TUTTOSCIENZE 24 febbraio 99


Aria condizionata Sulla ««Mir»» l'ambiente è ormai da anni maleodorante Ecco i sistemi per tenere pulita l'atmosfera sulla Iss
Autore: LO CAMPO ANTONIO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
NOMI: LINENGER JERRY
ORGANIZZAZIONI: MIR
LUOGHI: ITALIA

TRE anni fa colpì in modo particolare la notizia, riportata dopo i primi resoconti da parte degli astronauti americani ospitati sulla ««Mir»», dell'aria maleodorante che si respirava a bordo della stazione orbitante russa, che già aveva superato da tempo il ciclo previsto. ««Appena si entrava, passando dallo Shuttle - raccontò Jerry Linenger in modo molto esplicito - la puzza era terribile... ma poi ovviamente ci si abituava»». Mentre la Mir sta per concludere la sua vita operativa (fu lanciata 13 anni fa, il 20 febbraio 1986), si guarda alla nuova stazione spaziale, il cui assemblaggio è iniziato in autunno. Come sarà l'atmosfera a bordo? Innanzitutto si spera di non dover raddoppiare la vita operativa della nuova stazione come si è fatto per la Mir, altrimenti l'atmosfera sarà ancora una volta irrespirabile o quasi. Certo è che l'ambiente di bordo sarà assai migliore rispetto alla Mir o ai precedenti laboratori orbitanti russi Saljut e allo Skylab: l'esperienza europea maturata con gli Spacelab è stata molto utile agli ingegneri delle varie nazioni (Italia compresa con Alenia Aerospazio), per progettare il nuovo ambiente. Gli impianti che garantiranno la vita a bordo saranno separati tra la parte russa e quella americana. Le due atmosfere, formate al 70 per cento di azoto e al 30 per cento di ossigeno (pressappoco in percentuali terrestri), saranno però uguali e quindi la ««porta»» fra le due zone sarà aperta, con la possibilità, in caso di carenza di una delle due aree, di aiuto da una parte o dall'altra. La temperatura sarà regolabile intorno ai 20 gradi centigradi: vediamo com'è composto il sistema di controllo ambientale della Space Station. Esistono alcuni sottosistemi: di pressurizzazione atmosfera, di ricircolo aria, di controllo termico attivo, di fornitura acqua. Il sistema di pressurizzazione, come già sullo Shuttle e sulla ««Mir»», garantisce una pressione interna che è la stessa del livello del mare: viene ottenuta tramite ossigeno contenuto in serbatoi, il quale viene immesso nell'ambiente interno, e miscelato ad azoto, anch'esso in serbatoi. Va ricordato che su alcune capsule spaziali del passato, come le Mercury e Gemini americane, o le Vostok russe, l'atmosfera interna era di solo ossigeno, ma con una minore pressione. Oggi, sia sullo Shuttle che sui laboratori europei Spacelab, la pressurizzazione è ottenuta con 40 libbre di ossigeno e 130 libbre di azoto controllata da un sistema di valvole, e può essere variata in caso di necessità o per particolari operazioni da effettuare. Un sistema di ventole ricircola l'aria, e appositi filtri la ripuliscono da impurità (capelli, polvere, odori, umidità). Il sistema di controllo termico attivo garantisce lo smaltimento del calore tramite un complesso sistema di tubazioni e pompe. Il calore si crea nell'abitacolo a causa della presenza dell'equipaggio e per la strumentazione elettronica: tramite scambiatori viene trasferito dal sistema ad acqua a quello al freon che lo smaltisce per mezzo di radiatori. Antonio Lo Campo


ASTRONAUTICA «Io, lassù in orbita» Space Station, scelto Guidoni
Autore: GUIDONI UMBERTO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
PERSONE: GUIDONI UMBERTO
NOMI: GOLDIN DANIEL, GUIDONI UMBERTO
ORGANIZZAZIONI: ASI, NASA
LUOGHI: ITALIA, ITALIA ROMA

NEL recente incontro svoltosi a Roma tra la Nasa e l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Daniel Goldin - amministratore della Nasa - ha ufficialmente annunciato che un astronauta europeo sarà a bordo di una delle missioni dello Space Shuttle che, nei primi mesi del 2000, andrà ad attraccare in orbita con la Stazione Spaziale Internazionale. Quell'astronauta europeo sono io: inutile dire la mia soddisfazione nel vedere coronato un addestramento durato quasi tre anni. La scelta di un astronauta italiano come primo rappresentante del vecchio continente che metterà piede a bordo della Stazione Spaziale, è anche il riconoscimento del ruolo di primo piano che il nostro Paese ha svolto nell'ambito di questo programma. L'Italia partecipa alla grande avventura di fine millennio in ruoli diversi, che mettono in rilievo il carattere non episodico dell'impegno nel settore spaziale e l'alto grado di competitività raggiunto dall'industria aerospaziale nazionale. Il campo in cui l'impegno italiano è più visibile è quello logistico, cioè di rifornimento e di invio di attrezzature, che verranno utilizzate per ampliare le capacità operative della Stazione Spaziale. Il volo a cui sono stato assegnato - designato dalla Nasa come STS-102 - sarà proprio la prima missione di tipo logistico che utilizzerà il modulo italiano denominato Mplm, dalle iniziali del nome inglese ««Multi-Porpouse Logistic Module»». Il modulo logistico è stato realizzato nell'ambito di un accordo bilaterale con la Nasa che prevede che l'Asi costruisca, per conto dell'ente spaziale americano, tre moduli, identici, da inviare periodicamente in orbita. In cambio, l'Agenzia Spaziale Italiana potrà usufruire delle strutture della Stazione per ricerche scientifiche ««made in Italy»» che saranno condotte in orbita anche con l'ausilio di astronauti italiani. Grazie a questo accordo i nostri connazionali avranno la possibilità di effettuare missioni di breve durata, come membri di un equipaggio dello Shuttle, ma anche lunghe permanenze in orbita - da 3 a 6 mesi - a bordo della ««International Spece Station»» o Iss. La opprtunità di accedere ai laboratori della Iss per effettuare esperimenti in condizioni di ««microgravità»» e la possibilità di aumentare l'esperienza nel campo del volo umano sono entrambi aspetti molto importanti e giustificano l'investimento economico che il nostro governo ha affrontato in questi anni. La costruzione del primo modulo - ribattezzato Leonardo - è iniziata nell'Aprile del 1996 ed è stata completata a tempo di record utilizzando anche l'esperienza maturata in precedenti programmi spaziali come lo ««Spacelab»», condotto in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Leonardo è stato il primo elemento della Stazione ad essere consegnato ufficialmente alla Nasa nell'estate dell'anno scorso. E' arrivato al Kennedy Space Center a bordo dell'aereo ««Beluga»», un velivolo da carico per trasporti speciali, che è arrivato in Florida, dopo ben 2 giorni di viaggio, direttamente dagli stabilimenti dell'Alenia Spazio di Torino. Il ««container spaziale»» italiano è costituito da un modulo cilindrico - circa 7 metri di lunghezza per 5 di diametro - pesa quasi 5 tonnellate ed è in grado di trasportare fino a 10 tonnellate di carico che può essere stivato in 16 ««racks»» del tutto identici a quelli utilizzati a bordo della Iss. E' questa una delle caratteristiche più importanti del Modulo Logistico che, essendo pressurizzato ed in grado di fornire un ambiente a temperatura controllata, potrà ospitare esperimenti già cablati nella configurazione da volo. Per dare una idea della versatilità, per il futuro, è previsto anche l'utilizzo di frigoriferi che verranno utilizzati per portare a bordo campioni biologici per esperimenti ma anche nuove varietà di cibo surgelato - magari perfino gelati - per la gioia degli astronauti della Stazione che potranno permettersi il lusso di un cibo molto più vario di quello disponibile a bordo dello Shuttle. Il contributo italiano della Stazione passa anche attraverso la collaborazione ai programmi dell'Esa. L'ente spaziale europeo è impegnato nella realizzazione del laboratorio orbitale Columbus che sarà aggiunto alla Iss nella seconda metà del 2003. La progettazione di questo modulo si è mossa in parallelo a quella del Mplm e ha permesso di mettere a frutto importanti sinergie fra industrie europee e italiane. Ancora più importante è la leadership che il nostro Paese si è guadagnata in un altro importante programma europeo, che prevede la realizzazione di due dei tre Nodi, i punti nevralgici della Stazione, dove si incastrano le varie tessere di questo ««lego spaziale»». Il Nodo 1 - ribattezzato ««Unity»» - è stato lanciato lo scorso novembre a bordo della navetta americana ed è stato agganciato, in orbita, con il modulo Zarya di fabbricazione russa, in modo da costituire il primo nucleo della Stazione Internazionale. Altri voli dello Shuttle si avvicenderanno verso questo avamposto, per ora disabitato, che presto aumenterà il livello di ««comfort»» con l'arrivo, nei prossimi mesi, del secondo modulo russo che fungerà da alloggio per i primi tre astronauti che andranno ad abitarci verso la fine del 1999. Quando, ad aprile del 2000, la navetta Discovery raggiungerà la Stazione, troveremo ad accoglierci i primi tre inquilini dell'avamposto spaziale che saranno ben felici della nostra visita; oltre alla posta, ai libri ed al carico di rifornimenti potranno contare certamente su qualche buon cibo italiano! Umberto Guidoni Astronauta


