatura è molto bassa, hanno studiato un prodotto capace di diminuire l'aderenza; sono così riusciti a mettere a punto un polimero, un liquido bianco che polimerizza rapidamente inglobando le particelle di petrolio in sospensione nell'acqua; si forma così una sorta di gel grigiastro che scivola via facilmente dagli oggetti impiastricciati. Vittorio Ravizza


AMBIENTE La mappa dell'Italia a rischio
Autore: V_RAV

ARGOMENTI: ECOLOGIA, INQUINAMENTO
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. Elenco zone a rischio (dati nel testo)
NOTE: 037

DOPO l'incidente di Trecate è scoppiata (ma si è spenta fin troppo in fretta) la polemica sulle 18 aree ad alta concentrazione industriale, individuate dal ministero dell'Ambiente, nelle quali esistono impianti definiti «a rischio di incidente rilevante». Trecate è una di queste. Oltre alle raffinerie indicate fin dall'inizio dal ministero e per le quali in base alla «direttiva Seveso», c'è l'obbligo della notifica, vi sono, secondo uno studio successivo, altri stabilimenti che comportano un rischio aggiuntivo, come quello della Colombian Carbon e i pozzi dell'Agip. Purtroppo il decreto legge 7 gennaio '92, che doveva consentire adeguati provvedimenti, non è stato convertito in legge «rinviando a tempi non definibili la conclusione delle istruttorie» su tali impianti, accusa Corrado Clini, direttore del servizio inquinamento atmosferico e acustico e industrie a rischio dello stesso ministero. «Ma i ritardi della legge e delle amministrazioni non diminuiscono i livelli di rischio, nè consentono di archiviarli in attesa di tempi migliori» aveva sostenuto profeticamente Clini prima di Trecate. Su questa mancata conversione in legge Clini è in evidente polemica con l'ex ministro dell'Ambiente, Carlo Ripa di Meana. Ma a parte le questioni formali, ciò che oggi nessuno può ignorare è che ci sono in Italia 18 luoghi in cui esiste un rischio di «incidenti, esplosioni e rilasci di sostanze tossiche» con possibilità di morti e feriti e nei quali «non sono ammissibili infrastrutture civili e residenze». In queste aree esistono «situazioni di elevata vulnerabilità» in cui possono essere coinvolte strade, ferrovie, porti e aeroporti e zone ad alta densità abitativa. «In attesa che i tempi amministrativi e legislativi assumano un ritmo adeguato al governo dei rischi, è necessario adottare - dice il ministero dell'Ambiente - misure precauzionali urgenti». Tra le cose da fare: riduzione degli stoccaggi dei materiali pericolosi e il loro trasporto mediante «pipeline»; riduzione o interruzione del traffico stradale e ferroviario; spostamento deli impianti a rischio in aree periferiche; trasferimento delle abitazioni civili più esposte. Ed ecco le zone a rischio. Volpiano (Torino): Agip Petroli, Autogas Nord, Butangas, Ultragas Italiana. Trecate (Novara): Esseco, Sarpom. Rho (Milano): Agip Covengas, Agip Raffinazione, Elf Atochem Italia, Rhodengas. Mantova: Raffineria Icip, Enichem Polimeri, Enichem Anic, Enichem Augusta, Monteshell Gas. Porto Mar ghera (Venezia): Agip Covengas, Enichem Agricoltura, Agip Raffinazione, Ausimont, Enichem Anic, Montefibre, Nuova Samin. Genova: Colisa Genova Campi, Colisa Genova S. Quirico, Snam Genova Fegino, Snam Genova Pegli. Ferrara: Enichem Agricoltura, Enichem Elastomeri, Enichem Polimeri, Himont, Solvay & C. Ravenna: Alma Petroli, Enichem Agricoltura, Enichem Anic, Enichem Elastomeri, Agip Raffinazione, Agip Covengas. Livorno: Agip Covengas, AgipPlas, Liquipibigas. Falconara (Ancona): Raffineria di Falconara, Liquipibigas. Roma Malagrotta: Raffineria di Roma, Mabogas, Fina Italiana. Napoli: Agip Covengas, Cleam, Italcost, Kuwait Raff. e Chim., Petrolchimica Partenopea. Brindisi: Agip Covengas, Ipem, Enichem Anic, Enichem Polimeri. Taranto: Agip Covengas, Agip Raffinazione, Incagal Sud. Gela: Agip Covengas, Enichem Agricoltura, Enichem Anic, Raffineria Siciliana-Praoil. Priolo (Siracusa): Enichem Agricoltura, Enichem Anic, Enichem Polimeri, Raffineria Isab, Praoil. Caglia ri: Agip Covengas Cagliari, Agip Covengas Sarroch, Enichem Anic Assemini, Praoil Sarroch, Raffineria Saras Sarroch. Porto Torres (Sassari): Butangas, Liquipibigas, Enichem Anic, Enichem Elastomeri, Enichem Fibre.(v. rav.)


MOBILITAZIONE MONDIALE Su Giove in luglio pioveranno comete Così gli astronomi si preparano all'eccezionale evento
Autore: BATALLI COSMOVICI CRISTIANO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 037

