TUTTOSCIENZE 8 maggio 96


TORINO - TRIESTE LA PRIMA ROTTA COMMERCIALE Settant'anni di aviazione civile Negli Anni Venti si usavano soprattutto idrovolanti
AUTORE: RAVIZZA VITTORIO
ARGOMENTI: TRASPORTI, AEREI, AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, STORIA DELLA SCIENZA, TECNOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: SISA SOCIETA' ITALIANA SERVIZI AEREI, SANA SOCIETA' ANONIMA DI NAVIGAZIONE AEREA, SOCIETA' ANONIMA AERO ESPRESSO, SOCIETA' ANONIMA ITALIANA TRANSADRIATICA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T.D. TAB. GLI AEREI DEGLI ANNI VENTI = ==================================================================== CANT 10: Idrovolante monomotore biplano a scafo unico, velocità di crociera 150 km/h, autonomia 600 chilometri, passeggeri 4 più un pilota. Primo volo nella primavera del 1925. Aveva un'apertura alare di 15,31 metri, era lungo metri 11,45, poteva raggiungere una quota massima di 4200 metri. Fu prodotto in diverse versioni. La Sisa lo sostituì poi con il trimotore Cant 22 ma alcuni esemplari restano in servizio nella compagnia Ala Littoria fino al 1936. - -------------------------------------------------------------------- JUNKERS F-13: Monomotore monoplano terrestre, il primo aereo commerciale intermanete metallico. Quattro passeggeri in carlinga e due piloti in un abitacolo esterno aperto (nelle versioni più recenti anche i piloti ebbero un abitacolo chiuso). Derivava dallo Junkers J-10 militare della prima guerra mondiale ed aveva fatto il primo volo nel 1919. La produzione continuò fino al 1932 raggiungendo i 320 esemplari con ben 60 varianti (compresa una come idrovolante) impiegati in attività sia civili sia militari in tutto il mondo. - -------------------------------------------------------------------- DORNIER DO-J «WAL»: Idrovolante bimotore monoplano metallico a scafo unico. Passeggeri 8-10, più due piloti, velocità di crociera 180 km/h, autonomia 2000 chilometri. Era, per i suoi tempi, una macchina imponente, lunga 28,60. Fu costruito in Italia (su progetto tedesco) dalla Società di Costruzioni Meccaniche di Pisa (il primo volo avvenne il 6 novembre 1922) a causa del divieto di produrre grandi aerei in Germania imposto dal trattato di pace. Ebbe grandissimo successo e ne furono prodotti 300 esemplari. - -------------------------------------------------------------------- SIAI-MARCHETTI S-55C: Idrovolante bimotore a doppio scafo monoplano in legno. Passeggeri 10 (cinque per scafo) più due piloti, velocità massima a pieno carico 279 km/h, autonomia 3500 chilometri. Progettato inizialmente come velivolo militare (bombardiere e ricognitore), aveva fatto il primo volo nell'estate del 1924. Aveva all'incirca le dimensioni del «Wal»: 16,75 metri di lunghezza, 24 di apertura alare. L'S-55 fu una delle glorie dell'aviazione italiana di quegli anni compiendo numerosi raid che ebbero grande risonanza, in particolare la seconda crociera atlantica del 1933. = ====================================================================

L'aviazione civile italiana compie settant'anni in questi giorni. Il 1 aprile 1926 due piccoli idrovolanti, ciascuno con quattro passeggeri a bordo, partirono da Trieste per Torino con tappe a Venezia e Pavia; quello stesso giorno altri due velivoli identici volarono nella direzione opposta. Nei cinque mesi successivi altre tre compagnie iniziarono la loro attività all'interno o collegando l'Italia con l'estoro. I velivoli utilizzati furono in tre casi degli idrovolanti, che allora apparivano come gli aerei più versatili, e in un solo caso velivoli terrestri. Il volo Torino-Pavia-Venezia-Trieste era stato ideato dalla Sisa, che va quindi considerata la prima compagnia aerea italiana per il trasporto di persone; la Società Italiana Servizi Aerei era stata creata dalla famiglia di armatori triestini Cosulich, che in questo modo volevano affiancare all'attività marittima quella di trasporto aereo di linea di cui avevano intuito le enormi potenzialità. Gli aerei utilizzati, i Cant 10, erano stati appositamente ordinati ai cantieri navali di Monfalcone. A Torino decolli e atterraggi avvenivano nel breve tratto del Po compreso fra i ponti Umberto I e Isabella. Durante le soste i velivoli erano tirati in secca su una piattaforma ancorata alla riva, in corrispondenza del parco del Valentino nel punto in cui oggi c'è un ristorante che nel nome ricorda quei tempi, «L'Idrovolante». Appena una settimana dopo, il 7 aprile, iniziò la propria attività la Sana, Società Anonima di Navigazione Aerea di Genova, che collegava appunto Genova con Roma-Ostia, Napoli e Palermo. Gli aerei adottati furono gli idrovolanti bimotori «Wal» della casa tedesca Dornier ma costruiti da una società del gruppo Fiat che aveva lo stabilimento a Marina di Pisa. In una comoda cabina dagli ampi finestrini ospitavano 8-10 passeggeri mentre i due piloti se ne dovevano stare all'esterno (per avere migliore visibilità) in una postazione sopraelevata. Il primo volo internazionale di una compagnia italiana avvenne il 1 agosto tra Brindisi, Atene e Istanbul, protagonista la Società Anonima Aero Espresso. I velivoli impiegati su questa linea furono gli idrovolanti S-55 costruiti dalla Siai-Marchetti, imponenti e originali bimotori a due scafi del tipo catamarano, capaci di trasportare dieci passeggeri (cinque per scafo) e due piloti curiosamente alloggiati nell'ala: questa, infatti, tra i due «scarponi» era molto spessa tanto da poter ospitare un comodo cockpit. Chiuse la serie degli esordi di quell'anno, il 18 agosto, la Società Anonima Italiana Transadriatica, che parì il collegamento Venezia-Klagenfurt-Vienna, reso impegnativo per quei tempi dal sorvolo delle Alpi. Questa utilizzò i piccolo monomotori Junkers F-13 capaci di trasportare quattro passeggeri in cabina più due piloti nel posto di pilotaggio scoperto (cha ad alta quota sulle montagne durante l'inverno doveva essere alquanto scomodo). Con l'arrivo dell'autunno la Sisa dovette confrontarsi con il problema nebbia, che rendeva impraticabile la pianura padana in tempi in cui si volava esclusivamente a vista; fu deciso allora di spostare la linea su Venezia-Trieste-Zara. Nonostante la mancanza di esperienza, i velivoli privi di strumentazione di volo, le rudimentali strtture di terra, in quei nove mesi i voli si svolsero con sorprendente regolarità, senza incidenti, con un coefficiente di riempimento del 49 per cento dei posti, trasportando 3991 coraggiosi trasvolatori, oltre 40 mila chilogrammi di bagagli e quasi 1600 chilogrammi di posta. In quel 1926, esattamente il 6 aprile, in Europa aveva cominciato l'attività anche la Deutsche Luft Hansa (Berlino-Zurigo) mentre negli Stati Uniti, nello stesso giorno, una compagnia che si chiamava Varney Speed Lanes inaugurava il servizio di posta aerea tra due cittadine del Nevada e dello Stato di Washington: nel 1937 sarebbe diventata la Continental Airlines, una delle più grandi compagnie Usa. Vittorio Ravizza


PER I CIECHI Una guida di Venezia in rilievo
ORGANIZZAZIONI: UE UNIONE EUROPEA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «Toccare l'arte»

