TUTTOSCIENZE 12 marzo 97


SCIENZE A SCUOLA LE PAROLE DELL'INFORMATICA
AUTORE: MEO ANGELO RAFFAELE, PEIRETTI FEDERICO
ARGOMENTI: INFORMATICA, STORIA
NOMI: KURTZ THOMAS, KEMENY JOHN
ORGANIZZAZIONI: DARTMOUTH COLLEGE
LUOGHI: ITALIA

BASIC. Uno dei più semplici e più diffusi linguaggi di programmazione. E' un acronimo di «Beginner's All-purpose Symbolic Code», cioè «Linguaggio simbolico per tutte le applicazioni rivolto ai principianti», ma è anche un aggettivo inglese che significa «elementare», «di base». Il Basic venne messo a punto nel 1964 da Thomas Kurtz e John Kemeny al Dartmouth College, negli Stati Uniti. Lo scopo era quello di venire incontro alle esigenze di studenti e principianti che volevano provare a scrivere qualche programma non troppo complicato, senza aver l'ambizione di voler diventare programmatori di professione. Si tratta comunque di un linguaggio completo e più che sufficiente per soddisfare qualsiasi necessità. Se un problema è risolubile con il più avanzato linguaggio di programmazione, lo è anche con il Basic. Esistono molte versioni del Basic, dalle prime installate direttamente sugli «home computer», come il vecchio Commodore 64, fino alle più recenti maggiormente strutturate. Non esistono grandi differenze fra le varie versioni, almeno ai primi livelli, ed inoltre le versioni più recenti sono sempre in grado di interpretare anche i programmi scritti nelle versioni più vecchie. In virtù della semplicità strutturale del linguaggio, soprattutto di quello delle prime versioni, è relativamente facile realizzare, per la traduzione dei programmi, interpreti efficienti (si tenga presente che un in terprete traduce ed esegue un'istruzione alla volta, a differenza di un compilatore che traduce invece tutto il programma in blocco, per un'esecuzione successiva). Un interprete consente una facile verifica della correttezza di un programma a costo di una perdita di efficienza che si può recuperare utilizzando in un secondo tempo un compilatore. Questo fatto, associato alla semplicità intrinseca e alla distribuzione gratuita insieme al sistema operativo Dos sui personal computer, ne ha determinato il successo.


SCIENZE A SCUOLA. IL 14 MARZO La Festa del Pi Greco, il numero dei numeri L'idea del Pi Day lanciata dall'Exploratorium di San Francisco
Autore: PEIRETTI FEDERICO

ARGOMENTI: MATEMATICA, STORIA DELLA SCIENZA
NOMI: TAKAHIRO SAKAI
ORGANIZZAZIONI: MUSEO DELLA SCIENZA «EXPLORATORIUM»
LUOGHI: ESTERO, AMERICA, USA, CALIFORNIA, SAN FRANCISCO

NON c'è solo la Festa della Mamma o quella del Papà, c'è anche la «Festa del Pi Greco». A lanciare l'idea del Pi Day è stato l'Exploratorium di San Francisco, il grande Museo della Scienza, che da alcuni anni, il 14 marzo (una data che in inglese si scrive 3,14) celebra il numero più misterioso e più famoso del mondo matematico con una serie di giochi, musiche, filmati ed altre iniziative tutte ispirate al pi greco. Un numero che nasce semplicemente dal rapporto tra il perimetro della figura perfetta, il cerchio, e il suo diametro e che ritroviamo quindi nel disco del Sole o in quello della Luna, nei cerchi creati da un sasso lanciato in uno stagno e in mille altre situazioni che nulla hanno a che fare con i cerchi. E' un numero trascendente, cioè un numero irrazionale che non è soluzione di alcuna equazione algebrica a coefficienti razionali, ma che compare come limite di molti procedimenti infiniti. Leibniz, ad esempio, trovò la prima serie numerica per il calcolo di pi greco: 4 (1 - 1/3 più 1/5 - 1/7 più 1/9...). Le cifre decimali di pi greco sono infinite e la loro successione sembra sfuggire a qualsiasi regola, anche se molti matematici pensano che non sia del tutto casuale: 3,14159265358979... Il 14 marzo è anche il giorno della nascita di Einstein, un motivo in più - dicono i responsabili dell'Exploratorium - per festeggiare questa data. Sull'esempio dell'Exploratorium molti altri centri scientifici, scuole e università di tutto il mondo celebrano quest'anno il Pi Day. Non abbiamo purtroppo notizia di alcuna iniziativa italiana, ma chi fosse interessato alla ricorrenza può collegarsi all'Exploratorium: http://www.exploratorium.edu/learning-studio/pi/ Qui troverà, oltre al programma della giornata, anche un'ampia selezione di siti dedicati al pi greco e di collegamento in collegamento potrà scoprire i molti aspetti del celebre numero. L'idea più originale è quella di un giovane tecnico del suono giapponese, Takahiro Sakai. Egli ha semplicemente sostituito le cifre decimali del pi greco con le note, usando la notazione anglosassone. Ad esempio, ha fatto corrispondere C3 a 1, D3 a 2, E3 a 3... C4 a 8, D4 a 9 ed E4 a 0. Quella che ha ottenuto in questo modo e con altre sostituzioni simili non è una successione di suoni disarticolati, ma un'affascinante melodia che sembra riflettere una struttura a noi sconosciuta, interna al pi greco stesso, una melodia che riflette l'infinito e che sicuramente Spielberg, se l'avesse conosciuta, avrebbe usato come messaggio musicale dei terrestri nei suoi «incontri ravvicinati del terzo tipo». Possiamo ascoltare questa musica collegandoci all'indirizzo di Takahiro Sakai: http://www. netlaputa.or.jp/~ s-taka/index- p.html Un altro sito da visitare è quello del Club degli Amici del Pi Greco, fondato nel 1991 e ospitato dall'Università di Vienna: http://www.ast.univie.ac.at/ ~ wasi/Pi/pi-club.htm «Gli Amici del Pi Greco - dicono i responsabili dell'Associazione - vanno oltre gli orizzonti della sua irrazionalità, tra scendenza e normalità, per chiedersi quale sia il suo valore estetico». E chi vuole iscriversi al club deve recitare a memoria, in «modo estetico», le prime cento cifre del pi greco. Ma c'è anche il Club dei Mille: http://www.ts.umu.se/ ~ olletg/pi/club-1000.html Per farne parte bisogna ricordare a memoria almeno mille cifre, poca cosa rispetto al record attuale di memorizzazione del pi greco che è di 42 mila cifre. Lo studente interessato ad approfondire le questioni matematiche del pi greco si colleghi al Ncsa, National Center for Supercomputing Applications, dell'Università dell'Illinois, la Uiuc: http://www.ncsa.uiuc. edu/edu/RSE/RSEorange/Piactivities.html In questo sito troverà la storia del pi greco, una serie di esercizi e di attività collegate a questo numero ed anche un curioso progetto internazionale pizza-pigreco i cui risultati saranno resi noti il prossimo 14 marzo, il Pi Day, celebrato anche da questa università. Lasciamo al lettore il piacere di altre scoperte sul pi greco, nella ricerca ipertestuale su Internet, tra musiche, poesie e racconti, dipinti, giochi e stramberie varie ispirate al grande numero dei numeri. Federico Peiretti