AERONAUTICA Il caccia europeo, un computer con le ali Entrerà presto in servizio, è una macchina volante carica di intelligenza
Autore: BERNARDI MARIO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
ORGANIZZAZIONI: EF 2000, FIATAVIO, ITP, MTU, ROLLS ROYCE
LUOGHI: ITALIA

IL caccia bisonico Ef 2000, nato dalla collaborazione delle industrie aeronautiche europee e attualmente collaudato in Italia sotto la guida dell'ex astronauta Maurizio Cheli, è al suo esordio. Nel decennale processo di sviluppo sono stati realizzati 7 prototipi: 2 dalla British Aerospace inglese, 2 dalla tedesca Daimler Benz (Dasa), 2 dall'Alenia in Italia e uno dalla Casa spagnola. A Grosseto, dove si sono da poco concluse le prove di compatibilità, nel 2002 il Quarto Stormo ne riceverà i primi esemplari. Il salto di qualità nella progettazione dell'Ef 2000 è rappresentato dal livello di integrazione dei sistemi che gli danno vita. Si tratta di un modo nuovo di concepire la macchina, un modo che spinge l'analogia tra volo meccanico e volo naturale dal campo aerodinamico e strutturale a quello fisiologico e funzionale. Ciò accade al momento in cui un sistema intelligente, interposto tra i comandi del pilota e i sensori che analizzano istante per istante tutte le componenti del volo, interviene ad armonizzare, ottimizzandoli, gli spostamenti delle superfici di governo e la spinta dei reattori. In questo modo una macchina che per poter essere agile viene resa aerodinamicamente instabile - accoppiando un'ala a delta con un impennaggio ««canard»» - e pertanto di pilotaggio al di là delle capacità dei riflessi umani, non solo diviene docile ma consente al pilota di eseguire qualsiasi manovra con la certezza che non saranno mai superati i limiti di robustezza della struttura nè quelli fisiologici della sua persona. Agli effetti della prontezza di accelerazione dalla velocità di crociera a velocità doppia di quella del suono resta fondamentale il rapporto tra spinta dei reattori e peso del velivolo. Mentre i due motori Ej200 (prodotti in collaborazione da Rolls Royce, FiatAvio, Mtu tedesca e Itp spagnola) offrono il contributo di una spinta che in post-combustione è pari a 10 volte il loro peso (rapporto che era di 6:1 nell'F104), la leggerezza della cellula è ottenuta con largo impiego di materiali compositi (70%), di leghe alluminio/silicio, di titanio a ««formatura superplastica»», ma soprattutto, e di nuovo, grazie all'integrazione elettronica dei comandi di volo e dei motori. Infatti i segnali in uscita dal computer vengono trasportati da un quadruplo sentiero a fibra ottica ad azionatori (i muscoli del sistema) collocati nell'immediata vicinanza delle superfici di governo. Ciò alleggerisce il velivolo da lunghe e pesanti trasmissioni meccaniche mentre l'azione pronta e continua dei comandi computerizzati consente di ridurre dimensioni, peso e resistenza aerodinamica delle 15 superfici di controllo. Anche la manovrabilità - la capacità di volare ad alta velocità su traiettorie a minimo raggio di virata - beneficia dell'intelligenza dei comandi attivi. Infatti, in risposta alla richiesta del pilota il computer regola il profilo di volo in modo da ottimizzazre la distribuzione dei carichi aerodinamici e le forze di massa generate dalle evoluzioni. In queste condizioni la struttura, ridotta ad esercitare una funzione di collegamento e di forma, risulterà di minimo peso a tutto vantaggio della riduzione degli spazi di manovra. A partire dai sistemi di controllo della traiettoria l'architettura integrata e modulare si estende ai sistemi avionici di comunicazione, di navigazione, ai sistemi difensivi e d'attacco. Attraverso la gestione intelligente dei dati provenienti da tutti i sensori l'architettura integrata accresce l'affidabilità generale del mezzo e soprattutto riduce il carico di lavoro del pilota consentendogli di concentrarsi sui problemi tattici di difesa e di attacco; ed anche qualora l'aereo andasse accidentalmente fuori controllo (col rischio di autodistruggersi in pochi secondi) al tocco di un pulsante il computer provvederà a fargli assumere un assetto di salita e una velocità preordinata mantenendoli fino a quando il pilota riprenda in mano la situazione. Il complesso di tecnologie integrate nel progetto Ef 2000 è un solido patrimonio di riferimento: un complemento di valenza strutturale, in quanto generatore di occupazione qualificata (15.000 posti in Italia, 70.000 in Europa), e un patrimonio d'immediata ricaduta sull'aviazione commerciale; anzi, su tutti i settori del trasporto; a cominciare da quello su strada, che - dai motori all'aerodinamica, dalla scocca portante all'Abs - ha sempre tratto beneficio dalle tecnologie dell'aviazione. Torna attuale una frase di Vittorio Valletta: ««Senza l'aviazione la Fiat sarebbe solo una grande Lancia»». Mario Bernardi


SCIENZE FISICHE ENERGIA ALTERNATIVA L'Italia scopre il solare Avremo diecimila tetti fotovoltaici
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: ENERGIA
NOMI: HAUSSLER WULF
LUOGHI: ITALIA, EUROPA ITALIA
TABELLE: D. Sezioni di pannelli solari