GLI ultimi dati dicono che la cometa Shoemaker-Levy sarà puntuale per il bombardamento multiplo dell'atmosfera gioviana fra il 16 e il 22 del prossimo luglio. I 21 frammenti del nucleo cometario, spaccatosi per le forze di marea di Giove e classificati con le lettere da A a W, entreranno uno dopo l'altro nell'atmosfera del pianeta a latitudini fra -43,3 e -44,2, quindi nell'emisfero Sud, e purtroppo dalla parte opposta alla Terra. Ma Giove ruota velocemente su se stesso, con un periodo di circa 10 ore. Qundi ogni zona colpita dai 21 frammenti sarà visibile da Terra poco dopo l'impatto e questo basterà per osservare le conseguenze del bombardamento. Lo spettacolo delle esplosioni durerà circa tre ore. L'atmosfera esterna di Giove è composta essenzialmente di idrogeno ed elio, ma diventa ricca di molecole organiche in profondità, per cui ci si aspetta di rivelare i composti sia cometari sia gioviani che verranno catapultati oltre l'atmosfera di Giove da profondità fra i 100 e i 1000 chilometri. Sono previste onde sismiche della durata di ore e onde atmosferiche della durata di giorni, mentre altri fenomeni atmosferici potranno protrarsi per settimane. E' importante, quindi, programmare l'osservazione non solo nei giorni degli impatti, ma anche nel periodo seguente. Le palle di fuoco, simili a quelle delle esplosioni nucleari, spariranno nel giro di tre minuti. Osservazioni indirette da Terra potranno essere eseguite sul riflesso ottico dai satelliti gioviani, in particolare da Io. Quet'ultimo è particolarmente interessante perché lo circonda una struttura a ciambella di plasma (elettroni e ioni a circa 100.000 K) la cui struttura e densità dovrebbero subire radicali mutamenti in seguito all'emissione di nuovo plasma e di particelle di polvere cometaria derivanti dall'esplosione. Mentre si può prevedere l'ora dell'impatto con uno scarto di pochi minuti, per ciò che riguarda le dimensioni dei frammenti e quindi dell'energia d'impatto, l'incertezza è forte. Il frammento principale, denominato Q, dovrebbe avere un diametro di circa 4 chilometri in base alle ultime misure dello Space Telescope, ma poiché il nucleo non può essere spazialmente risolto, perché circondato dalla luminescenza della chioma di gas e polvere, esso potrebbe ridursi anche a 2 chilometri. L'energa cinetica a disposizione, data la velocità di impatto di 60 chilometri al secondo (velocità di fuga da Giove), può variare intorno a decine di milioni di tonnellate di tritolo, cioè più di 10.000 volte tutto l'attuale arsenale nucleare. Agli Stati Uniti fa gioco il caso che l'impatto principale avvenga in corrispondenza del 25 anniversario della conquista della Luna (20 luglio 1969), per cui gli americani hanno messo in moto una macchina scientifica maggiore di quella avuta a disposizione per la Cometa di Halley, con la quale essi persero l'incontro nello spazio. Osservazioni dirette potrà farle la sonda «Galileo», che si troverà a una distanza di 150 milioni di chilometri da Giove e che potrà vedere l'impatto lateralmente con una risoluzione spaziale di 2300 chilometri, ma dato il malfunzionamento dell'antenna principale si otterranno al massimo 130 immagini a intervalli di 2,5 secondi. Il «Voyager 2» invece si trova ormai a ben 6,6 miliardi di chilometri da Giove e potrà usare solo lo spettrometro ultravioletto in quanto la telecamera è disattivata, ma basterà per calcolare l'energia totale emessa nell'impatto. Il telescopio spaziale «Hubble» farà 24 ore di osservazione durante l'evento, ma già da ora esso si prepara a seguire le sorti del «treno» di 21 nuclei cometari che si stanno avvicinando a Giove dopo aver raggiunto una distanza massima di 55 milioni di chilometri. Saranno attivi anche i satelliti ultravioletti Eue (Nasa) e Iue (Esa/Nasa), la sonda «Ulisse», che eseguirà osservazioni radio, e forse anche la sonda «Clementine», in viaggio verso l'asteroide Geographos. La comunità scientifica italiana, nell'ambito del progetto di Bioastronomia, si è così organizzata: i tre radiotelescopi (Croce del Nord e parabola da 32 metri di Medicina-Bologna, parabola da 32 metri di Noto- Siracusa) saranno completamente dedicati in luglio all'evento, sempre che il Cnr riesca a finanziare in tempo il completamento degli strumenti. Sotto la responsabilità di Stelio Montebugnoli, Gavril Grueff, Lucia Padrielli, Sergio Tofani e Flavio Scappini verranno eseguite misure con la Croce del Nord a 408 MHz e misure spettroscopiche con vari rivelatori per lo studio principalmente delle molecole di acqua, formaldeide e ammoniaca con le due parabole cercando di sfruttare anche la possibilità di lavorare in interferometria e ottenere così una risoluzione di 35 chilometri su Giove. Il telescopio infrarosso italiano Tirgo, a Zermatt, sarà operante nel campo 1-5 micron sotto la responsabilità di Gian Paolo Tozzi. I telescopi ottici di Asiago e Loiano lavoreranno in spettroscopia avendo a disposizione soltanto un'ora di osservazione al tramonto, data la vicinanza di Giove a Sole (gruppi di Barbieri e Marano). Infine l'Osservatorio di Catania, che ha a disposizione circa 3 ore di osservazione, si dedicherà alla fotometria dei satelliti gioviani (Carlo Blanco) e allo studio delle oscillazioni dell'atmosfera gioviana (Santo Catalano). L'impatto Q avrà luogo alla nostra longitudine. Gli osservatori australi saranno però molto favoriti, trovandosi Giove nel cielo notturno. Stiamo prendendo contatto per inviarvi qualcuno dei nostri astronomi. Lo stesso per l'osservatorio volante della Nasa (Kao) provvisto di telescopio infrarosso ad alta risoluzione. L'impatto Cometa/Giove offre per la prima volta la possibilità di osservare una catastrofe cosmica simile a quelle che provocarono estinzioni di massa sul nostro pianeta. Speriamo che le aspettative non vengano deluse. Cristiano Batalli Cosmovici Istituto di Fisica dello Spazio, Cnr


RITORNA AVOGADRO Il numero con 23 zeri Verso una nuova definizione del kilo
Autore: CAVAGNERO GIOVANNI

ARGOMENTI: METROLOGIA, FISICA
NOMI: AVOGADRO AMEDEO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 038

UNO dei concetti della scienza moderna oggi ben presente a tutti è che la materia è fatta di atomi. La parola atomo fu coniata più di duemila anni fa dal filosofo greco Democrito, ma egli non aveva osservato nessun fenomeno particolare che potesse confermare questa ipotesi, per cui in mancanza di evidenze sperimentali l'ipotesi atomica venne accantonata dai fisici del diciassettesimo e diciottesimo secolo. Ma all'inizio del secolo scorso i chimici arrivarono a capire che tutte le sostanze sono formate da un certo numero di «sostanze base», che furono chiamate elementi chimici. E che quando questi elementi si combinano tra di loro lo fanno rispettando dei rapporti ben precisi. Ad esempio i chimici dell'Ottocento osservarono che mettendo insieme 2 grammi di idrogeno e 16 di ossigeno si ottengono 18 grammi di acqua, ma se si mettono due grammi in più di ossigeno si continua a ottenere 18 grammi di acqua mentre l'idrogeno in più rimane tale e quale. Questi fatti si spiegavano bene andando a ripescare l'ipotesi atomica: l'ossigeno e l'idrogeno sono composti da atomi, e l'acqua è una molecola composta da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. La massa dell'atomo di ossigeno è 16 volte quella dell'idrogeno, cioè un grammo di idrogeno contiene lo stesso numero di atomi contenuti in 16 grammi di ossigeno. Per formare l'acqua occorrono però due atomi di idrogeno per ogni atomo di ossigeno, e quindi, come rapporto di massa, occorrono 2 grammi di idrogeno ogni 16 grammi di ossigeno. Se invece della massa si misura il volume si scopre che le proporzioni cambiano: ogni litro di ossigeno si combina con due litri di idrogeno. Osservando questo fatto il fisico torinese Amedeo Avogadro avanzò nel 1811 una ipotesi che diventò poi una delle leggi più importanti per la fisica e per la chimica: se prendo due bottiglie di uguale volume e le riempio con due gas differenti, ma alla stessa temperatura e alla stessa pressione, il numero di molecole contenute nelle due bottiglie è sempre esattamente lo stesso, qualunque sia il gas. La legge di Avogadro spiega le proporzioni di volume: poiché in un litro vi è sempre lo stesso numero di molecole, e nell'acqua ci sono due atomi di idrogeno per ogni atomo di ossigeno, allora occorreranno due litri di idrogeno per ogni litro di ossigeno. Ma ai chimici occorre conoscere il numero di molecole contenute in una certa massa di sostanza, piuttosto che in un volume di gas; si è deciso perciò di scegliere come unità di misura della quantità di sostanza il numero di atomi contenuti in 12 grammi dell'isotopo 12 del carbonio. Questa unità di misura è stata chiamata «mole» e il numero di molecole contenute in una mole è stato chiamato «costante di Avogadro». Costante significa che il numero di molecole in una mole è sempre lo stesso per tutte le sostanze; ciò che cambia è la massa di sostanza che corrisponde ad una mole. Ad esempio la massa di una mole di idrogeno è circa un grammo, ma poiché la massa dell'atomo di ossigeno è 16 volte quella dell'idrogeno, anche una mole di ossigeno avrà una massa 16 volte quella della mole di idrogeno, cioè 16 grammi invece di uno, e così via per tutti gli altri elementi chimici. Viene ora da chiedersi: quante sono le molecole contenute in una mole? All'origine di questa domanda non c'è una semplice curiosità, perché il fatto di sapervi rispondere, ovvero trovare il sistema per «contare» quante molecole ci sono nella mole, significa anche dimostrare in modo sicuro che gli atomi e le molecole esistono veramente. La prima determinazione della costante di Avogadro fu fatta dall'austriaco Loschmidt nel 1865, che trovò un numero grandissimo: un sei seguito da 23 zeri! A questa misura ne seguirono molte altre, fatte con molti metodi differenti, ma il valore trovato fu sempre lo stesso, dimostrando così l'esattezza della legge di Avogadro, ma anche della teoria atomica. Oggi noi siamo in grado di «vedere» e di «contare» i singoli atomi all'interno della materia, per cui è possibile misurare la costante di Avogadro con grande precisione. Il «conteggio» è reso possibile dalle proprietà dei cristalli: in un cristallo gli atomi sono disposti in modo regolare sempre alla stessa distanza gli uni dagli altri, per cui una volta misurata questa distanza si può calcolare quanti sono gli atomi in un cristallo anche molto grande di cui si conoscono le dimensioni. Un esperimento per la misura della costante di Avogadro è in corso anche a Torino, presso l'Istituto di Metrologia Gustavo Colonnetti. I metrologi, infatti, vorrebbero migliorare ancora la precisione con cui si conosce la costante di Avogadro, perché questo consentirebbe loro di cambiare la definizione del campione di massa: si vorrebbe sostituire il campione materiale del kilogrammo con un campione atomico, la cui definizione sarebbe del tipo: «Il kilogrammo è la massa di N atomi di un certo elemento» in cui questo N non è altro che la costante di Avogadro divisa per la massa del singolo atomo e moltiplicata per mille (per passare da un grammo a un kilogrammo). Per parlare di questa possibilità, e per fare il punto sulle misure in corso, i metrologi che in tutto il mondo lavorano in questo campo si sono dati convegno a Torino, oggi e domani, a Villa Gualino. Giovanni Cavagnero Istituto Colonnetti, Cnr


