TUTTOSCIENZE 7 maggio 97


GEOGRAFIA AL SERVIZIO DEL TURISMO Và dove ti porta l'Indice climatico Come scegliere scientificamente la meta delle vacanze
Autore: BIANCOTTI AUGUSTO

ARGOMENTI: METEOROLOGIA, MEDICINA E FISIOLOGIA, TURISMO, VIAGGI, BIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA
TABELLE: C.

LE tristi metropoli dell'Europa centrale sono abbandonate ormai in ogni stagione da legioni di vacanzieri alla ricerca del loro ideale climatico. Le mete devono essere soleggiate, piacevoli per temperatura e umidità, refrigerate da brezze dolci. Le esigenze del turista in fatto di condizioni meteorologiche sono oggetto di studi specializzati che si avviano a diventare una vera e propria disciplina scientifica. Con l'occhio attento alla fisiologia, e anche alla patologia, molti ricercatori francesi, canadesi, brasiliani, americani (pochissimi italiani), propongono metodi sempre più efficaci per individuare i valori del comfort termico e idrico. Il corpo umano si trova a proprio agio fra i 18 e i 31 gradi centigradi, cioè fra lo zero fisiologico (18 oC) al di sotto del quale devono entrare in azione i meccanismi corporei di lotta contro il raffreddamento, e un paio di punti in meno del calore medio della pelle nuda (33 oC). Il benessere idrico dipende dalla tensione di vapore, cioè dall'umidità assoluta dell'aria posta in relazione con la temperatura. A questi assunti rispondono gli indici climatico-turistici. Con calcoli relativamente semplici è possibile conoscere a priori quanto siano accoglienti i luoghi delle vacanze. Un modo semplice per valutare la qualità della stagione estiva è l'indice climatico balneare ICB: ICB = N/T, dove N corrisponde al numero dei giorni con pioggia di giugno, luglio, agosto, settembre. T è la temperatura media degli stessi mesi. Se il risultato del calcolo è inferiore a 3, la località è perfetta. Fra 3 e 8 le prospettive di una bella villeggiatura sono meno rosee. Oltre 8 è meglio cambiare destinazione. I francesi citano con orgoglio gli indici climatici balneari della loro costa meditarranea: l'ICB di Tolone è di 1,6 e quello di Montpellier di 2,6. Niente a che vedere con i nostri litorali: Napoli vanta uno strepitoso 0,7; Sanremo con 0,4 batte tutti. In Canada il ministero dell'Ambiente ha inventato l'Humidex, un indice termo-igrometrico che dipende dalla temperatura dell'aria e dalla tensione di vapore. Sulla base del calcolo vengono definite le condizioni ideali per il passeggio, l'attività fisica all'aperto, il mare, addirittura per il pisolino all'ombra della frasca. Sulla costa atlantica nordamericana della Nuova Scozia a Halifax il valore dell'Humidex limita il periodo adatto alla spiaggia ai mesi di luglio e agosto, mentre si può sonnecchiare sotto un albero da maggio a settembre. Applicando i parametri canadesi a Genova, all'incirca alla stessa latitudine, la balneazione sarebbe possibile da maggio a metà ottobre, la siesta in campagna da aprile ai primi di novembre. La durata della «stagione» in montagna dipende dal tempo di permanenza della neve al suolo e dallo spessore della coltre: per essere praticabile allo sci deve raggiungere i 40 centimetri. L'innevamento precoce di fine autunno con il gelo e la compressione produce un battente solido particolarmente apprezzato per la sua resistenza ai raggi del sole e al passaggio degli sciatori. Per il successo delle località turistiche è essenziale che nevichi almeno un anno ogni due prima di San Silvestro, per fruire appieno delle vacanze natalizie: tale informazione può essere ricavata dall'analisi probabilistica dei dati misurati nelle stazioni meteorologiche. La qualità del fondo, essenziale per i discesisti, dipende dalla temperatura. La neve resta farinosa solo al di sotto di 0 oC, altrimenti diventa adesiva, pesante. Sotto l'azione del sole e del vento si genera una crosta dura ideale per il principiante. Durante i recenti campionati mondiali di sci la Regione Piemonte impiantò a Sestriere un vero e proprio ufficio meteo per sorvegliare lo stato del tempo e delle piste. I bollettini diffusi con regolarità si rivelarono importanti per programmare le gare. Sulla base di vari fattori (l'insolazione, la tensione di vapore, il potere refrigerante dell'aria, la velocità del vento, la frequenza delle piogge) è nata la carta climatoterapica della costa mediterranea europea. La sua consultazione può essere utile alle persone spossate, desiderose di vivere un po' di tempo in un ambiente corroborante, e a quelle ansiose, che hanno bisogno di quiete e distensione. I climi del Sud dell'Europa sono divisi in sedativi, lievemente stimolanti, stimolanti e iperstimolanti. I primi prevalgono nella parte centrale del bacino, più riparata. Gli altri nei settori marginali, esposti all'influenza vigorosa dell'Atlantico e a quella ruvida delle steppe continentali dell'Est. Chi deve calmarsi vada dunque in Sicilia in primavera e in autunno, o nel Sud Italia. Il viaggiatore bisognoso di un'iniezione di energia passi il giugno a Stintino nella Sardegna nord-occidentale sferzata dal maestrale, o viva la frizzante primavera della Versilia. Gli ambienti migliori contro la depressione sono le Meseta spagnole, secche e ventose, la Linguadoca e l'Aquitania nel luminoso Sud-Ovest francese. Ogni turista ha la sua equazione climatica personale. E' innegabile che le masse dei vacanzieri sono fatalmente calamitate dalle tre «s», sea, sun, sand (mare, sole, sabbia). Di mare e di sabbia ce n'è lungo i litorali di tutti i cinque continenti. Ma di fronte alla Scozia nelle isole Orcadi l'insolazione è appena di 1050 ore l'anno, e di 1035 a Abidjan nell'Africa tropicale umida. Nei deserti caldi subtropicali il cielo è sempre sereno: in Arizona il sole splende in media per 3900 ore, la sabbia è abbondante, però manca il mare. Sono le coste mediterranee a soddisfare al meglio tutte e tre le condizioni. Il Sud dello stivale e le isole totalizzano in media 3000 ore senza nubi ogni dodici mesi. Quasi tutto il nostro Paese è un enorme, ricchissimo giacimento climatico. Possediamo un patrimonio permanente e rinnovabile, non soggetto ad esaurimento come accade invece alle miniere o ai pozzi di petrolio. Sole e onde sono ricchezze ambientali uniche nel loro genere: non possono essere nè trasportate altrove nè accumulate per il futuro. Chi desidera fruirne deve andare là dove il clima turistico è fabbricato dalla natura. Come la maggior parte delle materie prime, anche il tempo ameno è ripartito in modo ineguale sulla Terra. Se la sorte è stata avara con noi di metalli, idrocarburi, carbone, ci ha donato questo bene con generosità. I consumatori di cieli sereni e di spiagge tiepide aumentano nel mondo di anno in anno. Dobbiamo conoscere e far conoscere in modo più scientifico ciò che possediamo. Che l'Italia sia il Paese del sole lo sanno tutti. Adesso è il momento di propagandare non solo l'esistenza, la quantità di questa risorsa, ma anche la sua qualità superiore, accoppiata com'è luogo per luogo con le giuste dosi di umidità, di brezza, oppure di neve presente al suolo nei tempi e nei modi dovuti. E' ora di adeguarci al futuro del turismo inventando il clima personalizzato. Augusto Biancotti Università di Torino


