TUTTOSCIENZE 10 febbraio 93


Scaffale «Il nostro pianeta, la nostra salute», Editori del Grifo
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: ECOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

La questione ambientale non è soltanto scientifica, etica, estetica. C' è un aspetto molto concreto: un ambiente degradato spesso è anche pericoloso per la salute. Questo è il primo rapporto sul nesso ambiente salute, frutto del lavoro di un centinaio di esperti dell' Organizzazione mondiale della Sanità. L' edizione italiana è stata curata da Francesco Bottaccioli, direttore di «Notizie verdi», Antonia Carosella e Alberto Zocchi.


Scaffale Di Trocchio Federico: «Le bugie della scienza», Mondadori
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

GLI scienziati non sono diversi dagli altri uomini. Quindi non sono infallibili e neppure sono sempre rigorosamente onesti, anche se, probabilmente, per onestà sono in media migliori dei politici. Non c' è dunque da stupirsi se di tanto in tanto certe pubblicazioni riportano dati falsi e certe scoperte non sono genuine. C' è invece chi si stupisce, e tra questi troviamo Federico Di Trocchio, professore di storia della scienza all' Università di Lecce e collaboratore dell' «Espresso». Il tema sarebbe in ogni caso interessante se il punto di vista fosse filosofico e facesse riferimento a questioni di fondo come il metodo scientifico o le convenzioni «sociali» (tribali? ) della comunità scientifica. Questo però nel saggio in questione peraltro di piacevole lettura accade solo nelle 25 pagine conclusive, e in modo alquanto confuso, mescolando sbrigative interpretazioni di Popper, Thom e Feyerabend. L' autore appare invece più preoccupato di ottenere effetti scandalistici da rotocalco, con il risultato che alla fine indirettamente è l' intero edificio della scienza a venirne corroso. La tesi è che il «peccato» dello scienziato è diverso: non è come se un sacerdote fuggisse con una bella parrocchiana ma come se commettesse sacrilegio su ostie consacrate. Sarà proprio così ? Sembra piuttosto che lo scienziato abbia una sua deontologia di scienziato come il medico ha quella del medico, il commercialista del commercialista, il politico del politico. In qualche caso, poi i dubbi sollevati da Di Trocchio sembrano davvero troppo malevoli e troppo poco fondati sui documenti e sugli esperimenti. E' difficile, per esempio, insinuare l' infondatezza della teoria della relatività ristretta quando senza di essa non sarebbe possibile, per limitarci a due casi molto evidenti, far funzionare un acceleratore di particelle o pilotare una sonda spaziale.


Scaffale Bee Helen: «Il bambino e il suo sviluppo», Zanichelli; Piaget Jean «L' epistemologia genetica», Laterza
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

Lo sviluppo fisico e intellettuale del bambino è un campo di grande interesse ma ancora poco conosciuto. Soprattutto è stato scarso, finora, lo scambio di informazioni tra fisiologi, neurologi, psicologi e pedagogisti. Il trattato ormai classico di Helen Bee colma la lacuna, mettendo in rapporto stretto conoscenze provenienti da discipline diverse e ritrovandone l' unità. Questa che Zanichelli presenta è una nuova edizione aggiornata: un testo impegnativo ma senza dubbio prezioso per pedagogisti, assistenti sociali, medici, insegnanti e genitori colti. Da segnalare anche, come lettura complementare, «L' epistemologia genetica» di Jean Piaget, una delle opere più significative dello studioso svizzero fondatore della psicologia dell' intelligenza.


Scaffale Nuland Sherwin: «I figli di Ippocrate», Mondadori
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

Non mancano in Italia buone storie della medicina. Questa però è una storia diversa perché ha un taglio tipicamente narrativo e cerca di conciliare, secondo lo stile angloamericano, le ragioni della trattazione scientifica con quelle della comunicazione di massa. Il risultato è buono specialmente per il lettore che vuole senza fatica, anzi, divertendosi, dare uno sguardo panoramico ai progressi compiuti dagli antichi greci fino ai trapianti d' organo.


TELECOMUNICAZIONI Scacco a Babele Il telefono che traduce le conversazioni
Autore: MEZZACAPPA LUIGI

ARGOMENTI: COMUNICAZIONI, ELETTRONICA, INFORMATICA, TECNOLOGIA
NOMI: TOSHIYUKI TAKEZAWA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 021. Telefonata multilingue. Traduzioni

TOSHIYUKI Takezawa è seduto davanti a una schiera di potenti computer. Attorno, decine di persone lo osservano. C' è una strana atmosfera di attesa e curiosità. E' un esperimento, si dice, senza precedenti. Giovedì 28 gennaio, siamo a Kioto, in Giappone, nell' auditorium della Atr, Advanced Telecommunication Research. Takezawa si appresta a parlare in un microfono. Parlerà in giapponese, naturalmente. Quasi in contemporanea, i ricercatori della Carnegie Mellon University, a Pittsburgh, e quelli della Siemens AG e dell' Università di Karlsruhe a Monaco, ascolteranno le sue parole tradotte in simultanea in inglese e in tedesco. Tradotte da un computer, naturalmente. Tutto è pronto: «Moshimoshi», dice Takezawa. Istantaneamente, i computer davanti a lui si animano di un' attività frenetica. Ciò che passa sui loro video viene proiettato su uno schermo gigante, allestito per l' occasione, per dare la possibilità a tutti i presenti di capire quanto sta accadendo. I computer che lo hanno ascoltato e riconosciuto, digeriscono questo pezzetto di giapponese appena pronunciato e lo analizzano, lo interpretano, lo traducono in testo. Con una «differita» di 12 secondi, i computer di Pittsburgh e Monaco traducono il messaggio di Takezawa: «Hello», pronunciano con la loro voce metallica. Non sarà stato così eccitante come la prima telefonata di Bell a Watson, forse, ma quel semplice saluto ha avviato ciò che i ricercatori descrivono come la prima dimostrazione pubblica di conversazione telefonica tradotta in simultanea da un computer. Questa novità, che gli ingegneri chiamano «interpretazione telefonica automatica», è un sogno che molti laboratori di ricerca hanno alimentato per lungo tempo ed è stato salutato come un primo segnale di superamento delle barriere linguistiche. Il giorno in cui potremo chiamare per telefono un qualsiasi cittadino del mondo e chiacchierare liberamente con lui è probabilmente lontano ancora vent' anni, dicono gli esperti. Ma i ricercatori sono sicuri che, già alla fine di questo decennio, i telefoni interpreti potranno essere usati almeno in conversazioni su argomenti limitati, oppure in applicazioni molto mirate come, ad esempio, la prenotazione di un viaggio. «L' esperimento di oggi è solo un piccolissimo passo» dice Kohei Habara, vice direttore generale dell' Atr, il centro di ricerca di Tokio che ha condotto la dimostrazione «ma pensiamo che sia molto importante dal punto di vista storico». La prova ha messo in evidenza, e del resto non voleva nasconderlo, che gli strumenti computerizzati di traduzione simultanea sono ancora rudimentali: un qualsiasi sistema che richieda 12 secondi per tradurre «hello», deve obiettivamente essere migliorato, soprattutto se si considera che vocaboli più complicati dal punto di vista fonetico possono richiedere anche più di venti secondi. Ma il vero problema che il test ha rivelato è che la conversazione va contenuta entro argomenti molto limitati. L ' oggetto di conversazione della prova era la registrazione di partecipazione a una conferenza. Il vocabolario era ridotto a 500 600 parole per rendere meno complicato il lavoro di riconoscimento del computer. E il computer, infatti, non ha esitato un istante a capire e tradurre la frase: «Costa 200 dollari a persona», ma, sicuramente, non sarebbe stato in grado di capire, e tantomeno tradurre, una variante del tipo: «Sono 200 carte a cranio». Chi parla, inoltre, deve usare forme grammaticali precise e corrette. Allo scopo di contenere la fantasia lessicale dello speaker entro questi confini, la conversazione era stata controllata dai ricercatori prima dell' inizio della prova e, quindi, scritta su carta. I prototipi di traduzione simultanea dimostrati sono il frutto di una cooperazione di giapponesi, americani e tedeschi. Atr che è finanziata al 70 per cento dal governo e al 30 da società private, ha speso, compreso l' allestimento degli impianti, 16 miliardi di yen (130 milioni di dollari, 190 miliardi di lire) per una ricerca di sette anni sull' interpretazione telefonica computerizzata. Questo progetto sta arrivando al capolinea, i termini di tempo stabiliti dalla «sponsorizzazione» sono stati raggiunti, ma Atr spera di ottenere nuovi finanziamenti per approfondire e perfezionare le tecniche messe a punto durante la ricerca e per raccogliere i frutti del lavoro svolto. Nella traduzione simultanea sono profondamente intrecciate tre diverse tecnologie, ognuna delle quali è già molto complicata di per sè riconoscimento vocale, traduzione, sintesi vocale. Quando Takezawa pronunciava una frase in giapponese, una workstation analizzava i fonemi e li convertiva in testo di lingua giapponese. Questo è riconoscimento vocale. Il testo veniva quindi trasmesso, via modem, ai computer di Pittsburgh e di Monaco. Lì, dal giapponese, veniva tradotto in inglese e in tedesco. E questa è traduzione. Il testo tradotto veniva quindi «letto» attraverso gli strumenti di sintesi vocale. Usando il modem per trasmettere il testo invece che trasmettere la voce in modo ordinario, si è evitata l' enorme complicazione di interpretare la «voce telefonica», normalmente di qualità così scadente da renderne praticamente impossibile l' interpretazione computerizzata. Molte aziende hanno già realizzato sistemi elettronici di traduzione simultanea, ma l' ambiente di uso operativo deve necessariamente restare circoscritto a una stanza. La Nec possiede un sistema persino più veloce di quello Atr, ma il suo vocabolario è più limitato. Anche Matsushita e At& t hanno già messo a punto un sistema sviluppato in collaborazione, e i loro progettisti sostengono che il sistema visto nel test, evitando il problema del riconoscimento su lunga distanza, non offre nulla in più dei loro. Luigi Mezzacappa


