TUTTOSCIENZE 4 novembre 98


IN BREVE A scuola ma nei parchi
ARGOMENTI: ECOLOGIA, DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

Riparte il programma del Centro turistico studentesco "A scuola nei parchi": 13 proposte finalizzate all'educazione ambientale. Per le scuole interessate, tel. 06-44.111.473.


SCIENZE DELLA VITA PRESUNTI AFRODISIACI Amore da rinoceronte Le tante leggende dure a morire
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

IL famoso Viagra è ormai in libera vendita anche da noi. E gli acquirenti si cullano nell'illusione che sia un potente afrodisiaco. Anche se autorevoli voci l'hanno smentito in tutti i toni. Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non è la prima volta che accade. Si è sempre fatto un gran parlare del corno di rinoceronte che, ridotto in polvere, si vende a peso d'oro sui mercati d'Oriente. Come sia nato questo antichissimo mito del suo potere afrodisiaco, è un mistero. Non è escluso che sia scaturito dall'osservazione dell'accoppiamento (che nei rinoceronti, può durare anche un'ora e mezzo) durante il quale il maschio eiacula una cinquantina di volte. Ma le ricerche sperimentali hanno dimostrato in maniera inconfutabile che il potere afrodisiaco del corno è una leggenda campata in aria, senza nessun fondamento scientifico. Comunque il prodotto animale più ricercato come afrodisiaco in Oriente non è il corno di rinoceronte, bensì una speciale secrezione del mosco moschifero (Moschus moschiferus), stretto parente dei nostri cervi - appartiene alla stessa famiglia - ma stranamente privo di corna, che vive nelle foreste montane dell'Asia orientale. Il maschio di questo mammifero possiede nella regione genitale una ghiandola grande come una pallina da golf che entra in funzione nella stagione degli amori e secerne un liquido vischioso dal forte odore di muschio. Questa secrezione è il prodotto di origine animale più costoso del mondo. Lo si vende a un prezzo quadruplo di quello dell'oro. Solo il mercato giapponese assorbe l'ottanta per cento della produzione mondiale. Naturalmente, dato il suo prezzo elevato, non accessibile a tutte le borse, il consumatore ne compra solo pochi grammi e lo mescola con altri ingredienti meno costosi. Dicono che il risultato sia altrettanto efficace, nonostante la diluizione. Ma la gamma degli afrodisiaci o presunti tali è molto ampia. Si estende ai serpenti, ai millepiedi e ai gechi. Facilissimo nei ristoranti della Corea del Sud degustare il brodo di serpente. Lungo le pareti si allineano in bella mostra le gabbie stracolme di rettili, in prevalenza velenosi. Sono i più cari, ma si dice siano anche i più efficaci come stimolanti sessuali. Una piccola coppa di brodo di quei serpenti, uno dei piatti più costosi del menu, è considerata un insuperabile filtro d'amore. Sempre allo stesso scopo si vendono in Oriente a decine di migliaia i millepiedi e i gechi, opportunamente disseccati e ridotti in pillole. La medicina tradizionale cinese approfitta poi largamente della "mangiatrice di uomini" per eccellenza, la tigre. Se ne usano il sangue, il grasso, le ossa, ma soprattutto il pene, che costituirebbe, secondo la credenza locale, la miglior ricetta per mantenere a lungo la virilità. I vecchi cinesi ne fanno grande uso. Lo comprano disseccato, lo fanno macerare per settimane o per mesi nel vino o nel whisky e centellinano qualche goccia della miracolosa bevanda ogni sera prima di coricarsi. In qualche ristorante di Bangkok si può avere sottobanco una porzione di brodo di pene di tigre. E' un trattamento di favore che il proprietario riserva ai clienti più danarosi. C'è una richiesta frenetica di questo prodotto sui mercati d'Oriente. Per soddisfarla non bastano certo gli esemplari che i bracconieri riescono a uccidere in barba alla legge che considera la tigre specie protetta. Alla scarsezza del materiale genuino (in natura sono rimaste fra le cinque e le settemila tigri), si supplisce con un surrogato. Si fa passare il pene del gatto domestico per quello di tigre e così i compratori sono contenti e gabbati. In un solo caso l'uomo è riuscito a scongiurare l'estinzione di un animale selvatico: nel caso del cervo comune, le cui corna sono considerate la materia prima più diffusa per combattere i languori virili. Le corna arrivano dalla Nuova Zelanda dove gli allevamenti hanno preso piede oltre vent'anni fa e rendono benissimo. I cervi costituiscono meno del venti per cento del bestiame, ma producono l'ottantacinque per cento delle entrate. Il motivo sta nel fatto che i nobili animali vengono fatti riprodurre non per la produzione della carne, ma per le corna, che vengono tagliate e ricrescono ogni anno. Indubbiamente però sono assai più numerosi i casi in cui la domanda continua di afrodisiaci contribuisce pesantemente alla decimazione delle più spettacolari specie asiatiche. Negli ultimi cinquant'anni si sono estinte tre delle otto sottospecie di tigri. E cioè la tigre del Balì (Panthera tigris balica), la tigre del Caspio (Panthera tigris virgata) e quella di Giava (Panthera tigris sondaica). Rischia l'estinzione la tigre della Cina (Panthera tigris amoyensis), di cui rimane solo una trentina di esemplari, mentre quella di Sumatra (Panthera tigris sumatrae) ne conta forse quattrocento. Senza parlare della tigre siberiana (Panthera tigris altaica), il gigante della famiglia, sulla quale non si hanno dati precisi, data la confusa situazione politica della Russia attuale. La sorte del rinoceronte non è certo più rosea. Allarmante quella del rinoceronte di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis) e del rinoceronte di Giava (Rhinoceros sondaicus), molto vicini all'estinzione, il secondo specialmente. Quanto al rinoceronte nero (Diceros bicornis) ce n'erano ancora in Africa sessantamila negli Anni Settanta. Ne sono rimasti oggi due o tremila soltanto. Riguardo al mosco moschifero, si calcola che se ne uccidano ogni anno illegalmente almeno diecimila esemplari. E' vero che dal 1958 sono sorti in Cina alcuni allevamenti da cui si ricava la sostanza preziosa senza uccidere gli animali, ma la produzione è assolutamente insufficiente. Prova ne sia il fatto che si continua a importare nel Paese la secrezione ricavata dai selvatici, intaccando così il patrimonio naturale della specie. Ma questi cosiddetti afrodisiaci fanno aumentare davvero il piacere? E' molto in dubbio. Una cosa però è certa. Fanno diminuire la fauna. Isbella Lattes Coifmann


SCIENZE A SCUOLA MANOSCRITTO Archimede da un milione di dollari
Autore: PEIRETTI FEDERICO

