TUTTOSCIENZE 15 maggio 96


PER PIU' MALATTIE Verso un vaccino multiuso La profilassi serve anche per evitare il contagio
Autore: ANSALDI BALOCCO NICOLETTA

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

LE vaccinazioni sono la più semplice pratica di sanità pubblica e hanno un rapporto costo/beneficio ampiamente favorevole. Grazie alle vaccinazioni sono scomparse alcune malattie (ad esempio il vaiolo) e altre (difterite, poliomielite), si sono ridotte drasticamente. Le vaccinazioni infatti proteggono non solo l'individuo che la pratica, ma impediscono anche il passaggio dell'infezione ad altre persone. L'abbandono del vaccino porta alla ricomparsa della malattia. In Francia si è avuto un ritorno della pertosse quando la vaccinazione è stata trascurata. Esistono anche nei Paesi progrediti microorganismi ancora poco noti che sono responsabili di malattie infettive e contagiose, potenzialmente letali, o che provocano lesioni permanenti e non rispondono alla terapia antibiotica. Ci riferiamo in particolare all'infezione da Haemophilus influenzae di tipo B (Hib), che non deve essere confuso con il virus influenzale, anche se il nome potrebbe trarre in inganno. L'infezione da Hib è frequente nei primi anni di vita; il 5,7 per cento dei lattanti tra i 5-7 mesi e il 20,1 per cento dei bambini tra gli 8 e i 17 mesi hanno anticorpi verso tale germe. E' da notare che proprio nei primi mesi di vita fisiologicamente abbiamo poche difese immunitarie e di conseguenza l'infezione da Hib può provocare meningite e sepsi, e tra i 2 ed i 5 anni epiglottite e polmonite. L'Hib è poco sensibile agli antibiotici, e di conseguenza può portare a morte chi è colpito (5 per cento) o provocare sordità, deficit motori e intellettivi, turbe psichiche (10-15 per cento). Di qui l'importanza di diffondere la vaccinazione verso l'Hib, contro il quale da poco è in circolazione in Italia un vaccino coniugato all'anatossina tetanica, di facile impiego anche nel lattante. Nei primi 6 mesi sono consigliate 3 iniezioni a 1 o 2 mesi di intervallo; tra i 6 e i 12 mesi 2 iniezioni a 1 o 2 mesi di intervallo; a 18 mesi si deve fare una iniezione di richiamo. Le complicanze della vaccinazione anti Hib consistono in arrossamento (2,2 per cento), edema (1,1) nel punto dell'iniezione, di breve durata, e febbre, irritabilità (2,2), sintomi che regrediscono entro qualche ora. Nei Paesi dove la vaccinazione contro l'Hib si pratica da molti anni la malattia nei bambini al di sotto dei 5 anni è diminuita del 95 per cento e in California è scomparsa. Si sta cercando di preparare dei vaccini che contengano oltre all'Hib altri antigeni quali difterite, tetano, pertosse, epatite B. Sarà così possibile con una sola iniezione proteggere il bambino da molte malattie. La patologia provocata dall'Hib, la scarsa efficienza della terapia antibiotica, la possibilità di conseguenze letali o invalidanti giustificano la diffusione della vaccinazione a tutta la popolazione nei primi anni di vita. Nicoletta Ansaldi Balocco Università di Torino


NEL CERVELLO Si esplora il «sistema reticolare» Comanda la veglia e il sonno, e fu già descritto da Moruzzi nel 1945
Autore: GIACOBINI EZIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA
NOMI: MORUZZI GIUSEPPE
ORGANIZZAZIONI: SCIENCE
LUOGHI: ITALIA

NEL 1945 Giuseppe Moruzzi, un neurofisiologo italiano, descriveva, con il collega americano Magoun, la presenza di un complesso sistema cerebrale localizzato in quella parte del sistema nervoso centrale che si chiama mesencefalo e che venne denominato «formazione reticolare». Questo sistema, composto da milioni di cellule e di fibre nervose intrecciate a reticolo, è situato in una posizione strategica essendo interposto tra le parti più alte e centrali del cervello ed il midollo spinale. E' quindi in grado di intercettare, come una enorme centrale telefonica, tutti i segnali sensoriali e le comunicazioni che giungono dalla periferia del corpo, filtrarli, e dirigerli alle parti più alte del sistema nervoso fino alla corteccia cerebrale. Tra formazione reticolare e corteccia esiste una importante stazione intermedia chiamata talamo. Un impulso che arriva dalla periferia, diciamo una sensazione tattile o dolorosa, giunge quindi prima (pochi millisecondi) alla formazione reticolare e di qui viene smistata al talamo per giungere finalmente alla corteccia onde trasformarsi in vera coscienza del dolore. Il sommarsi di queste informazioni contribuisce a stabilire uno stato di attenzione, di veglia e vigilanza in contrapposizione ad uno stato di rilassamento o addirittura di sonno. Se si stimola elettricamente la formazione reticolare in un animale addormentato o sonnolente esso si risveglia immediatamente. Nell'uomo, un danno a questa formazione provocato da una ferita, da un'emorragia o da un tumore conduce a uno stato di torpore e sonno, fino ad arrivare al coma. Gli effetti degli impulsi sensoriali sommatisi nel sistema reticolare si possono misurare direttamente sia nell'animale che nell'uomo mediante un tracciato della attività elettrica cerebrale registrata dalla superficie del capo mediante elettroencefalografia (EEG). L'attivazione del sistema reticolare produce parallelamente ad un risveglio una desincronizzazione dell'EEG ben descritta da Moruzzi, le cui onde e ritmi non appaiono più in sincronismo ed armonia. Tali osservazioni vennero ampliate e confermate sia anatomicamente che elettrofisiologicamente da parte di molti scienziati. Negli Anni 60 Moruzzi e Magoun vennero meritatamente proposti come candidati al Premio Nobel per la Medicina. Sfortunatamente per la scienza italiana e per le neuroscienze in genere il premio non venne. Il valore della scoperta e il prestigio del laboratorio pisano di Moruzzi rimasero però intatti fino ad oggi, quando un gruppo di neuroscienziati del Karoliska Institutet di Stoccolma ha potuto verificare direttamente e assai elegantemente nell'uomo l'attivazione del sistema reticolare in relazione ad un aumento del processo di attenzione. La scoperta viene ora pubblicata in un numero della rivista Science. A dieci individui normali venne richiesto di fissare un circolo giallo che appariva su uno schermo televisivo segnalando immediatamente l'aumento della luminosità col premere un pulsante. In un secondo test si chiedeva di premere il pulsante nel momento preciso nel quale si percepiva la penetrazione di un oggetto appuntito in un polpastrello. Si trattava di una serie di test atti a denunciare un aumento dell'attenzione in un soggetto sveglio causato da una improvvisa sensazione visiva o tattile. Per definire il più precisamente possibile la zona del cervello implicata nella reazione di attenzione veniva registrato il flusso del sangue cerebrale in quindici sezioni del cervello mediante la tomografia ad emissione di positroni (PET). Quale risultato del subitaneo aumento dell'attenzione del soggetto provocato dallo stimolo si notava una simultanea attivazione sia della formazione reticolare che del talamo confermando pienamente i risultati di Moruzzi del 1949. Visto che i partecipanti all'esperimento erano soggetti completamente svegli e vigili, si può dedurre dai risultati che il mesencefalo (vedi formazione reticolare) e il talamo controllano non solo la transizione dallo stato di sonno a quello di veglia, ma anche il passaggio da uno stato di rilassamento ad uno di attenzione, contribuendo al mantenimento di uno stato di globale vigilanza. Ogni qualvolta un farmaco o una sostanza (alcol, caffè...) agisca sulla formazione reticolare, ne può derivare un aumento o una diminuzione dell'attenzione. Non mancano esempi di effetti in entrambi i sensi. Ezio Giacobini