LA TEORIA DELLA DERIVA GENETICA Le razze sono nate 10 mila anni fa La scarsità di abitanti ha favorito le differenze
Autore: VERNA MARINA

ARGOMENTI: ANTROPOLOGIA E ETNOLOGIA, PALEONTOLOGIA, GENETICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 021

DIECIMILA anni fa, alla fine del Paleolitico, gli uomini non superavano i sei milioni ma avevano occupato praticamente tutta la Terra. La densità di popolazione era ovviamente bassissima e proprio per questo i giochi genetici si sono chiusi praticamente allora: le differenze più forti tra i gruppi sono nate in quei millenni e nessuna migrazione successiva è più riuscita a rimescolare tanto a fondo i caratteri ereditari di popolazioni che improvvisamente entravano in contatto. Con il Paleolitico, le popolazioni sono cresciute di numero, riducendo inevitabilmente la possibilità di mescolare caratteri fra loro diversissimi. Le tracce genetiche di quelle espansioni sono riconoscibili ancora oggi nella geografia umana, a patto di saperle rintracciare. I detective di questi geni in particolare, di un certo gruppo che definisce il gruppo sanguigno sono Luca Cavalli Sforza della Stanford University, Alberto Piazza dell' Università di Torino e Paolo Menozzi dell' Università di Parma. Ora pubblicano su «Science» una rassegna delle principali ondate di espansione geografica, ricostruite appunto attraverso la frequenza statistica dei geni del gruppo sanguigno. Il motore che nei millenni ha spinto i popoli a lasciare la loro terra per avventurarsi altrove è stato l' innovazione biologica e culturale. Gli emigranti, forti di un sapere che i loro vicini non avevano ancora, partivano alla ventura portando con sè strumenti, piante e animali. Ecco perché a ogni espansione gli studiosi associano la tecnologia più innovativa, quella che probabilmente aveva innescato il processo migratorio. Più di un milione di anni fa, l' Homo erectus si è mosso dal cuore dell' Africa con i suoi strumenti di pietra, che ha diffuso in tutto il Vecchio Mondo. Centomila anni fa, sempre dall' Africa, si è mosso l' Homo sapiens sapiens, con nuovi attrezzi e una certa capacità di navigare. Le espansioni successive sono tutte legate all' agricoltura. Dal Sud della Cina sono partiti, tra gli otto e i tremila anni fa, il riso e il bufalo mentre dal Nord, tra i nove e i duemila anni fa, il miglio e il maiale. Dal Medio Oriente, da dieci a cinquemila anni fa, il frumento. Dalle Americhe, tra i nove e i duemila anni fa, il mais. Dall' Africa occidentale, quattromila anni fa, il sorgo e il miglio. Cinquemila anni fa, arrivarono in Europa i nomadi delle steppe asiatiche con i loro cavalli addomesticati e la tecnologia della guerra, probabilmente sconosciuta fino a quel momento. La colonizzazione più recente è quella greca: essendo avvenuta in tempi storici, è anche la meglio conosciuta. Ognuno di questi spostamenti è confermato da una mappa genetica. In Europa, ad esempio, si vede molto bene il passaggio dall' uomo di Neandertal all' Homo sapiens. I geni, ovviamente, non dicono perché l' uno sia stato soppiantato dall' altro nè quale fosse l' arma segreta del vincitore. Secondo l' ipotesi avanzata su «Science», potrebbe essere stato un nuovo modo di comunicare, cioè l' invenzione del linguaggio articolato moderno. In Italia, tutti i giochi si sono fatti nell' età del bronzo. In quell' epoca la densità di popolazione era molto piccola e perciò bastavano pochi nomadi per produrre un grande cambiamento di caratteri. Quelli acquisiti allora si sono conservati nei millenni fino a oggi perché, quando il numero delle persone cresce, la situazione genetica si congelata al punto in cui si trova. Marina Verna


Non sarà domani Per il momento i risultati sono ancora rozzi Numerosi sistemi in prova in tutto il mondo
Autore: SCARUFFI PIERO

ARGOMENTI: COMUNICAZIONI, TECNOLOGIA, ELETTRONICA, INFORMATICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 021. Telefono che traduce, telefonata multilingue

LA ricerca sulla traduzione automatica è in corso fin da quando è nato il computer, ma soltanto recentemente ha iniziato a dare frutti pratici. Il primato è passato ai giapponesi, che hanno raccolto l' eredità lasciata dagli studi americani degli Anni Sessanta finanziati dal ministero della Difesa. Il governo giapponese investe direttamente nell' Advanced Telecommunications Research (Atr), ma le stesse corporation giapponesi hanno da tempo investito in sistemi di traduzione automatica. Nec, Matsushita, Fujitsu, Toshiba, Sanyo, Oki sono soltanto alcune delle società che hanno sviluppato tecnologia e prodotti per tradurre automaticamente dal giapponese all' inglese e viceversa. In Occidente i sistemi più celebri sono quelli della Siemens di Austin (Texas), della Carnegie Mellon University, i due dell' Ibm (soprattutto Candide), quello della Philips. Il più importante è comunque tuttora Systran, in grado di tradurre ben 27 lingue (fra cui l' italiano) e utilizzato da diversi enti americani e non (è disponibile commercialmente, ma troppo caro per usi «domestici» ). Quasi tutti questi sistemi richiedono però computer che non sono alla portata dei comuni mortali. E nessuno è immune da critiche: messi di fronte a un passo di Shakespeare, non saprebbero che pesci prendere, e di fronte a questo articolo, produrrebbero una traduzione di pessima qualità. Ma il mondo è tavolta più semplice di quanto sembri: gran parte delle nostre comunicazioni quotidiane non hanno bisogno di un linguaggio raffinato. Si pensi alle note scribacchiate dal manager di una multinazionale, che devono poi viaggiare da un capo all' altro del mondo: l' inglese (o l' italiano) in cui sono scritte è approssimativo per definizione, e un traduttore, per quanto sgrammaticato, non potrà peggiorare di molto la loro qualità. Non stupisce quindi che esista già un mercato per i traduttori automatici. Diverse società americane hanno prodotti, assai limitati, ma che richiedono soltanto un comune personal computer e non costano più di uno stereo. Gli sviluppi in corso aprono poi orizzonti sterminati. In un futuro non lontano la Dragon Systems introdurrà una rete di computer in cui ogni utente potrà mandare dal suo computer un messaggio a un qualsiasi altro utente della rete e la «rete» si preoccuperà di compiere la traduzione fra le lingue dei due utenti. Applicazioni simili si possono immaginare per i telex e i telefax, che oggi sono quasi sempre scritti in inglese e domani potrebbero pervenire sulle scrivanie dei manager già tradotti dalla macchina stessa nella lingua locale. Il «Passport» della Carnegie Mellon è l' apparecchio più futuribile (ma già in uso sperimentale): unisce una macchina fotografica digitale, un riconoscitore di caratteri e un traduttore automatico in una scatola delle dimensioni di una mano. Il possessore di questo prezioso elettrodomestico potrà puntarlo su un qualsiasi testo (per esempio questo articolo) e ottenere sull' istante la traduzione in un' altra lingua. Per quanto riguarda la possibilità di comunicare tramite la voce con il computer, esistono ormai numerosi prodotti che consentono di farlo. Per i non vedenti, per esempio, esiste da tempo un sistema della Gw Micro che consente di «dire» invece che «scrivere» i comandi al computer, il quale risponde in apposite «finestre parlanti» del suo schermo. I «talkwriter», gli apparecchi in grado di comprendere un parlato e di passarlo in formato digitale a un computer, hanno trovato diversi usi per l' acquisizione automatica di dati (soprattutto negli ospedali). Un caso particolare è quello dei programmi per dettatura, abbastanza diffusi. Pochi mesi fa l' At& t ha annunciato un telefono cellulare che sarà in grado di riconoscere i numeri pronunciati dal suo possessore e di fare automaticamente la chiamata. In Giappone esiste già un apparecchio simile della Nec, e la società americana che lo ha realizzato per conto della Nec, la Vcr, sta lavorando a un telecomando e un «Bancomat» basati sul riconoscimento della voce: presto ritireremo i soldi dicendo al Bancomat «dammi centomila lire » e cambieremo canale dicendo al televisore «Partita» o «Telegiornale» . Piero Scaruffi


