TUTTOSCIENZE 13 aprile 94


CERVELLO L'illusione di pesare l'intelligenza del genio
Autore: QUATTRONE ALESSANDRO

ARGOMENTI: BIOLOGIA, ANTROPOLOGIA E ETNOLOGIA
PERSONE: EINSTEIN ALBERT, LENIN VLADIMIR, BROCA PAUL, WHITMAN WALT, FRANCE ANATOLE, TURGENEV IVAN, CUVIER GEORGES
NOMI: THOMAS HARVEY, DIAMOND MARIANNE, GRATIOLET LOUIS PIERRE, EINSTEIN ALBERT, LENIN VLADIMIR, BROCA PAUL, WHITMAN WALT, FRANCE ANATOLE, TURGENEV IVAN, CUVIER GEORGES
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 049

COME abbiamo appreso di recente da un ricercatore dell'Istituto del Cervello di Mosca, il cervello di Lenin, da decenni oggetto di studio attento, è risultato del tutto ordinario: il suo volume, le sue circonvoluzioni, lo spessore della sua corteccia non avrebbero niente - ma davvero niente - di eccezionale. Ne prendiamo atto, non so quanto sollevati o quanto delusi: sorpresi, questo sì. Sorpresi nell'apprendere di come in un istituto scientifico russo, per di più dal nome sinistramente orwelliano, si stiano ancor oggi consumando riti che pensavamo ormai desueti fra gli stregoni delle scienze della mente. Non meno sconcertante, del resto, è la recentissima storia del cervello di Einstein regalato a fettine da Harvey Thomas, che lo trafugò dopo le analisi a suo tempo svolte da una certa Marianne Diamond all'Università di Berkeley. In effetti l'immagine di un gruppo di dotti che si affaccendano con bisturi, microscopi e compassi intorno a una massa grigiastra immersa nella formalina ci porta indietro di più d'un secolo. Ad esempio al 1861, quando sotto gli sguardi degli affiliati alla Società antropologica parigina si consumò una serrata polemica tra Paul Broca, il più grande craniometrista del suo tempo, fermo assertore dell'importanza delle dimensioni dei cervelli nella razza umana, e Louis-Pierre Gratiolet, secondo il quale gli uomini più intelligenti non potevano essere riconosciuti in base alle misure dei loro crani. La vittoria finale fu di Broca, che basò gran parte della sua argomentazione su un cervello quanto mai illustre: quello del barone Georges Cuvier, l'Aristotele della biologia francese, il fondatore dell'anatomia comparata, della paleontologia, il grande statista al servizio di tutti i governi di Francia, dalla Rivoluzione alla Restaurazione. I medici che avevano aperto il suo cranio avevano riportato un peso del cervello di 1830 grammi, 400 grammi più della media e 200 grammi più di qualsiasi altro cervello umano pesato fino ad allora. Ergo, il baroneera lì a testimoniarlo, più un cervello è grande, più il suo possessore è intelligente. A poco valsero le obiezioni di Gratiolet sul modo in cui era stata condotta l'autopsia, e sui dubbi che faceva nascere un'altra misurazione, quella del cappello di Cuvier. Broca ebbe la meglio, e la craniometria divenne la disciplina sovrana delle scienze umane del XIX secolo. I suoi luogotenenti si misero a misurare e a pesare quanti più encefali poterono, e ne uscì che «in generale, il cervello degli uomini è più grande di quello delle donne, quello degli uomini eminenti più grande di quello degli uomini mediocri e quello delle razze superiori più grande di quello delle razze inferiori». Guarda caso, un perfetto quadro di legittimazione per la società del tempo, con l'«esattezza scientifica» delle misure divenuta formidabile appoggio per i pregiudizi di sesso, di classe, di razza, che ne costituivano le fondamenta. Quando Paul Broca morì si pesò ovviamente anche il suo cervello: 1484 grammi, una delusione. Poi venne Turgenev, con più di 2000 grammi, ma vennero anche Walt Whitman, 1282 grammi, e Anatole France, 1017, decisamente molto sotto la media, decisamente - dunque - molto poco intelligenti secondo l'equazione di Broca. Broca, a dispetto del volume dei suoi emisferi, era comunque uno studioso di valore, e accurate senza dubbio erano state le sue misurazioni, mentre fu completamente, tragicamente sbagliato l'uso che ne fece. Egli, infatti, aveva osservato quanto il volume cerebrale andasse di pari passo con le dimensioni corporee ma, preso dalla sua crociata, trascurò questo particolare determinante. Se si trattano i suoi dati con metodi moderni, tenendo conto dell'altezza, della massa, dell'età, del tipo di morte dei soggetti, crollano tutte le sue deduzioni: si annullano le differenze fra donne e uomini, fra razza bianca e nera, fra banchieri e diseredati. Quel che rimane è una notevole variabilità con lo stesso andamento all'interno di ogni gruppo umano, la variabilità biologica che si riscontra anche per tutti gli altri parametri antropometrici. Ma gli errori scientifici, soprattutto quando si incontrano con aspettative ideologiche, sono duri a morire: la frenologia, una variante raffinata della craniometria, ritenne addirittura di poter attribuire a ogni funzione psichica particolari rilievi delle aree cerebrali, e giungere così a ricostruire le caratteristiche mentali di un individuo. Nel loro esame meticoloso del cervello del padre della Rivoluzione d'ottobre è a questa fantomatica disciplina, forse, che si sono ispirati i volenterosi scienziati moscoviti. La tendenza a usare quantità grossolane e facilmente misurabili per dare un indice di qualità molto più sottili e complesse è una costante dell'agire scientifico, ma se talora dimostra solo la sua insufficienza, talaltra, la storia ci è testimone, può diventare strumento di idee non proprio progressive. Se è vero che la biologia moderna ha mostrato la stretta relazione fra struttura e funzione a livello molecolare, è quando le molecole si organizzano in cellule, le cellule in tessuti, i tessuti in organi e gli organi in organismi che le cose diventano - non poco - più difficili. Il cervello umano è in assoluto la cosa più complessa che ci sia dato trovare in natura, e certo la sua architettura ha fornito preziosi indizi su come funziona e su ciò che lo distingue da cervelli affini, quelli delle scimmie antropomorfe. Ma pensare di leggere cose composite, proteiformi e sfuggenti come l'intelligenza, o il carattere, negli arabeschi di una massa organizzata di neuroni e di fibre è come credere di indovinare il carattere di una persona basandosi sui dermatoglifi della sua mano sinistra. Solo che la cosa perde di fascino, perché a praticarla non è una zingara, magari depositaria di un sapere arcano e millenario, ma un gruppo di persone severe, che portano il camice bianco, e si fanno chiamare professori. Alessandro Quattrone


