TUTTOSCIENZE 10 giugno 98


SCAFFALE Tanzella-Nitti Giuseppe: "Passione per la verità e responsabilità del sapere", Piemme
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Teologo, astronomo e docente al Pontificio Ateneo della Santa Croce a Roma, Tanzella-Nitti affronta il tema del ruolo che ha oggi l'università nella costruzione del sapere. I continui riferimenti a Giovanni Paolo II sono il motivo conduttore del saggio e nel loro insieme disegnano organicamente il pensiero del Papa sul rapporto tra la ricerca umana della verità e la ricerca di Dio. La scienza ne esce come un "pensiero forte", più di quanto consenta, per esempio, il "falsificazionismo" del filosofo Popper.


COSTI E SICUREZZA Treni, quanto rischio? Analisi dei mali ferroviari italiani
Autore: PANAGIN ROMANO

ARGOMENTI: TRASPORTI, FERROVIARI, SICUREZZA, INCIDENTI, STATISTICHE
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA
TABELLE: G. Numero incidenti in complesso ogni milione di treni-km

L' OPINIONE pubblica si interroga sui motivi dei recenti incidenti ferroviari, avvenuti con una frequenza inquietante: alcuni con morti e feriti, gli ultimi con incendi a bordo, crolli delle linee di alimentazione elettrica, centinaia di viaggiatori bloccati per ore in galleria, sconcertante disorganizzazione nei soccorsi. Gli stessi responsabili delle ferrovie hanno detto che dobbiamo aspettarci altri incidenti. Quanto rischia oggi chi viaggia sulle ferrovie italiane? Non siamo in grado di dare risposte specifiche, poiché non disponiamo delle informazioni necessarie ad una ragionata valutazione. Possiamo però ricercare nei dati economici e tecnici delle nostre ferrovie qualche indicazione "oggettiva" circa le probabilità di rischio. Le ferrovie italiane dispongono di 11.000 vagoni passeggeri e di 120.000 carri merci che viaggiano su 16.000 chilometri di linee accumulando un passivo annuo di 2600 miliardi. Il passivo può essere dovuto a un elevato costo di acquisto e di esercizio dei mezzi e delle linee, a un elevato costo del personale o a una bassa remunerazione del trasporto di passeggeri e merci. Analizziamo ciascuno di questi fattori. Il costo iniziale dei veicoli e delle linee rispetta i valori europei, mentre il costo del personale per l'esecizio è superiore agli indici europei. Ciò è dovuto al fatto che le ferrovie italiane hanno un numero di persone per chilometro di linea superiore alle ferrovie europee. Ma con più personale, a pari impegno nel lavoro, si dovrebbe avere una maggiore sicurezza d'esercizio, pur con costi più alti. Uscendo dalla realtà ferroviaria e volendo fare un paragone con altri mezzi di trasporto che svolgono lo stesso servizio, confrontiamo un autobus interregionale con il treno: si nota che il costo iniziale in milioni per tonnellata, per il ferroviario è il doppio del mezzo stradale. Un indice della redditività di un mezzo per il trasporto dei passeggeri è dato dal rapporto tra il peso del veicolo e il peso delle persone trasportate (fattore di accrescimento), poiché il primo termine è tipico dell'investimento - i milioni di lire per tonnellata di peso del veicolo - mentre il secondo dice della quantità delle persone trasportate e quindi della redditività del mezzo nel tempo. Facendo lo stesso paragone precedente e considerando la redditività del mezzo, si nota che il pullman ha un fattore di accrescimento 3, mentre un convoglio ferroviario (ETR 500) ha un fattore 12,7. Dato che entrambi i mezzi hanno un costo per passeggero al chilometro di circa 100 lire, si giustificano i bassi introiti ferroviari e il disavanzo, poiché il mezzo ferroviario dovrebbe avere dei costi di trasporto per passeggero di circa 400 lire/km. La bassa remunerazione del trasporto ferroviario è un altro indice che, spiegando il disavanzo, potrebbe anche spiegare un maggior rischio, dato che limiterebbe il ricorso a tecnologie più sicure. Ma questo non avviene poiché lo Stato ripiana il disavanzo. Dunque il giusto costo del trasporto viene sempre pagato da tutti i cittadini, anche se in forma indiretta, mentre per la trasparenza di una società sarebbe doveroso pagare in funzione dell'utilizzo delle persone. Il fattore di accrescimento ha pure valenze tecniche: dice di quanto aumenta il peso del mezzo all'aumentare dei passeggeri trasportati. Quindi il basso valore del peso veicolo a pari persone trasportate indica la bontà del veicolo. Il treno è mediamente più pesante degli altri veicoli terrestri. Volendo ridurre il peso dei treni si dovrebbe fare una adeguata ricerca, che porterebbe, come conseguenza, a ridurre le forze dinamiche agenti sui veicoli e sulla linea e quindi a ridurre sollecitazioni e usure. I treni motorizzati hanno valori medi del fattore di accrescimento pari a 12. Rispetto ad altri veicoli a motore, si può dire che se da un lato dimostrano una limitata ricerca e quindi tecnologie meno innovative e più rischiose, dall'altro indicano le potenzialità di miglioramento del mezzo. L'alto peso del veicolo ferroviario accentua le usure, quindi si ha un maggior costo manutentivo rispetto agli altri mezzi e probabilità di rischio maggiori per l'usura o la rottura dei componenti. Se il peso dei veicoli ha le implicazioni viste, anche la maggior velocità di esercizio dei treni incide sul costo energetico del trasporto e sul costo di esercizio, con un aumento delle sollecitazioni e delle usure tanto più importante quanto maggiore è la velocità. A pari peso del veicolo, i carichi dinamici sulle masse non sospese dei veicoli ferroviari aumentano del 60 per cento alla velocità di 350 km/h. Nella tradizione ferroviaria la vita di un veicolo si colloca sui 30 anni, mentre i nuovi veicoli per alta velocità diminuiscono la loro vita operativa. I treni giapponesi veloci, messi in esercizio nel 1964, sono stati sostituiti dopo 12 anni, sia per un adeguamento tecnologico sia per motivi di sicurezza: i carrelli erano stati riparati numerose volte, come numerose furono le sostituzioni degli assali, durante i cinque milioni di chilometri percorsi nei dodici anni. I treni veloci francesi TGV, che viaggiano ad una velocità massima di 260 km/h, sono verificati con cadenze giornaliere, settimanali e mensili presso depositi attrezzati appositamente per garantire la funzionalità dei vari componenti e per sostituire gli elementi usurati (ad esempio gli striscianti del pantografo, che vengono sostituiti con cadenze settimanali, dopo un percorso di circa 4000 km). Le ferrovie italiane non possono confrontarsi con queste realtà d'avanguardia, ma nel tentativo di farsi competitive aumentano timidamente le loro velocità d'esercizio. Gli intercity raggiungono velocità di 115 km/h (con velocità massime di 150-160 km/h) contro la tradizionale velocità di 85 km/h. Ma anche questa limitata variazione richiede controlli dei veicoli e delle linee più frequenti. Dunque la sicurezza può essere diminuita solo per l'aumentata velocità dei treni, che sollecitando maggiormente i veicoli e le linee, richiede una maggiore manutenzione; non secondaria nella valutazione del rischio può risultare la maggiore attenzione richiesta agli operatori, non abituati a prendere decisioni in tempi ridotti. Altri parametri possono influire sul maggior rischio, come il numero dei passaggi per linea, i metodi di segnalamento e il tipo di trazione - elettrica, diesel-elettrica, meccanica o idraulica - dato che in base al tipo di trazione si definiscono anche le velocità. Romano Panagin


IN BREVE Trovata la massa del neutrino?
ARGOMENTI: FISICA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA

Ricercatori dell'esperimento giapponese Super-Kamiokande hanno annunciato di aver finalmente stabilito che i neutrini possiedono una massa, benché minima. Anche l'esperimento Macro (Laboratorio del Gran Sasso) darebbe risultati simili. Ciò confermerebbe la teoria dell'oscillazione neutrinica proposta da Pontecorvo. E di conseguenza buona parte della massa dell'universo potrebbe essere costituita da neutrini.