SCIENZE DELLA VITA. TUMORI AL FEGATO I ribozimi contro le cellule maligne Si provano in Usa enzimi sintetici a basso costo
Autore: PONZETTO ANTONIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA, TECNOLOGIA, CHIMICA
NOMI: GRIGIONI WALTER
ORGANIZZAZIONI: HEPATOLOGY
LUOGHI: ESTERO, AMERICA, USA
TABELLE: D. Il fegato

ABBASSA la tua radio per favor... Detto con le parole di una vecchia canzone, è questo l'invito che si dovrebbe talora rivolgere al nostro fegato. Quando si ammala di epatite, ogni giorno alcune sue cellule muoiono e devono essere sostituite, per mantenere in piena funzione sia il fegato stesso sia il nostro organismo nel suo insieme. L'ordine alle cellule di moltiplicarsi è dato da una sostanza chiamata Hgf (iniziali di Hepatocyte Growth Factor = fattore di crescita degli epatociti). Il fegato malato vive in un bagno di questa sostanza ma per sentire l'ordine «crescete e moltiplicatevi» deve accendere il sistema di ricezione, così come per sentire la musica radiotrasmessa in cui siamo immersi bisogna accendere la radio. Il sistema di ricezione delle cellule è una proteina che si affaccia sulla superficie esterna per captare il segnale, e su quella interna per trasmettere gli ordini ai meccanismi di riproduzione della cellula. Il suo nome è c-met, e la sua identificazione è un vanto della scuola medica torinese. L'ordine dato da Hgf è: riproducetevi; ma se il fegato ubbidisce ciecamente dopo poco sarebbe così grande da non poter più stare nel corpo. E allora? Semplice, basta spegnere la ricezione dell'ordine. Ma se l'interruttore non funziona? La conseguenza è il cancro del fegato, spiega Walter Grigioni, su «Hepatology». Alcuni pazienti con cirrosi epatica, seguiti per anni, hanno sviluppato un tumore del fegato. Le cellule maligne continuavano a replicarsi perché avevano il recettore per Hgf «acceso» e per di più ad un volume tanto più alto quanto maggiore era il grado di malignità delle cellule del cancro. Si poté valutare il «volume» della ricezione in base alla quantità di recettori presenti sulla superficie degli epatociti ammalati, e il grado di malignità in base a criteri istologici standard. Se sulle cellule maligne c'è troppo c-met, appare logico ipotizzare che una terapia per il cancro del fegato sia spegnere c-met. In laboratorio questo si fa già: nel topo si può modificare il sistema di ricezione c- met con tecniche di ingegneria genetica. Perché allora non possiamo avere questa terapia? Proprio perché si fonda su tecniche di modificazione genetica. Si tratterebbe infatti di «spegnere» quella porzione del Dna che porta le informazioni e le regolazioni per un gene. Per riuscire a farlo è necessario sviluppare tecnologie che potrebbero servire per «manipolazioni» genetiche, con fini ben diversi dalla terapia, il che ha ovviamente sollevato problemi e polemiche di carattere etico. Per la terapia si può tentare un'alternativa: intervenire non sul materiale genetico, ma sul passo successivo, cioè sui progetti già stampati. Immaginiamo la cellula come una fabbrica: il progettista (il Dna) è il solo a sapere che cosa si deve produrre e come; deve dunque elaborare progetti molto precisi, dettagliati, comprensivi dei tempi di esecuzione. I progetti stampati, nella cellula, sono gli Rna messaggeri, ben specificati come quantità e tempo di esistenza in vita. Distrutti i progetti, la fabbrica non produce più nulla. Noi vogliamo distruggere solo i progetti specifici per un singolo prodotto indesiderato, e non per tutti gli altri 2000 che il fegato deve fare in continuazione. In laboratorio si può oggi costruire una copia «al negativo» del progetto: quando le due metà (positiva e negativa) si incontrano e si incastrano perfettamente, l'esecuzione del progetto è bloccata, perché questo non può più esser letto dalla catena di montaggio della cellula. Questa tecnologia si chiama «anti-senso»; è efficace e facilmente modulabile, ma presenta alcuni problemi: 1) il costo di produzione è molto elevato; 2) è necessaria una molecola di anti-senso per ogni singolo Rna messaggero; 3) è necessario far arrivare 24 ore su 24, ogni giorno, per sempre, la copia negativa là dove deve agire. Questo richiede iniezioni giornaliere del farmaco, per tutta la durata della vita del paziente, il che rende tale terapia di difficile attuazione. Bisogna inventare qualcosa di più semplice, che sia attivo per un tempo più lungo (perciò con rare somministrazioni) ed agisca molte volte di seguito, a ripetizione, e quindi con dosaggi molto ridotti. Come fare? Ci ha pensato madre natura, miliardi di anni fa. All'inizio della vita sulla Terra non esistevano gli enzimi, le preziose ma complesse proteine che permettono l'esecuzione di ogni reazione chimica negli organismi viventi; c'erano solo molecole semplici, fra cui gli Rna. Alcuni di questi erano - e sono - capaci di «sforbiciare» altri Rna (i «progetti» della cellula) con accuratezza, rapidità e precisione. Gli studiosi hanno chiamato «ribozimi» (Rna-enzimi) questi particolari Rna. L'uso dei ribozimi in terapia è stato approvato a gennaio di quest'anno dalla Food and Drug Administration, l'organismo che negli Stati Uniti controlla l'introduzione dei farmaci per l'uso umano. Un ribozima può agire migliaia di volte sul suo Rna bersaglio, perciò ne basta poco; può essere assolutamente specifico per uno ed uno solo dei progetti della cellula, perciò non causa danni a tutto il resto dell'organismo; può esser molto piccolo, perciò facile da sintetizzare e a basso costo. Forse presto sapremo se la terapia si arricchirà anche di queste meravigliose invenzioni della natura. Antonio Ponzetto


SCIENZE DELLA VITA. L'OLIVO Un albero domestico da 5000 anni
Autore: ACCATI ELENA

