TUTTOSCIENZE 23 settembre 98


SALE Dose consigliata 6 grammi al giorno
Autore: FRONTE MARGHERITA

ARGOMENTI: ALIMENTAZIONE, RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: MAYER JEAN, STAMLER JEREMIAH, ROSE GEOFFREY
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T., G. Cinque regole d'oro. Apporto giornaliero di sodio in grammi

UNA ventina di anni fa Jean Mayer, allora presidente della Tufts University statunitense, definiva il sale da cucina "il più pericoloso fra tutti gli additivi che si usano per insaporire i cibi" . In quel periodo molti studi avevano stabilito che per tenere bassa la pressione bisogna mangiare insipido; e il consiglio era rivolto a tutti, anche se chi soffriva di ipertensione doveva stare più attento degli altri. Già allora però non c'era accordo fra studiosi nell'attribuire al sale un ruolo così importante come causa della pressione alta, e il divario fra le posizioni di chi condannava il cloruro di sodio e chi, invece, lo assolveva con formula (quasi) piena si è approfondito con gli anni. Recentemente, dopo la pubblicazione di altri studi, la rivista statunitense Science ha fatto il punto della situazione sulla controversia. Mettendo l'accento sull'unico aspetto sul quale concordano entrambi gli schieramenti: l'ipertensione dipende da moltissimi fattori e, per quanto riguarda l'alimentazione, per limitare i rischi si deve ridurre drasticamente il consumo di grassi e mangiare molta frutta e verdura. Inoltre, a tavola non devono mancare i cibi contenenti potassio, magnesio e calcio, come per esempio il latte, preferibilmente magro. E il sale? A dispetto di decenni di ricerche che lo hanno visto protagonista, il sale da cucina continua a essere la pietra dello scandalo. Nessuno nega che diminuirne il consumo faccia calare la pressione: il problema è stabilire l'entità di questo effetto e quale vantaggio possano trarre gli ipertesi da una dieta povera di sale. Gli studi più recenti sembrano convergere verso la conclusione secondo cui una riduzione di cloruro di sodio può produrre un piccolo beneficio, e deve quindi essere consigliata a chi ha la pressione alta. Per questo la maggioranza dei medici (e anche l'Istituto nazionale della nutrizione italiano) consiglia di non superare i 6 grammi al giorno. Il dibattito però è tutt'altro che concluso. Gli scienziati cominciarono a chiedersi se il cloruro di sodio potesse avere effetti dannosi sulla pressione già intorno agli Anni Quaranta, quando un medico della Duke University, lo statunitense Wallace Kemper, notò che una dieta povera di sale, ma ricca di potassio e in cui l'apporto di grassi e calorie era molto ridotto, costituiva un rimedio efficace per i suoi pazienti che soffrivano di pressione alta. Per molti anni il regime alimentare suggerito da Kem per fu utilizzato per curare gli ipertesi, e la validità del metodo fu confermata, oltre che dai suoi risultati, dalle ricerche degli anni successivi. L'errore di valutazione però fu commesso quasi subito, perché l'attenzione degli esperti si concentrò soltanto sul sale, mentre gli altri elementi del regime alimentare contro l'ipertensione non furono considerati come avrebbero dovuto. Per esempio alcuni studi di epidemiologia, la scienza statistica che correla la possibilità che insorga una certa malattia - in questo caso l'ipertensione - con l'esposizione a un determinato fattore di rischio - il sale introdotto con la dieta - cercarono di capire se la pressione arteriosa relativamente bassa di alcune popolazioni indigene, come per esempio gli Indios, potesse essere messa in relazione con la dieta. Queste ricerche presero in considerazione il consumo di cloruro di sodio e, dati alla mano, conclusero che gli occidentali avevano la pressione più alta perché i loro cibi erano troppo salati. Tuttavia le popolazioni indigene con cui venivano fatti i confronti avevano sì una dieta iposodica, ma mangiavano anche molta frutta e verdura, e pochissimi grassi. Questo fatto però passò in secondo piano. Sul versante opposto, negli stessi anni, altri studi di epidemiologia, condotti su persone appartenenti allo stesso gruppo etnico occidentale, davano risultati molto meno netti e di difficile interpretazione. Di fatto le cifre non autorizzavano a concludere che il cloruro di sodio fosse davvero dannoso, ma non si poteva neppure affermare con certezza che gli ipertesi potevano salare le pietanze a loro piacimento. Un consiglio di questo tipo poteva provocare migliaia di morti: la pressione alta infatti espone al rischio di sviluppare malattie cardiocircolatorie, insufficienza renale e ictus. Fu così che, per cautelarsi, e certamente anche perché tutti erano convinti che mangiare insipido non potesse comunque far male (ma oggi alcuni contestano questa affermazione), la maggioranza degli esperti continuò a raccomandare di limitare l'uso del sale. Del resto, trovare una giustificazione che andasse al di là dei numeri della statistica sembrava fin troppo semplice: mangiando più sale l'organismo è costretto a mantenere la concentrazione salina al suo interno trattenendo liquidi. E per questo la pressione sale. Una spiegazione elementare che però, nel corso degli anni, ha dovuto fare i conti con le ricerche che hanno dimostrato che i meccanismi coinvolti nel mantenimento dell'equilibrio salino sono in realtà molto più complessi. Essi includono: alcuni fattori genetici, l'influenza di certi ormoni, la presenza di altri sali come il potassio o il calcio, nonché le calorie introdotte con la dieta, l'età, il sesso e il gruppo etnico di appartenenza. E' anche stata ipotizzata una sensibilità individuale al cloruro di sodio, per cui alcune persone sarebbero maggiormente soggette a rialzi di pressione quando mangiano cibi salati. Alla fine degli Anni 80 un gruppo di studiosi guidati dal cardiologo Jeremiah Stamler e dall'epidemiologo Geoffrey Rose, decise di mettere la parola fine alla controversia con il più grande progetto di ricerca mai avviato su questo argomento. L'indagine, battezzata Intersalt, coinvolse 150 scienziati che esaminarono oltre 10.000 persone appartenenti a 52 Paesi diversi. Ma la sua pubblicazione, avvenuta nel 1988, non fece che fomentare le polemiche. Lo studio infatti rilevava l'esistenza di un'associazione molto debole fra il sale nella dieta e l'ipertensione (ma qualche anno dopo alcuni dei ricercatori che avevano partecipato allo studio cambiarono idea e dissero che non c'era nessuna relazione), anche se, analizzando bene i dati, si poteva notare che la correlazione fra il consumo di sale e l'innalzamento della pressione aumentava con l'età. La ricerca si pronunciava a favore della dieta insipida, soprattutto per le persone anziane, ma le critiche che ricevette furono così feroci che qualche anno dopo i due medici che l'avevano promossa furono costretti a riprendere in mano i dati e a rielaborarli per dimostrare che l'associazione fra consumo di sale e innalzamento della pressione era più consistente di quanto precedentemente affermato. I due furono accusati di manipolare i dati a loro piacimento, e la polemica continua tuttora. Negli ultimi anni si sta anche sviluppando un nuovo filone di ricerca, che prende in considerazione anche altri aspetti dell'alimentazione. Lo scorso anno uno studio denominato DASH, pubblicato su New England Journal of Medicine, ha esaminato la variazione della pressione arteriosa in alcuni pazienti ipertesi che hanno seguito una dieta ricca di frutta, verdura e latticini magri e povera di grassi. Dopo tre settimane, la pressione diminuiva di circa 5 millimetri di mercurio in chi aveva valori normali di partenza, e di ben 11 negli individui ipertesi. Gli stessi autori stanno ora conducendo una ricerca analoga sul sale da cucina. I risultati sono attesi entro un paio di anni. Margherita Fronte


SCIENZE DELLA VITA AL SEGUITO DEI NAVIGATORI Grandi disegnatori d'alto mare Lavorarono con La Perouse, Cook e Malaspina
Autore: RAVIZZA VITTORIO