PROVOCAZIONE Scienziati come calciatori?
Autore: GIACOBINI EZIO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: FENDER BRIAN
ORGANIZZAZIONI: HIGHER EDUCATION FUNDING COUNCIL OF ENGLAND
LUOGHI: ESTERO, EUROPA, REGNO UNITO, GRAN BRETAGNA, LONDRA

SI può affermare senza timore di smentita che il calcio italiano ha mietuto negli ultimi vent'anni molti più allori che la nostra ricerca scientifica. Perché allora non adottare anche per la ricerca i metodi del calcio? Fare una classifica periodica delle squadre (Università) basata sui loro successi, formare una serie A, una serie B e così via, assegnare più fondi ai primi e permettere la compra- vendita di calciatori (scienziati e docenti) di alto valore sul mercato internazionale. Questo sistema potrebbe sostituire l'attuale spargimento a pioggia di un miserevole 1% del prodotto nazionale lordo (come l'India) assegnato ai ricercatori del Cnr (circa 12 milioni di lire a testa al 22 per cento dei concorrenti). Questa proposta, che suona certamente oltraggiosa a molti colleghi italiani, è già operativa da 10 anni in Inghilterra e da mezzo secolo negli Stati Uniti, due nazioni in testa alla classifica mondiale della ricerca. Poiché siamo in Europa, vediamo il caso del Regno Unito. Alla fine di dicembre dello scorso anno, la commissione Higher Education Funding Council of England ha reso noto alle università inglesi il risultato di un lavoro molto complesso costato tre milioni di dollari che ha esaminato la produzione scientifica e i risultati di insegnamento di 50.000 docenti provenienti da 2700 dipartimenti di 65 università. La classifica è basata su una scala di meriti che va da 1 a 7. I criteri sono rapportati a una scala di valori internazionali. Ad esempio, singoli ricercatori possono utilizzare solo 4 delle loro migliori pubblicazioni degli ultimi quattro anni in ben note riviste internazionali. Essi vengono poi giudicati da un gruppo di esperti nazionali e stranieri. Il valore 5 indica «la maggior parte di lavoro di eccellenza internazionale», quello 1«quasi nessun lavoro di eccellenza di livello nazionale». In testa alla classifica della Serie A (le prime 20 università) vediamo Oxford con 6,7 punti e Cambridge con 6,5, seguite da altre 18 (ultima l'Università di Southampton con 5,2). A che serve il punteggio? A distribuire oltre un miliardo di dollari per finanziare le strutture universitarie e a pagare la ricerca di 2700 laboratori selezionati per i prossimi tre anni. La classifica ha riservato alcune sorprese: università nuove e meno prestigiose in testa (ad esempio la semisconosciuta Università di Sheffield al 19o posto) e il fatto che ben 87 istituzioni hanno almeno un dipartimento con una produzione di alto livello internazionale. Il metodo non ha mancato di sollevare accuse di elitismo e di concentrazione di fondi nelle mani di pochi. Ad esse risponde il capo della commissione Brian Fender sulla rivista «Nature» rendendo noti i risultati di uno studio sugli ultimi 10 anni (1986-97). Questi dati dimostrerebbero che numerose università già di serie B (al di sotto delle prime venti) sono passate poi in serie A. Sembra pure che il nuovo metodo abbia modificato il modo di selezionare e reclutare i docenti nelle università inglesi, con l'adozione di criteri di produttività e di qualità anziché di anzianità. Secondo Fender «il vero vincitore sembra essere il Regno Unito, che ha goduto di un notevole aumento di risultati di alta qualità in campo internazionale». Alcune università hanno usato la strategia del calcio reclutando nuovi talenti (diversi dall'estero) tramite stipendi più competitivi, particolarmente allo scopo di rinforzare i settori più deboli. Il gruppo di scienziati chiamato «Salviamo la scienza britannica» è soddisfatto e sostiene che con un altro sforzo da parte del governo, l'Inghilterra potrebbe diventare «il laboratorio d'Europa». Ezio Giacobini


Tutti i rischi dell'esotismo Su Internet i consigli dell'Oms
Autore: GIORCELLI ROSALBA

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, COMUNICAZIONI
NOMI: ZAMPINI ANTONINO
ORGANIZZAZIONI: OMS, INTERNET
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

PER ora 143 schede su altrettanti Paesi del mondo, tra i quali figurano le mete preferite dagli italiani in vacanza, ma anche quei luoghi dove i rischi per la salute sono maggiori. Indicazioni sul clima, le vaccinazioni, la prevenzione; informazioni pratiche, ad esempio come preparare un kit di pronto soccorso da viaggio. E poi la raccolta dei bollettini dell'Organizzazione mondiale della Sanità sulle epidemie. Tutto questo su Internet, e per la prima volta in italiano; si può definire uno sportello telematico italiano dell'Oms. E' un sito istituito dall'Ufficio sanità Marittima e Aerea di Venezia, che in questo modo vuole portare l'informazione a domicilio dei singoli utenti e si rivolge agli agenti di viaggio, obbligati per legge a informare i clienti anche in materia sanitaria. Basta stampare la scheda del Paese di destinazione e si ottengono informazioni dettagliate sempre aggiornate sui dati Oms. Tutto ciò che serve è il collegamento a Internet e una stampante. L'indirizzo è: http:// www.portve. interbusiness.it /sanimav/Welcome.html. Per ognuno dei 143 Paesi selezionabili, la scheda riporta: la mappa, le caratteristiche del clima, i rischi di malattie infettive, le vaccinazioni obbligatorie, consigliate oppure sconsigliate; la prevenzione prima di partire e durante la permanenza all'estero, i consigli su cosa fare al ritorno a casa se si avvertono disturbi. Poi le notizie specifiche su malaria, febbre gialla e colera nel mondo con segnalazioni dell'Oms su epidemie recenti o in corso. Responsabile del progetto è Antonino Zampini: «In Italia siamo i primi, ma esistevano già alcuni programmi in inglese; è un lavoro che cresce e si arricchisce man mano. Il limite della diffusione è che non tutte le agenzie di viaggio sono collegate a Internet, e tanto meno tutte le famiglie, ma è un fenomeno in espansione e abbiamo riscontri positivi, anche dalle Unità sanitarie locali; il sistema è utilizzato attualmente in fase di sperimentazione dalla Ussl di Treviso, e potrebbe essere adottato anche altrove molto presto. Siamo comunque a disposizione anche telefonicamente per ogni necessità informativa». Sul sito web dell'Ufficio Sanità Marittima e Aerea di Venezia sono anche indicati certificati e controlli sanitari per animali e generi alimentari in ingresso in Italia da porti e aeroporti, stabilendo criteri di «all'erta», diversi a seconda della provenienza della merce, che in Italia erano poco definiti e che qui si rifanno alle procedure dell'Fda, l'ente di controllo statunitense. Per eventuali informazioni: Ufficio sanità Marittima e Aerea di Venezia, tel. 041- 522.5542, fax 520.5326. Rosalba Giorcelli


