TUTTOSCIENZE 7 giugno 95


STATISTICA La vita più spericolata? Quella da scapolo, in campagna La percezione dei rischi spesso è irrazionale: ecco che cosa ci accorcia davvero l'esistenza
Autore: VOLPE PAOLO

ARGOMENTI: DEMOGRAFIA E STATISTICA, MEDICINA E FISIOLOGIA, PSICOLOGIA
NOMI: AMES BRUCE
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. TAB. I RISULTATI DELL'INDAGINE SULLE SPERANZE DI VITA ========================================================= Causa Diminuzione di speranza di vita (giorni) --------------------------------------------------------- Essere single (uomo) 3500 ------- Essere single (donna) 1600 ------- 20 sigarette/giorno 2300 ------- 30% di sovrappeso 1300 ------- Vivere in campagna anziché 1500 in città (mancanza di comfort) ------- 10% di sovrappeso 470 ------- Fumatore di pipa 220 ------- Vivere in Campania anziché 12 in Valle d'Aosta (maggiore radioattività naturale) ------- Convivere con impianti nucleari 0,1 =========================================================

QUALCHE tempo fa l'agenzia di protezione ambientale americana (Epa) ha posto il problema delle acque potabili, trovate contaminate da innumerevoli sostanze giudicate «cancerogene», per esempio il tricloroetilene. Secondo Bruce Ames, professore di biologia all'Università di Berkeley, tanto autorevole in materia da aver dato il proprio nome ai test di cancerogenicità, un litro d'acqua contenente fino a 0,25 parti per milione di tricloroetilene (molto più di quanto ammesso dalle norme europee) sarebbe 350 volte meno cancerogeno di un panino di burro d'arachidi, 550 volte meno di un piatto di pasta al pesto e addirittura 2000 volte di meno di un boccale di birra. Questo è un esempio chiaro di come la percezione del rischio, oggi basata quasi esclusivamente sull'illusoria convinzione che tutto ciò che è naturale è «buono» e tutto ciò che è artificiale è «cattivo», sia errata. La valutazione del rischio implica, oltre al possesso di conoscenze interdisciplinari, l'uso di metodi adeguati e la disponibilità di dati affidabili. Ma anche chi è in possesso di questi requisiti ed esegue valutazioni di rischio impeccabili, riesce difficilmente a convincere il pubblico, perché l'accettabilità è fortemente influenzata da un atteggiamento psicologico non sempre basato su considerazioni razionali. Una indagine molto ampia condotta su individui di levatura culturale «medio-alta» ha dimostrato come in assenza di dati particolareggiati l'errore tra la valutazione di pericolosità di una attività e il rischio reale che essa comporta è spesso elevato. Per esempio, nel caso della vaccinazione il rapporto tra rischio reale e rischio percepito è 0,012; per l'energia nucleare 0, 25; per i contraccettivi 0,26; per lo sci 0,45; per la chirurgia 0,9; per la motocicletta 3,3; per la caccia 4; per l'auto 6; per il fumo 11; per l'elettricità 12; per l'alcol 20. Scarti notevolmente maggiori si ottengono se l'indagine viene svolta tra individui di cultura inferiore. Un rischio può essere valutato per deduzione analogica indiretta, solitamente in base a esperimenti calibrati in laboratorio. E' il caso citato in precedenza delle sostanze naturali a rischio (vegetali molto aromatici, grassi animali e vegetali, eccetera) ma anche quello di molti inquinanti artificiali, incluso l'inquinamento urbano. Un altro criterio è quello che si basa su precise statistiche desunte dall'osservazione di categorie di persone con ben determinate abitudini o situazioni di vita. Poiché queste abitudini o situazioni «a rischio» portano inequivocabilmente ad una morte precoce rispetto alla vita media degli individui del contorno, privilegiati e senza vizi, l'entità del rischio per ogni categoria è espressa in giorni di DSV, Diminuzione di Speranza (si noti: speranza, non certezza) di vita. Celebre è l'elenco delle DSV delle società assicuratrici statunitensi (di cui un estratto è nella tabella accanto) molto credibile perché stilato a fini economici. Emergono situazioni insospettate, come la scarsa longevità dei single o come il fatto che la vita in città, nonostante l'opinata nocività dell'atmosfera urbana, sia una prospettiva migliore che non la vita in campagna, che non offre stimoli e servizi. Dalla tabella che pubblichiamo risulta evidente la discrepanza tra l'opinione basata sul senso comune e la realtà basata sulla statistica: una persona non sposata viene ritenuta «senza preoccupazioni», una di costituzione robusta «in salute» e chi vive in campagna «fortunato perché respira aria buona e vivrà di più»; le statistiche dimostrano il contrario. Ci sono poi rischi che conviene accettare, e sono quelli connessi a pratiche dalle quali si ha anche un beneficio. Ad esempio, tutti accettiamo di sottoporci a radiografie, anche se a ciascuna di esse è associata una diminuzione di speranza di vita in media di 2-3 giorni, perché le informazioni diagnostiche che ci forniscono ci danno vantaggi (per esempio evitare la morte a breve termine) di fronte ai quali l'eventuale perdita di 2-3 giorni di vita è accettabile. E' comunque importante che attraverso alla divulgazione scientifica si tenti di correggere la percezione del rischio in modo che questa raggiunga valori più realistici. Infatti un diffuso errore in questa valutazione ha conseguenze non solo sui singoli ma anche - come nel caso dell'energia nucleare - di portata sociale ed economica sulla collettività. Paolo Volpe Università di Torino


FUORIBORDO E la barca va Con un motore a quattro tempi
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D.T. Come funziona un motore a quattro tempi

Ciclo del motore a quattro tempi


IN BREVE Il bisturi sul volto
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA, RICCIONE (RN)

Si è concluso il 3 giugno a Riccione il IX congresso di chirurgia maxillo-facciale: tra i temi, lo studio di nuovi protocolli con l'obiettivo di ridurre la spesa sanitaria. Tel.: 051-622.51.91.


IN BREVE Aids: vaccini e terapia genica
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA, NAPOLI (NA)

Il 15-16 giugno si terrà a Napoli, Castel dell'Ovo, un work shop internazionale sullo sviluppo di vaccini e di terapie geniche contro l'Aids. Tra i partecipanti saranno presenti con relazioni i maggiori esperti del settore a livello mondiale: Gallo, Montagnier, Fauci, Osmanov, Weber, Wolf, Chieco-Bianchi e Aiuti. Per ulteriori informazioni, tel. 081-5903.454.


IN BREVE Una giornata per la salute
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: OMS
LUOGHI: ITALIA, TRENTO (TN)

Il 17 giugno, promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), si terrà a Trento una «giornata» per presentare alcuni risultati del progetto pilota «Investire in salute», lanciato dall'Oms nelle province di Trento e Bolzano.


IN BREVE Divulgazione a Trieste
ARGOMENTI: DIDATTICA
ORGANIZZAZIONI: SISSA
LUOGHI: ITALIA, TRIESTE (TS)

Continuano alla Sissa di Trieste i corsi di specializzazione in giornalismo scientifico: il 9 e 10 giugno si parlerà degli acceleratori di particelle.


IN BREVE Il Premio G.E. per tecnopolimeri
ARGOMENTI: TECNOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: GENERAL ELECTRIC PLASTICS, OLIVETTI, GALATRON, AMP, MERLONI, ZPTER
LUOGHI: ITALIA

Sono stati assegnati i premi della General Electric Plastics per le migliori applicazioni dei tecnopolimeri. Le aziende vincitrici sono Olivetti, Galatron, Amp, Merloni e Zpter.


IN BREVE Metti in banca il tuo Dna
ARGOMENTI: GENETICA
ORGANIZZAZIONI: BIOLIFE
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «Programma Arka»

Si chiama «Programma Arka»: consente di registrare il proprio Dna e depositarlo in una banca per eventuali future applicazioni terapeutiche. L'iniziativa è della Biolife di Lugano.