ARGOMENTI: BOTANICA, STORIA
LUOGHI: ITALIA

NELLE feste pasquali l'olivo, albero mediterraneo per eccellenza, assurge a simbolo di pace, perdono, resurrezione. E' innegabile che l'olivo per la leggerezza del suo portamento e la luminosità del suo fogliame argentato si faccia apprezzare soprattutto nella stagione in cui la natura impone la sua tavolozza di colori pastello dai gialli, i primi a comparire, ai bianchi, ai rosa. Olea purpurea sativa (la forma coltivata) discende presumibilmente dall'olivastro, Olea eu ropea oleaster, olivo selvaggio diffuso nella macchia costiera più calda della Spagna meridionale e dall'Africa settentrionale fino alla Palestina e alla Siria. La domesticazione sarebbe avvenuta non meno di 5000 anni fa. Gli antichi greci sarebbero stati i primi a coltivare l'olivo domestico attribuendo alla pianta sacralità, poteri magici e simbolici, come propiziatrice di pace. Ad Atena, secondo Erodoto, sarebbero stati chiesti i polloni degli olivi coltivati in vicinanza del suo tempio. Ulisse avrebbe dormito in un letto fatto di legno di olivo, mentre, sempre secondo Omero, la clava di Polifemo sarebbe stata fatta con questo legno; con olio di oliva veniva unta la muscolatura di atleti e guerrieri. L'aspetto sacrale accomuna ebrei e cristiani: nella Genesi la colomba reca a Noè un ramoscello di olivo per annunciare la fine del diluvio e il battesimo cristiano avvenne con l'olio di oliva. Ai greci spetta il merito di aver diffuso l'olivo in Italia anche se si conoscono sulle colline di Fara e di Lugo (Vicenza) reperti fossili di foglie e ramoscelli di olivastro. La forma selvatica è la specie forestale più termofila della flora europea, la si rinviene su balze e roccioni riparati insieme al carrubo, alla fillirea, al lentisco, al corbezzolo e al leccio, specie tipiche della macchia mediterranea, un ambiente di straordinaria bellezza, importante per la difesa del suolo, di forte interesse naturalistico ed ecologico. Se lasciata indisturbata la macchia può mutarsi lentamente in foresta vera e propria. L'olivo domestico ha, invece, una flessibilità ecologica maggiore: certe sue varietà possono sopravvivere ai rigori invernali della fascia mediterranea e di quella submediterranea. Gli oliveti del lago di Garda sopravvissuti senza danno al terribile inverno del 1985 sono una testimonianza dell'adattabilità climatica dell'olivo. Piante assai longeve, gli olivi, hanno un lento accrescimento; tenaci e frugali possono raggiungere età venerabili: in Sicilia si additano ancora olivi piantati dai saraceni, a Fara in Sabina (Rieti) esiste un olivo di 2000 anni ancora produttivo; e sarebbero ancora vivi due olivi dell'orto di Getsemani. La coltivazione dell'olivo ha avuto da noi vicende alterne, pur rimanendo l'Italia sempre uno dei maggiori produttori ed esportatori. Attualmente l'Istituto per l'olivicoltura del Cnr sta cercando di rilanciare questa coltura, sia perché l'olivicoltura tradizionale è caratterizzata da piante vecchie e di età differente, sia perché si intravedono nuove aree produttive extra mediterranee su superfici di migliaia di ettari in Argentina, Cile, Sud Africa e Australia che richiedono che l'olivicoltura italiana punti su di un prodotto di elevata qualità. L'Italia sta svolgendo un ruolo importante sia dal punto di vista scientifico che tecnologico in questo settore: basti pensare alla giornata di studio che organizzerà prossimamente l'accademia dei Georgofili di Firenze: si parlerà delle tecniche più moderne di propagazione, della situazione della Puglia dove esiste un Consorzio Vivaistico che si occupa di materiale certificato, e dei risultati di un ampio programma di miglioramento genetico. Questo ha interessato 17 varietà per complessive 127 combinazioni genetiche in cui sono state valutate le drupe (i frutti) in base al peso, alla pezzatura, alla forma, al colore dell'epidermide e della polpa, alla precocità, al rapporto polpa-nocciolo con lo scopo di ottenere varietà con frutti maggiormente adatti alla trasformazione di quelle attualmente impiegate. Elena Accati Università di Torino


SCEINZE DELLA VITA. I CAVALLI DELL'ESERCITO Docili e vigorosi Gli allevamenti di Grosseto
Autore: MARTINENGO ROBERTO

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ANIMALI, FORZE ARMATE
NOMI: REITANO MARCO
ORGANIZZAZIONI: SCUOLA DI CAVALLERIA, ESERCITO ITALIANO
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, GROSSETO (GR)

UN maligno ma spiritoso commentatore delle vicende storiche italiane ha detto che l'esercito italiano è sempre pronto a vincere l'ultima guerra. Quella passata. Per controbattere a questa antipatica battuta siamo andati a vedere un luogo dove la modernizzazione delle strutture militari è abbastanza avanti e le tecniche sono volte al futuro. Il servizio veterinario dell'esercito ha acquisito nuove tecnologie e le sta applicando nel luogo e nella situazione più antichi: l'allevamento dei cavalli. Lo Stato italiano alleva a Grosseto i cavalli necessari per il suo servizio. A pochi chilometri dalla città, in belle strutture che serbano l'impronta medicea, vengono prodotti, se ci si passa il termine bassamente merceologico, 70/80 puledri l'anno che, a seconda delle loro attitudini e capacità, verranno poi impiegati nei servizi della struttura militare. Cavalli sono necessari per: impegno strutturale e agonistico della Scuola di cavalleria; mantenimento dei centri ippici periferici appoggiati ai reggimenti di cavalleria; carabinieri a cavallo; polizia a cavallo; Accademia militare di Modena e Livorno. L'esigenza fa sì che lo Stato italiano sia il primo allevatore di cavalli di mezzo sangue della nazione. Trottatori e galoppatori di puro sangue per le corse sono un altro discorso. Vediamo ora come vengono fatti nascere e crescere questi cavalli, quindi istruiti, selezionati e allenati. Innanzitutto il parco fattrici. Le fattrici di Grosseto hanno diverse provenienze, ma un dato in comune. Il codice genetico e quindi l'attitudine a un determinato impiego. I veterinari che se ne curano scelgono le madri con criteri freddamente selettivi in vista del prodotto che vogliono ottenere. Vogliono un «sella italiano» docile, vigoroso, sensibile, adatto ai servizi più vari, ma con la segreta speranza che da questa qualità media emerga il cavallo da gara che attinga ai trionfi di Piazza di Siena e ai lauri olimpici del salto ostacoli e del completo. Più precisamente le cavalle vengono scelte tra quelle, di proprietà dello Stato, che hanno terminato una buona carriera sportiva, oppure che abbiano una promettente linea di sangue, o che diano più modeste garanzie di robustezza e salute. Ma fin qui l'ingegneria genetica è abbastanza semplice. Le cose si complicano quando arriviamo agli stalloni. Non sempre grandi padri generano grandi figli. L'esempio, per restare in patria, è il grande, grandissimo Ribot, che non ha mai dato un fuoriclasse tra i suoi discendenti. E allora la ricerca, l'acquisto e la messa in razza di buoni stalloni è il grande problema di ogni allevamento. A Grosseto, dopo aver provato molte linee di sangue con stalloni promettenti, ma con risultati non sempre buoni, tentano, e con successo, di mettere in pratica le nuove tecniche di inseminazione artificiale, ferma restando la presenza in loco di buoni padri. Entrando nei particolari: un buono stallone, per avere assicurata una lunga vita feconda, può fare 60/80 monte all'anno. Di contro il suo seme, ottenuto con tecniche sulle quali è inutile dilungarsi, è suddivisibile, conservato e/o congelato con tecniche opportune, in moltissime fecondazioni invece che in una sola. I veterinari militari possono così, a Grosseto, fecondare le loro fattrici con seme congelato di stalloni che vivono, in molti casi, a migliaia di chilometri di distanza. I dati che seguono sono stati forniti dal tenente colonnello Marco Reitano, direttore dell'Infermeria Quadrupedi Presidiaria della Regione militare centrale e nome di punta nel campo delle nuove tecniche applicate alla scienza veterinaria. Nell'allevamento militare la tendenza è quella di usare il seme fresco diluito suddiviso che, come già detto, ha il vantaggio di poter essere ripartito tra molte fattrici. Il seme congelato può viaggiare senza grandi difficoltà, ma l'indice di fertilità non è alto. Normalmente è sotto il 50 per cento. L'uso del seme bruto (senza manipolazioni) è sconsigliato in quanto ha il solo vantaggio di poter essere ripartito, mentre i diluitori favoriscono il mantenimento del seme in condizioni igieniche ottimali prevenendo al massimo il rischio di malattie da contatto sessuale. Abbiamo ora i puledrini, figli - come abbiamo spiegato - di un padre residente nella stessa tenuta oppure di un altro a migliaia di chilometri. Vivono con la madre fino a 6/8 mesi, poi vengono riuniti per età in branco. Si chiama allevamento semi- brado. Ovvero i puledri stanno in grandi paddocks con un riparo aperto per la notte, guidati e nutriti dall'uomo che ne controlla alimentazione, pascolo, abbeverata. Al terzo anno vengono ammansiti. Significa che cominciano ad avere un trattamento individuale e non più da branco. Conoscono la bardatura e la sella. Infine la monta dell'uomo. Nel frattempo l'occhio vigile dei tecnici ha già apprezzato carattere, caratteristiche individuali, attitudini. Si crea una piramide di merito per cui alla fine del terzo anno vengono avviati al loro destino. I più promettenti vengono mandati alla Scuola di Cavalleria, dove apprendono i rudimenti della futura carriera agonistica in apposito settore riservato ai puledri. Finito questo «corso» vanno sotto le sapienti mani dei cavalieri della Scuola ed introdotti nella carriera agonistica. In questa trafila sportiva si inseriscono per suggerimenti sulle tecniche di lavoro i veterinari studiosi del cavallo atleta. Un recentissimo studio di due ottimi professionisti (Colli-Reitano) sulla capacità aerobica e sulla lattacidemia ha analizzato in un test l'incidenza dello sforzo atletico su queste componenti. Il test viene effettuato su una distanza di 1200 metri da percorrere al galoppo alle varie velocità con segnali ogni 200. Al termine di ogni fase si opera un prelievo ematico che fornisce successivamente i dati da confrontare con la frequenza cardiaca in rapporto alla velocità tenuta. Possiamo dire che i dati forniti da questo tipo di studi sono di prezioso aiuto per i tecnici preposti alle discipline olimpiche attinenti al cavallo. Quindi, seguendo l'esempio di Paesi tecnicamente più avanzati, non ci si affida più solamente alle capacità, forzatamente empiriche, anche del tecnico più sperimentato, ma si ha una valida base di dati tecnici su cui lavorare per una migliore utilizzazione dell'atleta cavallo. Dà, forse, un'impressione di freddezza introdurre la scienza dei numeri tra prati verdi e puledri caracollanti. Ma va considerato che, in questo modo, i nostri amati cavalli nasceranno meglio, verranno seguiti meglio e allenati meglio. Roberto Martinengo


