TUTTOSCIENZE 24 maggio 95


CHI SA RISPONDERE?
LUOGHI: ITALIA

Q-Perché le navi non hanno finestre rettangolari ma oblò rotondi? Q-Perché tutte le bolle prodotte nella vasca da bagno da uno shampoo per il corpo scompaiono se ci si lava con sapone normale? Q-Qual è la simbologia della Croce di Lorena? ______ Risposte a «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax numero 011- 65.68.688


LA PAROLA AI LETTORI Dico «mhh» per non cederti il posto
LUOGHI: ITALIA

Perché la gente dice «mhh» o «ehh» quando esita parlando? I linguisti specializzati in analisi della conversazione hanno osservato che la gente fa vocalizzi quando intende continuare a tenere la parola. E' un modo per comunicare che si sta pensando che cosa dire, ma non si intende cedere la parola a un altro. E' un po' come mettere il cappello su un posto a sedere perché un altro non lo occupi. La pausa di silenzio tra una frase e l'altra potrebbe essere interpretata come segnale di fine discorso. Il vocalizzi servono quindi a riempire il vuoto. Quanto alle «ehh» e ai «mhh», si tratta di suoni che la fonetica chiama «neutri», in quanto emessi a bocca chiusa. William De Felice Barcellona Perché tra i pianeti del siste ma solare uno solo, Venere, ha rotazione retrograda ri spetto agli altri? Non solo Venere ha rotazione retrograda, ma anche Urano ruota da Est verso Ovest, a differenza di tutti gli altri pianeti che si muovono intorno al proprio asse in senso antiorario. Una possibile spiegazione è che l'inclinazione dell'asse di rotazione rispetto al piano orbitale possa variare nel tempo (milioni di anni) in modo più o meno ampio e caotico. La rotazione retrograda di Venere (e di Urano?) potrebbe essere spiegata con il «ribaltamento» dell'asse di rotazione, attualmente quasi normale al piano orbitale. Pare che la Luna possa stabilizzare l'asse terrestre impedendogli di oscillare eccessivamente, ipotesi confortata dal fatto che Venere è privo di satelliti naturali. Gildo Castellini Petrignano di Assisi (PG) E' possibile che sia stato un evento catastrofico come l'impatto con planetesimo a provocare l'inversione del senso di rotazione di Venere, che in precedenza doveva essere antiorario come in tutti i corpi celesti del sistema solare. Federico Pavan Torino Perché la molecola a doppia elica del Dna è avvolta a sini stra e non esiste un Dna av volto nella direzione oppo sta? Un vero motivo non c'è. Il Dna è avvolto a sinistra come tutte le sostanze proteiche. Di conseguenza tutti gli organismi viventi utilizzano per la propria crescita soltanto sostanze levogire. Dal momento che i processi chimici e fisici di natura non biologica producono molecole sia levogire sia destrogire, il primo organismo vivente deve aver avuto a sua disposizione come materiale da incorporare entrambi i tipi di molecole. Il fatto che troviamo unicamente organismi strutturati in base a un sistema levogiro depone fortemente a favore dell'ipotesi che lo stesso primo organismo abbia scelto di usare unicamente il sistema levogiro. Poiché tutte le forme di vita sulla Terra hanno un'origine comune, il sistema levogiro si è consolidato e trasmesso. IIC, Liceo Scientifico «Duca degli Abruzzi», Gorizia Perché il sistema nervoso è organizzato in modo che la parte destra del cervello co manda la parte sinistra del corpo e la parte sinistra quel la di destra? Il sistema nervoso centrale è rappresentato dall'asse cerebrospinale, a sua volta costituito dall'encefalo e dal midollo spinale. Quest'ultimo ha il compito di svolgere diverse funzioni, tra le quali la cosiddetta «funzione di conduzione degli stimoli», attuata dalle «vie lunghe», fasci di fibre nervose che fanno capo a varie zone dell'encefalo. Tra di esse sono individuabili le vie piramidali, fasci discendenti che trasportano gli impulsi motori dal cervello al midollo spinale e che derivano da cellule situate nella sostanza grigia del cervello. Il loro percorso attraverso l'asse cerebrospinale non è rettilineo, poiché all'altezza della parte centrale del bulbo si incrociano e invertono la propria direzione. Si spiega così perché gli stimoli motori provenienti dalla parte sinistra del nostro cervello comandano la parte destra del corpo, mentre quelli che giungono da destra si dirigono a sinistra. Gianna Aimaro Moncrivello (VC)


STRIZZACERVELLO Età al quadrato
LUOGHI: ITALIA

Età al quadrato In quale anno dovrebbe essere nata una persona per poter avere, in un determinato anno futuro, un'età che, al quadrato, corrisponda all'anno stesso, cioè in modo che abbia n anni nell'anno n2, con n intero? La soluzione domani, accanto alle previsioni del tempo.


EDUCAZIONE SESSUALE Un'inchiesta dice l'amore fa paura
Autore: ANGELINI GIUSEPPE, BERTOTTO MARIA ROSA

ARGOMENTI: DIDATTICA, MEDICINA E FISIOLOGIA, SANITA', SESSO, GIOVANI
LUOGHI: ITALIA

IL dilagare dell'Aids e il mutamento dei costumi sessuali, con esperienze sempre più precoci degli adolescenti, hanno in questi ultimi anni creato molti problemi alle famiglie, alla scuola e a tutta la società civile. Gli interventi di prevenzione, non inseriti in un organico progetto di educazione sessuale, rischiano di presentare ai giovani una enfatizzazione dei pericoli e una visione paurosa della sessualità. «Rischio, paura, pericolo» sono i temini più usati per parlare di rapporti sessuali dai 1300 alunni (età tra i 14 ed i 20 anni) dell'Istituto «Carlo Grassi» di Torino in una recente inchiesta sull'educazione sessuale. Dallo stesso questionario risulta che anche in famiglia, almeno nei pochi casi in cui sembra esserci un dialogo su questo terreno, si parla quasi esclusivamente di prevenzione delle malattie e di contraccezione. Se questa è la realtà, diventa oggi essenziale fornire agli adolescenti una formazione che li aiuti a considerare la sessualità come un aspetto positivo della vita. La scuola non può esimersi da questo compito, ma delle molte proposte di legge presentate dai vari partiti negli ultimi 20 anni, a tutt'oggi nessuna è stata convertita in legge. L'Italia rimane così l'unico Paese europeo a non avere una legislazione in materia di educazione sessuale scolastica. E dire che il 10 gennaio 1992 la Commissione Cultura della Camera aveva approvato il testo unificato dal titolo «Informazione ed educazione sessuale a scuola»: lo scioglimento anticipato del Parlamento ne ha impedito la traduzione in legge. Altro documento ufficiale significativo è il «Piano nazionale per le pari opportunità tra gli uomini e le donne nel sistema scolastico italiano» ed infine la cosiddetta «Carta di Roma», elaborata nel novembre 1994 dal Seminario europeo per l'educazione alla salute nella scuola, in cui si chiede che sia dato ampio spazio all'educazione sessuale sia in chiave informativa sia in chiave «pienamente formativa per un'armonica crescita della sfera psico- affettiva del bambino e dell'adolescente...». Pur con questi punti di riferimento rimangono, per chi si voglia occupare di educazione sessuale a scuola, molti interrogativi. Esistono valori a cui la scuola possa educare in un ambito quale la sessualità, così ricca di opzioni etiche? Quali contenuti affrontare e con quali metodi? Quale rapporto deve stabilirsi tra scuola e famiglia? Quale ruolo, figura professionale, formazione per gli insegnanti che si vogliano occupare di educazione sessuale? L'analisi della situazione italiana e l'esperienza di altri Paesi, dove l'educazione sessuale scolastica è regolamentata da leggi, permettono di abbozzare alcune risposte. Esistono valori sociali di base a cui l'educazione sessuale scolastica, laica e pluralistica, può e deve fare riferimento: il rispetto per la dignità dell'uomo, l'uguaglianza di diritti fra i sessi, la tolleranza per le diversità, la paternità e maternità responsabile. I contenuti, tenendo conto dei tre aspetti fondamentali della sessualità, ludico, relazionale e procreativo, devono essere di tre tipi: 1)biologico (anatomia e fisiologia, gravidanza, contraccezione, patologie) per fornire informazioni precise, che risolvano dubbi angoscianti nati da scarse conoscenze; 2)psicologico (sviluppo dell'adolescente, diversità tra i sessi, rapporto tra i sessi, identità e sessualità, sessualità e piacere. ..), per aiutare l'adolescente a conoscersi meglio, a comprendere i suoi mutamenti, a riconoscere ed orientare i suoi bisogni; 3)culturale (ruoli sessuali nella società e nella storia, la sessualità nella letteratura e nelle arti figurative, religioni e sessualità...), per arricchire il patrimonio che la scuola dovrebbe fornire. Diverse possono essere le metodologie didattiche ma tutte devono fondarsi su un ascolto attento delle istanze degli studenti, e partire da un loro vissuto reale. Avendo ben presenti le situazioni e le richieste degli alunni l'educazione sessuale va costruita insieme con i genitori, con gli esperti e soprattutto con gli insegnanti. Con i genitori, perché in famiglia il rapporto interpersonale può garantire un tipo di confronto che in classe non è proponibile. Con gli esperti per il loro triplice ruolo di consulenti nella stesura di un progetto, di formatori degli insegnanti sui temi specifici della sessualità, di educatori (ma con interventi limitati e mirati) con un contatto diretto con gli alunni. Con gli insegnanti, perché solo coinvolgendo il maggior numero di essi si farà in modo che l'educazione sessuale non sia delegata a pochi «appassionati», ma diventi, come dovrebbe, «parte integrante degli ordinamenti educativi e dei programmi didattici di insegnamento». Giuseppe Angelini Maria Rosa Bertotto