ARGOMENTI: MATEMATICA
LUOGHI: ITALIA

LA copia più antica delle opere di Archimede, un manoscritto del decimo secolo, è stato messo all'asta a New York da Christiès. E' stato acquistato da un collezionista privato americano per 2 milioni di dollari, il doppio della valutazione degli esperti della Christiès: un milione di dollari. Il manoscritto venne scoperto casualmente nel 1899 da un paleografo greco, Athanassios Papadopulos Kerameus, nel monastero del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Si tratta di un palinsesto, cioè una pergamena sulla quale il testo più antico, lavato e raschiato via,viene sostituito con uno nuovo. In questo caso, il testo di Archimede, copiato a Costantinopoli, mille anni fa, era stato sostituito nel XII secolo da un 'Eucologion', una raccolta di preghiere e di istruzioni per cerimonie religiose della Chiesa ortodossa orientale. Il testo religioso è stato scritto perpendicolarmente a quello di Archimede, e questo facilita la separazione dei due testi, consentendo la lettura del testo primitivo. L'unico studioso che ha avuto la possibilità di esaminare il palinsesto, nel 1906, è stato Johan Ludvig Heiberg, docente di filologia all'Università di Copenaghen. Nel 1918, alla caduta dell'Impero Ottomano, il manoscritto scomparve per ricomparire soltanto oggi, messo all'asta da una famiglia francese che dichiara di averlo acquistato regolarmente nel 1920. Ma il Patriarca Ortodosso di Gerusalemme e il governo greco ne rivendicano la proprietà ed hanno promosso un'azione legale per rientrarne il possesso. Il manoscritto, di 174 pagine, contiene l'unica copia del testo originale greco dei Galleggianti, in cui Archimede presenta il suo famoso 'principiò, e le sue opere Sulla misura del cerchio, Sulla sfera e il cilindro, Spirali e Sull'equilibrio dei piani. Ma la parte più preziosa è il testo del Metodo sui teoremi meccanici, un'opera perduta attraverso i secoli, nota soltanto per alcune citazioni di altri autori. E' una lunga lettera in cui Archimede presenta al suo amico Eratostene, direttore della biblioteca di Alessandria d'Egitto, il suo metodo di ricerca, la via seguita per raggiungere certi risultati che solo successivamente dimostra in modo rigoroso. 'Con quest'opera Archimede ci lascia vedere dentro la sua officina matematica - ha scritto in proposito il matematico danese Zeuthen - è come se in teatro, lo spettatore venisse condotto sul palcoscenico, dietro le quinte, per carpire i segreti dell'organizzazione dello spettacolò. Archimede definì il suo metodo 'meccanicò non perché si potesse eseguire automaticamente, ma perché utilizzava concetti della meccanica per calcolare l'area di una figura piana o il volume di un solido, confrontandoli con una seconda figura di area o volume noti. Nel suo procedimento, ad esempio, i segmenti vengono considerati pesanti, con un peso proporzionale alla loro lunghezza e trattati di conseguenza come leve. Oggi il computer e i raggi ultravioletti potrebbero consentire un'analisi più approfondita soprattutto delle figure geometriche e rivelare nuovi particolari sul lavoro di Archimede. Ma per avere accesso al documento sarà necessario il consenso del collezionista di cuinon si conosce l'identità. Federico Peiretti


GLI ULTIMI PROGRESSI Cancro, geni che sbagliano Nelle molecole la nuova frontiera della lotta
AUTORE: VERNA MARINA
ARGOMENTI: GENETICA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA
NOTE: GIORNATA NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO GIORNATA NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO

ERANO gli Anni 70 quando Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti, decise di dichiarare ufficialmente guerra al cancro e si diede un tempo massimo per vincerla: cinque anni. Varò un programma federale che chiamò appunto "War Against Cancer" e fece piovere sui National Cancer Institute (NCI) una quantità di denaro - un miliardo di dollari l'anno - che non ha mai più avuto l'uguale. All'epoca, gli americani avevano un'idea fissa: trovare il virus che provoca il cancro. Anche Albert Sabin, dopo i trionfi per il vaccino contro la poliomielite, questa sì malattia infettiva, causata dal Poliovirus hominis, si accanì per anni e anni sul microscopio elettronico, cercando la particella virale che riteneva causasse le leucemie dell'uomo. Ma era una strada sbagliata: 25 anni e 25 miliardi di dollari dopo, l'NCI ha istituito una commissione per capire le ragioni di una sconfitta che brucia. Anche perché altri, altrove e con altre ipotesi di lavoro, sono andati più lontano. Dov'era l'errore? Nell'impostazione teorica. Il cancro non è, come molti allora ipotizzavano, una malattia esogena, cioè causata da un agente esterno. Non che l'ambiente non conti. Tutt'altro. Ma in un modo più complesso e subdolo di un semplice virus: l'ambiente, inteso come sostanze chimiche o radiazioni, produce mutazioni nei geni al momento della duplicazione delle cellule. Sono queste mutazioni, ripetutamente sommate, a produrre il cancro. Che è dunque una malattia endogena, che nasce cioè dall'interno dell'organismo, se e quando s'inceppa il programma genetico che normalmente fa riprodurre le cellule al momento giusto e in maniera controllata. Un errore minimo, inizialmente, una piccolissima mutazione in un gene. Poi in un altro e in un altro ancora. Quando i geni che mutano diventano cinque, comincia il tumore. E' stata la biologia molecolare a chiarire il contesto in cui matura la proliferazione incontrollata delle cellule. Se un errore va imputato ai cacciatori del virus, è quello di essere stati poco elastici nell'utilizzare i risultati della ricerca di base, poco aperti alle novità che venivano da ambiti diversi. D'altronde, erano fortemente concentrati sui tumori avanzati e non sulle fasi iniziali. E a un certo punto hanno pensato che la chemioterapia potesse essere la formula risolutiva. Oggi anche questa via è stata percorsa fino in fondo, con grandi risultati ma senza la vittoria definitiva. Le sostanze chemioterapiche risentono infatti di un difetto d'origine: sono potentissime ma non selettive, distruggono le cellule tumorali ma anche quelle sane. Ma il sistema immunitario, che fa? Perché non ci difende dai tumori? Il fatto è che le cellule neoplastiche sono estremamente astute e possiedono tutto un arsenale di trucchi genetici per evitare di essere aggredite dal sistema immunitario. Una strategia di difesa potrebbe essere quella di insegnare al sistema immunitario dei controtrucchi per neutralizzare le astuzie. E' questa la strada imboccata alla fine degli Anni 80, con l'invenzione degli anticorpi monoclonali. Una strategia terapeutica che da sola non basta, ma ha dato buoni risultati in alcune forme di tumore al rene e alla mammella. La nuova frontiera di ricerca oggi è l'oncologia molecolare. Esistono due categorie di geni connessi ai tumori: quelli che predispongono alla mutazione e quelli che bloccano il processo, i cosiddetti "geni modificatori". Importantissimi perché, se come sembra hanno un effetto protettivo, potrebbero fornire le sostanze che inibiscono l'insorgere del tumore. Sui centomila geni del Dna umano, quelli legati ai tumori sono nell'ordine delle decine, forse cento al massimo. E' questione di tempo, ma un giorno l'elenco sarà finito. E allora questa conoscenza di base potrà servire in più direzioni: per una terapia genica, per un farmaco convenzionale, chimico, che abbia come bersaglio le proteine prodotte dai geni mutati o per indurre la cellula ad autodistruggersi facendo scattare il suo meccanismo di " morte programmata". Anche bloccare l'angiogenesi, strategia tornata di attualità nei mesi scorsi, potrà essere un buon rimedio, ancorché parziale. Il presupposto è che un tumore, per crescere, necessita di nutrimento, cioè di sangue. Inizialmente non ne ha bisogno, ma quando raggiunge il diametro di qualche millimetro deve organizzarsi con un suo tessuto connettivo e relativi vasi sanguigni. Di qui l'idea, alla quale l'americano Judah Folkmann lavora da oltre trent'anni, è quella di impedirgli di organizzarsi: non si eradicherà il tumore, ma gli si impedirà di proliferare. Il vantaggio di questa terapia è che non dà resistenza, a differenza della chemioterapia che, essendo rivolta a una cellula geneticamente instabile com'è quella tumorale, quindi soggetta a continue mutazioni, a un certo punto diventa un'arma spuntata. La terapia antiangiogenetica è rivolta invece verso la cellula endoteliale, che dal punto di vista genetico è una cellula normale, e dunque non oppone resistenza alla terapia. Ma da sola, non basterà. Potrà invece servire in associazione con le altre terapie. Pur non eradicando il tumore, aiuterà a cronicizzarlo. Traguardo meno ambizioso di quello a cui puntava Nixon, ma più realistico. Marina Verna