SCIENZE FISICHE. NUOVO SOFTWARE Oblazione o multa? Un'arma contro i burocrati
Autore: CONTI ANGELO

ARGOMENTI: INFORMATICA, TECNOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

LA pubblica amministrazione non sempre scrive per farsi capire dal cittadino. Anzi, il più delle volte si affida ad un linguaggio complesso, oscuro e formale. Prima di comprendere il reale contenuto e significato di una norma, occorre talvolta compiere difficili lavori di interpretazione. Di questo problema si è fatta carico persino la Costituzione che, all'articolo 98, pretende dalla pubblica amministrazione «una comunicazione chiara ed univoca». Invece il linguaggio burocratico deve fare i conti con la pesantezza che deriva dalla vastità della terminologia amministrativa; è difficoltoso perché si deve muovere in mezzo a circa 150 mila leggi diverse, è formale perché spesso sottende ordini e disposizioni tassative, è ripetitivo perché quasi sempre i dipendenti preferiscono fare diretto riferimento a documenti già scritti in passato, evitando rigorosamente il nuovo. Il Dipartimento Funzione Pubblica della presidenza del Consiglio si è dato da fare per superare questo problema, affidando ad un gruppo di esperti l'elaborazione di un «Codice di stile delle comunicazioni scritte» da cui è stato tratto un software, in grado di affidare ai computer l'elaborazione ed il miglioramento del linguaggio burocratico. A questa sorta di gara hanno partecipato alcune software- house italiane e la scelta è infine caduta su Errata Corrige- Pubblica Amministrazione che è in grado di automatizzare tutte le procedure necessarie alla stesura di un documento, rispettando le regole dettate dal Codice di stile, senza intervenire sui contenuti. Il software è inoltre in grado di applicare migliaia di regole di ortografia, grammatica e anche stile in poche frazioni di secondo. Utilizzando questo correttore di testi, il personale che si occupa della stesura e revisione degli scritti pubblici può anche non conoscere nel dettaglio il Codice di stile perché le regole da applicare sono già contenute all'interno delle procedure del programma ed applicate autonomamente ad ogni singolo paragrafo, frase, parola e sillaba. Così mancato accoglimento diventerà rifiuto, versamento sarà pagamento, oblazione diventerà multa, ripetere una somma diventerà chiedere una somma, effettuare la cancella zione diventerà cancellare e allo scopo diventerà semplicemente per. Esiste anche una funzione per uniformare le sigle e anche un vasto glossario tecnico. Alla fine è possibile verificare e valutare la bontà del lavoro svolto dal software compiendo sui testi controlli di leggibilità corredati persino di una indicazione sul livello di istruzione delle persone a cui il testo in esame è destinato. Il programma viene fornito su dischetti da 3,5 pollici e può girare già con un processore 386 con appena 4 mb di Ram. Si tratta di una configurazione minima, tecnologicamente molto modesta, perché il programmatore ha dovuto produrre un software capace di girare su tutti i computer delle pubbliche amministrazioni, solitamente vecchiotti e superati. Angelo Conti


SCIENZE FISICHE. PROGRAMMA «ABSTRACT» Leggi e riassumi... Ora il computer lo può fare
Autore: LENTINI FRANCESCO

ARGOMENTI: INFORMATICA, TECNOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

UN'edizione del «New York Times» contiene 10 milioni di parole, ma quante vengono prese in considerazione dai lettori? Nel mondo escono 1000 libri al giorno, ma chi li legge? Tonnellate di documenti, valanghe di Cd- Rom, migliaia di pagine Web giungono a saturare i canali del cervello umano, che spesso reagisce generando ansia. Le difese contro la tempesta informativa globale sono scarse. Per esempio i politici usano delegare la lettura dei quotidiani a collaboratori specializzati, che fungono da filtro. E prima di pubblicare una relazione scientifica in forma integrale se ne fa circolare un estratto, un «abstract». E così via. L'invenzione del computer avrebbe dovuto mettere ordine nel mare magnum delle informazioni, ma ha di fatto contribuito a innalzare il livello di questo mare. Tutto ciò finché non si riuscirà a usare il computer stesso per invertire la tendenza. E' ciò che ho tentato di fare con il programma Abstract. La prima versione, da considerarsi sperimentale, è capace di leggere e riassumere testi della lunghezza tipica di un articolo o di una pagina Web. Funziona per ora in due lingue (italiano, inglese) e cerca di mantenere (possibilmente) il senso del testo originale. Nel caso in cui ciò non avvenisse si può reiterare il processo variando due soli parametri, operazione che richiede appena qualche secondo su un computer Pentium con sistema operativo Windows 95. Lo scopo di questa versione, distribuita gratis via Internet, è di mettere alla prova il «motore» a intelligenza artificiale di Abstract. L'obiettivo è stabilire i parametri migliori per ogni lingua. Anche se le future versioni saranno capaci di riassumere testi molto più lunghi, già oggi Abstract può essere essere utile. Per esempio è di grande aiuto quando si adopera un'enciclopedia su Cd-Rom per fare ricerche scolastiche. Se l'argomento in questione è trattato in modo troppo esteso, basta trasferirlo nella finestra principale di Abstract (con una semplice operazione copia/incolla) per vederlo ridotto a dimensioni più ragionevoli. Importanti applicazioni possono aversi nell'ambiente Internet/Intranet. Per esempio è possibile ritagliare da una pagina Web una porzione di testo ritenuta interessante ed estrarne le frasi salienti. Oggi quasi tutti i documenti sono in forma elettronica e circolano all'interno dell'azienda veicolati da una rete locale o da una vera e propria Intranet. Bene, quando il tempo stringe si può evitare di leggere per intero un rapporto o una relazione, delegando il compito al proprio computer. Abstract è utile anche ai produttori di linguaggio parlato o scritto, come gli oratori e i giornalisti. Qualunque discorso o articolo può essere «limato» ricorrendo alle quasi stupefacenti prestazioni di Abstract. Poiché Abstract lavora come un text- editor, sia pure intelligente, si può sempre intervenire sul riassunto per apportare le modifiche ritenute necessarie. L'intelligenza di Abstract sta nella capacità di capire quali sono le frasi più importanti rispetto al contesto, come si insegna a fare nei corsi di lettura rapida. Francesco Lentini