METEOROPATIE Ahi] Ho mal di tempo E con il fohn più incidenti d' auto
Autore: MINETTI GIORGIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, METEOROLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

I bruschi cambiamenti del tempo provocano spesso disturbi che vanno sotto il nome di meteoropatie. Si possono avere meteoropatie principali, che compaiono con reazioni specifiche solo in occasione dell' evento meteorologico e con caratteristiche chimiche e biochimiche specifiche, e meteoropatie secondarie, cioè reazioni che insorgono complicando una situazione morbosa preesistente. Le prime regrediscono con il cessare o con lo stabilizzarsi della variazione meteorologica; con le seconde l' effetto permane anche dopo la fine della perturbazione. Lo studio di queste malattie, dei rapporti che intercorrono tra la patologia degli esseri viventi ed i fattori atmosferici, si chiama meteoropatologia mentre meteorolabili si possono considerare quei soggetti che normalmente sono sensibili a queste manifestazioni. Tra le meteoropatie più ricorrenti vi sono le anemopatie, cioè le manifestazioni morbose che insorgono in presenza di forti venti. Le più note vengono riscontrate in Europa e nel bacino del Mediterraneo, dove maggiormente si manifestano questi venti tipici. La sindrome da scirocco è provocata da questo vento che ha origine dalla differenza di pressione tra l' Africa settentrionale ed il Mediterraneo. Si ha inizialmente aria calda secca con trasporto di sabbia, che diventa poi umida, provocando una depressione barometrica oltre ad un aumento del potenziale elettrico e della ionizzazione positiva dell' atmosfera. I sintomi sono cefalea, astenia o irrequietezza, cardiopalma, algie precordiali, ansia, insonnia, ipertensione. La sindrome del vento dell' Est, vento freddo ed umido proveniente dai Balcani, colpisce i neurolabili causando loro astenia e talora febbre. La sindrone da fohn è nota soprattutto agli abitanti della pianura padana. Questo vento, molto frequente a Sud della catena alpina, trae origine da un ciclone atlantico che spinge aria umida a ridosso del versante Nord delle Alpi. Questa, costretta a salire, perde umidità per compressione e provoca piogge e nevicate; quindi precipita sul versante opposto dove si presenta asciutta per riscaldamento. Conseguenza immediata: fusione della neve, riduzione della pressione, aumento del potenziale elettrico e del tenore di ozono. La sintomatologia clinica è caratterizzata generalmente da astemia fisica e psichica con ipotensione ed in alcuni casi con riduzione anche rilevante dei poteri di concentrazione e di autoinibizione, irritabilità, ansietà, ipertensione, cefalea, vertigine, emorragie, stasi venosa, formazione di emboli. Studi compiuti all' università dell' Illinois hanno mostrato un aumento degli infortuni quando soffia il fohn; a Zurigo è stata rilevata una possibile correlazione tra il vento e l' aumento degli incidenti stradali nel periodo 1958 1961. La sindrome del mistral è tipica nella regione che va da Montpellier a Lione; colpisce in particolare ilattanti con insonnia, agitazione, talora febbre fino a 40, convulsioni, vomito, diarrea e disidratazione. Gli adulti risentono di irritabilità, depressione fisica e psichica, insonnia. Lo sharav, vento tipico del territorio di Israele, provoca la sindrome del vento caldo e secco del deserto con un aumento della temperatura di 15 sopra la media ed un' umidità relativa del 25 30%, specie nella zona di Gerusalemme. Sulla base degli studi clinici compiuti sui soggetti colpiti da questo stress meteorologico si sono avuti il 43% di casi di sindrome irritativa con insonnia, emicrania, nausea, vomito, palpitazioni cardiache, laringiti, faringiti, vertigini ecc.; il 44% di casi di sindrome di esaurimento con affaticamento, cefalea, apatia, depressione ed episodi ipoglicemici; il 13% con sindrome di ipertiroidismo, tachicardia, sudorazione, acne, perdita di peso ecc ; 4% di adiposi e 3% di ipertensione. La sindrome da temporale può comparire in qualsiasi luogo in occasione di intense e brusche variazioni delle condizioni atmosferiche connesse con lo scatenarsi di temporali. Con tale situazione si ha la comparsa di dolori muscolari, articolari, ossei, cefalee, modificazioni dell' umore, irritabilità, depressione psichica, insonnia. La maggior parte di questi disturbi scompare quando comincia a piovere. In coincidenza con il passaggio dei fronti ciclonici, specie di quello caldo, compare la sindrome del fronte ciclonico. Un «fronte» è la superficie di separazione tra due masse d' aria con proprietà fisiche diverse (ad esempio una calda ed una fredda). Lungo questa superficie si hanno variazioni più o meno brusche di alcuni parametri climatici quali la pressione atmosferica, la temperatura, l' umidità, il campo elettrico, con perturbazioni atmosferiche quali temporali, vento, ecc. Le meteoropatie si manifestano in genere prima che insorgano le perturbazioni in quanto i disturbi dell' organismo sono legati non tanto alle perturbazioni stesse quanto ai fenomeni atmosferici che le determinano (variazione della pressione ecc. ). Giorgio Minetti


LE ZEOLITI Tutte le virtù delle «pietre bollenti» Molto impiegate nella raffinazione del greggio
Autore: ZECCHINA ADRIANO, GARRONE EDOARDO