SE in Italia tutti i tetti e i muri esterni delle case fossero usati per installarvi celle fotovoltaiche sarebbe possibile produrre l'energia elettrica sufficiente per 30 milioni di famiglie. Ovviamente l'ipotesi è del tutto teorica ma serve a dare un'idea di quanto, sotto questo aspetto, il nostro sia un Paese privilegiato; lo stesso calcolo, compiuto dalla Commissione europea per la Gran Bretagna dà un potenziale di poco più di un quarto. Per questo ci sarebbe da attendersi che per l'impiego dell'energia solare fossimo ai primi posti nel mondo; e invece siamo agli ultimi, surclassati, per esempio, dai meno fortunati Paesi d'oltralpe; nel '97, per esempio, in Italia sono stati installati 5000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici contro 300 mila in Germania. I pannelli fotovoltaici possono essere di piccole dimensioni e costituire la soluzione ideale per fornire l'energia elettrica a piccole utenze isolate: rifugi in alta montagna, barche e camper, lampioni e fari lontani dalla rete; ma possono essere anche di grandi dimensioni, collocati su ampie superfici, al servizio di interi grandi edifici e addirittura collegati alla rete elettrica pubblica alla quale cedere il surplus di energia. In questi mesi in Italia si sta mettendo a punto il progetto ««Diecimila tetti fotovoltaici»» che in 5 anni distribuirà 500 miliardi di incentivi (in parte provenienti da quella carbon tax che recentemente ha fatto rincarare la benzina) a coloro che, costruendo o ristrutturando un edificio, installeranno pannelli fotovoltaici (da 1 a 50 kW) collegandoli alla rete. E' una strada già battuta in altri Paesi: in Giappone solo lo scorso anno sono stati costruiti 9400 tetti di questo tipo, in Germania c'è un piano per installarne 100 mila. Anche le facciate si prestano a fare da supporto ai pannelli fotovoltaici. ««La tecnologia è ormai maturata al punto che le possibilità di design vanno ampiamente al di là dei limiti progettuali»» sostiene Wulf Haussler, tecnico di una della maggiori aziende europee impegnate nel fotovoltaico, la Saint-Gobain Glass Solar. E Paolo Rocco Viscontini, ingegnere della Dea (Distribuzione Energie Alternative) di Lissone (Milano) sottolinea i vantaggi del ««building integrated photovoltaic»»: ««L'energia prodotta in prossimità dell'utilizzazione ha un valore maggiore dell'energia fornita dalle centrali tradizionali in quanto sono evitate le perdite di trasporto; inoltre la produzione di energia elettrica nelle ore di insolazione permette di ridurre la domamda alla rete durante il giorno proprio quando si concentra la maggior richiesta»». Tutto questo a prescindere dai vantaggi di una fonte di energia pulita, rinnovabile e illimitata. Questi temi sono stati affrontati recentemente in un incontro di tecnici all'Environment Park di via Livorno, a Torino (dove uno degli edifici attualmente in costruzione avrà un tetto fotovoltaico). Le aziende produttrici sono ormai in grado di fornire pannelli (dimensioni massime di 2 metri per 2,30) in cui le celle fotovoltaiche, spesse 2 millimetri, sono compresse tra due lastre di vetro, che possono essere bianche o colorate, composte di vetro isolante o laminato, quadrate, triangolari o trapezoidali, costituire un semplice rivestimento o avere addirittura una funzione strutturale; insomma, in grado di adattarsi con grande flessibilità alle esigenze anche estetiche dei progettisti. Secondo Haussler un pannello fotovoltaico di ultima generazione con una superficie di un metro quadrato dosposto verticalmente sulla facciata di un edificio (quindi in una posizione non ottimale) è in grado di fornire in media 50 kWh/anno ma in Italia può arrivare anche a 65 e più. Il costo? Da 2 a 2,5 milioni il metro quadrato. E in quanto tempo si può recuperare la spesa? Qui il discorso si fa più complicato: la risposta dipende da molti fattori, in primo luogo dal prezzo cui sarà pagato il surplus di elettricità immesso nella rete. Oggi questo prezzo è molto basso, e in più una pesante barriera burocratica sembra fatta apposta per scoraggiare chiunque voglia produrre energia fai-da-te. Il fotovoltaico, come altre fonti alternative, potrà decollare quando lo Stato deciderà di creare le condizioni favorevoli. In Giappone, dove la potenza complessiva ha già raggiunto i 35 MW lo stato paga il 30% del costo degli impianti e in questo modo si prevede di arrivare a una potenza installata di 400 MW entro il 2000 e di 4600 MW entro il 2010; a questo punto gli incentivi saranno eliminati e il fotovoltaico, grazie alla massa critica raggiunta e alla conseguente riduzione dei costi degli impianti, sarà concorrenziale con le altre fonti. Negli Stati Uniti Clinton ha fatto approvare un piano per un milione di tetti fotovoltaici il cui obiettivo è di ridurre del 50% il consumo di energia nelle nuove case e del 30% in 15 milioni di case già esistenti. Vittorio Ravizza


SCIENZE FISICHE ASTRONOMIA Tritone sta riscaldandosi Misterioso fenomeno su una luna di Nettuno Un paio di gradi in più: semplice effetto stagionale o un cambiamento climatico più importante e duraturo?
Autore: DI MARTINO MARIO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA
LUOGHI: ITALIA

TRITONE , che con i suoi 2700 chilometri di diametro è la maggiore delle otto lune di Nettuno, è un oggetto la cui strana orbita, fortemente inclinata e retrograda, fa pensare che non si sia originato nel sistema nettuniano, ma che in un remoto passato sia stato catturato dal pianeta. Le forti somiglianze con Plutone suggeriscono che Tritone possa essere appartenuto alla fascia di Kuiper, la popolazione di corpi ghiacciati che orbitano al di là di Nettuno, il cui primo rappresentante, dei circa cento finora conosciuti, fu scoperto nel 1992. Probabilmente l'orbita di Tritone attorno a Nettuno all'inizio doveva essere ellittica, ma con il tempo le forti azioni mareali indotte dal campo gravitazionale del pianeta l'hanno resa circolare bloccando il satellite in una rotazione sincrona che, come nel caso della Luna, fa sì che Tritone rivolga sempre la stessa faccia a Nettuno. Come Io, uno dei quattro satelliti galileiani di Giove, anche Tritone possiede una tenue atmosfera e la miscela di gas da cui è formata consiste prevalentemente di azoto e di metano. La pressione atmosferica superficiale è di 16 milionesimi di atmosfera (microbar), 70.000 volte inferiore a quella terrestre. L'intensità della radiazione solare alla distanza a cui si trova il sistema di Nettuno dal Sole (circa 30 volte la distanza Terra-Sole) è 900 volte inferiore a quella che raggiunge la Terra, per cui la temperatura superficiale di Tritone è di circa 37 gradi Kelvin (-235 gradi centigradi) - la più bassa finora osservata nel sistema solare. Il satellite è ricoperto da uno spesso strato di ghiacci di azoto e metano ed il loro colore bianco fa sì che tra il 60 ed il 90 per cento della luce solare incidente venga riflessa, facendo di Tritone uno degli oggetti più riflettenti del nostro sistema planetario. In pratica tutte le informazioni sulle caratteristiche fisiche di Tritone e sulla sua atmosfera sono state ottenute dalla sonda Voyager 2 nel sorvolo del satellite effettuato il 25 agosto 1989. Ma di recente un'occultazione stellare da parte della luna nettuniana ha permesso di ottenere delle nuove importanti ed interessanti informazioni sulla sua atmosfera che in questi ultimi dieci anni sembra essere diventata più densa e relativamente più calda. Le immagini inviateci da Voyager 2 mostravano che l'atmosfera di Tritone, anche su tempi brevi, appariva tutt'altro che statica. Le telecamere della sonda osservarono dei pennacchi scuri che dalla superficie s'innalzavano sino a un'altezza di 8 chilometri e venivano trasportati dai venti per distanze superiori ai 100. Inoltre furono osservate sottili nubi a quote inferiori ai 10 chilometri e una tenue foschia tra i 20 e i 30 chilometri. Le osservazioni dell'occultazione, cioè del passaggio di Tritone esattamente davanti ad una stella che è stata quindi temporaneamente oscurata, sono state effettuate con uno dei tre Fine Guide Sensor (Fgs) del telescopio spaziale ««Hubble»» e da altri strumenti basati a terra. Queste delicate misure hanno permesso di registrare il graduale affievolimento della luminosità della stella via via che la sua luce veniva intercettata dall'atmosfera del satellite. Il Fgs è il sensibilissimo strumento che, individuando stelle di posizione nota, permette di puntare il telescopio orbitante, ma, se necessario, può essere anche usato come fotometro e interferometro. Dall'analisi della curva di luce, cioè la variazione dell'intensità luminosa con il tempo, ottenuta nel corso dell'occultazione è stato possibile stabilire che la pressione atmosferica ad un'altezza di 1400 km dalla superficie di Tritone era di 2,3 microbar, alquanto superiore ai valori ricavati da una precedente occultazione osservata nel 1995 e agli 0,8 microbar misurati dalla sonda Voyager 2 nel 1989. Il valore di pressione ottenuto con l'occultazione ed estrapolato alla superficie corrisponde grosso modo ad oltre 30 microbar (il doppio circa di quanto misurato dalla Voyager 2), a cui, secondo i modelli messi a punto per descrivere l'atmosfera di Tritone, sarebbe conseguito un aumento della temperatura del 5%, da 37 a 39 gradi Kelvin. Se la Terra subisse un simile rialzo della temperatura globale su un periodo di tempo analogo le conseguenze climatiche sarebbero notevoli. Le cause di questo riscaldamento sono probabilmente dovute ai cambiamenti stagionali che interessano le calotte ghiacciate del satellite. Tritone ha infatti l'asse di rotazione molto inclinato rispetto al piano orbitale di Nettuno e in questo periodo si sta avvicinando al massimo dell'estate nel suo emisfero meridionale. Durante questa stagione, che a causa del lento moto orbitale di Nettuno attorno al Sole (164,8 anni) si verifica una volta ogni secolo e mezzo circa, il Sole è allo zenith in regioni del satellite che si trovano a latitudini corrispondenti a circa 50 gradi. Il continuo riscaldamento della calotta sud farebbe quindi sublimare in maniera molto efficiente i ghiacci di azoto, per cui il gas che di conseguenza si libera nell'atmosfera sarebbe il responsabile dell'aumento di pressione registrato e del relativo incremento di temperatura. Un analogo processo dovrebbe essere attivo su Plutone quando ogni 248 anni si avvicina al perielio. Un'altra possibile causa dell'aumento di pressione misurato, anch'esso correlato alle variazioni stagionali, potrebbe essere imputabile a dei cambiamenti della riflettività dei ghiacci che ricoprono la superficie di Tritone che potrebbero aver causato un più efficace assorbimento della radiazione solare. Via via che l'estate australe di Tritone si avvicina al culmine, altre osservazioni di occultazioni stellari potrebbero confermare il suo riscaldamento globale, un fenomeno per ora unico nel nostro sistema planetario. Mario Di Martino Osservatorio Astronomico di Torino