SCIENZE FISICHE. FISICA Da La Thuile ultime notizie sul preone
Autore: BIANUCCI PIERO

ARGOMENTI: FISICA
NOMI: BRUEL PHILIPPE, LIMENTANI SILVIA, TRUC FABIO
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, LA THUILE (AO)

I «Rencontres de physique de la Vallee d'Aoste» che si sono appena conclusi a La Thuile sono un appuntamento annuale molto utile per fotografare lo stato dell'arte della ricerca in campi che vanno dallo studio delle particelle elementari alla cosmologia. Quest'anno l'attenzione del centinaio di fisici convenuti da tutto il mondo sulle montagne valdostane è stata attratta soprattutto dalle relazioni di Philippe Bruel dell'Ecole Polytecnique di Palaiseau e di Silvia Limentani dell'Università di Padova, rispettivamente messaggeri degli esperimenti «H1» e «Zeus» in corso da tre anni con la macchina «Hera» in un laboratorio di Amburgo. Il mondo è fatto di quark e di elettroni. Ma forse, quando si guarda dentro la materia con macchine che permettono di distinguere particolari di un centomilionesimo di miliardesimo di metro si vede qualcosa che sta al di là dei quark. E' appunto questo il sospetto dei fisici dei due gruppi Amburgo. Come già ha riferito Luciano Maiani su queste pagine il 26 febbraio, sparando elettroni o positroni contro protoni, si è visto che in qualche caso i proiettili rimbalzano come se incontrassero un ostacolo duro più piccolo dei quark. A La Thuile è stato possibile analizzare criticamente i dati. Qual è la situazione? Vacilla il modello standard delle particelle elementari? Si apre una nuova fisica? Siamo di fronte a una svolta simile a quelle storiche che portarono prima alla scoperta del nucleo atomico, poi dei nucleoni e infine dei quark? Le relazioni dei due gruppi di Amburgo suscitano impressioni apparentemente in contrasto: da un lato l'analisi fatta dagli sperimentatori è apparsa molto affidabile e quindi ci sarebbe da credere alla «grande svolta», dall'altro lato gli eventi anomali osservati, per quanto ben documentati, sono ancora statisticamente pochi, e ciò induce alla massima cautela. L'esperimento Zeus ha rivelato 5 eventi in eccesso rispetto all'unico evento che ci si attenderebbe in base al modello standard; l'esperimenzo H1 ha trovato 12 eventi in eccesso rispetto ai 4 giustificabili. Nessuno tra i ricercatori riuniti a La Thuile ha potuto mettere in discussione il rigore dei lavori presentati. Ma sulle interpretazioni c'è molta prudenza. Una spiegazione dei fenomeni osservati potrebbe consistere in un leptoquark, una risonanza che decade molto rapidamente; un'altra fa riferimento alle teorie supersimmetriche, che di particelle nuove ne prevedono a go-go; infine ci sono le due ipotesi più suggestive, già avanzate da Maiani: una nuova forza che compare ad altissime energie o nuove particelle oltre i quark, i cosiddetti preoni. «Solo una estensione delle osservazioni - ci dice Fabio Truc, fisico del Politecnico di Torino che ci ha aiutati a raccogliere queste informazioni - potrà fare luce sui fenomeni osservati ad Amburgo». La sei giorni di La Thuile ha avuto anche il merito di fare il punto su altre questioni. Il quark Top, scoperto nel 1995, è stato pesato con più precisione: la sua massa è ora indicata in 174 GeV, con una incertezza di 6 GeV. C'è però ancora molto lavoro da fare per consolidare le idee sul quark Top: la statistica rimane modesta. Ampissima è invece la statistica sulle particelle W e Z scoperte nel 1982 da Carlo Rubbia e studiate a fondo con l'acceleratore Lep al Cern di Ginevra. In cosmologia le ultime notizie fornite dal telescopio spaziale «Hubble» abbassano un poco l'età dell'universo, sollevando qualche difficolà del modello del Big Bang; avanza, intanto, la conoscenza sulle stelle di neutroni e diventa sempre più sicura l'esistenza di massicci buchi neri nel cuore delle galassie. Infine, l'eterno problema della massa del neutrino, fondamentale sia per la cosmologia sia per la comprensione dei meccanismi con cui il Sole e le stelle producono la loro energia. Con senso dello humour Arnon Dar, di Haifa, ha sintetizzato le cose in questa battuta: «Non comprendiamo la superficie del Sole perché la vediamo; comprendiamo bene il suo interno perché non lo vediamo». Piero Bianucci


IN BREVE Mal di testa problema sociale
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

In Italia quasi tre milioni e mezzo di persone soffrono di emicrania. La fascia di età più colpita è quella tra i 30 e i 40 anni. Il mal di testa ha enormi costi sociali: è la prima causa di assenza dal lavoro, con un danno di duemila miliardi all'anno. Sul tema «La cefalea, impatto sociale e stato dell'arte» si terrà un convegno a Torino Incontra il 21-22 marzo organizzato dal Centro cefalee diretto da Alessandro Riccio. La prima giornata è aperta agli interventi del pubblico.


IN BREVE Eso: telescopio automatico
ARGOMENTI: ASTRONOMIA, TECNOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

All'Osservatorio australe europeo, che sorge in Cile, sulle Ande, a La Silla, procedono con successo i test per rendere automatico l'uso del telescopio a nuova tecnologia (NTT) da 3,5 metri di apertura. L'automazione, estesa ai telescopi della prossima generazione, permetterà di raccogliere più dati in meno tempo.


IN BREVE «Quark 2000» mostra a Roma
ARGOMENTI: FISICA
LUOGHI: ITALIA

Dal 17 aprile all'11 giugno il Palazzo delle esposizioni di Roma ospiterà la mostra «Quark 2000: la fisica fondamentale italiana e le sfide del nuovo millennio», organizzata dall'Istituto nazionale di fisica nucleare. Tel. 06-85.58.748.


IN BREVE Telethon è su Internet
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, COMUNICAZIONI
LUOGHI: ITALIA

Da qualche giorno è possibile consultare su Internet il sito di Telethon, con le principali informazioni sulla sua storia, sulle sue attività, sulla destinazione dei fondi e sui risultati della ricerca. Anche il volume sulle 42 malattie genetiche più diffuse in Italia, di recente pubblicato da Telethon, è disponibile on-line. L'indirizzo è: http://telethon.tigem.it


IN BREVE Intelsat in orbita con «Ariane»
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, COMUNICAZIONI
ORGANIZZAZIONI: INTELSAT, ARIANE
LUOGHI: ITALIA

Il razzo europeo «Ariane» ha messo in orbita il primo «Intelsat» della serie 8, una nuova generazione di satelliti per telecomunicazioni. Il consorzio internazionale Intelsat ha già affidato al razzo europeo 17 satelliti per un peso totale di 55 tonnellate in orbita.