NOMI: MALASPINA ALESSANDRO, COOK JAMES, RAVENET JUAN, BRAMBILLA FERNANDO
LUOGHI: ITALIA

NELLA seconda metà del '700 le grandi potenze europee inviarono alcune grandi spedizioni navali ad esplorare le coste e le isole del Pacifico. Gli scopi erano due, uno politico, cioè stabilire zone di influenza come premessa alla colonizzazione, l'altro scientifico, cioè approfondire la conoscenza di popoli, animali e piante. Le principali tra queste spedizioni furono quelle dei francesi De Bougainville e La Perouse, le tre dell'inglese Cook e quella, lunghissima, di Alessandro Malaspina, italiano al servizio della Spagna. Al ritorno in Europa le loro navi scaricarono una quantità strabiliante di animali esotici e di piante sconosciute che andarono ad arricchire i parchi dei sovrani, i giardini di acclimatazione, gli erbari dei musei; fu probabilmente il maggior contributo che sia mai stato dato alla conoscenza della biodiversità del pianeta. L'opinione pubblica apprese delle nuove scoperte soprattutto dai disegni (subito riprodotti in centinaia di esemplari dagli incisori e avidamente ricercati da collezionisti e mercanti) di una schiera di pittori e disegnatori che, abbandonati i confortevoli studi europei, avevano accompagnato i navigatori in un'avventura esaltante quanto rischiosa. Sulla fregata "La Boudeuse" di Louis-Antoine De Bougainville, che compì il giro del mondo tra il 1766 e il 1769, era lo stesso Philibert Commerson, naturalista e botanico, a disegnare le piante che andava raccogliendo ad ogni scalo; la bougainvillea, il suo capolavoro, ha reso celebre il capo della spedizione. Sull'Endeavour di James Cook, salpato da Deptfort il 21 luglio 1768, i pittori erano due, Sydney Parkinson e Alexander Buchan. Parkinson era un giovane quacchero diligente e preciso, pronto a inserirsi in tutte le battute a terra compiute dagli scienziati che accompagnavano il navigatore inglese, con in testa Joseph Banks, futuro presidente della Royal Society, e il naturalista svedese Solander, allievo di Linneo. Ci ha lasciato centinaia di disegni (ora al British Museum) prima di morire sulla rotta del ritorno; per Buchan l'avventura era finita ancor prima, a Tahiti; Banks, che lo aveva scelto per l'imbarco, rimpianse la sua morte che gli aveva impedito di "intrattenere gli amici in Inghilterra con tutte le scene che avrebbe dipinto". Le due fregate della spedizione di Francois de Galaup de La Perouse, la "Boussole" e la "Astrolabe" salparono da Brest il 1o agosto 1785. Il viaggio fu segnato da una serie di gravi incidenti; in uno di questi morì tra gli altri il meteorologo de Lamanon "dell'Accademia delle Scienze di Torino, incaricato del settore della storia naturale che studia la Terra e la sua atmosfera", come lo definisce La Perouse. I disegnatori erano Duché de Vancy e il luogotenente di vascello Blondelle per il paesaggio e le figure e i signori Prevost, zio e nipote, per i soggetti più strettamente scientifici. La spedizione si concluse tragicamente dopo due anni e mezzo di importanti scoperte in tutto il Pacifico; le due fregate scomparvero, probabilmente per una tempesta, dopo essere partite nel febbraio 1788 da Botany Bay, in Australia (i resti furono ritrovati solo molti anni dopo sulla costa dell'Isola di Vanikoro, Nuove Ebridi) e con esse sarebbe scomparso il ricco materiale raccolto, compresi i disegni, se La Perouse, dalla Penisola di Kamchatka, non avesse deciso di inviarlo in Francia insieme con il suo diario. Dell'impresa fu incaricato un giovane ufficiale, Barthelemy de Lesseps (zio del futuro progettista del canale di Suez), che, da solo, attraversò a cavallo l'immenso territorio russo e l'intera Europa; fu l'unico superstite della spedizione. L'ultima delle grandi spedizioni navali settecentesche, quella guidata da Alessandro Malaspina dal 1789 al 1794, fu la più ricca di documentazione grafica (in parte esposta a Genova alcuni anni fa per ricordare il grande navigatore, nativo di Mulazzo, presso Pontremoli). Sulle due navi, la "Descubierta" e la "Atrevida", si alternarono vari disegnatori spagnoli ai quali si aggiunsero ad Acapulco due pittori italiani, Juan Ravenet, nativo di Sala Baganza, presso Parma e Fernando Brambilla. Paesaggi, alberi, animali, scene della vita delle popolazioni incontrate, volti di dignitari locali, indigeni dall'abbigliamento esotico, è tutto un mondo meraviglioso destinato ad abbagliare gli europei. Invece tutta questa ricchezza finì sepolta in oscuri depositi. Era accaduto che Malaspina, poco dopo il ritorno in Spagna, era stato coinvolto in intrighi di corte ed era caduto in disgrazia agli occhi del re Carlo IV e del suo primo ministro Godoy; scaraventato in prigione senza processo per lunghi anni, anche i risultati della sua spedizione furono condannati all'oblio. Solo alla metà del secolo scorso ne è cominciata la riscoperta, che dura tuttora. Vittorio Ravizza


SCIENZE FISICHE. MACCHINE Quei buffi vascelli appesi ai palloni
AUTORE: MARCHIS VITTORIO
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
LUOGHI: ITALIA

PADRE Bartolomeu Lourenco, aprendo una cassa, prese un foglio che srotolò, dove si vedeva il disegno di un uccello, doveva essere l'uccellaccio. "Questo che vedi qui sono le vele che servono per tagliare il vento e che si muovono secondo che è necessario, e qui c'è il timone con cui si dirigerà la barca, non a caso, ma per mano e scienza del pilota, e questo è il corpo della nave dell'aria, a forma di conchiglia marina a prua e a poppa, dove si mettono i tubi del mantice per il caso che venga a mancare il vento, come tante volte succede sul mare, e queste sono le ali, senza di loro come si potrebbe equilibrare la barca volante, e di queste sfere non ti parlerò, ché sono un segreto mio, basterà che ti dica che, senza quello che avranno dentro, la barca non volerà, ma su questo punto non sono ancora sicuro, e a questo soffitto di ferri appenderemo le palle di ambra, perché l'ambra risponde molto bene al calore dei raggi del sole per l'effetto che voglio, e questa è la bussola, senza la quale non si va da nessuna parte, e queste sono le carrucole, che servono per spiegare o raccogliere le vele, come nelle navi del mare". Si può così aggiungere il Memoriale del convento (1982) di Josè Saramago alla variegata storiografia, talora alquanto contraddittoria, dei primi balbettii dell'aeronautica. Anche l'abate bresciano Francesco Lana Terzi, verso la metà del Seicento, si era cimentato con il progetto di una nave volante sospesa a palloni svuotati dell'aria che avrebbero dovuto sostenerla. E' intitolata a Bartolomeu Lourenco de Gusmao, " precursor de aeronautica", una delle ripide strade selciate che portano al Castello di Sao Jorge a Lisbona: come si vede, dall'intuizione alla realizzazione di un oggetto tecnico la strada è sempre in salita. Ma quanti turisti, arrivati in Portogallo per l'imponente Expo' 98, avranno ricordato la "passarola", nonostante il nuovo aeroporto della capitale abbia celebrato con un grande azulejo l'oscura memoria di questo gesuita, nato in Brasile nel 1685, condannato dall'Inquisizione nel 1725, quando era già morto in Spagna a Toledo, nell'ospedale della Misericordia, il 18 novembre 1724? Vittorio Marchis Politecnico di Torino


SCIENZE FISICHE Progetti italiani Uno strano ibrido che vola sul pelo dell'acqua con 200 passeggeri sistemati nello spessore dell'ala
Autore: T_F