SCIENZE FISICHE Batterie fatte di plastica Una tecnologia nuova ed ecologica
Autore: BO GIAN CARLO

ARGOMENTI: ENERGIA, ECOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

RISPETTARE l'ambiente, ridurre i veleni degli scappamenti, il buco dell'ozono, l'effetto serra e tutto quanto rovina la salute significa anche produrre energia più pulita. Non soltanto apparecchi sempre più piccoli e leggeri come i telefoni cellulari, ma anche i veicoli elettrici che miglioreranno l'aria futura richiedono energia stipata in volumi sembre più ristretti per la maggiore autonomia. Alessandro Volta sarebbe meravigliato per come s'è evoluta la sua scoperta che porta ora nomi come nichel-cadmio, idruri metallici, zinco-aria, litio-polimeri, pila a combustibile e così via. Ma anche il chimico tedesco Kekulè, che nel 1865 ipotizzò su un autobus londinese l'equilibrio dinamico tra due formule di struttura del benzene - in cui varia la disposizione dei doppi legami - o il britannico Faraday che lo scoprì nel 1825, non potevano pensare che il capostipite degli idrocarburi aromatici sarebbe intervenuto in una catena polimerica in grado di accumulare energia. Se, come spesso succede, la soluzione di arrivo è più semplice di quella di partenza, la batteria recentemente proposta dalla John Hopkins University di Washington sembra dare una bella botta ai ritrovati precedenti. E' di plastica e a prima vista sembra un paradosso, perché la plastica è conosciuta più come isolante elettrico che come conduttore. L'idea è stata - dichiarazione di Joseph Suter, responsabile dei laboratori di fisica applicata della Hopkins - di abolire le parti metalliche delle batterie. Allo scopo sono stati messi a punto polimeri ««drogati»» con polveri metalliche e gli elettrodi sono stati ricostruiti con combinazioni di resine fluorofeniltiofeniche impastate con un gel polimerico. Vantaggi. Queste batterie di plastica possono accumulare più energia per unità di peso di tutte le concorrenti, fatta eccezione per quelle al litio. Ma soprattutto sono leggere, caratteristica fondamentale considerando che il peso dell'accumulatore supera spesso quello dell'apparecchiatura, e flessibili in modo da permettere collocazioni finora impensabili: sembra addirittura che possano essere modellate in forme irregolari, come una scultura di energia. Sono meno inquinanti e dovrebbero essere molto più facilmente riciclabili. Svantaggi. Al momento sembra che l'unica controindicazione venga dal fatto che non sono rilevabili dai metal-detector, cosa che produce grandi grattacapi ai funzionari dell'antiterrorismo, il quale però ha già ottenuto di farle incorporare in una griglia metallica per svelarne la presenza. La prima a beneficiare di questa batteria sarà l'aviazione statunitense, considerando che ha sponsorizzato il progetto, ma alla John Hopkins dicono che faranno un mucchio di quattrini nei prossimi mesi quando saranno disponibili tutti i modelli di batterie normalmente in uso. Gian Carlo Bo


SCIENZE DELLA VITA NEL TRAVAGLIO DA PARTO La soppressione del dolore Nuove tecniche, nuova mentalità
Autore: VIGNA AGNESE

ARGOMENTI: MEDICINA FISIOLOGIA,
NOMI: CAMPOGRANDE MARIO, MARGARIA ELSA
ORGANIZZAZIONI: OSPEDALE SANT'ANNA
LUOGHI: ITALIA, ITALIA TORINO (TO)
TABELLE: T. D. Parti in analgesia

IL dolore da parto ««è un modello perfetto di dolore acuto»». Forse non è questa l'espressione che userebbero le mamme, ma gli scienziati sì. E' infatti l'unico esempio di presenza contemporanea delle tre componenti del dolore: viscerale, riferito e somatico (cioè veicolato da fibre sensitive, somatiche e neuro vegetative). E non a caso i padri della moderna algologia sono stati John Bonica in America e Mario Tiengo in Italia, che hanno iniziato le loro ricerche proprio con l'osservazione del dolore da travaglio. Le tecniche dell'analgesia da parto sono utilizzate con successo in altre patologie croniche come nel dolore da cancro, anche con l'««imprimatur»» della Chiesa: ««La sopressione del dolore per mezzo degli analgesici è permessa dalla religione, anche se ciò dovesse abbreviare la vita»», ha detto Papa Pio XII nel 1957 in un congresso di anestesiologia. E sul dolore da travaglio di parto: ««E' possibile alleviarlo, anche se la Bibbia dice espressamente 'partorirai nel dolorè»». Un dolore acuto (cioè a rapida insorgenza, con durata limitata e storia naturale di remissione spontanea) ma tuttavia diverso, perché è atteso, preparato e temuto durante i nove mesi della gestazione, a differenza della colica renale o di un infarto miocardico che colgono il paziente di sorpresa. Aspettativa e ansia giocano un ruolo importante nell'atteggiamento della paziente. Esiste una componente ««affettiva»» del dolore; una complessa reazione della quale fanno parte le informazioni ricevute, l'età, la condizione fisica e psichica, la cultura e le credenze religiose. Un'adeguata preparazione, un'esperienza precedente positiva e senza traumi, si riflettono su un comportamento rilassato della partoriente. La paura del male o di un eventuale esito infausto per sè o per il bambino, l'insicurezza che ne deriva, il sentirsi abbandonata, sono stati d'animo invece che amplificano la reazione al dolore, che è pertanto diversa da soggetto a soggetto: il 40% delle donne considera i dolori legati al travaglio ««dominabili»», il restante 60% ««importanti»» o addirittura ««intollerabili»». Esistono diverse modalità di intervento. Le tecniche che non utilizzano farmaci o strumentazione invasiva (preparazione psicologica, training autogeno, ipnosi, agopuntura) hanno dimostrato una buona efficacia antalgica sfruttando suggestione, distrazione, riflessi condizionati positivi, che agiscono innalzando la soglia del dolore. Ma quando il male supera le aspettative della donna, si ricorre al trattamento medico farmacologico. ««L'epidurale è una pratica comunissima all'estero - spiega la professoressa Elsa Margaria, primario di anestesia e rianimazione del Sant'Anna di Torino, il più attrezzato in Italia per questo tipo di intevento - In Inghilterra, al Chelsea and Westminster Hospital, all'Hopital Pitiè-Salpètrière di Parigi, i parti in analgesia sono il 90%, ma in Italia non superano il 5%. Remore di carattere socio-culturale talvolta solo disinformazione. L'analgesia peridurale segmentaria per il parto vaginale spontaneo in uso al Sant'Anna può essere praticata a tutte le partorienti dopo una visita anestesiologica. E' una tecnica messa a punto dal professor Achille Mario Dogliotti nel 1931 a Torino e che consiste nel portare l'anestetico locale e i farmaci oppioidi direttamente sulle radici sentitive del midollo spinale, senza quindi interferire sulla motilità materna. ««Il posizionamento di un cateterino permette di modulare i farmaci per tutto il tempo della durata del travaglio. L'anestesia peridurale va consigliata soprattutto alle pazienti con problemi di salute, perché l'iperalgesia non corretta può essere dannosa per la madre e per il feto. Nell'organismo materno, infatti, dolore e stress innescano delle risposte riflesse segmentarie e soprasegmentarie che a loro volta incidono sulle funzioni respiratoria, circolatoria e endocrina. Un esempio? L'aumento di lavoro cardiaco è ben tollerato da una gravida sana, ma può indurre scompensi in presenza di una cardiopatia»». Concorda il professor Mario Campogrande, primario all'Ospedale Sant'Anna e docente alla Scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia: ««In alcuni casi siamo noi i primi a consigliare l'analgesia»». Campogrande sottolinea poi come oggi il ginecologo deve assecondare la richiesta della paziente, da un lato recuperando metodi non farmacologici, quindi rispettosi della sempre maggiore richiesta di naturalità (quelli cioè che innalzano l'inibizione alla sensazione dolorosa, come corsi di preparazione, ipnosi, musicoterapia, tecniche che attivano dei recettori sensoriali periferici come caldo e freddo, massaggio e agopuntura), dall'altra valutando invece le buone opportunità offerte dall'analgesia farmacologica. ««Per quanto concerne la peridurale, dobbiamo dare un'informazione completa e chiara, segnalando a fronte di grandi benefici, qualche possibile svantaggio, d'altronde presente in ogni intervento medico, come un travaglio più prolungato o una piccola maggior necessità di parto operativo»». Agnese Vigna