SCIENZE FISICHE. NORME INTERNAZIONALI Armi chimiche al bando Convenzione in vigore alla fine di aprile
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: ARMI, CHIMICA
LUOGHI: ITALIA

ENTRO dieci anni gli arsenali di armi chimiche dovranno essere distrutti, gli impianti di produzione smantellati, lo sviluppo di nuove sostanze vietato. Questo dispone la Convenzione di Parigi del 13 gennaio '93 firmata finora da 160 Paesi; ratificata da 67 (tra cui l'Italia) entrerà in vigore il 29 aprile. Sarebbe da ingenui ritenere che tutti gli Stati si adegueranno, ma sarà comunque un punto di partenza per cancellare un'infamia nell'infamia della guerra. Le armi chimiche, sotto forma di gas asfissianti, fecero il loro macabro esordio nell'aprile del 1915 ad opera dei tedeschi; si trattava di gas di cloro e fosgene, sostanze che distruggevano i polmoni e provocavano la morte per soffocamento; poi, ancora per mano dei tedeschi, fu la volta dell'iprite, gas vescicante lanciato sulle trincee nemiche a Ypres, in Belgio, nel '17 (da qui il nome). Poi le armi chimiche furono messe al bando dal Protocollo di Ginevra del 1925, ma ciò non fermò l'Italia fascista che le usò ugualmente in Etiopia. Negli ultimi anni a riportare alla ribalta la questione delle armi chimiche, che nel frattempo si erano arricchite di nuove e più terribili sostanze, è stato il conflitto Iran-Iraq; nel marzo dell'88 nel villaggio di Halabaja gli iracheni sterminarono migliaia di civili inermi; e poco dopo arrivò la guerra del Golfo con la minaccia di Saddam Hussein di un impiego massiccio del deterrente chimico. Oggi a possedere arsenali chimici sono sicuramente Usa (38 mila tonnellate dichiarate), Russia e gli altri Stati dell'ex Unione Sovietica (50 mila tonnellate), Francia, Iraq, Libia, Siria, Afghanistan, Vietnam e Corea del Nord; probabilmente ne hanno anche Egitto, Etiopia, Somalia, Birmania e Cina. Accanto ai vecchi killer oggi troviano i gas nervini (sarin, tabun, soman, VX) che bloccano la muscolatura e quindi la respirazione. La tecnologia di produzione è relativamente semplice, e uno stabilimento di diserbanti, di medicinali, di anticrittogamici può essere facilmente convertito in una fabbrica di bombe chimiche; le materie prime sono le stesse utilizzate in innocenti produzioni civili. Questo, insieme con i bassi costi, spiega perché siano soprattutto i Paesi del Terzo Mondo, esclusi dal club nucleare, a puntare su questo tipo di armamento. E spiega anche perché, finora, le maggiori opposizioni al bando delle armi chimiche sia venuta proprio da questi Paesi. Ma alla fine la convenzione è una realtà anche se non vi hanno ancora aderito Stati come Iraq, Egitto, Libia, Siria, Corea del Nord e se non l'hanno ancora ratificata Russia, Cina, Iran e Stati Uniti. Essa, oltre a imporre la distruzione degli arsenali esistenti, ha il fine d'impedire che si fabbrichino nuovi ordigni; per questo impone stretti controlli sull'industria chimica in tutti i settori, dal farmaceutico al tessile, dalla plastica alla ceramica. Le aziende avranno l'obbligo di denunciare ogni anno i materiali usati e dovranno accettare ispezioni internazionali. Le sostanze poste sotto controllo, circa 10 mila, sono elencate in tre tabelle in funzione della loro pericolosità, con il divieto di commerciarle con i Paesi che non firmano la convenzione. Le ispezioni, improvvise, saranno compiute da tecnici dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche che ha sede all'Aia sia per iniziativa propria sia su richiesta di uno Stato membro che ne sospetti un altro di violare la Convenzione. La legge italiana che ha ratificato la convenzione, la 496 del '95, ha fissato anche le sanzioni penali: fino a 12 anni di reclusione. Per l'industria chimica la convenzione comporta una serie di adempimenti e intralci piuttosto pesanti; eppure sia l'associazione delle aziende italiane del settore, la Federchimica, sia il Conseil europeen de l'industrie chimique l'hanno decisamente appoggiata e hanno collaborato a metterla a punto. Perché? «Perché in questo modo le aziende - spiegano alla Federchimica - vedono tutelata la loro immagine da potenziali e infondate accuse o strumentalizzazioni riguardanti un loro ipotetico coinvolgimento in attività illecite collegate alle armi chimiche». Vittorio Ravizza


ASTRI PIENI DI SORPRESE Ultima enigmatica scoperta: emettono raggi X La radiazione viene dallo spazio che precede la chioma
Autore: MIGNANI ROBERTO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, FISICA
NOMI: DENNERL KONRAD
ORGANIZZAZIONI: MAX PLANCK INSTITUTE FUR EXTRATERRESTRISCHE PHYSIK
LUOGHI: ESTERO, EUROPA, GERMANIA, GARCHING