DOPO il volume su Torino quello su Venezia. Due guide turistiche progettate per ciechi e ipovedenti; in sostanza si tratta di libretti (accompagnati da un cassetta da ascoltare), con disegni realizzati in rilievo che consentono di riconoscere al tatto la pianta della città e le linee architettoniche dei principali monumenti. L'iniziativa fa parte della collana «Toccare l'arte», una delle realizzazioni previste dal progetto dell'Unione Europea: «Città europee a portata di mano. Viaggi e cultura per disabili visivi». La casa editrice è la Silvio Zamorani (Torino, corso San Maurizio 25), ideatori e autori, in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi, Fabio Levi, docente di storia all'Università di Torino, e l'architetto Rocco Rolli. Il volumetto su Venezia (il disegno in basso riproduce la Torretta della Dogana da Mar all'ingresso del bacino di San Marco) costa 18 mila lire. I prossimi titoli saranno sul Museo Egizio di Torino e il quartiere latino di Parigi. Le immagini tattili veneziane sono tutte relative al Canal Grande, «i disegni - scrivono gli autori - accompagnati da spiegazioni in braille, consentono di apprezzare le forme degli edifici storici più importanti, insieme all'ascolto della cassetta registrata disponibile in italiano, francese, inglese. Il disegno in rilievo, realizzato in serigrafia, rende percettibili al tatto i punti, le linee, le superfici e i diversi elementi in cui si compone l'immagine». «Le immagini in rilievo debbono essere realizzate con criteri molto precisi - spiega Levi - seguendo poche semplici regole. Semplificare la figura, tralasciando i dettagli che risulterebbero incomprensibili al tatto, oppure le ombre che confonderebbero la percezione; e soprattutto non usare la prospettiva perché non si adatta al disegno in rilievo». In questo settore Levi e Rolli hanno una vasta esperienza, anche per aver firmato il manuale specifico «Disegnare per le mani», sempre per l'editore Zamorani (trilingue, 170 pagine, 24 mila lire), dove sono riassunte le più recenti sperimentazioni in un campo (ricordiamo che i ciechi solo in Europa sono sei milioni), in costante evoluzione.


IL CERN DI GINEVRA Alle frontiere della fisica E' aperto al pubblico l'acceleratore di particelle
Autore: DEL ROSSO ANTONELLA, VITE' DAVIDE

ARGOMENTI: FISICA
NOMI: RUBBIA CARLO
ORGANIZZAZIONI: CERN
LUOGHI: ESTERO, EUROPA, SVIZZERA, GINEVRA

VENITE e provate l'emozione della scoperta ai limiti della conoscenza: potrebbe suonare così uno slogan di invito a visitare il Cern, il più grande laboratorio del mondo per la fisica delle particelle. Situato nei pressi di Ginevra, a meno di cento chilometri dal confine italiano del Monte Bianco e a qualche passo dalla frontiera francese, il Centro europeo ricerca nucleare è meta di un numero crescente di appassionati e di studenti. Solo nel 1995 hanno visitato il Cern 24 mila persone, con un aumento del 14 per cento rispetto al 1994. Gli italiani sono tra i più assidui: ogni settimana, alle centinaia di studenti degli ultimi anni delle scuole superiori che visitano il laboratorio, si uniscono gruppi di curiosi, famiglie e gite sociali. Il Servizio Visite del Cern, e i suoi collaboratori mantengono la promessa, conducendovi veramente alle frontiere del sapere scientifico. La visita guidata, completamente gratuita, deve essere prenotata, e dura circa tre ore. Una guida di lingua italiana accoglie i visitatori all'ingresso e li conduce ad una sala di conferenza, dove assistono ad una introduzione sull'attività del laboratorio: la platea sarà coinvolta e stimolata a porre quesiti di ogni genere. Dopo un breve film introduttivo, i visitatori vengono accompagnati in piccoli gruppi, ciascuno con una guida, ad alcuni siti sperimentali, tra i quali quelli del Lep, il grande acceleratore sotterraneo circolare di elettroni e positroni, lungo 27 chilometri. Rivelatori e acceleratori, ascensori e tunnel, particelle e stanze dei bottoni diventano per un giorno la vita quotidiana dei visitatori di ogni età come lo sono i diecimila ricercatori del Cern. La visita si conclude all'esposizione permanente, «Il Microcosmo». Il museo, aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 17, può essere visitato anche senza prenotazione e l'ingresso è libero. Vi si trovano, fra l'altro, una riproduzione in scala reale del tunnel del Lep, rivelatori a scintillazione che visualizzano come scariche elettriche le tracce delle particelle cosmiche, calcolatori che mostrano le collisioni fra protoni e antiprotoni osservate dal premio Nobel Carlo Rubbia, e un modello in scala 1/10 di Opal, uno dei quattro esperimenti del Lep. Non mancano terminali, con i quali è possibile navigare su Internet, programmi interattivi e documentari a volontà. Sarà possibile riconoscere e distinguere le particelle infinitesime, e arrivare fino ai confini dell'universo viaggiando a ritroso fino alle origini del tempo, cioè al Big Bang] A proposito: l'11 maggio sarà per il Cern la «Giornata porte aperte», in cui tutti i laboratori e le zone sperimentali saranno visitabili senza prenotazione. Ci saranno anche esposizioni, attività didattiche e animazioni per famiglie e scuole. Per prenotare una visita guidata (gratuita) durante l'anno si può invece telefonare o scrivere a: Cern, Servizio Visite, CH- 1211 Ginevra 23, Svizzera; telefono: (0041-22) 767.8484, fax: (0041-22) 767.8710. Le visite possono anche essere prenotate attraverso Internet al seguente indirizzo: http://www.cern.ch/VisitsService. E buona visita] Antonella Del Rosso Davide Vité


BIOLOGIA MOLECOLARE Il virus dell'Aids diventa un vettore genetico anticancro L'idea di un ricercatore torinese che lavora all'Istituto Salk di San Diego
Autore: MARCHISIO PIER CARLO

ARGOMENTI: GENETICA, MEDICINA E FISIOLOGIA
NOMI: VERMA INDER, TRONO DIDIER, NALDINI LUIGI
ORGANIZZAZIONI: ISTITUTO SALK DI SAN DIEGO
LUOGHI: ITALIA

L'INGEGNERIA genetica è la frontiera della medicina del prossimo millennio. E' vero che esistono i detrattori delle manipolazioni dei geni ed è anche vero che qualche rischio esiste. Tuttavia è altrettanto vero che dalla conoscenza del genoma umano e dall'uso oculato e responsabile delle sue manipolazioni si possono prevedere soluzioni terapeutiche definitive per una serie di malattie che riconoscono la loro causa in uno o più geni alterati, cancro in testa. Tentativi di introdurre geni sani al posto di geni malati sono stati fatti, con successo, negli animali e anche, su scala molto limitata, negli esseri umani. A una diffusione più ampia della terapia genica si oppongono considerazioni di carattere pratico legate a una conoscenza ancora incompleta dei meccanismi di base che controllano l'insediamento di un nuovo gene nel posto appropriato sito nella complessità del genoma. In particolare, il limite più serio alla diffusione di questo tipo di terapia sta nell'incapacità dei vettori genetici, strutture costruite in laboratorio sulla base di virus conosciuti e capaci di contenere il gene, di raggiungere il punto giusto in una cellula a riposo, cioè che non si divide. Questa incapacità dei vettori virali ha come conseguenza limitante il fatto che solo le cellule che proliferano velocemente, spesso in condizioni di coltura fuori dell'organismo, possono essere oggetto di terapia. Questo problema è stato brillantemente superato da una squadra di biologi molecolari dell'Istituto Salk di San Diego. Della squadra organizzata da Inder Verma e Didier Trono fa parte, come ideatore e primo autore del lavoro, Luigi Naldini, un ricercatore torinese che presto ritornerà per continuare in Italia le sue ricerche. Il lavoro è comparso su «Science» del 12 aprile scorso e ha ricevuto negli Stati Uniti, anche sulla stampa non scientifica e alla rete televisiva Cnn, un'accoglienza entusiastica. L'entusiasmo è del tutto giustificato: la squadra ha costruito e reso operante un nuovo vettore genetico basato sul virus Hiv, il virus dell'Aids. L'idea di partenza è figlia di una acuta osservazione, e cioè che il virus dell'Aids è capace di entrare nelle cellule umane che non si dividono e di mantenere a lungo un serbatoio di virus capaci di infettare altre cellule per tempi molto lunghi. Così fa il nuovo vettore, che differisce dal virus Hiv per la sua incapacità di replicarsi anche se mantiene intatta tutta la capacità infettiva del virus di origine. Inserire nel vettore un gene è stato relativamente semplice e così integrare questo in un cromosoma della cellula ospite. Al pari di Hiv il vettore-navetta con il suo carico di informazione genetica entra in cellule a riposo per definizione come le cellule nervose e le rende bersaglio di una potenziale attività terapeutica. Si è così superato il principale limite dei vettori ora disponibili che potevano infettare soltanto le cellule in attiva proliferazione e si apre la via per rendere bersagli della terapia genica organi come il fegato, i muscoli, il cervello o le cellule di riserva del midolo osseo. Bersagli potenziali della terapia genica basata su questo vettore diventano così la distrofia muscolare, l'anemia mediterranea e moltissime malattie neurologiche. Nel mirino viene a cadere anche il cancro almeno in quei casi in cui il difetto genetico è stato chiaramente identificato. Per semplificare al massimo il problema, molte malattie, oggi incurabili, potranno essere rimosse con semplici somministrazioni di questo vettore carico di geni sani e munito dell'indirizzo corretto della cellula da aggredire. Il successo è grandioso ma non tale da suscitare speranze a breve termine. Ci vorranno alcuni anni per sperimentare nuove terapie basate su questo vettore ma almeno venti perché una tecnologia terapeutica di questo tipo venga a far parte del bagaglio medico. Essenzialmente per ragioni di sicurezza e poi per mettere a punto i mirini adatti a inquadrare organi e cellule nelle quali sostituire parti di genoma alterate. Abbiamo ora un'arma potentissima ma non abbiamo ancora le pallottole magiche indispensabili per abbattere con precisione nemici sfuggenti. C'è una considerazione da fare: un nemico mortale come il virus dell'Aids darà forse una mano a eliminare se stesso e altre malattie. Sembra un paradosso ma c'è un illustre esempio nel virus del vaiolo ora scomparso per opera della geniale scoperta di Jenner che usò un parente stretto dello stesso virus, il vaiolo vaccino, per eliminare la malattia. Ora come allora l'impegno e l'intuizione di chi fa ricerca sono alla base del progresso medico e biologico. Pier Carlo Marchisio