IN BREVE Malattie da prioni convegno a Bologna
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, CONGRESSO
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, BOLOGNA (BO)

Le malattie causate da prioni, tra le quali l'«insonnia fatale familiare» e la malattia delle «vacche pazze», saranno al centro di un convegno che si terrà a Bologna il 21-22 maggio. Per informazioni: 06-678.15.92.


IN BREVE Sclerosi laterale nuova associazione
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, ASSOCIAZIONI
NOMI: SCHIFFER DAVIDE
ORGANIZZAZIONI: AISLA ASSOCIAIZONE ITALIANA PER LA SCLEROSI LATERALE
LUOGHI: ITALIA

E' nata la sezione piemontese dell'Aisla, Associazione italiana per la sclerosi laterale amiotrofica, una malattia dei motoneuroni rara ma molto grave e invalidante. Il punto sulle ultime ricerche è stato fatto a Torino in un convegno che si è svolto il 3-4 maggio sotto la direzione di Davide Schiffer. Per informazioni: 011-663.81. 35.


IN BREVE Per divulgare la genetica
ARGOMENTI: GENETICA
NOMI: SINISCALCO MARCELLO
ORGANIZZAZIONI: FONDAZIONE IDIS
LUOGHI: ITALIA

Il genetista Marcello Siniscalco presenterà a Napoli il 20 maggio alla Fondazione Idis un progetto rivolto ai giovani per promuovere la conoscenza delle problematiche genetiche. Per informazioni: 081-230.1019.


IN BREVE Immunologia: essenziale l'Ngf
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
NOMI: LEVI MONTALCINI RITA, TORTA MARIA
ORGANIZZAZIONI: CELL
LUOGHI: ITALIA

Si è scoperto che il fattore di crescita nervosa (Ngf) individuato da Rita Levi Montalcini nelle sue ricerche degli Anni 50 è indispensabile per la sopravvivenza di un particolare gruppo di linfociti che mantengono nel nostro sangue il «ricordo» delle sostanze estranee con le quali il nostro corpo viene a contatto nel corso della vita e per le quali, a propria difesa, sviluppa appositi anticorpi. I risultati dello studio, firmato sulla rivista «Cell» da Maria Torta del Cnr, aprono nuove prospettive nella comprensione della sclerosi multipla.


IN BREVE Antimateria nello spazio
ARGOMENTI: FISICA
ORGANIZZAZIONI: AMS
LUOGHI: ITALIA

L'Italia parteciperà all'esperimento Ams a bordo dello Shuttle per la ricerca di antimateria nello spazio. Il rivelatore di antimateria cosmica sarà centomila volte più sensibile di quelli realizzati in precedenza e nel maggio 1988 volerà per 100 ore sulla navetta spaziale. Nel 2001 verrà installato per tre anni sulla stazione spaziale «Alpha». Dirige il gruppo di ricerca il premio Nobel S. Ting.


IN BREVE Fusione nucleare consorzio a Padova
ARGOMENTI: FISICA
ORGANIZZAZIONI: ENEA, CNR, UNIVERSITA', ACCIAIERIE VENETE
LUOGHI: ITALIA

Enea, Cnr, Università e Acciaierie Venete hanno formato un consorzio per sviluppare il Progetto Rfx sulla fusione termonucleare controllata.


IN BREVE Tre asteroidi per Clementine
ARGOMENTI: ASTRONOMIA
ORGANIZZAZIONI: CLEMENTINE 2
LUOGHI: ITALIA

La navicella «Clementine 2», già destinata a raggiungere la Luna, esplorerà invece tre asteroidi (ancora da scegliere) e verrà lanciata nel 1998.


I BUCEROTIDI DI SULAWESI Aspetto minaccioso ma padri esemplari
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ETOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