L'INTERESSE popolare per le comete riaffiora quando uno di questi astri passa (o ripassa) in prossimità della Terra o quando va a sfracellarsi sulla superficie di un altro corpo celeste, come è successo per la cometa Shoemaker- Levy, che è precipitata su Giove nel luglio 1994. In questi giorni è la Hale-Bopp ad attirare l'attenzione, grazie alla sua notevole luminosità, che la rende osservabile anche da parte di chi non si intende di astronomia. Ma l'anno scorso le comete sono salite agli onori della cronaca anche per l'osservazione di un fenomeno del tutto inaspettato. Il satellite tedesco Rosat aveva, infatti, rilevato una emissione di raggi X proveniente dalla cometa Hyakutake durante il suo massimo avvicinamento alla Terra (circa 10 milioni di chilometri). La notizia, divulgata da alcuni colleghi del Max Planck Institute fur Extraterrestrische Physik di Garching (Germania), fece un immediato scalpore in tutti gli ambienti scientifici, anche perché l'emissione rivelata era almeno cento volte più intensa di quanto ci si potesse aspettare in base alle previsioni più ottimistiche e, inaspettatamente, variabile su tempi dell'ordine di qualche ora. Dalle conoscenze scientifiche attuali sappiamo che le comete sono corpi freddi: grosse palle di ghiaccio che diventano luminose (e, quindi, osservabili) solo in virtù della luce che esse riflettono quando passano in prossimità del Sole. Essendo corpi freddi risulta difficile spiegare perché le comete possano emettere raggi X. L'emissione di raggi X, infatti, è associata a corpi celesti di temperatura estremamente elevata (dell'ordine di qualche centinaio di migliaio di gradi) come, ad esempio, le stelle di neutroni, oppure a particelle cariche che si muovono all'interno di campi magnetici milioni di volte più potenti di quello del nostro Sole. Entrambe le condizioni sono del tutto estranee alle comete. Immediatamente gli astrofici si misero a lavorare dal punto di vista teorico per cercare un'interpretazione scientifica plausibile. Un utile indizio è fornito dal fatto che la massima intensità dell'emissione X non si osserva in coincidenza con il nucleo cometario, ma a qualche decina di migliaia di chilometri oltre, lungo la direzione cometa-Sole. Una delle possibili spiegazioni potrebbe essere, quindi, che le nubi di gas che circondano il nucleo cometario assorbono l'emissione X proveniente dal Sole e la riemettono per fluorescenza. Quasi contemporaneamente sono iniziate le campagne osservative rivolte a individuare eventuali emissioni in raggi X da parte di altre comete prossime al sistema solare. I risultati non si sono fatti attendere troppo. Nella primavera/estate dello scorso anno, ricerche minuziose nell'archivio dati del satellite Rosat hanno permessso di identificare una seconda cometa, la Tsuchiya-Kiuchi (C/1990 N1), con una anonima sorgente di campo osservata circa sei anni prima. Incoraggiati da questo risultato, Konrad Dennerl e i suoi collaboratori del Max Planck hanno continuato a setacciare i dati d'archivio scoprendo emissione X anche da parte delle comete Levy (C/1990 K1), Honda- Mrkos-Pajdusakova e Arai (C/1991 A2). In particolare, quest'ultima passerà alla storia per essere stata osservata prima in raggi X che nella banda ottica, anche se la sua identificazione è avvenuta solo a posteriori. Nei mesi di settembre e ottobre dello scorso anno, inoltre, il satellite Rosat ha puntato la cometa Tabur rivelando, anche in questo caso, emissione X a livelli superiori al previsto. Inoltre, per tre di queste comete (la Hyakutake, la Levy e la Tsuchiya-Kiuchi) è stata trovata evidenza di emissione anche nella regione dell'estremo ultravioletto utilizzando sempre uno degli strumenti a bordo di Rosat. Con queste ultime rilevazioni il totale delle comete osservate in raggi X sale, quindi, a sei, dimostrando che non si tratta di un semplice «scherzo della natura» ma di un fenomeno reale e, come tale, di assoluto interesse. Non solo. Queste scoperte hanno anche il merito di allargare gli orizzonti dell'astrofisica delle alte energie e di fornire nel prossimo futuro ai cometologi un nuovo strumento per studiare la fisica di questi oggetti. E ora, naturalmente, l'attenzione degli astrofisici è calamitata dall'imminente passaggio al perielio della cometa Hale-Bopp. Roberto Mignani Max Planck Institut, Garching


UN ASTRO ECCEZIONALE Non perdetevi la cometa del secolo La Hale-Bopp offre il suo spettacolo nel cielo
Autore: FERRERI WALTER

ARGOMENTI: ASTRONOMIA
NOMI: HALE ALAN, BOPP THOMAS
LUOGHI: ITALIA

E' molto probabile che la cometa Hale-Bopp, che sta ora splendendo nei nostri cieli e più ancora splenderà all'inizio di aprile, sia la più luminosa mai vista dai nostri lettori. Infatti, la cometa apparsa l'anno scorso, la Hyakutake, a prescindere dalla fugace apparizione, non arrivò ad essere così luminosa. Altrettanto vale per la West del 1976 e per la Bennett del 1970, per non parlare delle deludenti Halley (1986) e Kohoutek (1973). Sulla carta l'Ikeya-Seki del 1965 brillava di più della Hale-Bopp, ma questa cometa passata molto vicino al Sole fu visibile con difficoltà, annegata tra le foschie poiché era molto bassa sull'orizzonte. La Hale-Bopp, invece, dalla metà di marzo diventerà ben visibile alla sera dopo il tramonto del Sole, risplendendo come un astro magnifico a Nord-Ovest. Questa cometa venne scoperta da Alan Hale e Thomas Bopp il 23 luglio del 1995 e perciò porta i loro nomi. A stupire subito i ricercatori fu la sua notevole luminosità, benché si trovasse a oltre un miliardo di chilometri. Avvicinandosi al Sole e alla Terra, la Hale-Bopp è cresciuta abbastanza regolarmente in luminosità divenendo poco per volta un astro magnifico. Come previsto, ha sviluppato una coda (anzi, più code) relativamente lunga e ben visibile a occhio nudo. Il comportamento mostrato finora non è stato però del tutto normale. Durante l'autunno del 1995, la cometa mostrò una serie di esplosioni. Comunque, da allora fino all'inizio di luglio '96, la Hale-Bopp aumentò notevolmente in luminosità. Ma, dopo la prima settimana di luglio, l'aumento cessò per i seguenti 3 mesi e mezzo. Di nuovo si ebbe un cambiamento intorno al 15 ottobre, quando la cometa iniziò ad aumentare di brillantezza come un corpo solido privo di gas (ad esempio un asteroide). Infine, dalla metà di novembre, la luminosità subì un brusco aumento: ciò che tutti si attendevano. Secondo Marsden, uno dei più grandi studiosi di comete a livello internazionale, la Hale- Bopp è una delle comete più brillanti mai viste così lontane dal Sole. Tra le comete addentratesi all'interno dell'orbita della Terra, occorre risalire indietro fino al 1577 per trovarne una intrinsecamente più brillante] La cometa del passato che più di ogni altra ricorda la Hale-Bopp è la Grande Cometa del 1811, che rimase visibile ad occhio nudo per un lungo periodo di tempo. I calcoli ci dicono che la cometa Hale-Bopp passerà nel punto più vicino alla Terra il 22 marzo; allora si troverà a 196 milioni di chilometri dal nostro pianeta; una distanza considerevole, superiore a quella che ci separa dal Sole. Rispetto al Sole, la Hale-Bopp avrà il passaggio più ravvicinato (cioè passerà al perielio) il primo aprile, a 136 milioni di chilometri. Questo significa che verrà a trovarsi tra l'orbita della Terra e quella di Venere. Il piano in cui si muove questo astro insolito è inclinato di circa 90 gradi rispetto a quello della Terra; la cometa appare arrivare da Sud, dirigersi verso Nord e quindi ripiombare nel cielo australe. Ma, per nostra fortuna, il periodo di maggiore visibilità corrisponde alla posizione boreale, favorendo gli osservatori situati nell'emisfero settentrionale. In questo periodo (dal 5 marzo al 1 aprile) la cometa è così boreale da essere visibile sia al mattino sia alla sera] Al mattino la si scorge bene un'ora e mezzo prima che sorga il Sole in direzione Nord-Est; alla sera, un'ora e mezzo dopo il tramonto, ma versoNord-Ovest. Contemporaneamente essa si sposta a Sud delle costellazioni del Cigno e di Cassiopea, dirigendosi poi verso Perseo. Le migliori osservazioni nel cielo mattutino si collocano da questa settimana in avanti, perché la Luna quasi nuova non disturba più l'astro chiomato con la sua luce. In molte città italiane il 5 aprile si spegnerà l'illuminazione pubblica per due ore per favorire l'osservazione da parte del grande pubblico. Uno spettacolo inconsueto si è presentato a coloro che si sono recati ad osservare l'eclisse totale di Sole del 9 marzo nelle gelide regioni del Nord della Mongolia e nella Siberia orientale: hanno potuto vedere la Hale-Bopp profilarsi 46 gradi a Nord del disco del Sole eclissato. E' raro osservare una cometa durante un'eclisse di Sole; l'ultima volta avvenne nel 1948. All'inizio della primavera (20 marzo) la cometa, che si muove verso Ovest, si troverà a ben 45 gradi a Nord del Sole. Da quella data sarà più alta sull'orizzonte al tramonto anziché all'alba; diciamo che sarà più un astro della sera, molto più comodo da osservare. In quegli stessi giorni la Luna quasi piena ostacolerà l'osservazione della coda, ma un piccolo break avrà luogo il 24, quando una provvidenziale eclisse di Luna toglierà al nostro satellite naturale gran parte del suo bagliore. Insomma, un fenomeno nel fenomeno] Walter Ferreri