Storia dell'Equus La famiglia è ridotta a soli tre sottogeneri: zebra, cavallo e asino Un animale dalle tante mutazioni, presente da milioni di anni
Autore: MARTINENGO ROBERTO

ARGOMENTI: ZOOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

IL cavallo permette all'uomo montato di guardare i suoi simili dall'alto. Probabilmente è da questa non nobile motivazione che discende la fortuna tra gli umani del principe degli animali domestici. E da questa «superiorità» nascono tutte le storie e le leggende fiorite intorno al cavallo e alla cavalleria. Storie e leggende che, per quanto antiche, riguardano ancora oggi il nostro vivere quotidiano. Infatti, se un uomo apre una porta a una signora cedendole il passo, questa penserà subito «Che cavaliere]». Se uno scienziato pensa in termini di potenza, la quantifica in cavalli. Se uno di noi acquista una nuova automobile, si informa subito sui cavalli fiscali tassabili. Se guardiamo alla storia, invece, troviamo il cavallo come arma risolutiva delle battaglie; dai carri falcati delle dinastie faraoniche dell'antico Egitto, alla cavalleria numida di Massinissa ai catafratti cavalieri medioevali, alle roventi cariche napoleoniche di Wagram e di Waterloo. Quanto alla leggenda del cavallo, è insieme poetica e gloriosa. I cavalli del sole del dio Apollo solcano ancora il cielo, l'ippogrifo di Orlando sale ancora sulla Luna, e ci sono ancora tenere adolescenti che sognano il principe di Biancaneve sopra un grande cavallo bianco. Ma torniamo sulla Terra. Il cavallo è un superstite della grande famiglia degli equidi. Chiamato scientificamente Equus, ha preso il suo nome attuale dal latino caballus. La famiglia è costituita dal solo genere equus, diviso nei tre sottogeneri: cavallo, zebra, asino. Il sottogenere cavallo è costituito da una sola specie con due sottospecie: il Tarpan, estinto verso la metà del secolo 19o, e il Przewalski, di cui pare esistano pochi superstiti allo stato selvatico nella zona tra Siberia, Cina e Mongolia (ma esiste e si riproduce in zoo e parchi naturali). Si fa derivare dallo Hyracotherium del periodo Sparnaciano l'animale che per successive mutazioni genetiche in milioni e milioni di anni è giunto fino a noi. Due sono gli adattamenti anatomici più rilevanti; facendo per chiarezza il confronto con gli arti umani, sono: 1) la fusione della tibia con il perone e dell'ulna con il radio; 2) la riduzione a una di tutte le dita, per cui rimane funzionale e di appoggio quello che per noi è il dito medio. Delle altre sussiste traccia non funzionale del secondo e quarto. Il terzo dito termina con una falangetta allargata che poggia su un cuscinetto elastico all'interno dello zoccolo che costituisce l'appoggio sul terreno. Riassumendo a grandi linee l'evoluzione degli equidi possiamo constatare una cosa strana e curiosa. L'Europa, comunemente ritenuta la patria del cavallo, non è mai stata culla degli equidi, ma ha avuto tre successive immigrazioni sempre seguite dalla estinzione della famiglia. L'ultima immigrazione, sempre in termini di milioni di anni, è quella che ha permesso lo stabilirsi degli equidi in Europa, mentre quelli rimasti nel luogo di origine - il continente nordamericano - si sono estinti. Spodestato come fonte di forza motrice dal motore a scoppio all'inizio di questo secolo, il cavallo è sopravvissuto e continua ad avere una funzione per lo sport e per il tempo libero. La sua attuale suddivisione in razze e speciali attitudini, meriterebbe un discorso a parte. L'utilizzazione va dalla tranquilla passeggiata alle altissime discipline olimpiche. Queste ultime sono tre: il salto ostacoli, il concorso completo, il dressage. Nel tempo libero viene impiegato, oltre che nella bellissima e tranquilla passeggiata nella natura, nel trekking, nella monta western e nel gioco del polo. Chi pratica queste attività sa che cosa significa accarezzare la cosa più morbida che esista in natura: la pelle tra le nari di un cavallo. Roberto Martinengo


CAVALLI COME ATLETI Training per i purosangue Gli straordinari risultati di una equipe bresciana
Autore: VALPREDA MARIO

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, SPORT, IPPICA
NOMI: ROSA GABRIELE, TERGAT PAUL, TANUI MOSES
LUOGHI: ITALIA