ARGOMENTI: CHIMICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

LO studio e la sintesi delle zeoliti e dei materiali zeolitici sono un buon esempio di collaborazione fruttuosa tra mineralogisti, cristallografi, chimici e scienziati dei materiali. Molte classi di zeoliti furono infatti prima descritte dai mineralogisti per essere poi modificate e arricchite di nuove strutture sintetiche dagli altri scienziati. La parola zeolite (pietra bollente) è stata coniata dallo scienziato svedese Cronstedt nel lontano 1756 per un minerale, la stilbite, che mostrava di perdere vigorosamente vapor d' acqua durante il riscaldamento e di poterlo assorbire di nuovo durante il raffreddamento. Questa caratteristica illustra bene una proprietà fondamentale delle zeoliti: quella di intrappolare facilmente nel loro reticolo cristallino considerevoli quantità di molecole che alla temperatura ambiente possono essere gassose. La permeabilità alle molecole distingue questi solidi dai solidi comuni che, in condizioni normali, sono impenetrabili. Questa è una conseguenza della loro mirabile struttura cristallina, che invece di essere compatta, presenta al suo interno un intreccio ordinato di canali e cavità, le cui caratteristiche, oltre a rappresentare un problema teorico di grande complessità, possono essere variate nei modi apparentemente più imprevedibili. I tipi di zeoliti e materiali zeolitici naturali e sintetici (il loro numero è in continua crescita) sono così numerosi che qui una descrizione particolareggiata è impossibile. Possiamo però limitarci, a scopo esemplificativo, alla descrizione di due famiglie di zeoliti strutturalmente imparentate: la Zeolite A e la Faujasite Y. Come tutti gli edifici, anche quello cristallino delle zeoliti è costruito con «mattoni» microscopici che, messi uno sull' altro e saldati tra di loro, formano il cristallo. Nel nostro caso il mattone è un tetraedro formato da un atomo di silicio (Si) e/o alluminio (Al) al centro e 4 atomi di ossigeno ai vertici. I tetraedri sono legati l' uno all' altro mediante i vertici a formare una unità più complessa (sodalite). Se uniamo tra loro le unità sodalitiche mediante prismi quadrati, otteniamo un edificio cristallino che ha canali di pochi Angstrom di diametro (Linde A); se uniamo invece le unità sodalitiche mediante prismi esagonali, otteniamo il reticolo della Faujasite, che ha canali e cavità di dimensioni superiori (8 12 Angstrom). I canali della zeolite A sono sufficientemente grandi da permettere il passaggio di molecole di acqua e ammoniaca ma troppo piccoli per molecole di maggiori dimensioni. I canali della Faujasite invece permettono il passaggio di molecole molto più grandi come quelle degli idrocarburi aromatici (per esempio il dimetilnaftalene). Per questa loro capacità di selezionare le molecole in funzione della loro dimensione, le zeoliti vengono anche chiamate setacci molecolari e trovano vastissima applicazione. I canali e le cavità non sono in realtà così vuoti come sembrerebbe. Infatti, a causa della diversa valenza del silicio e dell' alluminio, (IV e III rispettivamente), ogni atomo di alluminio presente nel reticolo deve essere accompagnato da un altro atomo monovalente (in generale il sodio: Na). Una rappresentazione più realistica di una Faujasite prevede un rapporto Si: Al = 3: 1 con il corretto numero di atomi di sodio. Tali atomi sono sotto forma di ioni positivi Napiù e possono essere facilmente «scambiati» con altri ioni positivi provenienti dall' esterno. Tali proprietà scambiatrici trovano utilizzo in molti comparti della chimica e per modificare il grado di durezza delle acque. Le proprietà scambiatrici possono essere sfruttate per introdurre artificialmente all' interno dei canali degli ioni dotati di particolari proprietà. Se per esempio scambiamo gli ioni Napiù con ioni Hpiù, la zeolite acquista proprietà acide e ogni molecola di idrocarburo che vi penetri viene frammentata ed isomerizzata, con formazione di molecole di minore dimensione. In questo caso si dice che la zeolite funziona da catalizzatore di craking e trova impiego vastissimo nell' industria della raffinazione petrolifera. Tutta la benzina viene ottenuta dal petrolio mediante processi che utilizzano zeoliti (nel solo ' 87 sono state usate 300. 000 tonnellate di zeolite a questo scopo). Allo stesso modo, se al posto dello ione sodio poniamo uno ione ammonio (NH4più ) o uno ione rameoso (Cupiù ) la zeolite acquista nuovi importanti impieghi nell' abbattimento di uno dei gas nocivi nelle emissioni di scarico delle automobili (ossido di azoto). Tutti questi esempi mostrano come le cavità di questi solidi possano essere trasformate in microscopici laboratori chimici corazzati e sicuri, capaci di migliorare i processi industriali e di contribuire alla pulizia dell' ambiente. Abbiamo sinora illustrato solo un tipo di struttura zeolitica; in realtà le strutture possibili sono moltissime, affascinanti e piene di sorprese. Sono in particolare in grande sviluppo studi concernenti zeoliti e materiali zeolitici contenenti atomi diversi dal silicio e alluminio, come titanio, fosforo, vanadio, molibdeno, cromo). Alcune delle nuove zeoliti recentemente sintetizzate hanno bassissima densità e contengono canali di grandi dimensioni, adatti alla costruzione di membrane inorganiche e all' immobilizzazione di enzimi. E' prevedibile che queste sofisticate strutture cristalline di sempre più frequente origine sintetica, possano trovare utilizzazione nei più svariati campi applicativi, anche apparentemente molto lonani da quelli originali che ne avevano giustificato il nome di pietre bollenti. Adriano Zecchina Edoardo Garrone Università di Torino


«EYEGAZE» L' occhio comanda il computer Serve ai disabili, in prova a Torino
NOMI: CLEVELAND DIXON, CLEVELAND NANCY
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

U N computer comandato con il movimento degli occhi che consente ai tetraplegici di comunicare, di uscire dalla prigione in cui la malattia tende a rinchiuderli. Si chiama «Eyegaze» e il prototipo fu presentato proprio un anno fa a Torino dai due americani che lo hanno progettato, l' ingegner Dixon Cleveland e sua moglie Nancy, in un incontro organizzato dalla Datarc, un' associazione torinese composta di volontari che si occupa tra mille difficoltà (assenza di finanziamenti, di appoggi, persino di una sede) di studiare le tecnologie di punta applicabili alla disabilità. Ora, grazie all ' intervento della Fondazione Specchio dei Tempi, il primo «Eyegaze » operativo è arrivato in Italia e da alcuni giorni è al Bit, dove viene «adattato» all' impiego pratico e dove si stanno svolgendo corsi per gli istruttori che a loro volta dovranno aiutare i disabili al suo uso. Subito dopo sarà installato in casa di S. 35 anni, torinese. S. a 15 anni è stato colpito da sindrome atassica, una malattia neurologica progressiva che a poco a poco lo ha paralizzato costringendolo su una carrozzina, lasciandogli unicamente una limitatissima possibilità di muovere le mani, ma privandolo della possibilità di parlare. Nonostante la grave menomazione S. si è laureato; una grande vivacità intellettuale e emotiva gli consente di esprimere la sua personalità in opere letterarie che gli hanno meritato riconoscimeti nazionali e internazionali. Per scrivere, lentamente e faticosamente, usa un personal computer con la ormai sempre più limitata possibilità di usare le mani. «Eyegaze computer system» funziona attraverso una telecamera a raggi infrarossi che capta il momento di messa a fuoco dell' occhio su comandi che compaiono su uno schermo, li trasforma in un impulso elettrico e questo agisce su un computer; in questo modo anche chi è privo dell' uso delle mani può usare un gran numero di parole e di comandi, può esprimere il proprio pensiero a chi gli sta vicino, scrivere testi ma anche impartire una serie di ordini già predisposti con cui, ad esempio, accendere e spegnere la luce, aprire e chiudere porte, agire su lavastoviglie e televisore; inoltre con un sistema di voce sintetizzata anche chi è privo di voce può «parlare» e telefonare. Insomma, un ventaglio di possibilità piuttosto vasto e suscettibile di ulteriori ampliamenti a mano a mano che la tecnologia fornisce nuove soluzioni. Si tratta ora di valutare se il sistema è adatto alle egigenze di S.; in caso contrario, precisano alla Datarc, potrà essere provato con altre persone. A S. «Eyegaze» dovrebbe consentire di lavorare più rapidamente e con meno fatica, e soprattutto di guardare ai progressi del male con minore preoccupazione; inoltre il sistema ideato dai Cleveland gli dovrebbe permettere di far funzionare una protesi vocale ( «speaker» ), il telefono e un sistema di controllo dell' ambiente (apertura e chiusura di porte e finestre, comando degli apparecchi elettrodomestici, della tv) dandogli una certa autonomia e consentendogli di fare a meno della presenza continua di un assistente.