SI stenta a imparare i nuovi nomi della mappa geografica sudorientale. Bisogna ricordare che Celebes si chiama ora Sulawesi. Ed è di quest'isola e dei suoi abitanti alati che vogliamo parlare oggi. L'isola ha perduto nell'ultimo decennio il novanta per cento del rigoglioso manto boschivo che la ricopriva in passato. Quelle che erano un tempo zone forestali sono diventate campi coltivati. L'agricoltura è stata una scelta necessaria per sfamare una popolazione molto prolifica in costante aumento. Di conseguenza gli uccelli che per secoli o millenni hanno vissuto tra le ricche chiome degli alberi si sono dovuti rifugiare nell'unica oasi protetta rimasta, la riserva naturale Tangkoko- Dua Sudara. Qui abbondano soprattutto i bucerotidi, una famiglia di uccelli dall'aspetto curioso e dalle abitudini veramente bizzarre. Hanno dimensioni comprese tra quelle di un merlo e quelle di un tacchino. Il piumaggio è generalmente di un nero brillante con riflessi metallici, ma può essere anche grigio o bruno, con disegni bianchi. Solo la pelle nuda del collo e del capo è colorata in modo vistoso. La coda è lunghissima, formata da dieci penne caudali. Ma quello che salta agli occhi è l'enorme becco di solito incurvato e sormontato da strutture di varia foggia, a forma di scarpa, di elmo o di corno. Come se non bastasse, becco e sovrastrutture sono di colori vivacissimi. Un vero pugno nell'occhio. Naturalmente quel po' po' di becco li fa passare per temibili aggressori. E invece è solo apparenza. In realtà quel becco che sembra robusto e pesantissimo è leggero come una piuma. Se lo si esamina in sezione, ci si accorge che è formato da numerosissimi sottili trabecole ossee intrecciate a larghe maglie, tra le quali circola l'aria. Solo la superficie esterna è ricoperta da un'esile guaina cornea continua. Ne risulta un insieme di grande leggerezza, che si può paragonare alle ossa pneumatiche degli uccelli. Anche queste ossa, com'è noto, presentano numerose cavità in cui circola l'aria. Ne consegue che quel becco mastodontico ha solo funzione intimidatoria. Serve per spaventare i predatori. I bucerotidi infatti non sono nè pericolosi nè feroci. Di solito svolazzano in branchi da un albero all'altro e nel volare fanno un forte strepito provocato dallo struscio delle grandi ali. Se scendono a terra, cosa che fanno piuttosto raramente, camminano con andatura goffa e impacciata, guardandosi attorno con diffidenza e paventando soprattutto la presenza dell'uomo. Tra le cinquantacinque specie che appartengono alla famiglia, alcune sono decisamente carnivore, mangiano insetti, ragni, lucertole, camaleonti e piccoli mammiferi, altre invece sono vegetariane e si nutrono soprattutto di frutta. Hanno uno strano modo di mangiarla. Dopo aver colto un frutto dall'albero, lo lanciano in alto e poi lo afferrano al volo con grande destrezza, servendosi della punta del becco. Se ne sono dette di tutti i colori sul conto dei bucerotidi. Si sono accusati i maschi di bieco chauvinismo, di crudeltà coniugale, di maltrattamento verso la famiglia, di sequestro di «persona». Un sacco di improperi che sono risultati del tutto infondati quando si è scoperto qual è il vero comportamento dell'uccello. Diciamo subito che a prima vista è facile prendere fischi per fiaschi e cadere nell'equivoco in cui sono caduti i naturalisti del passato. Se si osserva un bucerotide maschio, lo si vede avvicinarsi con un insetto o un'altra preda nel becco all'incavo di un albero, dove, attraverso una piccola fessura, si riescono a intravedere gli occhi della sua partner. La quale è murata viva in quel nido insieme con le uova che ha deposto. Da qui l'imputazione di carceriere e tiranno. Ma quando un'equipe di zoologi è riuscita a segare l'albero dalla parte opposta del nido, chiudendo la superficie di taglio con una lastra di vetro, si è potuto seguire passo passo tutto il ciclo biologico dei tanto calunniati bucerotidi. Anzitutto non è affatto vero che mura viva la moglie, perché è lei stessa che, trovata la cavità di un albero adatta a farle da nido, ci si barrica dentro. Il maschio le fornisce il fango necessario e lei ci applica il tocco finale con l'aggiunta del proprio materiale fecale. In particolare, nella riserva di Tangkoko (che prende nome dall'omonimo vulcano perché si trova alle sue pendici), il nido viene suggellato unicamente con gli escrementi della femmina. Povero diavolo quel maschio di bucerotide. Una volta che la moglie si è incarcerata, lui fa vita grama. Perché deve continuamente rifornire di cibo la prigioniera e più tardi anche i figli che sgusciano dalle uova. Non fa altro che andare avanti e indietro dalle fonti di approvvigionamento al nido. Nella riserva di Tangkoko c'è una straordinaria abbondanza di fichi selvatici e sono questi la fonte alimentare a cui attinge il bucerotide. Perché, a differenza di altre piante, i fichi selvatici hanno il grande vantaggio di dare frutti durante tutto l'anno. E' legittimo chiedersi perché mai il bucerotide femmina ricorra a questo singolare autoimprigionamento. Lo fa anzitutto come misura di sicurezza, per salvaguardarsi dagli attacchi dei suoi principali predatori che sono i serpenti e i macachi neri. E poi perché in questo modo il marito, indaffarato com'è a procurarle da mangiare, non ha certo la possibilità di mantenere due famiglie e di esserle infedele. Per quanto tempo la femmina rimane prigioniera? Un tempo che varia da specie a specie. Dai l42 giorni dei buceri neri dell'Uganda ai 50 giorni dei Tockus dell'Africa meridionale. Nella maggior parte delle specie la femmina rompe il muro che la tiene segregata prima che il piccolo sia pronto all'involo. E in questi casi aiuta anche lei il marito a portare da mangiare al piccolo ancora prigioniero. In altre specie la femmina esce di prigione insieme con il figlioletto soltanto quando anche il piccolo è in grado di volare. La cosa interessante è che i bucerotidi mangiando i fichi e, defecando anche a notevole distanza dall'albero che li ha prodotti, contribuiscono efficacemente alla disseminazione di queste piante. Peccato che la deforestazione crescente stia privando giorno per giorno questi singolari uccelli del loro habitat. Isabella Lattes Coifmann


In Egitto come a Rimini Assalto alla barriera corallina
Autore: SCAGLIOLA DAVIDE

ARGOMENTI: ECOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

COME conciliare il turismo di massa con il rispetto per l'ambiente, in luoghi dove la natura rappresenta quasi la sola ricchezza e il solo buon motivo per la visita? Non c'è verso. L'unica soluzione è sacrificare una parte per salvarne un'altra. In tutto il mondo ci sono stati scempi, disastri, speculazioni. Ci siamo abituati. Ogni tanto però, quando un sito ancora intatto viene trasformato in un lampo in un supermercato per il turismo, qualche riflessione è d'obbligo. A Sharm El Sheikh, (Egitto, penisola del Sinai), lo sviluppo dei villaggi vacanze e degli hotel negli ultimi anni ha trasformato Naama Bay, una spiaggiona bianca dove fino a pochissimo tempo fa non esistevano neanche le palme, in una specie di Rimini esotica per vacanze di mare e sole tutto l'anno a prezzi imbattibili, con poco rispetto per l'ecosistema. E' vero che ci sono regole per la salvaguardia del mare e del deserto, ma la concentrazione di turisti e attrezzature alberghiere in uno spazio così ristretto, influenza comunque negativamente la biologia naturale, sconvolgendone l'equilibrio. Decine di barche a motore, centinaia di sub che curiosano tra i magnifici fondali di Ras Mohammed (il parco marino protetto e controllato dall'Onu, vicinissimo a Sharm), auto e moto fuoristrada nel deserto, pizzerie, piscine e tanta gente, in ogni stagione. In realtà esistono due Sharm: i nuovi insediamenti, dove tutto è posticcio (comprese le palme sul lungomare), nati nel 1978 dopo gli accordi di Camp David che assegnarono di nuovo il Sinai all'Egitto dopo gli scontri con Israele, e il vecchio villaggio di pescatori, sei chilometri a Sud dalle pizzerie. Nel secondo la vita scorre ancora più o meno tranquilla come in un qualsiasi piccolo centro egiziano; nel primo i charter dall'Europa, e soprattutto dall'Italia, trasportano decine di migliaia di turisti che vengono a cercare il tropico a quattro ore dall'Italia. Sharm El Sheikh è l'oasi turistica perfetta: tra il deserto e il mare maldiviano, decine di alberghi, residence, negozi, locali, ristoranti, uno di seguito all'altro sorgono lungo la mezzaluna sabbiosa di Naama Bay. Proprio come sulla costa romagnola. A prescindere dai gusti dei turisti che optano per una vacanza semi esotica circondati da guide, camerieri, autisti, istruttori, cammellieri che parlano (e vendono) in italiano, in strutture confortevoli, spesso di lusso e con servizi di alta qualità, il rovescio della medaglia e che l'affollamento è eccessivo e l'illusione di essere in un posto straniero svanisce in fretta. Ma il vero grave problema rimane l'impatto ambientale negativo che tutte queste strutture hanno sul mare, sul deserto e non ultimo, sulla gente di Sharm. Quasi tutti gli insediamenti hanno adottato misure per ridurre i guai ecologici, ma oltre un dato numero di presenze c'è poco da fare: la barriera corallina morirà sotto gli sguardi (e le carezze, seppur vietate) delle migliaia di sub domenicali, il deserto sarà sempre meno solitario (affollato di cene beduine e safari in fuoristrada) e la lingua ufficiale sarà presto il milanese. Ci sono passerelle per non calpestare il reef, pozzi scavati nella sabbia per desalinizzare l'acqua di mare senza turbare l'equilibrio salinico dell'Acquario di Allah (come viene da sempre chiamato il Mar Rosso). Ci sono multe salate per chi danneggia o peggio asporta pezzi di barriera corallina o anche solo per chi cerca di dar del cibo ai pesci (operazione dannosa per la loro dieta). Ma sono solo palliativi che rallentano la progressiva e inesorabile distruzione dell'ecosistema. Peraltro ormai già ben avviata. Davide Scagliola