SCAFFALE Tonon Nando: "Astrologia", Rangoni Ed.
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Dicono le statistiche che 18 milioni di italiani ogni mattina leggono o ascoltano l'oroscopo. Migliaia di astrologi speculano sulla scarsa cultura scientifica del nostro Paese e sul bisogno di rassicurazione che si annida in ogni uomo. Tonon smonta uno per uno i meccanismi dell'astrologia, con documenti e lucidità espositiva. Il libro verrà presentato domani a S. Mauro Torinese (via Settimo 202, ore 21); intervengono Walter Ferreri, Massimo Centini e Orazio Geraci.


SCIENZE DELLA VITA. L'INCONSCIO E I SOGNI "Una macchina a pedali..." Le visioni oniriche possono essere avvertimenti?
Autore: PACORI MARCO

ARGOMENTI: PSICOLOGIA, CONGRESSO
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, ROMA

SI apre domani a Roma, per concludersi domenica, l'undicesimo convegno nazionale della Società psicoanalitica italiana (segreteria organizzativa: 06-862.000.40). Il convegno si tiene a cento anni esatti dalla stesura di un saggio fondamentale di Sigmund Freud: "L'interpretazione dei sogni". Questo libro, che ebbe poi innumerevoli ristampe e traduzioni in tutto il mondo, fu scritto nel 1898 ma pubblicato soltanto due anni dopo, e in appena 600 copie. Anche troppe, peraltro, in quanto all'epoca soltanto 200 furono vendute. Tra i sogni esaminati alcuni sono dello stesso Freud e tra questi ve n'è qualcuno ambientato in Italia. -------------------------------------------------------------------- SE ricordiamo un sogno, quello che ci viene in mente è un caleidoscopio di immagini, spesso assurde, sequela di fatti senza senso compiuto, a volte indescrivibili; in certi casi in bianco e nero, in altri, a colori. Eppure, i sogni non sono fatti solamente di immagini, benché l'esperienza visiva sia sicuramente il senso più presente nell'attività onirica. Rappresentazioni poco osservate sono suoni e rumori; ma anche un'altra modalità auditiva è piuttosto infrequente: parole e frasi. Ogni tanto, nei sogni sentiamo qualcuno parlare, diciamo delle cose, leggiamo delle parole scritte. Nei sogni esistono due forme descritte come discorso: 1) discorsi che hanno un carattere sensoriale, cioè in cui le parole sono realmente sentite, scritte, lette o pronunciate; 2) discorsi che non vengono uditi o articolati, ma semplicemente pensati. Un esempio del primo tipo è lo spezzone del sogno che segue: "(...) dopo la moglie dei Robinson (personaggi di un telefilm) diceva al marito "paga, hai avuto paura" (...)". Un discorso apparente, cioè solo pensato è invece: "(...) c'era una macchina a pedali vecchia, somigliava un po' ad una macchina da cucire e assomigliava a un fuso; qualcuno di ceva che aveva anche i suoi la ti positivi, ma io ne dubitavo (...)". Paragonando queste due modalità di discorso a quanto troviamo in un romanzo, potremmo dire che la prima può essere fatta equivalere a un dialogo (o ad un monologo); la seconda alla descrizione di quella conversazione. I frammenti verbali di un sogno costituiscono un fenomeno molto particolare: l'inconscio, infatti, per quanto secondo alcuni studiosi possieda una forma di intelligenza, non è in grado di fare l'operazione logica o matematica più elementare. Si destreggia con le parole, così come ci "destreggiamo" noi, quando trovandoci in un Paese straniero, chiediamo informazioni del tipo "dov'è l'ufficio del catasto" esprimendoci a gesti. Se la capacità linguista e logica dell'inconscio è così limitata, viene da chiedersi come mai si prenda la briga di usare una forma d'espressione così astrusa per esso. Se ribaltiamo l'equazione e ci chiediamo perché gesticoliamo nel parlare, la risposta è che la descrizione di certe esperienze come le emozioni, le descrizioni di paesaggi o dei processi di pensiero, le sensazioni, apparirebbe vuota e scarna se le esprimessimo solo a parole; probabilmente per l'inconscio vale la stessa cosa: certe informazioni risulterebbero approssimative e incomplete se raffigurate in un'immagine, per cui ce la mette tutta per "tradurle" in parole. L'Inconscio, proprio per la sua limitata dimestichezza con il linguaggio, nel costruire le frasi, fa un processo simile ad un disegno costruito con un collage di fotografie ritagliate: frasi udite, dette, lette e pensate vengono prese e accorpate, contratte, allungate; una donna che, avendo avuto un rapporto sessuale a rischio, aveva preso la pillola del "giorno dopo" , sognò: "(...) ero in macchi na e c'era stato un incidente ed era buio, così andavo nel baule della macchina per prendere la pi(llo)la...". Le parole poi possono essere impiegate per la loro similitudine con il reale riferimento; un esempio è quello di una sognatrice in psicoterapia che racconta: "(...) sogno che devo di scutere la tesi (...), il professore (di frequente una rappresentazione del terapista) come pri ma domanda mi chiede che co sa avevo notato mancasse nel le bancarelle di frutta e verdu ra; io vengo colta dal panico e rispondo intuitivamente: la papaia...", il nome "papaia" somiglia effettivamente al sostantivo "papà" e, in effetti, il discorso sul suo rapporto con il padre era stato effettivamente trascurato fino a quel momento. La similitudine fonetica non vale solo per capire il senso delle parole rilevate nel sogno, ma è un modo per comprendere certe scene del sogno a partire dalle parole usate dal sognatore per descriverle: ad esempio, un individuo sognò "(...) io ero l'autista di una per sona e la portavo in un posto molto bello; c'era un lago; la strada di questo posto era alla gata ed eravamo su una specie di canoa e io pagaiavo...". Il sognatore stava a quel tempo con una ragazza che lo sfruttava e che "scarrozzava" dappertutto, tanto che lei lo aveva definito scherzosamente il suo "autista"; inoltre, lei si faceva sempre offrire: quando uscivano a bere o a cena, era sempre lui a pagare ("pagaiavo"). Le frasi dei sogni sono gli elementi in genere più difficili da ricordare di quell'esperienza, ma secondo alcuni psicoanalisti (Lagna, Cartwright), le parole e i sogni nel loro insieme ci mettono sull'avviso che c'è qualcosa che non va nella nostra vita. Qualcosa di cui preferiamo non prendere atto o di cui non siamo consapevoli. Se quindi l'inconscio fa lo sforzo di usare una "lingua" (quella verbale), che "mastica" decisamente male per " darci l'allarme", allora dovremmo veramente stare ad ascoltarlo. E cercare a nostra volta di metterci tutto l'impegno per capirlo. Marco Pacori