DOPO LE USTIONI Non basta una pelle nuova Occorre anche ricostruire la sensibilità
Autore: PANZICA GIAN CARLO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 023

SE sui giornali comparisse l' annuncio di un nuovo sensazionale prodotto da indossare capace di informarci sulle variazioni di temperatura, esaltare sensazioni piacevoli, aiutarci a distinguere il liscio dal ruvido così come il caldo dal freddo e proteggerci dalle infezioni, molti di noi cercherebbero di sapere qualcosa di più a proposito di questo moderno mantello magico. In realtà scopriremmo di non aver bisogno di comprare nulla, in quanto siamo nati con il nostro specifico mantello non magico, ma naturale: la cute. Essa è capace di fare tutto quanto sopra descritto, oltre a svolgere numerose altre funzioni vitali. La cute è il più esteso organo di senso dell' organismo umano e rappresenta l' interfaccia tra il nostro organismo e il mondo esterno. Essa è infatti sede di specifiche strutture nervose, deputate alla trasduzione della stimolazione sensitiva in segnale nervoso. Dalla cute dipendono la sensibilità tattile e la sensibilità generale. Non tutte le regioni della cute hanno la stessa capacità di discriminazione sensitiva: ad esempio, nella specie umana, la pelle dei polpastrelli rappresenta la porzione più sensibile di tutto l' apparato cutaneo Esiste quindi una stretta associazione tra integrità della cute e possibilità di integrazione e interazione con il mondo che ci circonda: l' essenzialità di questo rapporto è messa drammaticamente in evidenza dalle patologie che distruggono porzioni più o meno estese di pelle. Questi danni sono particolarmente rilevanti nel paziente ustionato, nel quale, insieme ad altre complesse alterazioni, si presenta costantemente una più o meno estesa distruzione cutanea con perdita di terminazioni nervose sensitive. Ustioni profonde (di terzo grado) determinano infatti la distruzione pressoché totale delle fibre nervose, incluse quelle del dolore. In questi casi la ricostruzione del mantello cutaneo avviene attraverso successivi interventi di trapianto. Perché il trapianto non rappresenti solamente un mezzo di copertura della lesione, è essenziale che garantisca anche un buon recupero sensitivo. Uno dei problemi centrali per ottenere risultati ottimali dal trattamento dei pazienti ustionati è quindi la comprensione dei fenomeni di rigenerazione nervosa sensitiva che possono avvenire nei lembi trapiantati. Per limitarci alla rigenerazione nel sistema nervoso periferico, la più importante per i trapianti cutanei, gli studi attualmente in corso indicano che il processo rigenerativo, dopo l' interruzione sperimentale e la successiva sutura di un nervo, procede attraverso una sequenza di eventi che dipende da diversi fattori, tutti ugualmente importanti: le relazioni spaziali che compaiono tra le fibre rigeneranti, la polarizzazione delle fibre stesse, le interazioni con l' ambiente circostante e le tecniche microchirurgiche utilizzate nel corso del trapianto. Ovviamente la ricrescita di fibre nervose nel trapianto non ne garantisce la ripresa funzionale, in quanto la reinnervazione deve essere seguita dalla ricostruzione di unità recettoriali cutanee correttamente funzionanti. Nonostante la grande importanza di questo tema e l' ampia casistica su modelli animali sperimentali, le ricerche sull' uomo sono ancora poche. Tra queste particolarmente rilevanti sono state le ricerche pionieri stiche, iniziate già 30 anni fa, che hanno indicato l' importanza del pieno recupero della sensibilità del trapianto come parametro di giudizio della buona riuscita dell' intervento. I risultati clinici successivi hanno sottolineato l' importanza delle tecniche chirurgiche per il recupero funzionale, mentre sono tuttora carenti i dati che spiegano le basi biologiche del fenomeno. La discordanza dei risultati clinici, istologici ed elettrofisiologici pubblicati può essere dovuta all' eterogeneità dei modelli utilizzati. La differente natura della lesione, i tipi di trapianto, la quasi inesistente descrizione delle caratteristiche di innervazione dell' area donatrice e dell' area ricevente, i tempi di attesa variabili giustificano le difficoltà interpretative. In questi ultimi anni l ' introduzione delle tecniche di identificazione immunoistochimica ha permesso di ampliare i metodi a disposizione del biologo di base Così oggi è possibile identificare con sicurezza la presenza di fibre nervose, garantendo anche un' ottima ripetitività del dato, base indispensabile per poter analizzare i fenomeni rigenerativi. Inoltre è possibile non solo evidenziare elementi strutturali delle fibre nervose (neurofilamenti, particolari proteine), ma suddividerle in categorie sulla base del loro contenuto in molecole neuroattive (neurotrasmettitori e neuropeptidi) ) la cui influenza sui fenomeni degenerativi e rigenerativi periferici è quasi totalmente ignota. L' utilizzazione di queste tecniche, e soprattutto le risorse messe a disposizione dalla Fondazione Piemontese per gli Studi e le Ricerche sulle Ustioni, hanno permesso di intraprendere in questi anni ricerche a lungo termine sui fenomeni di rigenerazione nei trapianti, in particolare la quantità di strutture nervose sensitive di varie zone del corpo, importanti in quanto di lì si preleva la pelle per i trapianti, in rapporto a quelle della cute normale. La speranza è che da questa ricerca condotta in maniera integrata da ricercatori clinici e biologi si abbia un reale progresso nella comprensione delle basi biologiche dei fenomeni rigenerativi periferici, che possano quindi suggerire approcci diagnostici e terapeutici innovativi. Gian Carlo Panzica Università di Torino


INQUINAMENTO I dolori degli alberi metropolitani Insidiati dall' ozono e dall' anidride solforosa
Autore: ACCATI ELENA

ARGOMENTI: ECOLOGIA, BOTANICA, INQUINAMENTO, ATMOSFERA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 023

COME vivono gli alberi di città quando il tasso di inquinamento raggiunge livelli critici per l' uomo? Non è certo un problema nuovo: già negli Anni Trenta era gravissimo a causa dei fumi prodotti dalla combustione del carbone usato per il riscaldamento e l' industria. Oggi l' uso del carbone è notevolmente ridotto, ma l ' aumento dell' attività industriale e l' uso dei motori a combustione interna hanno portato all' incremento di altri inquinanti. L' ozono, l' ossido e il protossido di azoto, l' anidride solforosa e l' ossido di carbonio possono causare alle piante molti danni. Si tratta di un settore generalmente affrontato dai patologi vegetali, in quanto molte delle alterazioni presentate dalle piante sono simili a quelle indotte da funghi, batteri e insetti. Il danno alle piante è più grave alla fine della primavera e d' estate, quando maggiore è il rigoglio vegetativo. La prima segnalazione dell' ozono, gas azzurrino dall' odore particolare prodotto dalla combinazione degli ossidi di azoto e dei vapori organici dovuti alle emissioni esauste dei veicoli, risale al 1958. Uno dei primi sintomi è la comparsa di aree di un paio di millimetri, su entrambe le pagine delle foglie, di aspetto oleoso: è l' effetto dell' acqua che si accumula negli spazi tra le cellule. Tali aree sono seguite da altre tondeggianti, necrotiche, lungo le nervature delle foglie. Nelle latifoglie come platano, acero, frassino e faggio, i danni si manifestano tra le nervature, mentre nelle conifere interessano gli aghi semimaturi sotto forma di bande trasversali. L' ozono penetra nella foglia attraverso gli stomi della pagina inferiore. Le cellule perdono la funzionalità e poi muoiono. L' ozono è un gas fortemente ossidante: tra l' altro riduce lo sviluppo delle radici perché rende la pianta più sensibile alle carenze d' acqua e rallenta l' accrescimento del vegetale. Tra le specie sensibili vi sono il noce e il lillà, il pino e il sicomoro, il Liriodendron e il frassino. E inoltre: l' avena, il fagiolo, l' erba medica, il grano. L' acero, la betulla, il faggio e l' olmo si rivelano invece più resistenti. I danni dell' ozono sono simili ad altre manifestazioni come quelle prodotte sul platano da un insetto, la Corythuca. Questo rende difficile distinguere i danni da ozono da quelli prodotti, ad esempio, da alcuni virus. Dal 1961 è stato identificato e studiato un inquinante secondario, il PAN (nitrato di perossiacetile) originato dalla reazione tra idrocarburi, ossidi di azoto e ozono. Bastano poche ore a concentrazioni anche molto basse perché sulle foglie compaiano immediatamente argentature e bronzature. I danni dovuti all' anidride solforosa erano già stati osservati e descritti almeno un secolo fa. Questo gas ha un impatto ambientale terribile in quanto, combinandosi con l' acqua, causa l' acidificazione del terreno e dell' acqua di pioggia (piogge acide). Le foglie ingialliscono e cadono. Tra le specie più sensibili vi sono il larice, il pino, l' abete e il biancospino. In genere le latifoglie mostrano sintomi necrotici prima delle conifere, anche se poi riescono a sopravvivere anche là dove le conifere non resisterebbero. Le piante debilitate dall' anidride solforosa sono più suscettibili agli attacchi parassitari e meno resistenti alle gelate tardive. Anche se si sa che le polveri sono molto dannose, le indagini finora compiute sono molto rare. L' inquinamento da polveri è di tipo cronico. Le foglie finiscono per essere ricoperte da croste più o meno compatte che ostruiscono le aperture stomatiche riducendo gli scambi gassosi tra foglie e ambiente. Quando le particelle sono costituite da materiali solubili sono possibili effetti caustici a carico della cuticola e dell' epidermide, oppure penetrazione attraverso gli stomi di soluzioni tossiche. Elena Accati Università di Torino