SCIENZE FISICHE. ENERGIA DEL FUTURO Fusione nucleare si prova con i laser
Autore: CONTI ALDO

ARGOMENTI: ENERGIA, FISICA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: NIF National Ignition Facility

DA molti anni si parla di fusione nucleare, e molti conoscono i risultati ottenuti in laboratori come il Jet europeo: risultati che, pur essendo incoraggianti, non fanno sperare in una soluzione del problema in tempi brevi. Lo studio della fusione nucleare è importantissimo poiché, non potendo durare in eterno i combustibili tradizionali, essa offre la possibilità di ottenere grandi quantità di energia pulita e sicura. Per ottenere la fusione è necessario mantenere il «combustibile», deuterio e trizio, due isotopi dell'idrogeno, a temperatura e pressione tali che due nuclei possano giungere talmente vicini da fondersi insieme, per formare un solo nucleo di elio. Finora la maggior parte degli esperimenti è stata eseguita utilizzando, per comprimere il combustibile, forti campi magnetici, senza che si siano mai ottenute stabilmente le condizioni desiderate. Una soluzione alternativa è la fusione inerziale, il cui principio è relativamente semplice: focalizzando luce laser di grande potenza sulla superficie esterna di una piccola sfera contenente il «combustibile», se ne riscalda la superficie esterna fino a una temperatura molto alta. Si forma così un guscio che si espande verso l'esterno, comprimendo verso il centro il resto del materiale. In questo modo si raggiunge una pressione fino a qualche milione di volte maggiore di quella atmosferica e una spinta verso l'interno che può essere anche cento volte più grande di quella dello Space Shuttle alla partenza. Nel centro del bersaglio la temperatura può superare i 100 milioni di gradi e la densità può essere anche 20 volte maggiore di quella del piombo; sebbene la piccola stella artificiale sopravviva al massimo per qualche miliardesimo di secondo, il tempo è sufficiente per fondere la maggior parte del deuterio e del trizio. Queste ricerche non sono molto conosciute, soprattutto per ché la tecnologia dei grandi laser è sempre stata coperta dal segreto militare. Ora però alcune cose cominciano a cambiare. Nel 1994 il governo degli Stati Uniti ha infatti declassificato una parte dei risultati e ciò ha permesso l'organizzazione di alcuni congressi, in cui sono state poste le basi per la progettazione della National Ignition Facility (NIF). Si tratta di un nuovo laboratorio statunitense con un laser molto più potente, che dovrebbe permettere un grosso salto in avanti, realizzando per la prima volta questo tipo di fusione e fornendo quindi importanti indicazioni per il futuro. Il progetto è stato definito in tempi molto brevi, tanto che la macchina dovrebbe funzionare già nel 2002. Nif consisterà di 192 laser, ognuno con un'energia tripla di quelli di Nova, il maggior sistema attualmente funzionante, che però dispone solamente di 10 fasci. Il cuore di Nif è in realtà un singolo laser, il cui impulso viene suddiviso e mandato a ognuna delle 192 linee di amplificatori indipendenti. Il sistema si basa infatti sull'amplificazione crescente di un singolo impulso iniziale, fino a giungere all'energia voluta. Via via che l'amplificazione procede, il fascio acquista dimensioni sempre maggiori, fino a raggiungere un'area di 40 centimetri quadrati. Alla fine i fasci verranno indirizzati tutti in un'unica camera sferica, del diametro di 10 metri, attraverso 48 finestre, ognuna dotata di lenti, che focalizzeranno ogni singolo laser sul bersaglio posto al centro. Molto importante, in questo caso, è la precisione del puntamento dei 192 fasci, che devono convergere con grande precisione sulla sfera di combustibile, per evitare che eventuali sbilanciamenti possano rovinare l'esperimento. Sempre per lo stesso motivo è necessario porre grande attenzione anche alla sincronizzazione degli impulsi, che devono giungere insieme sul bersaglio, e all'uniformità della loro energia: un impulso molto più potente su un lato provocherebbe una spinta maggiore verso l'interno. Inizialmente i laser di Nif potranno essere utilizzati solo una volta ogni otto ore, per un totale di circa cento «spari» in un anno. Questo tempo è necessario per permettere alle ottiche degli amplificatori di raffreddarsi. Per il 2006 si prevede di aumentare notevolmente l'energia del laser, fino a 10 volte quella iniziale, e la frequenza di sparo scenderà ulteriormente, fino a un massimo di 10 impulsi all'anno. I costi di costruzione e di gestione di Nif sono molto elevati: un miliardo di dollari e poi 60 milioni di dollari all'anno di gestione, per un totale di quasi due miliardi di dollari. I primi esperimenti di produzione di energia non verranno effettuati prima del raggiungimento della piena potenza, nel 2006, poiché fino a quella data l'energia inviata verso il bersaglio non dovrebbe permettere di avere un vero e proprio guadagno. In questi anni verrà quindi studiato il comportamento della materia sottoposta a queste condizioni di temperatura e pressione, per avere precise indicazioni sugli esperimenti futuri. Se ci sarà produzione di energia, gli scienziati che lavorano al progetto sperano di poter costruire una centrale pilota entro il 2025. E' prevista anche la possibilità di utilizzare alcuni fasci separatamente, per realizzare esperimenti diversi. Gli studi possibili con questo strumento saranno molti. In particolare si spera di poter risolvere alcuni problemi astrofisici, creando per la prima volta in laboratorio una piccola quantità di materia con le stesse proprietà di quella che si trova nelle stelle. Aldo Conti Università di Milano


SCAFFALE Prigogine Ilya «La fine delle certezze», Bollati Boringhieri
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: FISICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

ILYA Prigogine, premio Nobel per la chimica nel 1977, insiste con le sue incursioni nel territorio dei fisici. Anni fa, quando incominciò una battaglia allora solitaria contro il concetto di tempo reversibile e contro un determinismo semplicistico, le sue tesi apparivano come pure provocazioni. Utili, ma non tali da scardinare i paradigmi in vigore. La piega che sta prendendo oggi la ricerca, invece, gli dà ragione: i vecchi paradigmi vacillano, la concezione del tempo sostenuta da Prigogine apre nuovi orizzonti alla ricerca. Di questa svolta è difficile dubitare se anche un fisico come Murray Gell-Mann, che non solo è intelligentissimo ma anche molto attento alla direzione del vento della ricerca, si è gettato a capofitto nelle teorie della complessità e del caos, quasi abbandonando le sue predilette particelle elementari. In questo nuovo saggio, rielaborazione e sviluppo di «Entre le temps et l'eternité» scritto con Isabelle Stengers, Prigogine porta fino in fondo le sue argomentazioni: dobbiamo fare i conti con la «freccia del tempo» perché il tempo reversibile dei fenomeni fisici elementari è del tutto inadeguato se si vuole interpretare la complessità (di cui la vita è la massima espressione) e la teoria del caos può aiutarci nell'impresa. Un saggio avvincente dal punto di vista scientifico, ma ancora di più dal punto di vista filosofico.