ARGOMENTI: TRASPORTI, TECNOLOGIA, AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

L'SPW-01 della Alenia Sistemi Navali è una "aereo-nave" costituita da un'ala di grande spessore, di 51,6 per 32,2 metri, sorretta da tre scafi tipo catamarano. Questi portano tre pinne (sempre immerse nell'acqua) contenenti le prese di acqua e gli scarichi del sistema di propulsione ad idrogetti, ed alette idrodinamiche per il governo in acqua dell'aeromobile. L'SPW-01 vola sul mare, ma è ad esso asservito a mezzo delle pinne. E' quindi nave ed aereo nello stesso tempo. La spinta è data dall'acqua fuoriuscente dagli idrogetti, a differenza degli schermoplani russi, nei quali la spinta è data da eliche di aerei o da motori a reazione. Schermonavi e schermoplani russi volano nell'aria, con effetto suolo. Anche l'SPW- 01 vola nell'aria con effetto suolo, e contemporaneamente naviga nell'acqua. L'effetto suolo si manifesta quando l'ala si trova a una distanza dal suolo (o dall'acqua) inferiore alla propria lunghezza: forma un cuscino d'aria che aumenta la portanza dell'ala. L'equipaggio (6 uomini) e i 200 passeggeri trovano posto nello spessore dell'ala. L'autonomia è di 250 miglia marine, la velocità di 158 km/ora, quella di involo e di ammaraggio, di 46. Potenza motrice: 6626 cavalli. Peso: 85,2 tonnellate. Il fondo dell'ala, in navigazione, dista 7,45 m dal pelo dell'acqua. E' in progetto l'SP-02, più grande: ala di 110 per 53 metri, 800 passeggeri.(t. f.)


IN BREVE L'Italia in Antartide
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

Si conclude oggi a Roma la Conferenza nazionale sull'Antartide. Bilancio della presenza italiana in questo continente riservato ai ricercatori: tredici spedizioni, 2000 persone coinvolte, 2500 pubblicazioni.


SCIENZE DELLA VITA ASMA BRONCHIALE Un "disordine" persistente delle vie aeree Nuovi farmaci in commercio, ma solo in Usa, Giappone e Germania
Autore: DALMASSO FILIBERTO

LUOGHI: ITALIA

SI calcola che l'asma bronchiale, attualmente colpisca dal 5 al 12 per cento della popolazione adulta e il 10- 12% di quella infantile, nei Paesi industriali, con una tendenza all'aumento piuttosto netta. Negli ultimi 15 anni è anche in aumento la mortalità. Gli studi più recenti hanno chiarito gran parte dei meccanismi che stanno alla base dell'asma, individuato le cellule dell'albero bronchiale e le molecole da queste liberate e coinvolte (mediatori) nel determinismo della malattia. Tutti questi fatti hanno stimolato la ricerca farmacologica degli ultimi vent'anni. Frutto di tutto ciò la messa a punto e la recente introduzione in commercio in alcuni Paesi (Giappone, Usa, Germania) di una nuova classe di farmaci: gli antileucotrieni, che sono appunto molecole che contrastano gli effetti asmogeni esercitati da una particolare varietà di mediatori, i leucotrieni entrando in competizione con essi o a livello della loro sintesi e secrezione o nel loro sito d'azione a livello cellulare. L'asma è un "disordine" persistente con infiammazione cronica delle vie aeree bronchiali e caratterizzato dalla loro ostruzione di grado variabile e da uno stato di "iperreattività" a numerosi stimoli e differenti fattori (allergeni, freddo, nebbia, infezioni batteriche e virali, esercizio fisico, reflusso gastro-esofageo, farmaci) che la possono scatenare e rendere persistente. Le cellule del polmone coinvolte nell'infiammazione sono molteplici e differenziate e quindi sono numerosissime le sostanze (mediatori) da esse liberate che possono determinare l'infiammazione. Risale al 1979 il riconoscimento e l'identificazione di questa nuova varietà di mediatori, i leucotrieni, e nel 1980 viene ottenuta la sintesi chimica di alcuni dei componenti più attivi: i Cisteinil-leucotrieni. Queste sostanze giocano un ruolo fondamentale, singolarmente e in cooperazione con altri mediatori, nel determinismo dell'infiammazione e quindi nell'induzione di: ostruzione bronchiale, edema della mucosa, aumento della secrezione di muco, ulteriore infiltrazione di cellule infiammatorie. Da allora ha avuto inizio una corsa durata circa vent'anni per sintetizzare, elaborare, sperimentare e rendere utilizzabili molecole antagoniste di questi Leucotrieni. Molecole ad antagonismo diretto sono state elaborate con scarsi risultati sul piano clinico; altre con effetto di inibizione dell'enzima chiave (5- lipossigenasi) coinvolto nella loro biosintesi o con effetto di blocco dell'azione di quella proteina che attiva la 5-lipossigenasi, sia infine, ed è stata la chiave di volta del problema, molecole che antagonizzano i recettori dei leucotrieni, occupandone il sito d'azione. Una serie enorme di composti sono entrati nei vari studi ma pochi hanno raggiunto stadi di avanzato sviluppo: quattro di queste sostanze, basate sul meccanismo di blocco dei recettori dei leucotrieni, sono ora in commercio in alcuni Paesi. Rispetto ai primi antileucotrieni inibitori della sintesi o della secrezione dei mediatori, che devono necessariamente essere usati in modo preventivo, profilattico, questi ultimi, antagonisti recettoriali, oltre a una maggior tolleranza ed efficacia, proprio per il loro meccanismo d'azione, possono essere attivi anche quando l'attacco asmatico è già in corso. I quattro farmaci già in commercio hanno dimostrato di ridurre i vari sintomi dell'asma, di migliorare la funzione respiratoria valutata obbiettivamente con la dimostrata riduzione della limitazione del flusso aereo, di poter ridurre la necessità di somministrare farmaci comunemente usati nell'asma e di limitare l'infiltrazione delle cellule infiammatorie e la loro attivazione. Hanno altresì consentito, non solo nelle forme lievi, ma anche in quelle medie e medio-gravi, di poter ridurre l'uso dei corticosteroidi, punto cruciale della terapia dell'asma, per la frequenza degli effetti collaterali, specie di quelli usati per via sistemica; azione sinergica quindi e di risparmio dei corticosteroidi sino al 40% nelle fasi di mantenimento e di miglior controllo della malattia. Nella sfida all'asma è molto probabile che questa promettente classe di farmaci, con il loro particolare meccanismo d'azione, abbia già aperto la strada ad altre potenziali future possibilità di terapia come l'uso di antagonisti specifici dei recettori di altri mediatori ben noti per il loro intervento nell'asma come le tachichinine, le citochine ed il fattore di attivazione delle piastrine. Filiberto Dalmasso


SCIENZE DELLA VITA PARCHI IN CORSICA I segreti di Scandola Riserva accessibile solo dal mare
Autore: ACCATI ELENA