IN BREVE Due astronauti sabato a Torino
ARGOMENTI: ASTRONAUTICA
NOMI: MALERBA FRANCO, CHELI MAURIZIO, GUIDONI UMBERTO, LESCHIUTTA SIGFRIDO, SCARSI LIVIO
LUOGHI: ITALIA, TORINO (TO)

Franco Malerba, l'astronauta che ha volato sullo Shuttle con il «satellite al guinzaglio», e Maurizio Cheli, che ripeterà quell'esperimento con Umberto Guidoni nella primavera '96, interverranno con Sigfrido Leschiutta e Livio Scarsi alla serata aperta al pubblico «Torino nello spazio», nella ex Sala Seat (via Bertola 34), ore 21 di sabato 10 giugno. Per informazioni, tel. 011-562.72.60.


Tuttoscienzescuola va in vacanza

Con questo numero, che cade proprio l'ultimo giorno di scuola, questa pagina di «Tuttoscienze» chiude e lascia un po' più di spazio alle altre sezioni. Riprenderà in settembre, con le consuete rubriche.


Prova certa Parla Basilio Catania
AUTORE: V_RAV
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, COMUNICAZIONI, TECNOLOGIA
PERSONE: CATANIA BASILIO
NOMI: MEUCCI ANTONIO, BELL ALEXANDER GRAHAM, WALLACE WILLIAM, CATANIA BASILIO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Invenzione del telefono

DICE Basilio Catania: «Scopo del mio lavoro è portare prove convincenti sulla veridicità del Memorandum Book di Meucci, riabilitandolo dall'accusa, implicita nella sentenza del giudice Wallace, di essere un povero ingenuo, che credeva di aver inventato il telefono mentre non aveva fatto altro che trastullarsi col solito gioco dei bambini che parlano con due scatole attraverso un filo teso, o peggio ancora, di essere stato un disonesto, rivendicando come sua l'invenzione di un altro». Meucci fu derubato della sua invenzione? «Non desidero esprimere alcun giudizio diminutivo o denigratorio nei riguardi di Bell. Non ho motivo di dubitare della sua buona fede nè, tantomeno, del suo livello umano e scientifico. La storia è piena di invenzioni sovrapposte in tutto o in parte a quelle di altri, molto spesso all'insaputa dell'altrui metodo». Per compiere questo lavoro di ristabilimento della verità Catania dal 1989, con il sostegno finanziario della Stet, ha scavato negli archivi dell'Avana, dove Meucci visse per 14 anni, e in quelli degli Stati Uniti, dove l'inventore italiano risiedette dal 1850 fino alla morte, nel 1889. Il risultato è un primo volume di 500 pagine già pubblicato, «Antonio Meucci - L'inventore e il suo tempo», edito dalla Seat, un secondo previsto tra pochi mesi e altri due che seguiranno. Il materiale della ricerca, 13 mila pagine, è stato inserito dall'autore su computer: sarà così possibile metterlo su dischetto a disposizione degli studiosi. Ev. rav.Y


UN DOCUMENTO CHIUDE LA DISPUTA Meucci, rivincita Suo il primo telefono
AUTORE: RAVIZZA VITTORIO
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, COMUNICAZIONI, TECNOLOGIA
PERSONE: MEUCCI ANTONIO
NOMI: BELL ALEXANDER GRAHAM, CATANIA BASILIO, WALLACE WILLIAM, MEUCCI ANTONIO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Invenzione del telefono

ANTONIO Meucci ebbe la prima intuizione del telefono in cicostanze davvero curiose. Nel 1849 l'emigrante fiorentino aveva 41 anni e le vicende della vita lo avevano portato all'Avana a lavorare come tecnico di palcoscenico per il Gran Teatro Tacon. A tempo perso, però, si occupava di elettroterapia, una pratica piuttosto fumosa ma molto in voga in quegli anni. Il suo paziente del momento soffriva di reumatismi alla testa; e Meucci lo curava usando un'attrezzatura composta da due elettrodi costituiti da una linguetta di rame con un manico isolato, collegati da un filo a una batteria (posta in un'altra stanza a una ventina di metri di distanza); a un certo punto Meucci ordina al paziente di mettere in bocca la linguetta di rame, poi si trasferisce con il suo elettrodo nella stanza dove è situata la batteria; e appena collega il filo alla batteria il malcapitato paziente avverte una scossa alla lingua e lancia un lamento; Meucci, nonostante i muri e la distanza, lo sente chiaramente, riprodotto dalla linguetta di rame. Un lamento «telefonato». Poco dopo questa scoperta l'inventore si trasferì negli Stati Uniti, dove realizzò telefoni sempre più efficienti. Come tutti sanno, però, l'invenzione del telefono fu attribuita ad Alexander Graham Bell; e mentre costui creava un impero finanziario, la American Bell Telephone Co., l'italiano viveva i suoi ultimi anni in povertà in una casetta a Long Island, New York, che gli era stata donata dagli italiani d'America. Ora Basilio Catania, studioso di telecomunicazioni, ex direttore dello Cselt di Torino, ha scoperto nei National Archives di Washington un documento inedito dal quale risulta senza possibilità di equivoci la priorità dell'italiano. Il documento fa parte dell'enorme quantità di carte dei processi con cui Meucci tentò invano di rivendicare l'invenzione. La sentenza emessa il 19 luglio 1887 dal giudice William J. Wallace decretava che Meucci aveva semplicemente realizzato la trasmissione della voce per via meccanica («Tesi estremamente puerile e offensiva per Meucci - sottolinea Catania - dal momento che anche i bambini sapevano come fare un buon telefono a filo teso da almeno un paio di secoli») mentre, diceva, il dispositivo «non ha prodotto nulla di nuovo nell'arte della trasmissione della parola per mezzo dell'elettricità». E' proprio questo il punto. Catania porta le prove che la trasmissione di Meucci era invece di tipo elettrico. In vista del processo l'inventore italiano aveva ricostruito graficamente 26 modelli di telefono da lui realizzati, ma non aveva potuto portare i modelli reali; questi erano stati venduti a un rigattiere dalla moglie Ester nel 1871, in un momento di drammatica difficoltà, per poter curare lo sfortunato inventore, ustionato a bordo di un traghetto in fiamme. Al processo l'italiano aveva portato una cinquantina di dichiarazioni giurate di persone che affermavano di aver sentito Meucci parlare del telefono prima che Bell presentasse il suo brevetto nel 1876; e aveva appoggiato queste dichiarazioni con un brogliaccio di appunti (il Memorandum Book) sul quale erano annotati alcuni risultati dei suoi esperimenti; in particolare quello del 27 settembre 1870 indicato come reperto 109. Questo consiste nel testo in inglese del Memo randum Book, ma senza i disegni. Disegni che, se fossero stati attentamente esaminati dal giudice Wallace e dal suo consulente tecnico Charles R. Cross, docente di fisica al Massachusetts Institute of Thechnology e amico di Bell, avrebbero potuto convincerli che i modelli di Meucci «mostravano chiaramente - dice Catania - le parti essenziali (elettromagneti, diaframma metallico, bobine) di un telefono elettrico e non meccanico». Il documento scoperto da Catania è un affidavit, cioè una dichiarazione giurata, rogata da un avvocato di origine italiana di New York, Michele Lemmi, il 28 settembre 1885; esso contiene la traduzione in inglese dell'appunto relativo all'esperimento del 27 settembre 1870 ma stavolta corredato dei famosi disegni. L'appunto parla di trasmissioni che Meucci definiva «long distance». Annotava Meucci: «Ho messo nel mezzo del filo conduttore un ferro di cavallo magnetizzato, con le due barre, cioè i due poli N. e S. uniti al conduttore; mi ha dato buona soddisfazione, ma se il conduttore fosse stato di rame anziché di ferro penso che sarebbe stato meglio»; riferendosi a un altro disegno l'inventore parlava di «collegare al centro del conduttore una grossa bobina, mettendo al centro di detta bobina una barretta di ferro fortemente magnetica»; e a proposito di un altro disegno ancora annotava: «Il miglior metodo consiste nel mettere la bobina con la magnetite (ma il ferro di cavallo è superiore) prima dello strumento, sia ricevitore che trasmettitore (...) mettendo il conduttore come è dimostrato dal disegno». Dice Catania: «Questo documento prova che Meucci aveva scoperto quella che molti anni più tardi sarebbe stata chiamata la pupinizzazione delle linee telefoniche, una tecnica che consente di ottenere un aumento della distanza inserendo lungo la linea, a determinati intervalli, opportune induttanze di carico». Altre note antecedenti dimostrano, dice Catania, che «fin dal maggio 1863 Meucci aveva osservato che la qualità della linea caricata induttivamente era così buona che si poteva fare a meno della batteria... All'epoca dei vari processi nessuno si rese conto dell'importanza di questi appunti sul carico induttivo, semplicemente perché questa tecnica non era conosciuta». Vittorio Ravizza