Scaffale Leyhausen Paul: «Il comporta mento dei gatti», Adelphi
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: ETOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 038

HA i suoi anni, ma rimane il testo fondamentale sul comportamento dei gatti e l'editore Adelphi molto opportunamente lo presenta ora ai lettori italiani inaugurando una collana di etologia. Paul Leyhausen, già collaboratore di Konrad Lorenz, licenziò la prima edizione nel 1956, ma aggiornò le successive fino al 1982. E' vero che da allora altri studi di etologia felina sono stati fatti, e anche innovativi, perché - ad esempio - si è scoperta una socialità dei gatti randagi cittadini prima misconosciuta, ma nella sostanza tutto ciò che Leyhausen scrive è ancora perfettamente valido e insuperato: specialmente per ciò che riguarda la tecnica di caccia, il comportamento sessuale e il rapporto con l'uomo. Un rapporto, osserva lo studioso tedesco, che può diventare più intimo di quello che il gatto si concede con i suoi stessi simili. I libri sui gatti sono molti, ma spesso superficiali o fatti solo di belle fotografie. Questo non fa concessioni al lettore, è tecnico e persino arido, ma in compenso meglio di qualsiasi altro testo svelerà i segreti dei felini ai loro molti cultori.


Scaffale Cramer Friedrich: «Caos e or dine», Bollati Boringhieri
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 038

Le categorie di caos e di ordine si dimostrano sempre più chiaramente come trasversali a tutte le scienze, e in particolare oggi stanno gettando un ponte tra lo studio della materia inanimata e lo studio della materia vivente. Quanto intellettualmente stimolante sia questa prospettiva si vede dal saggio di Friedrich Cramer, direttore del Max Planck Institut di Gottinga, appena pubblicato da Bollati Boringhieri. Cramer si dimostra anche brillante scrittore: ogni capitolo si apre con un dialogo immaginario tra interlocutori celebri, reali o immaginari - da Goethe a Darwin, da Einstein a Pauli, da Amleto ad Alice - che consente di inquadrare il problema affrontato. C'è poi da segnalare tutta una serie di importanti ristampe che Bollati opportunamente ha rimodernato pescando nel glorioso catalogo Boringhieri: «I riflessi condizionati» di Ivan Pavlov, un grande classico con presentazione di Alberto Oliverio; «Nuovi principi della geometria» di Nikolaj Lobacevskij, il geniale fondatore delle geometrie non euclidee; la storica antologia di scritti sull'intelligenza artificiale «La filosofia degli automi» curata e aggiornata da Vittorio Somenzi e Roberto Cordeschi; e infine altri due tomi della «Storia della tecnologia»: «Il Rinascimento e l'incontro di scienza e tecnica». $ 4 Edward Shorter: «Psicosoma tica», Feltrinelli, 440 pagine, 90 mila lire Per molto tempo la medicina psicosomatica è stata discriminata dai ricercatori e ignorata dal pubblico. Oggi è diventata fin troppo di moda e troppo volgarmente divulgata. Edward Shorter, professore di storia della medicina all'Università di Toronto, ristabilisce correttamente i valori in un saggio che filtra il pensiero teorico attraverso una appassionante esposizione di casi clinici e una trasparente e rigorosa scrittura.


Scaffale Peyronel Bruno: «Tra natura e società», s.i.p.
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: ECOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 038

Bruno Peyronel, professore di botanica all'Università di Torino (1919-1982), fu anche un precursore di tutti i temi ambientalisti oggi così attuali e un brillante divulgatore scientifico. I suoi scritti sono ora raccolti in un volume curato da Walter Giuliano per Pro Natura, Associazione italiana naturalisti e Ente Parco nazionale Gran Paradiso.


Scaffale Castellaro Rosa e Cerrato Tiziana: «Leggere», SEI
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 038

La saggistica scientifica è ormai entrata di diritto anche nelle antologie per il biennio superiore. «Leggere», di Rosa Castellaro e Tiziana Cerrato, dedica un volume alla letteratura e un altro volume a cronaca, cinema e saggistica: qui troviamo molti autori di divulgazione scientifica, dal vulcanologo Tazieff al fisico Hawking.


SICUREZZA IN MONTAGNA Dieci errori da non fare sulla neve Attento, esperto, la valanga non sa che sei esperto
Autore: MINETTI GIORGIO

ARGOMENTI: METEOROLOGIA, VALANGHE
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 038