ARGOMENTI: ECOLOGIA, BOTANICA
LUOGHI: ESTERO, EUROPA, FRANCIA, CORSICA
TABELLE: T. Le foreste in Corsica

PROMONTORI arrotondati di sabbia e roccia, un mosaico di insenature, baie e calette a volte raggiungibili soltanto dal mare, anfiteatri naturali in cui all'improvviso si aprono, come serre a cielo aperto, le piante tipiche della macchia mediterranea, ginestre e agrifogli, statice ed euforbie, corbezzoli e lavanda, cisti ed elicrisi, e il mirto con i suoi delicati fiori bianchi sullo sfondo di rocce rosse: non solo questo è però la Corsica. Agli appassionati della natura quest'isola offre il superbo parco naturale regionale corso che si estende su ben 300 mila ettari, interessando 83 Comuni, istituito nel 1972 (anche se il progetto era stato avviato venti anni prima) e riconosciuto dieci anni dopo dall'Unesco come uno dei siti naturali di interesse mondiale. All'interno del parco esistono cime che superano 2000 metri di altitudine e una decina di foreste accessibili da varie parti dell'isola (Ajaccio, Bastia, Portovecchio, Calvi e Porto) in cui, secondo un calendario prestabilito dall'Ufficio Nazionale delle Foreste di Bastia, è possibile fare passeggiate assai interessanti, di differente difficoltà, guidate da personale esperto, finalizzate alla conoscenza di temi specifici: la sughereta, la brughiera, le pinete e così via. La prima scoperta che il visitatore fa in Corsica è la ricchezza, l'estensione, la densità della vegetazione la cui distribuzione dipende dall'altitudine, dall'esposizione, dalla pendenza, dalle precipitazioni, dai venti, dal clima oltre che ovviamente dal terreno. Così dal finocchio marino (Critmum maritimum) che i Romani conservavano come i capperi ed è usato nei giardini al mare come pianta da roccaglia per i muri a secco, si giunge fino al gigante della flora dell'isola, il Pino laricio (Pinus nigra subsp. laricio var. corsicana) che può raggiungere 50 metri di altezza. Sfortunatamente l'apertura di alcune importanti strade ha costretto all'abbattimento di esemplari unici definiti dalla Società botanica francese "le più importanti conifere d'Europa". Il Pino laricio si riconosce perché gli aghi sono riuniti in numero di due, perché le pigne sono ovoidali lunghe 6-8 cm e sono disposte orizzontalmente sulle branche. Il suo legno è particolarmente pregiato per la costruzione di imbarcazioni. Anche se si rinvengono Pini laricio nei Pirenei orientali e in Austria, il Pino laricio corsicana è spontaneo soltanto in Corsica. Il parco vuole non solo salvaguardare l'ambiente naturale, ma anche preservare aspetti caratteristici della vita quotidiana: infatti sono numerose le presenze che illustrano l'artigianato, le varie forme di architetture, la storia, la cultura dell'isola e le attività legate all'agricoltura. Non si tratta quindi di una riserva naturale chiusa, ma di un territorio aperto disseminato di villaggi in cui la gente vive e lavora nel totale rispetto dell'ambiente con un notevole ed indispensabile coinvolgimento degli 83 Comuni situati all'interno del parco e soprattutto di una cinquantina di agenti residenti per avere un apporto diretto con la popolazione locale e con i turisti. "I fiori raccolti non daranno mai semi", dicono molti pannelli invitando a non raccogliere il Myosotis corsicana, come pure le altre 160 specie di fiori protetti. Il Parco raggiunge il mare: nel 1975 è sorta la superba riserva naturale marina di Scandola che si estende da Capu Rossu a Porto ed è al tempo stesso conservatorio, osservatorio (rocce, uccelli, anfibi, alghe, pesci, crostacei), laboratorio nel senso di permettere lo studio di questo ambiente prezioso e di comprenderne l'evoluzione. A questo "santuario" ci si può avvicinare soltanto accompagnati da specialisti su apposite imbarcazioni che penetrano all'interno di grotte dove il mare e quanto esso contiene hanno colori con sfumature che fanno emettere a chiunque esclamazioni di sorpresa e di gioia: è un paesaggio marino difficilmente immaginabile. Ovviamente è vietato l'accesso a pescatori subacquei professionisti o dilettanti. Abitano a Galeria, un villaggio isolato guardato da una torre genovese che possiede uno sbocco diretto sulla riserva, i ricercatori di questa realtà che rientra nel progetto Mab (Man and Biosphere). Per svelare i segreti di Scandola (sono già stati pubblicati un centinaio di articoli su importanti riviste scientifiche) gli studiosi dalla ricerca orientata dapprima all'inventario qualitativo e quantitativo sono passati all'ecologia delle popolazioni presenti e attualmente sono concentrati su di un programma di gestione, prevenzione e tutela della riserva stessa. Elena Accati Università di Torino


SCAFFALE "Atlante geografico moderno", De Agostini
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Ecco il primo atlante realizzato totalmente con sistemi digitali a partire da una banca dati che potenzialmente contiene in sè ogni tipo di atlante e che viene continuamente aggiornata in tempo reale. D'ora in poi seguire la rapida evoluzione geopolitica di regioni come l'Africa o i Balcani non sarà più un problema. Molto efficaci l'enciclopedia geografica, le schede dei 192 Stati del mondo e le carte tematiche. Con questa realizzazione ancora una volta la De Agostini posa una pietra miliare nella storia della cartografia.


SCAFFALE Lamberti Corrado: "Osservare il cielo", Fabbri Editori
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: ASTRONOMIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Un manuale che descrive tutto ciò che un astronomo dilettante desidera osservare nel cielo usando un piccolo telescopio. Curato da Corrado Lamberti, direttore del mensile "l'astronomia", e scritto da Massimo Calvani, Bruno Cester, Luca Ciotti, Walter Ferreri, Silvia Pellegrini e Piero Tempesti, questo volume prende in esame tutte le costellazioni (anche australi) e contiene un atlante celeste disegnato e fotografico. Piero Bianucci


SCAFFALE Autori vari: "All'origine della vita", Istituto dell'Enciclopedia Italiana
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: BIOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

TRA i temi scientifici più suggestivi, ma anche più controversi, c'è quello dell'origine della vita. Può sorprendere, quindi, che ad affrontare un argomento sul quale la ricerca è ancora alle prese con molti dubbi e poche certezze sia l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, ente nato con Treccani per dare sistemazione alle conoscenze più consolidate. In effetti questo obiettivo non viene meno nell'opera ora avviata, "Frontiere della vita": il secondo volume tratterà cellule e organismi, il terzo il cervello e i sistemi intelligenti, il quarto la biologia del comportamento e la biosfera. Tutti temi che poggiano su un patrimonio di conoscenze ormai stabilizzato. Soltanto questo primo volume, "All'origine della vita", rappresenta qualcosa di insolito rispetto all'immagine tradizionale dell'Istituto fondato da Giovanni Treccani, ma è una diversità positiva, che indica lo sforzo di rinnovamento attualmente in corso sotto la presidenza di Francesco Paolo Casavola. Il lettore troverà un discorso di alta divulgazione, affidato a firme prestigiose a livello internazionale. Moderna è anche l'idea di descrivere le primissime fasi dell'evoluzione inorganica: dalla nucleosintesi nel Big Bang e poi nelle stelle e nelle supernove (capitoli affidati a Margherita Hack, David Schramm e Patrick Thaddeus) per passare poi agli ambienti prebiotici, alla formazione delle prime molecole complesse in grado di replicarsi (Rna, Dna), approdando infine all'evoluzione e alla genetica. E' tale l'intento di completezza, che sono stati inseriti anche capitoli che appaiono un po' come digressioni: ad esempio quelli sulla meccanica quantistica di Hiley e sull'universo matematico di Barrow. Ma nel complesso il volume costituisce un quadro fedele, ricco e leggibile di quanto oggi si sa sull'origine delle forme viventi. Un'ottima partenza, che fa desiderare i volumi in preparazione e il Cd-rom che concluderà l'opera.


IN BREVE Astrofili a congresso
ARGOMENTI: ASTRONOMIA
ORGANIZZAZIONI: UAI
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, SESSA AURUNCA (CE)

Gli iscritti all'Uai, Unione astrofili italiani, hanno tenuto il loro congresso annuale a Sessa Aurunca (Caserta), confermando alla presidenza Gabriele Vanin. E' intervenuta Margherita Hack, che ha ricevuto il Premio Lacchini dell'Uai. L'Uai ha incrementato del 30 per cento i suoi soci e si appresta a organizzare per il 29 novembre una serata di osservazione sulle piazze dell'intero Paese: titolo: " L'Italia guarda la Luna".