ULTIME RICERCHE La vita nacque in una pozza d'inferno Acqua bollente e fumi di zolfo per i primi batteri, 3 miliardi di anni fa
Autore: CASTELNUOVO ROSSELLA

ARGOMENTI: BIOLOGIA
NOMI: CAMMARANO PIERO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 049

ACQUA calda, molto calda, quasi bollente: nello scenario dell'origine delle prime forme viventi stanno assumendo un ruolo da grandi protagonisti alcuni tipi di batteri capaci di vivere a 80-90 gradi centigradi. E più ancora altri batteri, sempre appartenenti alla famiglia dei termofili, resistenti anche a 105-110 gradi e tuttora abitanti di pozze sulfuree di origine vulcanica, un po' dovunque nel pianeta: dal parco di Yellowstone, Stati Uniti, dove furono isolati per la prima volta, all'Islanda, alle più domestiche fumarole delle terme di Agnano, vicino a Napoli. Nella ricostruzione di allora sembra che questi esseri termofili vivessero sul fondo degli oceani, vicino a crateri sommersi, noti come «black smokers» - per il colore scuro dovuto ai materiali ferro-solforati e per i pennacchi dell'attività vulcanica - dove si sono sviluppate le prime forme di vita organizzata. Come epoca, siamo a circa tre miliardi e mezzo di anni fa. In quel tempo remotissimo ci sono già prove dell'esistenza di forme di vita, benché siano solo dei procarioti, cioè organismi microscopici formati da cellule strutturalmente semplici e prive di un nucleo per contenere il Dna separato dagli altri organelli cellulari. Saranno - i procarioti - i padroni del pianeta ancora per due miliardi di anni. Poi, con la formazione di cellule provviste di nucleo (gli eucarioti), cresceranno attorno milioni e milioni di altre forme di vita, dal più semplice dei protozoi fino agli eucarioti pluricellulari, uomo compreso, lungo un albero genealogico a crescita lenta ma inarrestabile. La ricostruzione di questa lunga e oscura storia delle origini dei viventi conta oggi su raffinati metodi della biologia molecolare ed è così che, analizzando i frammenti di Dna di vari organismi, e confrontando tra loro i geni con le stesse funzioni, sono state trovate insospettabili parentele tra i batteri classicamente noti, il nuovo gruppo di microrganismi ipertermofili detti archeobatteri, scoperti pochi anni fa da Carl Woese, e tutti gli altri viventi di ogni ordine e grado. «E' molto probabile che l'antenato comune a tutti sia stato proprio il termofilo - spiega Piero Cammarano, professore di biologia cellulare alla Facoltà di medicina dell'Università La Sapienza di Roma. - Quello che stavamo studiando, insieme ad altri gruppi di ricerca, era il passaggio dai procarioti agli eucarioti per mezzo di sonde di Dna in grado di svelare le somiglianze e le relazioni genealogiche tra specie diverse e la sorpresa è stata scoprire che tutte le ramificazioni più profonde (più antiche) dell'albero che collega l'intero universo dei viventi sono rappresentate da batteri ipertermofili che vivono a temperature comprese fra gli 85 e i 110 gradi». La ricerca di questi microrganismi, che mostrano di possedere una serie di peculiarità biochimiche tali da poterli considerare una sorta di «terza forma di vita», è oggi incoraggiata dall'interesse nel campo delle biotecnologie, dal momento che trovare organismi viventi (e quindi proteine) in grado di resistere alle alte temperature offre potenzialità di sfruttamento facilmente comprensibili. Ma anche la ricaduta nel campo delle conoscenze fondamentali non è di poco conto. Fino a qualche anno fa, infatti, la ricostruzione degli studiosi delle origini della vita era rappresentata da un albero filogenetico, o, meglio, da un arbusto con tre rami o senza radici: in una direzione gli archeobatteri e nella terza direzione, infine, gli eucarioti (cioè tutte le altre specie viventi). Grazie alle nuove tecniche di indagine del Dna e al lavoro di decine di biologi molecolari che hanno accumulato interi archivi di sequenze geniche, si sono potute moltiplicare le osservazioni e i confronti al punto da aver permesso a due matematici giapponesi, N. Iawbo e Masami Hasigawa, di ripiantare quell'albero senza radici in modo del tutto nuovo. Ora, nell'elaborazione più recente e attendibile, il tronco dell'origine delle primordiali forme viventi è comune e poi si divarica in due parti; una va verso gli attuali batteri (sempre procarioti) e una continua per qualche miliardo di anni con gli archeobatteri termofili per poi evolversi finalmente negli eucarioti e quindi in tutti gli organismi superiori, uomo compreso. Chi l'avrebbe detto che il brodo primordiale scottava? Rossella Castelnuovo