DICEVA un famoso nivologo svizzero, Andrea Roch: «Esperto, fa attenzione. La valanga non sa che tu sei un esperto». L'ammonimento è di attualità. Sulle valanghe si tramandano credenze che possono diventare pericolose anche se contengono qualcosa di vero: è opportuno sfatare queste credenze ora che con il ritorno a temperature miti il rischio si ripresenta. Vediamo i principali luoghi comuni sbagliati, spiegando come stanno le cose in realtà. 1) «In questa zona non si sono mai verificate valanghe, quindi il terreno è sicuro». Nessun pendio è per principio sicuro poiché la valanga si determina in funzione della quantità di neve che si deposita e di eventuali condizioni meteorologiche localmente eccezionali. Un'inclinazione di 30 è già sufficiente per distaccare una valanga spontanea o provocata dal passaggio di uno sciatore. 2) «La zona è coperta da uno strato sottile di neve fresca, per cui non c'è pericolo». E' un errore molto grave in quanto la neve vecchia consolidata offre maggiore garanzia d'ancoraggio al terreno che non uno strato sottile di neve fresca anche di soli 20 centimetri (ne sono testimoni gli incidenti accaduti sulle Alpi Occidentali all'inizio della stagione invernale). L'irraggiamento prolungato provoca nel manto nevoso una pericolosa brina di profondità che per la sua scorrevolezza, dovuta ai cristalli a calice, presenta scarsa resistenza allo strato sovrastante delle nevicate successive. 3) «Due o tre giorni dopo la nevicata sono sufficienti perché il manto nevoso si assesti e sia stabile». Ciò è in funzione delle condizioni meteo che potranno provocare un maggiore o minore assestamento della neve e consolidamento tra i cristalli. Il legame potrà essere rapido ma potrà anche richiedere alcune settimane specie con temperature molto basse. 4) «La giornata è fredda, quindi non c'è pericolo di valanghe». Affermazione quanto mai errata poiché il freddo ritarda l'assestamento interno del manto nevoso, mantenendo inalterate le tensioni interne tra i cristalli. Questi, ritardando la coesione tra di loro, facilitano il distacco spontaneo o provocato di una valanga. 5) «Vegetazione d'alto fusto e radure offrono protezione dalle valanghe». Una certa garanzia viene offerta da un bosco denso con i tronchi di conifere sempre verdi poco distanziati tra di loro poiché trattengono ogni movimento della massa nevosa. In questo caso il passaggio con gli sci nel bosco è sicuro. Quando però i tronchi sono radi e le piante decidue, la possibilità di distacco di lastroni si accentua, specie al transito di uno sciatore, favorita anche da un sottofondo di rovi o rododendri. 6) «Le tracce di sciatori o animali sono una garanzia di sicurezza per il transito» . Non sempre si conoscono le condizioni che hanno favorito il passaggio del primo sciatore o di un animale. Durante la giornata la situazione del manto nevoso può cambiare determinando fenomeni di fusione o assestamento che ridurranno le condizioni di stabilità del manto nevoso con aumento del rischio di distacchi spontanei o accidentali. 7) «Le valanghe cadono solo con il brutto tempo». Anche se i pendii innevati sono invitanti, proprio il primo giorno dopo la nevicata è quello più pericoloso. Prima di provocarle, le valanghe possono precipitare spontaneamente a causa dell'incremento termico generato dalla copertura del cielo o dalla presenza del vento. 8) «Il bastoncino da sci piantato nella neve consente di valutare la resistenza del manto nevoso». Questo pregiudizio resiste e, se da un lato può fornire un dato valido sul valore della resistenza verticale del primo strato di neve, non dà alcuna indicazione sulla stabilità dell'intero manto nevoso. 9) «Il vuum, caratteristico segnale che si riscontra percorrendo un pendio innevato, è garanzia di assestamento di tutto il manto nevoso». Questo rumore segnala l'assestamento della zona percorsa, ma denota anche che il terreno è ricoperto da uno strato di neve con equilibrio instabile. Proseguire nel movimento è pericoloso e conviene rinunciare a qualsiasi attività. 10) «I lastroni di neve sono formati da neve dura e compatta, sicuri da percorrere e facilmente riconoscibili». Purtroppo spessore e consistenza sono molto variabili e valutabili solo da una prova stratigrafica. Possono nascondere ogni tipo d'insidia e il percorrerli richiede molta prudenza e particolare conoscenza della loro composizione intrinseca. Sono la causa della classica «valanga degli sciatori». Giorgio Minetti


AVVOLTOI IN ESTINZIONE Vieni che ti sfamo Punti di ristoro allestiti dal VSG
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ANIMALI
ORGANIZZAZIONI: VSG
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 039

DI ristoranti per cani e gatti, in America naturalmente, si è sentito parlare qualche volta. Ma di ristoranti per avvoltoi non si conosceva proprio l'esistenza. Eppure è una realtà ormai consolidata, almeno in Sud Africa, dove i ristoranti di questo tipo sono ormai un centinaio. L'iniziativa è del Vsg (Vulture Study Group, Gruppo di studio sull'avvoltoio), un'associazione protezionistica nata una ventina di anni fa con il preciso scopo di tutelare la sopravvivenza di una specie di avvoltoi gravemente minacciata, l'Avvoltoio pallido del Capo (Gyps coprotheres). Con la sua apertura d'ali di due metri e mezzo, questo rapace è, fra tutti gli uccelli africani, secondo per grandezza soltanto all'avvoltoio orecchiuto (Torgos tracheliotos). Ma ha il primato assoluto in fatto di peso, perché raggiunge i nove chilogrammi. E detiene inoltre un altro record. E' stato il primo uccello inanellato nel Continente Nero nel lontano l948. Il che ha consentito agli studiosi di conoscere nei minimi particolari le sue modalità di riproduzione e le sue caratteristiche comportamentali. Si è potuto accertare così che la specie conta oggi soltanto 4400 coppie nidificanti, per un totale di 12 mila individui. La sua area di diffusione comprende le località montuose del Transvaal e il massiccio dei monti Drakensberg che si estende sul Lesotho, il Natal e lo Stato libero di Orange. Piccoli nuclei si sono insediati anche nel Botswana e in Namibia. Quando i primi europei arrivarono nel Sud Africa a metà del XVII secolo, i superbi avvoltoi pallidi volteggiavano in gran numero sulla Table Mountain, la famosa montagna dalla cima piatta che sovrasta Città del Capo. E ancora all'inizio di questo secolo volavano sulle grandi savane dell'Africa australe che allora pullulavano di mammiferi selvatici ed erano abbondantemente cosparse di carcasse. Ma un po' alla volta tutto l'areale della specie è scomparso, in parte rimboscato da fitte foreste, ove l'intrico della vegetazione impedisce ai rapaci di scorgere eventuali carogne, in parte trasformato in coltivazioni di canna da zucchero, grano e mais, che vengono trattate periodicamente con i pesticidi chimici. Risultato: gli avvoltoi pallidi sono scomparsi da gran parte della loro primitiva area di distribuzione. Indubbiamente gli uccelli in generale e i rapaci in particolare sono una spia eloquente dell'inquinamento ambientale. La loro presenza è indicativa del buono stato di salute di un ecosistema, mentre la loro scomparsa testimonia la presenza di un'agricoltura troppo intensiva, per cui le basi della catena alimentare sono inevitabilmente inquinate dai pesticidi. Molti scienziati sostengono che gli avvoltoi, relitti del Pleistocene, non possono avere un futuro nel mondo attuale dominato dall'uomo. Ma c'è invece chi, come i promotori del Vsg, giudica questo punto di vista troppo pessimistico e ritiene che anche oggi si possa fare qualcosa per salvare dall'estinzione gli antichissimi uccelli. Uno dei motivi della loro rarefazione è la penuria di cibo, causa prima della mortalità infantile. Quasi metà dei nidiacei dell'avvoltoio pallido muoiono nel primo anno di vita e solo il 16 per cento riesce a raggiungere l'età adulta. Questi rapaci finiscono per deporre soltanto un uovo all'anno, data l'impossibilità di reperire cibo per sfamare più di un pulcino. I ricercatori hanno trovato molti nidiacei con le ali deformate a causa di una dieta povera di calcio. Da qui l'idea di creare dei posti di ristoro per i poveri avvoltoi affamati che hanno bisogno di dar da mangiare ai loro piccoli. Il menu è costituito da carcasse di animali con le ossa sbriciolate per renderle più facilmente digeribili ai nidiacei. Non è difficile trovarle. Migliaia di animali muoiono ogni anno in Sud Africa. E senza l'interessamento del Vsg verrebbero bruciate per impedire il diffondersi di malattie. I risultati positivi dell'operazione non si sono fatti attendere. Mentre prima che si installassero i ristoranti, il l6,7 per cento degli uccelli era malato di osteodistrofia, l'incidenza di questa malattia da carenza di calcio si è ridotta dal l983 al 3,7 per cento. Ma altri pericoli minacciano la sopravvivenza dell'avvoltoio calvo. In primo luogo, il rischio di avvelenamento. I coloni, per difendersi dall'invasione di caracal e sciacalli dalla gualdrappa usano spesso l'esca delle carcasse avvelenate e le prime vittime sono gli avvoltoi: ne muoiono dai 150 ai 200 all'anno. I protezionisti cercano di fare opera di convinzione tra i coloni, spiegando loro che gli avvoltoi non rappresentano un pericolo per le pecore nè in generale per il bestiame. Ma con scarsi risultati. Ci sono poi i fili ad alta tensione, numerosissimi nel Sud Africa, il Paese che produce circa il 60 per cento dell'elettricità di tutto il continente africano. Non è difficile che gli avvoltoi pallidi ci urtino contro con le loro enormi ali. Infine ci sono le molestie dell'uomo, che vanno dalle pietre lanciate per divertimento dai ragazzi contro i nidi al tiro al bersaglio fatto per sport dagli adulti, agli aerei di linea e da diporto. La vita si va facendo sempre più difficile per gli avvoltoi pallidi del Capo, giunti fino a noi da tempi così lontani. Per cui c'è chi giudica patetico il tentativo di istituire per loro i servizi di ristoro e si domanda se nel prossimo secolo vedremo ancora volteggiare nell'aria questi uccelli maestosi, che per milioni di anni hanno volato liberamente nel cielo. Isabella Lattes Coifmann