SCIENZE DELLA VITA ISCHEMIA CORONARICA La cura del futuro è nell'angiogenesi
Autore: TRIPODINA ANTONIO

ARGOMENTI: MEDICINA FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

L'ISCHEMIA coronarica è la principale causa di morte nel mondo occidentale. Attualmente esistono tre possibilità di cura: i farmaci, il bypass aorto-coronarico e l'angioplastica. Questi trattamenti, sebbene in continua evoluzione, hanno dei limiti sostanziali che non lasciano intravedere risolutive prospettive future. L'ambiziosa sfida dei prossimi anni si chiama ««angiogenesi»», cioè la formazione di nuovi vasi che, partendo da quelli già esistenti, costituiscano una circolazione coronarica collaterale, in modo da ripristinare un efficiente flusso del sangue. Una simile possibilità era annoverata fino a poco tempo fa nella categoria delle utopie. Ora sta per diventare realtà. Le prime concrete dimostrazioni cliniche sono state presentate nell'ultimo congresso dell'American Heart Association, svoltosi a Dallas nel novembre scorso. Ancora una volta protagonista la genetica molecolare. L'angiogenesi è un fenomeno riparativo fisiologico regolato da ««fattori di crescita»» locali, quali il Fgf-1 (Fibroblast Growth Factor) e, soprattutto, il Vegf (Vascular Endotelial Growth Factor), secreti rispettivamente dai fibroblasti (costituenti la matrice extracellulare) e dalle cellule dell'endotelio (costituenti il rivestimento interno dei vasi). Induttore di tale fenomeno è la carenza di ossigeno dovuta all'insufficiente irrorazione. I fattori di crescita vascolari stimolano la proliferazione delle cellule endoteliali, la loro organizzazione in tubuli che, ramificando, formano una rete di nuovi capillari. E' possibile aumentare la produzione locale di tali sostanze in modo da rendere più rapido e clinicamente più efficace il processo di neo-formazione vascolare? I ««manipolatori di geni»» hanno risposto di sì. Come si sa, l'informazione per la sintesi di qualsiasi sostanza è contenuta in una particolare sequenza di Dna (il ««gene»», appunto) e viene trasmessa ai ««ribosomi»» (gli organelli citoplasmatici dove avviene l'««assemblaggio»» delle proteine) attraverso il Rna ««messaggero»», immagine al ««negativo»» del Dna promotore. Poiché i geni preposti alla sintesi del Fgf-1 e del Vegf sono stati già identificati e opportunamente clonati, si tratta ««solo»» di trasferire tali elementi nel genoma delle cellule del miocardio ischemico, in modo da ««insegnare»» loro a produrre i fattori necessari alla formazione di nuovi vasi. Le procedure per un simile trasferimento genetico sono varie. Si può iniettare direttamente il ««Dna nudo»», mescolato a sostanze che ne facilitino l'ingresso nella cellula e il trasporto nel nucleo. Oppure il gene può essere incorporato in vescicole lipidiche artificiali, i liposomi, che fondendosi con le membrane delle cellule bersaglio, introducano in queste il prezioso carico. Oppure ancora attraverso un'««infezione»» con virus inattivati (adenovirus, retrovirus) ai quali sia stata sostituita parte del loro genoma con il Dna codificante per i fattori di crescita vascolare, sfruttando la proprietà tipica dei virus di trasferire nel nucleo della cellula infettata il proprio materiale genetico. Le prime sperimentazioni cliniche di trasferimento del gene codificante per il Vegf in campo umano sono state condotte su soggetti colpiti da vasculopatia obliterante agli arti inferiori, ottenendo dei risultati incoraggianti. Al congresso di Dallas di cui parlavamo, Jeffrey Jsner, della Tufts University di Boston, ha riferito che l'iniezione diretta di ««Dna nudo»» codificante per Vegf in 16 pazienti con grave aterosclerosi coronarica, per i quali dosaggi anche molto alti di farmaci si erano dimostrati incapaci di lenire i dolori anginosi, ha prodotto nella quasi totalità la netta riduzione o l'eliminazione del dolore e un notevole miglioramento della tolleranza allo sforzo. Antonio Tripodina


SCIENZE DELLA VITA INQUINAMENTO ATMOSFERICO L'assalto ai polmoni Troppi metalli volano nell'aria
Autore: COLUCCIA SALVATORE, PELIZZETTI EZIO

ARGOMENTI: ECOLOGIA
LUOGHI: ITALIA, ITALIA TORINO (TO)

L'INQUINAMENTO dell'aria è particolarmente rilevante in città, dove si sommano vari fattori - traffico automobilistico, alta densità di impianti di riscaldamento, insediamenti industriali - che concorrono all'immissione nell'atmosfera di agenti nocivi per l'ambiente e per la salute. Tra questi hanno un ruolo importante le particelle solide costituite da residui della combustione incompleta dei carburanti (soprattutto nei motori diesel), che rimangono sospese nell'aria. Le particelle di dimensioni inferiori a 10 micron (1 micron = 1 milionesimo di millimetro) vengono convenzionalmente indicate come particolato PM10, e hanno una probabilità superiore al 50 per cento di rimanere intrappolate nei polmoni. Queste particelle sono quindi un veicolo attraverso cui sostanze estranee possono entrare nel nostro organismo. La loro composizione chimica risulta molto complessa, e comprende sostanze sia organiche (molecole contenenti una struttura principale di atomi di carbonio) sia inorganiche (ad esempio ossidi degli elementi metallici che possono essere presenti in piccole quantità nei carburanti). Fra le migliaia di inquinanti organici che si trovano nel particolato atmosferico un caso peculiare è costituito dai nitroderivati degli idrocarburi policiclici aromatici (nitro-IPA). L'interesse per questa classe di inquinanti iniziò negli Anni 80, quando se ne rilevò la presenza nelle emissioni dei motori diesel. Nel più comune dei test di mutagenicità, il saggio di Ames, i nitro-IPA si comportano come potenti mutageni diretti, assai più degli stessi idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Essendo noto che alcuni IPA esplicano attività cancerogena nei mammiferi, e che esiste una correlazione fra la mutagenicità espressa dal saggio di Ames e l'attività cancerogena nei mammiferi, si è dedotto che i nitro-IPA sono dei cancerogeni più pericolosi degli IPA progenitori, come poi confermato da studi tossicologici. Una analisi chimica approfondita di questi composti porta molte sorprese: i nitro-IPA presenti nel particolato PM10 (anche quello raccolto in area urbana) risultano differenti dai nitro-IPA rilevati allo scarico dei processi di combustione (motori diesel, centrali termoelettriche, caldaie). Ad esempio, i processi di combustione generano un composto in cui il nitro-gruppo è legato alla posizione 1 del pirene (1-nitropirene), mentre nel particolato prevale il 2-nitropirene, che non può venire prodotto da processi combustivi. Ad una parziale soluzione di questa apparente anomalia si è giunti dopo molti anni di ricerche in laboratorio e sul campo. Semplificando una situazione assai complessa, si può affermare che la maggior parte dei nitro-IPA presenti nel particolato viene prodotta attraverso reazioni chimiche che hanno luogo nella fase gassosa dell'atmosfera, fra gli inquinanti primari generati dai processi combustivi (gli IPA, che sono abbastanza ««leggeri»» da poter rimanere in fase gassosa) e gli ossidi d'azoto, altri comuni inquinanti gassosi dell'atmosfera. Queste reazioni atmosferiche avvengono a freddo, sono iniziate da molecole assai reattive dette radicali e danno origine a nitro-IPA diversi da quelli generati ad alta temperatura nei gas di combustione. I nitro-IPA così prodotti sono troppo pesanti per rimanere in fase gassosa e perciò condensano sul particolato. I radicali, veri motori delle reazioni atmosferiche, sono diversi fra il giorno e la notte, in quanto la luce solare ne genera alcuni e ne distrugge altri. Dunque, i nitro-IPA che si ritrovano nell'ambiente sono generati da almeno quattro tipi di processi distinti: 1) combustione di derivati del petrolio o del carbone; 2) reazioni atmosferiche diurne; 3) reazioni atmosferiche notturne; 4) reazioni atmosferiche in fase umida. Ciò che si ritrova nel particolato atmosferico dipende dall'equilibrio fra questi processi di genesi ed altrettanti (o più) processi di degradazione dei nitro-IPA, che ne limitano la concentrazione. Nel corso della loro permanenza nell'atmosfera i nitro-IPA possono infatti subire ulteriori trasformazioni, generando composti a maggior tossicità o, più frequentemente, dando luogo a composti innocui. Fra i processi di eliminazione naturale di tali inquinanti un posto di rilievo va attribuito alle reazioni di fotolisi, dovute alla luce solare e spesso promosse dagli ossidi metallici presenti nel particolato. D'altra parte, anche questi ultimi possono essere fonte di rischio per la salute dell'uomo. Si è infatti verificato che gli elementi metallici presenti nelle particelle (tra i quali il ferro è solitamente il più abbondante) possono reagire con alcuni tipi di molecole presenti nei fluidi biologici con cui queste vengono a contatto in seguito all'inalazione, generando specie radicali altamente ossidanti capaci di danneggiare le strutture cellulari. Questi problemi sono l'oggetto di un programma di ricerca svolto in collaborazione tra i dipartimenti di Chimica analitica e di Chimica inorganica, Chimica fisica e Chimica dei materiali dell'Università, la Provincia di Torino e l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale. I risultati verranno illustrati in un incontro che si svolgerà nella mattinata di venerdì 26 febbraio al Parco scientifico tecnologico Environment Park di via Livorno 60. Salvatore Coluccia Ezio Pelizzetti