RITA LEVI MONTALCINI E' la Settimana della scienza e un Nobel scrive per i giovani
Autore: BIANUCCI PIERO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, LIBRI, GIOVANI
PERSONE: LEVI MONTALCINI RITA
NOMI: LEVI MONTALCINI RITA
ORGANIZZAZIONI: GARZANTI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 049. «Il tuo futuro: consigli di un premio Nobel ai giovani»

SI celebrerà da lunedì prossimo, 18 aprile, la quarta «Settimana della cultura scientifica». E' una manifestazione promossa dal ministero della Ricerca che anche quest'anno, in 150 città offrirà al pubblico, e in particolare alle scuole, più di 700 opportunità per scoprire la cultura scientifica attraverso visite a laboratori pubblici e privati, mostre, musei. Il catalogo parla da sè: un bel volume di 530 pagine fitte di indirizzi, tirato in 70 mila copie. Speciale attenzione va ai più giovani e all'aggiornamento degli insegnanti di Milano, Torino, Firenze, Roma e Napoli. Si è capito, insomma, che è nella scuola e nei giovani che si gioca il futuro culturale, ma anche economico e sociale, del nostro Paese. A questo proposito, l'occasione è propizia per segnalare un libro che, benché sia uscito nel novembre scorso e in febbraio abbia già raggiunto la terza edizione, i giornali hanno quasi ignorato: «Il tuo futuro: consigli di un premio Nobel ai giovani», di Rita Levi Montalcini (Garzanti, 108 pagine, 24 mila lire). La Levi Montalcini fa tuttora ricerca attiva, ma è anche nell'età in cui si sente il bisogno di trasmettere la propria eredità di esperienza: ed è ciò che ha fatto con questo libro. L'intento è di fornire ai giovani - per i quali la Levi Montalcini ha creato una Fondazione - un bagaglio di informazioni e di prospettive che certamente si rivelerà utile davanti alle scelte essenziali: studio, lavoro, inserimento nella società. Scopritrice del fattore di crescita delle cellule nervose e studiosa da sempre della complessità del cervello, la Levi Montalcini non poteva non partire dai processi cognitivi: che hanno sì una base ereditaria, ma lasciano intatta la nostra libertà. E' questa libertà la più fondamentale caratteristica dell'uomo e tutto il libro ne fa il perno dell'esistenza, contro le dittature e le discriminazioni di ogni tipo, ma anche contro «l'effetto ipnotico esercitato dagli schermi televisivi». La rigidità, si ricorda, non è sinonimo di coerenza: «Qualunque decisione tu abbia preso per il tuo futuro, sei autorizzato e direi incoraggiato a sottoporla a un continuo esame, pronto a cambiarla se non risponde più ai tuoi desideri». Insistere in una scelta di cui non si è soddisfatti è un errore: quel tanto di felicità che è raggiungibile dipende in gran parte dal riuscire a far coincidere il lavoro con i propri interessi, e quindi con il proprio divertimento. Il che è certo tipico del ricercatore scientifico, ma non esclusivo: lo stesso risultato può ottenere un buon artigiano o chiunque svolga un lavoro con la consapevolezza della propria utilità nel tessuto sociale complessivo. Il messaggio finale riguarda l'istruzione permanente: già oggi, e sempre più in futuro, ci ricorda la Levi Montalcini, ogni lavoro è in continua evoluzione e non si finisce mai di imparare. E di una istruzione permanente collettiva la «Settimana della cultura scientifica» da cui siamo partiti è senza dubbio uno strumento prezioso. Approfittiamone. Piero Bianucci