SCIENZE A SCUOLA I paradossi Come il cubo di Necker
Autore: ODIFREDDI PIERGIORGIO

ARGOMENTI: MATEMATICA
LUOGHI: ITALIA

ALLA fine della Poetica, Aristotele ripete due volte che "una convincente impossibilità è preferibile ad una non convincente possibilità". Alcune delle opere più famose di Escher sono perfette illustrazioni di questo motto, oltre che di alcuni ben noti paradossi percettivi, basati sul contrasto tra la percezione e l'interpretazione di dati sensoriali, e sul condizionamento fisiologico e culturale che spinge a considerare figure bidimensionali come rappresentazioni di oggetti tridimensionali. Belvedere è ispirato a due paradossi, che sono anche esplicitamente raffigurati nell'opera. Il primo è il cubo di Necker, che si ottiene disegnando un cubo in prospettiva, con tutti i lati in evidenza: così facendo si crea un'ambiguità su quale delle facce sia davanti e quale dietro, e due possibili cubi si alternano nella percezione. Il secondo paradosso è il cubo impossibile, in cui l'ambiguità viene risolta fondendo le due possibilità, e creando così un cubo localmente corretto, ma globalmente impossibile. Anche Convesso e concavo illustra due paradossi. Il primo, detto dei cubi reversibili, era già noto ai romani, che l'hanno usato in vari mosaici, ed è stato sfruttato in modo sistematico da Victor Vasarely, la cui opera Escher però disprezzava: tre rombi adiacenti sono visti come le facce di un cubo, ma possono essere interpretati sia come facce esterne che come facce interne. Inoltre, se ci sono più di tre rombi, quelli non estremi possono appartenere a più di un cubo, facendo apparire l'immagine ora convessa e ora concava. Il secondo paradosso, detto scala di Schroder, consiste nel disegnare una scala in maniera ambigua, in modo che possa sembrare sia ascendente a partire dal pavimento, che discendente a partire dal soffitto. Ossia, in modo che sembri possibile percorrerla stando sia sopra i gradini, che sotto di essi. In Cascata si ha un uso spettacolare del triangolo impossi bile, con tre angoli retti. Esso appare tre volte consecutive nella rappresentazione di un canale, che sembra localmente in piano, ma è globalmente in salita. Escher crea così l'impressione doppiamente paradossale, da un punto di vista fisico, di un moto perpetuo generato dall'acqua che scorre all'insù. In Salire e scendere Escher rappresenta infine la scala di Penrose, in cui un moto perpetuo è generato in modo opposto a quello di Cascata: non mediante un percorso in salita che dovrebbe essere in piano, ma da un percorso in piano che dovrebbe essere in salita. Che la scala sia in piano lo si intuisce tenendo l'immagine non perpendicolarmente al campo visivo, come normalmente la si osserva, ma (quasi) parallelamente ad esso. Paradosso a parte, Escher vide qui una metafora dell'assurdità della vita, non solo del "come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale", ma anche di quanto tale affanno sia inutile, e non porti in realtà da nessuna parte. In conclusione, possiamo dividere i sei paradossi percettivi usati da Escher nella sua opera in due classi. Tre di essi, e cioè il cubo di Necker, i cubi reversibili e la scala di Schroder, sono semplicemente figure ambigue, che rappresentano più oggetti allo stesso tempo, sui quali la percesione oscilla. I rimanenti tre, e cioè il cubo impossibile, il triangolo impossibile e la scala di Penrose, sono invece figure as surde, che rappresentano un solo oggetto ben definito. L'assurdità delle figure del secondo gruppo è però di un tipo molto particolare: essa risiede soltanto nella loro interpretazione, e non nel fatto che esse siano rappresentazioni di percezioni impossibili. Tre sbarre due a due perpendicolari (ovviamente formanti non un triangolo chiuso, ma una figura aperta) possono infatti sembrare un triangolo impossibile, se osservate da un particolare punto di vista. Analogamente, un modello di cubo con due lati discontinui può sembrare un cubo impossibile, se osservato da un particolare punto di vista, perché le discontinuità permettono di vedere lati che stanno in realtà sul retro. I paradossi delle figure assurde sono dunque in realtà di natura logica, e non fisica. Il tipico esempio di paradosso logico è quello del mentitore, una versione del quale è il seguente giochetto: "La frase successiva è vera. La frase precedente è falsa". Il fatto che essa sia in realtà l'accostamento inconsistente di due frasi separatamente consistenti, ricorda ovviamente le realizzazioni di Belvedere e La cascata. Ma questo doppio gioco paradossale è forse illustrato nel modo più diretto ed efficace in Ma ni che disegnano, la famosa litografia in cui una mano disegna l'altra. In quanto immagine del processo di riflessione di Escher sull'attività del disegnatore, essa è forse anche il simbolo più indovinato di tutto il suo originale lavoro. Piergiorgio Odifreddi Università di Torino


IN BREVE Ricerca universitaria
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA

I progetti per la ricerca universitaria presentati quest'anno al ministero della Ricerca scientifica sono diminuiti del 10 per cento a fronte di un sistema di valutazione più rigoroso, che si avvale di molti revisori stranieri, a garanzia della massima obiettività. Lo stanziamento che verrà distribuito è di 200 miliardi, pari al 40% della somma necessaria per realizzare i progetti (la parte rimanente deve essere reperita da altre fonti di finanziamento).


SCAFFALE Prunelli Vincenzo: "Psicologia per lo sport in 400 domande e risposte", Calzetti-Mariucci
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA, SPORT, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

ALL'ESORDIO dei Mondiali di calcio, ecco un libro che risolverà ogni vostra curiosità riguardo agli aspetti psicologici dell'attività sportiva. Temi affrontati: il valore formativo dello sport, il rapporto con l'ambiente esterno, il ruolo dell'allenatore, la dinamica tra i giocatori e della squadra, l'allenamento, i conflitti, i problemi psicologici prima, durante e dopo la partita. La forma, a domanda e risposta, è molto accattivante; il linguaggio semplice e chiaro.