ALLARME BACTRIM Una vittima ogni milione di terapie Il difficile rapporto rischio-beneficio: che cosa è accettabile?
Autore: VERNA MARINA

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, STATISTICHE
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. Pericoli quotidiani
NOTE: 039

I L caso Bactrim - 113 persone morte in Gran Bretagna dal '69 a oggi per effetti collaterali - ripropone il problema del rapporto beneficio/rischio di un farmaco, ma apre anche uno squarcio sull'emotività con cui i rischi vengono accettati o respinti. Il Bactrim, che fa parte della lista dei farmaci essenziali dell'Oms, è indicato per il trattamento delle infezioni urinarie, gastrointestinali e respiratorie. Ed è inoltre farmaco di prima scelta per le polmoniti associate all'Aids. Forse perché conosciuto e poco costoso, è entrato nell'armadietto dei medicinali di molte case, non sempre dietro il consiglio del medico. Che possa avere effetti collaterali anche letali, è noto da anni. Secondo i dati forniti già in passato dagli organismi di farmacovigilanza dei ministeri della Sanità inglese e francese, è responsabile di 1-1, 85 casi di morte per milione di terapie. E' un rischio accettabile, paragonato ai vantaggi della cura? Secondo gli standard normali, si direbbe proprio di sì. Prendiamo altri farmaci di largo impiego e altrettanto conosciuti. La penicillina, ad esempio, provoca una reazione di ipersensibilità con esito mortale mediamente in due pazienti ogni centomila. La pillola anticoncenzionale può avere un esito letale per una donna ogni cinquantamila che la utilizzano. Gli antinfiammatori non steroidei (Fans) usati nella terapia cronica dell'artrite reumatoide causano lesioni gastrointestinali mortali in 1,3 pazienti ogni diecimila. Purtroppo, il farmaco che cura senza dare luogo a effetti indesiderati non esiste. Fermare acriticamente l'attenzione sui rischi senza tener presente il numero delle terapie effettuate e quello dei pazienti che hanno trovato una soluzione ai loro mali, è metodologicamente scorretto. Tanto più che la nostra società sembra accettare senza batter ciglio rischi molto più grandi e largamente evitabili. Le morti per fumo, ad esempio, o per incidenti d'auto sono date per scontate all'interno dello stile di vita occidentale. L'aumento delle malattie respiratorie a causa dell'aria inquinata, i tumori indotti dagli inquinanti chimici, le sordità causate dal rumore vengono digerite con rassegnazione. L'emotività sembra mobilitarsi a sproposito, creando gravi situazioni di disagio nel medico e nel paziente. Come scriveva un autorevole ricercatore inglese, M.D.B. Stephens, nel suo libro «The detection of New Adverse Drug Reaction» («La scoperta di nuove reazioni negative a un farmaco»), uscito nell'88, un fattore di rischio pari a un decesso ogni mille pazienti all'anno è considerato del tutto inaccettabile, salvo patologie o malattie estremamente gravi e situazioni-limite in cui il farmaco appare come l'unica alternativa. Un fattore di rischio pari a un decesso l'anno su un milione di terapie è invece trascurabile, a fronte del beneficio atteso. Stephens concludeva dicendo che le statistiche, in sè, possono essere anche poco significative: è l'utilità terapeutica del farmaco che determina il livello di rischio che si accetta o si respinge. Anche perché, eliminato un farmaco, si può restare scoperti. A meno che, come qualcuno insinua nel caso Bactrim, la concorrenza non ne abbia pronto un altro. Venduto come sicuro, fino a prova contraria. Marina Verna ANTICA medicina tibetana: i punti vulnerabili del corpo relativamente ai cinque visceri pieni e ai sei cavi, insieme al tratto superiore e inferiore dell'intestino retto. Il dipinto fa parte di una serie di 76 miniature scoperte in Siberia, che illustrano un famoso trattato di medicina del XVII secolo, il Berillo azzurro di Sangye Gyamtso, ora proposto in edizione italiana (Zanfi Editori, 338 pagine, 400 mila lire). La medicina tibetana sarebbe rimasta oscura senza l'intervento di Sangye Gyamtso (1653- 1705), reggente del V Dalai Lama e fondatore della scuola monastica di medicina Chakpori a Lhasa. I 76 dipinti riassumono la sapienza medica tibetana: la diagnosi e la cura delle malattie; le sostanze vegetali, minerali e animali usate per la preparazione dei farmaci; la sessualità e l'embriologia; la medicina preventiva. Questo complesso sistema di cura, in uso da più di dieci secoli, viene tuttora praticato in Tibet e Nepal.


SCLEROSI Igf-1 a rischio Quasi persi i fondi Cee
Autore: BASSI PIA

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: CEE
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 039

RITARDI burocratici e forse la mancanza di qualche autorizzazione o parere vincolante da parte dell'Istituto Superiore della Sanità, fanno sì che si perda tempo prezioso per ottenere finanziamenti della Comunità economica europea grazie ai quali a Milano dovrebbe sorgere un centro collegato alla Clinica neurologica dell'Università per la sperimentazione del farmaco americano Igf-1, atto a curare la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), malattia finora incurabile. Il termine utile per presentare la domanda è il 15 marzo 1994. Passata questa data, l'Italia perde il diritto ai finanziamenti. Purtroppo infortuni del genere, dovuti a lentezze burocratiche o a beghe di tipo provinciale, non sono rari per il nostro paese. Sui motivi del ritardo nella pratica Cee nessuno vuole rilasciare dichiarazioni. Non si sa bene neppure chi debba dare il «parere vincolante», visto che in Europa di questi centri ne sono già sorti otto, con i finanziamenti Cee, e molti di più negli Stati Uniti, dove questa malattia a carattere degenerativo dei neuroni motori del sistema nervoso centrale colpisce circa 30 mila americani. I pazienti colpiti da sclerosi laterale amiotrofica in pochi anni vanno incontro a una paralisi generale della muscolatura, perché le cellule chiamate motoneuroni subiscono una decimazione totale. Come ha scritto Ezio Giacobini su Tuttoscienze il 30 giugno dell'anno scorso, la piccola industria biotecnologica americana Cephalon propone per la terapia della Sla un fattore di accrescimento insulino-simile (Igf-1) che «ha mostrato notevoli capacità di stimolare la rigenerazione dei prolungamenti delle cellule nervose sui test animali». Questa proteina appartiene alla stessa famiglia del fattore di crescita nervoso scoperto da Rita Levi Montalcini (Ngf) premiato con il Nobel. Anche se la sperimentazione nel probabile centro milanese sarà molto limitata, su circa diciotto pazienti, da essa potrebbe venire un contributo utile alla conoscenza dei farmaci per la terapia di questa terribile malattia. La sperimentazione sarà particolarmente rigorosa perché non si vuole dare inutili speranze a pazienti già così provati dalla malattia. Pia Bassi