ECOLOGIA Allarme Sinai, muore di turismo Nata un'associazione per tutelarne l'ambiente
Autore: BASSI PIA

ARGOMENTI: ECOLOGIA
NOMI: SILIOTTI ALBERTO, NOTARBARTOLO DI SCIARA GIUSEPPE, MARTINEZ ROBERTO
ORGANIZZAZIONI: ASSOCIAZIONE PIANETA SINAI
LUOGHI: ITALIA

IL turismo di massa può essere devastante come uno sciame di locuste su un campo di grano? Purtroppo sì. Paesaggi deturpati esteticamente, microsistemi ambientali avvelenati dalla massiccia presenza umana anche nei posti più sperduti, sono fenomeni che tutti conosciamo. Ultimo allarme dal Sinai: documenti fotografici d'accusa sono stati proiettati al Museo Civico di Storia Naturale di Milano dalla neo-associazione Pianeta Sinai, sede a Milano, per far conoscere scientificamente e proteggere la natura di questo magico triangolo egiziano racchiuso fra le acque di Aqaba e di Suez. Il presidente dell'associazione, Alberto Siliotti, ha sottolineato che nel Sinai il turismo sta diventando una minaccia per l'ambiente, il cui degrado si ritorcerà ben presto anche contro ciò che l'ha prodotto, cioè il turismo stesso. Giuseppe Notarbartolo di Sciara, oceanografo, che nella zona sta conducendo uno studio sui cetacei, lancia l'allarme per l'ambiente subacqueo. Si prevedono un milione di turisti l'anno, dei quali 300 mila subacquei. Un esercito che va a violare un ecosistema unico al mondo. Lo slogan «guardare e non toccare» il più delle volte è disatteso, in un attimo viene distrutto un corallo che ha impiegato dieci anni per crescere. Notarbartolo elenca alcune cause: costruzioni e infrastrutture generano sedimenti che soffocano il corallo, gli scarichi causano eutrofizzazione che toglie ossigeno al corallo che è formato da colonie di creature viventi, la desalinizzazione, i rifiuti abbandonati e portati ovunque dal vento, la pesca indiscriminata alla cernia per soddisfare i fabbisogni gastronomici, il mercato delle chincaglierie alimentato da conchiglie, pesci palla essiccati e trasformati in lampadari. «Il turismo cieco è nemico dell'ambiente», dice Roberto Martinez presidente di Pianeta Terra - un tour operator milanese promotore dell'iniziativa: con gli alberghi Movenpick, Ghazala, Sonesta e Marriot ha fatto pubblicare un opuscolo scientifico da distribuire ai viaggiatori che giungono a Sharm el-Sheikh con un decalogo di comportamento e le indicazioni di come esplorare senza far danni la barriera corallina. A pochi chilometri dalla fascia turistico-alberghiera di Naama Bay si estende la penisola parco nazionale Ras Mohammed, nota per le sue singolari barriere coralline a frangente, dove si incontrano due masse d'acqua con caratteristiche molto diverse, creando un ambiente ospitale per oltre mille specie di pesci tropicali e 150 specie di coralli madreporari, spugne e gorgonie. Fa parte del parco anche la foresta di mangrovie di Nabq, che si estende per quattro chilometri nelle lagune all'interno delle scogliere coralline, habitat ideale non solo per i pesci ma anche per numerose specie di uccelli: falchi pescatori, aironi e cicogne che qui sostano durante le migrazioni dall'Europa verso l'Africa all'inizio dell'autunno ed in senso inverso a marzo. Proprio a Nabq lo zoologo americano Jim Dismore con un gruppo di volontari, in collaborazione con il Dipartimento dei parchi e delle aree protette dell'organizzazione egiziana per l'ambiente, ha messo a punto un ospedale veterinario per curare gli uccelli migratori che, secondo i naturalisti, giungono dall'Europa stremati, talvolta feriti e spesso non sono più in grado di riprendere il volo verso l'Africa australe. L'habitat europeo, soprattutto per la cicogna bianca (Ciconia ciconia), diventa sempre meno ospitale a causa di caccia, pesticidi, incremento delle zone agricole, riduzione delle areee verdi, aumento dei cavi elettrici. L'associazione Pianeta Sinai, aperta al volontariato, si è posta per il 1996 alcuni obiettivi: creare un'oasi artificiale adiacente all'ospedale veterinario, raccolta e riciclo dei rifiuti plastici, far conoscere a tutti i turisti, compresi quelli egiziani, le problematiche della salvaguardia ambientale, organizzare viaggi studio in collaborazione con Sinai Wildlife project per coloro che desiderano un approccio scientifico con la natura e il mondo del Sinai. Pia Bassi


SCAFFALE Vallerani Ernesto: «L'Italia e lo spazio», McGraw Hill
AUTORE: P_BIA
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Chiusa l'epoca dei pionieri, le attività spaziali stanno entrando in quella delle applicazioni commerciali e della ricerca scientifica «quasi» di routine. Il quasi, naturalmente, va ben sottolineato. Non c'è dubbio però che lo Shuttle e la stazione orbitante Mir sono chiari segni della mutazione in corso. In questo cambiamento profondo l'Italia ha svolto un ruolo importante sviluppando lo Spacelab e lo Spacehab per lo Shuttle e il modulo-base della stazione spaziale «Columbus». Ernesto Vallerani, regista di questo lavoro in Aeritalia e in Alenia, racconta la lunga avventura che ha visto il nostro Paese conquistare un ruolo di primo piano in campo spaziale.