SCIENZE A SCUOLA LA LEZIONE / ZOOLOGIA Talpe, piccole ma aggressive Talvolta uccidono e divorano le loro simili
Autore: GROMIS DI TRANA CATERINA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

IN un tempo di trepidazione per le sorti di lupi, linci, donnole e faine, già considerati nostri ««nemici»», è un sollievo riscoprire ««i nocivi»» e sapere che alcuni esistono ancora. La talpa è tra questi, e con lei restano, non ancora compresi nelle norme di legge che regolano la protezione della fauna selvatica, anche i topi, le arvicole e i ratti. Ha un aspetto accattivante, morbida com'è, e intenerisce il cuore degli amici degli animali ««alla Disney»», ma è combattuta con accanimento da chi ne subisce la dannosa esuberanza. La colpa è delle sue gallerie, che se da un lato sono rassicurante segno della presenza di una forma di vita selvatica, d'altro canto nascondono, nell'intricato sistema di cunicoli in profondità, insidie e pericoli. Gli argini dei fiumi scavati dalle talpe possono franare; il taglio del fieno deve essere ritardato perché la terra smossa lo impolvera e i sassi spinti in superficie rovinano le falciatrici; il fondo dei campi sportivi di paese diventa terreno molle dove si affonda a rischio di farsi male; le radici delle piante e i semi di giardini ben curati vengono messi sottosopra. L'organizzazione anatomica di questi animali asseconda i loro istinti da minatori, rendendoli unici e inconfondibili, molto diversi dal primitivo insettivoro del quale conservano vaga memoria. Nelle talpe le zampe anteriori cortissime e molto forti hanno palmi ruvidi e callosi, come le mani dei contadini e dei giardinieri. Funzionano come leve, azionate da muscoli rapidi e potenti, e allo stesso tempo sono pale e ruspe e zappe con cinque dita fornite di unghioni robusti. Il corpo cilindrico e appuntito all'estremità anteriore, senza interruzioni tra capo e collo, è una trivella; la straordinaria morbidezza della pelliccia sembra un vezzo e invece serve per ridurre al minimo l'attrito con il terreno, tanto che le talpe sottoterra possono muoversi con rapidità sia all'avanti che all'indietro, quasi come se nuotassero. Le zampe sono attaccate al corpo lateralmente e servono a sguazzare alla velocità del lampo appoggiandosi alle rotondità delle gallerie, mentre sono un disastro se c'è la necessità di correre sul terreno. I cilindri animati sono apparentemente senza orecchie, ma è solo il padiglione auricolare a mancare. Le talpe ci sentono benissimo, e dato che le vibrazioni si propagano sottoterra meglio che nell'aria, sono oltremodo disturbate da speciali attrezzi ad ultrasuoni inventati per allontanarle in modo non cruento dai prati e dai giardini. Questi apparecchi emettono vibrazioni e onde sonore irregolari che si propagano dando talmente noia ai traffici sotterranei da spingere le talpe, che secondo le vecchie storie hanno un carattere insofferente e irascibile, ad andare a sfogare i loro cattivi umori altrove. E guai a chi si trova sulla loro strada: iperattive e furiose, non esitano ad aggredire le loro simili, ucciderle e già che ci sono mangiarsele, quando non riescono a placare altrimenti la loro fame insaziabile. Possono sopravvivere pochissimo tempo senza cibo: in cattività non superano le 27 ore di digiuno. Questa voracità non ha requie: giorno e notte sono attive, non vanno in letargo d'inverno nè si riposano in estate. Oggi si sa di più sulle loro gallerie, quelle di passaggio per procurarsi il cibo, che provocano un incurvamento nei terreni lavorati, e quelle di profondità, segnalate da mucchietti di terra schizzata di fuori, luoghi dell'intimità. Qui, dopo violenti combattimenti tra maschi, in primavera si consumano infuocati amori protetti dall'oscurità e si costruiscono culle sicure per i piccoli (di solito 4 o 5, eccezionalmente il doppio). Una volta venivano attribuite a questi esseri delle tenebre capacità architettoniche degne dei migliori ingegneri. I loro nidi venivano disegnati sui vecchi libri di storia naturale come case complesse e inespugnabili, piene di dipense, passaggi segreti, alcove, trabocchetti, vicoli ciechi. In realtà le numerose montagnole che catturano l'attenzione anche delle persone più distratte nascondono gallerie meno fantasiose ma molto funzionali, vere e proprie fortezze. L'appassionato scavare dannoso alle piante è compensato da una altrettanto potente foga nel mangiare soprattutto deliziosi lombrichi, ma anche larve di insetti nocivi, che spariscono da un terreno drenato per bene dalle talpe. E questo entrare a far parte del mondo privilegiato della lotta biologica, come mezzi naturali di difesa dai parassiti, fa sì che in alcuni Paesi, come la Germania, godano della protezione dell'uomo. In passato invece furono condotte vere e proprie campagne di sterminio, con tanto di premio in denaro per ogni talpa uccisa. La pelliccia era considerata preziosa, ma quante talpe per una sola dama! Meglio allora i tempi dei Tre Moschettieri, quando il pelo vellutato adornava i volti più alla moda al posto delle sopracciglia. Da noi esiste, ancora quasi sconosciuto, un vero e proprio mestiere, antico e tramandato di padre in figlio: quello del ««talpaio»». Questo personaggio più di qualsiasi studioso accademico conosce tutto sulle abitudini delle talpe e sui loro segreti spostamenti sotterranei: a lui ancora qualche Comune si rivolge quando c'è da rimediare ai danni nelle campagne, sugli argini e nei campi sportivi. Le vie che nella storia hanno portato alla conoscenza del mondo animale sono infinite e per le talpe passano attraverso il mondo delle trappole. Ne danno testimonianza le illustrazioni dei vecchi libri, dove la figura dell'animale è quasi stranamente trascurata e sostituita dal disegno preciso e quasi morboso dei vari mezzi di cattura per impiccagione o soffocamento. Nel nostro tempo di affettuosa partecipazione ai misteri della natura, più che informazioni sulle sevizie e sull'uso dei veleni, interessano altri tipi di notizie: per esempio pochi sanno che le specie italiane sono tre, molto simili: Talpa caeca, Talpa europaea, Talpa romana. I loro areali in certe zone si sovrappongono, senza gran disturbo. Tutte ci vedono poco, ma la Talpa caeca nemmeno si sforza di schiudere le palpebre. Per la gente però alla fine la talpa resta sempre la talpa, uno scocciatore ma con i palmi dei piedi rosa, così irresistibili da far dimenticare l'indole iraconda del ««signor Talpone»» nella storia di Pollicina. Caterina Gromis di Trana