SCIENZE FISICHE. ESPERIMENTO NELLO SPAZIO Cercando l'universo parallelo Zichichi racconta la scoperta dell'antimateria
AUTORE: S_N
ARGOMENTI: FISICA, RICERCA SCIENTIFICA
PERSONE: ZICHICHI ANTONINO
NOMI: ZICHICHI ANTONINO
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

ESISTE un universo parallelo al nostro, fatto di antimateria? Tre mesi fa lo Shuttle ha portato in orbita un apparato per rispondere a questa domanda: si chiama Ams, Spettrometro Magnetico Alfa ed è centomila volte più sensibile degli strumenti analoghi usati in precedenza. Ams tornerà nello spazio - per restarvi a lungo - nel 2002, quando sarà installato sulla Stazione spaziale internazionale. Tra i protagonisti di questa ricerca spicca Antonino Zichichi, il fisico che nel 1965 scoprì il primo nucleo di antimateria, l'antideutone. Zichichi è autore di molte scoperte nello studio delle leggi fondamentali della natura, è ordinario di fisica superiore all'Università di Bologna e autore di oltre 500 pubblicazioni, alcune delle quali hanno aperto nuove strade alla fisica subnucleare: gli abbiamo posto alcune domande sulle ultime ricerche dedicate all'antimateria. Grazie alla Nasa l'antimateria ritorna di grande attualità. Come potremmo descrivere l'antimateria?"L'antimateria è identica alla materia: un antigelato di fragola avrebbe lo stesso sapore, la stessa forma, gli stessi colori del nostro gelato di fragola. A gustarlo però dovrebbe essere un antiuomo che vivesse su un'antiterra che girasse attorno a un antisole di una antigalassia identica alla nostra". Perché un antigelato non potrebbe esser gustato da un uomo? "L'antigelato è fatto di antimateria, l'uomo di materia. Quando materia e antimateria vengono a contatto scatta l'annichilazione, cioè la totale trasformazione di massa in energia: un processo sconosciuto prima che Dirac scrivesse la sua famosa equazione". Cosa dice questa equazione? "Se c'è l'elettrone deve esistere l'antielettrone. Oggi può sembrare ovvio che se esiste una particella deve esistere la sua antiparticella. Ma quando Dirac scoprì la sua equazione, l'antielet trone venne fuori in modo incredibile: e cioè come risultato delle energie negative che emergevano dall'equazione. Fu l'inizio di una nuova era nel pensiero scientifico". Quali sono i capisaldi di questa nuova era? "L'esistenza di particelle che non fanno parte della realtà a noi familiare e la previsione di un fenomeno fisico totalmente nuovo: l'annichilazione cui ho già accennato. Un elettrone e un antielettrone, se si mettono insieme, si autodistruggono. La loro massa viene trasformata in energia elettromagnetica: due quanti di "luce"". L'annichilazione vale solo per gli elettroni o vale anche per la materia? "Vale per qualsiasi particella che incontri la sua antiparticella. E vale anche per la materia, se esiste l'antimateria". Antiparticelle e antimateria non sono la stessa cosa? "Assolutamente no. Immaginiamo di avere una certa quantità di mattoni. Usando una colla (calce o cemento) è possibile costruire case, grattacieli, ponti. Gli ingredienti essenziali sono mattoni e colla. Al posto dei mattoni immaginiamo di avere protoni e neutroni e, al posto del cemento, la colla nucleare. I protoni e i neutroni si incollano grazie alla "colla" nucleare. E' così che nascono i nuclei. Ad esempio il carbonio che c'è nelle nostre cellule ha un nucleo fatto con sei protoni e sei neutroni. La materia esiste in quanto protoni e neutroni si incollano. Immaginiamo adesso di avere sei antiprotoni e sei antineutroni. Se si incollassero, potremmo avere il nucleo dell'anticarbonio. E così per tutti gli altri antinuclei: l'antiossigeno, l'antiferro, l'antipiombo... Se però le antiparticelle non si incollano, addio antimateria. L'esistenza delle antiparticelle non garantisce l'esistenza dell'antimateria. Potrebbero esistere gli antiprotoni e gli antineutroni ma senza capacità di incollarsi. Se così fosse l'antimateria non potrebbe esistere. Il punto cruciale è la differenza tra antiparticella e antimateria". Perché questa differenza è così cruciale? "In questa differenza stanno settant'anni di fisica fondamentale. Non è facile riassumerli. E' un'avventura che inizia con quel gigante di Paul Dirac e con l'invenzione dei cosiddetti operatori di simmetria. Esempio: esiste la mano destra. L'operatore di simmetria detto "di parita"' (simbolo P) trasforma la mano destra in mano sinistra. E' l'operazione che fa uno specchio. Altro esempio: esiste l'elettrone con carica elettrica negativa. L'operatore di simmetria detto "coniugazione di carica" (simbolo C) trasforma l'elettrone in una particella identica con una sola cosa diversa: il segno della carica elettrica, che è opposto a quello di partenza. L'operatore C trasforma quindi un elettrone in un antielettrone. Più in generale, una particella nella sua antiparticella. Questo operatore C non è un dettaglio matematico banale. A scoprirlo fu un grande fisico matematico, Herman Weyl, amico di Dirac, la cui equazione aveva suscitato enorme interesse. Con la scoperta dell'operatore C sparisce la necessità delle energie negative e l'antielettrone diventa soluzione dell'equazione di Dirac con energia positiva. Inizia con l'operatore C l'avventura delle antiparticelle e dell'antimateria. Infatti, se la realtà tutta, dall'elettrone alla Luna, al Sole, alle stelle, alle galassie, obbedisce alla Legge di Simmetria descritta dall'operatore C, allora deve esistere non solo l'antielettrone, ma l'antiprotone, l'antineutrone, l'antimateria, le antistelle e le antigalassie. E' l'ipotesi che formulò Dirac nella sua lezione-Nobel (1933). Tutto andò liscio fino al 1957, quando si scoprì che le forze di Fermi non obbediscono alla Legge di Simmetria C nè a quella P. Fu una bomba, subito smorzata da Landau (caposcuola della fisica teorica russa) il quale fece notare che le Forze di Fermi obbedivano alla Legge di Simmetria congiunta C e P. Tutta la realtà fisica resta inalterata se sottoposta a due operazioni simultanee: scambio di Carica (da positiva a negativa) e scambio di Parità (da destra a sinistra). Se il mondo materiale obbedisce alla Legge di Simmetria C x P allora devono esistere le antiparticelle, l'antimateria, le antistelle e le antigalassie. Dirac tirò un sospiro di sollievo. Si arriva così al 1964". Cosa succede nel 1964? "Crolla anche la Legge di Invarianza C x P. E qui entra in gioco l'invarianza per l'inversione dell'asse dei tempi. Nella nostra realtà è impossibile andare indietro nel tempo. Arrivati agli ottant'anni non possiamo ritornare quindicenni. L'elettrone però e tutte le particelle elementari non hanno orologio nè memoria. Come fanno a distinguere il futuro dal passato? Fu un altro gigante della fisica di questo secolo, Eugene Wigner, a formulare questa Legge di Simmetria, indicata con il simbolo T. Se inverto l'asse del tempo, la realtà fisica fondamentale non deve cambiare. Adesso attenzione: una Legge di Simmetria fondamentale dice che se faccio tutte le tre operazioni, inverto l'asse dei tempi, scambio carica con anticarica e destra con sinistra, tutta la realtà fisica rimane inalterata. A questa legge si dà il nome di Teorema C x P x T. Insomma, nulla cambia se si invertono carica, parità e tempo". Che c'entra il Teorema CPT con l'antimateria? "A prescindere dai dettagli, se la realtà obbedisce alla legge di Simmetria C x P x T, allora deve esistere l'antimateria. Però se CP è violato e T conservato CPT non vale e l'antimateria non esiste più. Ecco perché la prova dell'esistenza dell'antimateria diventa cruciale nel 1964". Lei ha fondato e dirige il Centro Majorana di Erice, dove ha portato i più brillanti scienziati del mondo, tra i quali innumerevoli Premi Nobel. Ha un ricordo personale di quegli anni? "Era l'agosto del 1964 e l'Urss aveva dato il permesso di tenere a Dubna (il più grande laboratorio di fisica nucleare dell'Urss) il Congresso mondiale dei fisici. In quel congresso vennero presentati da un gruppo americano i risultati sperimentali che dimostravano la violazione della Simmetria C x P. A me toccava parlare subito dopo per i risultati ottenuti al Cern sulla struttura "tipo-tempo" del protone. Avevo alla mia destra Bruno Pontecorvo e alla mia sinistra Bruno Touschek (l'inventore della macchina a collisione elettroni-antielettroni di Frascati). Pontecorvo mi sussurrò all'orecchio: "Questi si sono giocati la loro reputazione per il resto dei loro giorni". Touschek mi suggerì di invitarli a Erice per metterli sotto torchio. Insomma, pochi credevano a quei risultati. Cronin, il fisico che avrebbe poi avuto il Nobel per quella scoperta (assieme a Fritch), venne a Erice e fu evidente che si trattava di una autentica bomba nel cuore della fisica di quei tempi. Tornato a Ginevra decisi che il mio progetto, per stabilire se esisteva o no l'antimateria, doveva avere assoluta priorità. Avevamo costruito il più potente fascio di antiparticelle al mondo. E il più preciso sistema di misura dei loro tempi di volo: un decimo di miliardesimo di secondo. E' lo stesso sistema che è stato messo nello Shuttle e sarà installato nella stazione orbitale per cercare l'antimateria nello spazio. La scoperta dell'antimateria nucleare fece uscire Dirac da un anno di crisi nera. Volle conoscermi e da quell'incontro nacque una grande amicizia e con essa i Seminari di Erice sulle guerre nucleari". Come mai? "Dirac era grande amico di Piotr Kapitza, che ebbe il coraggio di dire a Stalin che il progetto della bomba H non voleva dirigerlo, mettendosi in un mare di guai. I Seminari di Erice hanno portato avanti questa coraggiosa linea della scienza contro la violenza politica". (s. n.)