PROBLEMI DI PESO Mangia proteine, ti sazi più in fretta Uno studio dimostra come i carboidrati facciano aumentare l'appetito
Autore: CALABRESE GIORGIO

ARGOMENTI: ALIMENTAZIONE, MEDICINA E FISIOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: DISTAM
LUOGHI: ITALIA, MILANO (MI)

COLORO che hanno sempre fame e ingrassano facilmente hanno un solo grande problema: saziarsi. Ma lo fanno sempre troppo in ritardo e riescono a introdurre una quantità incredibile di cibo. La sazietà però non dipende solo da quanto si mangia, ma anche da che cosa si mangia. Ogni alimento, infatti, ha un effetto diverso sulla sazietà, grazie alle sue caratteristiche fisiche e chimiche. Un interessante lavoro di Testolin, direttore del Distam dell'Università di Milano, e dei suoi collaboratori, prova che i cibi con molte proteine saziano più velocamente e in misura maggiore rispetto a quelli che hanno più carboidrati: carne e verdura, insomma, ci appagano più della pasta e del pane. Questi ultimi farebbero addirittura aumentare l'appetito. Un antipasto (detto pasto precarico) molto ricco di proteine riduce di un quarto l'appetito se si continua a mangiare, nelle persone con peso nella norma. Dopo un pasto proteico (carne), con il 45% di proteine e il 28% di carboidrati, abbiamo una minore voglia di mangiare, di quando si mangia la pasta, ricca di carboidrati, con 59% di glicidi e 13% di proteine. Sono stati confrontati anche gli effetti sazianti di due pasti vegetariani, uno contenente molte proteine (43%) e l'altro poche (10%). Il risultato finale è stato sempre lo stesso: il cibo con più proteine favorisce una più immediata sazietà. Per dimostrarlo, gli studiosi milanesi hanno preparato del roast-beef e della pasta al sugo, con due porzioni a calorie diverse (quindi in tutto quattro porzioni). Poi, dopo tre quarti d'ora, hanno somministrato un pranzo libero formato da formaggio Camembert e pane comune (pasto test). Sono state quindi valutate le risposte dei volontari (tutti universitari) a un questionario per valutare la sazietà, la pienezza, il desiderio di mangiare e la quantità di cibo assunta dopo, nel pranzo libero. Sono stati anche valutati gli aminoacidi, sostanze che formano le proteine, come i vagoni formano un treno. Le differenze fra il triptofano e gli aminoacidi neutri non sono eclatanti. Perché gli aminoacidi? Perché si è studiata, a livello cerebrale, la sintesi di serotonina (detto «ormone del buon umore»), un neuro-trasmettitore che equilibra e media la sazietà. L'Indice di efficienza saziante (Ies) del roast-beef è risultato uguale a 1, 1, quindi maggiore dell'Ies della pasta al sugo, pari a 0,5. Ciò indica che mangiando più roast-beef si ha meno fame, dopo, di pane e Camembert. Se vogliamo avere lo stesso effetto con la pasta al sugo, dobbiamo mangiarne proprio tanta, a causa del suo basso indice di sazietà. Però, se utilizziamo il roast-beef a più alto contenuto calorico, cioè 40 gr. di proteine, i soggetti si sentono più sazi e pieni, mentre se ne assumiamo solamente 27 grammi, l'effetto saziante è molto ridotto. Dunque, tutto sommato, non è la sintesi della serotonina a condizionare la sazietà di una persona, ma forse la qualità e la quantità di proteine nei confronti dei carboidrati. Possiamo concludere che, a parità di calorie, prima di fare un pranzo conviene iniziare mangiando carne (paillard o roast-beef) accompagnata da un bel piatto di crudité, perché ci sazia di più e in fretta, piuttosto che iniziare con un piatto di pasta al sugo. Ciò non vuol dire eliminare quest'ultima, ma farla seguire come piatto di completamento per rendere equilibrata la dieta giornaliera. Giorgio Calabrese Università Cattolica, Piacenza


PILLOLA ANTIPULCI Mordi il gatto e diventi sterile
Autore: ANSALDO LUCA

ARGOMENTI: CHIMICA, ZOOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: CIBA ANIMAL HEALTH
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Lufenuron, antiparassitari, pulci

STERILIZZATE le pulci] E' l'invito rivolto dai veterinari a chi ha cani e gatti infestati. La proposta potrebbe sembrare azzardata, ma oggi è possibile applicare ai fastidiosi parassiti un vero e proprio programma anticoncezionale. Dopo anni di studi, i ricercatori della Ciba Animal Health hanno messo a punto un nuovo principio attivo, il lufenuron. E' una molecola rivoluzionaria, capace di interagire con la sintesi del principale e specifico costituente dell'esoscheletro degli insetti, la chitina. Il lufenuron appartiene alla classe degli Igr (regolatori di crescita degli insetti), un insieme di molecole di nuova generazione capaci di inibire lo sviluppo dei parassiti senza indurre effetti tossici sull'ambiente e sugli animali superiori. L'attività di quest'ultimo ritrovato si esplica a vari livelli, durante la genesi dell'embrione, nel corso della muta larvale e a livello di schiusa delle uova. Il dente chitinoso, utilizzato di norma dalle larve per rompere il guscio dell'uovo, diventa troppo soffice per servire allo scopo. Il risultato non è l'uccisione delle pulci adulte ma l'interruzione del loro ciclo biologico per la mancata schiusa delle uova. Questa raffinata strategia di lotta alle pulci vuole porre fine a una interminabile serie di insuccessi dovuti sia allo svilupparsi di ceppi di pulci resistenti ai tradizionali antiparassitari, sia a uno scorretto approccio al problema da parte del proprietario dell'animale. Dei nove milioni di famiglie che possiedono un cane o un gatto in Italia, si ritiene che solo il 10 per cento si affidi alle cure del veterinario. Na deriva un ampio ricorso al «fai da te», che non risolverà mai il problema. Le pulci dei nostri animali domestici sono una quantità irrisoria, solo il 5 per cento del totale. Il restante 95 per cento è diffuso sotto forma di uova, larve e pupe nell'ambiente domestico. La femmina adulta si alimenta con pasti di sangue sulla cute dell'animale e depone ogni giorno 20-30 uova, che cadono dal mantello nell'area circostante. Si calcola che in un ambiente privo di predatori, a una temperatura di 21I', quattro pulci che depongono tredici uova al giorno sono in grado di produrre in tre mesi 500 pulci adulte e 2500 larve immature. L'ambiente domestico offre condizioni di umidità, temperatura e disponibilità di alimentazione perfette per lo sviluppo delle pulci. Il riscaldamento nel periodo invernale non fa altro che protrarre l'infestazione anche nei mesi freddi, naturalmente ostili agli insetti. E' chiaro che di fronte a simili potenzialità il ricorso a interventi occasionali sugli adulti, volti a eliminare solo il 5 per cento delle pulci presenti sull'animale, risulterà vano. Le restanti forme immature continueranno a svilupparsi costituendo una fonte di infestazione permanente. Alcuni proprietari sperano di risolvere il problema allontanando dall'ambiente l'animale parassitato. Nulla di più sbagliato. In assenza del cane o del gatto, ospiti prediletti dalle pulci, il parassita non disdegna il sangue umano, con la conseguenza che i neonati affamati di sangue assaliranno le caviglie del malcapitato. Gli antiparassitari che agiscono sull'ambiente sono efficaci solo se applicati in modo estremamente rigoroso, cosa spesso difficile da attuare. Le larve delle pulci, infatti, appena sgusciate dall'uovo rifuggono la luce e si rintanano in una miriade di nascondigli (tappeti, battiscopa, moquette, palchetti) difficilmente aggredibili. Anche con il lufenuron si è posto il problema di come somministrarlo a tutte le femmine adulte presenti nell'ambiente. La difficoltà è stata superata facendo ingerire il principio attivo agli animali domestici. Questi si comportano infatti come una calamita per le pulci. Isolati in una stanza infestata, vengono letteralmente assaliti dai parassiti, che si insediano nella loro pelliccia con un prodigioso salto di parecchi centimetri. Il cane e il gatto possono così essere sfruttati come vettori del farmaco senza venirne intossicati, vista la specificità del meccanismo d'azione. La pulce che succhia il sangue di un animale trattato assume una quantità di lufenuron sufficiente per renderla sterile: nell'arco di 24 ore inizierà già a produrre uova non vitali. Luca Ansaldo