SCAFFALE Fontana Michela: «Percorsi calcolati», Ed. Le Mani
AUTORE: P_BIA
ARGOMENTI: MATEMATICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

La matematica è intorno a noi: serve a progettare un bicchiere e a descrivere il funzionamento del cervello, a far funzionare il nostro computer e a indagare sull'origine dell'universo. Eppure questa disciplina trasversale, che pervade tutte le scienze, è talvolta ignorata, spesso temuta, sempre sottovalutata. Michela Fontana, laureata in matematica, giornalista scientifica di grande preparazione, attualmente addetta scientifica all'ambasciata italiana di Ottawa, in Canada, in questo libro racconta le tappe di un suo straordinario viaggio attraverso le applicazioni della matematica nei più diversi campi della ricerca: un viaggio che la porta a incontrare premi Nobel come Crick, Rubbia, Edelman, Salam e scienziati come Hawking, Regge o l'ideatore della geometria frattale Mandelbrot. Il taglio narrativo rende lieve e gradevole la lettura. Il percorso introduce nei santuari della ricerca, dal Mit al Cern. La prefazione è di Renato Dulbecco.


SCAFFALE di Aichelburg Ulrico: «Rivoluzioni nella medicina del XX secolo», Ed. La Stampa
AUTORE: P_BIA
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, STORIA DELLA SCIENZA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

QUELLO che sta per finire è stato un secolo di grandiosi progressi per la biologia e per la medicina. L'ultima grande impresa è la decodificazione del patrimonio genetico umano. Sarà compiuta prima del 2000, e apre grandi prospettive terapeutiche: basti pensare che sono cinquemila le malattie genetiche note, e che anche una malattia come il cancro ha origine da un errore genetico che fa tralignare una cellula sana. Ma prima della rivoluzione legata alla genetica ce ne sono state altre di importanza paragonabile: la scoperta dell'insulina e di altri ormoni essenziali per l'organismo, l'esplorazione del cervello e del microcosmo cellulare, la comprensione del sistema immunitario, i trapianti di organi, gli antibiotici, nuove vaccinazioni, tecniche diagnostiche che ci permettono di scrutare l'interno del corpo umano nei minimi particolari, anche funzionali, interventi nella biologia della riproduzione. Nel suo ultimo libro, Ulrico di Aichelburg, il più autorevole divulgatore italiano di medicina, delinea tutte queste tappe da buon «narratore» qual è, attento all'aneddoto, al particolare curioso, ma anche con la sua profonda e rigorosa conoscenza della materia. Un libro da raccomandare a chi vuol essere aggiornato sulle conquiste della medicina, e in modo speciale agli studenti delle superiori. Domani, con l'autore, lo presenteranno al Salone del Libro di Torino (ore 11, Sala Londra) Pier Carlo Marchisio e Claudio Rugarli.


GEOMETRIE DELLO SPAZIO CURVO Chi ha piegato Euclide Se la retta non è la via più breve...
Autore: GALANTE LORENZO

ARGOMENTI: MATEMATICA, STORIA DELLA SCIENZA
LUOGHI: ITALIA

ORE 7,30: con lo zainetto sulle spalle un ragazzo aspetta il pullman che lo porterà a scuola, lo sguardo assonnato perso nel vuoto. Ore 8,05: interrogazione di geometria] Triangoli, rette, polvere di gesso, qualche vuoto di memoria; alla fine, però, la battaglia è vinta... ancora una volta Euclide è sistemato. Lo studio della geometria euclidea è solitamente riconducibile a situazioni come questa; capita raramente, invece, di sentire parlare del ruolo fondamentale che essa ha svolto nella storia. Una ennesima occasione perduta per presentare la scienza nella sua evoluzione cronologica, segnata da un alternarsi di successi e di fallimenti, di momenti creativi e pause di riflessione. Forse più del contenuto della teoria di Euclide è stata la sua curiosa struttura a stimolare, per circa 2000 anni, la mente dei matematici di tutto il mondo. Tutti sanno come essa ponga le sue fondamenta su cinque assiomi o postulati, accettati come «veri» senza bisogno di dimostrazione, a partire dai quali, con l'ausilio esclusivo dei principi della logica, si costruiscono le sovrastrutture ovvero i teoremi. Se provassimo a immaginare la scena ne resteremmo perlomeno stupefatti; è come se ci trovassimo di fronte a un grattacielo (gli innumerevoli teoremi derivati dagli assiomi) sorretto da cinque pilastri (gli assiomi). A ognuno di noi verrebbe spontaneo interrogarsi sulla solidità delle colonne portanti; in effetti i Greci stessi si posero la domanda, sollevando un problema che non seppero risolvere. Il quinto postulato di Euclide, quello logicamente equivalente all'affermazione che per un punto esterno a una retta si possa tracciare una sola retta parallela alla retta stessa, sembrava meno evidente degli altri e rischiava di far crollare l'intero edificio. Il dubbio era lecito se si pensa all'impossibilità di verificare, in zone estremamente lontane, il comportamento di una linea e alle già note curve asintotiche che pur non incontrandosi in alcuna regione finita del piano si incontrano all'infinito. Intere generazioni di matematici si impegnarono senza alcun esito nel tentativo di derivare il quinto postulato dai quattro precedenti; tra essi si annoverano matematici di prim'ordine come Lagrange (1736-1813) e Laplace (1749-1827). Si dovettero però attendere gli studi di Gauss (1777-1855), Bolyai (1802-1860), e Lobacevskij (1792-1856) per giungere alla definitiva dimostrazione dell'impossibilità di dedurre l'assioma delle parallele dagli altri. Il risultato fu della massima importanza concettuale; permise infatti di comprendere che il quinto postulato, essendo logicamente separato dai quattro precedenti e per giunta non evidente, poveva benissimo essere sostituito da un altro assioma diverso o addirittura contrario. I tempi erano maturi per la nascita delle geometrie non euclidee. Nella prima metà dell'Ottocento il matematico russo Lobacevskij e l'ungherese Bolyai giunsero quasi contemporaneamente a creare la geometria iperbolica, cioè uno spazio bidimensionale in cui, a partire da un punto, sia possibile tracciare due «rette» parallele a una terza (assioma diverso da quello euclideo). Nel 1854 il tedesco Riemann (1826-1866) pose le basi per la geometria ellittica, postulando che per un punto esterno ad una retta non si potesse condurre alcuna parallela alla retta data (assioma contra rio a quello euclideo). A questo punto è opportuno fornire alcuni esempi per dare un po' di concretezza ai concetti finora esposti. Per la geometria di Lobacevskij un buon modello è quello proposto da Felix Klein: immaginiamo di avere una circonferenza C sul piano usuale, al suo interno definiremo i punti, le rette e il piano che rappresenteranno quelli della geometria iperbolica. Ciò si può ottenere con la seguente trasposizione: ai punti interni della circonferenza (esclusi quelli del bordo) faremo corrispondere i punti iperbolici; ad ogni corda di C (esclusi gli estremi) le rette iperboliche ed infine all'insieme di queste entità (punti e rette) il piano iperbolico. Adesso possiamo intuire cosa siano due rette parallele nella geometria di Bolyai e Lobacevskij: per un punto P esterno alla corda RS (figura 1) si possono infatti condurre almeno due rette (PR e PS) che non la incontrino in alcun punto. Per quanto riguarda la geometria di Riemann possiamo pensare al piano come alla superficie bidimensionale di una sfera; alla retta come ad un cerchio massimo su tale sfera; al punto, infine come ad una coppia di punti diametralmente opposti. Un primo aspetto da notare è che la retta, la linea più breve per unire due punti del piano euclideo, è in questo caso sostituita dal cerchio massimo, che sulla sfera gode della medesima proprietà. In secondo luogo (figura 2) due cerchi massimi si incontrano sempre in un «punto», quindi sulla sfera non esistono «rette» parallele] Che ne pensate? Forse che si tratti di pure esercitazioni intellettuali? Non è così. Noi, per esempio, ci muoviamo sulla superficie di un pianeta molto simile a una sfera e i piloti d'aeroplano, per evitare sprechi di carburante, hanno imparato bene la lezione. Lorenzo Galante