IN BREVE «Gufo rosso» all'erta in Trentino
ARGOMENTI: OTTICA E FOTOGRAFIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 039

Si chiama «Gufo rosso» ed è un sistema a infrarossi messo a punto dalle Officine Galileo per avvistare, censire e tenere sotto controllo la fauna selvatica anche di notte. Il Centro di ecologia alpina di Viote del Monte Bondone (Trento) lo ha adottato sia per applicazioni scientifiche sia come strumento da utilizzare contro il bracconaggio e per la prevenzione di incendi boschivi.


IN BREVE Da tutto il mondo 120 fisici a La Thuile
ARGOMENTI: FISICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 039

Due premi Nobel (Glashow e Rubbia) e altri 120 fisici partecipano all'ottava edizione dei convegni organizzati a La Thuile dall'assessorato alla pubblica istruzione della Valle d'Aosta. Tra gli eventi più significativi anche per i non specialisti, domani una tavola rotonda sul futuro del Cern e dei grandi acceleratori di particelle; venerdì, ad Aosta, una conferenza divulgativa di Tullio Regge sul tema «Cosmologia tra mito e realtà» e sabato 12 marzo, giornata conclusiva, la relazione di Rubbia sulla produzione di energia con reattori a torio.


IN BREVE Scienza in vetrina dal 18 al 24 aprile
ARGOMENTI: DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 039

La quarta Settimana della cultura scientifica si svolgerà dal 18 al 24 aprile. L'ultima edizione di questa iniziativa del ministero della Ricerca interessò 155 città con circa 650 eventi. Quest'anno il massimo sforzo sarà a livello scolastico, con una speciale sperimentazione a Milano, Torino, Firenze, Roma e Napoli per aggiornare gli insegnanti e diffondere la cultura scientifica.


IN BREVE Funziona male l'ultimo Meteosat
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 039

Il satellite europeo per le previsioni del tempo «Meteosat 6» lanciato il 20 novembre '93 non funziona come dovrebbe. Le immagini ottiche sono perfette, ma due canali per le immagini nell'infrarosso danno informazioni imprecise su temperatura dei mari e altezza del limite superiore delle nubi. Una equipe di tecnici sta cercando di risolvere il problema.


IN BREVE Torino: acqua e suolo beni da difendere
ARGOMENTI: ECOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 039

La tutela delle falde acquifere e del suolo sono i temi centrali del quarto convegno internazionale di geoingegneria iniziato ieri e che si conclude oggi al Politecnico di Torino. Tra gli enti organizzatori, l'Associazione mineraria subalpina.


MORBO DI PARKINSON Scetticismo sul trapianto di cellule fetali Esperimento con venti pazienti gravi, ma la tecnica non convince
Autore: GIACOBINI EZIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 039

CORREGGENDO drasticamente la rotta dei due presidenti che lo hanno preceduto, Clinton decideva, una settimana dopo il suo insediamento e dopo una moratoria di cinque anni, di permettere nuovamente i trapianti sperimentali di tessuti umani prelevati da feti abortiti. Una delle applicazioni più discusse è quella su pazienti affetti da forme gravissime di Parkinson, che non rispondono più alla terapia farmacologica. Nei parkinsoniani si verifica una decimazione del 70-80 per cento delle cellule nervose di quella zona del cervello chiamata sostanza nera a causa della pigmentazione delle sue cellule. Questa distruzione porta a una forte diminuzione nella produzione del neurotrasmettitore dopamina e alla comparsa dei caratteristici sintomi del Parkinson. Isolando sotto il microscopio le cellule di un embrione umano corrispondenti a quelle della sostanza nera dell'adulto, si può procedere a un trapianto. Solo le cellule fetali riescono a sopravvivere. Usando una tecnica particolare, la tomografia a emissione di positroni (PET), gli scienziati svedesi hanno potuto dimostrare che a distanza di oltre un anno dall'operazione il tessuto trapiantato nel cervello del paziente è ancora vivo e in grado di produrre dopamina come le cellule sane. In seguito alla decisione di Clinton, l'Istituto Nazionale di Sanità (Nih) ha concesso un finanziamento di 4,5 milioni di dollari a un gruppo di neurochirurghi dell'Università del Colorado perché tentino un grande esperimento di trapianto di tessuto cerebrale umano: venti pazienti affetti da forme gravissime di Parkinson verranno operati secondo una tecnica già sperimentata dallo stesso gruppo in un numero limitato di pazienti. In una lettera aperta inviata alla rivista Science, il gruppo europeo di neuroscienziati Nectar (Network of Europeans Cns Transplantation and Restauration), che include anche una componente italiana, ha espresso il proprio scetticismo. Trattandosi di un procedimento ancora sperimentale, malgrado i numerosi tentativi e gli studi su animali, non esiste una concordanza di opinioni sulla tecnica da usare, in particolare per la localizzazione precisa del trapianto. Un fallimento o un debole successo potrebbero avere un'influenza negativa o addirittura paralizzante sulle fasi successive. Gli esperimenti di trapianti di tessuti fetali non si limitano affatto a tessuti nervosi. Cellule epatiche fetali vengono usate per correggere e salvare bambini affetti da malattie ereditarie finora incurabili. L'esperimento più straordinario in progetto contempla l'inserimento di un gene codificante una proteina in grado di arrestare l'evoluzione dell'Aids in feti di madri infette (e quindi destinate a far nascere figli a loro volta infetti), nelle cellule fetali da trapiantare nel nascituro. Si spera di sviluppare una resistenza completa all'invasione del virus e bloccare la malattia. La debole reazione di rigetto da parte dei tessuti fetali agevola tali interventi, semplificando il problema immunologico. Per le malattie del sistema nervoso i prossimi candidati sono i pazienti affetti da Alzheimer (demenza senile), i postumi da insulti vascolari cerebrali o i traumatizzati al midollo spinale. Ezio Giacobini Università del Sud Illinois


INFORMATICA Testa o croce? Ah, il caso! Diciottesima puntata
Autore: MEO ANGELO RAFFAELE, PEIRETTI FEDERICO

ARGOMENTI: INFORMATICA, DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 040