Platani dalla brutta cera A Roma, foglie bianche per lo stress
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 023

U N quarto dei platani di Roma, quasi seimila alberi, hanno una «brutta cera». Il pallore del fogliame indica che soffrono di stress da inquinamento. E' il risultato di un «check up» molto particolare, il telerilevamento a infrarosso, che il Dipartimento di Biologia vegetale dell' Università «La Sapienza» ha condotto per sette anni, in collaborazione con l' Istituto Superiore di Sanità Gli alberi sono stati fotografati dall' elicottero con speciali pellicole, sensibili alle radiazioni infrarosse, così da scoprire ciò che a occhio nudo non era ancora visibile. Nella classifica delle specie più diffuse a Roma, il platano occupa il terzo posto, dopo i pini e le querce. Non tutte le chiome dei platani hanno dimostrato un indentico potere riflettente nei confronti degli infrarossi. Il colore delle foglie può infatti variare dal rosso, al rosa pallido, al bianco, percorrendo tutta la scala della salute da quella buona a quella scadente. Per risolvere l' enigma di quel 25 per cento di esemplari sbiaditi, i laboratori della Facoltà di Botanica hanno dato il via, tra il ' 90 e il ' 91, alle analisi sul contenuto di acqua e clorofilla delle piante malconce e paragandolo con quello delle cugine floride. Le indagini hanno identificato un presunto colpevole: l' anidride solforosa. A venire intaccata non sarebbe la clorofilla, i cui valori sono risultati inalterati, ma la quantità d' acqua presente nelle foglie. L' anidride solforosa, a concentrazioni comprese fra i 50 e i 500 microgrammi per metro cubo, potrebbe essere responsabile di una maggiore traspirazione delle foglie. Con un microscopio a scansione elettronica si è infatti visto che le cellule epidermiche del fogliame perdono il loro originario turgore e disidratano le foglie in quanto i tessuti trattengono una quantità inferiore di acqua. (Ansa)


POLEMICA L' inconscio non è una temibile tossina
Autore: CAROTENUTO ALDO

ARGOMENTI: PSICOLOGIA
NOMI: FREUD SIGMUND, CALISSANO PIETRO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 023

PIETRO Calissano ha sollevato su Tuttoscienze della scorsa settimana la questione dei rapporti tra psicoanalisi e scienze neurofisiologiche, di cui gli psicoanalisti ignorerebbero i grandi progressi. Per affrontare il problema non posso che proporre una prospettiva dettata da una personale scelta di campo clinica e teorica. Esiste un assunto in base al quale la sofferenza mentale è la risposta «paradossale» ma non incomprensibile a una perdita di senso le cui radici non affondano in un qualche difetto di neurotrasmissione. E' possibile invece pensare a una serie di rovinose esperienze nella comunicazione interpersonale che, minacciando l' integrità psichica dell' individuo, lo portano a mettere in atto delle difese radicali, quelle che poi il linguaggio tecnico definisce deliri, allucinazioni, sintomi psicotici e così via. E' importante cioè comprendere le dinamiche che si creano all ' interno di una rete familiare, i modelli comportamentali che l' individuo acquisisce e introietta, i ruoli che è costretto a interpretare per garantire la propria sopravvivenza o quella del suo nucleo familiare patogeno, e come tra questi sia incluso anche il ruolo di «malato». E' a partire da questa scelta che ci si impegna in un lavoro terapeutico mirato non tanto a somministrare farmaci «che tengono sotto controllo le allucinazioni di uno psicotico» e sulla cui «efficacia» non nutriamo alcun dubbio, quanto a ricercare con le cause, il significato profondo del linguaggio sintomatico del paziente. Non si tratta di reprimere e controllare, quanto di fornire al paziente la possibilità di affrontare e decifrare un materiale psichico collegato a conflitti e a traumi che, attraverso la relativa protezione offerta dalla situazione analitica, egli poi potrà padroneggiare e reintegrare. La scelta dello psicologo del profondo è quella di tutelare la soggettività dell' esperienza, ed è in questo riconoscimento che ogni dualismo tra mente e corpo viene a cadere, come da decenni la psicosomatica sostiene. Nel rispetto delle reciproche posizioni, non si tratta allora di fare questioni di priorità, di battagliare sul primun movens, l' organico o lo psichico, la psicoanalisi o la neurobiologia. In questo modo si è imbrigliati in una scissione che non feconda certo la ricerca sul delicato universo della sofferenza mentale. E' auspicabile invece una collaborazione che rispetti e non neghi la diversità delle scelte. Si sostiene che Freud oggi non farebbe lo psichiatra, cioè il clinico, ma sarebbe un neuroscienziato. E' tuttavia noto che il giovane Freud abbandonò il suo lavoro presso un istituto di fisiologia molto famoso, per dedicarsi alla pratica clinica, a quanto pare con profonda passione. E non sappiamo se, dinanzi ai «successi dell' attacco biologico ai problemi della mente» , il fondatore della psicoanalisi sarebbe stato altrettanto orgoglioso. Non si tratta infatti di attaccare, negare e reprimere, quanto piuttosto di comprendere, tradurre, reintegrare. Io non credo che l' obiettivo della neurobiologia sia quello di «ridurre il " tasso di inconscio" che di solito si attribuisce a ogni individuo », come qualcuno potrebbe auspicare, evidentemente ritenendo l' inconscio quantomeno una minacciosa tossina, così come la psicoanalisi non ha mai negato l' evidenza di un fondamento neurobiologico dell' attività psichica. Si tratta di scelte operative che ognuno ha fatto in base ad una soggettiva motivazione scelte rispettabilissime e destinate a convivere, spero pacificamente. Aldo Carotenuto Psicoanalista junghiano Università di Roma «La Sapienza»


IL CONCORSO «SCOPRIAMO LE CARTE» Atlante di luoghi reali e sognati Dal «pappamondo» all' evasione nell' isola inesistente
ARGOMENTI: DIDATTICA, GEOGRAFIA E GEOFISICA
ORGANIZZAZIONI: LA STAMPA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 024