L'UOMO come animale da esperimento per i cavalli? Non è una paradossale inversione di ruoli nella ricerca scientifica ma una curiosa realtà: ne è protagonista Gabriele Rosa, un medico bresciano. Rosa è molto conosciuto negli ambienti sportivi internazionali come allenatore di famosi atleti keniani, dominatori delle gare di corsa. Non c'è terreno che li fermi: campestri, prove in pista, corse su strada, vedono regolarmente in testa a tutti gli incontenibili corridori degli altipiani. Rosa, ex mezzofondista, ha creato a Brescia uno speciale centro, dotato di sofisticate apparecchiature scientifiche, dove vivono e si allenano una cinquantina di campioni africani. Le tecniche di preparazione sono di avanguardia ed utilizzano le più moderne acquisizioni della fisiologia applicata allo sport. E dal connubio doti naturali, dura e intelligente preparazione, scaturiscono prestazioni eccezionali: basti ricordare gli exploit di Paul Tergat, mondiale di cross e recente trionfatore della corrida brasiliana di San Silvestro, o di Moses Tanui, iridato dei 10.000 e primatista della mezza maratona, entrambi portacolori del team bresciano. Adesso il vulcanico Rosa sta impiegando gli stessi schemi di allenamento intenso anche ai cavalli sportivi. In prima battuta sono sotto torchio i trottatori. «Tra uomo e cavallo esistono sostanziali analogie nelle modalità di erogazione energetica a livello muscolare - afferma il dottor Rosa - a cominciare dal metabolismo del glicogeno e dalla produzione di acido lattico. Per questo il dosaggio del lattato ematico dopo l'esercizio (fino a 15 millimoli/litro dopo uno sforzo massimale), rappresenta anche per i quadrupedi un parametro fondamentale per stabilire carico ed intensità del lavoro». Individuata la velocità di «soglia», cioè quell'andatura il cui superamento fa scattare il ricorso ai meccanismi energetici anaerobici, si dosa lo stimolo allenante per ciascun soggetto. Corsa a velocità costante, progressivi a ritmi crescenti, interval-training: tutte le più collaudate metodiche dei mezzofondisti (neri e bianchi) se le sorbiscono quotidianamente anche i purosangue. Rosa esegue personalmente periodici controlli, determinando all'istante, con un'apparecchiatura portatile, il lattato nel sangue e modificando, secondo i valori, tempi e distanze. I risultati? Sbalorditivi, dicono gli addetti ai lavori che da un iniziale scetticismo si sono rapidamente convertiti alle teorie dello scienziato bresciano. Soprattutto quando hanno visto cavalli di valore medio che, dopo la cura Rosa, volavano il chilometro in 1'14", un tempo di assoluta eccellenza. Ma il meglio pare debba ancora venire. Rosa sta infatti allenando un gruppo di una ventina di puledri di lignaggio illustre, che fra un paio d'anni dovrebbero spopolare negli ippodromi. Intanto studia con gruppi di specialisti di alimentazione umana ed animale la possibilità di integrare la dieta per consentire training ancor più intensi che porteranno a frantumare ogni record. L'equipe bresciana sta inoltre raccogliendo ed elaborando una serie di dati di grande interesse per la fisiologia comparata. Una specie di restituzione, dovuta, all'uomo per il suo inusuale contributo di cavia o, più letteralmente, di apripista. Infine, con il suo esperimento, Rosa sta fornendo un'altra importante dimostrazione: anche i cavalli possono andare fortissimo senza ricorrere all'illecito chimico. Il doping è infatti il male oscuro dell'ippica e le battaglie delle varie federazioni ippiche hanno finora conseguito scarsi risultati. I «maghi» delle siringhe proibite che continuano a imperversare, danneggiando cavalli, falsando prestazioni e selezione genetica, forse saranno finalmente ridimensionati dalle volate dei campioni di Rosa. Sarebbe un successo non da poco per la medicina e per gli sportivi. Mario Valpreda


FISICA DELL'ATMOSFERA Il vapore acqueo nell'aria, la minoranza che conta Benché in quantità minima è il protagonista dei più importanti fenomeni meteorologici
Autore: FANCHIOTTI SERGIO

ARGOMENTI: FISICA, METEOROLOGIA, CHIMICA
LUOGHI: ITALIA

QUEL miscuglio di gas che chiamiamo aria è formato al 78 per cento di azoto, al 21 per cento di ossigeno e all'un per cento di altri gas. Il vapore acqueo non viene generalmente nominato, sebbene sia sempre presente in quantità variabile, modesta, ma tutt'altro che trascurabile, se si considera che, dal punto di vista meteorologico, è il più importante e significativo componente dell'atmosfera. Senza il vapore acqueo, infatti, non si verificherebbero i più comuni fenomeni meteorologici: nebbie, nubi e precipitazioni. Gli altri gas, invece, hanno una funzione del tutto passiva nelle vicende del tempo e costituiscono solamente il supporto e il vettore del vapore acqueo. In altre parole, l'aria può essere considerata una «soluzione» di vapore acqueo, che non è visibile, neppure in condizioni di saturazione, ossia quando è presente nella massima quantità compatibile con la temperatura dell'aria in quel momento. L'acqua, parente stretta del vapore, è sostanza comunissima e abbondante in natura, non solo, ma è dotata di proprietà fisiche molto singolari. La più interessante è costituita dalla possibilità di cambiare il proprio stato fisico entro il campo di escursioni termiche, relativamente modeste, che avvengono normalmente nell'atmosfera nel corso della stessa giornata. Infatti è possibile trovare l'acqua, nello stesso luogo, nel medesimo momento e a temperature normali, nelle sue tre forme, o «fasi»: solida, liquida e gassosa. Dopo la pioggia, per esempio, una pozza d'acqua può gelare durante la notte. Il mattino successivo, con l'aumento della temperatura, il ghiaccio sarà in parte sciolto in acqua, mentre l'aria contiene del vapore acqueo, non visibile, ma del quale è possibile constatare la presenza mediante un igrometro. Siamo quindi in presenza delle tre fasi, anche con una temperatura che non ha nulla di eccezionale. Le trasformazioni da ghiaccio (altro parente un po' più lontano del vapore acqueo) ad acqua e da acqua a vapore, avvengono quando la temperatura dell'aria aumenta, e si ha un trasferimento di energia, sotto forma di calore, dall'aria alla sostanza. Le trasformazioni in senso opposto, da vapore ad acqua (condensazione) e da acqua a ghiaccio, avvengono quando la temperatura dell'aria diminuisce, e si ha un trasferimento di energia termica dalla sostanza all'aria. Quando il vapore si condensa in microscopiche goccioline o sublima in cristalli di ghiaccio, ci appare per quello che è: la materia prima necessaria per la formazione delle nebbie e delle nubi. Queste ultime, in determinate condizioni, possono dar luogo alle precipitazioni: pioviggine, pioggia, neve, grandine. Il vapore acqueo, per presentarsi sotto forma di goccioline o cristalli di ghiaccio, ha bisogno di punti d'appoggio e questi sono offerti dai nuclei di condensazione e di sublimazione, costituiti dai numerosi corpuscoli, generalmente igroscopici, presenti nell'atmosfera. Quando la pressione è alta, l'aria ha la tendenza a ristagnare in prossimità della superficie terrestre. Il raffreddamento notturno, notevole nella stagione invernale, determina la condensazione del vapore e la formazione della nebbia. Invece quando la pressione è bassa l'aria sale, trova in quota una pressione minore, si espande e si raffredda: il vapore acqueo raggiunge la saturazione, condensa e si ha la formazione di nubi ed eventualmente la caduta di precipitazioni. Il vapore acqueo è veramente un fattore decisivo: trasportato dai moti dell'aria, trasferisce a sua volta acqua ed energia da un luogo a un altro, contribuendo al mantenimento dell'equilibrio idrico e termico sulla Terra. Sergio Fanchiotti


IN BREVE Cuore di ferro nel satellite Io
ARGOMENTI: ASTRONOMIA
LUOGHI: ITALIA

Il satellite di Giove chiamato Io ha un cuore di ferro simile a quello della Terra. E' il primo satellite per il quale viene accertata questa proprietà, che gli astronomi avevano fino a ora confermato solo nel caso del nostro pianeta (oltre a Mercurio, che è composto principalmente di ferro). Lo hanno scoperto John Anderson e W. L. Sjogren del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, grazie ai dati inviati dalla sonda della Nasa «Galileo» che dalla fine dell'anno scorso orbita intorno al pianeta.


IN BREVE Mostra su Marconi esportata in Usa
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, MOSTRE
NOMI: MARCONI GUGLIELMO
LUOGHI: ITALIA

La mostra su Guglielmo Marconi realizzata a Bologna un anno fa da Gabriele Falciasecca, Bruno Filetti, Paola Pacetti e Giuliano Pancaldi è stata esportata in Irlanda a Tralee (29 aprile-30 novembre) e alla Casa Italiana di New York nel campus della Columbia University (2 maggio-30 giugno) con il titolo «Wireless Revolution».


IN BREVE Ricerca italiana a Grenoble
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: SALVINI GIORGIO
LUOGHI: ITALIA

Il ministro della Ricerca Salvini ha inaugurato due nuovi esperimenti italiani al sincrotrone di Grenoble, in Francia, una macchina europea alla quale l'Italia ha partecipato al 15 per cento.