SCAFFALE Capra Fritjof: «La rete della vi ta», Rizzoli
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: FISICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

In linea con il pensiero di Prigogine si colloca il nuovo saggio di Fritjof Capra, il fisico americano divenuto famoso per aver suggerito una parentela tra meccanica quantistica e filosofia orientale. Come Prigogine, Capra è affascinato dalla complessità e ha abbandonato l'approccio di tipo riduzionista che pure è stato così fecondo negli ultimi decenni. Il suo approccio è sistemico, alla Bateson, e con esso si dedica da autentico missionario alla fondazione di un nuovo paradigma, che definisce «ecologia profonda», nel quale sono le scienze della vita, e quindi della complessità, ad acquisire una posizione centrale.


SCAFFALE Celli Giorgio: «Sono un gatto anch'io», Giunti
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Platone ci ha insegnato le virtù didattiche del dialogo. Giorgio Celli ne ha fatto tesoro. Il suo ultimo libro è una lunga alternanza di domande (da parte di un'ex allieva curiosa, Rita Brugnara, adulta e bambina nello stesso tempo) e di pazienti risposte del Professore. Si parla di gatti, cani e api, ma anche di animali meno familiari, di pesticidi e dei loro danni, e insomma degli intricati rapporti di parentela (metaforica e reale) tra tutte le forme viventi, animali e vegetali. Cioè di ecologia. Il taglio narrativo e autobiografico rende agile la lettura, e lieve la lezione. A libro chiuso, l'immagine che più rimane impressa è quella di una gatta che allatta amorevolmente i suoi piccoli, mentre in cielo volavano i bombardieri della seconda guerra mondiale.


SCAFFALE De Col Erio: «Le posizioni e i movimenti per stare meglio», Euro Polis
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Il mal di schiena è una malattia molto diffusa, invalidante e quindi di grande rilievo sociale, come ha sottolineato più volte la stessa Organizzazione mondiale della sanità. Ma diversamente da altre patologie, il mal di schiena spesso può essere prevenuto o curato con opportuni esercizi e assumendo posizioni corrette alla scrivania, in auto e nelle varie situazioni della vita quotidiana. Questo libro di un terapista della riabilitazione motoria ci insegna come fare.


SCAFFALE Polidoro Massimo: «Dizionario del paranormale», Esedra
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Dalla A di Adamenko (fisico russo che cerca invano di provare scientificamente i fenomeni di psicocinesi) alla Z di Zorab (parapsicologo olandese di origine armena), tutte le parole - e i trucchi - dell'armamentario del paranormale. L'introduzione è di Piero Angela. Piero Bianucci


SCIENZE FISICHE. SCOPRI' DECINE DI NEBULOSE Un siciliano batté di un secolo l'astronomo francese Messier
AUTORE: PRESTINENZA LUIGI
ARGOMENTI: ASTRONOMIA, STORIA DELLA SCIENZA
PERSONE: HODIERNA GIOVAN BATTISTA
NOMI: MESSIER CHARLES, HODIERNA GIOVAN BATTISTA
LUOGHI: ITALIA

LE sorprese degli archivi. Quasi metà del celebre catalogo di oggetti nebulari del francese Charles Messier (1774) è stata ritrovata in un opuscolo pubblicato più di un secolo prima a Palermo da Giovan Battista Hodierna, l'enciclopedico scienziato ragusano morto nel 1660 che costringerà con il suo «De Admirandis Coeli Characteribus» (ritrovato da non molti anni nell'Archivio Capitolare di Vigevano) a riscrivere un intero capitolo di storia dell'astronomia. Hodierna, a cui da poco è stata dedicata una mostra dell'Osservatorio astronomico di Palermo e dell'Associazione astrofila «Orsa» nel quarto centenario della nascita (1597), doveva essere un osservatore celeste di rara perizia. Ammiratore e continuatore di Galileo, per quanto poteva esserlo un ecclesiastico dopo la condanna del grande pisano, utilizzò all'inizio un piccolo cannocchiale autocostruito ma in seguito (1628) ebbe un «buon occhialone» da un certo Rondonino di Roma: tutto è relativo, si trattava di un rifrattore capace di 20 ingrandimenti e dotato di un oculare galileiano, ossia piano-concavo, meno efficace dell'oculare piano-convesso descritto da Keplero. In compenso, il prete di Palma Montechiaro aveva a disposizione un cielo più limpido di quello dei suoi contemporanei olandesi (come Huygens, di cui quasi anticipo' la scoperta dell'anello di Saturno) o polacchi; un cielo scuro come poteva esserlo nel Seicento in una zona agricola. Ne approfittò per una vera rassegna delle «nebulae», termine col quale in quegli inizi pionieristici dell'astronomia d'osservazione si indicavano tutti gli oggetti di aspetto diffuso, fossero nebulose vere e proprie, ammassi stellari non risolti oppure galassie, qualcuno dei quali già noto a Tolomeo o al persiano Al Sufi (secolo X); e la preoccupazione dominante (che molto più tardi ispirerà il catalogo di Messier) era quella di distinguerli da eventuali comete. Tanto è vero che pure la rassegna di Hodierna figura come seconda parte di un'operetta dedicata alle comete («De Sistemate Orbis Cometici»), sulle cui caratteristiche e provenienza lo studioso siciliano non dice nulla di originale, rifacendosi alle convinzioni aristoteliche espresse già da Galileo nel «Saggiatore». Di «nebulae», Hodierna non solo ne osservò parecchie decine, metà delle quali corrispondono effettivamente a nebulose, ammassi stellari o galassie del catalogo di Messier, ma ne tentò fin da allora una classificazione in «Luminosae» (nelle quali si distinguono stelle già a occhio nudo: le Pleiadi), «Nebulosae» (che sono risolte in stelle soltanto dal cannocchiale, ad esempio il notissimo ammasso del «Presepe» già osservato da Galileo) e «Occultae», che i cannocchiali dell'epoca non riuscivano ovviamente a risolvere, fra queste le galassie M31 in Andromeda (riscoperta indipendentemente da Hodierna) e M33 nel Triangolo, la cui scoperta può essergli sicuramente attribuita, insieme con quella di M34, M36, M37, M38, M41, M47 e altri oggetti «Messier», dopo l'accurata interpretazione che del testo latino ha dato Federico De Maria, con preciso riferimento alle osservazioni e ai disegni su fondo nero (malamente riprodotti) di Hodierna. Tutte scoperte che nessuno storico della ricerca celeste poteva collocare a metà Seicento prima dello studio che vi dedicarono nel 1985 Giorgia Foderà Serio (che dalla sua cattedra sta riesplorando tutta la storia dell'astronomia in Sicilia), Indorato e Nastasi sul «Journal for the History of Astronomy». Ma pochi, fuor dai veri cultori, se ne erano accorti: e invece va dato a Cesare quel che è di Cesare e a Hodierna quel che è di Hodierna. Questo ha voluto sottolineare la mostra di Roccapalumba, un lindo paesino collinare del Palermitano che sta diventando centro di aggregazione per gli astrofili da quando vi sorge l'Osservatorio di Pizzo Suaro, opera dell'architetto Di Pace, già distintosi per eccellenti foto celesti, con strumenti che Hodierna poteva soltanto sognare, lui che così amaramente si lamenta nei suoi testi dell'isolamento a cui lo costringeva il fatto di risiedere a Palma Montechiaro, colonia agricola dei duchi Tomasi, nel profondo del Sud. Luigi Prestinenza