SCIENZE A SCUOLA. TECNICA DEI PONTI SOSPESI Le strade campate in aria Con i nuovi materiali in futuro sarà possibile costruire manufatti lunghi dieci chilometri
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, TRASPORTI, ARCHITETTURA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. I ponti sospesi

I ponti sospesi sono il mezzo migliore per superare un profondo corso d'acqua o una gola, o per scavalcare un estuario affollato di imbarcazioni; questo perché essi consentono campate molto più ampie dei ponti poggianti su pilastri. Per la collocazione dei ponti sospesi si scelgono siti che consentano fondamenta e ancoraggi molto solidi, le forze che agiranno sulle diverse parti del manufatto sono accuratamente studiate al computer e un modello in scala del ponte viene provato nella galleria del vento per accertare che sia sicuro in tutte le condizioni. Le strutture portanti dello Humber Bridge, uno dei più famosi ponti sospesi del mondo inaugurato in Gran Bretagna nel 1981, sono due torri di cemento armato alte 155 metri; esse sorreggono i due cavi principali, tesi tra due ancoraggi costituiti da due enormi blocchi di cemento affondati nel suolo e situati sulle due sponde. La maggior parte del peso del ponte è trasferito dai cavi sulle torri; ogni ancoraggio pesa 300 mila tonnellate e può sopportare una trazione di 20 mila tonnellate per ciascun cavo. Il piano stradale è costituito da 124 cassoni di acciaio saldati insieme ognuno dei quali pesa 140 tonnellate. Questa struttura ha una forma aerodinamica tale da consentire al vento di attraversarla agevolmente; il piano viabile è sospeso ai cavi principali mediante tiranti. Anche senza veicoli i cavi principali, i tiranti e il piano stradale pesano circa 30 mila tonnellate. Lo Humber Bridge è il più lungo ponte del mondo a campata unica; la luce centrale misura 1410 metri mentre quelle laterali portano la lunghezza totale a due chilometri. I materiali ad alte prestazioni (nuovi tipi di acciaio e di cemento armato, compositi di fibre di carbonio) fanno prevedere che nel prossimo secolo si possano costruire campate addirittura di 10 chilometri. Infatti lo Humber Bridge sarà presto superato dal Great Belt East Bridge che dovrebbe essere completato in Danimarca entro il '97 (campata singola di 1624 metri) e dall'Akashi Kaikyo Bridge che sarà terminato in Giappone nel '98 (luce centrale di 1990 metri e lunghezza totale 3910 metri). 1) Il ponte è sorretto dall'alto dai cavi principali e dai tiranti e dal basso dalle torri; le frecce indicano la tensione esercitata sui cavi e la pressione sulle torri. 2) La posa dei cavi. Ognuno dei cavi portanti è composto di 37 fili di acciaio di 5 millimetri di diametro. Ognuno di questi fili viene disteso al disopra delle torri mediante una puleggia che scorre avanti e indietro tra una estremità e l'altra, quindi tutti i fili sono stretti insieme e compressi da una pressa idraulica. Il cavo che ne risulta ha un diametro di 68 centimetri, contiene circa 15.000 fili e pesa circa 11.000 tonnellate. Per proteggerli dalla corrosione i singoli fili sono galvanizzati; a sua volta il cavo è cosparso di minio e infine avvolto dentro una guaina di filo di acciaio galvanizzato. 3) Le fondamenta in cemento armato delle torri sono costruite all'interno di cilindri di calcestruzzo rinforzato affondati nel letto del fiume e dai quali è stata pompata via l'acqua. Le torri sono cave e all'interno contengono ascensori che servono per la manutenzione. 4)Cavo. 5)Sella. 6)Pilastro. 7)Torre. 8)Ancoraggio del cavo. a)Camera di separazione. b)Cavo. c)Barre di acciaio. d)Roccia. e)Cemento armato. 9) Il piano stradale è costituito da una serie di sezioni simili a cassoni di acciaio; le diverse sezioni sono trasportate con chiatte in corrispondenza della posizione che dovranno occupare e quindi sollevate per mezzo di gru. Ogni sezione viene appesa ai cavi per mezzo di tiranti e quindi saldata alla sezione contigua. 10) Cassone di acciaio di forma aerodinamica. 11) Cavi di sollevamento.


HALE-BOPP: SU INTERNET FOTO E ULTIME NOTIZIE
Autore: COSSARD GUIDO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, ELETTRONICA, COMUNICAZIONI
ORGANIZZAZIONI: INTERNET
LUOGHI: ITALIA

LA cometa Hale-Bopp è già molto bella e facilmente individuabile a occhio nudo. Tuttavia il fatto che sia osservabile prima dell'alba non invoglia all'osservazione. Chi non ha intenzione di fare una alzataccia ma vuole seguire l'evoluzione della Hale-Bopp, può essere costantemente aggiornato sulla cometa e vederne splendide immagini grazie a quella che potremmo definire una osservazione virtuale attraverso Internet. Indichiamo alcuni siti. Il primo che consigliamo è raggiungibile all'indirizzo http://www.eso. org/comet-hale-bopp/ che è la pagina dell'Eso, l'Osservatorio australe europeo. Questa pagina comprende numerose informazioni e in particolare le effemeridi, cioè le tavole con le posizioni e i parametri della cometa. Se si desiderano solo queste ultime si può andare direttamente a http://www.eso. org/comet-hale-bopp/hale-bopp-eph-jan28-dy.txt. Un'altra home page molto interessante è quella della Nasa, che si trova all'indirizzo http://NewProducts.jpl.nasa.gov/comet/. Questa offre numerose possibilità, tra le quali quella di accedere a più di mezzo migliaio di immagini e di navigare tra indirizzi diversi, quali La scoperta della Hale-Bopp, Le animazioni, Le novità e le foto che mostrano la Hale-Bopp in compagnia di un ancora sconosciuto corpo luminoso. Anche in questo caso, se interessano solo le effemeridi si può andare direttamente all'indirizzo http://NewProducts.jpl.nasa. gov/comet/ephemjpl.html. Le più recenti informazioni a proposito della cometa, comprese le osservazioni più tecniche e quelle radiotelescopiche, sono disponibili all'indirizzo http://pdssbn. astro.umd.edu/halebopp/. All'indirizzo htpp://cfa-www.harvard. edu/cfa/ps/Headlines.html si possono trovare le International Astronomical Union Circular (Iaucs), cioè gli aggiornatissimi bollettini ai quali è anche possibile abbonarsi per posta. Splendide sono le immagini prese dall'Hubble Space Telescope che si possono trovare a http://www.arcorp.com/Hale-Bopp.html Sempre da questa pagina è possibile disporre, in particolare, delle informazioni che hanno consentito di valutare il diametro della cometa in ben 40 chilometri, quattro volte quello della cometa di Halley. In Italia abbiamo attivissimi astrofili. Citeremo la pagina dell'Associazione Astronomica Cortina, disponibile a: http://www. sunrise.it/associazioni/aac/comete/9501.htm. Infine, una curiosità: chi volesse osservare la cometa dal mare, può mettersi in contatto con il Centro nautico di Levante (011-7723529) per partecipare a una gita in barca a vela con la guida di un esperto (partenza da La Spezia). Guido Cossard




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