CARTOGRAFIA Così si disegna il mondo Dalla foto aerea all'atlante, passando per il computer
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T.D. Come si disegna una carta geografica Punti geodetici. Stereoscopia. Teodoliti. La scala

1) FOTO AEREE. Per tracciare una carta geografica, i cartografi stabiliscono dei punti di riferimento al suolo (campanili, vette di montagna, cascate e così via). In un Paese come l'Italia o la Francia possono essere qualche centinaio di migliaia. Questi punti, sparsi su tutta la regione da rappresentare, formano un vero e proprio reticolato. Un aereo attrezzato con speciali apparecchi fotografici sorvola il territorio da cartografare, sorvolando a strisce in direzione Est/Ovest, a una quota di 4000 metri. Coppie di foto vengono scattate ogni 12 millesimi di secondo. Così ogni piccola zona di terreno appare sotto due diversi angoli. 2) PRIMO ABBOZZO. Sviluppate le foto, vengono ricomposte in base ai punti di riferimento prescelti. Sulaa loro base il cartografo traccia un primo abbozzo su computer. In esso dispone tutte le curve di livello che uniscono i punti con la stessa quota rispetto al mare, le strade, i fiumi, la forma degli edifici. Tutte le informazioni vengono digitalizzate e immesse in una banca dati. 3) MISURE SUL TERRENO. Per non rischiare di confondere, ad esempio, un mucchio di fieno con una casa, un cartografo fa una verifica al suolo, raccogliendo anche tutte le informazioni sui confini amministrativi, lo stato delle strade, i sentieri: tutti particolari che non possono essere visibili in una foto aerea. 4) EDIZIONE DEFINITIVA. Le nuove informazioni vengono aggiunte a quelle già immesse nella banca dati e si stampa una carta geografica che comprende tutti i particolari fisici e amministrativi. L'aggiornamento è necessario in media ogni dieci anni.


L'ANNUNCIO IN USA I sosia del virus dell'epatite C Scoperte nuove varianti dell'agente infettivo
Autore: BONINO FERRUCCIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: MUSHAHWAR ISA, SIMONS JOHN
ORGANIZZAZIONI: ABBOTT LABORATORY, PNAS
LUOGHI: ITALIA

NEGLI Anni 80, prima della scoperta del virus dell'epatite C (Hcv), avvenuta nel 1989, le epatiti da causa ignota erano definite con criteri di esclusione «epatiti non A, non B». In quel periodo un chirurgo americano (G.B.) contrasse un'epatite acuta di questo tipo e guarì spontaneamente. Il siero ottenuto dal sangue prelevato a G. B. nella fase acuta della malattia fu usato come inoculo infettivo per esperimenti di trasmissione dell'epatite non A, non B nelle scimmie antropomorfe. Gli scimpanzè non svilupparono alcuna malattia mentre un episodio di epatite di lieve entità venne evidenziato in scimmie più piccole (marmosets). L'epatite poteva essere trasmessa da una scimmia all'altra utilizzando come inoculo infettivo il sangue prelevato nella fase acuta di malattia. Le stesse tecniche di biologia molecolare che permisero l'identificazione dell'acido nucleico del virus dell'epatite C vennero quindi utilizzate anche per la ricerca di acidi nucleici di virus non noti nel sangue di questi animali. Ciò ha permesso al gruppo di ricercatori della Abbott Laboratory di Chicago diretto da Isa Mushahwar di identificare e sequenziare ben due nuovi acidi nucleici (Rna) virali, definiti Gbv A e Gbv B. Le caratteristiche biologiche dei due acidi nucleici erano simili a quelle del virus dell'epatite C, genere della famiglia dei Flaviviridae. Lo studio e il confronto della sequenza nucleotidica dei due nuovi acidi nucleici con il prototipo del virus dell'epatite C (Hcv 1) ha messo in evidenza una somiglianza di circa il 30 per cento. Negli animali l'infezione con il virus Gbv A non provoca un danno epatico mentre l'infezione da Gbv B è causa di epatite di lieve entità. Gli esperimenti di infezione incrociata con i due diversi Gbv negli stessi animali ha inoltre dimostrato che l'infezione da parte di uno dei due Gbv non conferisce immunità contro l'infezione da parte dell'altro virus. Successivamente un ulteriore acido nucleico virale (definito Gbv C) con caratteristiche simili ai precedenti è stato isolato dal sangue di un paziente con epatite cronica non A, non B. Il risultato di questi studi è stato pubblicato recentemente sulla rivista americana «Pnas» da John Simons e collaboratori della Abbott Laboratory. Nello stesso centro sono state messe a punto anche le tecniche sperimentali che serviranno per lo studio della prevalenza delle infezioni da parte di questi virus nell'uomo. Dati preliminari indicano una prevalenza variabile degli anticorpi diretti contro questi nuovi virus nello 0- 1% dei donatori di sangue americani e in circa l'1-10% dei tossicodipendenti. Un dato interessante è la prevalenza elevata (8-26%) nelle popolazioni dell'Africa nord-orientale: ciò potrebbe suggerire una trasmissione delle infezioni per puntura accidentale di insetti come succede per altri virus della famiglia Flaviviridae. Questi risultati vanno però confermati perché potrebbero anche essere inficiati da un elevato numero di falsi positivi considerata la mancanza di una adeguata standardizzazione delle metodiche finora utilizzate per la ricerca degli indicatori di infezione. Occorrerà inoltre verificare se l'infezione da parte di questi virus sia causa di patologia importante nell'uomo o si tratti solo di occasionali agenti infettivi senza rilevante significato patogeno. L'importanza biologica di questi nuovi virus è sottolineata però da un altro studio del tutto simile, condotto presso i laboratori Genelabs di Redwood City in California, dove ricercatori americani concorrenti diretti da Steven Foung sono giunti ad identificare un virus del tutto simile ai precedenti. Non appena saranno pubblicati anche questi risultati si potrà rispondere all'interessante quesito se il virus identificato a Redwood City corrisponda ad uno dei tre identificati a Chicago o rappresenti il quinto membro della famiglia dei virus Hcv. La rapida successione con cui vengono oggi scoperti virus finora sconosciuti rivela come le attuali tecniche di biologia molecolare siano ormai in grado di rilevare in breve tempo qualsiasi virus che abiti l'organismo umano. Ciò da un lato ci tranquillizza contro le paure, esagerate da recenti film fantascientifici, perché dimostra come una adeguata ricerca medica possa reagire rapidamente ed efficacemente anche contro l'insorgenza di nuove minacce infettive. Ma le sempre più numerose scoperte impongono un'estrema cautela e competenza specialistica nel trasferimento dei risultati scientifici nella pratica clinica. Ciò è molto importante per evitare che la penuria di risorse destinate alla ricerca medica applicata, ulteriormente limitata dai tagli alla spesa sanitaria, influisca negativamente sulle qualità dell'assistenza. Ferruccio Bonino


IN BREVE I nuovi robot primato italiano
ARGOMENTI: INFORMATICA, RICERCA SCIENTIFICA
ORGANIZZAZIONI: ENEA
LUOGHI: ITALIA

Robot che vedono, sentono e «capiscono» reagendo all'ambiente in cui si trovano sono stati presentati a Milano dai ricercatori del «Gruppo di Frascati» che fa capo all'Enea. Realizzati dai fisici Botticelli e Turchetti, battono gli stessi robot giapponesi e americani.