Smog elettrico quotidiano Prudenza, ma non ci sono prove
Autore: VOLPE PAOLO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, ENERGIA, INQUINAMENTO
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. TAB. SMOG ELETTROMAGNETICO NELLE NOSTRE CASE (Valori indicativi) ================================================================= Soglia di sicurezza conigliata dalla comunità scientifica al National Council on Radiation Protection (Usa): 0,25 microtesla Soglia di sicurezza adottata in Italia: 100 microtesla ----------------------------------------------------------------- Sotto una linea a 380.000 Volt: 40 microtesla Sotto una linea a 275. 000 Volt: 22 " Sotto una linea a 132.000 Volt: 7 " ----------------------------------------------------------------- A 30 cm da u aspirapolvere: 2 - 20 microtesla A 30 cm da una lampada al neon: 0,5 - 2 microtesla A 30 cm da un asciugacapelli: 0,01 - 7 microtesla A 30 cm da un forno elettrico: 0,15 - 0,5 microtesla A 30 cm da una lavastoviglie: 0,6 - 3 microtesla Campo magnetico naturale: 50 microtesla Linee ad alta tensione in Italia: 57.000 microtesla Popolazione italiana a ridosso di elettrodi: 0,2% Popolazione esposta a inquinamento elettromagnetico: 15% =================================================================
NOTE: Radiazioni elettromagnetiche. Esposizione ai campi magnetici

LE radiazioni elettromagnetiche (cioè quella forma di energia radiante che consiste in un campo elettrico e in uno magnetico che vibrano perpendicolarmente) assumono proprietà e denominazioni diverse a seconda delle frequenze di vibrazione. Lo studio dei loro effetti biologici, ben noti per le radiazioni con frequenza superiore al miliardo di Ghz (raggi X e raggi gamma), si è esteso nel decennio passato alle microonde (MW, da 300 MHz a 300 GHz) e alle radiofrequenze (RF, da 100 KHz a 300 MHz), per i quali la normativa di sicurezza è in via di perfezionamento. Da qualche anno sono sotto osservazione gli Elf (campi elettromagnetici a bassissima frequenza, da 50 a 100 Hz), i cui effetti biologici, anche se singolarmente trascurabili, possono avere sensibile importanza come «accumulo» in quanto ogni persona vi è esposta giornalmente più volte. Essi sono infatti generati da tutti gli elettrodomestici che contengono motori, resistenze o trasformatori nonché dalle linee elettriche che li alimentano. Poiché il corpo umano è un buon conduttore, le differenze di potenziale indotte dal campo elettrico, dal quale tra l'altro il corpo è facilmente schermabile, risultano insignificanti; al contrario il campo magnetico permea bene il materiale biologico ed è esso che vi genera differenze di potenziale non trascurabili: un normale rasoio elettrico, che genera un campo magnetico di 0,5 microTesla (1 Tesla=10.000 gauss), induce all'interno del corpo umano un campo elettrico di alcune decine di volt/metro. Le sospette implicazioni sanitarie dell'esposizione a campi magnetici sono: a) effetti immediati (ipoteticamente nausee e cefalee), dovuti all'interferenza sulle correnti naturali tra cellule nervose delle differenze di potenziale indotte, e b) a lungo termine connessioni, risultanti da alcune ricerche epidemiologiche, con leucemie infantili e tumori cerebrali. Prima di mettersi in allarme va osservato che le ricerche epidemiologiche finora eseguite sono scarse e scarsamente documentate e soprattutto si riferiscono a casi particolari, come l'esposizione continuata a linee elettriche di grande potenza. Una ricerca epidemiologica scientificamente corretta dovrebbe implicare la correlazione effetto-dose, quest'ultima rigorosamente valutata tenendo conto dell'intensità del campo incriminato e del tempo d'esposizione. Nel caso di situazioni «normali» l'indagine dovrebbe comportare l'uso di dosimetri personali indossati durante periodi di tempo significativi dalle persone sotto osservazione, il che implicherebbe un notevole impegno da parte dei soggetti, che non dovrebbero mai separarsi dal dosimetro. Dosimetri di questo tipo esistono - il più noto e versatile è l'Aeritalia Te 307 - ma generalmente non sono agevoli da usare per i non professionisti, oltre ad esser delicati e relativamente costosi. Benché le conoscenze in merito siano ancora vaghe, già è stato fissato un valore limite di esposizione per la popolazione civile, stabilito dal Dpcm dell'aprile '92 e corrispondente a quanto raccomandato dagli organismi internazionali, che è di 0,1 millitesla. Appare invece illogico il limite suggerito da alcuni di 0,00025 millitesla, visto che il campo magnetico naturale terrestre, in cui l'umanità si è evoluta e in cui vive 24 ore un 24, è di 0,05 milliTesla, anche perché, come abbiamo già detto, una raccomandazione corretta dovrebbe comprendere il tempo d'esposizione. In ogni caso si tenga presente che solo campi magnetici molto intensi (ad esempio quelli impiegati nella diagnostica a risonanza magnetica nucleare, Nmr) presentano rischi per brevi tempi d'esposizione; i campi magnetici a cui si è normalmente esposti - quelli dovuti a elettrodomestici ed alla distribuzione della corrente - sono a breve raggio d'azione (poche decine di centimetri), il che implica che vadano conteggiati, come tempi di esposizione, solo quelli in cui si è a breve distanza dalla fonte. Un test molto semplice eseguibile da chiunque potrebbe essere questo: si prenda una bussola e, dopo che l'ago si sia stabilizzato, la si avvicini lentamente all'elettrodomestico (in funzione) da controllare; quando l'ago incomincia a oscillare deviando dalla sua posizione, dovuta al campo magnetico terrestre, si prenda nota della distanza, che è la distanza di sicurezza. Tra gli apparecchi da esaminare i primi sono quelli che, a parità di potenza, funzionano a basso voltaggio perché ciò implica correnti più alte, e il campo magnetico è proporzionale alla corrente. Paolo Volpe Università di Torino