A NOVEMBRE Sotto il Sole nero Preparativi per l'eclisse totale
Autore: VANIN GABRIELE

ARGOMENTI: ASTRONOMIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

IL 3 novembre avverrà un'eclisse totale di Sole che attraverserà l'intero Sudamerica. E' la prima eclisse totale dopo quella, famosissima, dell'11 luglio 1991 che centinaia di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo (diverse centinaia anche dall'Italia), hanno osservato in Messico. L'importanza scientifica delle eclissi, dopo l'avvento del coronografo, dei filtri interferenziali e delle osservazioni da satellite in più bande spettrali, è molto diminuita. Fino a pochi anni fa i principali osservatori del mondo specializzati in fisica solare organizzavano spedizioni nei più remoti angoli della Terra per tener dietro all'ombra della Luna. Poiché questa è al massimo larga 270 chilometri, solo ristrette regioni sono interessate, di volta in volta, dalla totalità. La probabilità che in un dato luogo avvenga un'eclisse totale è meno di una per secolo. L'ultima eclisse totale in Italia è avvenuta il 15 febbraio 1961, la prossima si avrà nel 2081. Ma l'11 agosto del 1999 l'ombra lunare passerà in Austria, appena 100 chilometri a Nord di Tarvisio. In tempi più recenti, con la diffusione di pacchetti di viaggi a prezzi molto accessibili, sono sempre di più le legioni di appassionati che si spostano, per coniugare l'osservazione del fenomeno alla visita turistica del Paese dove questo avviene. La prossima occasione in realtà è molto ghiotta, perché, anche se il fenomeno non avrà la stessa durata di quello del 1991 (poco meno di sette minuti, quasi il massimo teoricamente possibile), fra i Paesi attraversati dalla fascia della totalità c'è anche il Perù, ricco di siti di interesse archeologico e astronomico. Inoltre ci sarà la possibilità di compiere affascinanti osservazioni del cielo australe senza il fastidio della luce lunare (le eclissi di Sole avvengono nella fase di novilunio) e con un'atmosfera cristallina, poiché la fascia attraversa l'altopiano andino fra Perù, Cile e Bolivia, a un'altezza fra i 2000 e i 4000 metri. La linea centrale della totalità (la linea cioè lungo la quale l'eclisse ha la massima durata) passa per le città di Mollendo e Tacna in Perù (la totalità avviene alle 7,16 locali con il Sole alto 29 e dura 2 minuti e 50 secondi), Putre, in Cile (ore 8,20 locali, altezza 32, durata 3 minuti), Sevaruyo e Porco, in Bolivia (ore 8,25, durata 3 minuti e 10 secondi, Sole a 37), Fortlu Falcon e Rosario in Paraguay (ore 8,40, 3 minuti e 37 secondi), per le cascate dell'Iguazù in Brasile (ore 8,48, durata 3 minuti e 47 secondi, Sole a 52) per finire a Criciuma, sulla costa atlantica brasiliana, dove l'eclisse, che avviene alle 10 in punto, ha la massima durata - 4 minuti e 2 secondi - con il Sole a ben 59 gradi sull'orizzonte. Tuttavia le previsioni del tempo non sono molto favorevoli in Brasile, e i luoghi più favoriti dalle previsioni sono senz'altro quelli peruviani, cileni e boliviani, anche perché spesso si trovano a quote così alte che le nubi si fermano al di sotto. La maggior parte dei siti dal Perù alla Bolivia giunge a 4000 metri di quota, con ottime garanzie di un cielo limpido per poter osservazione lo spettacolo più emozionante che possa offrire la natura. Gabriele Vanin


Per gli astrofili Con una guida scientifica, un viaggio in Perù dove la probabilità di cielo sereno è di 87 su 100
Autore: P_B

ARGOMENTI: ASTRONOMIA
NOMI: FUSE FERNANDEZ DAVILA JAIME
LUOGHI: ESTERO, PERU'
TABELLE: D. Eclisse totale di sole
NOTE: 050