IN BREVE Il Sole svelato dalla sonda Soho
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, ASTRONOMIA
ORGANIZZAZIONI: SOHO
LUOGHI: ITALIA

La navicella europea «Soho», giunta in orbita intorno al Sole in uno dei punti di Lagrange, ha incominciato a trasmettere dati di estremo interesse sull'attività del Sole, svelando una quantità di fenomeni violenti mai visti prima, benché la nostra stella si trovi ora in un periodo quieto del suo ciclo undecennale. Particolarmente suggestive sono le immagini riprese con il telescopio per l'ultravioletto. Un altro strumento, il coronografo, ha rivelato che il Sole lancia in continuazione miliardi di tonnellate di materia nello spazio.


TECNOLOGIA Con il laser smetterai di russare
Autore: FURESI MARIO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, MEDICINA E FISIOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: OSAS
LUOGHI: ITALIA

IL laser nei suoi 35 anni di vita ha continuato senza interruzione a fornire nuovi servizi nei campi più diversi, specie in quello medico. Sin dai primi inizi il laser ha reso meno invasivi gli interventi chirurgici sostituendo, ad esempio, il bisturi nel riattaccare la retina. Più recentemente la sostituzione del bisturi si è concretata nella vaporizzazione della prostata e negli interventi su neoplasie uretrovescicali. Da alcuni anni il laser è diventato il sostituto ideale del trapano nella cura della carie: parecchi dentisti già ricorrono al tocco istantaneo del laser verde, che presenta l'unico inconveniente dell'alto costo: circa 80 milioni. L'ultimo (per ora) servizio in campo medico ci è stato offerto dal laser in queste settimane: riguarda un disturbo che può diventare una vera e propria malattia anche grave e che, anche quando è in forma lieve, rappresenta un problema a causa della sua larga diffusione: ci riferiamo al russamento. Ne sono afflitti gli ultraquarantenni nella proporzione del 60 per 100 gli uomini, e del 40 per 100 le donne. Il disturbo è indicato dalla medicina internazionale con la sigla Osas, significante (nella traduzione italiana) «sindrome dell'apnea ostruttiva del sonno»; più comunemente viene da noi chiamata «roncopatia», dal greco rhoncos (turbine). A causare il russamento concorrono alterazioni anatomiche delle vie aeree, rappresentate dall'ipertrofia del palato molle, dell'ugola e dei pilastri palatini, che causa il restringimento del lume delle vie aeree e le conseguenti vibrazioni sonore. Il russamento può provocare risveglio difficoltoso, cefalea mattutina, sonnolenza diurna e minore concentrazione. Non mancano conseguenze più gravi: dalla ipertensione arteriosa alle cardiopatie e dai disturbi cerebrovascolari all'apnea cronica notturna che può, in casi molto rari, portare a esiti letali. Per i casi più leggeri e più diffusi non vi era, sino a poche settimane fa, alcun rimedio efficace, salvo qualche accorgimento dietetico tendente a evitare l'aggravarsi della situazione anatomica delle vie aeree. Per i casi più gravi occorreva ricorrere al bisturi con un intervento invasivo e delicato, dal lungo periodo postoperatorio. La situazione è radicalmente mutata poche settimane fa, dopo che in Francia, e anche in Italia, a Padova, si è sperimentata, con pieno successo, la «faringotomia al laser». Con il nuovo sistema, che sostituisce al bisturi il laser ad anidride carbonica, i casi più comuni e diffusi vengono trattati con una istantanea strisciata di laser che elimina per sempre il fastidio del russamento. Per i casi più gravi di roncopatia è ancora la luce verde del laser a eliminare per sempre disturbo e grave pericolo. L'intervento viene eseguito in anestesia locale e i disagi postoperatori si riducono ai sintomi di una leggera faringite che durano pochi giorni. Mario Furesi


ERRORI ISTRUTTIVI La lezione di Tacoma Il ponte crollato per «risonanza»
Autore: MORELLI MASSIMO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, FISICA, ARCHITETTURA
NOMI: MAJOWIECKI MASSIMO, CASTIGLIA ENRICO
LUOGHI: ESTERO, AMERICA, USA, WASHINGTON, TACOMA

LA storia della scienza e della tecnologia è ricca di errori, spesso anche spettacolari, che hanno svolto un ruolo fondamentale: l'errore spinge a guardare più in là e se è vero che la conoscenza procede per tentativi ed errori, allora non può esservi autentica conoscenza senza errori. Tutto ciò è particolarmente vero per la scienza delle costruzioni: questa, prima che fossero sviluppati i moderni strumenti matematici e le sofisticate metodologie sperimentali e di modellizzazione, ha accresciuto il suo patrimonio di conoscenze basandosi anche sullo studio dei crolli e dei dissesti. In ciò è illuminante la storia dei ponti sospesi, i cui principali sviluppi tecnologici si sono quasi sempre verificati grazie a crolli clamorosi e lì per lì inspiegabili. Sin dagli esordi i ponti sospesi ebbero vita travagliata: nel 1850 il ponte di Angers sulla Loira crollò al passaggio di un battaglione di fanteria che batteva il passo, e lo stesso fenomeno si ripeté 36 anni più tardi in Austria sul fiume Ostrawitza. I ponti sospesi erano a quel tempo del tipo «deformabile», in cui il passaggio dei carichi mobili poteva indurre nell'impalcato dei movimenti ondulatori in senso verticale; quando il periodo di oscillazione del ponte veniva a coincidere con quello di un impulso periodico trasmesso dal carico mobile, quale ad esempio il passo cadenzato di una truppa, la struttura entrava in risonan za e le deformazioni aumentavano di intensità fino a raggiungere il punto di rottura. Il fenomeno della risonanza, allora poco conosciuto, è tale per cui una forza periodica anche debole può produrre sollecitazioni notevolissime su un corpo che oscilli con la medesima frequenza, allo stesso modo in cui imprimendo al momento giusto una piccola spinta a un'altalena riusciamo ad aumentarne di molto l'ampiezza di oscillazione. Per ovviare a questi inconvenienti tanto curiosi quanto funesti si cercò di dare maggior rigidità alla struttura dei ponti sospesi o aggiungendo al piano stradale una travata che rendesse la sospensione meno deformabile al passaggio dei carichi mobili o irrigidendo la sospensione con sistemi diversi (travatura reticolare, tiranti obliqui, rete di montanti e diagonali); in questo modo si passò dalla tecnologia dei ponti «deformabili» a quella dei ponti «semirigidi» o «rigidi», tra i quali il posto d'onore spetta al ponte di Brooklyn realizzato da Roebling nel 1867. Una prima fase di sviluppo tecnologico si era compiuta, ma le vicissitudini dei ponti sospesi erano ben lungi dall'essere finite: l'incidente più clamoroso e significativo nella storia di questi spettacolari esempi di arditezza costruttiva occorse nel 1940 al ponte Tacoma Narrows sull'omonimo fiume vicino a Seattle, all'epoca il terzo al mondo per lunghezza (885 metri) dopo il Golden Gate di San Francisco e il George Washington di New York (1281 e 1067 metri). Sin dall'inaugurazione il ponte aveva dimostrato una notevole sensibilità all'azione del vento cui s'era cercato di porre rimedio collocando delle giunzioni tra il terreno e la mezzeria delle campate laterali, un attacco centrale per collegare ciascuno dei due cavi portanti, nel loro punto più basso, alla travata piena sorreggente il piano stradale, nonché degli ammortizzatori idraulici nei piloni. Nonostante tanto affaccendarsi la mattina del 7 novembre 1940 il Tacoma Narrows andò egualmente incontro al suo destino: dapprima un vento sostenuto ma non violentissimo di 38 miglia orarie innescò nel ponte una prima oscillazione in senso verticale con frequenza di 36 cicli al minuto. Poi, verso le dieci del mattino, l'intensità del vento aumentò fino a 42 miglia orarie producendo un drastico cambiamento dell'oscillazione, che divenne torsionale con frequenza di 12 cicli al minuto; a quel punto la struttura entrò in risonanza e le oscillazioni torsionali divennero via via più violente (distorsione angolare sino a 45 gradi dalla posizione statica) finché un'ora più tardi si giunse al crollo dell'impalcato, prima nella sola parte centrale e poi nella sua interezza. Con le macerie, i flutti del Tacoma inghiottirono buona parte del prestigio accumulato dai ponti sospesi in decenni di onorato servizio. Il crollo destò grandissima impressione, anche perché impietosamente immortalato da un filmato amatoriale che fece il giro del mondo e ha finito per entrare nella galleria dei documentari scientifici «indimenticabili». Di fatto però, come notano il progettista e il collaudatore della copertura dello Stadio delle Alpi a Torino, Massimo Majowiecki e Enrico Castiglia, «l'accurata registrazione dell'evento è andata a vantaggio della scienza, giacché proprio all'esperienza negativa ma ben documentata del Tacoma si deve l'inizio di tutta una serie di ricerche sugli effetti dinamici indotti dal vento sulle costruzioni che hanno portato un contributo decisivo alla tecnologia non solo dei ponti ma di tutte le strutture sospese. «Col tempo è anche sorta una nuova disciplina, denominata ingegneria del vento, che studia le caratteristiche del vento e la sua interazione con le strutture e grazie alla quale è oggi possibile analizzare mediante modelli matematici vibrazionali o aeroelastici le risposte strutturali all'azione del vento in termini di deformazione e sollecitazioni; attraverso i modelli aeroelastici è inoltre possibile individuare fenomeni di instabilità aerodinamica quali il flutter o la divergenza torsionale, causa di incidenti come quello di Tacoma». Ancora una volta il «divino errore», per usare un'espressione del filosofo madrileno Ortega y Gasset, ha originato nuova conoscenza. Massimo Morelli