IL calcolatore gioca con il caso. E' possibile ordinare al calcolatore di estrarre a sorte un numero decimale, nel campo dei valori compresi fra 0 incluso e 1 escluso. Il calcolatore ha a disposizione almeno un milione di numeri diversi compresi in questo intervallo e ci può quindi fornire tutte le sequenze di numeri casuali necessarie per ogni tipo di programma in cui intervengano situazioni aleatorie. Per ottenere un numero casuale basta scrivere PRINT RND (in inglese RANDOM significa «casuale»). Ad esempio, per ottenere una sequenza di 40 numeri casuali, scriviamo questo semplice ciclo: SUPPONIAMO di volerci fare interrogare dal calcolatore, per vedere se ricordiamo le capitali dei più importanti paesi del mondo. Scriviamo per questo un programma del tipo seguente: 10 REM PRIMA DOMANDA 20 PRINT "Qual è la capitaledella Francia?" 30 INPUT R$ 40 IF R$ = "PARIGI" THEN GOTO 130 50 REM SEGNALAZIONE DI ERRORE 60 PRINT CHR$(7); CHR$(7) 70 PRINT "La risposta è errata!" 80 FOR N = 1 TO 1000 90 NEXT N 100 PRINT " Studia di più!" 110 GOTO 200 120 REM MESSAGGIO DICONGRATULAZIONI 130 PRINT "Bravo, la risposta èesatta!" 140 FOR N = 1 TO 1000 150 NEXT N 200 REM SECONDA DOMANDA 210... ecc. Il programma contiene alcune novità che non sono di grande importanza. La prima è la PRINT CHR$(7), che compare nell'istruzione 60. CHR$(7) è il carattere che ha codice uguale a 7 nella tabellina standard dei cosiddetti "codici ASCII". Questo codice non corrisponde a un carattere alfabetico, ma a un ordine elementare per il calcolatore, ossia all'ordine di emettere un "beep", un breve fischio. L'istruzione 60 serve quindi a produrre due fischi consecutivi, che saranno emessi per dare maggior risalto alla segnalazione di errore. Le istruzioni 80 e 90 costituiscono un ciclo "senza corpo", ossia un ciclo che viene descritto 1000 volte senza fare alcuna attività oltre all'aggiornamento del contatore N. Lo scopo di queste due istruzioni è semplicemente quello di perdere tempo, per intervallare la visualizzazione del messaggio di errore e la formulazione della domanda successiva. Il tempo necessario per l'esecuzione completa del ciclo delle istruzioni 80 e 90 è molto variabile e dipende dalla velocità del calcolatore su cui gira il programma. Un 486 a 66 MHz è almeno cento volte più veloce degli elaboratori personali della prima generazione. Chi ha la fortuna di possedere un gioiello dell'ultima generazione dovrò quindi sostituire il numero 1000 dell'istruzione 80 con un numero più grande, mentre chi è rimasto alle prime macchine lo sostituirà con un numero più piccolo. Il gioco della regolazione dell'istruzione 80 sarà molto utile anche al fine di comprendere meglio quale sia la velocità di lavoro del calcolatore che si sta usando. Il programna di interrogazione che stiamo discutendo sarà probabilmente molto lungo e sarà costituito da tanti blocchi, uno per ciascuna domanda, e ogni blocco sarà composto da sezioni, come abbiamo visto nell'unico blocco che abbiamo trascritto: la sezione di interrogazione (istruzioni da 10 a 40), la sezione di errore (da 50 a 110) e la sezione di congratulazioni (da 120 a 150). Capitale della Francia? I blocco Errore Congratulazioni Capitale della Spagna? II blocco Errore Congratulazioni ecc. Nel programma la sezione di errore comparirà, sempre uguale, in tutti i blocchi. Analogamente, la sezione di congratulazioni comparirà sempre nella stessa identica forma, tante volte quante sono le domande che si intendono porre. Appare così evidente la convenienza di organizzare il programma nel modo indicato nella figura seguente. La sezione di errore e quella di congratulazioni compaiono una volta sola, con notevole riduzione della lunghezza del programma. Interrogazione sulla capitale della Francia. Se errore GOTO 1000. Se non errore GOTO 1200 Interrogazione sulla capitale della Spagna. Se errore GOTO 1000. Se non errore GOTO 1200........ 1000: ERRORE....... 1200: CONGRATULAZIONI......... Le sezioni "errore" e "congratulazioni" sono due primi esempi di "sottoprogrammi". Provi il lettore a riscrivere il programma nella nuova forma, usando le istruzioni di salto condizionato: IF...GOTO... L'esercizio è difficile perché occorre inventare un meccanismo per ricordare, quando si salta all'istruzione 1000 oppure 1200, dove ritornare dopo aver eseguito il sottoprogramma. L'esercizio sarà comunque molto utile perché ci aiuterà a comprendere il concetto di sottoprogramma, uno dei più importanti dell'informatica. Nella prossima scheda torneremo sull'argomento e vedremo una coppia di istruzioni che il BASIC, come tutti gli altri linguaggi di programmazione, mette a disposizione del programmatore per risolvere in modo facile il problema di saltare a un sottoprogramma e di ritornare, dopo la sua esecuzione, nella posizione corretta. (continua)


LE DATE DELLA SCIENZA L'universo in una equazione fu il grande sogno di Boltzmann
Autore: GABICI FRANCO

ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA
NOMI: BOLTZMANN LUDWIG
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 040

NASCEVA a Vienna 150 anni fa Ludwig Boltzmann, figura eclettica e geniale della fisica ottocentesca. Sostenitore del meccanicismo e della teoria atomica, che a quel tempo stava subendo i violenti attacchi di Ernst Mach, Boltzmann era affascinato dalla teoria elettromagnetica di James Clerck Maxwell, tant'è che presentandone le equazioni in un trattato che contribuì notevolmente alla loro divulgazione, utilizzò la citazione goethiana: «E' stato forse un Dio a creare questi simboli?». Boltzmann, con Maxwell, Gibbs ed Einstein, contribuì allo sviluppo della meccanica statistica classica e in particolare dimostrò che la seconda legge della termodinamica poteva essere spiegata applicando al moto degli atomi le leggi della meccanica e la teoria della probabilità. Il tutto è compendiato nella famosa formula S = k.logW, che lega l'entropia S alla probabilità W attraverso k, la costante di Boltzmann (k = 1. 3807.10_23 J/K). Boltzmann, inoltre, ricavò con metodi statistici la famosa legge dell'irraggiamento del «corpo nero», oggi conosciuta come «legge di Stefan-Boltz mann». Prima aveva ottenuto per via statistica anche la legge di distribuzione di Maxwell. Famosissimo il suo «Teorema H», con il quale intese conciliare l'apparente contraddizione fra la reversibilità degli urti fra le molecole di un gas e la irreversibilità predetta dal teorema per un sistema composto di moltissime molecole. Secondo Boltzmann niente è assolutamente impossibile e pertanto anziché parlare di impossibilità del verificarsi di un evento si deve parlare di altissima improbabilità. Se, ad esempio si lascia aperta una bottiglietta di profumo, il suo contenuto si diffonderà per tutta la stanza ma, secondo Boltzmann, dopo un tempo di 1060 anni tutte le particelle di profumo potrebbero rientrare all'interno della bottiglietta. Curiosità: la formula S = k.logW è incisa sulla sua tomba (Boltzmann morì suicida a Duino, vicino a Trieste, il 5 settembre 1906, a 62 anni) ed è citata da Oriana Fallaci nel suo romanzo «Insciallah».Franco Gabici