C'E' un luogo del Perù particolarmente favorevole all'osservazione dell'eclisse totale di Sole del 3 novembre: Pampa La Joya, presso l'accampamento El Gran Chaparral. Qui le probabilità di avere un cielo perfettamente sereno sono quasi 9 su dieci (per l'esattezza, 87 su cento). E' il motivo per il quale Pampa La Joya sarà la meta di un gruppo di astronomi dilettanti italiani che, organizzati dall'agenzia di viaggi «Il Tucano», andranno in Perù per osservare il fenomeno. Là potranno avere come guida scientifica il professor Jaime Fuse Fernandez-Davila, direttore dell'Istituto geofisico dell'Università di Lima. Pampa La Joya si trova sull'altopiano delle Ande alla quota di 1200 metri - dunque a una quota piuttosto modesta - non lontano da Mollendo, una cittadina di ventimila abitanti sulla costa del Pacifico. A Mollendo l'eclisse totale durerà tre minuti. Ma le condizioni meteorologiche rivierasche non sono promettenti perché la corrente fredda oceanica di Humboldt, accumulando umidità nell'aria, produce frequenti banchi di nebbia. La Joya, invece, si trova in una zona desertica estremamente arida, per cui non solo il cielo è quasi sempre limpido, ma anche la turbolenza dell'aria è molto contenuta. Le buone condizioni di seeing si pagano con una totalità lievemente più breve rispetto a Mollendo: il Sole sarà completamente coperto dal disco della Luna per due minuti e 18 secondi, dalle 7,17 alle 7,19, ad un'altezza di 29 gradi sopra l'orizzonte. Il viaggio durerà 16 giorni, con partenza il 28 ottobre. Oltre all'osservazione dell'eclisse sono previste numerose mete di interesse naturalistico e archeologico: Nazca, lago Titicaca, Macchu Picchu e il Museo de Oro a Lima. Per informazioni, «Il Tucano», telefono: 011- 56.17.061.(p. b.)


IN BREVE Battezzato elemento chimico
ARGOMENTI: CHIMICA
NOMI: SEABORG GLENN
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

L'elemento chimico 106, scoperto nel 1974 al Livermore Laboratory, ha finalmente un nome: seaborgio, in onore del fisico americano Glenn Seaborg, nato nel 1912 e premiato con il Nobel nel '51 per la scoperta del plutonio. Il seaborgio non esiste in natura perché decade in altri elementi in pochi secondi.


IN BREVE Armstrong rievoca lo sbarco sulla Luna
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
NOMI: ARMSTRONG NEIL
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

Neil Armstrong domani a Basilea rievocherà il suo sbarco sulla Luna, avvenuto quasi 25 anni fa. L'evento è organizzato da Omega, che fornì gli orologi in dotazione agli astronauti di alcune missioni della Nasa.


IN BREVE Scienze cognitive al Dibit di Milano
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

Nasce al Dibit (Dipartimento di biotecnologie del San Raffaele di Milano) un settore scienze cognitive. A dirigerlo è stato chiamato, dal Massachusetts Institute of Technology, Massimo Piattelli Palmarini. Sempre il San Raffaele vara il primo corso italiano di dottorato di ricerca con validità internazionale.


IN BREVE Premi Airone per l'ambiente
ARGOMENTI: ECOLOGIA, PREMIO
NOMI: PERCO FABIO, PERCO FRANCO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

L'«Airone d'oro 1993» è stato assegnato ai fratelli Fabio e Franco Perco per aver «dedicato la loro vita a migliorare il rapporto fra uomo e natura». Un «Airone d'argento» è andato alla 3M per aver ridotto il proprio impatto ambientale e aver aperto al pubblico l'Oasi di Adelasia.


IN BREVE Multimedialità Progetto Oasis
ARGOMENTI: ELETTRONICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

Si parlerà di sistemi multimediali interattivi per il marketing il 21 aprile alla Camera di commercio di Torino: verrà presentato il Progetto Oasis sviluppato nell'ambito del programma europeo Esprit.


IN BREVE Water Prize edizione 1994
ARGOMENTI: ECOLOGIA, PREMIO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

Anche quest'anno verrà assegnato lo «Stockholm Water Prize», un riconoscimento svedese a chi si è più distinto nella salvaguardia del patrimonio idrico mondiale. La consegna avverrà in agosto.


IN BREVE Urania, 22 mila insetti in mostra ad Assisi
ARGOMENTI: ZOOLOGIA, MOSTRE
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

Centocinquanta bacheche per esporre migliaia di insetti, in particolare farfalle, accanto a esemplari reali che ne illustrano la biologia. La mostra «Urania», allestita ad Assisi, in Santa Maria degli Angeli, dal parassitologo dell'Università di Perugia Mario Principato, resterà aperta fino al 20 giugno. Per informazioni e visite guidate, tel. 075.31.571


AGENZIA SPAZIALE ITALIANA L'astronauta ora fa il burocrate Franco Malerba dallo Shuttle a una scrivania
Autore: BADARIDA FEDERICO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
NOMI: MALERBA FRANCO
ORGANIZZAZIONI: ASI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