SCAFFALE Ferrari, Roggero, Zavagno: «Guida alla natura delle Alpi centrali», Mondadori
AUTORE: SCAGLIOLA RENATO
ARGOMENTI: ECOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

«Sviluppo sostenibile», parchi che non siano inutilmente vessatori nei confronti dei valligiani, terribili «sistemazioni idrauliche» di fiumi e torrenti trasformati in canali di cemento, fauna e flora, una scelta di itinerari, un capitolo dedicato alla fotografia in montagna; e ancora un indice delle specie animali e vegetali e gli indirizzi di tutti i parchi e riserve naturali. Tutto questo e altro nel volume che si occupa della porzione centrale della catena alpina, dal Sempione al passo del Brennero. Renato Scagliola


SCAFFALE Siani Vincenzino: «Sport estremi dell'aria, paracadute, parapendio, deltaplano, aliante, aerostato, Ulm», Zanichelli
AUTORE: SCAGLIOLA RENATO
ARGOMENTI: SPORT, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Un manuale per orientarsi nei nuovi sport del volo, dove si parla della fisiologia del volo umano, di meteorologia, aerodinamica, tipi di navigazione, limiti di tolleranza delle accelerazioni e descrizione delle reazioni del corpo umano nelle diverse situazioni. Si parla anche di ambiente e forze naturali, orientamento al suolo e in aria attraverso i riferimenti della volta celeste, le coordinate geografiche, e i moderni strumenti di navigazione aerea.


SCAFFALE Reisigl Herbert e Keller Richard: «Guida al bosco di montagna», Zanichelli
AUTORE: SCAGLIOLA RENATO
ARGOMENTI: ECOLOGIA, LIBRI, BOTANICA
LUOGHI: ITALIA

Herbert Reisigl, docente di geobotanica all'Università di Innsbruck, racconta, insieme al collega Keller, del popolamento vegetale alpino, dalle foreste alle macchie di arbusti, dalle faggete alle brughiere a ginepro nano, dai boschi di pino montano alle mughete, ai «consorzi di alte erbe», le cosiddette megaforbie, in ambienti che non consentono lo sviluppo del bosco, dai cambiamenti subiti dall'ambiente nelle ere geologiche, fino alle alterazioni provocate dall'uomo. Un quadro generale completo delle comunità vegetali, con un utile indice finale delle specie.


SCAFFALE Howe Henry e Westley Lynn: «Piante e animali: rapporti ecologici ed evolutivi», Muzzio Editore
AUTORE: SCAGLIOLA RENATO
ARGOMENTI: ECOLOGIA, LIBRI, ZOOLOGIA, BOTANICA
LUOGHI: ITALIA

Coevoluzione, ovvero le strategie di sopravvivenza di piante e animali, spesso in concorrenza, quando non in conflitto. Un testo - dedicato a studenti universitari o neolaureati in scienze ambientali, biologiche, forestali, agraria - che offre una chiave di lettura stringatamente scientifica, delle complesse interazioni tra organismi. «L'evoluzione può seguire vie impensabili, lo scontro diviene collaborazione, l'ecologia si muta in coevoluzione, e il quadro delle interazioni diviene affascinante e un po' misterioso».


SCAFFALE «Piemonte Parchi», bimestrale di informazione e divulgazione naturalistica, edito dalla Regione Piemonte.
AUTORE: SCAGLIOLA RENATO
ARGOMENTI: ECOLOGIA, LIBRI, AMBIENTE, PARCHI NATURALI, EDITORIA
ORGANIZZAZIONI: REGIONE PIEMONTE
LUOGHI: ITALIA

Unica rivista italiana di un ente pubblico (nata nell'83, 50 mila copie a numero, senza pubblicità), in abbonamento anche ai privati. Carta patinata, 32 pagine, belle foto, e la collaborazione dei più significativi specialisti del settore. Non si parla solo dei parchi piemontesi (che sono 54), ma di tutte le aree protette italiane, dalla Sicilia al Friuli. Abbonamento annuale 15 mila lire, da versare sul conto corrente postale no 103.64.107, intestato: Tesoreria Regione Piemonte piazza Castello 105 (specificando abbonamento Piemonte Parchi), e inviando copia della ricevuta alla redazione: Cascina Vallere, corso Trieste 98, Moncalieri, tel. 011/640.85.14.


SCAFFALE Zavatti Silvio: «Il misterioso popolo dei ghiacci, Vita e cultura del popolo eschimese», Ediz. Chi Ni, Macerata
AUTORE: SCAGLIOLA RENATO
ARGOMENTI: ANTROPOLOGIA E ETNOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

RIEDIZIONE di un fortunato testo (edito da Longanesi nel '77), del maggiore studioso, geografo ed esploratore italiano di cose polari. Zavatti (1917-1985), fondatore dell'unico Museo Polare esistente in Italia (a Fermo, nelle Marche), ha condensato la ricerca di decenni sulla cultura del popolo Inuit, dalle origini alla lingua, alla filosofia, dai miti e leggende ai problemi attuali di una etnia, passata in pochi decenni dai kayak di pelle di foca alla motoslitta.