SCIENZE A SCUOLA MARIA GAETANA AGNESI Scienziata e quasi monaca Una grande matematica italiana
AUTORE: GABICI FRANCO
ARGOMENTI: STORIA SCIENZA
PERSONE: AGNESI MARIA GAETANA
NOMI: AGNESI MARIA GAETANA
LUOGHI: ITALIA, ITALIA

DUE secoli fa, il 9 gennaio 1799, moriva a Milano, all'età di 81 anni, Maria Gaetana Agnesi, una delle pochissime donne che abbiano dato lustro alla matematica italiana. Il suo nome è legato a una complicata curva di terzo grado detta ««versiera di Agnesi»», ma tutto questo non è stato sufficiente per portarla alla celebrità. Eppure questa figura di matematica è interessantissima, sia per la sua vivacità intellettuale sia per la scelta di vita che col tempo la portò ad abbandonare la strada della scienza. Nata a Milano il 16 maggio 1718, la piccola Maria Gaetana mostrò intelligenza e versatilità soprattutto nelle lingue. A nove anni conosce perfettamente il latino e traduce in questa lingua un lungo discorso preparato dal suo maestro che avrebbe poi letto durante una ««accademia»» nel giardino di casa sua. Inoltre parla correttamente il greco e diverse lingue, fra cui l'ebraico, al punto da meritarsi l'appellativo di ««oracolo settelingue»». Si interessa anche di filosofia e a vent'anni pubblica in latino uno studio che raccoglie quasi duecento tesi filosofiche che furono oggetto di dispute nel giardino di casa Agnesi, dove fra cultura e mondanità si dava appuntamento l'èlite culturale milanese del tempo. Quel genere di vita, però, non soddisfa Maria Gaetana che a vent'anni pensa di farsi monaca ma poi, resasi conto del grande dolore che avrebbe recato a suo padre, rifiuta il velo pretendendo però tre condizioni: vestire semplice e dimesso, recarsi in Chiesa quando lo avrebbe desiderato, lasciare per sempre il ballo, il teatro e qualsiasi altro divertimento mondano. Intanto subisce il fascino della matematica e dopo una decina di anni di studi pubblica Instituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana (1748). Curiosa la vicenda di questa corposa opera in due volumi. Per poterne seguire direttamente la stampa, infatti, Maria Gaetana provvede che in casa sua siano trasportati i torchi tipografici! Il libro, inoltre, è uno dei primi trattati scientifici scritti in italiano e l'interesse non è soltanto matematico, ma anche letterario. L'opera viene citata fra quelle ««scritte in buona favella»» e servirà agli Accademici della Crusca per arricchire il loro famoso dizionario. Le Instituzioni sono lodatissime e perfino l'Accademia delle Scienze di Parigi riconosce in questa opera una straordinaria ««summa»» matematica. Ma forse il riconoscimento più gradito al suo lavoro fu una corona di pietre preziose e una medaglia d'oro che le inviò il Pontefice Benedetto XIV (Prospero Lambertini) che poco tempo dopo nominava la Agnesi ««lettrice onoraria di analisi»» all'Università di Bologna. Maria Gaetana, però, non salì mai in cattedra, perché ormai la sua vita stava decisamente orientandosi verso altre mete. Subito dopo la morte del padre, Maria Gaetana si dedica interamente alla carità, raccogliendo prima nella sua casa, e successivamente in altre sedi, donne inferme e bisognose alle quali si dedica completamente. Sarebbe sua intenzione erigere un ospedale per ospitare queste donne, ma nel frattempo viene aperto il Pio Albergo Trivulzio e qui, su invito del Cardinale di Milano, lavorerà per ventotto anni, fino alla morte. Carlo Goldoni, nella commedia ««Il medico olandese»» (1756), fa un accenno alle Instituzioni analitiche della Agnesi, che viene definita ««donna illustre, sapiente, che onora il suo Paese»». C'è da augurarsi che il bicentenario della morte della Agnesi possa costituire l'occasione di una rilettura della sua opera, un momento che coinvolga da una parte gli aspetti strettamente matematici e dall'altra il difficile rapporto ««donna e scienza»». Franco Gabici Planetario di Ravenna


SCAFFALE «Enciclopedia dei fiori e del giardino» Devecchi Marco: «Il giardino storico nel Cuneese», Provincia di Cuneo Ferro Laura: «Arbusti ornamentali: indicatori dell'inquinamento», CSC (Centro Stampa Cavallermaggiore)
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: BOTANICA
LUOGHI: ITALIA

LE «garzantine», cio le piccole enciclopedie tematiche della Garzanti, si estendono ormai ad ambiti sempre pi specialistici, mantenendo per inalterata la loro formula: voci trattate con rigore e sintesi, illustrazioni ridotte all'essenziale ma funzionali e didattiche, schede che trattano separatamente argomenti collaterali o trasversali. E' cos anche l'ultima nata, la «garzantina» dedicata ai fiori e al giardino, curata da Ippolito Pizzetti e Orietta Sala. In un migliaio di pagine sono trattati 500 generi e 2000 specie vegetali con 1150 illustrazioni, cui si aggiungono in appendice trattatelli su terreno, serre, fertilizzanti, attrezzi, annaffiatura, propagazione e malattie delle piante, tappeto erboso. L'occasione buona anche per segnalare la pubblicazione «Il giardino storico nel Cuneese» di Marco Devecchi, con una prefazione di Elena Accati. Vi sono trattati, fra gli altri, i parchi dei dei castelli di Racconigi, Guarene, Scarnafigi e Monticello d'Alba. Di notevole interesse, infine, il saggio di Laura Ferro «Arbusti ornamentali: indicatori dell'inquinamento», tema molto attuale, in quanto tratta di specie vegetali che svolgono contemporaneamente funzioni estetiche e funzioni utili alla tutela dell'ambiente.


SCAFFALE Argentieri Simona e Rossini Stefania: «La fatica di crescere», Frassinelli
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Anoressia e bulimia sono disturbi psicologici oggi molto diffusi, sintomi di un malessere legato a situazioni familiari e ambientali, e pi in generale a un disagio tipico di questo nostro tempo dai valori confusi. Il saggio della Argentieri e della Rossini si allontana dalle strade battute per «raccontare il grande inganno che circonda il problema dei disturbi alimentari (...) dovuto a un interventismo non sempre innocente da parte del mondo medico».


SCAFFALE D'Amato Marina: «I teleroi», Editori Riuniti
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA

Marina D'Amato, sociologa, docente alla Terza Universit... di Roma, stata responsabile dell'Ufficio Minori presso il ministero degli Affari sociali ed la maggiore esperta in Italia in fatto di televisione per i bambini e per i ragazzi, facendo parte, tra l'altro, del Comitato Tv e minori della Presidenza del Consiglio. Questo suo lavoro non solo cataloga tutta la vastissima produzione televisiva per ragazzi ma analizza in termini quantitativi, con rigore scientifico, i temi che ne affiorano, come il rapporto tra i sessi, la nazionalit... (dipendiamo da americani, 52 per cento, e giapponesi, 35 per cento), i valori, le tematiche. Un saggio che tutti i genitori e gli insegnanti dovrebbero leggere. Piero Bianucci INBREVE $ $ Luce frenata a 60 km orari Nei laboratori americani di Cambridge la ricercatrice danese Vestergaard Hau riuscita a rallentare la velocit... della luce, che nel vuoto di 300 mila chilometri al secondo, fino ad appena 60 chilometri all'ora. Il rallentamento avviene ogniqualvolta la luce passa dal vuoto ad un mezzo pi denso. Una frenata cos forte si potuta ottenere soltanto facendo passare i fotoni luminosi attraverso una «condensazione di Einstein-Bose», un particolare stato della materia nel quale un insieme di atomi si comporta come se fosse un unico atomo macroscopico. Ci si ottiene grazie ad un congelamento a minime frazioni di grado dallo zero assoluto e tramite un bombardamento di raggi laser. Questo risultato fa venire in mente un racconto di fantascienza di Bob Shaw nel quale addirittura si ipotizzava un vetro capace di rallentare la luce a velocit... di appena un millimetro all'anno, cos da rendere visibili eventi del passato. INBREVE $ $ Colori e intelligenza a Torino con Sasson Un appuntamento interessante per insegnanti e genitori il convegno «I colori dell'intelligenza» che si terr... a Torino il 5-6 marzo al Liceo Einstein sul tema del potenziamento delle abilit... cognitive con il Metodo Feuerstein. Tra i relatori, David Sasson. Per iscrizioni e informazioni: 011-88.20.89. INBREVE $ $ E' di scena l'archeologia Domenica 14 marzo la rivista «Archeologia viva» organizza al Palacongressi di Firenze una giornata per gli appassionati di questa scienza. Sar... l'occasione per vedere documentari di grande interesse e per incontrare archeologi famosi. Informazioni: 055-506.2303. INBREVE $ $ Biotecnologie ai Lincei Un seminario sulle biotecnologie si terr... a Roma, all'Accademia Nazionale dei Lincei, dal 25 al 27 febbraio. Tel. 06-686.1159.