DEI problemi legati ai voli spaziali sui giornali italiani non si parla quasi più. L'interesse è focalizzato sulle questioni politiche, dove l'argomento ricerca scientifica è del tutto secondario. Vedremo, quando avremo un governo, quale sarà il nuovo assetto dell'Agenzia spaziale italiana: al momento è diventata poco più di una sigla (Asi). Un'opinione diffusa presso il grande pubblico (ma anche nel mondo accademico) è che queste ricerche a costi proibitivi siano servite a poco e si siano risolte nella messa in orbita di satelliti per vari usi, compresi quelli militari. Ma è un'idea sbagliata. A Padova fa si è svolto di recente il convegno «Idee per la ricerca spaziale dopo l'anno 2000» in memoria di Giuseppe Colombo, grande e intelligente pioniere dello spazio, professore nell'Università di Padova, alla Scuola Normale di Pisa, al Mit e al Caltech negli Stati Uniti. Nelle ricerche spaziali Colombo ha lasciato un segno di eccellenza che continua ancora oggi. Qui riporto soltanto alcune delle conclusioni della tavola rotonda svoltasi l'ultima sera: «C'è un futuro per l'uomo nello spazio?». In una discussione quasi familiare il cosmonauta russo Dobrowolnj si è detto sicuro che oggi siamo perfettamente in grado di programmare una spedizione comune su Marte. Restando a un livello di minor complicazione e maggiore fattibilità ha auspicato un monitoraggio continuo dell'atmosfera (per prevedere uragani e catastrofi) e della superficie terrestre, liquida e solida, con un lavoro continuo per una nutrita schiera di ingegneri ecologisti. Franco Malerba, l'astronauta italiano, parlando del lavoro affascinante e duro dell'astronauta, visto in tempo reale in televisione dalla gente, si augura ne possa derivare una spinta morale sulle giovani generazioni. Oggi è già una realtà l'Inter-national Space Educational Program. Se si guarda all'età media, troppo alta, dei partecipanti ai congressi spaziali, è una necessità improrogabile. Intanto l'Asi con un provvedimento incomprensibile ha collocato Malerba in un ruolo da impiegato dove non è possibile utilizzare le sue competenze. Tutti sono d'accordo sulla necessità della presenza dell'uomo nei voli spaziali. Ma come dev'essere quest'uomo di fronte ad altrettanto rapide decisioni? So di dire l'ovvio: dovrà essere molto abile, colto su molte discipline, in buona salute, psicologicamente stabile, adatto a socializzare in un ambiente d'alta densità umana tutta concentrata in un piccolo volume, pronto a modificare un esperimento andato male, a riparare una strumentazione sofisticata e nello stesso tempo anche a essere proprio lui, la cavia per ricerche mediche. Per un semplice lavoro da impiegato sono qualità ridondanti. Ma oltre al lavoro fatto direttamente dall'uomo sulla stazione esistono in parallelo le possibilità della telescienza, sviluppata dalla scuola di Napoli, che permette ad uno sperimentatore a terra di seguire un suo esperimento nello spazio. Nel settembre del 1993 è cominciata ufficialmente la cooperazione tra russi e americani; come è noto, hanno già in orbita una a loro stazione spaziale, la Mir. Clinton di conseguenza ha chiesto alla Nasa di ridisegnare la stazione Freedom con elementi comuni alla stazione russa. E' stata mostrata qualche trasparenza di assetto definitivo su disegno «d'artista» come usa dire. Mentre gli elementi canadese e giapponese non saranno cambiati, l'Esa dovrà modificate i suoi progetti perché le dimensioni del laboratorio europeo dovranno essere ridotte. Il veicolo di trasporto per il modulo europeo sarà un razzo Ariane e non più lo Shuttle. Interesserà qualcuno sapere che nel piano di commercializzazione dei voli gli americani pensano di organizzare viaggi turistici nello spazio. Mille prenotazioni sono già state sottoscritte a centomila dollari il biglietto. Su una stazione spaziale stabile continueranno e si amplieranno i programmi già in corso di scienza dei materiali, dei fluidi e delle scienze biologiche. Augusto Cogoli, dell'Eth di Zurigo e dell'Università di Sassari, ha accennato alla possibilità di un incontro con forme di vita extraterrestre. L'orizzonte dell'uomo non è più limitato alla superficie terrestre: lo stesso desiderio che nel 1492 spinse Colombo al di là dell'Atlantico è quello che spinge oggi alla navigazione nel cosmo. Ma già nel 1584 Giordano Bruno, poeticamente ipotizzando un suo volo nello spazio, scriveva: «Quello che gli altri videro di lontano io me lo lascio alle spalle». Federico Bedarida Università di Genova


TECNOLOGIA Ecco il radar acchiappacadaveri Ha scovato le vittime del killer di Gloucester
Autore: SORLINI ACHILLE

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, ELETTRONICA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Gpr Ground Probing Radar
NOTE: 050