SCIENZE DELLA VITA. MUSEI I coccodrilli fossili del Vicentino
Autore: FABRIS FRANCA

ARGOMENTI: PALEONTOLOGIA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

APPENA 35 milioni di anni fa la zona collinare attorno a Vicenza ospitava una foresta di tipo tropicale e con mangrovie costiere, testimoniata dalle ligniti che antecedentemente la prima guerra mondiale venivano utilizzate come combustibile. L'ambiente fluviale e lacustre aveva una rigogliosa flora formata da Goniopteris, Sapindus, Pisonia, Ficus, Laurelia, Magnolia, Aralia e altre piante. Anche gli animali che vi abitavano erano caratteristici del clima tropicale: coralli coloniali, molluschi marini, anfibi, rettili e vari mammiferi. Nelle acque non mancavano i coccodrilli: in particolare una specie con individui adulti (Asiatosucrus monsvialensis) lunghi due o tre metri, di cui sono stati trovati venti esemplari, e una seconda specie di dimensioni maggiori, appartenente alla famiglia degli alligatori. Quest'ultima porta il nome di Diplocynodon dalpiazi dal famoso geologo Dal Piaz per anni direttore dell'Istituto di geologia e palentologia dell'Università di Padova, recentemente scomparso. Entrambe vivevano nello stesso ambiente, nello stesso periodo, ed erano presenti in tutta la regione mediterranea. I coccodrilli attuali hanno dimensioni diverse, a volte gigantesche, e sono, fra i rettili, certamente i più aggressivi. Le loro caratteristiche sono la coda che serve come organo propulsore, gli arti anteriori più corti di quelli posteriori, occhi e narici sporgenti dall'acqua quando l'animale è sommerso, fortemente corazzati e con una potente dentatura con il quinto dente visibile esternamente anche a bocca serrata. Trascorrono la loro vita rimanendo di giorno pigramente immobili e mimetizzati nel loro ambiente, per scattare contro le prede che si avventurano in prossimità della coda e della bocca, verso l'imbrunire. Possono così divorare cani, maiali, asini, bufali, cammelli che incautamente si avvicinano alle acque per bere. Solo le specie più piccole si nutrono di pesci o di uccelli, che colpiscono con una frustata della loro coda. Ma non è infrequente vedere anche uccelli portati dolcemente a spasso sul dorso e che, lungo il tragitto, li ripuliscono dei parassiti o altri, come il guardiano dei coccodrilli, che li avvertono con le loro grida se vi è qualche pericolo imminente. Milioni di anni fa questi rettili colonizzavano la Terra con molte specie, mentre gli attuali discendenti appartengono a poche specie e sono di dimensioni ridotte. Vivono solo nelle acque dei fiumi, dei laghi e degli stagni tropicali dell'Africa, delle isole australo-asiatiche e delle Americhe. Nelle zone costiere dell'India e nel Nord dell'Australia vi è il coccodrillo marino che, dall'interno delle acque dei fiumi, si spinge in mare aperto anche per chilometri. Da tempo si sa che nel Vicentino esistono resti di coccodrilli fossili, un tempo fantasiosamente interpretati dall'immaginario popolare come mostri o draghi. I coccodrilli del Vicentino, secondo studi recenti del professor Piccoli e dei suoi collaboratori dell'Università di Padova, appartengono a due specie. Essi sono più simili a quelli americani che agli asiatici. La loro migrazione è giustificata dall'ipotesi che, nell'Oligocene, siano passati dalle coste dell'America, fino all'Europa attraverso la Groenlandia, l'Islanda e la Gran Bretagna. Diversi crani di questi coccodrilli sono oggi raccolti nel Museo di Paleontologia dell'Università di Padova, curato da Luca Altichieri. Franca Fabris


IN BREVE Internet a telecomando
ARGOMENTI: INFORMATICA
LUOGHI: ITALIA

Basta avere a disposizione un televisore, una linea telefonica e TWebby (un insieme di hard ware e software) e potete collegarvi a Internet in modo semplicissimo, navigando con un telecomando. A seconda delle versioni, il costo di questa apparecchiatura che potrebbe diffondere l'uso di Internet anche tra i "non informatici" va da 800 a 900 mila lire. Numero verde: 167-72.7000.


IN BREVE Roma: si parla di microflora
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, ROMA

Più di 400 specie di batteri abitano nel nostro tubo digerente, il quale, con una superficie di un campo da tennis, durante la nostra vita viene a contatto complessivamente con 60 tonnellate di cibo. Questa flora batterica è fondamentale per la nostra salute. Se ne parlerà a Roma dal 19 al 21 giugno (Auditorium del Massimo, informazioni 06-700.99.39).


IN BREVE Parchi piemontesi: attività estive
ARGOMENTI: ECOLOGIA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

I parchi del Piemonte organizzano numerose attività estive a carattere ambientale e naturalistico. Informazioni su tempi e luoghi: tel. 011-432.3185.


SCAFFALE Scola Angelo: "Quale vita? La bioetica in questione", Mondadori
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA

Le questioni bioetiche poste dalla genetica, dalla fecondazione assistita, dalla psichiatria e in generale dalla capacità della scienza di intervenire sulla vita e sulla morte, sono al centro di un vasto dibattito. Questo libro, curato da Angelo Scola, vescovo di Grosseto, teologo e filosofo, raccoglie, tra gli altri, interventi di Biju-Duval, Zuanazzi, Lafitte e di Scola stesso.


SCIENZE FISICHE. CONFERENZA DELL'ASTRONOMO L'eretico del Big Bang Arp accumula osservazioni "imbarazzanti"
Autore: GUAITA CESARE

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, FISICA
NOMI: ARP HALTON
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