Com'è lontano Di Bella
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA
NOTE: GIORNATA NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO GIORNATA NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO

LA Giornata nazionale per la Ricerca sul Cancro che si celebrerà domenica 8 novembre arriva dopo nove mesi di clamore giornalistico, giudiziario e politico intorno alla terapia Di Bella. E dopo un mese di imbarazzato silenzio. Un mese che però sembra aver distanziato di decenni tutta la vicenda. La somatostatina ammuffisce negli scantinati. Chi si ricorda più le maratone in diretta pilotate da Mentana e Costanzo su Canale 5? Chi il libro di Bruno Vespa sul professore di Modena, eroe solitario contro il Potere Oncologico? Chi le piazze con i malati incatenati? E il pretore di Maglie che " prescrive" la terapia? O il ministro Bindi che abbraccia Di Bella in tv e gli accorda la sperimentazione? Ora i magistrati d'assalto sono alle prese con il doping sportivo e Vespa con il Superenalotto: nel suo "Porta a porta" non vengono più malati terminali ma Raffaella Carrà e giocatori d'azzardo. Sono passati pochi mesi, ma siamo già in un'altra era. Così va il mondo dei mass media. Eppure la storia, benché rimossa, non è nè finita nè senza conseguenze. Di Bella respinge le conclusioni della sperimentazione sull'inefficacia della sua cura. Molti malati scoprono di avere sperato invano e forse di aver rinunciato a cure utili. L'erario ha qualche miliardo in meno e le multinazionali farmaceutiche qualche miliardo in più. All'estero l'immagine della ricerca italiana ha subito un colpo duro, quando non ha suscitato ilarità. Con tutto ciò, si riprende la strada. Che è lunga e difficile. Ogni tumore è una malattia a sè. Biologia molecolare, chirugia, chemioterapia, radioterapia, immunologia devono cooperare. Si va avanti a piccoli passi. In molte direzioni. Collaborando su scala mondiale. Per farsene un'idea basta scorrere in questa pagina l'articolo che riguarda l'inaugurazione, anch'essa prevista per domenica, del Parco della Ricerca Oncologica di Candiolo-Torino: il nuovo Istituto ha già rapporti con Harvard, Cambridge, Uppsala, Heidelberg, Parigi. Nella scienza il "genio incompreso" non esiste più. E tanto meno in oncologia. Piero Bianucci


SCIENZE DELLA VITA PSORIASI Con il tazarotene una nuova cura
Autore: PELLATI RENZO

ORGANIZZAZIONI: ALLERGAN
LUOGHI: ITALIA

LA vitamina A (trans-retinolo) svolge un ruolo determinante nel meccanismo della visione (la carenza assoluta provoca cecità) ed è anche indispensabile per un regolare sviluppo dei tessuti epiteliali in genere. Infatti alcuni derivati della vitamina A (retinoidi) trovano impiego nel trattamento di lesioni pre-cancerose cutanee, bronchiali, vescicali. L'efficacia dei retinoidi però è tenuta a freno dagli effetti secondari spiacevoli che si verificano soprattutto nelle donne in età fertile (sono teratogeni) e nei pazienti con problemi epatici o alterazioni dell'assetto lipidico. Di conseguenza le ricerche attuali sono orientate verso la messa a punto di molecole di retinoidi più attive con minori effetti collaterali. Un risultato positivo è stato raggiunto dai laboratori di ricerca Allergan (Irvine, California) con la scoperta di un derivato sintetico (definito "tazarotene, retinoide acetilenico") che agisce per via locale. In altre parole, questa molecola viene assorbita dalla pelle (va in circolo a dosi bassissime, e quindi evita gli effetti indesiderati), si lega a specifici recettori e si è dimostrata valida per dermatosi caratterizzate da iperproliferazione cellulare come la psoriasi. Ovunque nel mondo, si manifesta con le caratteristiche chiazze rosse, di forma e grandezza variabile, ricoperte da squame lamellari, secche e biancastre. Si presenta in varie forme con evoluzioni più o meno gravi (a chiazze, pustolosa, guttata: a volte si accompagna ad artropatia). Esiste certamente una predisposizione genetica. Un contributo notevole alla comprensione di questa fastidiosa malattia (che incide nella vita di relazione) proviene dalle ricerche sui meccanismi immunologici. Si è visto che i linfociti T, presenti nel derma, producono diversi mediatori chimici (citochine) i quali stimolano la proliferazione di particolari cellule (cheratociti) destinate alla produzione di cheratina (rappresenta lo scheletro della cellula). Lo scatenamento della psoriasi potrebbe essere dovuto a proteine di origine streptococcica (esempio: un'infezione faringea) oppure a particolari stress. Secondo Nicholas J. Lowe (School of Medicine, Los Angeles) il nuovo farmaco blocca e normalizza l'iperproliferazione cellulare: dopo 12 settimane di trattamento il 70% dei pazienti ha avuto beneficio dalla terapia e nel 50% dei pazienti trattati i benefici si mantenevano anche dopo 12 settimane dalla sospensione del trattamento. Renzo Pellati