SCOPRIAMO le carte: si intitolava così il concorso di cartografia «reale e fantastica, aperto a tutti giovani e adulti, da soli o in gruppo, per sviluppare la cultura geografica e la coscienza ambientale»; era organizato da «La Stampa» con la collaborazione di De Fonseca, G3 Informatica, Supercomputer e Lions Club Torino Stupinigi e con il patrocinio dei ministeri della Pubblica Istruzione e dell' Ambiente. Un tema a prima vista circoscritto, quasi specialistico. E invece, come hanno mostrato i circa 500 lavori arrivati da tutta Italia e dall' estero, capace di mettere al lavoro complessivamente circa 5000 persone, di far scattare la fantasia e la creatività, di portare alla ribalta un interesse crescente per il territorio e per la gente, di provocare soluzioni geniali, con risultati spesso imprevedibili. Un esempio? Alessandra Aime, terza media di Salò, ha costruito con carta e colla il «pappamondo»; il globo terrestre posato in un piatto e infilzato da una forchetta; Europa e America sono fatti di sugosi spaghetti, la Cina è coperta di riso, ma sull' India e sull' America del Sud lo strato mangereccio si assottiglia, su gran parte dell' Africa è quasi inesistente; una rappresentazione del mondo in base alle calorie disponibili per le popolazioni, la sintesi ironica del problema tremendo della diseguaglianza e del contrasto tra sovralimentazione e fame. Geografia autobiografica, invece, quella di Valentina Passone di Latina, con «La mappa della mia vita», luoghi e itinerari tra fanciullezza e adolescenza allegramente disegnati su una T shirt mentre, inseguendo le suggestioni di una carta geografica, molti sono approdati all' ecologia. La scuola media di Sordevolo, un paese ai piedi della montagna biellese, ha censito fonti e ponti del suo territorio, li ha descritti meticolosamente, quasi per consegnarli all' attenzione della collettività come beni che non si devono nè sporcare nè distruggere. Come hanno fatto anche gli allievi della IV elementare di Frassinello Monferrato, che hanno battuto palmo a palmo il territorio raccontandone la storia, gli ambienti, gli uomini e ricavandone un colorato plastico; e quelli della media «Nino Costa» di Chiavazza, nel Biellese, che hanno indagato il loro paese e ne hanno ricavato un gigantesco gioco dell' oca; e ancora quelli del «Gobetti» di Villarbasse, che hanno costruito il plastico della collina morenica di Rivoli, con il sentiero che collega tra i boschi la Dora al Sangone, gli animali e le piante. Di grande rilievo il contributo dell' Ipla, l' Istituto delle piante da legno di Torino, con la sua carta dei «livelli di sensibilità ambientale» della pianura e della collina torinese nella quale è messa in evidenza la vulnerabilità dell' ambiente a nuovi insediamenti abitativi o industriali. Le carte possono essere il punto di partenza di una geografia fantastica come per Mario Pegollo di Marina di Massa che ha «descritto» Echina To Wei (che in linguaggio «locale», anch' esso inventato e reso accessibile da un apposito vocabolario, significa «Lunga chioma verde» ), isola inesistente che grazie all ' accurata descrizione acquista concretezza e credibilità. Quello dell' isola fantastica è evidentemente un sogno ricorrente: un concorrente argentino, Josè Maria Almada, di La Plata, ha tracciato la storia completa di un' isola sudamericana, dalla scoperta alla trasformazione in paradiso turistico; alla «sua» isola Ati Salvaro, un concorrente di Zagabria, ha lavorato addirittura 18 anni. Ci può essere una cartografia della memoria quando, come nel caso di Mario Mantelli di Alessandria, carte e mappe hanno un potere evocatore di luoghi e momenti del passato che hanno un rilievo particolare nella propria via; o una cartografia del sociale, quando i ragazzi della scuola elementare di Arzano, vicino a Napoli, studiano il quartiere in cui vivono, descrivono le loro case e ognuno esprime le proprie valutazioni in un bigliettino, come Salvatore: «Ora vi dico che penso della mia casa: è bella, a me piace, è generosa perché mi riscalda». Sono solo alcune delle cose che più hanno colpito il cronista, impossibile una citazione completa ed è un peccato perché è davvero un tesoro di inventiva e di freschezza quello che per ora è stipato in due aule della scuola «Gozzi» di Torino; perché non farne una mostra?


I vincitori Laboratori linguistici, plastici e computer in premio a grandi e piccoli aspiranti cartografi
ARGOMENTI: DIDATTICA, GEOGRAFIA E GEOFISICA, VINCITORE
ORGANIZZAZIONI: LA STAMPA, SCOPRIAMO LE CARTE
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. Elenco dei vincitori
NOTE: 024

LA commissione giudicatrice del concorso «Scopriamo le carte», composta da Mario Salomone, direttore della rivista «Ecole», Enza Patti, per l' Editrice La Stampa, Mingo Jannon per il Lions Club e dagli insegnanti Carla Calcagno, Rodolfo Marchisio e Guido Quarzo, si è riunita nei giorni scorsi per esaminare i numerosi lavori giunti entro i termini stabiliti dal bando; dopo aver ringraziato la scuola elementare «Gozzi» di Torino, che ha ospitato i lavori, la commissione ha proclamato i vincitori delle varie sezioni. Eccoli. SEZIONE STUDENTI LAVORI COLLETTIVI Vincono un laboratorio linguistico Elta Digilab 2000 offerto dal Lions Club Torino Stupinigi la direzione didattica II circolo Arzano (Napoli), modulo IIA e IIB, categoria carte ambientali; la scuola media «A. Paoli», classe II C, di Signa (Firenze), categoria carte storiche e sociali; la scuola media «Accursio» di Impruneta (Firenze), categoria carte utopiche e fantastiche. Agli studenti delle classi vincitrici va inoltre un abbonamento annuale alla rivista «Atlante» della De Agostini offerto dal Lions Club Torino Stupinigi. Vincono dieci set di 100 plastici ciascuno delle regioni italiane offerti dal Centro didattico Borgione di Torino la scuola media «Gobetti» di Villarbasse (Torino), l' istituto tecnico per geometri «A. Pozzo» di Trento, la scuola materna «Pilone», direzione didattica VI circolo di Asti, la scuola media di Selva di Progno (Verona), la scuola elementare, classi I V, di Fonteno (Bergamo), la scuola elementare, classe IV, di Frassinello Monferrato (Alessandria), la scuola media «E. Bona» di Sordevolo (Vercelli), la scuola elementare «Battisti», classe IV, di Lecco, la scuola media «N. Cortese», classe II H, di Napoli, il laboratorio di grafica «Edizioni selvatiche», insegnante Francesca Rol, scuola elementare «Beata Vergine del Pilone», Torino. LAVORI INDIVIDUALI Vincono un computer HD 40Mb della Supercomputer di Torino Mirko Mainardi, II ITC di Bollate (Milano), Alessandra Aime della media «Medi» di Salò (Brescia) e Laura Dall' Olio della media «Innocenzo da Imola» (Bologna). SEZIONE NON STUDENTI Mario Mantelli, di Alessandria, vince un computer 486 HD 90 Mb della Supercomputer di Torino per il miglior lavoro in assoluto; il CST (Centro Socio Terapeutico) del Comune di Torino vince un computer 386 HD 60 Mb sempre della Supercomputer per il secondo miglior lavoro in assoluto; Mario Pegollo di Marina di Massa vince un volo andata ritorno per due persone destinazione Europa Mediterraneo a scelta offerto da Nouvelles Frontieres per il terzo miglior lavoro in assoluto; vincono un computer HD 40 Mb della Supercomputer per il miglior lavoro di ciascuna delle tre categorie il Centro di cultura sociale «D. Pirtoli» di Giuggianello (Lecce), per le carte ambientali; Pasquale Morroi di Cengio (Savona) per le carte storico sociali, e Pasqualina Ciccarelli di Settimo Milanese (Milano) per le carte utopico fantastiche. MENZIONE SPECIALE La Commissione, infine, ha ritenuto che meritassero una menzione speciale l' Ipla di Torino, l ' ITC «Romero» di Rivoli (Torino), Paola Tarino e Adriano Boano di Torino, Carlo Randone di Chivasso e Josè Maria Almada di La Plata (Argentina).


LA PAROLA AI LETTORI CHI SA RISPONDERE? Camminate pure sulla Terra: non si consuma]
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 024