ESTATE, GUAI ALLE VENE Di nuovo le gambe gonfie] Parte una campagna di prevenzione
Autore: TRIPODINA ANTONIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

OTTO milioni di italiani hanno problemi con le vene delle gambe: per questo fino al 31 luglio si svolgerà una campagna gratuita di prevenzione denominata «Salute delle gambe» a cui aderiscono numerosi centri flebologici a Milano, Torino, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo e in altre città minori (per informazioni, tel. 02-4800.8502, fax 02- 4800.9144, dal lunedì al venerdì, ore 9-13). Con i primi caldi molti avvertono una spiacevole sensazione di tensione e di pesantezza alle gambe, a volte un vero dolore localizzato al polpaccio, e (di solito verso sera) un gonfiore della parte inferiore della gamba, della caviglia e del dorso del piede. Sintomi che si accentuano se si sta molto tempo in piedi o seduti immobili, ma tendono rapidamente ad attenuarsi se ci si distende. Sono i segni iniziali di una insufficienza venosa, cioè di una difficoltà del sistema venoso degli arti inferiori a ricondurre il sangue dalla periferia verso il cuore. Sistema che può facilmente andare in crisi, dovendo svolgere un compito gravoso: portare il sangue della parte inferiore del corpo per circa 120 centimetri, vincendo la forza di gravità. E' un problema emodinamico di non poco conto, alla cui soluzione concorrono diversi meccanismi in perfetta concordanza funzionale, di cui i più importanti sono: 1) la spinta determinata dalla spremitura, a ogni passo, della «suola venosa», una struttura spugnosa ricca di vasi situata nella pianta del piede che, compressa durante la deambulazione, produce una prima «vis a tergo», per la risalita del sangue; 2) la contrazione dei muscoli del polpaccio e della coscia, nel cui contesto scorrono le vene, che a mò di pompa fa ulteriormente progredire il sangue verso l'alto; 3) il buon funzionamento delle valvole di cui sono provviste le vene che, essendo conformate a «nido di rondine», impediscono la ricaduta della colonna sanguigna verso il basso, consentendo il passaggio del sangue a senso unico, dal basso verso l'alto. Tra una valvola e l'altra, la colonna di sangue viene suddivisa in una serie di piccole colonne, in modo che il peso venga ben ripartito. Il cattivo funzionamento di questi meccanismi causa un aumento della pressione idrostatica sul sistema venoso superficiale, con un rallentamento della circolazione e una maggiore trasudazione di liquido negli spazi extravasali, da cui il gonfiore (edema) nelle zone più declivi già menzionate e le fastidiose sensazioni di tensione e pesantezza degli arti inferiori. La sintomatologia compare anche in assenza di una evidente malattia varicosa (sindrome prevaricosa), che tuttavia non tarderà a manifestarsi, con progressiva dilatazione e tortuosità delle pareti venose, qualora sussista una predisposizione familiare e non vengano attuate fin dalla più giovane età alcune norme capaci di evitare o rallentare il processo. Le donne sono le più colpite, con un rapporto di circa 3 a 1 rispetto agli uomini (per una chiara influenza ormonale), aggiungendo al danno funzionale il disagio psicologico indotto da motivi estetici. Come ritardare e attenuare questo disturbo? Evitare di stare a lungo in piedi, immobili o seduti: la deambulazione attiva la pompa muscolare che tende a svuotare l'asse venoso profondo (se impossibilitati a muoversi, alzarsi frequentemente sulla punta dei piedi); tenere durante il giorno almeno tre volte per 15 minuti le gambe sollevate e dormire con il fondo del letto sollevato di 10-15 centimetri (non è consigliabile l'uso del cuscino sotto le gambe, perché iperestende il ginocchio comprimendo la vena poplitea); curare il corretto appoggio plantare con adeguate calzature, eventualmente ortopediche, perché possa funzionare al meglio la pompa venosa (evitare i tacchi alti); preoccuparsi di una normale funzionalità intestinale in quanto la stipsi, creando una pressione intraddominale, ostacola il ritorno venoso; evitare indumenti molto attillati sugli arti inferiori, mentre è utile l'uso di calze elastiche a compressione graduata, che favoriscono lo svuotamento venoso degli arti; praticare un esercizio fisico quotidiano e sport come nuoto e ciclismo; evitare il sovrappeso. E' utile una dieta ad alto contenuto di fibre, come legumi, verdura, frutta (in particolare arance, limoni e pompelmi, ricchi di vitamina C), mentre andrebbe ridotto l'apporto di sale. E' sbagliato usare diuretici che danno soltanto l'illusione di una riduzione del gonfiore, che ricomparirà subito dopo la sospensione. E' molto dannoso il fumo. Poiché il calore ha un'azione vasodilatatrice che peggiora la situazione, è bene evitare i bagni in acqua a più di 30 gradi e una prolungata esposizione al sole. Antonio Tripodina


CAVALLI AL MACELLO Un viaggio bestiale Nessuno osserva le norme di legge
Autore: BURI MARCO

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, TRASPORTI, MALTRATTAMENTI, ANIMALI
ORGANIZZAZIONI: LAV LEGA ANTIVIVISEZIONE
LUOGHI: ITALIA