IN BREVE Ferrara: l'acustica dei teatri storici
ARGOMENTI: ACUSTICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, FERRARA (FE)

L'acustica dei teatri storici deve essere considerata un bene culturale da tutelare nelle opere di restauro: è la tesi, e anche la conclusione, di una giornata di studi che si tiene oggi a Ferrara nel Ridotto del Teatro Comunale. Tel. 0532-202.400.


SCIENZE DELLA VITA PALEONTOLOGIA Il tirannosauro ha cambiato faccia
Autore: FRONTE MARGHERITA

ARGOMENTI: PALEONTOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Ricostruzione delle sembianze del leptoceratopo

INCOLLATI alla poltrona di fronte al grande schermo, gli spettatori di tutto il mondo hanno avuto forti e ragionevoli dubbi sull'eventualità che i tirannosauri possano davvero essere riportati in vita, invadere il mondo e andare a caccia di carne umana per soddisfare la loro insaziabile fame. Nessuno, insomma, ha mai veramente creduto che quanto narrato da Steven Spielberg in Jurassic Park possa accadere davvero. Ma allo stesso modo nessuno ha mai dubitato che l'aspetto dei veri protagonisti del film, riprodotto dal regista statunitense e dal suo staff in base alle più aggiornate conoscenze della paleontologia, non riproducesse le reali fattezze dei rettili preistorici. Feroci o mansueti, agili o goffi, per gli scienziati come per i ragazzini appassionati del genere i dinosauri erano, fisicamente, così come Spielberg li ha rappresentati. A guastare la festa è arrivata però una ricerca presentata nel corso dell'ultimo congresso della Society for Vertebrate Paleontology che si è tenuto a Snowbird, negli Stati Uniti, all'inizio del mese. Secondo Lawrence Witmer, capo del progetto della National Science Foundation sullo studio dei tessuti molli dei dinosauri, i connotati dei rettili che dominarono il pianeta devono essere ridisegnati, perché le ricostruzioni tanto care ai fabbricanti di giocattoli sono sbagliate. Il corpo può rimanere come lo abbiamo sempre immaginato, ma il muso, la parte più caratteristica, era nella realtà molto diverso. Il Tyrannosaurus rex, per esempio, non aveva le labbra: le sue zanne non apparivano improvvise alla sventurata vittima per annunciarle che era giunta la sua fine, ma erano bene in vista anche quando il più temuto fra i dinosauri, ormai satollo, si rilassava pacifico al sole. E l'aspetto mite del Triceratopo, erbivoro e nell'immaginario collettivo "buono", non era affatto addolcito dalle guance paffute: al loro posto c'era invece un becco molto più sviluppato di quello a cui siamo abituati, simile al becco di un'aquila e per nulla rassicurante. In due anni di lavoro, Witmer ha rifatto i connotati a molti dinosauri ed è convinto che le ricostruzioni dei rettili preistorici debbano essere riviste tutte. Per sfatare il mito, il ricercatore statunitense ha analizzato i resti fossili dei rettili preistorici con la tomografia computerizzata, una tecnica radiologica, e ha poi confrontato i dati con quelli ottenuti dall'analisi delle ossa di uccelli e di coccodrilli, considerati i più diretti discendenti dei dinosauri. Paragonare le ossa preistoriche con quelle degli animali moderni più strettamente imparentati con le specie estinte sembrerebbe un procedimento ovvio. Ma almeno inizialmente questo non è stato fatto e, secondo Witmer, l'errore si è trascinato negli anni. Per molto tempo infatti, per ricostruire l'aspetto dei dinosauri, i ricercatori hanno cercato somiglianze fra questi e le specie viventi più familiari all'uomo. Il Tirannosauro è stato quindi messo a confronto con le lucertole, i cui denti sono nascosti dietro le labbra, e i dinosauri erbivori con i mammiferi che oggi pascolano sugli alpeggi. Il Leptoceratopo, per esempio, era stato ricostruito sulla base di una presunta analogia con le pecore, perché aveva la stessa taglia dei lanuti ruminanti e seguiva più o meno la stessa dieta. E poiché per masticare gli ovini non possono fare a meno dei muscoli delle guance, anche il Leptoceratopo doveva averli. Per analogia, poi, questa caratteristica è stata attribuita ad altri dinosauri erbivori, mentre a molti di loro è stato negato il becco d'aquila. Del resto, una pecora col becco non si à mai vista. L'indirizzo del sito Internet dove si può trovare una delle ricostruzioni è: http://www. o hiou.edu/news/pix/leptocera tops 2.jpeg. Margherita Fronte


SCIENZE A SCUOLA. L'ESPERIMENTO / PRESSIONE ATMOSFERICA La tempesta in una bottiglia d'acqua Le molecole dell'aria urtano fra loro a 500 metri al secondo
Autore: MAINA EZIO

ARGOMENTI: FISICA, DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D.