MATEMATICA Il teorema delle nozze felici
Autore: ODIFREDDI PIERGIORGIO

ARGOMENTI: MATEMATICA
LUOGHI: ITALIA

IL 14 maggio cade l'anniversario della vittoria del fronte del no del referendum del 1974 per l'abolizione della legge sul divorzio, vittoria ottenuta col 59% dei voti. A due decenni di distanza, svaniti i fantasmi evocati durante la campagna referendaria dall'allora segretario della democrazia cristiana, possiamo tornare sull'argomento con animo più sereno. Condivideremo allora, concedendogli l'onore delle armi, il desiderio dell'avversario sconfitto: cioè che sarebbe cosa buona, giusta e salutare che i matrimoni fossero stabili, e che dopo la cerimonia nuziale (formale o sostanziale) tutte le coppie vivessero felici e contente come nelle fiabe. A maggior ragione condivideremo però anche il timore del Salvatore stesso (Vangelo secondo Matteo, XXVI, 41, e Vangelo secondo Marco, XIV, 38), che ammonì che lo spirito è forte ma la carne debole: il che tende purtroppo a favorire i divorzi, per non parlare degli adulteri. Il nostro interesse alla faccenda sta nel fatto che è possibile provare matematicamente che si può mischiare il diavolo e l'acqua santa, ossia risolvere la tensione fra l'idealismo del clero e il pragmatismo di Cristo: mediante una scelta oculata di successivi matrimoni e divorzi, si può infatti raggiungere effettivamente una situazione di globale stabilità matrimoniale] Anzitutto, se si vuole fare della matematica non ci si può accontentare delle vaghe formule che possono andar bene in campagna elettorale. Diremo allora che un marito è felicemente sposato se non ci sono al mondo donne che egli preferisce alla moglie, e che preferiscono lui al proprio marito: in tal caso il marito ha la miglior donna che può sperare di avere, e deve starsene buono e contento. Analogamente diremo che una moglie è felicemente sposata. Il problema è vedere come sia possibile trovare una soluzione in cui tutti i matrimoni sono stabili, nel senso che entrambi i coniugi di ciascuna coppia sono felicemente sposati. L'idea è semplice: i matrimoni stabili vengono lasciati come sono; quelli in cui uno dei due coniugi non è felicemente sposato possono venire sciolti (grazie al referendum), permettendo al coniuge insoddisfatto di sposare qualcuno disponibile e preferito all'attuale partner. Ogni volta che si fa un divorzio, si migliora dunque la situazione perché qualcuno finisce per sposarsi meglio. La cosa funziona se le persone sono serie, cioè hanno una lista di preferenze (come nel catalogo del Don Giovanni di Mozart) che classifica in modo lineare tutte le persone dell'altro sesso (ci preoccupiamo solo di matrimoni eterosessuali per pietà cristiana verso i nostri avversari, che morirebbero d'infarto al solo pensiero di matrimoni omosessuali). In tal caso si arriva a una situazione di stabilità: ad esempio, ogni uomo può divorziare al più un numero di volte uguale al numero delle donne (se ha sposato per prima quella che preferiva di meno, per seconda la penultima della lista, ed è risalito via via fino alla prima); e dunque il numero di divorzi è al più uguale al prodotto del numero degli uomini per il numero delle donne (numeri che sarebbe bene fossero uguali, se nessuno deve rimanere a bocca asciutta). Se le persone non sono serie la cosa può invece non avere mai fine. Ad esempio, uomo non serio (immaginiamo che ce ne siano parecchi) sarebbe uno che avesse una lista circolare del tipo: preferisco Anna a Beatrice, Beatrice a Claudia... Ursula a Valeria, Valeria a Zerlina, e Zerlina ad Anna. La matematica si rivela dunque più sensata (c'era forse da dubitarne?) dell'integralismo: invece di fingere candidamente che tutto vada per il meglio nel migliore dei mondi possibili, salvo poi scoprire con sorpresa che in molti matrimoni tutto andava invece per il peggio, essa si limita ad accettare l'uomo (e, ovviamente, la donna) per quello che è, in particolare permettendo sbagli e rimedi. L'unica richiesta che la matematica fa è la consistenza (in questo caso, delle liste di preferenza): richiesta particolarmente difficile da realizzare, come dimostrano gli sfortunati tempi moderni, ma almeno non impossibile quanto le pretese dei nostri avversari. Piergiorgio Odifreddi Università di Torino


NASCE IL «TELESCOPIO NAZIONALE» L'occhio di «Galileo» Così l'Italia scruterà il cielo
Autore: BIANUCCI PIERO

ARGOMENTI: OTTICA E FOTOGRAFIA, TECNOLOGIA, ASTRONOMIA
NOMI: JUAN CARLOS DI SPAGNA, SCALFARO OSCAR LUIGI, BARBIERI CESARE
LUOGHI: ESTERO, EUROPA, SPAGNA, CANARIE
TABELLE: T. TAB., C., D. IDENTIKIT DEL TELESCOPIO «GALILEO» ======================================================== Costo 60 miliardi --------------- Può fotografare stelle un milione di volte più deboli delle più fioche stelle visibili a occhio nudo --------------- Diametro dello specchio: 3,58 metri --------------- Spessore dello specchio: 24 centimetri --------------- Lunghezza focale: 21 e 39 metri --------------- Lavorazione ottica: Zeiss, Germania --------------- Struttura meccanica: Ansaldo, Italia --------------- Peso dell'edificio girevole: 260 tonnellate --------------- Direzione scientifica: Cesare Barbieri --------------- Inizio funzionamento: autunno 1996 -------------------------------------------------------- MAPPA DELLE ISOLE CANARIE. Il Telescopio Nazionale «Galileo» si trova a Roque de los Michacos (La Palma). Il Telescopio francese «Themis» si trova a Izana (Tenerife) -------------------------------------------------------- SCHEMA OTTICO DEL TELESCOPIO «GALILEO» ========================================================

IL re di Spagna Juan Carlos e il nostro presidente Scalfaro il 29 giugno saranno alle Canarie, nell'isola di La Palma, a 2400 metri sull'Oceano Atlantico, per inaugurare il telescopio nazionale italiano «Galileo»: uno strumento del valore di una sessantina di miliardi che renderà l'astronomia del nostro Paese ancora più forte in campo internazionale. Il 30 giugno nella vicina isola di Tenerife si inaugurerà il telescopio francese per lo studio del Sole «Themis», al quale l'Italia contribuisce con il 20 per cento. Dopo il rito diplomatico del 29 giugno, sul telescopio «Galileo» inizierà un serrato lavoro di messa a punto che lo metterà in condizione di scrutare il cielo all'inizio dell'autunno. Il nostro Paese avrà così finalmente uno strumento di notevoli dimensioni - specchio principale da 3 metri e mezzo - e in una località con un cielo di qualità eccezionalmente buona, da dove potrà vedere oggetti di magnitudine 24-25, cioè oltre un milione di volte più deboli delle più fioche stelle visibili a occhio nudo. Il quartier generale del progetto «Galileo» è a Padova, a due passi dalla torre del castello di Ezzelino da Romano che ospita la vecchia sede dell'Osservatorio e dal quartiere dove nel Seicento Galileo Galilei faceva le sue rivoluzionarie osservazioni. Gli uffici sono in un basso fabbricato: quattro o cinque stanze, computer, bacheche dove disegni e fotografie documentano il procedere dei lavori. A quest'impresa, come responsabile del progetto, dal 1988 dedica tutto il suo impegno il professor Cesare Barbieri, dell'Università di Padova. C'è voluto molto tempo prima di partire, ma poi le cose sono andate avanti speditamente. Gli astronomi italiani hanno incominciato a sognare un telescopio nazionale negli Anni 60. La storia sarebbe lunga e non vale la pena di raccontarla tutta. Un disco di vetro ottico largo tre metri e 60 fu già acquistato 35 anni fa e giacque per un pezzo ad Arcetri, sulle colline di Firenze. Mancavano i soldi per fare il resto. Allora sembrava che l'Osservatorio nazionale dovesse sorgere a Toppo di Castelgrande, sul confine tra Basilicata e Campania, una zona risparmiata dall'inquinamento luminoso e con una promettente stabilità atmosferica. Ma con il passare degli anni le tecnologie facevano grandi passi, mentre il progetto rimaneva al palo. Negli Anni 70 un telescopio da tre metri e mezzo sarebbe stato competitivo con quello da 5 metri di Monte Palomar e alla pari con un ristretto numero di altri strumenti (Cerro Tololo, Kitt Peak, Siding Spring, Eso, Lick). Oggi si affaccia una nuova generazione di telescopi giganteschi e costruiti con criteri completamente nuovi. Alle isole Hawaii, è in funzione «Keck», un telescopio con specchio a tasselli dal diametro di 10 metri; telescopi da 8 metri stanno entrando in scena; all'Osservatorio australe europeo di La Silla (Cile), cui partecipa anche l'Italia, è in costruzione il VLT (Very Large Telescope), uno strumento equivalente a un'apertura di 16 metri ottenuto facendo lavorare insieme quattro telescopi da 8,2 metri ciascuno. L'elettronica e l'informatica sono entrate a far parte integrante delle nuove ottiche: la forma degli specchi, ora non più massicci come un tempo ma incredibilmente sottili, viene tenuta sotto controllo in tempo reale da un calcolatore che pilota una serie di «pistoni» i quali, con la loro pressione applicata sul retro dello specchio, correggono ogni distorsione meccanica. Nuovissime tecniche permettono alle ottiche adattive di compensare anche i disturbi dovuti alla turbolenza atmosferica. Non tutto il male viene per nuocere. Il telescopio nazionale italiano arriva tardi ma in compenso ha potuto fruire di tutta l'esperienza accumulata da queste ottiche altamente innovative. In particolare, il punto di riferimento è stato l'Ntt, il New Technology Telescope dell'Osservatorio australe europeo (Eso), il primo grande strumento che abbia sperimentato con pieno successo l'idea dello specchio deformabile. «Galileo», quindi, non avrà le dimensioni ciclopiche dei telescopi dell'ultima generazione, ma senza dubbio adotta le tecnologie più raffinate e più sperimentate che siano oggi disponibili. Lo specchio principale, in Zerodur, è spesso soltanto 24 centimetri, ha un diametro di 3 metri e 58 centimetri, e concentra la luce su uno secondario di 87. Questo a sua volta rinvia il fascio a uno specchio piano di forma ellittica con l'asse maggiore di 84 centimetri. La lavorazione dello specchio maggiore, curata dalla Zeiss, è così precisa che l'ottanta per cento della luce confluisce in uno spazio angolare di 8 centesimi di secondo d'arco: le stelle appariranno quindi virtualmente puntiformi. L'immagine si può formare in due punti focali Nasmyth ruotando lo specchio piano (f/11, lunghezza focale 39 metri) o in un punto focale tipo Cassegrain (f/6, lunghezza focale 21 metri). Sullo specchio principale agiscono 78 «attuatori» motorizzati, ognuno dei quali, su indicazioni del computer, può esercitare una pressione fino a 200 chilogrammi con variazioni di 10 in 10 grammi, correggendo le deformazioni. Lo specchio piano può oscillare fino a 10 volte al secondo per contrastare la degradazione dell'immagine dovuta alla turbolenza dell'aria. Come in tutti i telescopi dell'ultima generazione, la montatura (firmata dall'Ansaldo) è altazimutale: un computer provvede all'inseguimento degli oggetti celesti con la risoluzione di un centesimo di secondo d'arco. Lo strumento appoggia su un pilone centrale di cemento alto quasi dieci metri, mentre l'edificio che lo protegge (Zollet Ingegneria) è costruito su fondamenta indipendenti, ha un diametro di 16 metri, è alto 24 e ruota con il telescopio: 260 tonnellate che si spostano dolcemente con precisione millimetrica. Roque de los Muchachos, la località che ospita «Galileo», è già uno dei più importanti centri di osservazione astronomica del mondo, con una forte concentrazione di telescopi inglesi (tra i quali uno da 4 metri), spagnoli, tedeschi, dei Paesi scandinavi e altri ancora). L'Osservatorio sorge a 2400 metri sull'orlo di una splendida caldera vulcanica e gode di ottime condizioni climatiche. La coltre nuvolosa che spesso avvolge La Palma come le altre isole Canarie si ferma infatti a quota duemila, lasciando le vette sotto un cielo limpido, buio e con minime turbolenze. L'astronomia di avanguardia si fa sempre di più con strumenti spaziali. Ma i telescopi al suolo non sono per questo meno indispensabili: senza di essi la ricerca fatta dallo spazio resterebbe senza orientamenti e senza approfondimento. «Galileo» darà alla comunità astronomica italiana, una delle più qualificate nel mondo, un'arma in più. Non potentissima, ma certamente ben acuminata. Piero Bianucci