SCIENZE FISICHE. SARDINIA CUP I satelliti Orbcomm al primo test
Autore: GIORCELLI ROSALBA

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, COMUNICAZIONI, VELA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

C'E' una nuova costellazione: non di stelle, ma di piccoli satelliti Leo (Low Earth Orbit: in orbita bassa, a 775 chilometri dalla Terra). Dieci sono già in servizio, 10 lanciati a fine agosto; gli altri si uniranno nei prossimi mesi, fino ad arrivare prima a 26 e poi a 34. La costellazione Orbcomm ha esordito come angelo custode della Sardinia Cup, la regata terminata il 20 settembre a Porto Cervo. Era la prima volta che una flotta di barche da regata veniva equipaggiata con terminali Orbcomm - a titolo sperimentale e gratuito - in modo da poter comunicare costantemente la propria posizione. Localizzazione automatica, e poi messaggistica bidirezionale, trasmissione di e-mail e di dati, SMS (Short Messaging System): molte le potenzialità per moltissime applicazioni future del nuovo sistema di comunicazioni mobili globali, anche in condizioni ambientali critiche o cieche per la telefonia cellulare. Il tutto con satelliti piccolissimi: quando è chiuso e pronto per il lancio, un Leo appare come un disco di 17 cm di diametro, pesante 45 kg. I Leo ruotano a 775 km secondo quattro piani orbitali inclinati a 45o; altri due piani orbitali su 70o e percorsi da due satelliti ciascuno copriranno le zone polari. Il tempo massimo di fuori servizio per mancanza di copertura sarà di due minuti per latitudini comprese tra 25 e 50 gradi (dal Nord Africa alla Norvegia settentrionale). I messaggi vengono trasmessi dai terminali SC (Subscriber Communicators) tramite il satellite alla stazione di controllo a terra GES con impianti e antenne installata presso il Centro Spaziale di Telespazio a Matera, quindi vengono inoltrati alla stazione di controllo nel Centro spaziale di Gera Lario, infine indirizzati alla destinazione finale attraverso circuiti terrestri (dial-up, e-mail, linee dedicate). E' un nuovo strumento per la comunicazione personale e l'individuazione della località in cui si trovano gli utenti, utilissimo per la gestione di emergenze, ma le applicazioni previste riguardano soprattutto il controllo e il comando a distanza di dispositivi e sensori, il monitoraggio del territorio. Esempi tra tanti: monitorare un acquedotto, il funzionamento di ripetitori televisivi, le condizioni climatiche per stabilire quali parassiti possono sviluppare con più facilità e quindi mirare il trattamento antiparassitario. Rimanendo nel campo nautico, l'applicazione della Sardinia Cup è esportabile da quelle che sono un po' le Formula 1 del mare alle barche da diporto: con una spesa contenuta (un terminale costa meno di 2 milioni) il diportista tradizionale può sempre comunicare a terra la propria posizione. Un sistema molto competitivo, presentato nel Centro spaziale di Gera Lario (Como), gestito in Europa da Mcs Europe, società controllata da Telespazio, e distribuito in esclusiva per l'Italia da Telespazio: grazie alle applicazioni Orb-comm, Telespazio - società del gruppo Telecom - punta a raggiungere la leadership della messaggistica con sistemi satellitari. I primi due satelliti Leo dei 20 attualmente in orbita per Orb comm sono stati lanciati nell'aprile 1995; entro la fine del 1998 si prevede di arrivare a 26 satelliti operativi nel sistema. La localizzazione avviene mediante l'uso del ricevitore Gps (Global Positioning System). La lunghezza ottimale dei messaggi è di circa 300 caratteri e arriva ad un massimo di 6400; la lunghezza massima è di circa 190 caratteri in modalità store/forward su satellite. Rosalba Giorcelli


SCIENZE DELLA VITA GRAN BRETAGNA Con la tecnica laser reggiseno ultraleggero
Autore: VALERIO GIOVANNI

ARGOMENTI: TECNOLOGIA
NOMI: TYRER JOHN
LUOGHI: ESTERO, EUROPA, REGNO UNITO, GRAN BRETAGNA, LONDRA

FINORA questa tecnica era stata utilizzata per progettare razzi e ponti. Ora servirà a risolvere un problema che da tempo pesa sulle spalle delle donne: il reggiseno. Alcuni ricercatori della Loughborough University, in Inghilterra, hanno studiato il corpo femminile con una particolare tecnica laser, usata finora per applicazioni industriali e in medicina, ma che si è rivelata decisiva nella progettazione del reggiseno perfetto. Il metodo, chiamato Espi (Electronic Speckle Pattern Interferometry), funziona con un fascio laser che viene fatto rimbalzare su un oggetto. Dalla forma dei raggi laser riflessi, catturati da opportuni rivelatori a stato solido, si ottiene un'immagine tridimensionale dell'oggetto che viene memorizzata al computer. Quando si sottopone l'oggetto a sforzi, il fascio laser registra le variazioni della superficie punto per punto, rilevandone così le zone più deboli. Nota da vent'anni per studiare la distribuzione dei carichi sui ponti e sui razzi, per la progettazione di aerei e di condutture, questa tecnica è stata adottata da John Tyrer, del dipartimento di ingegneria meccanica di Loughborough, per una ricerca sulla forma ideale dei reggiseni. Prima il laser ha mostrato come la forza di gravità agisce sul petto. Poi come il reggiseno può contrastarla senza pesare troppo sulle spalle delle donne. Rispetto ai modelli matematici usati in precedenza, con il laser i ricercatori sono riusciti a vedere come i movimenti quotidiani (ad esempio, alzarsi, distendersi o correre) incidono sulla forma del reggiseno. Le nuove conoscenze tecnologiche saranno utilizzate per dare maggiore sostegno alle spalline, ma anche per rendere il reggiseno più confortevole e anatomicamente corretto. Nei modelli in commercio, una fonte di disagio è spesso la coppa. Talvolta, dovrebbe essere completamente riprogettata per distribuire il proprio carico con maggiore efficienza: rinunciare un po' all'estetica potrebbe far meglio al comfort. E alla salute. Non a caso, dopo la rivoluzione del "WonderBra", l'ultima novità nel campo della biancheria intima sono proprio le spalline leggere. Ma le sorprese della tecnologia dei razzi applicata ai reggiseni non sono finite. Presentando i risultati della ricerca al congresso annuale dell'Institute of Physics a Brighton, John Tyrer ha annunciato di voler creare un reggiseno che le donne neppure sentiranno. Così leggero che dimenticheranno di averlo. Giovanni Valerio


IN BREVE Master a Trieste per divulgatori
ARGOMENTI: DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, TRIESTE (TS)

Sono aperte fino al 30 settembre le iscrizioni per l'anno accademico 1998-99 del master in comunicazione della scienza istituito presso il Laboratorio interdisciplinare della Sissa, la Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste. Il corso, biennale, è per laureati in discipline scientifiche o umanistiche sotto i 35 anni. Per informazioni: 040-378.7401.