ECCO l'occorrente per l'esperimento di questa settimana: Un lavandino con il fondo piatto Una bottiglia di plastica trasparente da 1,5 litri Una bottiglia di plastica trasparente da 0,5 litri Un tappo di sughero Esecuzione Con un paio di forbici asportate la parte superiore delle due bottiglie di plastica. Controllate che il recipiente più piccolo possa essere agevolmente inserito all'interno di quello più capace. Sistemate la bottiglia più grande sul fondo del lavandino e riempitela d'acqua fino a cinque centimetri dal bordo superiore. Mettete il tappo di sughero a galleggiare al centro della bottiglia. Rovesciate la bottiglia più piccola in modo che copra il tappo e, tenendola verticale, spingetela lentamente con una mano verso il basso. La presenza del tappo vi permetterà di osservare facilmente che l'acqua riesce a risalire dentro la bottiglia più piccola solo per pochi millimetri. Il volume a disposizione dell'aria quindi diminuisce leggermente. Ne deriva una compressione dell'aria presente nel contenitore che produce un piccolo aumento della sua pressione. Questo aumento è in grado di compensare la crescente pressione dell'acqua via via che la bottiglia più piccola affonda. Che cosa succede Dal punto di vista microscopico tutte le sostanze sono composte di atomi oppure da molecole che sono gruppi stabili di atomi legati fra loro da forze elettromagnetiche che generano legami chimici. L'aria per esempio è composta principalmente da molecole di azoto e di ossigeno, entrambe formate da due atomi identici. Alle densità e temperature tipiche dell'aria che ci circonda, possiamo descrivere molto accuratamente le proprietà di un gas immaginando che le molecole si comportino come minuscole palle da biliardo. La scoperta che la temperatura è la misura dell'agitazione termica, cioè della velocità media degli atomi e delle molecole, è uno dei risultati fondamentali della fisica del secolo scorso. A temperatura ambiente le molecole dell'aria hanno una velocità di circa 500 metri al secondo e urtano continuamente fra di loro come grani di una nuvola di polvere sollevata dal vento. Tipicamente una molecola subisce 50 miliardi di collisioni per secondo. E' l'agitazione termica che impedisce alle molecole d'aria di accumularsi sulla superficie del terreno sotto l'effetto dell'attrazione gravitazionale. Quando le molecole rimbalzano contro la parete di un contenitore esercitano su di essa una forza. Benché la forza esercitata dal singolo urto sia piccola, l'enorme numero di collisioni porta ad una forza totale che può essere molto grande. Con un poco di rlflessione ci si rende immediatamente conto che il numero di urti per secondo e quindi la forza è proporzionale all'area della parete e che è conveniente parlare della forza che agisce su una superficie campione, per esempio un metro quadrato. A questa forza per unità d'area diamo il nome di pressione. Quando si vuole calcolare la forza che agisce su una certa superficie a contatto con un gas è sufficiente moltiplicare la pressione del gas per l'area della superficie. Se il volume a disposizione del gas viene ridotto, diminuisce la distanza fra pareti del contenitore. Se si mantiene costante la temperatura e quindi la velocità media, il numero di urti con le pareti in un secondo aumenta e di conseguenza aumenta la pressione del gas. Dimezzando, per esempio, l'altezza del volume in cui il gas è racchiuso, si dimezza anche il tempo necessario per attraversare il contenitore e di conseguenza il numero di urti con le pareti per secondo raddoppia. La pressione atmosferica equivale a quella esercitata da una colonna d'acqua alta circa 10 metri. I pochi centimetri di liquido in cui la bottiglia più piccola viene immersa aumentano la pressione di una frazione molto piccola rispetto alla pressione atmosferica. L'incremento può essere compensato da una diminuzione del volume della stessa frazione. Ezio Maina Università di Torino


IN BREVE Le meteore Leonidi viste da Uvstar
ARGOMENTI: ASTRONOMIA
ORGANIZZAZIONI: UVSTAR
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

Il telescopio italiano per ultravioletto Uvstar, in orbita in questi giorni sullo Shuttle, cercherà di fotografare le meteore Leonidi, attese in grande quantità il prossimo 17 novembre.


IN BREVE Premio Gambrinus per l'ecologia
ARGOMENTI: ECOLOGIA, PREMIO
ORGANIZZAZIONI: PREMIO GAMBRINUS
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

Sabato 14 novembre a San Polo di Piave si svolgerà la cerimonia di consegna del Premio Gambrinus "Giuseppe Mazzotti", che ha lo scopo di promuovere i migliori libri di ecologia, esplorazione, alpinismo e artigianato. Per la sezione ecologia ha vinto il saggio "S.O.S. verde! - Vegetazione e specie da conservare" (Ed. Agricole) di Francesco Corbetta, Giovanna Abbate, Annarita Frattaroli e Gianfranco Pirone. Per l'esplorazione sarà premiato Tiziano Terzani con "In Asia" (Longanesi); per la sezione Montagna "The Queen of the Alps - Girovagando a Sud del Monte Rosa" (Ed. Zeisciu) di Riccardo Ceri e Laura Osella Crevaroli. Un premio "honoris causa" andrà a Fosco Maraini e al suo "Segreto Tibet" (Corbaccio).


IN BREVE Psicoterapia cognitiva
ARGOMENTI: PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, TORINO (TO)

Si aprirà giovedì 12 novembre all'Università di Torino e proseguirà dal 13 al 15 novembre al Lingotto il IX congresso nazionale di picoterapia cognitiva. Per informazioni: 011-503.769. Segreteria del comitato scientifico: 02-805.6402 (tel. e fax).


SCIENZE FISICHE. GEOFISICA Radiografia al sottosuolo dell'Europa Per capire un'attività vulcanica di 11.000 anni fa
Autore: TIBALDI ALESSANDRO

LUOGHI: ESTERO, EUROPA, GERMANIA

A Nord delle Alpi, nella regione tedesca dell'Eifel, nel Massiccio Renano, tra Germania, Belgio e Lussemburgo, fino a 11.000 anni fa c'era un'intensa attività vulcanica, con centinaia di centri eruttivi. Qual era la sua origine? Un gruppo di 40 ricercatori provenienti da 9 istituti universitari e di ricerca di Francia, Germania e Belgio, in congiunzione con enti olandesi e lussemburghesi, sta cercando di dare una risposta al quesito attraverso un esperimento di grandissima portata. L'esperimento consiste nello studiare la struttura geologica interna della Terra, fino ad una profondità di 600 chilometri, di una regione attorno all'Eifel per 250.000 chilometri quadrati. Sistemando geofoni in grado di registrare le onde sismiche che si propagano durante i terremoti e le esplosioni di miniere, l'interno del globo terrestre verrà "illuminato" come avviene quando si propagano i raggi X per una radiografia del corpo umano. Verrà inoltre applicata una recente tecnica di processamento dei dati che permette di ottenere un'immagine tridimensionale molto dettagliata dell'interno della Terra: questa "tomografia", ancora una volta, è paragonabile proprio alla Tac (tomografia assiale computerizzata) utilizzata in medicina. Tutto ciò permetterà di verificare un'ipotesi affascinante: indagini precedenti hanno messo in luce che in corrispondenza della regione dell'Eifel c'è una anomalia termica. Il flusso di calore che esce dalla superficie terrestre risulta infatti qui particolarmente elevato. Una campagna di indagini elettromagnetiche avrebbe già individuato sotto la regione dell'Eifel una risalita del mantello terrestre, cioè di quella " sfera" parzialmente fusa che circonda il nucleo terrestre, e che a sua volta è circondata dalla crosta solida su cui viviamo. Alessandro Tibaldi Università di Milano


IN BREVE Scienza e tecnica tra carta e Cd-rom
ARGOMENTI: DIDATTICA, INFORMATICA
ORGANIZZAZIONI: MCGRAW HILL, ZANICHELLI
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

Sta arrivando in libreria la seconda edizione del dizionario enciclopedico scientifico e tecnico inglese/italiano e italiano/inglese "McGraw-Hill Zanichelli", opera utilissima e poderosa su carta (2226 pagine) ma anche corredata, in questa nuova versione, da un Cd-Rom. Il dizionario contiene oltre 105 mila parole del linguaggio scientifico e tecnico, 129.000 traduzioni italiane, 122.000 definizioni in lingua inglese, 3000 illustrazioni piccole ma funzionali e 102 sezioni specialistiche. Il Cd è dotato di un motore di ricerca molto efficace che consente la consultazione a tutto testo usando combinazioni di parole e gli operatori and, or, vicino a, seguito da. Gira con i sistemi operativi Win 3.1, Windows 95 e Windows NT e non richiede installazione. Fino al 31 dicembre il prezzo è contenuto in 148 mila lire, poi passerà a 168 mila. La prima edizione risale al 1980: gli aggiornamenti sono numerosi e puntuali. Un'opera indispensabile per ogni persona colta, essendo ormai l'inglese la lingua internazionale della scienza.