SCIENZE FISICHE. MONETE E DERMATOSI Allergici all'Euro per colpa del nichel
Autore: PAPULI GINO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

AI molti problemi che accompagnano la nascita della moneta unica europea, se ne è aggiunto - giorni fa - uno secondario ma non irrilevante che riguarda gli «spiccioli», ossia gli Euro e le frazioni di Euro in metallo. La Svezia, infatti, ha contestato la prevista fabbricazione di monete contenenti nichel, in quanto il contatto con questo elemento chimico potrebbe causare reazioni allergiche, specialmente nelle persone di sesso femminile. In effetti, le allergie al nichel sono note da tempo, e si è calcolato che dal dieci al quindici per cento della popolazione europea (di cui l'85 per cento di sesso femminile, prevalenza dovuta, sembra, a fattori ormonali) risenta di manifestazioni cutanee che vanno da semplici arrossamenti fino ad eczemi diffusi. Secondo il «Nickel Develop ment Institute», le dermatosi da contatto in ambiente industriale sono quasi scomparse grazie alle precauzioni adottate, mentre permangono in ambito domestico, particolarmente per l'utilizzo di bigiotteria a buon mercato, occhiali, cerniere lampo, bottoni e così via. Bisogna aggiungere che la sensibilizzazione avviene in seguito a contatti prolungati nel tempo con materiali che, per una loro «instabilità» strutturale, «liberano» nichel. Una apposita direttiva comunitaria ha anche stabilito il valore limite di tale diffusione, mentre un programma di ricerca al quale partecipano diversi Paesi (per l'Italia il Centro di innovazione dell'Università di Milano) con lo scopo di bloccare qualsiasi passaggio di nichel verso la pelle, ha già conseguito risultati molto positivi. Per tranquillizzare tutti noi che quotidianamente maneggiamo posate, forbici, elettrodomestici, monete e quant'altro in acciaio inossidabile (contenente nichel in quantità che vanno, per lo più, dall'8 al 10 per cento) diciamo che non vi sono pericoli di affezioni allergiche in quanto la stabilità della lega non consente dispersioni di nichel. La categoria degli acciai inossidabili trova impiego, infatti, in tutti i settori in cui si richiedano doti di inalterabilità e di igiene, come, ad esempio, nell'industria alimentare, nella chirurgia e nella medicina. Un'ultima curiosa applicazione riguarda la «saponetta deodorante»: si tratta di un ovoide in lamierino inossidabile, che ha la proprietà di eliminare i cattivi odori (pesce, aglio, cipolla, tabacco...) se lo si sfrega con le mani sotto un getto d'acqua. Il «New York Times» ha scritto in proposito: «L'aspetto magico è che l'acciaio inossidabile attacca gli odori in modo naturale: al contrario del sapone e dei detergenti, questo aggeggio non contiene sostanze chimiche e non secca la pelle». Ovviamente non c'è nessuna magia; ma una spiegazione scientifica delle proprietà della saponetta al nichel non è stata ancora trovata. Gino Papuli


SCIENZE DELLA VITA. MACACHI GIAPPONESI Campioni di sopravvivenza E' la specie che vive più a Nord del mondo
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

SONO famose le statuette dei tre macachi giapponesi, che si tengono rispettivamente le mani sugli occhi, sulle orecchie, sulla bocca. Mimano l'antico proverbio buddista: «Non vedere, non ascoltare, non dire cose cattive». A impersonare una massima di saggezza umana sono state scelte proprio le scimmie che negli ultimi decenni hanno strabiliato il mondo con le loro portentose capacità di apprendimento. E' di ieri la notizia che i macachi giapponesi imparano con la rapidità del lampo a lavare le patate dolci in mare per renderle più saporite, che lasciano decantare in acqua la sabbia mista a grano per separarne i chicchi commestibili messi ad arte dagli sperimentatori, che trasportando con le mani patate dolci e manciate di grano camminano per una trentina di metri o più in posizione eretta su due zampe e che tutte queste abitudini assimilate dai vari membri del branco, specie dai più giovani, vengono trasmesse da una generazione all'altra. Queste cose succedevano una quarantina di anni fa e misero a soqquadro il mondo scientifico. Si parlò di «civiltà delle scimmie», di «protocultura» , di «trasmissione culturale». E naturalmente si moltiplicarono le ricerche degli studiosi su questa specie di macachi che vivono soltanto in Giappone, in un habitat discontinuo formato da popolazioni isolate, sparse lungo tutto l'arcipelago, su su fino alle località più settentrionali. Nessun'altra scimmia si spinge così a Nord. Ma l'habitat discontinuo non è stato una libera scelta dei macachi. E' la conseguenza della crescente espansione umana. Sotto la spinta dell'incremento demografico particolarmente imponente in Giappone, le scimmie sono retrocesse sui rilievi montuosi, sulle località più impervie e inaccessibili. Alcune si sono spinte persino all'estremo Nord dell'arcipelago, dove la temperatura scende d'inverno a dieci o più gradi sotto zero. Ma bisogna dire che si sono magnificamente adattate al clima rigido e alla neve. Le loro facce rubiconde sembrano paonazze dal freddo, ma è questo il colorito naturale della specie chiamata anche «macaco dal muso rosso» (Macaca fuscata). Ne rimangono circa ventimila individui in Giappone, in gran parte nell'habitat originario, in parte in numerosi parchi riservati alle scimmie, disseminati per il paese. Ma poiché la specie, anche se non è in pericolo imminente, è indubbiamente minacciata dalla pressione della popolazione umana, si è pensato di trasferirne alcuni nuclei nel continente americano. L'esperimento ha avuto successo. Le scimmie, abituate a temperature molto rigide, si sono mirabilmente adattate a climi totalmente diversi, hanno cambiato tipo di alimentazione, si sono riprodotte felicemente e oggi la consistenza numerica dei nuclei trapiantati è considerevomente aumentata. Il primo esperimento risale al l964. C'era un branco di macachi che scorrazzava in libertà nella provincia di Hiroshima, saccheggiando le coltivazioni della zona. Gli agricoltori protestavano e furono ben contenti quando il Japan Monkey Center decise di catturare tutti i 49 membri del branco e di trasferirli nell'Oregon. Altri macachi furono portati nel Texas. Naturalmente è più facile studiare i macachi nei recinti dove sono tenuti in America - c'è anche una speciale riserva nell'Ontario, in Canada - anziché sugli accidentati pendii innevati del loro habitat originario. E gli studiosi hanno avuto così la possibilità di scoprire il comportamento sociale di questi primati. In ogni branco si stabilisce una precisa gerarchia. Al vertice si colloca un maschio anziano che abbia almeno diciotto o diciannove anni. E' il capo. Ma non è necessariamente il più forte. Anzi, nel caso del branco dell'Oregon, si trattava di un individuo piuttosto malandato fisicamente, privo di canini e guercio per giunta. Evidentemente contava soprattutto la sua esperienza. Sta di fatto che quando il capo si avvicina al cibo più pregiato, gli altri non si sognano nemmeno di contenderglielo. Si mantengono a rispettosa distanza e aspettano che il capo abbia finito di mangiare prima di avvicinarsi a loro volta al cibo. Sotto di lui, nella scala gerarchica, vengono i «sottocapi», ai quali è affidato il mantenimento dell'ordine pubblico. Sono loro che dirimono le controversie tra i subordinati, intervenendo con atteggiamenti intimidatori che placano di colpo le velleità aggressive dei contendenti. E infine ci sono i maschi cosiddetti «periferici» che, stando appunto alla periferia del branco, hanno più che altro l'ufficio di sentinelle avanzate. Avvistano i predatori e danno immediatamente l'allarme. Ma oltre al ruolo di sentinelle, i maschi periferici fanno anche scuola ai giovani insegnando loro le regole sociali. Tra le femmine, la gerarchia è meno rigida e si osserva spesso una forma di solidarietà che tra i maschi non esiste. Ci sono comunque le femmine di rango più elevato e quelle di rango meno elevato. Si direbbe che il branco abbia una struttura piuttosto democratica, visto che le femmine di alto rango si accoppiano anche con i maschi di basso rango. Lo stesso accade per i capi e i sottocapi. Nel corso della stagione riproduttiva, ogni individuo si accoppia con diversi partner. Poligamia in piena regola senza distinzione di classi sociali. Le femmine però hanno un ruolo determinante nella formazione della scala gerarchica. Quando i piccoli fanno baruffa, le madri intervengono in difesa dei rispettivi figli. E se le suonano di santa ragione. Ovviamente la femmina dominante ha la meglio e l'altra è costretta a battere in ritirata col suo scimmiottino in braccio. Da quel momento l'etichetta di «dominante» o «subordinato» si trasferisce dalla madre al figlio e il suo rango rimane consacrato per la vita. La maggior parte delle scimmie, com'è noto, detesta l'acqua. I macachi giapponesi invece hanno scoperto che, quando fa molto freddo, si sta d'incanto nei bacini d'acqua termale di cui è ricca la zona in cui vivono in natura, la cosiddetta Valle dell'Inferno. E ci si crogiolano con evidente soddisfazione. Mentre nella loro patria d'adozione, l'America, hanno imparato a rinfrescarsi tuffandosi nei laghetti, quando fuori il termometro segna più di trentacinque gradi. Il bello è che i piccoli prendono subito confidenza con l'acqua e si fanno le loro brave traversate aggrappati al dorso materno. Isabella Lattes Coifmann