NEI recenti articoli di cronaca nera sul maniaco di Gloucester che seppelliva in giardino i cadaveri delle sue amiche si è parlato di un apparecchio elettronico che ha permesso di esplorare il sottosuolo, trovando a colpo sicuro i corpi delle povere vittime. Questa infallibile «macchina acchiappacadaveri» è il Ground Probing Radar, o, in sigla, Gpr. Che cosa sia un radar è risaputo: chiunque ne conosce l'usuale impiego per la navigazione aerea e navale e persino per la misura del superamento dei limiti di velocità in autostrada. Ma abbastanza poco noto è che, fin dalle prime sperimentazioni del radar come mezzo di rilevamento in aria, risalenti agli Anni Venti, alcuni pionieri cercarono di utilizzarlo come mezzo di indagine nel sottosuolo, ottenendo peraltro scarsi risultati. Bisogna arrivare agli Anni 70 per vedere realizzarsi molti test nelle miniere di sale americane o sulle calotte glaciali canadesi, dove venne usato per misurare lo spessore dei ghiacci. Negli Anni 80 la miniaturizzazione dell'elettronica e la comparsa dei personal computer permisero di produrre una strumentazione commerciale. Il Gpr è costituito da un'antenna racchiusa in una scatola di plastica di protezione. Vi sono molti tipi di antenna di dimensioni e caratteristiche diverse; il contenitore può presentarsi o come una scatola da scarpe o come una larga cassetta o come un'antenna allungata simile a quelle visibili negli aeroporti. Dall'antenna parte un cavo che raggiunge una consolle di controllo, dove si trovano le regolazioni e un monitor. Per eseguire un'indagine con il radar occorre percorrere la superficie da analizzare con l'antenna adatta, registrando le riflessioni delle onde elettromagnetiche inviate nel terreno. L'antenna ha una duplice funzione; invia nel materiale in esame un'onda eletromagnetica di frequenza definita e, subito dopo, si mette in ascolto per ricevere le riflessioni provenienti dal materiale stesso. I tempi di lavoro sono molto brevi, si ragiona infatti con i nanosecondi, cioè in miliardesimi di secondo. Con tempi così brevi l'operazione di trasmissione e ricezione si può ripetere molte volte in un secondo: fino a 128 volte. Affiancando una all'altra sul monitor le onde riflesse, si formerà una sezione elettromagnetica del sottosuolo, detta anche profilo radar. Se nel materiale esaminato, terreno o altro, vi sono degli ostacoli, questi produrranno un'immagine elettromagnetica riconoscibile. Tornando al triste caso di Gloucester, il profilo radar sul terreno del giardino avrà mostrato una regolarità di strati che, dove appariva bruscamente interrotta e disturbata, avrà indicato una zona scavata. Inoltre, la presenza del corpo e gli eventuali oggetti metallici che aveva addosso avranno formato sul monitor una riflessione tipica. Per fortuna la maggior parte delle applicazioni del radar non riguarda la cronaca giudiziaria. Il Gpr è un mezzo di indagine molto versatile e si impiega in molti casi in cui è necessario conoscere l'interno di un materiale senza distruggerlo o si cercano oggetti sepolti di ubicazione sconosciuta. Chi ricorda i recenti ritrovamenti di pozzi e statue sepolte presso le piramidi egiziane, potrà forse ricordare anche alcune persone che, tipicamente abbigliate da deserto, trascinavano sulla sabbia un ingombrante cassone rosso. La prospezione archeologica è uno dei settori di frequente applicazione del radar, permette di mappare rapidamente ampie aree e riconoscere strutture sepolte, tracce di scavi e stratificazioni artificiali. Un campo di applicazione meno affascinante è la ricerca dei servizi interrati; tubazioni, cavi elettrici e telefonici, spesso hanno un'ubicazione incerta e, nel caso di scavi, devono essere identificati con precisione per evitare la loro interruzione. Il Gpr è stato usato per controllare lo stato di conservazione di numerose gallerie idroelettriche. Ha permesso di misurare lo spessore del calcestruzzo del rivestimento di canali idraulici e di controllare le condizioni della roccia. E' servito per la ricerca di cavità carsiche nelle rocce calcaree per prevenire incidenti in cava o in galleria. E' impegnato per ottenere precise immagini delle fratture interne alle rocce, durante i rilievi geognostici per l'esecuzione di opere di ingegneria. Le molte applicazioni del radar e le prospettive del suo sviluppo futuro si discutono ogni due anni in un seguitissimo convegno internazionale che, giunto alla sua quarta edizione, si terrà nel prossimo giugno in Canada. Achille Sorlini


VESPE Ciao caro, bada al nido! Maschi in casa e femmine a caccia
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ETOLOGIA, ZOOLOGIA, ANIMALI
NOMI: BROCKMANN JANE
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D.
NOTE: 051