LABORATORIO Tempi duri per il libro scientifico
Autore: BIANUCCI PIERO

ARGOMENTI: DIDATTICA, SCIENZA, LIBRI, SALONE
NOMI: WERTHEIM MARGARET, COYAUD SYLVIE, AZZARITI LIVIA, CAMERINO GIOVANNA
ORGANIZZAZIONI: BOLLATI BORINGHIERI, MONDADORI, ZANICHELLI, PREMIO GRINZANE CAVOUR
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, TORINO (TO)

AL Salone del Libro che si apre domani a Torino - nona edizione - la scienza è ben rappresentata. Su 1250 editori presenti, 170 sono specializzati in editoria scientifica e 102 hanno a che fare con le nuove tecnologie se non altro perché si dedicano all'editoria elettronica e multimediale. Nel Padiglione 2 un'intera area sarà occupata dagli editori con produzione scientifica. Sembrano dati che parlano di una situazione florida. Ma è pura apparenza. Una cosa è produrre, un'altra è consumare. Cioè, in questo caso, leggere. Qui i dati sono di tutt'altro segno. Un italiano su due non entra in libreria neppure una volta all'anno, e tra quelli che varcano la fatidica soglia neppure uno su dieci acquista libri scientifici. Opere di straordinaria divulgazione - dicono editori come Bollati Boringhieri, Mondadori, Zanichelli - stentano a vendere 2-3000 copie. Eppure i soli insegnanti di materie scientifiche nella scuola italiana sono centomila. Neanche loro si aggiornano? E se non leggono scienza i docenti di discipline scientifiche, come sperare che ne leggano i loro allievi? Lunedì 20 maggio in un dibattito al Salone del Libro si proverà a rispondere a queste domande, verrà presentata una ricerca su scuola e lettura, sarà anche distribuito, a cura del ministero della Pubblica istruzione, un catalogo bibliografico corredato di un floppy disk. Per fortuna ci sono anche segnali in controtendenza. Il Premio «Grinzane Cavour» ogni anno coinvolge 1200 studenti nel progetto «Scrivere il giornale», e tra i generi nei quali i ragazzi si esercitano c'è anche la divulgazione scientifica. Gli articoli di questo tipo sono numerosi, e la qualità media è molto buona: chi vuole potrà constatarlo personalmente il 21 maggio, sempre al Salone del Libro, in occasione della manifestazione conclusiva. La scienza sarà presente anche nel contesto del tema generale di questa nona edizione del Salone: «Il secolo delle donne?». Sabato la divulgatrice Margaret Wertheim, la genetista Giovanna Camerino (scopritrice del gene della femminilità), la saggista Sylvie Coyaud e Livia Azzariti di Rai Uno discuteranno su «Dio, le donne e la scienza». Dicevamo dell'editoria che lavora con le nuove tecnologie multimediali. E' una realtà sempre più ampia: per esempio, citando a caso, la Philips presenterà al Salone di Torino il suo nuovo Video-Cd e la Emme Interactive lancerà la collana «I grandi musei su Cd-Rom». Ma il fattore più dirompente è senza dubbio Internet, la grande rete che collega ormai nel mondo oltre 50 milioni di computer e che mette a disposizione decine di milioni di pagine di informazioni. Il giorno in cui per avere un libro non è più necessario andare in libreria ma basta prelevare da Internet un file e mandarlo sulla propria stampante è già venuto. Non sarà la fine del libro. Certo però gli editori dovranno fare i conti con questa realtà. Ancora più dirompente sarà il modello di lettura che Internet promuove. Al libro si accede, perlopiù, in modo sequenziale: dalla prima pagina all'ultima. In Internet ci si muove a balzi ipertestuali, e il salto da una parola-chiave a un'altra porta il lettore ad acrobazie che culturalmente possono essere tanto stimolanti quanto causa di disorientamento. Soltanto una solida cultura di base salva il «navigatore» dal naufragio tra quei milioni di pagine elettroniche. E navigatori consapevoli si diventa ancora, nonostante tutto, leggendo libri. Qui il cerchio si chiude. La nuova tecnologia dà il meglio di sè soltanto a chi è padrone di quella vecchia. Piero Bianucci


SALUTE: UN PROBLEMA APERTO Vita ad alta tensione Un rischio i campi elettromagnetici?
AUTORE: CANUTO VITTORIO
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, ENERGIA, INQUINAMENTO, LIBRI
NOMI: BRODEUR PAUL
ORGANIZZAZIONI: NEW YORKER, DEPARTMENT OD LABOR
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Radiazioni elettromagnetiche. Esposizione ai campi magnetici. «Correnti di morte»