SCIENZE A SCUOLA LA LEZIONE / HORACE DE SAUSSURE Scienziato e alpinista Docente universitario a soli 22 anni, morì nel 1799
Autore: BUONCRISTIANI ANNA

NOMI: DE SAUSSURE HORACE BENEDICT
LUOGHI: ITALIA

IL 22 gennaio 1799 moriva a Ginevra Horace Benedict de Saussure, lo scienziato alpinista. Professore universitario a soli 22 anni: insegnava fisica e storia naturale in francese e metafisica in latino. Chissà che boria da piccolo genio, si penserebbe; invece l'idea di avere allievi coetanei lo spaventava. Voltaire ne parlava come di uno fra i primi sapienti d'Europa; eppure, diceva, "la sua modestia è pari al suo sapere". Ecco in poche parole il carattere di Horace Benedict de Saussure, nato vicino a Ginevra nel 1740. Nella sua famiglia egli ebbe modelli di cultura in politici e scienziati (suo zio materno era il grande naturalista Charles Bonnet, amico dell'italiano Lazzaro Spallanzani). A quattordici anni s'iscrisse all'università, dove si laureò in filosofia nel 1759 con una tesi sulla trasmissione del calore da parte dei raggi del Sole. In quello stesso anno notò la divisione trasversale degli animaletti delle infusioni, osservazione che con altre fu usata dallo Spallanzani per sostenere che gli infusori non si generavano spontaneamente, ma traevano origine da esseri a loro simili. Appassionato di botanica e geologia, alternava studi e insegnamento a gite sui monti. Già all'età di ventun anni pensava di scalare la vetta del Monte Bianco; ma ciò che lo spingeva non era tanto la passione per l'alpinismo, quanto le osservazioni scientifiche che avrebbe potuto fare ad altezze mai raggiunte. D'indole coraggiosa, non lo fermava neppure la salute cagionevole. Nel 1767, durante un'escursione sempre nel gruppo del Bianco eseguì esperimenti su calore, densità dell'aria, magnetismo ed elettricità. A tal proposito mise a punto uno strumento che si può definire il primo elettrometro. Nel 1765 sposò una ricca ereditiera, che gli portò in dote denaro e una bellissima villa. Alla base del matrimonio c'era comunque l'amore: con il condimento della ricchezza, la vita coniugale fu una lunghissima luna di miele. De Saussure aveva idee liberali: questo lo spinse a presentare nel 1768 un piano di riforme per una Costituzione più democratica e per l'educazione pubblica. Non ebbe successo; così, per evitare le crisi sempre più ricorrenti tra aristocrazia e popolo, decise di fare un lungo viaggio. Andò a Parigi, dove conobbe il Buffon, fautore della generazione spontanea: tra i due ci fu una forte antipatia reciproca. Passò poi in Inghilterra, dove visitò miniere, incontrò i membri della Royal Society e discusse di elettricità con Beniamino Franklin. Nel 1771 andò a studiare laghi e flora nel Nord Italia. Nel nostro Paese ritornò ben presto per trascorrere l'inverno in un clima più mite e guarire da una malattia gastrica e da un mal di gola cronico. Non si limitò a godere il tepore: visitò le miniere di ferro dell'Elba, il Vesuvio e l'Etna. Descriverà poi il suo viaggio, ma solo dal punto di vista naturalistico: non farà mai cenno alle bellezze artistiche. Finalmente nell'estate 1787 coronò il suo sogno: si preparò a scalare il Monte Bianco, la cui vetta era stata raggiunta per la prima volta l'anno precedente da Balmat e Paccard, spronati dal premio da lui promesso a chi avesse scoperto la via per permettergli di salire. Nell'occasione tanto sognata volle vicina la famiglia. Con moglie, figli, parenti e domestici arrivò a Chamonix in luglio. Il tempo era brutto ed egli dovette aspettare per salire alla cima. Finalmente il primo agosto riuscì a partire; con lui erano il domestico e diciotto guide alpine, ma anche un'infinità di strumenti scientifici, alcuni dei quali da lui stesso disegnati, che gli permisero di fare osservazioni nelle quattro ore e mezzo che passò in vetta. A proposito, il ben noto igrometro a capello è una sua invenzione. Il successo della spedizione gli dette gran fama: entrò a far parte della Royal Society di Londra e fu uno degli otto membri stranieri all'Accademia francese delle scienze. Gli esperimenti in quota continuarono. Nel 1788, col figlio Nicolas- Theodore, che diverrà chimico e fisiologo vegetale, trascorse diciassette giorni nella neve al Colle del Gigante, dove studiò vari fenomeni meteorologici. L'anno seguente misurò l'altezza del Monte Rosa e ne indagò la struttura geologica; quattro anni dopo fece lo stesso col Cervino. Nel frattempo era scoppiata la Rivoluzione francese. Ginevra fu annessa alla Francia e i beni del de Saussure vennero confiscati. Lo scienziato dovette abbandonare la splendida villa in cui abitava e ritirarsi in una fattoria di campagna per ridurre le spese. Fu inoltre costretto a vendere parte della cara biblioteca. Contemporaneamente la sua salute peggiorò; parzialmente paralizzato, cercò di trovare un lavoro dignitoso che gli permettesse di guadagnare qualcosa. In particolare sperava in una cattedra francese o tedesca, perfino russa o americana, ma nessuno lo chiamò. A 59 anni, il 22 gennaio 1799, morì. Tre anni prima aveva completato la pubblicazione dei Viaggi nelle Alpi, quattro volumi che costituiscono l'atto di nascita dell'alpinismo scientifico. Anna Buoncristiani


Un Parco per la ricerca oncologica L'Istituto di Candiolo tra laboratori e terapia
AUTORE: M_VER
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: COMOGLIO PAOLO, CALIGARIS CAPPIO FEDERICO, SISMONDI PIERO, DI RIENZO MARIAFLAVIA, BUSSOLINO FEDERICO, AGLIETTA MASSIMO, NALDINI LUIGI
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, CANDIOLO (TO)
TABELLE: D., F. Laboratori dell'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo
NOTE: GIORNATA NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO GIORNATA NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO

IL nuovo Parco per la Ricerca Oncologica di Torino-Candiolo che si inaugurerà domenica 8 novembre alle 10,30 è quello che gli americani chiamano "Comprehensive Cancer Center": una struttura d'eccellenza dove si fa ricerca, formazione e terapia, le risorse sono raccolte in un unico ambito e si possono condividere laboratori e idee. Nato come Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro (Ircc), finanziato in larga parte con offerte private, è stato pensato e costruito a moduli, che entrano in funzione man mano che vengono completati. Il primo traguardo è stato raggiunta nel settembre '96, quando una convenzione con l'Università di Torino ha consentito l'apertura di una Divisione di Ricerca in Oncologia Molecolare, che ha come partner, per la gestione comune di fondi di ricerca e programmi sperimentali, lo scambio di tecniche e di ricercatori, l'università americana di Harvard. Ma questa non è che una tra le molte collaborazioni internazionali. L'Ircc lavora anche con l'Imperial Cancer Research Fund dell'Università di Cambridge, la Facoltà di Medicina di Uppsala, il Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare di Heidelberg, l'Istituto Nazionale per la Sanità di Parigi. L'attività clinica, iniziata nel luglio '97 con l'apertura di alcuni ambulatori di Oncologia Medica e Specialistica a cura dell'Ordine Mauriziano, si basa sul concetto di assicurare, nel più breve tempo possibile, un ciclo completo di cura ai pazienti oncologici. Sono già in funzione un Day Hospital per la chemioterapia, un Servizio di Anatomia e Istologia Patologica, un Servizio di Radiodiagnostica e uno di Analisi chimico- cliniche. In programma per l'autunno '99 c'è l'apertura di cinque sale operatorie (il 75 per cento dei malati di tumori necessita di chirurgia) e di un Reparto di Radioterapia. Il Parco è articolato in sei unità, che toccano i principali settori della ricerca oncologica fondamentale e clinica. Divisione di Ricerca in Oncologia Molecolare. Fa capo al professor Paolo Comoglio e lavora sul comportamento biologico di una famiglia di fattori di crescita, gli "Scatter Factors", coinvolti nelle metastasi. Laboratorio di Ricerca in Immunologia Oncologica. Diretto dal professor Federico Caligaris-Cappio, si occupa in particolare della leucemia linfatica cronica e del mieloma multiplo. Laboratorio di Ricerca in Ginecologia Oncologica. Diretto dal professor Piero Sismondi, è impegnato in studi di epidemiologia, prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori della mammella. Laboratorio di Ricerca in Genetica dei Tumori. Diretto dalla professoressa Mariaflavia Di Rienzo, lavora sulle lesioni genetiche che attivano i tumori ereditari e sporadici e le loro metastasi. Divisione di Ricerca sulla Neoangiogenesi Molecolare. Diretta dal professor Federico Bussolino, lavora a identificare le molecole dotate di un potenziale effetto angiogenetico, cioè capaci di provocare la neoformazione di vasi a partire da abbozzi capillari. Divisione di Ricerca in Oncologia Clinica. Diretta dal professor Massimo Aglietta, studia i meccanismi che regolano la proliferazione e la differenziazione di quelle cellule del midollo osseo che possono dar luogo a leucemie e linfomi. Laboratorio di Terapia Genica. E' in via di strutturazione e sarà diretto dal professor Luigi Naldini, attualmente negli Stati Uniti. Lavorare a Candiolo è un traguardo molto ambito, dato il carattere di eccellenza che l'Istituto ha sempre messo tra le sue priorità. Presto, oltre a un Comitato Scientifico, ci sarà anche un Comitato Etico impegnato nel controllo istituzionale dei protocolli e dei " trial" clinici. Perché i pazienti abbiano sempre il meglio delle cure, nella certezza di non essere usati come cavie allo sbaraglio. (m. ver.)


SCIENZE DELLA VITA IN FUTURO Un vaccino per quattro malattie
Autore: DI AICHELBURG ULRICO

LUOGHI: ITALIA

UN vaccino quadruplo, ossia che agisce contemporaneamente per la profilassi di quattro infezioni, difterite, tetano, pertosse ed epatite B, è una delle recenti novità nel campo delle vaccinazioni. Questi vaccini associati polivalenti avranno un importante sviluppo in un prossimo avvenire. Il rapido progresso delle conoscenze scientifiche in microbiologia, virologia, immunologia, genetica, ha fatto emergere una nuova disciplina, la "vaccinologia", con molte innovazioni quali nuovi vaccini, nuove associazioni di vaccini, migliori applicazioni dei vaccini già sperimentati. Una strategia razionale sta sostituendosi all'empirismo. I vaccini contengono antigeni, ossia sostanze riconosciute dal sistema immunitario. L'introduzione degli antigeni nell'organismo provoca come risposta la produzione di anticorpi con l'intervento di due tipi di cellule, i linfociti ed i macrofagi. Il riconoscimento degli antigeni, la produzione degli anticorpi e il tipo di risposta immunitaria sono sotto controllo genetico. I vaccini tradizionali sono costituiti da batteri (febbre tifoide, colera, peste, tubercolosi), da virus (polio, influenza, rabbia, morbillo, rosolia, parotite), da tossine (difterite, tetano). Nuovi orizzonti si aprono per la vaccinologia. Si tratta di vaccini costituiti da estratti provenienti da batteri o da virus e racchiudenti antigeni, ottenuti mediante purificazione, sintesi o ricombinazione genetica. Sono vaccini polisaccaridi, contenenti frazioni della capsula dei batteri (vaccini contro gli pneumococchi, i meningococchi ecc.), oppure vaccini lipo-proteici quali il vaccino anti-epatite B con l'antigene del rivestimento del virus, o il vaccino anti-pertosse acellulare con gli antigeni di virulenza del batterio della pertosse. Prospettive importanti si appoggiano alla genetica. Un esempio: si inserisce in un virus un gene dei protozoi della malaria e, riproducendosi, il virus riproduce analogamente la proteina malarica codificata dal gene, trasportando così il "codice" del Dna malarico che induce l'immunità. Ma perché limitarsi ad un solo gene, perché non creare un cocktail di vaccini? Un solo virus potrebbe servire da veicolo di geni provenienti da diversi agenti patogeni costituendosi così vaccini combinati per la prevenzione di più malattie. Un altro provvedimento è inserire nel virus-veicolo geni manipolati in modo da rinforzare la reazione immunitaria. E ancora, le manipolazioni genetiche consentono di produrre a volontà proteine stimolanti le reazioni immunitarie. In sostanza si tratterebbe di vaccinare non più con un determinato antigene ma con il Dna, con il gene che codifica l'antigene: l'organismo da vaccinare risolve da sè i problemi di sintesi d'un vaccino, lo fabbrica. I vaccini genetici sono per ora studiati con buoni risultati in modelli sperimentali. Potrebbero essi stimolare anche una risposta inibitoria ed essere quindi utilizzati nel trattamento di malattie autoimmuni quali la sclerosi multipla o il diabete giovanile? Qualche risposta positiva si è avuta negli animali. Concludendo possiamo prevedere la produzione di nuovi vaccini che sostituiscano taluni attuali vaccini non soddisfacenti, o che agiscano contro infezioni per le quali oggi non si hanno vaccini, per esempio da virus respiratori o intestinali altamente patogeni per l'infanzia, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Intense ricerche sono in corso per un vaccino contro l'epatite C che costituisce il 20 per cento di tutte le forme di epatite virale, contro la malaria (ogni anno milioni e milioni di nuovi casi) e contro l'Aids, primo fra tutti i problemi mondiali. Purtroppo poco ottimismo per quest'ultimo: circa una ventina di vaccini sono stati saggiati in volontari sieronegativi con risultati modesti, nuove formule sono allo studio, c'è qualche speranza ma, come dice il premio Nobel David Baltimore, è improbabile che si riesca a realizzare un vaccino entro i prossimi cinque anni. Ulrico di Aichelburg


IN BREVE Worldspace è in orbita
LUOGHI: ITALIA

Il primo satellite di Worldspace, "Afristar", è entrato in orbita. Fornirà servizi di radio digitale a Paesi emergenti. Il lancio è avvenuto dalla base europea di Kourou con un razzo Ariane dotato di 42 motori di separazione prodotti da FiatAvio.




La Stampa Sommario Registrazioni Tornén Maldobrìe Lia I3LGP Scrivi Inizio