TANTE lettere, ancora questa settimana, sul numero degli Stati nel mondo. Oggi ne abbiamo scelte due. La settimana prossima pubblicheremo la risposta ufficiale dell' Istituto Geografico De Agostini. «Non condivido il conteggio del signor Guaraldo. Secondo me, gli Stati sono 177. In Europa sono 39, escludendo l' ex Jugoslavia e l' ex Urss e includendo Estonia, Lettonia, Lituania, Croazia, Slovenia, Federazione serbo montenegrina; Bosnia Erzegovina, Macedonia, Csi. In Asia, 39: i sette Emirati arabi contano per uno; non calcolo le Repubbliche asiatiche ex Urss, che confluiscono nel Csi ed escludo anche la Georgia. In America, 35: 23 al Nord e al Centro, 12 al Sud. In Oceania, 12: escludo le isole Marshall e gli Stati Federati di Micronesia, di fatto territori Usa ma includo la Repubblica di Palau. In Africa, 52: escluse, per ora, Eritrea e Repubblica Sahrawi. Marcello Gallina, Lenta (VC) Secondo i nostri calcoli, gli Stati oggi esistenti in tutto il mondo sono 188: 52 in Africa, 48 in Asia, 42 in Europa, 35 nelle Americhe 11 in Oceania. IIIB T. P. Scuola Media «C. Dalla Chiesa» Nizza Monferrato (AT) Perché, esponendoci al sole, i capelli si schiariscono? Si tratta di un processo ossidativo simile al trattamento con acqua ossigenata, comunemente usato per schiarire i capelli (analogo anche alla «sbianca» della biancheria stesa al sole). I coloranti organici (dei capelli e della cellulosa delle fibre) hanno struttura chimica insatura che viene aggredita dagli ossidanti con formazione di composti incolori: tale è l' ossigeno atomico che si forma per azione dei raggi ultravioletti sull' ossigeno dell' aria (tutte le stoffe colorate esposte al sole tendono a schiarirsi] ). I capelli si schiariscono di più al mare in quanto vengono esposti al sole bagnati, e l' acqua è un buon solvente per l' ossigeno sia molecolare sia atomico. Gli ossidanti (e quindi candeggianti) più noti agiscono a temperature diverse: l ' acqua ossigenata e l' ozono a temperatura ambiente, la candeggina e il perborato a temperature crescenti. Andrea Ferrero Borgomanero (NO) Perché, versando un cucchiaio di zucchero in un bicchiere d' acqua gasata, il gas si libera tumultuosamente? Il gas che si libera tumultuosamente è l' anidride carbonica. In assenza di zucchero, essa è in equilibrio nell' acqua sia con lo ione idrogeno carbonato sia (ed è quel che più conta) con la pressione atmosferica: l' aria che sovrasta la superficie del liquido impedisce infatti, o per lo meno «modera», la fuoruscita del gas. Aggiungendo zucchero, molto solubile in acqua e costituito da molecole di massa piuttosto elevata, si aumenta la densità della soluzione: sulle molecole «nascenti» di anidride carbonica viene esercitata una pressione superiore a quella atmosferica, ed esse si allontanano rapidamente dal liquido. Andrea Trossi Pinerolo (To) La crosta terrestre si consuma? Il mondo diventerà sempre più piccolo? Che domanda] Certo che si consuma] Ma avete idea di quante persone ci camminano sopra ogni giorno? Riccardo Cannavina, Torino La crosta terrestre non si consuma ma si modifica. Ciò si può spiegare con la teoria della tettonica delle placche. La litosfera (l' intero involucro esterno) è frammentata in una decina di placche che si muovono e si separano lungo giunzioni divergenti. Queste sono caratterizzate da attività vulcanica, che con il materiale fuso colma il vuoto che si crea quando le placche si allontanano. Esistono poi zone di convergenza, là dove le placche vengono a contatto. In questo caso, si formano catene montuose, soggette all' erosione. Il vento, il ghiaccio e l' acqua producono detriti che, attraverso i fiumi, ritornano agli oceani. La conseguenza è che il ciclo di formazione e distruzione delle rocce si ripete all' infinito. Mattia Martelli La Morra, Cn Il mondo non diventerà più piccolo perché la crosta terrestre si accresce a una velocità pari a quella con cui si consuma. 1A Rag. IT «Ferrini» Verbania & E' possibile perdere una partita a scacchi anche senza fare errori? & Dal porto di Eliat si possono vedere quattro Stati: Israele, Giordania, Egitto, Arabia Saudita. Ci sono altri posti da cui si possano vedere quattro Stati? & E' vero che, nell' epoca vittoriana, per pudore al British Museum si tagliarono gli attributi sessuali delle statue di epoca greca e romana? & E' vero che bere vino dopo la birra fa star male, mentre la birra dopo il vino fa star bene? & _______ Risposte a: «La Stampa Tuttoscienze » , via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax 011. 65. 68. 688, indicando chiaramente «TTS».


STRIZZACERVELLO Serate a poker
Autore: PETROZZI ALAN

ARGOMENTI: GIOCHI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 024

Serate a poker Un gruppo di amici ha deciso che l' unico modo per evitare che il gioco d' azzardo diventi una passione pericolosa è quello di giocare sempre all' interno della stessa cerchia, in modo che l' altalena della buona e della cattiva sorte funzioni alla fine come una livella automatica di perdite e di vincite. Ogni sera dunque, per 13 volte, quattro di loro si incontrano per una partita Al termine della serie di incontri, ciascuno ha giocato una e una sola volta con ciascuno degli altri componenti il gruppo. Alla luce dei dati forniti, sapreste dire quanti sono gli amici che hanno preso la saggia decisione? La soluzione a domani, accanto alle previsioni del tempo. (A cura di Alan Petrozzi)


Il pianeta visto da Peters Una geografia dei problemi dell' umanità
Autore: P_B

ARGOMENTI: GEOGRAFIA E GEOFISICA, DEMOGRAFIA E STATISTICA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: C. Come si scrive nel mondo: da sinistra a destra, da destra a sinistra, dall' alto verso il basso
NOTE: 024

LA cartografia è un linguaggio. Il linguaggio del territorio, ma anche della società che vive su quel territorio. Con una carta geografica possiamo descrivere montagne e fiumi, coste e confini di Stato. Ma possiamo anche, per esempio, dire in modo sintetico qual è il livello di istruzione di un popolo, quali sono le malattie più diffuse, quali le fonti alimentari e così via. Queste carte «tematiche» sono uno strumento di comunicazione della geografia relativamente recente. Della sua efficacia si sono accorti anche alcuni dei partecipanti al concorso di cui qui presentiamo l' esito Il «pappamondo» è un esempio molto originale e creativo di carta tematica. In esso è contenuta una informazione corretta qualitativamente e per quanto possibile anche quantitativamente ma la soluzione tecnica per trasmettere queste informazioni è stata trovata mettendo al lavoro la fantasia. Un repertorio molto ampio di carte tematiche si trova nell' «Atlante del mondo» di Arno Peters, pubblicato in Italia da Rizzoli qualche anno fa. Ce ne sono 246, raggruppate sotto 45 temi. Qui ne riproduciamo due tra le più curiose. Una rappresenta la direzione della scrittura nelle varie parti del mondo. Per noi è scontato che si scriva da sinistra verso destra. Invece la carta ci ricorda che questa non è affatto una regola assoluta, anche se è attualmente la più applicata. Tutto il mondo arabo scrive da destra a sinistra. Cina, Mongolia e Giappone (un quinto della popolazione mondiale) scrive dall' alto verso il basso. Sapere questo fatto non è puro nozionismo: ci dice molte cose sulla pluralità delle culture e sulla loro difficoltà di dialogo. La seconda cartina indica invece le aree dove si verificano gli uragani. Si vede così quanto siano privilegiate l' Europa e l' America del Sud da questo punto di vista: un privilegio che diamo per scontato ma che non lo è affatto per un sesto della popolazione mondiale. L' originalità della geografia secondo Peters (uno storico tedesco che solo in età matura ha scoperto la cartografia) si vede però ancora meglio nella strana forma allungata che assumono i continenti nei planisferi da lui disegnati L' allungamento (qualcuno ha parlato di una «cura dimagrante» ) dipende dalla particolare proiezione ideata da Peters per far corrispondere l' estensione dei continenti disegnati a quella effettiva salvando anche la corrispondenza delle direzioni angolari come avviene nella vecchia proiezione di Mercatore. Peters ha così messo in evidenza come quasi tutte le vecchie carte riflettessero, più o meno volontariamente, la cultura, le ideologie e talvolta anche i pregiudizi del cartografo. La proiezione di Mercatore, per esempio, è ottima per i naviganti, ma molto eurocentrica: la rappresentazione è abbastanza precisa alle medie latitudini, mentre distorce fortemente verso i poli; inoltre l' emisfero a Sud dell' Equatore è addirittura disegnato in scala più piccola. Oggi numerose carte tematiche dell' atlante di Peters sono superate: la dissoluzione dell' Unione Sovietica, per esempio, ha reso del tutto inattuali le mappe dell' inflazione e delle ideologie dominanti. Rimane però valida l' aspirazione di Peters: disegnare il mondo senza distorsioni e senza pregiudizi. Per questo ha abolito anche il meridiano fondamentale di Greenwich, che era stato scelto nel 1884 in omaggio alla potenza mondiale del Regno Unito (tra l' altro, ormai tramontata). In sostituzione, Peters propone un meridiano «neutro», che passa per lo Stretto di Bering e segna anche la linea del cambiamento di data. (p. b. )




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