IN BREVE Molecole vive al Centro Volta
ARGOMENTI: BIOLOGIA, CONGRESSO
ORGANIZZAZIONI: CENTRO VOLTA
LUOGHI: ITALIA, COMO (CO)
NOTE: «Cristallografia delle macromolecole biologiche»

E' in corso fino a giovedì al Centro Volta di Como (Villa Olmo) il Congresso europeo «Cristallografia delle macromolecole biologiche». Vengono presentati i risultati più interessanti ottenuti negli ultmi due anni sulle molecole degli organismi viventi.


IN BREVE Progettare al calcolatore
ARGOMENTI: INFORMATICA, TECNOLOGIA, PROGETTO
ORGANIZZAZIONI: CENTRO RICERCHE FIAT
LUOGHI: ITALIA, ORBASSANO (TO)

Le nuove tecnologie per la progettazione al computer (in particolare delle automobili) sono state al centro di un seminario che si è svolto ieri al Centro Ricerche Fiat di Orbassano. Tra i temi trattati, la termofluidodinamica, l'acustica, l'aerodinamica, i processi di saldatura e fonderia, il miglioramento strutturale.


IN BREVE La chimica ai Lincei
ARGOMENTI: CHIMICA, CONGRESSO
NOMI: CAGLIOTI VINCENZO
ORGANIZZAZIONI: ACCADEMIA DEI LINCEI
LUOGHI: ITALIA, ROMA

Si è svolta ieri a Roma, all'Accademia dei Lincei, una giornata di studio sulle frontiere della chimica dedicata a Vincenzo Caglioti, illustre studioso di molecole inorganiche.


IN BREVE «Sapere» racconta Marconi e la radio
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA
NOMI: MARCONI GUGLIELMO, BERNARDINI CARLO
ORGANIZZAZIONI: SAPERE, EDIZIONI DEDALO
LUOGHI: ITALIA

L'ultimo numero di «Sapere» dedica gran parte delle sue 100 pagine a Guglielmo Marconi e all'invenzione della radio, pubblicando documenti molto rari e interessanti. Tra questi, una intervista a Marconi fatta nel 1897 da un giornalista inglese. «Sapere» è la più antica rivista scientifica italiana. Diretta da Carlo Bernardini, esce ogni due mesi (Edizioni Dedalo, telefono e fax: 06-884.05.86).


IN BREVE Acque sotterranee convegno Cnr
ARGOMENTI: ECOLOGIA, ACQUA, CONGRESSO
ORGANIZZAZIONI: GRUPPO NAZIONALE PER LA DIFESA DALLE CATASTROFI
LUOGHI: ITALIA, MODENA (MO)

La protezione e la gestione delle acque sotterranee sono state al centro di un secondo convegno nazionale svoltosi a Modena dal 17 al 19 maggio. Organizzato dal Cnr, e in particolare dal Gruppo nazionale per la difesa dalle catastrofi, l'incontro ha messo a punto le tecniche per valutare l'inquinamento delle falde e per un uso più razionale delle risorse idriche.


RICERCA Biotecnologie Tremila miliardi Cee
Autore: BASSI PIA

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, BIOLOGIA, FINANZIAMENTO, EUROPEO
NOMI: HANSEN BRUNO, BERTONE UGO
ORGANIZZAZIONI: UE UNIONE EUROPEA, FEDERCHIMICA, ASSOBIOTEC
LUOGHI: ITALIA

TREMILA miliardi dell'Unione Europea per lo sviluppo delle scienze biotecnologiche: questa è la (buona) notizia comunicata nella settimana scorsa da Bruno Hansen, direttore dei programmi di ricerca e sviluppo dell'Unione Europea, presso la sede Federchimica di Milano. Lo scopo dell'investimento, ha detto Hansen, consiste essenzialmente nel «miglioramento della qualità della vita» attraverso le biotecnologie. Questo miglioramento è il motore primo di un grande mercato mondiale che, secondo ragionevoli previsioni, passerà dagli attuali 10 miliardi di dollari di fatturato all'anno a circa 100 miliardi di dollari nell'anno 2000. La realtà italiana è ancora piccola nel contesto internazionale (circa 800-1000 miliardi di lire fatturato nel 1994) e ovviamente può trarre un grande vantaggio proprio da questi programmi di finanziamento. Al bando di concorso che si è chiuso il 24 marzo scorso hanno risposto quasi mille aziende europee. Con questo considerevole finanziamento l'Unione Europea intende favorire accordi transnazionali per progetti di ricerca tra imprese, istituti pubblici e privati e università dei Paesi membri, ciò significa creare legami di scambio fra la ricerca pura e l'industria stessa che trasforma in pratica i risultati della ricerca. Alla Assobiotec, l'associazione di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie che raccoglie 50 aziende sono giunte 165 proposte di partecipazione ai programmi europei (di cui 100 dalle università), dimostrazione questa che la realtà italiana in questo campo è vivace e attenta, «in quanto supportata da qualificate strutture di ricerca e ha ricercatori validi - ha detto Ugo Bertone, vicepresidente dell'Assobiotec - che con questi finanziamenti potranno gestire studi e progetti ad elevato contenuto tecnico e scientifico. Il concorso, denominato «IV Programma quadro di ricerca, sviluppo tecnologico & dimostrazione nel campo delle "Scienze della vita"», copre un arco di tempo che va dal 1994 al 1998 ed è valido per i settori: biotecnologia (biologia cellulare e molecolare), biomedicina e sanità (miglioramento della ricerca e sviluppo in campo medico sanitario), agricoltura e pesca (miglioramento dei prodotti agricoli, ittici, alimentare e silvicoltura). Per le piccole e medie imprese che non hanno un grande potenziale di ricerca, estrema importanza assumono i parchi tecnologici, che in quest'ambito possono avvalersi dei programmi Craft, vale a dire che la Comunità europea paga la metà dei costi delle strutture di ricerca. Inoltre, sempre per le stesse, sono stati istituiti premi di esplorazione che coprono il 70-75 per cento dei costi della fase di esplorazione, e di ricerca cooperativa che coprono il 50 per cento dei costi di ricerca, le proposte dovranno pervenire alla Commissione Europea entro il 17 dicembre 1997. Per quanto concerne lo scottante problema bioetico che si interseca spesso con le applicazioni delle biotecnologie, ogni singolo Paese dell'Unione Europea potrà fare riferimento alla propria legislazione. Pia Bassi


ETOLOGIA Strage di regine Il parassitismo sociale tra le vespe
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ETOLOGIA, ZOOLOGIA
NOMI: MATTHEWS ROBERT
ORGANIZZAZIONI: UNIVERSITA' DI GEORGIA
LUOGHI: ITALIA