INBREVE Luce frenata a 60 km orari
ARGOMENTI: FISICA, METROLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Nei laboratori americani di Cambridge la ricercatrice danese Vestergaard Hau riuscita a rallentare la velocit... della luce, che nel vuoto di 300 mila chilometri al secondo, fino ad appena 60 chilometri all'ora. Il rallentamento avviene ogniqualvolta la luce passa dal vuoto ad un mezzo pi denso. Una frenata cos forte si potuta ottenere soltanto facendo passare i fotoni luminosi attraverso una «condensazione di Einstein-Bose», un particolare stato della materia nel quale un insieme di atomi si comporta come se fosse un unico atomo macroscopico. Ci si ottiene grazie ad un congelamento a minime frazioni di grado dallo zero assoluto e tramite un bombardamento di raggi laser. Questo risultato fa venire in mente un racconto di fantascienza di Bob Shaw nel quale addirittura si ipotizzava un vetro capace di rallentare la luce a velocit... di appena un millimetro all'anno, cos da rendere visibili eventi del passato.


INBREVE Colori e intelligenza a Torino con Sasson
ARGOMENTI: DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA

Un appuntamento interessante per insegnanti e genitori il convegno «I colori dell'intelligenza» che si terr... a Torino il 5-6 marzo al Liceo Einstein sul tema del potenziamento delle abilit... cognitive con il Metodo Feuerstein. Tra i relatori, David Sasson. Per iscrizioni e informazioni: 011-88.20.89.


INBREVE E' di scena l'archeologia
ARGOMENTI: ARCHEOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Domenica 14 marzo la rivista «Archeologia viva» organizza al Palacongressi di Firenze una giornata per gli appassionati di questa scienza. Sar... l'occasione per vedere documentari di grande interesse e per incontrare archeologi famosi. Informazioni: 055-506. 2303.


INBREVE Biotecnologie ai Lincei
ARGOMENTI: BIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Un seminario sulle biotecnologie si terr... a Roma, all'Accademia Nazionale dei Lincei, dal 25 al 27 febbraio. Tel. 06-686.1159.


SCAFFALE «Enciclopedia dei fiori e del giardino» Devecchi Marco: «Il giardino storico nel Cuneese», Provincia di Cuneo Ferro Laura: «Arbusti ornamentali: indicatori dell'inquinamento», CSC (Centro Stampa Cavallermaggiore)
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: BOTANICA
LUOGHI: ITALIA

LE «garzantine», cioèle piccole enciclopedie tematiche della Garzanti, si estendono ormai ad ambiti sempre piùspecialistici, mantenendo peròinalterata la loro formula: voci trattate con rigore e sintesi, illustrazioni ridotte all'essenziale ma funzionali e didattiche, schede che trattano separatamente argomenti collaterali o trasversali. E' cosìanche l'ultima nata, la «garzantina» dedicata ai fiori e al giardino, curata da Ippolito Pizzetti e Orietta Sala. In un migliaio di pagine sono trattati 500 generi e 2000 specie vegetali con 1150 illustrazioni, cui si aggiungono in appendice trattatelli su terreno, serre, fertilizzanti, attrezzi, annaffiatura, propagazione e malattie delle piante, tappeto erboso. L'occasione è buona anche per segnalare la pubblicazione «Il giardino storico nel Cuneese» di Marco Devecchi, con una prefazione di Elena Accati. Vi sono trattati, fra gli altri, i parchi dei dei castelli di Racconigi, Guarene, Scarnafigi e Monticello d'Alba. Di notevole interesse, infine, il saggio di Laura Ferro «Arbusti ornamentali: indicatori dell'inquinamento», tema molto attuale, in quanto tratta di specie vegetali che svolgono contemporaneamente funzioni estetiche e funzioni utili alla tutela dell'ambiente.


SCAFFALE Argentieri Simona e Rossini Stefania: «La fatica di crescere», Frassinelli
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Anoressia e bulimia sono disturbi psicologici oggi molto diffusi, sintomi di un malessere legato a situazioni familiari e ambientali, e piùin generale a un disagio tipico di questo nostro tempo dai valori confusi. Il saggio della Argentieri e della Rossini si allontana dalle strade battute per «raccontare il grande inganno che circonda il problema dei disturbi alimentari (...) dovuto a un interventismo non sempre innocente da parte del mondo medico».


SCAFFALE Baruk Stella: «Dizionario di matematica elementare», Zanichelli
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: MATEMATICA
LUOGHI: ITALIA

Stella Baruk, autrice di questo «Dizionario», èin Francia una personalitàdi primo piano nel dibattito sulla didattica della matematica. L'idea che l'ha guidata in quest'opera èquella di mettere a disposizione degli studenti uno strumento paragonabile a ciòche rappresenta un dizionario per la lingua italiana o inglese: rapida consultazione e nozioni essenziali subito disponibili per l'uso.


SCAFFALE D'Amato Marina: «I teleroi», Editori Riuniti
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA

Marina D'Amato, sociologa, docente alla Terza Universitàdi Roma, è stata responsabile dell'Ufficio Minori presso il ministero degli Affari sociali ed èla maggiore esperta in Italia in fatto di televisione per i bambini e per i ragazzi, facendo parte, tra l'altro, del Comitato Tv e minori della Presidenza del Consiglio. Questo suo lavoro non solo cataloga tutta la vastissima produzione televisiva per ragazzi ma analizza in termini quantitativi, con rigore scientifico, i temi che ne affiorano, come il rapporto tra i sessi, la nazionalità(dipendiamo da americani, 52 per cento, e giapponesi, 35 per cento), i valori, le tematiche. Un saggio che tutti i genitori e gli insegnanti dovrebbero leggere. Piero Bianucci


INBREVE Luce frenata a 60 km orari
ARGOMENTI: FISICA, METROLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Nei laboratori americani di Cambridge la ricercatrice danese Vestergaard Hau èriuscita a rallentare la velocitàdella luce, che nel vuoto èdi 300 mila chilometri al secondo, fino ad appena 60 chilometri all'ora. Il rallentamento avviene ogniqualvolta la luce passa dal vuoto ad un mezzo piùdenso. Una frenata cosìforte si è potuta ottenere soltanto facendo passare i fotoni luminosi attraverso una «condensazione di Einstein-Bose», un particolare stato della materia nel quale un insieme di atomi si comporta come se fosse un unico atomo macroscopico. Ciòsi ottiene grazie ad un congelamento a minime frazioni di grado dallo zero assoluto e tramite un bombardamento di raggi laser. Questo risultato fa venire in mente un racconto di fantascienza di Bob Shaw nel quale addirittura si ipotizzava un vetro capace di rallentare la luce a velocitàdi appena un millimetro all'anno, cosìda rendere visibili eventi del passato.


INBREVE Colori e intelligenza a Torino con Sasson
ARGOMENTI: DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA

Un appuntamento interessante per insegnanti e genitori èil convegno «I colori dell'intelligenza» che si terràa Torino il 5-6 marzo al Liceo Einstein sul tema del potenziamento delle abilitàcognitive con il Metodo Feuerstein. Tra i relatori, David Sasson. Per iscrizioni e informazioni: 011-88.20.89.


INBREVE E' di scena l'archeologia
ARGOMENTI: ARCHEOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Domenica 14 marzo la rivista «Archeologia viva» organizza al Palacongressi di Firenze una giornata per gli appassionati di questa scienza. Saràl'occasione per vedere documentari di grande interesse e per incontrare archeologi famosi. Informazioni: 055-506. 2303.


INBREVE Biotecnologie ai Lincei
ARGOMENTI: BIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Un seminario sulle biotecnologie si terràa Roma, all'Accademia Nazionale dei Lincei, dal 25 al 27 febbraio. Tel. 06-686.1159.




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