SCIENZE DELLA VITA Acqui Ambiente Un premio letterario su temi ecologici dedicato al nigeriano Ken Saro Wiwa
NOMI: KEN SARO WIWA
ORGANIZZAZIONI: PREMIO «ACQUI AMBIENTE»
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, ACQUI TERME (AL)

Il Comune di Acqui Terme ha bandito il nuovo premio letterario «Acqui Ambiente», dedicato alla memoria del nigeriano Ken Saro Wiwa, vittima del suo impegno per i diritti dell'uomo e dell'ambiente. Possono concorrere autori italiani e stranieri su argomenti scientifici e letterari. In giuria Gianfranco Bologna, Silvia Rosa Brusin, Grazia Francescato, Giorgio Nebbia e Alessandro Cecchi Paone. Le opere devono arrivare in 10 copie entro il 15 giugno '97 alla segreteria del premio, Comune Acqui Terme, piazza Levi 12. Tel. 0144-77.02.72. Data di pubblicazione delle opere: gennaio 1996-giugno '97.


SCIENZE DELLA VITA. CHEMIOTERAPIA Il limite degli antivirali sulle infezioni latenti Per ora solamente speranze
Autore: DI AICHELBURG ULRICO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

IN questi ultimi anni, specialmente sotto la spinta della diffusione del virus Hiv dell'Aids, si sono fatti importanti progressi nella conoscenza della fisiopatologia delle infezioni virali e nella preparazione di molecole antivirali. Abbiamo farmaci specifici contro l'Hiv, i virus erpetici, dell'influenza A, delle epatiti B e C e altri. La situazione della chemioterapia antivirale è dunque buona? No, assolutamente no, specie se paragonata alla terapia delle infezioni da batteri la quale, iniziata oltre mezzo secolo fa con la scoperta della penicillina, è al confronto, pur con tutti i suoi limiti, una panacea. Quali le manchevolezze, quali le possibilità dell'avvenire? Fervono le ricerche, tanto più che le principali famiglie dei virus patogeni per l'uomo sono oltre una ventina, e le malattie virali finora note sono centinaia. La tossicità degli antivirali è uno dei fattori limitanti la loro utilizzazione. Ciò dipende dalla semplicità dei virus: essendo la replicazione dei virus intimamente connessa con le funzioni delle cellule aggredite, gli antivirali non possono agire esclusivamente sui virus ma hanno sempre un certo grado di tossicità anche per le cellule (citotossicità). E' ben vero che si conosce qualche antivirale con una citotossicità molto bassa, per esempio l'«aciclovir», ma il problema non è risolto. Si può comunque ragionevolmente sperare che le tecniche di modellamento molecolare producano in futuro antivirali meglio adattati al loro bersaglio, più specifici, quindi meno citotossici. Paradossalmente, però, proprio gli antivirali più specifici sono coinvolti nel secondo inconveniente della chemioterapia, quello di selezionare mutanti del virus resistenti agli antivirali stessi. Quanto più l'antivirale ha nella propria mira un bersaglio ben circostanziato, tanto più le minime modificazioni del bersaglio rendono l'antivirale inoperante, incapace di fissarsi, ed ecco insorgere la resistenza alla terapia. Per esempio le grandi speranze suscitate da alcuni farmaci per il trattamento dell'Aids sono durate poco giacché tali farmaci selezionavano in meno d'un mese una popolazione virale resistente. Due accorgimenti si oppongono alla formazione di mutanti resistenti: istituire il trattamento prima che la popolazione virale sia divenuta importante; se la popolazione virale è importante aggredirla con un'associazione di antivirali, ciascuno dei quali colpisca una differente funzione del virus. Quest'ultima è la tattica adottata per l'Aids: la tendenza attuale è per una terapia tripla o quadrupla. L'effetto a lungo termine di questa polichemioterapia è sotto studio ma si è ottimisti: vedi la Conferenza internazionale sull'Aids, a Vancouver l'anno scorso. Terza questione, i virus latenti, per esempio quello della varicella che persiste nell'organismo dopo la guarigione e si risveglia ad anni di distanza provocando l'herpes zoster, oppure quello dell'Aids che non dà clinicamente segno di sè per lungo tempo dopo l'infezione. Si può sperare che il tiro incrociato d'una polichemioterapia sia in grado di annientare il silente serbatoio virale? Per il momento non si hanno buone notizie, nessuno degli antivirali disponibili è attivo su un'infezione latente. Oltre che alla chemioterapia si pensa alla terapia genica, quella che dovrebbe costituire in ogni campo della medicina la grande rivoluzione del Duemila. Nel caso dei virus si tratterebbe di una terapia genica «negativa», mirante non già a fornire un gene normale, bensì a sottrarre dal genoma della cellula un gene dannoso, quello inserito dal virus. Ciò appare possibile con tecniche molto complesse. Da tempo si studiano questi approcci di terapia genica, per il momento in via esclusivamente teorica. In sostanza la chemioterapia antivirale ha compiuto considerevoli progressi ma grandi difficoltà ne limitano ancora le affermazioni. Non dimentichiamo poi i costi della ricerca e dell'utilizzazione nella pratica medica: è impossibile per esempio, a proposito della polichemioterapia dell'Aids, pensare di soddisfare i bisogni dei Paesi poveri nei quali si trova oltre il 90 per cento dei soggetti infetti. Ecco perché la lotta contro le infezioni virali continua per il momento verso la prevenzione: norme di comportamento per la profilassi delle infezioni sessualmente trasmissibili, vaccinazioni contro la poliomielite, il morbillo, la rosolia, la febbre gialla. Ulrico di Aichelburg