SI sapeva che tra le vespe non è raro il parassitismo sociale. In che cosa consiste? Nel fatto che la regina penetra nei nidi di una specie affine, ingaggia un furioso duello con la regina residente, la uccide e si insedia al suo posto. Poi depone tranquillamente le uova. Le operaie residenti, a causa della forte rassomiglianza tra le due specie, non si accorgono della sostituzione e accudiscono le uova parassite come se fossero loro sorelle. Per un certo tempo la prole di entrambe le regine convive fianco a fianco. Però man mano che le vespe residenti muoiono, vengono sostituite dalle figlie della regina parassita. Così si comporta ad esempio la vespa austriaca (Vespula austriaca) nei confronti della vespa rossa (Paravespula rufa). Ma un entomologo dell'Università di Georgia, Robert W. Matthews, in una ricerca a lungo termine condotta insieme con la moglie Janice, scopre che a volte le cose si svolgono in maniera assai più complessa. Oggetto della sua indagine sono state due specie di vespe molto comuni negli Stati Uniti sudorientali: Vespula squamosa e Vespula maculifrons. Di regola le vespe del genere Vespula fabbricano nidi a palla sospesi mediante un peduncolo entro cavità sotterranee. Il loro ciclo annuale avviene in questo modo. Al principio della primavera, le regine che hanno trascorso l'inverno in ibernazione, si risvegliano e cercano una cavità sotterranea in cui fabbricare il nido. Spesso utilizzano tane di roditori abbandonate dai loro costruttori. E lì incominciano a fabbricare cellette in ciascuna delle quali depongono un uovo. Nella tarda primavera la covata schiude e nascono le prime operaie. Grazie all'apporto della nuova forza lavoro, il nido si espande rapidamente. In estate la regina depone altre covate e si accresce la consistenza numerica della popolazione. Sul finire della stagione calda le operaie incominciano a costruire celle più grandi entro cui si sviluppano le future regine. Le quali emergono al principio dell'autunno insieme con i maschi e con loro si accoppiano. Poi maschi e operaie muoiono, e le regine fecondate trascorrono l'inverno in letargo. In primavera il ciclo ricomincia. Ma in un nido delle vespe prese in esame, i coniugi Matthews fanno una scoperta a dir poco sconcertante. Scoprono che oltre alla regina regnante, viva e vegeta, vi sono i cadaveri di venticinque regine che ostruiscono letteralmente le cavità del nido nonché i tunnel di entrata al nido stesso. Per venire a capo di questo misterioso giallo, i ricercatori decidono di trasportare le vespe in laboratorio. Cosa tutt'altro che facile, data l'aggressività delle specie in esame, assai temute per le loro dolorose punture. Ma nessun ostacolo riesce a fermare la curiosità degli studiosi. E infatti i Matthews riescono a sistemare le vespe entro nidi artificiali dalle pareti di vetro, collegati mediante un tubo con l'esterno, in modo che le vespe possano svolgere normalmente le loro attività di approvvigionamento. In queste condizioni l'osservazione diventa agevole. Trovare un nido sotterraneo che si presti alle esigenze della specie, cioè alla costruzione di un nido sferico appeso per un peduncolo che possa liberamente dondolare nella cavità non è cosa facile. Da qui nasce la competizione tra le vespe di specie diverse, ma anche della stessa specie. Quando una regina di Vespula squamosa riesce a penetrare in un nido di maculifrons e aggredisce la regina locale, le operaie cercano di venire in aiuto della loro sovrana e attaccano furiosamente l'intrusa. Vorrebbero iniettarle il veleno con il pungiglione, ma i loro tentativi risultano vani perché la possente squamosa, grande il triplo di un'operaia, ha una pelle troppo coriacea. E la mastodontica intrusa non ha difficoltà a metterle fuori combattimento in maniera terribilmente feroce. Le decapita o le taglia semplicemente in due pezzi. Una volta tolte di mezzo le operaie, le due regine si trovano fronte a fronte. E allora ha inizio una durissima lotta, in cui ciascuna delle contendenti cerca di mettersi in posizione tale da poter usare il pungiglione, l'arma decisiva per la vittoria finale. Vi sono pochi punti vulnerabili nella dura corazza delle regine e vince quella che riesce a trovare per prima il punto debole dell'avversaria. Il veleno iniettato è così potente che la morte è quasi immediata. Tra la maculifrons e la squamosa, è quasi sempre quest'ultima che riesce ad avere la meglio. Ma spesso succede che la competizione avvenga tra due regine della stessa specie. E allora in genere la regina residente ha un chiaro vantaggio - noi diremmo perché gioca in casa - e riesce a uccidere l'estranea. Una volta che l'ha uccisa getta il suo cadavere su quello della perdente che l'ha preceduta e con il succedersi delle invasioni si forma così quella pila di cadaveri che aveva colpito i ricercatori. Naturalmente succede la stessa cosa nel caso che la regina locale venga uccisa e prenda il suo posto l'usurpatrice. Dovrà sempre far fronte ai ripetuti tentativi di altre regine in cerca di una cavità atta a costruire il nido. A rigor di logica, quando la regina legittima di un nido viene uccisa e le subentra la regina usurpatrice, le operaie che sono sterili dovrebbero accettare di buon grado la sua presenza che garantisce la nascita di nuovi individui e quindi la continuità della stirpe. E invece le operaie rimaste orfane della loro regina rimangono straordinariamente aggressive nei riguardi dell'usurpatrice. Lo studioso ne dà questa spiegazione. La presenza della regina inibisce lo sviluppo ovarico delle operaie, rendendole per l'appunto sterili. Tuttavia, non appena la regina viene uccisa, gli ovari delle operaie orfane ridiventano funzionanti e producono uova non fecondate da cui nascono maschi. Un'occasione unica per contribuire con i loro geni alla futura generazione. Se accettano la nuova regina, perdono ovviamente questa possibilità e sarebbe questa la ragione della loro ostilità verso l'usurpatrice. Isabella Lattes Coifmann


TECNOLOGIA AVANZATA Che fiuto, il naso elettronico] Ideato in Inghilterra per applicazioni nell'industria
Autore: FURESI MARIO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, ELETTRONICA
NOMI: DODD GEORGE, HODGINS DIANA
ORGANIZZAZIONI: OLFACTORY RESEARCH, UNIVERSITA' DI WORWICK
LUOGHI: ITALIA

TRA gli organi di senso, quello dell'olfatto si distingue per la complessità della sua struttura interna. Pare un microscopico ricamo. Milioni di cellule assolvono con assoluta esattezza il compito ad ognuna assegnato; iniziano le cellule fusolari della mucosa olfattoria che, inserita nell'alto dei meati nasali, attende vigile le particelle odorose per catturarle e trasmetterle, per via nervosa, al bulbo olfattorio che, ricevuta l'impressione sensitiva, la trasforma in percezione odorosa e la passa, lungo due condotti nervosi, all'ipotalamo e all'ippocampo. Qui, alla base del cranio, termina il viaggio: l'odore diventa attimo di vita cosciente. La complicata attività bioelettrica svolta dall'organo dell'olfatto può oggi essere affidata a un apparecchietto elettronico chiamato «naso artificiale». Inventato in Gran Bretagna, ne ha dato notizia «New Scientist». Il «naso elettronico» è stato inventato da un nucleo di ricercatori dell'Institute Olfactory Research dell'Università di Worwick, diretto da George Dodd, che da trent'anni studia l'anatomia e la fisiologia dell'organo olfattivo. L'apparecchio percepisce un gran numero di odori e per via elettronica li trasforma in immagini che compaiono su un piccolo schermo come componenti di una numerosa serie di triangoli, ognuno di grandezza e colore diversi. «E' una forma semplificata del naso umano - ci ha spiegato Diana Hodgins, direttrice tecnica della Neutronics che ha costruito il prototipo - e può trovare impiego nell'industria e nel commercio per scoprire dall'odore il tipo o lo stato di conservazione di una bevanda, di un farmaco, di un profumo o di un alimento scatolato». Non si può certo pretendere dall'elettronica la perfezione della materia vivente, anche perché nel nostro caso l'organo naturale dispone di oltre diecimila sensori mentre in quello artificiale ce n'è solo una dozzina. Il loro numero è comunque sufficiente per individuare il campione sotto analisi e il suo stato di conservazione; individuazione che viene effettuata ricorrendo a speciali polimeri che, oltre ad assorbire odori, vapori e gas, sono buoni conduttori elettrici, ciò che rende possibile l'analisi. I polimeri sono composti chimici formati da molecole tutte eguali; ne sono esempio le materie plastiche, le fibre tessili artificiali e la gomma sintetica. Oltre all'individuazione di migliaia di campioni, i polimeri impiegati dal naso artificiale consentono un sicuro controllo durante la fase della loro produzione. Conclude George Dodd: «Il naso elettronico consente di archiviare precisi profili di odori e aromi e di poter indicare a quale marca di Champagne o di caffè appartenga il campione analizzato. Non è necessario ricorrere a lunghe e laboriose analisi, basterà dare uno sguardo al triangolo indicato e leggerne la didascalia nell'archivio predisposto». Mario Furesi