«IN nome della razza equina, ci vergogniamo di essere umani». Questa denuncia, che la Lav (Lega Antivivisezione) ha pubblicato recentemente su diversi giornali, si riferisce alle pessime condizioni di trasporto dei cavalli destinati alla macellazione e provenienti in genere dai Paesi dell'Est. Lunghissimi viaggi, a volte senza soste, in situazioni igienico-sanitarie aberranti che causano terribili sofferenze e, in alcuni casi, anche la morte. Non possiamo che condividere la denuncia: come in molte altre situazioni, è il motivo economico, insieme alla grettezza di alcune persone, la causa del maltrattamento di questi animali. Cavalli di basso valore economico, senza attitudini specifiche, vengono trattati in modo ben diverso dai loro compagni più fortunati destinati alle gare, alla riproduzione o a semplici passeggiate. Ci viene subito da domandare: «Ma i controlli e la legge?». Ci sono, e molto chiari. Il problema, come al solito, è farli rispettare. Un decreto legge del 1992 indica livelli e tipi di controlli da eseguire, elencando le varie specie animali alle quali applicarli. Per i cavalli, che rientrano nella classificazione «solipedi domestici», si dettano regole in base alla mole e alle caratteristiche etologiche. La cubatura del mezzo di trasporto (con indici massimi di carico dei soggetti da trasportare) deve essere tale da permettere a ogni animale uno spazio vitale in piedi o coricato, aerazione idonea e protezione dalle variazioni climatiche. Gli equini soffrono l'ammassamento, manifestando aumento della reattività e nervosismo fino a un eccesso di aggressività. Non è consentito per loro viaggiare su veicoli a più livelli. Molto delicate sono le operazioni di carico e scarico, perciò si devono usare passerelle idonee non sdrucciolevoli, ben illuminate, con proporzionate protezioni laterali. Per attutire gli eccessivi rumori prodotti dal calpestio, sia le rampe sia il pavimento devono essere ricoperti da stuoie e paglia. Per lo smaltimento, la pulizia e la disinfezione delle deiezioni, il mezzo utilizzato è controllato alla partenza e dichiarato idoneo da un controllo del Servizio Veterinario Ussl. Nei vagoni ferroviari gli equini e i puledri non domati non devono essere legati nè ferrati agli arti posteriori, che devono essere sempre protetti. La testa del cavallo va posta nel senso di marcia, si devono far viaggiare insieme fattrici e puledri e lasciare spazio maggiore alle cavalle gravide. I controlli veterinari avvengono alla partenza, nei punti di sosta, alle dogane e a destinazione. Non sono previsti, invece, sui trasporti «locali» (distanza massima 50 chilometri). La legislazione classifica il trasporto come «nazionale» , «comunitario» e «internazionale». Quest'ultimo prevede controlli alla frontiera sulla correttezza del viaggio e sulla condizione dei soggetti in transito. Nel certificato di trasporto internazionale c'è una parte che controlla e punisce la non ottemperanza alle regole del trasporto con provvedimenti immediati atti al ripristino del benessere dell'animale: sosta e stabulazione temporanea con le cure necessarie. La legge conferisce anche a una figura giuridica ben precisa la responsabilità di questo benessere durante lo spostamento, indicando la persona fisica del trasportatore o il responsabile della ditta trasportatrice. Questi devono fornire l'assistenza diretta, o attraverso persone specializzate, agli animali e sono obbligati, in caso di inadempienza, al ripristino delle corrette condizioni per consentire la ripresa del viaggio in modo idoneo. Ho accennato in precedenza alle caratteristiche etologiche, ricerca in continua evoluzione che ci fa conoscere sempre più profondamente la sofferenza animale attraverso il linguaggio fatto di indicatori fisiologici, patologici e comportamentali. Nel trasporto si deve puntare alla protezione e al rispetto del benessere del cavallo, con riduzione dei condizionamenti igienico-sanitari e comportamentali. Significa che durante un viaggio si dovranno creare le condizioni di benessere e protezione più vicine all'etogramma naturale dell'animale. Conoscendo le caratteristiche abituali e normali di specie, occorre cercare uno stato di equilibrio per far superare la paura istintiva dello spostamento forzato, assolutamente anomalo. Quindi, precedente acclimatamento senza eccessivo affaticamento, cibo, acqua, buon habitat durante il viaggio, soste nei lunghi trasporti, sono condizioni essenziali per evitare alterazioni organiche o comportamentali che, come abbiamo sottolineato, possono portare a morte i soggetti più deboli e stressati oppure colpire con varie patologie cliniche o reazioni psicologiche, quali ribellione, iperaggressività e automutilazione. Questo è valido ovviamente per tutte le specie animali, non soltanto per i cavalli. Quando però parliamo di quelle spostate per necessità di macellazione, può nascere un conflitto etico. Come mai tanta cura e attenzione per spostare animali che verranno poi uccisi in vari modi più o meno sadici? Una risposta soddisfacente è difficile e complessa perché coinvolge in un delicato equilibrio coscienza, interessi economici e necessità alimentari. Per ora iniziamo dalla conoscenza etologica, con conseguente protezione animale e rispetto delle leggi. E' già molto. Marco Buri


IGIENE Un test, e sai che cosa bevi Ora si può analizzare l'acqua dal farmacista
Autore: VICO ANDREA

ARGOMENTI: ECOLOGIA, ACQUA, CONTROLLI, INQUINAMENTO, SICUREZZA, CHIMICA
ORGANIZZAZIONI: UTIFAR, CALLEGARI
LUOGHI: ITALIA

SE l'acqua del rubinetto ha un sapore sgradevole o un colore strano, se il caffè non viene buono nonostante la tostatura artigianale o se volete fare attenzione a come riempite il biberon di vostro figlio, da oggi chiunque potrà verificare la purezza dell'acqua che gli arriva in casa. Come? Semplicemente portandone un campione in una delle mille farmacie italiane che si stanno attrezzando per offrire questo servizio al cittadino. Dopo il referendum dell'aprile 1993 (che ha esonerato le Usl da alcune competenze in fatto di controlli ambientali) e in attesa che entri in funzione il Servizio nazionale di protezione ambientale, sono numerosissimi gli acquedotti municipali senza una adeguata manutenzione. Alcune regioni (Marche, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte) hanno fatto un censimento dei «rubinetti a rischio» per scoprire che in queste regioni ben 656 Comuni hanno acquedotti fuorilegge. Un'area abitata da oltre quattro milioni e mezzo di abitanti. In collaborazione con l'Unione tecnica dei farmacisti italiani (Utifar) e con l'istituto di Ecologia dell'Università di Parma i tecnici della Callegari (un'industria di Parma specializzata in apparecchiature elettroniche per la medicina) hanno realizzato un piccolo quanto sofisticato apparecchio per l'analisi automatica di un campione di acqua che verrà piazzato nelle mille farmacie che hanno aderito al «Progetto Acqua». Portando in un recipiente sterile un bicchiere dell'acqua di casa, il farmacista saprà dirvi nel giro di un'ora quanto è salubre grazie a un'analisi chimica su 8 parametri: durezza, Ph, quantità di ferro, di ione nitrato, di ione nitrito, di ione ammonio, di cloro e di cloruri. Dopo aver lasciato il campione per 48 ore in un terreno di coltura, è anche possibile effettuare un'analisi batteriologica. Il servizio è alla portata di tutti (costerà qualche decina di migliaia di lire) e, per il tipo di metodologia impiegata (un fotometro ad assorbimento molecolare e un termoreattore), è assolutamente analogo a quello offerto dai laboratori specializzati. Andrea Vico


STORIA DELLA SCIENZA Addio all'eretico Alfven Premio Nobel, studiò il magnetismo
AUTORE: RICCA RENZO
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, FISICA, ASTRONOMIA, MORTE
PERSONE: ALFVEN HANNES
NOMI: PARKER EUGENE, ALFVEN HANNES
LUOGHI: ITALIA

PER molti astrofisici il 1995 sarà un anno da ricordare con tristezza. Il 2 aprile, all'età di 86 anni, moriva Hannes Alfven, premio Nobel per la Fisica 1970, una delle figure più creative e originali della fisica del nostro secolo. Unanimemente ritenuto uno dei padri fondatori della magnetoidrodinamica moderna e della fisica dei plasmi, Alfven fu ispiratore di molte idee che trovarono applicazioni tanto in astrofisica e nelle scienze dello spazio, quanto nella tecnologia degli acceleratori di particelle, nella fusione termonucleare controllata, nella propulsione spaziale. Nelle scienze fisiche i suoi contributi sono stati enormi: dagli studi sulle fasce di Van Allen (che costituiscono un ombrello magnetico protettivo per la Terra contro gli effetti deleteri dei raggi cosmici) e sulla magnetosfera, agli studi sulla formazione del sistema solare e dell'intero universo. Fu sua la predizione del 1963 sulla struttura filamentosa a grande scala dell'universo, successivamente confermata dagli studi degli Anni Novanta. La sua ipotesi, avanzata nel 1937, dell'esistenza di un campo magnetico galattico è adesso alla base di una delle discipline più floride dell'astrofisica, il magnetismo cosmico. Nonostante questi e altri importanti lavori, Alfven fu sempre ritenuto un eretico. Le sue teorie furono spesso accettate a distanza di decenni dalla loro prima pubblicazione. Per gran parte della sua carriera, Alfven non ebbe una vita scientifica facile e spesso dovette pubblicare le sue idee in riviste di second'ordine. A causa del suo approccio non convenzionale rispetto alle posizioni assunte dalla maggioranza della comunità scientifica internazionale, incontrò molte incomprensioni. Per esempio, a Princeton Kulsrud mi raccontò che quando Alfven propose a Fermi l'interpretazione delle linee di campo magnetico come stringhe elastiche in tensione soggette a vibrazioni (ora note come «onde di Alfven»), inizialmente non ottenne molto successo e Fermi rimase scettico. Ma al suo ritorno a casa, circa tre settimane dopo, ricevette una cartolina da Fermi con un semplice messaggio: «Tu hai ragione]», e sembra che questa circostanza abbia poi motivato Fermi a sviluppare la sua teoria sull'origine dei raggi cosmici. Negli ultimi anni della sua vita Alfven fu accusato di non essersi adoperato a sufficienza per una migliore divulgazione delle proprie idee scientifiche e così rispose nel 1986: «Dovremmo ricordare che una volta c'era un'unica disciplina chiamata filosofia della natura. Oggigiorno, sfortunatamente, questa disciplina sembra quasi essere scomparsa. E' stata ribattezzata scienza, anche se la scienza di oggi rischia di perdere quel tanto di filosofia della natura che dovrebbe caratterizzarla». Il suo disappunto per la sempre maggiore settorialità della ricerca scientifica e il suo incoraggiamento per un approccio più interdisciplinare, soprattutto nella mente dei giovani scienziati, è cosa ben nota. Ma il 1995 rimarrà nella memoria di molti anche per un altro evento. Eugene Parker, uno dei grandi esperti di fisica solare e stellare, ha annunciato il suo ritiro dall'attività scientifica. Lo preannunciò l'anno scorso allo High Altitude Observatory di Boulder, in Colorado, davanti a un centinaio di specialisti delle varie discipline e quest'anno, nell'ambito di un congresso a Creta, si terrà un simposio in suo onore. Parker è sempre stato tremendamente attivo ed è difficile crederlo completamente a riposo. I suoi contributi alla fisica solare e stellare sono sempre stati germinali. Fondamentali sono i suoi studi sul vento solare e sulla struttura dei campi magnetici nel cosmo e uno degli ultimi suoi interventi fu dedicato agli effetti terrestri della variabilità solare. Ricordo ancora due suoi articoli apparsi su «Le Scienze» nel '76 e nell'83 per la loro chiarezza espositiva. Per chi come me si occupa di aspetti più matematici che fisici, la sua abilità divulgativa fu sempre esemplare. In questo senso l'invito di Alfven verso più ampi orizzonti ha certo trovato in Parker un paladino. Renzo L. Ricca University College London