SCIENZE DELLA VITA. PER CERTIFICARE I TAGLI L'elettronica entra in macelleria Una card fornirà al consumatore tutti i dati
Autore: PELLATI RENZO

ARGOMENTI: ELETTRONICA, CARNE, ALIMENTAZIONE
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

CON una tessera elettronica a microprocessore (simile a quella che usiamo tutti i giorni come carta di credito o come scheda telefonica), sarà possibile certificare, presso le macellerie convenzionate, la provenienza della carne, il produttore, lo stabilimento di macellazione, Paese di nascita e di allevamento, numero di identificazione dell'animale, classificazione commerciale. Già oggi nelle Marche 50 macellerie stanno sperimentando questa novità rivoluzionaria ed entro maggio si arriverà a 100 punti vendita reperibili su Internet. Terminato questo rodaggio iniziale, la certificazione verrà estesa ad altre regioni italiane. Attualmente 4 consorzi di allevatori riuniti nel Consorzio nazionale carni bovine garantite hanno aderito a questa iniziativa (Consorzio Doc, Coalvi, Conazoo, 5R) tenendo presente il problema, oggi molto sentito, della «rintracciabilità», indispensabile per la sicurezza alimentare. La Comunità europea ha stanziato 30 milioni di ecu per far conoscere la carne bovina di qualità ed evitare gli episodi di Bse, encefalopatia spongiforme. Con il suddetto sistema elettronico ogni taglio di carne avrà una identificazione istantanea e quindi le carte in regola per rassicurare il consumatore sulla provenienza (nel 2000 le carni dovranno essere tutte garantite). In negozio il macellaio inviterà il cliente a digitare sul terminale il peso acquistato ed a premere OK. Il terminale stamperà il certificato con tutte le informazioni riducendo la quantità di carne dalla smart card. Quando la targhetta è vuota, vorrà dire che il macellaio ha terminato la carne garantita che ha in frigorifero e sul banco. Recenti indagini svolte dall'Istituto nazionale della nutrizione (European beef congress) hanno potuto accertare che nei bovini allevati in Italia secondo i principi della moderna zootecnia, risulta ridotto il contenuto totale in grassi, colesterolo, e notevolmente cambiato il rapporto tra gli acidi grassi, con un aumento significativo della componente insatura. La carne ha delle specifiche indicazioni nei soggetti a rischio (bambini, adolescenti, donne in gravidanza, anziani) perché rispetto ai cibi di origine vegetale fornisce una maggior densità nutrizionale: proteine di alto valore biologico (sono presenti tutti gli aminoacidi essenziali), elementi minerali importanti (ferro, zinco, selenio), vitamine (B12-B2-B6-D) necessari a numerose attività enzimatiche, alla crescita, alla funzionalità delle difese immunitarie. Anche gli ortaggi, i legumi, la frutta sono fonti di minerali e vitamine, ma contengono sostanze (fibre, acido fitico) che ne limitano la disponibilità. Ecco perché la dieta dev'essere equilibrata e varia. Inoltre, per soddisfare il fabbisogno proteico con gli alimenti del regno vegetale, occorre ingerire volumi di alimenti superiori alle dosi normali e possedere conoscenze nutrizionali adatte per praticare le scelte più opportune. Purtroppo oggi la malnutrizione può essere volontaria (come nell'anoressia, restrizione calorica delle ginnaste, top-model, ballerine di danza classica), ma anche secondaria ad una scelta dei genitori che abbracciano filosofie alimentari discutibili per i soggetti in crescita, come la «macrobiotica», definita oggi una «triplice mistificazione»: religiosa, filosofica e dietetica. Renzo Pellati


SCIENZE A SCUOLA. INGLESE SCIENTIFICO Come si dice acido solforoso? Gli esempi linguistici sul tema inquinamento
Autore: CARDANO CARLA

ARGOMENTI: CHIMICA, DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA

ACIDO solfidrico, solforoso, solforico: come identificare prontamente in inglese composti con nomi che si presume siano simili tra loro come in italiano? Ecco un brano sull'inquinamento dell'aria che permette un confronto immediato fra vocaboli. «Carbon dioxide (CO2) dissolves in water to form the compound carbonic acid. Although carbonic acid is much weaker than hydrocloric acid, even such a weak acid can dissolve great quantities of rocks over a long time. When CO2 dissolves in rainwater, the water becomes slightly acid, not enough to be noticed by plants and animals but enough to be slowly corrosive for feldspar. In areas where the air is greatly polluted with solforous gases from industries or power plants burning coal containing appreciable amounts of pyrite (iron sulfide), rainwaters may turn to acid rain, for the sulfurous gases dissolve in rain in the same way as CO2 to form sulfurous and sulfuric acids, both far stronger than carbonic acid. Although rainwater contaminated with sulfuric acid is still much to weak to sting our skins, it does noticeable damage to fabrics, paints, and metals. It also weathers our stone monuments and out-door sculptures at such a rapid rate that public officials are beginnings to the notice of their deterioration.» (Frank Press,Raymond Siever: «Earth», Freeman & Company, New York, 1986). Hydrocloric acid: ecco come si chiama l'acido cloridrico. Feldspar: minerali silicatici molto abbondanti nella crosta terrestre. Polluted: inquinato. Il verbo è pollute: inquinare, contaminare. Altri vocaboli con la stessa origine (dal latino polluere: contaminare, sporcare) sono pollu tant: sostanza inquinante, pol lution (air, water pollution): inquinamento (dell'aria, dell'acqua). Possiamo usare in italiano «polluzione» nell'accezione anglosassone? Nelle ultime edizioni dei vocabolari italiani, accanto al primo, tradizionale significato della parola, ne compare un secondo, sul modello dell'inglese: «polluzione» per inquinamento. Brutto, lecito, ma non obbligatorio] Power plant: qui power corrisponde a energia; plant è industria, stabilimento; le due parole insieme: impianto per la produzione di energia, in questo caso elettrica. Sulfide: solfuro; l'acido di riferimento è hydrogen sulfide, acido solfidrico. Sulfurous and sulfuric acid: acido solforoso e acido solforico, detti anche hydrogen sulfite e hydrogen sulfate; i rispettivi sali sono i sulfites (solfiti) e i sulfa tes (solfati). Ad esempio. sodium sulfite è il solfito di sodio, potas sium sulfate è il solfato di potassio. Weather: come verbo significa modificare per mezzo degli agenti atmosferici. Importante termine scientifico è weathe ring: degradazione meteorica. Rate: qui si può tradurre con ritmo, velocità. E' una parola comunissima nei test scientifici e tecnici dove assume specifici significati riconducibili tutti al rapporto fra due grandezze, l'una espressa rispetto all'altra. Esempi fra i tanti sono: rate of reactions: velocità di reazione; birth rate: indice di natalità; ra te of interest: tasso di interesse; rate of flow: portata. Carla Cardano