AVVENIVA UN SECOLO FA Rubata la scoperta dei raggi X? Roentgen avrebbe defraudato l'ucraino Ivan Puluy
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, FISICA
NOMI: VON ROETGEN WILHELM KONRAD, PULUY IVAN
LUOGHI: ITALIA

PER la storia consolidata la scoperta dei raggi X avvenne l'8 novembre del 1895 e fu comunicata dal suo autore, Wilhelm Konrad von Roentgen, il 28 dicembre. Siamo quindi nell'anno del centenario, che in questi mesi viene celebrato in tutto il mondo: «Tuttoscienze» se ne occupo' già il 22 giugno dell'anno scorso dedicandogli una pagina intera. Ma, insieme alle celebrazioni, spuntano anche i veleni. C'è chi sostiene che il grande fisico tedesco, che per la sua scoperta nel 1901 ebbe il premio Nobel, abbia in realtà «rubato» la sua rivoluzionaria idea a un collega e maestro, l'ucraino Ivan Puluy. Sulla rivista russa «Shlach peremony» (La via maestra) è appena uscito un lungo articolo (segnalatoci dal fisico italiano Augusto Quaglino) di Nicola Vasylega-Dereybas e Roman Lesciuk, nel quale senza mezzi termini e con l'appoggio di date e fatti si parla di Puluy come di un «genio derubato». Puluy era nato nel 1845 nella Galizia ucraina, aveva studiato e poi insegnato all'università di Vienna, occupandosi tra l'altro di elettrotecnica, di telefonia, dell'installazione di centrali elettriche in varie regioni dell'impero austro-ungarico. Tra i suoi amici annoverava anche Albert Einstein. «Per primo al mondo - affermano gli autori dell'articolo - studiò la luce diffusa al neon rarefatto». Di questo suo lavoro sui raggi catodici, sostengono gli autori dell'articolo, Puluy parlò per la prima volta a Strasburgo fin dal 1875-76 ai colleghi Kundt e Roentgen e a Tesla, allora studente. Roentgen, però, avrebbe definito gli esperimenti del collega ucraino dei «banali giochi infantili». «Tuttavia - si dice nell'articolo - furono proprio quegli esperimenti che portarono Puluy alla scoperta dell'invisibile radiazione dotata di un grande potere penetrante che egli per analogia con la matematica denominò X, non sapendo di cosa si trattasse». Ma non ne diede notizia agli ambienti scientifici, preferendo continuare a sperimentare e a costruire tubi catodici più efficienti. «Durante le feste pasquali del 1895 - sostengono gli autori dell'articolo - egli realizzò le prime immagini delle ossa di una mano e dello scheletro di cavie, che mostrò al professor Horbacevski». Sembra che Puluy, pur non dandone una comunicazione ufficiale e solenne, parlasse spesso dei raggi X nelle sue lezioni a Vienna e a Praga, e che ne scrivesse allo stesso Roentgen. Il quale nel frattempo aveva intensificato i suoi esperimenti sui tubi a vuoto e sulle radiazioni invisibili. Quando il fisico tedesco annunciò al mondo scientifico la sua scoperta destinata a rivoluzionare la medicina, Puluy, che pure era uomo assai tollerante e disinteressato, non poté fare a meno di chiamarlo plagiatore. E' plausibile questa ricostruzione? Oppure i due autori dell'articolo tentano semplicemente un tardivo recupero alla scienza russa di una gloria che in realtà non le appartiene? Puluy non era certo l'ultimo arrivato e la sua attività intorno ai tubi catodici a vuoto (che egli, con grande abilità, si costruiva da sè) è pacificamente riconosciuta. Roentgen, d'altra parte, non nascose mai di essere arrivato alla scoperta delle proprietà dei raggi X grazie a una buona dose di casualità. Ad ogni buon conto nell'articolo si ricorda che Roentgen impose per testamento che il suo archivio fosse bruciato. «Per cancellare le tracce?». Vittorio Ravizza


Il biologo nello spazio Le reazioni della materia vivente a gravità zero
Autore: MARCHISIO PIER CARLO

ARGOMENTI: BIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
ORGANIZZAZIONI: ESA
LUOGHI: ITALIA

HA un futuro la ricerca biologica condotta nello spazio in assenza di gravità? Al quesito sono state dedicate due giornate di lavoro nel centro di tecnologia dell'Agenzia spaziale europea (Esa) che si affaccia sulle dune della costa olandese del Mare del Nord. Al tavolo stavano gli scienziati responsabili degli esperimenti biologici condotti nell'agosto del '94 sul laboratorio spaziale sullo Shuttle e alcuni scienziati europei investiti del ruolo di critici dei risultati e delle future prospettive della ricerca biologica spaziale. Chi scrive faceva parte di questi ultimi nel suo recente ruolo di rappresentante italiano in seno al comitato di ricerca biologica dell'Esa. Fare un esperimento biologico in un laboratorio spaziale pone problemi organizzativi dalla soluzione difficile e costosa. Tutto deve essere meticolosamente organizzato a terra: in orbita, un astronauta-scienziato può dedicarsi solo a poche delicate manovre in esperimenti dei quali conosce solo il significato generale. Ne deriva che tutto deve essere automatizzato al massimo e prevedere minimi interventi umani. Il biologo spaziale deve quindi modificare la propria mentalità artigianale e organizzare il piano dell'esperimento in maniera assolutamente meticolosa prima del lancio. Non sempre è in grado di prevedere problemi che a terra sarebbero facili da correggere. Spesso problemi che si sono inaspettatamente presentati in orbita non hanno potuto essere tempestivamente corretti e hanno provocato il fallimento del piano sperimentale. Da ciò la necessità di ripetere alcuni esperimenti in lanci futuri. Chiunque conosca la complessità della risposta biologica conosce la sua potenziale variabilità. Negli esperimenti che si fanno a terra i biologi prevedono sempre un numero elevato di campioni per ogni dato sperimentale in modo da elaborare statisticamente il significato di ciascun dato. In orbita questo non è possibile per ragioni di spazio e di costo. Quindi molti dati potenzialmente interessanti sono risultati poco interpretabili proprio per la mancanza di controllo sulla variabilità statistica. Anche a questo problema si prevede di ovviare in futuro. Il lettore potrà chiedersi il perché di esplorare il funzionamento della macchina biologica in un ambiente innaturale come un laboratorio spaziale. Si tralasci per ora la risposta dell'intero corpo umano, già ampiamente studiata in condizioni di assenza di peso, e ci si concentri sulla biologia di cellule o tessuti isolati dal corpo. La domanda è centrata sul ruolo della gravità e delle radiazioni sulle funzioni biologiche fondamentali. Tutti sanno che la vita come noi la concepiamo si è evoluta a gravità 1 sul nostro pianeta e che le radiazioni cosmiche sono fortemente schermate dall'atmosfera. Che cosa capita delle funzioni cellulari quando la gravità si annulla e aumenta l'esposizione alla radiazione cosmica? Qualcosa capita ma non siamo ancora in grado di definire bene che cosa. La risposta immunitaria è forse il sistema biologico nel quale la forza di gravità è più profondamente coinvolta. La proliferazione e la motilità dei linfociti sembrano cambiare nello spazio ma la complessità della risposta immunitaria che poggia su relazioni sottili tra cellule diverse e interazioni molecolari complesse è lungi dall'essere chiara. Così, lo sviluppo embrionale dell'uovo di rana, che pare lievemente modificato nello spazio. Così anche la crescita verso il centro della Terra delle radici delle piante, l'esempio più chiaro di influenza della forza di gravità su un fenomeno biologico. La sensazione globale è che si sia ottenuto qualche risultato potenzialmente interessante ma nulla di così chiaro da far gridare di entusiasmo. Anche perché spesso sono mancati i controlli a gravità 1 ottenuti sullo Shuttle con un'apposita costosissima centrifuga che a volte non ha fatto correttamente il suo dovere e la statistica dei dati è stata spesso mediocre. Siamo solo all'inizio della nostra avventura di biologi spaziali. Se valga la spesa di investire grandi risorse di uomini e mezzi lo dirà il prossimo giro di esperimenti programmati di qui all'inizio del prossimo millennio sulla stazione spaziale russo-americana-europea. La mia opinione è che si possano risolvere brillantemente alcuni dilemmi di biologia teorica ma soprattutto si debba ottenere una spinta verso un progresso tecnologico applicabile alla medicina terrena. Esistono risorse tecniche che possono venire affinate dalla ricerca spaziale e potenzialmente adatte ad essere usate per problemi medici. L'industria spaziale italiana è notoriamente molto raffinata nel campo della microelettronica e aspetta collaborazione di idee provenienti dalla ricerca biomedica avanzata. Tra l'Alenia Spazio e il Parco scientifico biomedico San Raffaele si firma in questi giorni un protocollo di intesa che metterà le basi per un progetto di collaborazione tra ricerca biologica e industriale. Forse nascerà qualche idea utile a rilanciare il ruolo del nostro Paese nella ricerca spaziale. Pier Carlo Marchisio DIBIT San Raffaele, Milano