ANNO 1989: in una serie di articoli sul «New Yorker», rivista americana di grande prestigio, Paul Brodeur sostiene che popolazioni esposte a intensi campi elettrici e magnetici (per esempio nelle vicinanze di tralicci elettrici e ferrovie) subiscono danni alla salute e hanno più probabilità di ammalarsi per tumori e leucemie. Da allora gli allarmi sono ricorrenti. Ma sono giustificati? Tecnicamente questi campi sono noti con la sigla Elf (extremely low fequency); infatti le frequenze sono molto basse (30- 300 hertz). Per chiarire le idee, diciamo subito che l'umanità vive immersa in campi elettrici e magnetici, interni ed esterni, naturali e artificiali. Sorgenti interne includono quelle dovute alle funzioni fisiologiche del nostro corpo mentre quelle naturali includono per esempio l'inevitabile campo magnetico della Terra. Sorgenti artificiali sono invece quelle create nel produrre trasportare e usare elettricità. Gli articoli di Brodeur, raccolti poi in un libro dal titolo «Correnti di morte», crearono panico nella popolazione e confusione nell'ambiente scientifico. Se il fenomeno dovesse essere confermato, è facile immaginare le enormi implicazioni sociali ed economiche sul problema di generare, distribuire e usare energia elettrica, il «motore» alla base della società moderna. Il dibattito si è polarizzato: da una parte, fisici e ingegneri sostengono che, per una serie di ragioni che spiegheremo, non esistono effetti dannosi per la salute; dall'altra parte, epidemiologi e biologi sostengono l'opposto, che l'evidenza empirica di incidenze di cancro in bambini che vivono nelle vicinanze di grandi linee di trasmissione di correnti elettriche è un fatto innegabile, come lo è l'incidenza di leucemia e cancro al cervello in persone che lavorano vicino a campi elettrici e magnetici. I fisici sostengono inoltre che non solo i dati su cui si basano le conclusioni epidemiologiche non convincono, ma che non esiste un meccanismo fisico-biologico credibile per spiegare i danni alla salute. Per chiarire la situazione, il Department of Labor degli Usa istituì una commissione di 11 scienziati di varie discipline con il preciso incarico di studiare il problema. La conclusione fu molto chiara: «Nella letteratura scientifica sull'argomento, non c'è evidenza convincente per avallare la tesi che le Elf generate da sorgenti come attrezzi da cucina, video o linee di trasmissione elettrica, causino effetti dannosi alla salute» . In particolare: 1) le conclusioni epidemiologiche sono (spesso) inconsistenti; 2) non è stato individuato alcun meccanismo biologico che possa spiegare una relazione causa-effetto; 3) non c'è evidenza che gli Elf inizino il cancro, ne influenzino il progresso, o causino difetti congeniti. Fanno inoltre notare che tali conclusioni sono in pieno accordo con le leggi fondamentali dell'elettricità e del magnetismo. I calcoli dimostrano che le quantità indotte nel corpo umano dalle sorgenti citate sono molto inferiori a quelle create dal corpo stesso e/o dalle sorgenti naturali. Vedremo alcuni esempi. Prima però, alcuni fatti. I campi elettrici o magnetici non sono visibili, benché i loro effetti lo siano (per esempio radio e tv). I campi elettrici sono legati al voltaggio, 110-120 volt nelle abitazioni, varie migliaia nelle linee di trasmissione. I campi magnetici sono invece legati alle correnti (misurate in amperes, A). Un tostapane può avere 10A, mentre le linee di trasmissione hanno amperaggi assai più elevati. Il corpo umano è un conduttore molto eterogeneo con tessuti che hanno conduttività tanto diverse da rendere la quantificazione degli effetti elettrici e magnetici estremamente complessa. Inoltre i campi elettrici e magnetici interagiscono con il nostro corpo in modo assai diverso. Per esempio, mentre è facile schermarsi da un campo elettrico, non lo è da un campo magnetico. Poiché la permeabilità del tessuto biologico è molto simile a quella del vuoto, un campo magnetico penetra facilmente il nostro corpo. Contrariamente ai piccioni viaggiatori e ad alcuni animali acquatici, il nostro corpo contiene scarsissimo materiale magnetico, quindi non potremo mai navigare magneticamente (sarà forse per questo che di una persona dalla forte personalità si dice che ha magnetismo?). Detto questo, analizziamo tre leggi fondamentali della fisica. Legge di Lorenz. Un corpo carico che si muove in un campo magnetico, genera un campo elettrico (che chiameremo E). Per esempio, un astronauta che vola a un'altezza di 300 km sente un campo elettrico di E=0.4V/m (volt per metro); un passeggero su un aereo di linea sente un campo E=0,01V/m; il sangue nell'aorta scorre a una velocità di 0,6 m/sec. In un campo magnetico di 20 milligauss ciò equivale a E=1.2 microV/m; se invece usiamo il campo magnetico generato naturalmente dalla Terra, il risultato è E=27 microVolt/m. Per ultimo, quando facciamo un test di risonanza magnetica, siamo immersi in campi magnetici di tale intensità (20.000 gauss) che E=1, 4V/m, il valore più alto. Legge di Faraday. Un campo magnetico (che chiameremo B) che cambia nel tempo induce una corrente elettrica. Per esempio, in un campo di B=20 microgauss alla frequenza di 60Hz otteniamo E=40 micro V/m. Legge di Nyquist. Per ultimo, dobbiamo considerare quei campi elettrici e magnetici che sono inevitabili. Il più importante di questi è quello dovuto a un fenomeno scoperto nel 1928 da J. B. Johnson dei laboratori Bell e noto come rumore di fondo, o rumore termico che proviene dal moto browniano di elettroni e ioni di ogni oggetto. Tecnicamente, si usa un risultato del 1928 dovuto a Nyquist che permette di esprimere il voltaggio in funzione della frequenza, della temperatura e della resistenza. Adair lo ha applicato a una cellula umana grande 20 micron, alla temperatura del corpo umano e a una frequenza di 100 Hz. Risultato sorprendente: il campo elettrico è di E=0,02 V/m. Poiché secondo Polk il corpo umano riduce di circa 100 milioni qualsiasi campo esterno, otteniamo che il campo di Nyquist, l'inevitabile, è 200 volte superiore ai campi esterni] Ergo... Nel rapporto finale, il Comitato ammette che campi elettromagnetici possono portare a una diminuzione di melatonina (prodotta dalla ghiandola pineale) ma non vanno oltre. I biologi finiscono il discorso facendo notare come tale diminuzione causi un incremento di steroidi, che in ultima analisi possono causare cancro al seno, come Stevens ha discusso nel 1987 nella rivista «American Journal of Epidemiology». Inoltre, studi di laboratorio su topi, eseguiti da Tamarkin e collaboratori e pubblicati in «Cancer Research» nel 1987, hanno indicato l'effetto complementare, la melatonina tende a sopprimere processi cancerogeni nelle ghiandole mammarie. Cosa possiamo concludere? Il punto fondamentale che i campi naturali siano superiori a quelli indotti artificialmente sembra difficile da controbattere; il fatto invece che il fenomeno in generale non possa esistere poiché non è stato trovato un meccanismo fisico-biologico, è assai meno convincente. Assenza di prove non equivale a prova di assenza. La posta in gioco è troppo alta per permetterci questa estrapolazione, per quanto naturale possa sembrare. Vittorio M. Canuto


SCAFFALE «Big bang, quasar e buchi neri», videocassetta allegata a «Le Scienze»
AUTORE: P_BIA
ARGOMENTI: ASTRONOMIA, FISICA, VIDEO, EDITORIA
LUOGHI: ITALIA

«Big bang, quasar e buchi neri» è una videocassetta di 30 minuti bella da vedere e didatticamente ben costruita che accompagna l'ultimo numero del mensile «Le Scienze», ora in edicola. Curata da Gabriella Frassineti (come tutto il settore video della rivista), la videocassetta si avvale di animazioni e di splendide immagini ottenute da satelliti scientifici. Il fascicolo di maggio a cui è allegata contiene interessanti articoli sugli impatti asteroidi-Terra, sulla memoria e sul dramma delle mine anti-uomo. (p. bia.)




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