SCIENZE DELLA VITA IL GRAMPO ORFANO Vita e morte di Flipper Perché non è sopravvissuto il piccolo delfino
Autore: PERELLI MATTEO

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ETOLOGIA
NOMI: FLIPPER, GILI CLAUDIA
ORGANIZZAZIONI: ACQUARIO DI GENOVA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, GENOVA (GE)

ERA piccolo, affaticato, di colore grigio chiaro. Con il muso cercava un contatto con le persone che gli stavano vicino nel tentativo di aiutarlo a nuotare in una vasca dell'Acquario di Genova, dove si sperava di guarirlo. Purtroppo "Flipper", un piccolo Grampo, non ce l'ha fatta, lo ha ucciso una polmonite acuta. Trovato in difficoltà nei pressi delle coste siciliane, era stato trasportato con un aereo dell'Aeronautica militare all'acquario genovese, dove gli sono state prestate tutte le cure possibili dalla veterinaria Claudia Gili insieme al personale della struttura. L'operazione di soccorso si è svolta grazie al Centro Studi Cetacei, congiuntamente alla Capitaneria di Porto di Gela, ai Vigili del fuoco, all'Aeronautica militare, alla Protezione civile e al ministero dell'Ambiente (che ha garantito la copertura economica per il trasporto). "L'animale - dice Claudia Gili - era debilitato in quanto, avendo perso il contatto con la madre da chissà quanto tempo, non aveva ricevuto nutrimento. Lo abbiamo nutrito, in attesa dell'arrivo di un latte appropriato, con una formula composta da latte in polvere per bambini, soluzione fisiologica, pesce, destrosio, vitamine, panna, olio, fermenti lattici e sali minerali in modo da simulare il latte materno. Aveva anche un'infezione, perciò gli abbiamo dato un antibiotico associato a un antifungino in modo da evitare complicazioni". Una squadra di volontari ha assistito il Grampo 24 ore su 24, aiutandolo nel nuoto, registrando le sue vocalizzazioni (emissioni di suoni e ultrasuoni tipiche dei cetacei), facendolo giocare quando si sentiva meglio. Trovare l'alimentazione adatta a un giovane mammifero marino non è stato semplice: le femmine di questi animali producono un latte particolarmente ricco di grassi, difficile da riprodurre con le diverse qualità reperibili sul mercato lattiero. La preoccupazione cresceva in quanto continuava ad essere debole e non aumentava di peso. Alla fine si poté nutrirlo con un latte particolare per animali esotici proveniente dagli Usa, ricco di una maggiore quantità di grassi. Ma la salute del piccolo delfino non migliorava. Gli sono stati fatti continui esami medici da cui è emersa, nei polmoni, un'infezione batterica di Pseu domonas aeruginosa, che è stata curata con antibiotici. Nonostante tutte queste fatiche il piccolo "Flipper" ha cessato di respirare a causa della polmonite. " I piccoli mammiferi marini muoiono spesso di polmonite associata a parassitosi", conferma Claudia Gili dopo aver eseguito l'autopsia. Ma che cos'è un Grampo? E' un delfino appartenente alla famiglia dei Delfinidi, della quale fanno parte anche altre specie, più conosciute, cone il Tursiope (Tursiops truncatus), il classico delfino presente nei delfinari e negli acquari e come le diverse specie di stenelle che spesso si vedono giocare con le onde a prua delle imbarcazioni. Il Grampo (Grampus griseus) è di mole medio-grande, lungo dai 3,5 ai 4,3 metri e dal peso di 3- 400 chilogrammi fino ad arrivare, in certi casi, ad un massimo di 600 kg. Presenta una colorazione grigia con tonalità variabile da chiaro ad ardesia scuro con numerose graffiature, che si concentrano con l'età sulla regione del capo e del dorso conferendogli un aspetto quasi bianco. E' tuttora sconosciuto il motivo per cui tali graffi, che i Grampi si procurano interagendo socialmente con i loro simili, rimangono persistenti per tutta la vita. Anche le altre specie di delfini si procurano graffi e striature, ma tali segni scompaiono col passare del tempo. Alla nascita il piccolo è grigio chiaro uniforme, talvolta con una leggera gualdrappa di colore più scuro. E' un abile nuotatore nonostante la sua possente corporatura. Il comportamento che più lo contraddistingue è la verticale (Headstanding), immobile a testa in giù solleva la coda fuori dall'acqua per decine di secondi, nessuno ne conosce però il significato etologico. Ben poco si sa sulla sua riproduzione, la gestazione comunque dura dai 13 ai 14 mesi e la maggior parte delle nascite avverrebbe nei mesi estivi. Il Grampo è un cetaceo presente un po' in tutto il mondo; lo troviamo nelle acque tropicali e temperate compresi i mari come il Mediterraneo, il Mare del Nord, il Mar Baltico, il Mar dei Caraibi, il Golfo del Messico, il Golfo di California. Le sue prede preferite sono molluschi cefalopodi come calamari, seppie, polpi. Ben poco si sa sul suo comportamento sociale; vive in branchi formati da una o due dozzine di individui costituiti da esemplari di tutte le età ed entrambi i sessi. Questi piccoli gruppi spesso si fondono, in particolari circostanze in " supergruppi" di un centinaio o più esemplari. In tali occasioni possiamo osservare diversi tipi di interazioni sociali, probabilmente di carattere riproduttivo. Anche i Grampi come gli altri delfini amano, seppur con meno entusiasmo, giocare con le onde prodotte dalla prua delle barche. Un celebre esemplare soprannominato "Pelorus Jack" scortò le imbarcazioni che attraversarono lo stretto di Cook, tra le due isole principali della Nuova Zelanda, dal 1888 fino al 1912. "Pelorus Jack" sembrava essere attirato dal rumore delle eliche dei piroscafi che accompagnava cavalcando le onde prodotte dalle prue. Se poteva scegliere tra due imbarcazioni optava sempre per quella più veloce. Matteo Perelli


SCAFFALE Levy e Salvadori: "Perché la Terra trema", Bompiani
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Le cause dei terremoti, i sistemi per prevederli e le tecniche edilizie per renderli inoffensivi o quasi. Un libro di ottima divulgazione, che risponde alle curiosità del lettore medio.


SCAFFALE Tattersall Ian: "Il cammino dell'uomo", Garzanti
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: LIBRI
LUOGHI: ITALIA

L'evoluzione dell'uomo in una sintesi aggiornata e originale, tesa a cogliere il misterioso salto di qualità costituito dall'uomo nella storia delle forme viventi. L'autore dirige il settore antropologico del Museo di storia naturale di New York. Inspiegabili, però, certe scelte della traduttrice, che usa la sigla "myr" (dalle iniziali delle parole inglesi milione e anno) anziché dire "milioni di anni".


SCIENZE FISICHE. CONVEGNO L'equazione del Petrarca innamorato
NOMI: RINALDI SERGIO
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, SIENA (SI)

SI apre oggi a Siena e si concluderà sabato il convegno interdisciplinare "Tempos in science and nature", organizzato in onore di Enzo Tiezzi, dell'Università senese, con la partecipazione dei premi Nobel Prigogine e Gell-Mann. Fra le relazioni più curiose a cavallo tra scienza e umanesimo, una riguarda l'"equazione dell'amore" applicata a Laura e a Petrarca. L'idea è di Sergio Rinaldi, docente di teoria dei sistemi al Politecnico di Milano. Rinaldi si basa su due manifestazioni affettive, che traduce in numeri, calcoli e grafici: la reazione al fascino del partner (importante all'inizio del rapporto), e la reazione ai sentimenti del partner (che si delinea quando il rapporto è avviato). L'applicazione del calcolo differenziale a queste reazioni permetterebbe di valutare la qualità e le caratteristiche del rapporto sentimentale. I valori che il matematico ha riportato sul diagramma cartesiano sono il sentimento di una persona (sull'asse x) e la reazione del partner (sull'asse y). La curva che se ne ricava descrive, nei suoi alti e bassi, il rapporto di coppia. Rinaldi ha applicato il suo metodo al caso Laura-Petrarca, usandolo per stabilire la data di composizione di alcune poesie del "Canzoniere". Pare che anche gli psicoterapeuti siano interessati alla cosa.