INCONTRO CON L'ILLUSIONISTA CHE HA DEMOLITO I FENOMENI EXTRASENSORIALI In Italia c'è un mago ogni 52 mila abitanti James Randi contro l'industria dell'occulto
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, FALSO, TRUFFA
PERSONE: RANDI JAMES
NOMI: RANDI JAMES
LUOGHI: ITALIA

IL mercato dell'occulto è miliardario. In Italia c'è un mago ogni 52 mila abitanti, e il Piemonte ha il primato, con uno ogni 28 mila. Le tariffe? Almeno 50 mila lire per un oroscopo, una lettura di carte o un talismano; mezzo milione per un esorcismo; da mezzo milione a 2 e mezzo per una magia d'amore; 5-6 milioni per una controfattura; decine di milioni per le «fatture a morte». Poi ci sono i paraterapeuti che applicano le tecniche più strane e i sensitivi alla Giucas Casella, che probabilmente per una domenica alla Rai ha un contratto cento volte più ricco di quanto verrebbe pagato a un Premio Nobel, ammesso che qualcuno avesse voglia di scritturarlo. Contro questo mercato si batte da mezzo secolo James Randi, canadese di nascita, cittadino statunitense, illusionista di professione e spesso consulente di ricercatori scientifici. Randi è stato la settimana scorsa in Italia per un ciclo di conferenze alle Università di Trieste, Padova e Pavia. A Torino, su invito del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni paranormali), ha tenuto una conferenza all'Unione Industriale. Professor Randi, lei che è un grande illusionista, è mai stato ingannato? «Certo. Conoscere molti trucchi non mette al sicuro da chi ne inventa di nuovi». Che ne pensa delle madon ne che piangono? «Faccio solo una riflessione marginale: ci si domanda perché quello della statuina di Civitavecchia sia sangue maschile. Si è detto: chiaro, simboleggia il sangue di Gesù; ma se fosse stato femminile si sarebbe detto: chiaro, essendo sangue di Maria. Ma allora perché porsi domande se qualsiasi risposta funziona»? Tutti i fenomeni paranor mali sono trucchi? «No, solo il 5 per cento. Nella maggior parte dei casi chi vede o sente qualcosa di paranormale è in buona fede. Peccato che si sbagli». Che ne pensa dei santoni indiani? «Trucchi elementari, da prestigiatori apprendisti». C'è un fenomeno che non è riuscito a spiegare? «Sophia Loren. Ha una casa vicino a me in Florida. Io faccio spesso la fantasia che venga a trovarmi. Purtroppo lei non lo sa. E io l'aspetto invano». Piero Bianucci


SCIENZA & PARANORMALE L'ultimo ballo con il tavolino a tre gambe I trucchi che consentono la sopravvivenza dello spiritismo
Autore: REGGE TULLIO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, FALSO, TRUFFA, LIBRI
PERSONE: POLIDORO MASSIMO
NOMI: RANDI JAMES, PALLADINO EUSAPIA, CROOKES WILLIAM, HOUDINI HARRY, MACLAINE SHIRLEY, POLIDORO MASSIMO
ORGANIZZAZIONI: SUGARCO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «Viaggio tra gli spiriti»

TRA i pittoreschi personaggi che furoreggiavano nei salotti dell'800 primeggia la medium Sapia o meglio Eusapia Palladino, nata nel 1854 in Puglia ma in pratica napoletana e già famosa all'età di sedici anni «per le sue facoltà svariatissime e straordinarie», nelle parole di Giuseppe Damiani, uno spiritista che viveva in Inghilterra. Eusapia faceva levitare tavoli e volare per aria oggetti di vario tipo, materializzava oggetti di poco valore e smaterializzava gioielli. Morì nel 1918 dopo aver frodato e preso in giro personalità di alto livello tra cui Cesare Lombroso. Fu presa più volte con le mani nel sacco ma, come la volpe, perse il pelo ma non il vizio. La Palladino è uno dei tanti personaggi analizzati da Massimo Polidoro, un abile prestigiatore pupillo di James Randi, nel suo recente libro «Viaggio tra gli spiriti» (Sugarco). Il primo di questi personaggi è Franz Anton Mesmer (1734-1815), famoso per le sue teorie sul magnetismo animale: ancora adesso esiste in inglese la parola «mesmerize» con un significato simile a «ipnotizzare». Lo spiritismo moderno è nato in America all'epoca della guerra di Secessione con gli innocenti scherzi infantili delle sorelle Foxs abilmente sfruttati a scopo di lucro da una sorella maggiore e presi molto sul serio da folle di ingenui. Nello spiritismo, come in tutte le manifestazioni del paranormale, vige finora inviolata la legge di Piero Angela: «Controllo 0, successo 100; controllo 100, successo 0». Nessuno dei medium finora analizzati da vicino da veri esperti ha superato l'esame. Gli scienziati non sono tuttavia degli esperti attendibili e sono infatti caduti più volte nella trappola. Il caso più clamoroso è quello di Sir William Crookes, scopritore del tallio, un elemento chimico, del radiometro e ideatore dei tubi di Crookes che hanno aperto la strada a tutta la tecnologia del vuoto. Crookes fu ripetutamente e vergognosamente ingannato da legioni di spiritisti e così pure fu ingannato Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes il segugio infallibile. Su tutta questa fiera della frode vola alto il mago Harry Houdini, sommo prestigiatore, insuperabile nello svelare i trucchi, implacabile nell'esporre la truffa. La saga del paranormale continua a mietere vittime tra gli ingenui e ha ormai elaborato una sua gnosi protettiva che vale la pena di esaminare da vicino. Polidoro elenca alcuni dei preconcetti più letali che permettono la sopravvivenza dello spiritismo e mi permetto di ripeterli con alcune semplificazioni. 1. La gente semplice non inganna, non sa farlo. 2. L'unico motivo per cui un medium può imbrogliare è il denaro. L'egocentrismo o il dominio sugli altri è escluso. 3. Gli errori del medium dimostrano la sua buona fede. Chi truffa infatti non sbaglia. 4. Se un personaggio celebre conferma il fenomeno allora ci deve essere qualcosa di vero. 5. Poiché il fenomeno spiritico non si verifica sempre, viene escluso il trucco: il trucco infatti è infallibile. A questi postulati possiamo aggiungerne altri che già ben conoscevo o che desumo dal libro di Polidoro: 6. La presenza di controlli induce un'aura negativa che impedisce agli spiriti di manifestarsi. 7. Chi afferra un fantasma e scopre che è il medium prova in realtà la buona fede di questo e gli fa correre rischi gravissimi e inutili: gli spiriti debbono infatti prendere a prestito il corpo del medium per materializzarsi. 8. Se i partecipanti a una seduta sospettano la frode i loro pensieri contaminano quelli del medium che è indotto, anzi costretto contro la sua volontà alla frode. In breve gli spiritisti cascano sempre in piedi e hanno sempre ragione, sia che il medium abbia successo sia che venga preso con le mani nel sacco. Lo spiritismo è quindi disciplina non falsificabile e secondo Popper, che quasi riaffiora dall'aldilà a pagina 161 del libro, non è una scienza. Nonostante la demolizione praticamente completa dei miti storici che hanno permesso il sorgere dello spiritismo e del paranormale, il fenomeno continua a mietere vittime in quantità. Non si contano più i maghi che vantano poteri sovrannaturali straordinariamente efficaci nel piegare chiavi e cucchiai o nell'eseguire giochi di carte. Enorme successo riscuotono negli Stati Uniti i cosiddetti chammelers, una specie di medium pigri che affermano di fungere da tramite per personaggi mitici vissuti in tempi antichissimi. Leader riconosciuta è la nota attrice Shirley MacLaine di cui cito una frase: «Nel dejà-vu si ha una sovrapposizione di un'esperienza (derivante) da una vita passata oppure da una sovrapposizione di un'esperienza in una vita futura (.. .) l'ha detto anche Einstein». Cara Shirley, ti ricordo bravissima e bellissima ma se continui così il grande Albert ti verrà a trovare imbestialito dall'oltretomba e ti piglierai uno spavento indimenticabile. Tullio Regge