AVEVA promesso novità a sensazione, Halton Arp, per la sua attesissima conferenza pubblica del 18 maggio a Tradate, vicino a Milano, dove era stato invitato da una associazione di astrofili. Ed è stato di parola. Arp è uno degli scienziati più discussi di questo secolo. Il perché è chiaramente impresso nella sua carriera scientifica. Laureatosi con lode ad Harvard nel 1949 con un lavoro davvero fondamentale sulla frequenza di stelle "nove" (stelle che collassano/esplodono per l'esaurimento del combustibile nucleare) nella galassia di Andromeda, subito dopo si unì allo staff dell'Osservatorio di Monte Palomar, dove ha lavorato per 29 anni sulle galassie peculiari ed irregolari. Da questi studi è nato il suo famoso "Atlas of peculiar galaxies", destinato a farlo diventare uno scienziato di prima grandezza in campo internazionale. A metà degli Anni 60, proprio mentre stava compilando il suo "Atlas", vennero scoperti i quasar: questi oggetti avrebbero letteralmente cambiato la sua vita, sia di uomo sia di scienziato. Come è noto, questi oggetti celesti dall'aspetto stellare, sono caratterizzati da un eccezionale spostamento verso il rosso delle loro linee spettrali (tecnicamente si usa la parola inglese "redshift", e lo si indica con la lettera z). Questo fatto viene normalmente interpretato come " effetto Doppler" e quindi implica per i quasar una grandissima velocità di allontanamento, ovvero (in base alla legge di Hubble) una grandissima distanza da noi. Da questo punto di vista sembra proprio che nei quasar sia scritto il mistero dell'origine delle galassie e dell'universo in generale: essi infatti vengono normalmente interpretati come buchi neri nel nucleo di galassie primordiali e giovanissime. Questo indicherebbe l'impossibilità di un qualsiasi nesso tra i quasar stessi e quelle galassie vicine su cui Arp ha lavorato per quasi 30 anni. Ma appena Arp cominciò a interessarsi della distribuzione dei quasar nel cielo accumulò indizi sempre più forti di possibili collegamenti tra quasar e galassie irregolari. Secondo Arp, almeno nei casi in cui sembra certo un collegamento tra galassie e quasar, il redshift di questi ultimi non avrebbe nulla a che fare con l'espansione dell'universo, ma sarebbe legato a qualche fenomeno fisico del tutto diverso. E' chiaro che, in questo caso, verrebbe messa in dubbio l'idea stessa che l'universo sia in espansione, e quindi che sia nato da una grande esplosione primordiale 15 miliardi di anni fa. Quasi subito queste idee crearono ad Arp non poche difficoltà nel pubblicare i suoi lavori. Più in generale trovò sempre più difficile ottenere tempo di osservazione ai telescopi di Palomar e Wilson. Addirittura, quando nel 1984 un'apposita commissione gli impose di tornare a ricerche più tradizionali, Arp decise di lasciare gli Stati Uniti e di emigrare in Europa dove si aggregò allo staff dell'Eso presso il Max Planck Institute di Garching, in Germania. Intanto accumulava " casi" di connessioni dirette tra quasar e galassie secondo lui sempre più convincenti. L'esempio più famoso è quello della galassia NGC 4319 e del quasar Markarian 205. In alcune immagini elettroniche riprese nel blu a Kitt Peak si intravede un leggero ponte di materia tra il quasar e la galassia. Addirittura sembra che questo ponte prosegua fino al nucleo della galassia e che, in posizione diametralmente opposta al quasar, ci sia una regione di alta luminosità ultravioletta: insomma, sembra quasi che il quasar sia stato eiettato dal nucleo della galassia in conseguenza di un'esplosione avvenuta nel nucleo stesso. Questo esempio è davvero ideale perché rappresenta bene la direzione delle ricerche di Arp in questi ultimi anni, tutte tese a rintracciare vere (o presunte) prove sperimentali del fatto che i quasar, lungi dall'essere situati ai limiti dell'universo osservabile, siano in realtà oggetti espulsi dai nuclei di certe galassie attive. Essi si evolverebbero prima in oggetti BL Lacertae e poi in galassie normali. Paradossalmente, dunque, anche secondo Arp i quasar sarebbero oggetti giovanissimi destinati a evolversi in galassie normali. Ma, secondo Arp, l'eccezionale valore di z non avrebbe nulla a che fare con la velocità di recessione ma sarebbe una caratteristica intrinseca dei quasar stessi. Questa visione è così contraria alle idee più radicate della cosmologia moderna, da lasciare esterrefatti. E Arp lo sa benissimo. Per questo, con il passare degli anni, il suo lavoro è consistito nella ricerca di esempi sperimentali sempre più emblematici. Da questo punto di vista, bisogna ammettere che Arp ha presentato a Tradate alcuni risultati a dir poco sorprendenti. L'esempio più impressionante riguarda la galassia Seyfert NGC 3516, piuttosto vicina e visibile di profilo. Attorno a questa forte sorgente X ha lavorato spettroscopicamente per due anni con Arp il gruppo di Yaoquan Chu con il riflettore da 2, 2 metri dell'Osservatorio di Beijing. Ebbene, entro 30' dal nucleo della galassia, sono stati scoperti ben 5 quasar con caratteristiche sia geometriche sia spettroscopiche davvero peculiari. Fatti sperimentali come questi è difficile controbatterli, anche se l'interpretazione che ne dà Arp, così contraria al senso comune, lascia molto perplessi. Una cosa, comunque, è apparsa chiara durante la conferenza: i casi più emblematici devono essere approfonditi. Se si dimostrassero reali, potrebbero infatti condurre a qualche scoperta fondamentale per tutta la ricerca cosmologica. Cesare Guaita


IN BREVE Linee elettriche anche per Internet
ARGOMENTI: TECNOLOGIA, INFORMATICA
LUOGHI: ITALIA

La tecnologia Nortel consente di ricevere e trasmettere dati ad alta velocità via Internet usando i cavi dell'energia elettrica. La Nortel nei giorni scorsi ha smentito che questa tecnologia, che utilizza frequenze radio, possa in qualche modo interferire con l'aviazione militare e civile o con trasmissioni marittime e di emergenza.


Record di sicurezza Vincono Spagna e Francia
Autore: R_PAN

ARGOMENTI: TRASPORTI, FERROVIARI, SICUREZZA, INCIDENTI, STATISTICHE
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

IL terribile incidente avvenuto pochi giorni fa in Germania - 100 morti per il deragliamento dell'intercity Monaco-Amburgo - dice chiaramente che il problema della sicurezza delle ferrovie non è solo italiano. Se alcuni dati possono spiegare in parte i maggiori rischi nelle ferrovie italiane, vediamo dunque come si presenta la situazione in Europa. Prendiamo come fonte il mensile delle Ferrovie dello Stato "Orizzonti". Tra i vari diagrammi abbiamo scelto quello degli incidenti complessivi, dato che in questo numero ricadono non solo gli incidenti gravi, come collisioni e deragliamenti, ma anche incidenti dovuti a rotture o usure. Le ferrovie britanniche, Br, presentano i più alti livelli di incidenti; in questo Paese la trazione diesel-elettrica ha una presenza importante, con velocità di esercizio medio- basse. Le ferrovie tedesche, Db, sono nella media degli altri Paesi. Hanno le percentuali più basse le ferrovie francesi Sncf e le spagnole Renfe. Il fatto che le ferrovie spagnole siano ai più bassi livelli dice che in questo diagramma non si considerano le velocità medie di esercizio delle varie amministrazioni, poiché le ferrovie spagnole sono le meno veloci tra le europee e quindi con minori probabilità di guasti. A livello più basso si trova l'indice delle ferrovie francesi, che sono le più veloci in Europa, dimostrando che dove le tecnologie sono a più alto livello, gli incidenti sono mediamente minori. Le ferrovie francesi sono su una percentuale mediamente costante dell'1,2 per cento, mentre le Fs hanno variazioni più ampie che vanno dal 2,1 per cento del 1991 all'1 per cento del 1994-95-96. Anche il fatto di avere degli standard non costanti, ma casuali, potrebbero avvalorare le ipotesi sulle maggiori sollecitazioni dei materiali e delle linee non sufficientemente verificate con manutenzioni programmate che causano incrementi di incidenti per usura o per rotture. Riassumendo, si possono dare degli indirizzi programmatici per il futuro delle Fs: il miglioramento del parco veicoli, una riduzione dei costi e dei pesi, tecnologie di avanguardia per la sicurezza. Inoltre affidare la manutenzione dei veicoli alle ditte produttrici, come succede nel campo aeronautico, permetterebbe un monitoraggio continuo, migliorerebbe le progettazioni future e fornirebbe personale esperto negli interventi. Le linee devono avere controlli automatizzati frequenti, e tanto più frequenti quanto maggiori risultano le velocità dei veicoli. Le ferrovie giapponesi verificano e fanno manutenzione delle linee nelle ore notturne, per permettere un esercizio sicuro l'indomani. La manutenzione dei veicoli affidata alle ditte costruttrici riduce il personale dei depositi e quindi i costi; così potremmo ridurre anche il numero dei macchinisti, attualmente due per treno, e allinearci al resto d'Europa, dove si ha un solo macchinista assistito da dispositivi automatici di controllo e sicurezza. In media il costo del trasporto passeggeri dovrebbe aumentare, anche se, riducendo il peso dei veicoli, l'aumento potrebbe essere contenuto grazie al minor costo di manutenzione dei veicoli e delle linee. (r. pan.)