A ROMA ASTRONOMI A CONGRESSO
Autore: P_BIA

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, FISICA, CONGRESSO
NOMI: MACCHETTO DUCCIO
ORGANIZZAZIONI: SAIT
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, ROMA

L'ASTROFISICA alle soglie del 2000 è il tema del congresso della Società astronomica italiana (Sait) iniziato ieri vicino a Roma, all'Osservatorio di Monte Porzio Catone, per concludersi sabato. Una giornata e due mostre («La fisica... che gioco» e «Nello spazio guardando lo spazio», una galleria delle più belle immagini riprese da sonde Nasa) sono dedicate alla divulgazione. Duccio Macchetto, responsabile europeo del programma Space Telescope, ha portato al convegno Sait le ultime scoperte compiute con il telescopio spaziale «Hubble» sulle «galassie attive», cioè quelle giovani galassie che dal loro nucleo emettono grandi quantità di energia. Il fenomeno è legato alla presenza di un buco nero supermassiccio che accelera grandi quantità di materia in un disco vorticante, prima di inghiottirla. «Abbiamo studiato a fondo le galassie di Seyfert - spiega Macchetto - e abbiamo visto che non ne esistono due tipi, semplicemente il loro aspetto cambia a seconda del punto di vista: sono più brillanti se guardiamo frontalmente il disco intorno al buco nero, meno brillanti se lo osserviamo di profilo, con tutte le situazioni intermedie. Un'altra novità è che con il telescopio spaziale siamo riusciti a vedere nell'ottico i particolari dei getti di materia che escono da alcune galassie, come M 87. Questi getti prima si osservavano solo nelle onde radio. E' importante, invece, studiarli nell'ottico per scoprire il luogo dove avviene l'accelerazione del getto. Stiamo anche facendo misure della velocità dei getti, che è vicina a quella della luce: tra qualche anno queste osservazioni ci daranno dati molto precisi. Inoltre abbiamo scoperto varie altre galassie con getti di materia, per cui ora è possibile farne uno studio statistico.». (p. bia.)


IN BREVE «Ariane 5», lancio il 25 maggio
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
ORGANIZZAZIONI: ARIANE 5
LUOGHI: ITALIA

Il super-razzo europeo «Ariane 5» avrà l'attesissimo battesimo del volo il 25 maggio. Alla base spaziale di Kourou, nella Guyana francese, fervono gli ultimi preparativi. Il lanciatore, secondo soltanto allo Shuttle, sarà la punta di diamante dell'Europa in campo spaziale nei prossimi dieci anni. Il primo lancio servirà a mettere in orbita i quattro satelliti dell'Esa «Cluster», per lo studio del vento solare e della magnetosfera intorno alla Terra.


IN BREVE Sul Big Bang missione europea
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, ASTRONOMIA, FISICA
ORGANIZZAZIONI: ESA
LUOGHI: ITALIA

L'Agenzia spaziale europea (Esa) ha scelto la prossima missione del suo programma scientifico: un satellite per studiare la «radiazione fossile», cioè le microonde che pervadono l'intero universo e che sono il residuo dell'enorme energia liberatasi nel Big Bang. La missione, chiamata «Cobras-Samba» permetterà di vedere con precisione le minime fluttuazioni della radiazione fossile scoperte dal satellite americano «Cobe».


IN BREVE Denti impiantati i casi difficili
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, TECNOLOGIA
NOMI: ROWLAND RANDALL, RUSPA ALDO
LUOGHI: ITALIA

Occorrono una prevenzione primaria e una secondaria per mantenere i propri denti per tutta la vita: prima, cioè, di arrivare all'estrazione come «extrema ratio» e alla protesi (fissa o mobile) a seconda delle circostanze. Ne possono però risultare infiammazioni del cavo orale (perimplantiti) per inadeguatezza dell'osso, una tecnica chirurghica inadatta o la scarsa risposta dell'«ospite»: sul tema «Eziologia e trattamento delle perimplantiti» Randal W. Rowland, dell'Università di Detroit, parlerà il 9 maggio a Torino (ore 21, sala S. Paolo, via S. Teresa 0) su invito del Centro odontostomatologico presieduto da Aldo Ruspa.


STRIZZACERVELLO
ARGOMENTI: GIOCHI
LUOGHI: ITALIA

I fiammiferi matematici Diciotto fiammiferi, quelli della figura, formano due rettangoli, la cui area è una il doppio dell'altra. Con questi diciotto fiammiferi costruire altre due figure tali che la prima sia il triplo della seconda. Si tenga presente che le due figure non hanno lati in comune, e che l'unità di misura delle aree è il «fiammifero al quadrato», cioè il quadretto costruito con quattro fiammiferi. La soluzione domani nella pagina delle previsioni del tempo.




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