SCAFFALE Stewart Ian e Golubitsky Martin: «Terribili simmetrie», Bollati Boringhieri; Kac Mark: «Gli enigmi del caos», Bollati Boringhieri
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: MATEMATICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Ordine e caos sono i poli tra i quali si muovono due libri molto diversi ma legati da un filo tenace, che non è solo costituito dal comparire sotto la sigla dello stesso editore. Stewart e Golubitsky vanno alla ricerca della regolarità e della simmetria in natura, dai cristalli alla fisica fondamentale agli organismi viventi. Il matematico Mark Kac, invece, raccontandoci la sua vita, oltre a un'autobiografia, ci rivela il mondo del caos e della probabilità, essenziale nella scienza contemporanea. Piero Bianucci


SCAFFALE Chapman Jenny e Reiss Michael: «Ecologia», Zanichelli; Mankiw Gregory: «Macroeconomia», Zanichelli; Brown Lester: «State of the World 1995», Isedi
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: ECOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

L'idea comune dell'ecologia è quella di una scienza che si occupa di capire i meccanismi biofisici dell'ambiente. Dopo di che, l'uomo può volgerli a vantaggio proprio e dell'ambiente stesso. In questa linea applicativa si propone il trattato di Chapman e Reiss. Pur nella sua artificialità, anche l'economia planetaria può essere considerata un «ambiente»: la descrizione che ne dà Gregory Mankiw, professore ad Harvard, è esemplare. A connettere ecologia ed economia globale provvede il Rapporto 1995 sullo stato del pianeta presentato dal Worldwatch Institute. Tra i temi di quest'anno, pesca oceanica, ambiente di montagna, energia eolica e solare, materie prime, edilizia ecologica, disarmo.


SCAFFALE Pesenti Campagnoni Donata: «Verso il cinema», Utet
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: OTTICA E FOTOGRAFIA, CINEMA, FILM
LUOGHI: ITALIA

A cento anni dalla sua nascita ufficiale, il cinema rivela tutta la sua preistoria in un documentatissimo libro di Donata Pesenti Campagnoni, responsabile delle collezioni del Museo del Cinema di Torino. Si scopre così quanta scienza e quanta tecnologia siano state fatte prima che si giungesse alla famosa proiezione del 28 dicembre 1895 organizzata dai fratelli Lumiere. Abituati ad associare il cinema a una forma di espressione artistica, all'intrattenimento e al documento, queste pagine ci ricordano che la riproduzione di immagini in movimento è stata anche un modo per esplorare la psicologia della percezione visiva, alcuni aspetti della quale sono ancora oggi misteriosi.


scaffale Kosko Bart: «Il fuzzy-pensiero», Baldini & Castoldi
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: MATEMATICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

E se 2 più 2 facesse circa 4? Con questo titolo già il 9 ottobre 1985 «Tuttoscienze» introduceva i suoi lettori alla «logica fuzzy», cioè «sfumata» con un articolo di Michela Fontana. Ora «Scientific American» ne parla come di un evento «capace di rivoluzionare il mondo nei prossimi decenni». Ideato dal matematico Lofti Zadeh, ora il «fuzzy pensiero», tipico del flessibile comportamento umano, potrebbe essere trasferito nel rigido comportamento delle macchine, e in particolare dei computer. E Bart Kosko, allievo di Zadeh, gli dedica un libro senz'altro utile per chi non ha ancora scoperto le meraviglie della «logica sfumata».


SCAFFALE This Hervè: «I segreti della pentola», Jaca Book
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: FISICA, CHIMICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

CHE cosa succede alla carne quando la si fa lessare? Perché la crosta del pane è più gustosa della mollica? Come si cucina con la pentola a pressione o con il forno a microonde? Sembrano domande da «educazione domestica». Ma dietro ci sono sottili nozioni di fisica e di biochimica. E ora un libro, insieme raffinato e popolare, spiega in una «guida di gastronomia molecolare» tutti i segreti che possono nascondersi in una pentola. L'autore, Hervè This, è redattore capo dell'edizione francese di «Scientific American». Ottimo divulgatore, è anche un simpatico buongustaio...


ANTROPOLOGIA La prima guerra In Australia, diecimila anni fa
AUTORE: ANGELA ALBERTO
ARGOMENTI: ANTROPOLOGIA E ETNOLOGIA, ARCHEOLOGIA, CONFLITTO, ARMI
NOMI: TACON PAUL, CHIPPENDALE CHRISTOPHER
LUOGHI: ESTERO, AUSTRALIA
NOTE: Il più antico conflitto militare finora scoperto