SCAFFALE Pinessi Lorenzo: "Le cefalee e le nevralgie craniche", Minerva Medica
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: LIBRI
LUOGHI: ITALIA

E' un libro per medici ma è accessibile anche al lettore di buona cultura che sia interessato al problema delle cefalee, una classe di disturbi molto diffusi e altrettanto elusivi. E' vero però che negli ultimi anni i progressi nella comprensione delle cefalee, nella loro diagnosi (anche grazie alla Tac e alla risonanza magnetica) e nella loro cura sono stati notevolissimi. Pinessi, direttore del Centro Cefalee dell'Università di Torino, disegna lo stato dell'arte del problema, fornendone una sintesi che colma una lacuna nella bibliografia italiana.


SCIENZE DELLA VITA Ferenczi, un pioniere Rivalutato lo psicanalista ungherese
AUTORE: SECHI GIULIANA
ARGOMENTI: PSICOLOGIA
PERSONE: FERENCZI SANDOR
NOMI: FREUD SIGMUND, FERENCZI SANDOR
LUOGHI: ITALIA

QUESTA che raccontiamo è la storia della censura di un pensiero e di un pensatore, Sandor Ferenczi (1873-1933), tra i più liberi e originali della psicoanalisi. Si assiste da tempo a un recupero del suo pensiero, come testimonia in Italia il lavoro di Glauco Carloni, già presidente della Società psicoanalitica italiana, e Franco Borgogno, di recente tornati da Madrid, dove si è svolto un congresso internazionale sulla figura e la vita di Sandor Ferenczi. Ferenczi era un medico ungherese tra i più stimati collaboratori di Freud da cui ebbe il coraggio di dissentire quando affermò per primo che il modello degli istinti su sui si basava la psicoanalisi non era sufficiente a spiegare il funzionamento della mente e l'insorgere della patologia psichica. Mostrò l'importanza dell'ambiente affettivo e dello scambio emotivo delle prime relazioni nel bambino e nella relazione terapeutica. Denunciò come l'uso rigido e impersonale delle regole analitiche fosse traumatico e nascesse dal bisogno dello psicanalista di difendersi dalla sofferenza dei pazienti. Mise in luce l'importanza del tatto e dell'empatia, strumenti indispensabili del lavoro analitico senza i quali qualunque intervento dell'analista è inefficace. Elaborò inoltre un'originale teoria del trauma secondo cui chi denuncia di aver subito un abuso sessuale sia fisico, sia emotivo, non sta fantasticando - come voleva la cultura dominante, anche quella psicoanalitica - ma segnala elementi della propria esperienza reale che la relazione con l'analista può e deve rendere pensabili. A cinquant'anni dalla pubblicazione in inglese del suo saggio più conosciuto e controverso, "Confusione delle lingue tra adulti e bambini", scopriamo la validità delle sue idee, che utilizziamo spesso senza saperlo e che furono al tempo aspramente criticate, con l'accusa di essere deliranti. Nella sua visione il trauma psichico è frutto di una "confusione di linguaggio" tra la richiesta di tenerezza espressa dal bambino e l'inadeguata risposta dell'adulto che reagisce sul registro della passione genitale. Una confusione che lascia il bambino stordito, insicuro di ciò che ha percepito e in preda a sentimenti di colpa non suoi, senza alcuna possibilità di dare un significato all'accaduto, perché l'adulto per primo lo misconosce e lo nega. E' proprio questo misconoscimento - dirà Ferenczi - ad essere traumatico. Freud, e in particolar modo Melanie Klein, invece ritenevano che in gioco vi fossero le fantasie inconscie originate nel bambino sotto la pressione delle sue pulsioni e che la realtà esterna, anche la più violenta, non avesse altro effetto se non quello di mitigarne l'impatto. Per il prevalere in psicoanalisi di questo modello teorico, le opere di Ferenczi vennero messe al bando: oggi che sono rilette ci accorgiamo di come molti autori abbiano attinto da lui senza riconoscerlo. Ferenczi fu il pioniere sul versante della tecnica psicoanalitica, quanto Freud lo fu della teoria, concependo la relazione analitica come una specie di laboratorio nel quale poter compiere le osservazioni cliniche su cui poi strutturare la teoria. La sua " tecnica attiva" consisteva non nell'intervenire in modo direttivo sul paziente, ma nel provocare con il suo atteggiamento cambiamenti del clima emotivo per affrontare patologie gravissime (che oggi siamo soliti indicare come psicotiche, narcisistiche e borderline) e per superare quei momenti di stallo che accadono comunque in ogni analisi. Per questo Ferenczi raccomandava l'elasticità della tecnica psicoanalitica, da non intendersi certo come licenza, ma come modulazione degli atteggiamenti dell'analista ai bisogni emergenti dei pazienti. Mentre Freud fondava un modello di relazione fondamentalmente paterno, Ferenczi aprì gli orizzonti verso la relazione con la madre, dando ascolto al bambino che è in ogni adulto e promuovendo inoltre la nascita della psicoanalisi dei bambini. Ferenczi e la scuola di Budapest, se non fossero stati misconosciuti, avrebbero potuto dotare la psiconalisi, fin dall'inizio, di una teoria e di una tecnica più attente ai fatti reali, alle concrete condizioni ambientali e alla qualità emotiva e affettiva delle prime relazioni che il bambino instaura con il mondo che lo circonda quali elementi fondanti la personalità e determinanti in larga misura la felicità o l'infelicità degli individui. La storia di questi ultimi vent'anni di terapia psicoanalitica ha dato ragione a Sandor Ferenczi quando ha capito che per affrontare la cura dei pazienti severamente deprivati occorreva saper modificare l'assetto teorico e clinico del lavoro analitico. Accordando la propria tecnica alle esigenze del paziente, senza pretendere che egli si adattasse alle regole della teoria, Ferenczi focalizzò la sua attenzione al come si sviluppa la relazione, a cosa viene rievocato e soprattutto rivissuto nell'analisi. I suoi concetti sono facilmente accessibili, capiamo bene cosa egli voglia intendere quando parla di trauma psichico, terrorismo emotivo, introiezione dell'aggressore, negazione degli aspetti più autentici della soggettività di un bambino, scissione della personalità e frattura nella continuità dell'esperienza del Sè. Nonostante ciò, per aver sostenuto con fermezza l'ipotesi del trauma reale nell'insorgere della patologia psichica, egli perse i contatti con la maggior parte degli analisti, alcuni colleghi liquidarono addirittura il suo pensiero e tutta la sua opera come frutto di una mente malata per l'anemia perniciosa che lo colpì nel 1932. Possiamo oggi sentirci debitori nei confronti di Ferenczi per aver egli saputo offrire alla psicoanalisi del '900 pensieri e intuizioni significativi, originariamente dedicati allo studio e alla cura dei suoi pazienti più compromessi; pensieri orientati, in seguito, a quanti volevano condividere idealmente le sue preoccupazioni e il suo desiderio di vedere al più presto realizzata una psicoanalisi della vita emotiva. Una psicoanalisi attenta all'influenza dei fattori sociali e alla qualità delle cure e dei valori che come adulti abbiamo responsabilmente il compito di trasmettere ai nostri bambini e alle persone vicine. Giuliana Sechi Università di Torino


SCIENZE A SCUOLA Geometrie I solidi platonici
Autore: P_G_OD

ARGOMENTI: MATEMATICA
NOMI: ESCHER MAURITS CORNELIS
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. I solidi di Escher