ROMINGER CONTRO ROMINGER Pedalare nel futuro I segreti delle biciclette da primato
Autore: MORELLI MASSIMO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, SPORT, CICLISMO
NOMI: COLNAGO ERNESTO, ROMINGER TONY, INDURAIN MIGUEL
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. La bicicletta progettata da Colnago per il record dell'ora di Rominger

RIFLESSIONE mentre si corre il Giro d'Italia e Rominger domina: è passato più di un secolo, ma dalle sue origini a oggi strutturalmente la bicicletta è cambiata abbastanza poco. Già la bicicletta «di sicurezza» Rover, costruita nel 1885 dall'inglese Starley, aveva le caratteristiche distintive della bici moderna: mancavano soltanto il tubo che va dalla sella all'albero delle pedivelle, i freni e il cambio. Non è facile capire perché la bicicletta è il mezzo di locomozione rimasto più fedele a se stesso. Forse per i limiti imposti dalla propulsione umana: mentre il motore dell'automobile o dell'aeroplano è passibile di modifiche ed evoluzioni, il motore della bicicletta (gli arti inferiori dell'uomo) non lo è, fatti salvi i futuri conturbanti sviluppi dell'ingegneria genetica. Forse per motivi legati alla sicurezza e alla semplicità costruttiva: di fatto sono possibili veicoli a propulsione umana anche lontani dalla bici tradizionale, come le celebri recum bent in cui il ciclista pedala disteso sul dorso, che spesso però si dimostrano troppo pericolosi, scomodi o complicati. Pur nella sua semplicità, la bicicletta tradizionale ha dei vantaggi cui siamo abituati e non rinunciamo facilmente; il famoso costruttore di biciclette da corsa Ernesto Colnago (lui si schermisce definendosi «biciclettaro») racconta che non molto tempo fa, quando mostrò a Tony Rominger il progetto di una bici da record in cui per motivi aerodinamici il manubrio viene retto da una sola mano e l'altra deve aggrapparsi sotto la sella, il ciclista svizzero non poté trattanersi dallo scoppiare in una fragorosa risata. Di certo, tra i fattori decisivi nel determinare il tradizionalismo tecnologico della bicicletta bisogna annoverare la politica seguita dall'Union Cycliste Internationale, che per garantire lo svolgimento delle competizioni su un piano di equità tra tutti i concorrenti proibì sin dal 1938 l'uso di accorgimenti aerodinamici e delle recumbent. Recentemente, in seguito alle polemiche suscitate dal record dell'ora di Obree nel 1993 l'Uci è intervenuta per definire con maggior esattezza le caratteristiche regolamentari di una bicicletta da competizione: volendo evitare che alla ricerca di una maggiore efficienza aerodinamica il corridore assuma posture diverse da quella tradizionale si è stabilito che la verticale dalla punta della sella deve cadere almeno 5 centimetri dietro l'asse del movimento centrale, che le mani del corridore non devono superare in altezza il piano della sella e che tra il corpo dell'atleta e la bici non devono esserci più di tre elementi d'appoggio (pedali, sella e manubrio). In sostanza con le nuove regole si è posto un ulteriore freno alla ricerca di nuove soluzioni aerodinamiche, e questa è una pesante limitazione se si considera che, nel caso della bicicletta, a velocità superiori ai 30 chilometri all'ora la resistenza dell'aria supera l'80 per cento della forza resistente complessiva (le altre forze in gioco sono la resistenza al rotolamento e la resistenza della trasmissione). Con questo regolamento, a chi si adopera per migliorare la tecnologia e le prestazioni della bicicletta non resta che lavorare «di fino» sulla configurazione tradizionale. E' il caso di Ernesto Colnago, creatore della bicicletta con cui il 5 novembre 1994 Tony Rominger ha portato il record dell'ora a 55,291 chilometri, battendo di oltre 2 chilometri il record precedente stabilito solo due mesi prima da Miguel Indurain. Era un'impresa difficile: Indurain è uno dei più forti velocisti del mondo e per stabilire il suo primato aveva usato una sofisticata bicicletta preparatagli da Pinarello. «Loro - spiega Colnago - avevano optato per un telaio carenato in lega di carbonio, dal profilo aerodinamico, ma io non ero convinto che fosse la soluzione giusta. Bisogna tener conto della conformazione della pista di Bordeaux, ch'è lunga solo 250 metri e quindi ha rettilinei molto corti; in queste condizioni è importante che la bici si comporti bene in curva e guardando Indurain in televisione mi ero accorto che si alzava sempre un po' sulle curve, allontanandosi dalla linea ideale e perdendo terreno prezioso. Credo che ciò accadesse anche per colpa del telaio carenato, che offre maggior superficie all'aria. Per questo ho scelto un telaio in acciaio al cromomolibdeno con tubi profilati a goccia, più semplice ma con minor superficie lambita, e ho consigliato a Rominger di non uscire mai dalla striscia nera che delimita la linea ideale». Oltre che sul telaio, Colnago ha lavorato sulla posizione dell'atleta. Rominger è più piccolo di Indurain (pesa 15 chili in meno) e dunque offre all'aria una minore area frontale: una prerogativa importante, se si pensa che nel caso delle biciclette da corsa, a parità di potenza erogata, il vantaggio aerodinamico derivante da una diminuzione dell'area frontale del 10% consente di passare da una velocità di 53 a quasi 55 chilometri orari. Per sfruttare al meglio le prerogative fisiche di Rominger, Colnago realizzò un manubrio con le impugnature più strette e con i sostegni dei gomiti più avanzati rispetto a quelli di Indurain: ne è risultata una postura maggiormente protesa in avanti e con le spalle più chiuse. Resta da dire del rapporto di trasmissione: mentre Indurain aveva usato un 59x14 (59 denti per la corona e 14 per il pignone), Rominger spinse un 60x14 che sviluppa, 9,02 metri a pedalata. Come sappiamo, il risultato degli sforzi congiunti di Colnago e Rominger ha fatto scalpore: 2,251 chilometri più del record di Indurain, che si pensava destinato a resistere per un pezzo. Ma l'avventura pare tutt'altro che conclusa. Colnago e il suo pupillo vogliono battere il loro stesso record, questa volta in altura, a Città del Messico. Per il nuovo tentativo Colnago pensa a una bici diversa dalla precedente. «Innanzitutto - spiega con fervore - la pista di Città del Messico misura 400 metri e quindi ha rettilinei più lunghi di quella di Bordeaux. Lì varrebbe davvero la pena di usare un telaio carenato e io ho già pronti diversi disegni. Temo sempre che per la troppa superficie lambita la bici tenda ad allargare nelle curve, ma per ovviare al problema potrei usare una sola ruota lenticolare, la posteriore, al posto delle due che abbiamo montato in Francia. Nei rettilinei invece un'efficiente carenatura offrirebbe sicuramente dei vantaggi aerodinamici. Vedremo, devo ancora pensarci su». La scelta del rapporto di trasmissione è invece già presa. Rominger spingerà un poderoso 62x14, due denti in più nella corona rispetto alla bici di Bordeaux. Ma non basta: «Per battere un record bisogna curare ogni dettaglio, migliorare tutto il migliorabile; abbiamo già realizzato uno speciale reggisella profilato ad ala e studieremo altri accorgimenti». Poi toccherà al velocissimo Rominger, come dice Colnago, «ha sotto due "bielle" (gambe) da fare spavento». Massimo Morelli