SCIENZE FISICHE. STAGE DI ASTRONOMIA A TORINO Una settimana passata tra stelle e astronavi
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, TORINO (TO)

RICORDATE il concorso lanciato nella scorsa primavera da " Tuttoscienze" per partecipare a due stage di astronomia presso l'Osservatorio di Torino, riservato agli studenti delle scuole medie superiori? Bene, tra la fine di agosto e l'inizio di settembre si è svolto il secondo stage (il primo è stato in giugno). Lo ha concluso una premiazione alla quale sono intervenuti il direttore dell'Osservatorio Attilio Ferrari e il presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo. Lo stage prevedeva lezioni teoriche, che sono state tenute da astronomi, ed esercitazioni pratiche con i telescopi disponibili nelle cupole di Pino Torinese. Purtroppo la meteorologia non è stata molto favorevole a questa seconda attività, ma ciò non ha tolto interesse all'iniziativa: a compensare della delusione ha provveduto un'altra "uscita sul campo", la visita agli stabilimenti torinesi dell'Alenia, dove sono state realizzate molte navicelle spaziali che hanno svolto ricerche astronomiche.


SCIENZE DELLA VITA KEIKO STORY, TRA LACRIME E PUBBLICITA'
Autore: P_BI

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ETOLOGIA
NOMI: KEIKO
ORGANIZZAZIONI: WARNER BROS
LUOGHI: ESTERO, EUROPA, ISLANDA

CON grande spiegamento di mezzi, la multinazionale dei trasporti Ups - fatturato 22 miliardi di dollari all'anno - pochi giorni fa ha trasferito Keiko, l'orca protagonista del film "Free Willy", dall'Oregon (Usa) alle natie coste dell'Islanda. Un viaggio di 7500 chilometri compiuto prima in un container di acqua ghiacciata, poi in un aereo-cargo C-17 che in 10 ore ha sorvolato gli Usa e varcato l'Atlantico. Due rifornimenti in volo hanno evitato scali che avrebbero reso il trasferimento insopportabile per il cetaceo. In Islanda, altra tappa via terra, e infine l'arrivo in un tratto di mare recintato nelle Westman Islands. E' l'epilogo di una lunga storia. L'orca da piccola abitava nei mari dove ora è tornata: la catturarono nel 1979, quando aveva due anni, per venderla a un acquario canadese. La sua carriera passò poi per Città del Messico: dal 1985 fu ospite del Reino Aventura Park. Dieci anni di show, e Hollywood scopre Keiko: la Warner Bros ne fa la protagonista di " Free Willy". Salvo poi ricacciarla in un acquario. A questo punto c'è una sollevazione popolare. Nasce la Fondazione Free Willy, che raccoglie milioni di dollari per riportare l'orca nelle acque natie. Ormai Keiko ha 21 anni. Di solito questi cetacei ne vivono 25-30. Ma per "la gente" c'è stato il lieto fine, per le multinazionali tanta pubblicità. (p. bi.)


Integratori Servono?
Autore: M_FR

ARGOMENTI: ALIMENTAZIONE
LUOGHI: ITALIA

UNA dieta varia ed equilibrata permette di assumere tutti gli elementi di cui l'organismo ha bisogno. Tuttavia in alcune situazioni può essere necessario ricorrere agli integratori alimentari. Per esempio, le donne in gravidanza hanno più bisogno di ferro e calcio, e anche un supplemento di acido folico può essere indicato. Gli integratori alimentari vengono consigliati dal medico, ma spesso si tende a fare di testa propria e vi si ricorre anche se non c'è un reale bisogno. Inoltre, la volontà di sentirsi sempre in forma spinge molti a sperimentare rimedi "naturali", convinti che quel che è "naturale" non può far male. Ma non è sempre così. Al confine fra integratori alimentari e veri e propri medicinali, alcuni prodotti ricavati dalle piante dovrebbero essere consumati con più prudenza. Sugli scaffali dei negozi che li vendono infatti, accanto a ottime tisane ed erbe con cui preparare piacevoli infusi, si possono trovare preparati che hanno effetti specifici sull'organismo e che tuttavia sono considerati al pari degli altri. Il ginseng, per esempio, è pubblicizzato come un tonico che aiuta a fronteggiare le situazioni avverse, ma in dosi eccessive può provocare insonnia, irritabilità e diarrea. L'assenzio, che nelle giuste dosi stimola l'appetito, è controindicato per chi soffre di ulcera e, se si eccede, procura vomito, spasmi gastrointestinali e ritenzione urinaria. Il succo di aloe è un lassativo, ma è sconsigliato alle donne in gravidanza e se lo si usa per periodi troppo lunghi provoca diarrea. Perciò chi decide di acquistare prodotti di questo tipo deve leggere bene l'etichetta o chiedere al negoziante la composizione esatta del prodotto contenuto nella confezione. Se qualcosa non è chiaro si deve consultare il medico che saprà anche indicare le erbe più adatte e quelle che, invece, è meglio evitare. (m. fr.)


IN BREVE Premi Rolex edizione '98
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA

Verranno consegnati a Ginevra il 6 ottobre i "Premi Rolex per una ingegnosa impresa" 1998.


SCIENZE DELLA VITA MORTO FOX Cercava l'origine della vita
AUTORE: PAGAN FABIO
ARGOMENTI: BIOLOGIA, CHIMICA, MORTE
PERSONE: FOX WALTER
NOMI: FOX WALTER
LUOGHI: ESTERO, AMERICA, USA, ALABAMA, MOBILE

AVEVA 86 anni, il suo cuore era malandato da tempo. Eppure fino a qualche mese fa continuava a partecipare a convegni e seminari sostenendo battagliero il ruolo primario delle proteine nell'origine delle cellule, contro le teorie più recenti che vedono invece negli acidi nucleici (e specie nell'Rna) il ruolo di demiurghi della vita. Ma il 12 agosto Sidney Walter Fox è morto nel sonno in un ospedale di Mobile, Alabama. Nato a Los Angeles, si era trasferito alla University of South Alabama nel 1993, ultima tappa d'un itinerario professionale cominciato con il dottorato in biochimica al California Institute of Technology. Per oltre cinquant'anni Fox è stato uno dei protagonisti delle ricerche sull'origine della vita - sulla Terra e forse altrove. Quand'era giovane avrebbe voluto studiare musica. Ma ad appassionarlo ai problemi della biologia era stato il grande genetista Thomas Hunt Morgan, che gli aveva insegnato i principi dell'evoluzione proprio negli anni di dottorato. Da allora si era dedicato alla chimica degli aminoacidi e delle proteine, pubblicando nel 1945 un lavoro sulla sequenza primaria delle proteine che avrà notevole risonanza. Il nome di Sidney Fox rimane legato agli esperimenti realizzati negli Anni Cinquanta alla Florida State University, sulla scia delle ricerche di Oparin, Calvin, Urey e Miller. Nel 1958 fu il primo a sintetizzare in provetta una proteina a partire da aminoacidi sotto l'azione del calore, simulando le condizioni della Terra di 4 miliardi di anni fa. Il risultato di quella reazione erano stati dei polimeri che Fox aveva chiamato "proteinoidi". Con l'aggiunta di acqua, i proteinoidi formano delle sferule che presentano analogie con le cellule. Possono essere queste "microsfere" le progenitrici delle cellule attuali, capaci quindi di formarsi spontaneamente senza le istruzioni impartite dagli acidi nucleici? Per dimostrarlo, Fox si dedicherà da allora a elaborare uno schema di reazioni chimiche compatibili con la formazione di strutture via via più complesse, in cui le proteine si autoorganizzano a formare le cellule. Un'evoluzione darwiniana a livello molecolare. Aveva collaborato anche con la Nasa, intrigato dalla possibilità di rintracciare precursori di aminoacidi nei meteoriti, nella polvere lunare o magari nel sottosuolo di Marte. E negli ultimi anni Fox si era lanciato in un'ipotesi azzardata ma affascinante, cercando di dimostrare l'analogia tra protocellule e protoneuroni: legando così l'evoluzione molecolare all'emergere delle unità che costituiscono il sistema nervoso. Quasi una forma di "coscienza molecolare". Aveva esposto queste sue teorie anche in Vaticano, dov'era stato invitato tre volte a discutere sull'origine della vita. E ne aveva parlato in termini quasi provocatori nel settembre dello scorso anno alla quinta edizione della "Conferenza sull'evoluzione chimica" organizzata dal Centro di fisica teorica di Trieste. Un'iniziativa voluta dal compianto Cyril Ponnamperuma, suo collega e amico. Insieme avevano fondato l'International Society for the Study of the Origin of Life (Issol). Ricordo Sidney Fox come un gran pezzo d'uomo che amava le camicie a scacchi e le bretelle. E che raccontava dei suoi tre figli, tutti scienziati e tutti coinvolti in vario modo nello studio dell'origine della vita. Un'ossessione di famiglia, evidentemente. Fabio Pagan