LA geometria si è intromessa nelle arti figurative ogni volta che, da Leonardo ai cubisti, si sono rappresentate figure geometriche, in particolare poligoni (piani) e poliedri (spaziali) di varia forma. Escher è stato particolarmente attratto dai solidi regolari, detti anche solidi platonici, perché, come egli stesso disse, " simboleggiano in maniera impareggiabile l'umana ricerca di armonia e ordine, ma allo stesso tempo la loro perfezione ci incute un senso di impotenza". Parte della magia dei solidi regolari deriva dal loro esiguo numero: come dimostrò Teeteto nel secolo VI a.C., essi sono soltanto cinque (cubo, tetraedro, ottaedro, dodecaedro e icosaedro). Aggiungendo delle piramidi sulle facce dei solidi regolari si ottengono i cosiddetti solidi stellati. In particolare, Escher amò moltissimo il dodecaedro stellato, ritenendolo dotato di " perfettamente ordinata bellezza". Esso si può considerare come l'intersezione di dodici facce a stella regolare: la figura resa tristemente famosa dalle Brigate Rosse, e che è a sua volta un stellazione piana del pentagono regolare. Per sua stessa ammissione, il soggetto che più interessò Escher fu però la divisione regolare del piano: "Non so immaginare che cosa la mia vita sarebbe stata senza questo problema. Mi ci imbattei molto tempo fa, durante le mie peregrinazioni; vidi un alto muro e, come per la premonizione di un'enigma, di qualcosa che esso potesse nascondere, lo scalai con qualche difficoltà. Dall'altro lato, però, mi ritrovai in una giungla; dopo essermi aperta la via con grande sforzo giunsi alla porta aperta della matematica, da cui si dipartivano cammini in ogni direzione. A volte penso di averli percorsi tutti, ammirandone le vedute; e poi improvvisamente scopro un nuovo cammino e sperimento una nuova delizia". Questo problema è chiamato tassellazione del piano, e consiste nel ricoprire l'intero piano mediante tasselli tutti dello stesso tipo, o al massimo di un numero finito di tipi, come in un gigantesco puzzle. Il primo a studiare il problema da un punto di vista matematico fu Keplero nell'Harmonice mundi, del 1619. Escher non è comunque stato il primio artista a usare tassellazioni del piano. L'esempio delle decorazioni moresche dell'Alhambra di Granada è ben noto, e fu da lui stesso studiato in maniera approfondita, durante due viaggi nel 1922 e 1936. A causa della proibizione religiosa di rappresentare esseri viventi (stabilita dal secondo comandamento nella Bibbia, disattesa dai cristiani e ribadita dal Corano), i Mori non poterono però usare altro che motivi geometrici astratti, mentre Escher trovò più attraenti rappresentazioni di figure animate, specialmente pesci e uccelli. Sia i Mori che Escher furono interessati ad una esplorazione sistematica delle tassellazioni regolari, ed usarono quasi tutti i 17 possibili tipi caratterizzati dal cristallografo russo Fedorov nel 1891. Mentre i Mori dovettero ovviamente scoprire da soli le varie possibilità, Escher le conosceva grazie al fratello, che era professore di geologia. Ciò che invece Escher riscoprì autonomamente furono le tas sellazioni cromatiche, che sono di grande interesse non soltanto per gli artisti, ma anche per i cristallografi. In particolare, egli ritrovò 14 delle 46 possibili tassellazioni del piano a due colori, classificate dal matematico Woods nel 1936. I cristallografi riconobbero l'aspetto pionieristico del lavoro di Escher nel loro campo, tanto che l'Unione Internazionale di Cristallografia lo invitò a tenere una conferenza al congresso del 1960, e gli commissionò l'illustrazione di un testo con 42 dei suoi disegni, pubblicato nel 1965. Il problema della tassellazione si può estendere dal piano euclideo a superfici più complicate. Gli esempi più semplici di tali superfici sono la sfera e il cilindro. La sfera è interessante perché è limitata nello spazio, e può dunque essere interamente tassellata con un numero finito di tasselli. Questo fatto è, secondo Escher, "un meraviglioso simbolo dell'infinito in forma chiusa", ed egli l'ha illustrato intagliando varie sfere di legno. Quanto al cilindro, Escher ne ha illustrato la tassellazione piastrellando varie colonne. Nel 1958 Escher venne a conoscenza, tramite il matematico Coxeter, di una superficie meno ovvia: il piano iperbolico, la cui proprietà caratteristica è che, data una retta ed un punto fuori di essa, ci sono infinite parallele alla retta data passanti per il punto (nel piano euclideo solito, ce n'è invece soltanto una). Ciò che affascinò Escher fu che il piano iperbolico si può rappresentare mediante una porzione limitata del piano euclideo, ad esempio un cerchio. Mentre le tassellazioni del piano euclideo sono sempre incomplete, quelle del piano iperbolico possono dunque essere complete. Escher produsse così 4 famosi esempi, i Limite del cerchio I- IV: forse i capolavori della sua singolare arte di ispirazione matematica.(p. g. od.)


SCIENZE A SCUOLA. UN SECOLO DALLA NASCITA Il "carpentiere" Escher Diceva di non capire la matematica
AUTORE: VALERIO GIOVANNI
ARGOMENTI: MATEMATICA
PERSONE: ESCHER MAURITS CORNELIUS
NOMI: ESCHER MAURITS CORNELIUS
LUOGHI: ITALIA

DICEVA: "Non ho mai capito nulla di matematica". L'affermazione suona insolita, se a pronunciarla è proprio l'artista più amato dagli scienziati, che per tutta la vita ha disegnato mondi impossibili, particolari che oggi, con il senno di poi, definiremmo frattali, solidi matematici, geometrie capaci di ricreare o almeno di suggerire l'infinito. Eppure Maurits Cornelis Escher, di cui ricorre la prossima settimana il centenario della nascita, sentiva la matematica in maniera innata, con intuizioni che lui stesso definiva "teorie profane". Mentre gli scienziati si esprimono spesso per astrazioni, Escher preferiva lavorare "come un carpentiere, con metro e scalpello". Cioè con carta e matita. I suoi disegni, straordinari puzzle di uccelli e pesci, angeli e diavoli, scale oblique, prospettive impossibili e inquietanti, compaiono ora sulle copertine dei libri di matematica e di scienze. Davvero uno strano destino per un ragazzo che non ha mai amato troppo i numeri. Nato il 17 giugno 1898 a Leeuwarden, in Olanda, Maurits Cornelis Escher visse gli anni della scuola come un incubo. Il padre, ingegnere idraulico, lo vuole architetto, lui si iscrive invece all'accademia d'arte ma ben presto abbandona gli studi. A 24 anni intraprende un lungo viaggio in Italia. Qui conosce la svizzera Jetta Umiker, che sposa poco dopo a Viareggio. La vita da artista è difficile: Escher disegna, espone, illustra qualche libro, ma dipende economicamente dal facoltoso suocero. Resta in Italia fino al 1935, quando il figlio di nove anni viene costretto a portare l'uniforme da Balilla: indignato, poiché sempre schierato contro i fanatismi di ogni tipo, Escher abbandona l'Italia con la famiglia. Con il ricavato della vendita delle sue opere a una compagnia mercantile, intraprende una serie di viaggi in nave in tutto il Mediterraneo. Durante una di queste peregrinazioni, in Spagna, resta affascinato dall'Alhambra, la straordinaria fortezza dei Mori a Granada. Le decorazioni geometriche che ornano pavimenti e pareti sono il punto di partenza di quella che diventerà la ricerca artistica di una vita: la divisione regolare del piano, un interesse molto singolare per un pittore. Dopo uno studio intenso, più "da carpentiere" che da matematico, Escher elabora opere che susciteranno la meraviglia di cristallografi e matematici. Sono di questo periodo le celebri " Metamorfosi": figure geometriche che si trasformano in uomini, piante, animali, coprendo tutto il foglio. Il vecchio studente che non capiva nulla di matematica viene conquistato da simmetrie, strutture geometriche, prospettive. Trasferitosi prima in Belgio e poi in Olanda (dove visse fino alla morte, avvenuta il 27 marzo 1972), Escher trova nuovi spunti anche dalla frequentazione degli scienziati. Su suggerimento di un professore inglese, nel 1960 progetta una composizione sul nastro di Moebius, una figura geometrica che si ottiene facendo fare mezzo giro a una striscia di carta e incollandone gli estremi. E' una superficie a una sola faccia che Escher popola di cavalieri e formiche industriose. Ignorato a lungo dalla critica e dal mercato, artista non catalogabile, per tutta la vita Escher ha dato forma alle sue ossessioni matematiche. Per chi volesse saperne di più, segnaliamo che a lui e alla sua opera è dedicato un convegno organizzato dal matematico Michele Emmer: inizierà a Roma il 24 giugno e proseguirà a Ravello (dove Escher abitò) il 27 e 28 giugno. Giovanni Valerio