STRIZZA CERVELLO La scala mobile
Autore: PETROZZI ALAN

ARGOMENTI: GIOCHI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 040

La scala mobile L'altro giorno avevo molta fretta e salendo dalla stazione della metropolitana con la scala mobile avevo fatto undici gradini a piedi mentre la scala girava automaticamente: avevo impiegato 32 secondi tra la salita sul primo gradino e l'uscita dalla scala. Mi sono allora ricordato che qualche giorno prima, sulla stessa scala mobile, avevo avuto un ripensamento e avevo fatto quattro scalini indietro mentre salivo, sperando di poter ridiscendere, ma poi mi ero lasciato portare su: il tempo era stato di 47 secondi. Ora sto pensando: se un giorno arrivassi davanti alla solita scala mobile e la trovassi ferma per guasto, quanti gradini vedrei? La soluzione domani, accanto alle previsioni del tempo. (A cura di Alan Petrozzi)


LA PAROLA AI LETTORI CHI SA RISPONDERE? Mayday Mayday, salvami la vita, non l'anima
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 040

I N quarant'anni di Marina Militare, ci scrive l'ammiraglio Ernesto di Sambuy, non ho mai sentito l'espressione «Luna seduta, marinaio in piedi», ma soltanto l'antico detto della Marina veneziana «Luna sentà, marinaio all'erta». Questa si riscontra, alle nostre latitudini, più frequentemente intorno ai due equinozi e quindi in marzo, il mese ventoso per eccellenza, e in settembre, inizio della cattiva stagione: il navigante si aspetti quindi un mare agitato. Una precisazione arriva anche da Alessandro Mazzolini a proposito della birra. La risposta, scrive, comincia con un'inesattezza: le schiume sono dispersioni di un gas in un liquido, le emulsioni sono dispersioni di un liquido in un altro liquido, non mutualmente solubili. Perché l'SOS è stato sostituito dal Mayday? La richiesta di soccorso MAYDAY non ha sostituito l'SOS: quest'ultimo si usa quando la comunicazione avviene in radiotelegrafia (con il codice Morse: tre punti, tre linee, tre punti), mentre il MAYDAY è usato nelle comunicazioni a voce. L'SOS non è stato «inventato» dal radiotelegrafista del Titanic, perché non si chiede aiuto inviando un segnale che non è conosciuto dai possibili acoltatori. Il MAYDAY è invece la trascrizione inglese dell'espressione francese "m'aidez" ("aiutatemi"). Franco Maddaleno, Torino Circa un anno fa, l'International Telecommunication Union ha decretato obsoleti tutti i sistemi di radiocomunicazione che ancora utilizzano la telegrafia Morse, specialmente nell'ambito della navigazione marittima, trasferendone il relativo traffico in fonia o in sistemi digitali. Piero Forno, Montegrosso d'Asti Se noi discendiamo dalle scim mie, perché ci è scomparsa la coda? L'acquisizione, o la perdita, di un carattere somatico ereditario è dovuta a una mutazione genetica che risulta utile o dannosa per la vita e lo sviluppo dell'uomo e determina la morte o la proliferazione di quegli individui secondo il principio della selezione naturale. Non essendo la coda un carattere assolutamente necessario alla sopravvivenza, non si capisce perché si siano sviluppati solo individui senza coda e quelli che ne erano dotati si siano lentamente estinti. Una risposta sta forse in quella che Darwin chiamava «correlazione di sviluppo»: due o più caratteri sono legati tra loro geneticamente in modo tale che la presenza di uno comporta necessariamente quella degli altri. Probabilmente il carattere «senza coda» era associato a uno o più caratteri che non conosciamo, discriminanti per la sopravvivenza e che hanno determinato la selezione della specie umana a favore dei senza coda. Giuseppe De Salve Leporano (Ta) Perché gli sci più lunghi sono anche i più veloci, visto che l'attrito sulla neve dovrebbe essere superiore? L'attrito radente che si crea tra gli sci e la superficie nevosa dipende da due fattori. Il primo è il coefficiente di attrito dinamico (se gli sci stanno scivolando) o statico (se gli sci sono fermi e devono iniziare il moto). Il coefficiente di attrito statico è sempre superiore a quello dinamico. Il secondo fattore è la componente della forza peso (dello sciatore) perpendicolare alla superficie. La forza di attrito è data dal prodotto di questi due fattori e non dipende dall'ampiezza della superficie di appoggio. Pertanto non è vero che gli sci lunghi dovrebbero produrre un attrito superiore. Al contrario, gli sci corti, a parità di peso dello sciatore, esercitano una maggiore pressione per unità di superficie, e quindi tendono maggiormente ad affondare nella neve. Devono pertanto schiacciare la neve avanzando e dissipano energia cinetica. Inoltre gli sci lunghi sono meno influenzati nel loro moto dalle asperità della superficie nevosa che tendono ad alternarne la traiettoria, producendo ulteriori attriti. Provate invece a «tuffarvi» in discesa libera con degli sci lunghi 140 centimetri e avrete buone possibilità di incrociarli, fratturandovi tibia e perone! Carlo Laissus, Prè-St-Didier (Ao) Qual è la velocità limite oltre la quale, in un incidente d'auto, non c'è scampo? Perché si fanno gli auguri dicendo «In bocca al lupo»? Enrico Possi Come funzionano i frigoriferi a gas da campeggio? III A, Media 3, Fossano (CN) Perché, se usiamo il sistema metrico decimale, conserviamo unità di misura così bizzarre come i numeri delle scarpe, le misure delle calze e le taglie degli abiti? _______ Risposte a: «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax numero 011-65.68.688


CHI SA RISPONDERE?
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 040

-Qual è la velocità limite oltre la quale, in un incidente d'auto, non c'è scampo? -Perché si fanno gli auguri dicendo «In bocca al lupo»? -Come funzionano i frigoriferi a gas da campeggio? -Perché, se usiamo il sistema metrico decimale, conserviamo unità di misura così bizzarre come i numeri delle scarpe, le misure delle calze e le taglie degli abiti?


SCAFFALE Shorter Edward: «Psicosomatica», Feltrinelli
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 038

Per molto tempo la medicina psicosomatica è stata discriminata dai ricercatori e ignorata dal pubblico. Oggi è diventata fin troppo di moda e troppo volgarmente divulgata. Edward Shorter, professore di storia della medicina all'Università di Toronto, ristabilisce correttamente i valori in un saggio che filtra il pensiero teorico attraverso una appassionante esposizione di casi clinici e una trasparente e rigorosa scrittura.


GLI ALBERI Il modello-base Infinite differenze, ma tre punti fissi le radici, il tronco, la corona
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D.
NOTE: 040

Soltanto gli alberi «solitari» riescono a sviluppare la loro corona in maniera abbondante e regolare in ogni direzione. Nel bosco, gli alberi competono gli uni contro gli altri per trovare uno spazio per i propri rami e la luce per le foglie. Per questo hanno quasi sempre un tronco lungo e dritto e una corona piccola, in confronto ai loro fratelli che crescono solitari in mezzo a un prato. Gli alberi raggiungono età diverse: le querce, ad esempio, possono invecchiare fino a 800 anni, le betulle e gli ontani non arrivano a 120. Il tronco è di legno, perciò forte e rigido. Il suo compito principale è di portare la corona dell'albero alla luce, alta sopra la vegetazione intorno. Il tronco indica anche l'età della pianta: ogni anno, infatti, sotto la corteccia si formano un cerchio sottile scuro e uno chiaro più largo. I due cerchi insieme formano un anello che corrisponde alla crescita di un anno. La larghezza degli anelli varia secondo la piovosità o la siccità dell'annata. Le radici assolvono due funzioni: quelle grandi e forti, che sono di legno come il tronco, ancorano l'albero al terreno. Quelle più piccole, spesso più sottili di un capello, gli forniscono il nutrimento, succhiando dalla terra l'acqua nella quale sono sciolti i sali nutritivi.




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