SCIENZE A SCUOLA. I PINGUINI IMPERATORE Digiuno di primavera Sopravvivono stretti uno all'altro
Autore: FRONTE MARGHERITA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ECOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

PER i pinguini del Polo Sud questi non sono mesi di primavera ma di gelido inverno polare, la stagione in cui la sopravvivenza è più difficile un po' per la temperatura e un po' perché sono i mesi del lungo digiuno. Ai primi giorni di aprile, l'epoca degli accoppiamenti, i maschi della specie del Pinguino Imperatore non mangiano già da un mese e continuano a digiunare fino alla fine di giugno, covando incessantemente le uova della futura prole. In condizioni così avverse, il segreto della tenacia di questi padri esemplari è stato studiato da un gruppo di ricercatori francesi ed olandesi, che hanno trascorso l'inverno antartico in una affollata colonia composta da circa tremila esemplari di Pinguino Imperatore, l'unica specie antartica che si riproduce durante l'inverno. Ed è proprio l'affollamento la chiave per la sopravvivenza dei pinguini che, se la colonia è sufficientemente grande, riescono a ridurre il proprio ritmo metabolico del 25 per cento cadendo in una sorta di letargo collettivo che gli permette di portare a termine la cova. Fra gli effetti dell'affollamento è stato calcolato che i pinguini, stretti nelle colonie, risparmiano oltre il 34 per cento di acqua ogni giorno e che alla fine del digiuno pesano quasi il 10 per cento in più rispetto agli uccelli rimasti isolati. Un comportamento reso possibile dalla mancanza, nel Pinguino Imperatore, di atteggiamenti aggressivi tesi a delimitare il territorio, e che rende possibile la continuazione della specie. A riprova di questo, il gruppo europeo ha analizzato gli effetti del freddo e del digiuno su alcuni esemplari isolati che, infreddoliti e stanchi, hanno abbandonato le uova prima della schiusa per andare a rifocillarsi anzitempo nelle acque antartiche, gelide ma ricche di pesci. Margherita Fronte


SCIENZE A SCUOLA. IL MICROWATCHER DI «GIOCANATURA» Avventure nell'invisibile Osservare farfalle, spore, fiori, funghi e cristalli Con «Specchio» una mini enciclopedia e un microscopio
Autore: GRANDE CARLO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Le fasi della metamorfosi. Il ciclo vitale della farfalla. Il microscopio portatile «Microwatcher»

Attenzione a dove si mettono i piedi: ogni passo sul prato significa calpestare 500 fili d'erba, un migliaio di microinsetti e acari, 30 mila vermi filamentosi, alcuni miliardi di microbi. Camminiamo pure, ma coscienti di quanto è straordinariamente vario, divertente e fragile ogni centimetro di natura. Ogni metro di asfalto, ogni mattonnella di autobloccante, ogni goccia di veleno che si butta in acqua o finisce per terra influisce su migliaia di microorganismi e di conseguenza, a lungo andare, anche sulla qualità della nostra vita. Con qualche piccolo accorgimento, non è difficile scorgere l'infinità di microscopiche creature che di solito sfuggono alla vista. Per osservarne qualcuna anche ad occhio nudo, ad esempio, si può portare con sè, durante un picnic, una tovaglia bianca. Spargiaciamoci sopra un pungo di terra, in modo che sia distinguibile granello per granello. Allora, sul telo immacolato, appariranno piccoli coleotteri, miscroscopici millepiedi, lunghi al massimo un millimetro o due. Invece, un po' di muschio su di un fazzoletto di carta sostenuto da una reticella e appoggiato su un piatto pieno d'acqua, sopo uno e due giorni ci permetterà di scoprire minuscoli invertebrati chiamati «nematodi», sottili un capello e lugnhi mediamente un millimetro. dopo i due giorni di attesa troveremo questi animali nel residueo acquoso. Per vedere bene i nematodi, però, bisogna avere un ingranditore come il «Microwatcher» il microscopio portatile che a partire dal prossimo 10 maggio Specchio della Stampa distribuirà in 5 puntate (al prezzo di lire 10.900 a uscita) partecipando all'iniziativa «Giocanatura». Per cinque settimane saranno allegati a «Specchio» i cinque elementi che costituiscono il visore, accompagnati da altrettanti libretti corredati da vetrini utili per osservare farfalle (qui vediamo qualche disegno tratto dal fascicolo ad esse dedicato), fiori, insetti e aracnidi, funghi e vegetali, minerali e fossili. Il microscopio offre la possibilità di «ingrandire la natura» cento, duecento e quattrocento volte. A cento ingrandimenti si possono osservare non solo i nematodi, ma anche cristalli di sale e il polline dei fiori basta sfriore un vetrino con gli stami, e l'agente che feconda la pianta apparirà sotto i nostri occhi. A duecento ingrandimenti può essere esaminato un frammento di cipolla immerso in una goccia d'acqua e posto sul vetrino: appariranno anche le cellule con i nuclei. Oppure una fogliolina di muschio, sempre in una goccia d'acqua e schiacciata bene sul vetrino: saranno distinguibili non solo le cellule, ma anche i cloroplasti che contengono la clorofilla. A 400 ingrandimenti si possono osservare i globuli rossi del sangue: non è proprio il caso di tagliarsi, basta sfruttare la gocciolina di sangue di una pustolina (o delle gengive, a volte quando ci si lava i denti) e «spalmarla» bene sul vetrino, con l'aiuto di un altro vetrino da taglio. Appariranno celluline che assomigliano a salvagenti, dischetti dal diametro di sette millesimi di millimetro. Meravigliose scoperte del «microcosmo» sono state fatte da uno zoologo inglese che ha dedicato anni di ricerche per rubare i segreti degli insetti in volo. Ha scoperto ad esempio, grazie a ingrandimenti e macchine fotografiche portentose, come fanno minuscoli insetti detti collemboli a sfuggire ai predatori: spiccano vertiginosi salti, durante i quali ruotano su se stessi anche cento volte al secondo, con una «coda» che scatta fuori grazie a un sistema di muscoli che pompano liquidi verso la base della «coda», un po' come il dito di un guanto di gomma, se si soffia aria dentro. Carlo Grande




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