SE NE PARLA OGGI A ROMA Due italiani in orbita Satellite al guinzaglio, secondo volo
Autore: GUIDONI UMBERTO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, RICERCA SCIENTIFICA, ASTRONOMIA, FISICA
NOMI: CHELI MAURIZIO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Tss Tethered Satellite System

A 9 mesi dal lancio della missione, che vedrà il «satellite tethered» volare, per la seconda volta, a bordo dello Space Shuttle, oggi scienziati italiani e statunitensi sono riuniti a Roma per fare il punto sullo stato del programma Tss, sigla di Tethered Satellite System. A riunirsi nella sede dell'Agenzia spaziale italiana è l'Investigator working group, il gruppo di lavoro che ha la responsabilità di definire gli obiettivi scientifici della missione. La riunione segue di poche settimane una conferenza internazionale sulle applicazioni dei sistemi a filo, organizzata a Washington dalla Nasa e dall'Asi. Il meeting di Roma è anche l'occasione per presentare ufficialmente l'equipaggio. Questa missione dello Shuttle è particolarmente importante per il nostro Paese; a bordo della navetta Columbia, oltre al satellite costruito in Italia, ci saranno due astronauti di nazionalità italiana: Maurizio Cheli e il sottoscritto. L'equipaggio è espressione di tre agenzie spaziali e ben quattro nazionalità diverse. Insieme ai 4 astronauti della Nasa - il comandante Andy Allen, il pilota Scott Horowitz, il «mission specialist» Jeff Hoffman e il «pay load commander» Franklin Chang-Diaz (naturalizzato americano ma nato in Costa Rica) - ci saranno due astronauti dell'Esa - Claude Nicollier (Svizzera) e Maurizio Cheli (Italia) - nonché, ovviamente, chi vi scrive come astronauta dell'Asi. Il «satellite a filo» è un esperimento molto complesso. A differenza delle missioni tradizionali, che utilizzano la navetta come mezzo di trasporto, nel volo del Tss lo Shuttle è parte integrande della struttura - la più grande mai posta in orbita - ed elemento importante del circuito elettrico che si vuole stabilire con la ionosfera terrestre. Il sistema composto dalla navetta, dal filo e dal satellite si comporta come una gigantesca dinamo in cui gli avvolgimenti magnetici sono costituiti dal campo magnetico della Terra ed il rotore è rappresentato dai 20 chilometri di filo, trasportato dalla navetta alla fantastica velocità di 27.000 chilometri all'ora. Anche se il campo terrestre, con i suoi 0,3-0,4 Gauss, è di gran lunga più debole dei magneti di una dinamo, le dimensioni del sistema e la sua velocità producono una differenza di potenziale, fra satellite e Shuttle, di quasi 5000 volt. Nell'orbita del Tss, a circa 300 chilometri, c'è una debole atmosfera - la ionosfera - con una percentuale significativa di elettroni e ioni liberi; in queste condizioni il satellite (carico positivamente) è in grado di raccogliere elettroni dall'ambiente circostante e, in conseguenza della tensione indotta sul sistema, una corrente elettrica può scorrere nel filo. Con correnti dell'ordine di 1 ampere, ci si aspetta di ottenere una potenza di qualche kilowatt che verrà utilizzata per alimentare un particolare esperimento a bordo dello Shuttle - un acceleratore di elettroni - in grado di garantire, fra l'altro, la chiusura del circuito dal lato della navetta. Questa potenza, che corrisponde a quella di una comune utenza domestica, è derivata a spese del moto dell'intero sistema: quando passa corrente nel circuito, lo Shuttle subisce un rallentamento che è tuttavia marginale rispetto all'enorme energia cinetica accumulata. La conversione diretta di energia cinetica in energia elettrica è l'aspetto più promettente della tecnologia dei «tethers»; la conversione potrebbe introdurre, però, problemi di stabilità dinamica che dovranno essere ben valutati nel corso della missione. Proprio il controllo dello «skip-rope» - una perturbazione del «tether» molto simile al movimento della fune utilizzata nel gioco del salto a corda - è la preoccupazione principale del Centro di Houston, impegnato nella pianificazione delle fasi più critiche dal punto di vista dinamico. Anche se non si hanno indicazioni definitive dalla prima missione, gli accoppiamenti, tra i movimenti del satellite e le sollecitazioni del «tether», sono oggi meglio conosciuti e alcuni dei vincoli dinamici potranno essere eliminati, a tutto vantaggio degli esperimenti scientifici interessati ad analizzare le caratteristiche elettriche del sistema. Gli scienziati sono consapevoli che l'aspetto più propriamente elettrodinamico sarà prevalente e stanno mettendo a punto i sensori per sfruttare a pieno questa seconda opportunità. La missione mira soprattutto a raggiungere gli obiettivi scientifici che sono stati mancati nel primo volo. Lo stop a 250 metri impedì di raggiungere i 20 chilometri previsti e limitò fortemente l'energia disponibile per generare quei fenomeni elettromagnetici che si volevano studiare. Tuttavia, quell'esperienza ha permesso di creare un database prezioso, che dovrebbe permettere una puntuale programmazione delle misure che si vogliono effettuare durante il volo. Umberto Guidoni Astronauta dell'Asi


CAFFEINA E MARIJUANA I ragni drogati Tessono tele impazzite
Autore: V_RAV

ARGOMENTI: ETOLOGIA, CHIMICA
ORGANIZZAZIONI: MARSHALL SPACE FLIGHT CENTER, NASA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. La tela di un ragno «normale» e quella di un ragno sotto l'effetto della caffeina. Ancora più anomale le ragnatele tessute da ragni sotto l'effetto della marijuana

LA tela di Aracne era così perfetta da suscitare l'invidia di Atena che, irata e gelosa, trasformò in ragno la giovane tessitrice. Così racconta il mito, ripreso da Ovidio nelle «Metamorfosi». La prodigiosa abilità degli aracnidi di costruire tele di assoluta bellezza e perfezione seguendo, in un frenetico andirivieni, un disegno prestabilito radicato nel loro istinto, ha sempre stupito l'uomo, che ancora tenta di decifrarne il segreto. Ma questa arcana perfezione si è rivelata estremamente vulnerabile; si è scoperto infatti che sotto l'effetto di sostanze tossiche i ragni sembrano dimenticare la loro abilità, resi incapaci di seguire i percorsi impressi nella loro memoria genetica, e le tele che essi tessono in queste condizioni presentano profonde alterazioni. Partendo da questa constatazione i ricercatori del Marshall Space Flight Center della Nasa che ha sede in Alabama pensano di utilizzare i ragni per testare la tossicità delle sostanze chimiche, in particolare delle droghe. Tanto più che le alterazioni indotte dalle varie sostanze, eccitanti o depressive, hanno sulla forma della tela effetti diversi e molto specifici. Sotto l'effetto della marijuana il ragno appare svogliato, comincia a tessere ma poi abbandona il lavoro prima di averlo terminato; la benzedrina, o anfetamina, con il suo potere stimolante, lo induce invece a tessere la sua tela con grande rapidità ma apparentemente senza un «piano» prestabilito, lasciando ampi buchi; sotto l'effetto della caffeina il ragno sembra aver smarrito quella bussola interna che normalmente lo guida lungo le geometrie della sua costruzione, che risulta perciò un guazzabuglio indecifrabile; somministrando infine del cloralio idrato, una sostanza ipnotica, vedremo il nostro ragno iniziare il suo lavoro ma abbandonarlo quasi subito dopo avere teso i fili principali per cadere nell'inerzia più completa. Ev. rav.Y




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