SCIENZE FISICHE. CONTRO LA CONGESTIONE DEGLI AEROPORTI Torna l'idrovolante Con nuove soluzioni tecniche
Autore: FILTRI TULLIO

ARGOMENTI: TRASPORTI, TECNOLOGIA, AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
LUOGHI: ITALIA

GLI aeroporti sono ormai prossimi alla saturazione a causa del continuo aumento del traffico. Un rimedio potrebbe essere quello di costruire aeroporti sul mare, come ha fatto il Giappone. Ma la soluzione è costosa. E' più realistico il ricorso ad un mezzo aereo appositamente creato per decollare e scendere sul mare, cioè l'idrovolante: gli idroporti costano meno degli aeroporti, e possono essere situati ovunque. Fino a poco tempo fa, tuttavia, c'era un impedimento per lo sviluppo dell'idrovolante: era meno veloce e portava un carico pagante minore. Nessuna compagnia aerea avrebbe voluto lavorare in perdita usando l'idrovolante. Ma il progresso cammina e la tecnica ha reso l'idrovolante competitivo in velocità e in carico pagante. E' nato così l'idrovolante moderno, le cui caratteristiche si possono riassumere in tre punti: 1) Adozione di un sistema di ammaraggio; 2) Riduzione della apertura alare; 3) Sistemazione dei motori in una sala macchine. Dotare l'idrovolante di un sistema di ammaraggio è stata una idea semplice, geniale e risolutiva; esso ha liberato l'idrovolante dalla inferiorità rispetto al mezzo aereo terrestre. E' costituito da tre gambe di forza, a somiglianza del carrello di atterraggio, retrattili nello scafo. Le gambe di forza, invece delle ruote, portano alette idrodinamiche ad incidenza variabile, comandata da una centralina elettronica. Qui sta la genialità della innovazione. Le alette servono: 1) da sostentamento in fase di involo e da freno in fase di ammaraggio; 2) controllano la stabilità laterale in acqua, nelle fasi di involo e di ammaraggio. Le alette riducono la velocità in ammaraggio; lo scafo incontra l'acqua a minore velocità, le sollecitazioni sono minori, lo scafo è più leggero. Le alette sostituiscono il classico gradino (il redan), lo scafo è meno angoloso, ha forma di buona penetrazione idro-aerodinamica, l'aereo è più veloce. Seconda innovazione: la ridotta apertura alare. Al congresso nazionale dell'Associazione italiana di aeronautica e di astronautica, tenuto a Napoli nell'ottobre 1997, studiosi dell'Università di Pisa hanno presentato un progetto dal titolo: " Proposal for a New Large Airliner with a non Conventional Configuration". E' un'ala nuova, di grande efficienza, è biplana, ha ridotta apertura. Terza innovazione: la sala macchine, come nelle navi, per i motori, dentro lo scafo. Si elimina così la resistenza delle navicelle dovuta ai motori e si acquista velocità. Recentemente si è inserito nel campo aeronavale un nuovo idrovolante emergente; che sfrutta l'ala con effetto suolo. Va sotto il nome di ekranoplan ed ekranoliot, coniato nella ex Unione Sovietica, che lo ha costruito per prima. Veramente il primo ideatore è stato un italiano, l'ingegner Roberto Oros di Bartini, che operò nell'URSS dal 1923 al 1974. Di questo idrovolante atipico si discuterà in un simposio dell'Advisory Group for Aerospace Research and Development della Nato, che si terrà ad Amsterdam (Olanda) dal 5 all'8 ottobre. Esperti russi e ucraini, espressamente invitati, illustreranno il misterioso, fino a poco tempo fa, ekranoplan, e gli occidentali quelli da essi ideati. Citiamo il francese Arlon, un ekranoplan originale, e l'italiano Spw-O1 (Surface Piercing Wing in Ground Effect) dell'Alenia - Sistemi Navali. Questo è un ekranoplan atipico, in quanto vola sì, sul mare, ma è ad esso asservito a mezzo di pinne recanti alette idronamiche e ugelli di eiezione degli idrogetti. Grande è l'attesa del mondo aeronavale per questo nuovo mezzo. Ne è già stata iniziata la costruzione, con sovvenzioni della Cee e del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sarà operativo nel 2000. Un'altra iniziativa: si sta organizzando un Congresso internazionale sull'idrovolante, con la partecipazione dei modelli più recenti, nel 1999 a Trento, presso il Museo Aeronautico Caproni e sul Lago di Garda. L'idrovolante non entrerà in concorrenza e non sostituirà il mezzo aereo terrestre, ma darà un valido contributo al progresso del trasporto aereo. Nota positiva: l'industria italiana è entrata autorevolmente nella competizione internazionale per i nuovi mezzi aeronavali: un buon auspicio. Tullio Filtri


BUROCRAZIA & RICERCA Anche Enrico Fermi bolli la cartolina]
Autore: PREDAZZI ENRICO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, LEGGI, LAVORO, DIPENDENTI, STATO
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

LA cosiddetta legge del parastato aveva, a metà degli Anni 70, previsto un controllo oggettivo dell'orario di lavoro che, a priori, doveva applicarsi a tutti i dipendenti degli enti pubblici fra i quali, statutariamente, vanno inclusi anche i ricercatori. In alcuni casi (ad esempio, per l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Infn) una illuminata interpretazione del termine controllo oggettivo dell'orario di lavoro aveva, fino a poco tempo fa, evitato di prendere misure quali la timbratura del cartellino di ingresso e di uscita che, se comprensibili per il personale addetto a mansioni esecutive, diventa un'assurdità e una vera e propria iattura se applicato a ricercatori scientifici il cui compito istituzionale è quello di pensare e produrre ricerca fondamentale. E' tanto assurdo pensare di porre dei limiti entro i quali costringere la creatività di un ricercatore scientifico (che deve essere sempre in servi zio e per il quale, ben di altra profondità ma perfettamente definibile e individuabile deve essere il controllo della produttività) quanto potrebbe esserlo chiedere a uno scrittore di produrre solo tra le 8 e le 14 dei giorni feriali. A prova di come sia dannosa una burocratizzazione sfrenata, questa assurdità, caso unico fra tutti i Paesi che io conosco, è stata ora estesa anche ai ricercatori dell'Infn: dal 1o luglio anch'essi devono timbrare il cartellino. Dovrebbe farlo anche Enrico Fermi se ci fosse ancora. Si era sperato che una lettera aperta di Carlo Bernardini (Università di Roma) avesse riaperto la discussione, ma il perdurante silenzio delle autorità preposte alla conduzione della ricerca italiana fa temere il peggio. La tanto decantata e ventilata Riforma degli Enti Pubblici della Ricerca, apparentemente in dirittura di arrivo, non potrebbe far giustizia di un'assurdità che ci rende ridicoli agli occhi di tutto il mondo, distinguendo mansioni che devono essere distinte? Signor ministro Berlinguer, signor ministro Bassanini e, prima ancora, signor Primo Ministro, è troppo chiedere un vostro fattivo e urgente interessamento a un problema che riguarda, certo, una minoranza minuscola di lavoratori, ma una minoranza non solo altamente qualificata, ma soprattutto essenziale per lo sviluppo scientifico e tecnologico del nostro Paese? Enrico Predazzi Università di Torino




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