LA più antica prova che si conosca di un conflitto tra gruppi umani si trova a Roaix, nel Sud-Est della Francia. In una fossa comune risalente al Neolitico, sono stati ritrovati i corpi ammassati di uomini, donne e bambini, con punte di frecce in selce ancora conficcate nei loro scheletri. Con ogni probabilità si tratta di un massacro avvenuto durante una guerra, una rappresaglia o una razzia. E' infatti con il Neolitico che nascono e si diffondono l'agricoltura e l'allevamento (e quindi anche villaggi stabili e permanenti) dando inizio al concetto di proprietà: possesso della terra, del bestiame, del raccolto, delle riserve alimentari. Una vacca, un campo coltivato, o un granaio, sono cibo garantito per il futuro, che non richiede, per essere ottenuto, uno sforzo paragonabile a quello della caccia, e quindi può suscitare in molti la tentazione del furto. O peggio ancora della razzia e dello scontro armato. In effetti, a partire dal Neolitico, compaiono i primi villaggi fortificati e da questo periodo in poi sono sempre più numerose le testimonianze di violenza su persone o su cose. E prima? Tra le tribù nomadi di cacciatori, non avvenivano mai degli scontri? Certo, i conflitti tra gruppi e tribù sono sempre avvenuti. Le cause potevano essere le più diverse: invasione di territori di caccia, rapimenti o uccisioni. Mancano però le prove: più si risale nel tempo, più i ritrovamenti diventano rari e incompleti. Ma è opinione di molti che si trattava di conflitti di piccola entità. Scaramucce, non certo guerre. I territori erano vasti, i gruppi poco numerosi e la vita nomade limitava le frizioni tra gruppi. Eppure una nuova scoperta induce a modificare almeno in parte questa convinzione. Centinaia di pitture rupestri studiate in Australia mostrano che già 10 mila anni fa avvenivano scontri violentissimi fra tribù e che a partire da 6 mila anni fa si assisteva a battaglie tra piccoli eserciti di guerrieri. Insomma, quelli che sono sempre stati considerati pacifici cacciatori-raccoglitori della preistoria, gli aborigeni, sarebbero stati capaci, non solo di sanguinose battaglie ma anche di un altissimo grado di organizzazione bellica. A dare questo annuncio sorprendente sono Paul Tacon, antropologo dell'Australian Musuem di Sydney, e Christopher Chippendale, un archeologo dell'Università di Cambridge in Gran Bretagna, dopo aver esaminato più di 650 siti diversi con pitture tracciate da tribù preistoriche di aborigeni australiani. Dopo le prime frammentarie notizie diffuse alcuni mesi fa, i due studiosi hanno recentemente confermato la sensazionalità della scoperta, fornendo un quadro assai più dettagliato del loro lavoro durato 5 anni, e svolto in condizioni spesso molto difficili. Si tratta in un certo senso di «foto dal fronte» dipinte in caverne e ripari, che mostrano le più antiche immagini di scontri organizzati che si conoscano. Si vedono complesse battaglie con morti, feriti, e persino soccorritori nell'atto di avvicinarsi ai feriti. Niente razzie o proprietà da difendere quindi, ma, come dicono gli stessi ricercatori, una testimonianza che la guerra e le attività belliche organizzate non siano per forza un prodotto dell'agricoltura o dell'urbanizzazione, ma una caratteristica anche dei cacciatori raccoglitori nomadi e dell'Homo sapiens in generale. Cosa si vede esattamente in questi affreschi preistorici dipinti 10 mila anni fa? E' interessante osservare una vera e propria evoluzione nel modo di combattere, soprattutto nella regione di Arnhem Land, in Australia settentrionale. In una prima fase durata da oltre 10 mila anni a circa 6 mila anni fa, si notano quasi sempre delle piccole scaramucce. Si vedono coppie di guerrieri che si affrontano in combattimento. Alcuni si inseguono brandendo armi, altri lanciano zagaglie e i micidiali boomerang. La seconda fase coincide con un graduale innalzamento del livello dei mari in tutto il mondo, iniziata circa 6000 anni fa e proseguita per migliaia di anni. In questo periodo vengono dipinte figure più stilizzate; con boomerang in mano oppure arpioni e propulsori (i propulsori sono dei bastoni che aumentano la potenza e la precisione del lancio di una zagaglia). Qui si vedono le prime battaglie con eserciti di guerrieri, che si fronteggiano. E' nella terza fase, da 3000 anni fa ad oggi, che sono state dipinte le battaglie più cruente. Si possono persino distinguere delle manovre di combattimento, con cariche di «reggimenti» armati di lance contro guerrieri che si difendono. Ci sono corpi trafitti da lance, morti, feriti, soccorritori. Curiosamente, il boomerang è scomparso: ha cessato di essere utilizzato come arma da guerra per ritornare ad essere utilizzato solo nella caccia. Secondo gli studiosi, dietro a questa escalation bellica durata millenni nella regione di Arnhem, ci sarebbe un causa ben precisa. L'innalzamento del livello dei mari avrebbe spinto le popolazioni di aborigeni costieri a spostarsi nell'entroterra scontrandosi con i gruppi interni, e dando origine a una violenta guerra aborigena, con coalizioni e alleanze. Le diverse lingue, le diverse organizzazioni sociali, e persino i diversi stili di pittura che oggi si vedono tra gli aborigeni di questa regione sarebbero il risultato dei conflitti tribali continuati fino a tempi recenti. Insomma, le caverne somigliano sempre più a scrigni del nostro passato: la recente scoperta della Grotta di Combe d'Arc, in Francia, con le sue straordinarie pitture di leoni, rinoceronti, cavalli, orsi, bisonti, iene, leopardi, di un'Europa di 20 mila anni fa, ci offre un autentico «album fotografico» della preistoria. Alberto Angela


NELLA TOUR EIFFEL I concerti del Sole e del dio Eolo
AUTORE: S_CA
ARGOMENTI: ELETTRONICA, INFORMATICA, MUSICA
NOMI: LHERMITTE JEAN LOUIS
ORGANIZZAZIONI: IRCAM
LUOGHI: ESTERO, FRANCIA, PARIGI

Il vento scuote la sua punta, con oscillazioni ampie fino a tre metri e quando raggiunge gli 80 chilometri orari, le visite vengono sospese per motivi di sicurezza. Il sole ne dilata il metallo, imprimendo dei movimenti ellittici alla struttura in ferro. Finora i visitatori della Tour Eiffel non potevano percepire questi turbamenti: oggi una installazione multimediale li ricrea e ne aggiunge di inediti. Per incarico della società che ha in gestione la torre, Jean-Louis Lhermitte, artista plastico-visivo, ha ricostruito un modello, alto alcuni metri, della «Grande Dame». Raggi laser proiettano sopra il modello delle fasce luminose che riproducono le oscillazioni e le dilatazioni della Torre. Per completare la suggestione tre compositori, in collaborazione con il Laboratorio di informatica musicale dell'Ircam di Parigi, hanno concepito un programma sonoro che sia espressione delle condizioni atmosferiche. Quando piove i suoni sono duri, cupi, tumultuanti e mugghianti come tempesta, nei giorni belli la musica diminuisce l'intensità, ma aumenta le frequenze verso le zone acute, scintillante, perforante, lieve come un raggio di sole che trapassi le nuvole. Tutte le possibili informazioni sonore e tutte le curve luminose che i raggi laser possono disegnare sono inserite in un computer: suoni e luci formano un unico programma. Migliaia di visitatori incantati osservano la piccola Tour, collocata, sotto una campana di


MUSICA & TECNOLOGIA Addio alle sette note Muore il pentagramma, lo uccide l'elettronica
Autore: CAPPELLETTO SANDRO

ARGOMENTI: MUSICA, TECNOLOGIA, ELETTRONICA
NOMI: ROADS CURTIS, RUSSOLO LUIGI, DI GIUGNO GIUSEPPE, SCHRODER MANFRED
ORGANIZZAZIONI: IRCAM, CENTRO RICERCHE MUSICALI, GOETHE INSTITUT
LUOGHI: ITALIA