SCIENZE FISICHE. DUE ESPERIMENTI Il vero "quanto" di elettricità Vale soltanto un terzo della carica dell'elettrone
Autore: FURESI MARIO

ARGOMENTI: FISICA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA

IL numero 389 di "Nature" ha dato notizia della duplice conferma sperimentale della ultima, rivoluzionaria ipotesi riguardante il quanto "e" della carica elettrica. Due gruppi di ricercatori, uno francese, guidato da Saminadayar, e uno australiano, diretto da R. de Picciotto, sono infatti riusciti, uno indipendentemente dall'altro, a isolare cariche elettriche di valore pari a un terzo di elettrone. Ricordiamo che risale al 1911 la determinazione del valore dell'unità elementare di carica elettrica "e" ad opera del celebre fisico statunitense Robert Andrews Millikan e che per 87 anni nessuno aveva potuto dimostrare l'esistenza di un quanto di carica elettrica di valore inferiore alla carica dell'elettrone. I due esperimenti accennati hanno avuto come strumento principale un conduttore dotato di una strana proprietà galvanomagnetica chiamata "effetto Hall" dal nome del suo scopritore, il fisico americano Edwin Herbert Hall; la stessa proprietà fu riscoperta in campo quantistico dal tedesco Klitzing von Klaus che lo chiamò "effetto Hall quantico frazionario". In entrambi i casi mancava comunque la conferma sperimentale, che ora è finalmente arrivata. Dobbiamo qui chiarire che l'effetto Hall si produce quando gli elettroni di un sottile strato isolato, tenuto a temperature vicine allo zero assoluto, vengono sottoposti all'azione di un campo magnetico portato ad alta intensità con l'aumento della tensione elettrica lungo la perpendicolare al flusso della corrente. Va aggiunto che, per spiegare il verificarsi di questo fenomeno, i fisici teorici avevano avanzato l'ipotesi, allora poco ortodossa, dell'esistenza di subparticelle trasportanti cariche elettriche frazionarie della carica "e"; si ipotizzava inoltre che queste subparticelle potevano esistere solo quali "buchi" in movimento in seno ad una nube elettronica del tipo su accennato. In pratica, il sofisticato esperimento si è svolto portando alla temperatura di 25 millikelvin un sottile strato di elettroni immesso in un semiconduttore di arsenio di gallio e quindi sottoposto all'azione di campi magnetici ad alta induzione. Si è così prodotto l'effetto Hall quantico e il conseguente flusso, lungo i bordi del semiconduttore, di una corrente elettrica attivata da subparticelle. Successivamente, gli opposti bordi dello strato elettronico vennero avvicinati a una distanza inferiore ai 100 nanometri (miliardesimi di metro), provocando con ciò il salto delle subparticelle da un bordo all'altro e conseguente flusso di corrente tra i due bordi. La debolissima intensità di detta corrente risultò dell'ordine di miliardesimi di ampere e fu inoltre constatato che la carica delle subparticelle era eguale a un terzo di quella dell'elettrone, confermando infine che il quanto "e" era frazionabile. Mario Furesi


SCIENZE FISICHE. TECNOLOGIE ANTI-HANDICAP A Pompei itinerario per i ciechi Segnali elettrici fanno vibrare il "bastone bianco"
Autore: BONZO MARIALUISA

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, ELETTRONICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, POMPEI (NA)

DOPO il prototipo di itinerario guidato per non- vedenti di Piazza Fontana di Trevi, l'Enea e l'Unione Italiana Ciechi propongono un nuovo percorso attrezzato lungo le mura di Pompei. Come a Roma, un cavo telefonico nascosto nella pavimentazione emette un segnale che, captato da un sensore posto sulla punta di un bastone bianco, fa vibrare un incavo dell'impugnatura. Si crea così un mancorrente virtuale. Il sistema si completa con il Walk Assistant: apparecchiatura, da legare in vita, che entrando nel raggio di targhette elettroniche, fornisce tramite un auricolare informazioni storico-artistiche e sul percorso (incroci, ostacoli, gradini). La Soprintendenza archeologica di Pompei ha voluto sperimentare il sistema dell'Enea lungo il percorso Borbonico che si sta ora recuperando alla vegetazione selvaggia. Nel primo '800, per volontà dei Borboni, si iniziò a scavare a Pompei. La terra di riporto intorno alle mura, ha formato delle collinette presto ricoperte dalla più florida e lussureggiante vegetazione mediterranea. Le colline, dette appunto Borboniche, diventano adesso un vario e inebriante "giardino degli odori", un percorso di più di 3 chilometri intorno alle mura di Pompei in uno scenario unico. Ben 500 metri sono già attrezzati, permettono ad un non-vedente con il bastone bianco una passeggiata mentre il Walk Assistant gli descrive l'area archeologica, il panorama, il mare e il Vesuvio. Può poi immergersi nel giardino degli odori, informato sul nome delle spezie e degli alberi profumati. Il Walk Assistant sta diventando una realtà anche in altre città italiane. A Bologna un itinerario di un chilometro e mezzo percorre il centro partendo dalla stazione. Ancona si sta attrezzando. In una prospettiva di recupero e rivalutazione dei centri storici, mentre si ricostruisce una pavimentazione e si ripristinano i fili elettrici o i sistemi idraulici, non costa molto aggiungere quel filo che può diventare un grande segno di civiltà. Marialuisa Bonzo


SCAFFALE Altomare Edoardo: "Medicine e miracoli", Avverbi ed.
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: LIBRI
LUOGHI: ITALIA

"Dal siero Bonifacio al caso Di Bella" è l'eloquente sottotitolo di questo libro che cerca di ricostruire un clima razionale intorno agli sforzi della ricerca nella lotta al cancro. Altomare, oncologo, fa il punto sulle terapie provate e mette in guardia dalle illusioni. Piero Bianucci




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