C'ERA una volta il do: una nota sempre uguale, fosse un pianoforte o un basso tuba a cantarla. Come lei, esistevano le sue sei sorelle: più basse o più alte, più forte o più piano, più lunghe o più brevi, ma sempre riconoscibili e riproducibili. La nota - con il suo timbro, la sua altezza, la sua durata - è stata il mattone sul quale per secoli si è costruita l'intera architettura musicale. Dapprima un segno grafico posto sul pentagramma, poi a partire dal sistema di notazione messo a punto nell'undicesimo secolo da Guido d'Arezzo, la lettera di un alfabeto che aveva la sua grammatica, sul quale si costruiva una sintassi: dalla nota si generavano la melodia e gli accordi, l'armonia, le forme e le leggi dell'espressione musicale, anche le più complesse. Ebbene: questa lingua è morta, si potrebbe dire cedendo un poco all'enfasi. Più esattamente, questa lingua non è più la sola che la musica contemporanea possa parlare. Oggi il compositore e l'esecutore dispongono di «un immenso set di materiali eterogenei», come lo ha definito il musicista e scienzato americano Curtis Roads, relatore al convegno «La trama delle complessità» che, promosso dal Centro Ricerche Musicali e dal Goethe Institut, si è tenuto nei giorni scorsi a Roma. Materiali prodotti dall'elettronica musicale, esito di una rivoluzione intuita all'inizio del Novecento da Luigi Russolo, creatore degli intonarumori futuristi, proseguita da Edgar Varese e dai suoi esperimenti elettro-acustici, realizzata e continuamente rinnovata nei laboratori di ricerca e nei centri di produzione sorti in Europa, negli Stati Uniti, in Giappone a partire dagli Anni Cinquanta. Oggi, i compositori possono creare non soltanto con i suoni: possono inventare e usare i suoni. Le macchine hanno «liberato il suono», ne hanno scoperto l'affascinante caoticità e complessità, ne possono governare la fecondazione, la genesi, la crescita, la morte. Ne controllano il viaggio nello spazio, la risonanza, le modulazioni, prevedono come si comporterà in ambienti diversi dello spazio dove naviga. Lo fanno in tempo reale, non più soltanto in tempo differito: una possibilità, come ha ricordato Giuseppe Di Giugno, che «mette in crisi la teoria dell'irreversibilità del tempo»: riascolto quanto ho appena sentito e, se voglio, lo riascolto mutato secondo parametri prestabiliti oppure non rigidamente organizzati e su questa mutazione, ancora, posso intervenire dal vivo, in un gioco di specchi tra interprete e macchina, nella più azzardata delle improvvisazioni. Si può imprigionare il suono, memorizzarlo, variarne le caratteristiche fino a stravolgere quelle che sembravano le leggi a lui imposte dalla sua fisicità, dai suoi stessi vincoli materiali: la durata e la caducità nel tempo, anzitutto. Oggi una nota - anzi: un «grano», o un «grumo» di suono - può vivere infiniti secondi più a lungo, il tempo musicale non è più soltanto un vettore e una misura, ma un organismo che cresce, si sviluppa, devia in modo non lineare. Un'entità che è possibile governare, inducendo inediti effetti psico- acustici sulla percezione dell'ascolto, riscoperto, ma Roland Barthes in Mythologies lo ricordava già nel 1957, come «atto psicologico». La tavolozza del musicista è diventata un vertiginoso ventaglio che ancora non si è finito di schiudere. Un vortice che attira con la stessa energia di quella «Discesa nel Mael strom» descritta da Edgar Allan Poe in un suo racconto: soltanto un occhio che osi guardare al suo interno - e quale, se non l'occhio dell'artista e dello scienziato? - può comprendere e sfruttarne la forza. «Il suono è come il fumo di una sigaretta», ha detto Manfred Schroder, co-fondatore dell'Ircam di Parigi, già direttore dell'Acoustic and Speech Research nei laboratori americani della Bell. Nasce sottile e semplice, ma si sviluppa in un insieme imprevedibile: come un quadro di Jack-son Pollock, come una pagina di Joyce. Come le circonvoluzioni delle nuvole disegnate da Leonardo nel cartone del Dilu vio universale. Ma quali leggi possono governare questa complessità della lingua musicale, trasformandola da aggregazione di suoni inauditi in sintassi, superando il fascino paralizzante di una nuova casualità, come se il compositore restasse prigioniero di quelle stesse creature sonore che genera, muto di fronte a macchine che governano quarantamila informazioni numeriche al secondo? Su questo preciso aspetto la nuova musica scopre di essere ancora debole: se le seduzioni elettroniche vengono già largamente applicate come supporto sonoro per creazioni multimediali, dai film agli ambienti più disparati, fino all'industria in tumultuoso sviluppo degli strumenti e dei programmi informatici, resta da definire il cammino di quella che un tempo veniva chiamata musica pura, concepita, prodotta ed eseguita per un ascolto non finalizzato ad altro che al piacere estetico del pubblico e al riconoscimento sociale dell'utilità del compositore. Ma la comunicazione è ancora difficile, la potenza stenta a trasformarsi in atto: la nuova lingua resta parlata da pochi «principi», la fruizione è ridotta. E si avvale di luoghi che gli architetti hanno creato per tutt'altra musica: i teatri d'opera, i grandi auditori sinfonici, le più ridotte dimensioni delle sale per la musica da camera sono strutture nate nel passato per un tipo di ascolto - il teatro musicale, le sinfonie, i quartetti... - che prevedeva e prometteva altri tempi, altre fruizioni. Ma il circuito della comunicazione non consente di immaginare isole separate: il tragitto che ancora divide la creazione pura dalla sua ricezione è l'ultimo tratto di strada da percorrere. Forse il più arduo. Sandro Cappelletto


STRIZZACERVELLO Scambi di pedine
ARGOMENTI: GIOCHI
LUOGHI: ITALIA

Sulle caselle laterali di una scacchiera di 20 quadretti, 5 X 4, sono sistemate quattro pedine bianche e quattro pedine nere. Le pedine si muovono soltanto in diagonale, di un numero qualsiasi di caselle, senza poter saltare le altre pedine. Ad esempio, la pedina 6 può andare sulla casella 2, 12 oppure 18. Scambiare fra loro la posizione delle pedine bianche e nere, con il minor numero possibile di mosse. La soluzione domani, accanto alle previsioni del tempo.


LA PAROLA AI LETTORI Zolfo nella cipolla, ma sotto l'acqua l'odore scompare
LUOGHI: ITALIA

Qual è la sostanza che fa lacri mare gli occhi quando si taglia no le cipolle? E' possibile evita re lo spiacevole fenomeno? Nelle cipolle ci sono sulfuri assai irritanti per gli occhi. Come difesa contro questa irritazione, le ghiandole lacrimali secernono lacrime in abbondanza, così da sbarazzare l'occhio dalla sostanza estranea. Io personalmente, per evitare questo inconveniente, adopero carta da cucina o cotone idrofilo come tampone per chiudere le narici, poi pelo e taglio tranquillamente le mie cipolle. Vittorina Torta Nata Testona (To) --- La sostanza contenuta nelle cipolle che causa la lacrimazione è il solfuro di diallile. Più correttamente, è il prodotto dell'ossidazione di questo composto a causare gli spiacevoli effetti, in quanto tutti i derivati allilici vanno spesso soggetti a processi ossidativi a causa dell'ossigeno atmosferico (in questo caso) o di altre sostanze, con la formazione di solfossidi e, a temperature più elevate, di solfoni, i veri agenti responsabili della lacrimazione. Per prevenire questo effetto, basta tagliare la cipolla sotto il rubinetto aperto dell'acqua che, oltre a inibire l'ossidazione, allontana il diallil-solfuro e i prodotti della decomposizione, che viene quindi impedita per sempre, anche quando il rubinetto viene chiuso. Daniele Merli, Varzo (No) ====== Se accendo una candela in una stanza buia e sistemo uno specchio dietro di essa, si verifica un aumento di luce nella stanza? Accendendo una candela con uno specchio dietro ho effettivamente un aumento di luce, in quanto lo specchio riflette la luce. Tutti i raggi emessi dalla candela che incidono sullo specchio vengono riflessi con un angolo, rispetto alla normale allo specchio, uguale a quello di incidenza. La superficie illuminata risulta quindi ampliata. Anche nei fari la superficie dietro la lampadina è sfaccettata con specchi per aumentare la «potenza» e l'area illuminata. Roberto Catuzzo, Biella ===== Perché si dice «essere al settimo cielo»? Quali sono gli altri sei? Secondo il sistema tolemaico, la volta celeste era suddivisa in cieli. Intorno alla Terra, immobile al centro dell'universo, ruotavano in ordine di distanza la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno. L'ottavo cielo era quello delle stelle fisse o firmamento, al di sopra del quale stavano il Primum Mobile e la sede dei Beati e di Dio. Il settimo cielo era l'ultima sfera alla quale gli esseri umani potevano accedere, poiché al di là si entrava nella sfera dell'eterno e del divino. La locuzione «essere al settimo cielo», proprio come «toccare il cielo con un dito», significa dunque raggiungere il massimo della felicità. Carlo Candellero Trofarello (To) --- Dante, nella Divina Commedia, immaginò i sette cieli come sedi dei Beati, suddivisi secondo le passioni che avevano coltivato sulla Terra. Luna: difettivi Mercurio: la gloria Venere: il piacere Sole: la sapienza Marte: le armi Giove: la giustizia Saturno, detto anche «settimo cielo», ospitava gli spiriti contemplanti, che Dante vede apparire su una scala d'oro che s'innanza a perdita di vista. E' la scala celeste che prelude alla visione di Dio. Margherita Bono Chierici Torino ===== Qual è la simbologia della Croce di Lorena? La croce di Lorena, detta anche Patriarcale o a Doppia Traversa, figurava originariamente negli stemmi angioini e fu introdotta in Lorena da re Renato I. Si configura con due aste trasversali, la superiore più corta, l'inferiore più lunga, ed era il simbolo della Francia Libera durante la II guerra mondiale. In termini generali, è il simbolo della libertà e dell'indipedenza. Giuseppe Baruffa, Verbania ===== Perché quando si sta a lungo immersi nell'acqua, la pelle delle dita si raggrinzisce? La pelle che ricopre il corpo umano ha uno strato superficiale di cheratina impermeabile, che impedisce all'acqua sia di entrare sia di uscire. Ma sulle mani e sui piedi, in particolare sulle dita, questo strato è costantemente asportato per frizione. Allora l'acqua può penetrare nelle cellule per osmosi e inturgidirle. Roberto Harrison, Londra




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