NEL mondo delle vespe generalmente la figura paterna ha scarso rilievo. Il maschio ha ben poco a che vedere con la prole. O se ne disinteressa totalmente o addirittura muore prima che i figli vengano al mondo. Ma un'eccezione conferma la regola. C'è una vespa nordamericana impastatrice di fango (Tripoxylon politum), il cui maschio collabora attivamente con la femmina nell'allevamento della prole. Non si limita cioè a fecondare la compagna, come fanno i suoi simili di altre specie, ma spesso rimane con lei dopo l'accoppiamento e le dà una mano a tirar su i figli. Il colmo è che una parte di questi non si possono nemmeno considerare sangue del suo sangue, per una ragione molto semplice: la femmina Tripoxylon non utilizza immediatamente lo sperma maschile. Lo tiene in serbo, così man mano che fabbrica le uova, ha la facoltà di fecondarle o di non fecondarle. Se le feconda nascono femmine, se non le feconda nascono maschi. Questi ultimi, di conseguenza, posseggono soltanto il patrimonio genetico materno e non sono imparentati con il maschio fecondatore. Si arriva così all'assurdo che il marito della vespa fa da padre amorevole non solo alle figlie femmine cui sono stati trasmessi i suoi geni, ma anche ai maschi che sono per lui degli estranei. L'etologa americana H. Jane Brockmann dell'Università della Florida a Gainesville ha voluto approfondire lo studio di alcune popolazioni di queste grosse vespe: marcandole con macchiette colorate per riconoscerle individualmente, ha potuto scoprire molti aspetti inediti della loro biologia. Assai comuni negli Stati Uniti orientali, le vespe impastatrici di fango fabbricano i loro nidi un po' dovunque, sui muri o sui rami degli alberi, nelle cavità naturali o in quelle scavate dagli insetti divoratori del legno nei tronchi delle piante. Sono nidi molto caratteristici, detti «a canne d'organo» per la loro forma. Dopo aver fatto il nido, la femmina va a caccia di ragni. Ha un'abilità diabolica nel sopraffare le vittime, paralizzandole col veleno. Una volta che li ha paralizzati, la vespa afferra i ragni con le mandibole e li trasporta in volo al nido, spingendoli verso l'estremità del tunnel. Quando ne ha accumulato un certo numero, vi depone sopra un uovo, poi suggella l'entrata del nido con un bel tappo di fango. Lo stesso fa con i nidi vicini, dove deposita ragni paralizzati e uova. Il primo uovo schiude dopo due giorni, nell'arco di una settimana la larvetta si mangia la provvista di carne viva e fresca che la madre le ha preparato e quindi si trasforma in bozzolo. In questo stadio trascorre l'inverno e solo nella primavera successiva dal bozzolo sfarfalla l'adulto. Mentre la femmina accumula la provvista di ragni, il maschio non se ne sta con le mani in mano, ma rimane a guardia del bottino. Se per caso un ragno si risveglia dal torpore e tenta di scappare, lui è lì pronto a riacciuffarlo. Quando la femmina ha completato la scorta viveri, il maschio si accoppia varie volte con lei, dopo di che viene deposto il primo uovo. I t°ete-à-t°ete fra i due partner sono abbastanza complessi. Il maschio afferra la femmina per la testa, le cinge il collo con le zampe anteriori e appoggia la testa sul suo dorso. Dopo circa quaranta secondi si sposta all'indietro e attira la femmina verso di sè. Dopo questa presa la lascia andare e lei riprende la caccia. Ma poi i due si accoppiano di nuovo. La sequenza si può ripetere da tre a otto volte in venti minuti, prima che finalmente la femmina deponga l'uovo. Il maschio continua la sua sorveglianza al nido mentre lei è intenta a catturare ragni per il secondo, poi per il terzo tunnel e così via. E bada a cacciar via parassiti e predatori, ai quali farebbero gola le tenere uova che vengono deposte dalla femmina. Così si svolgono le cose quando i nidi sono pochi e distanziati l'uno dall'altro. Dove invece c'è una forte densità di popolazione, nasce tra le femmine una concorrenza spietata. Si saccheggiano i nidi l'una con l'altra. Se due femmine che stanno approvvigionando lo stesso nido s'incontrano faccia a faccia mentre tornano da un volo, se le suonano di santa ragione in una lotta a oltranza che può durare anche una quindicina di minuti. Sotto i morsi rabbiosi della rivale, una delle due è costretta ad abbandonare il nido. Succede anche che una concorrente si avvicini a un nido appena suggellato, sfondi il tappo di fango ancora umido, getti via l'uovo e lo sostituisca con uno proprio. Compiuto il misfatto, suggella il nido e se ne vola via. In queste comunità affollate, la fedeltà non esiste. Quando hanno le uova mature, le femmine sono promiscue, cioè si accoppiano con tutti i maschi che incontrano. Dal canto suo il maschio si comporta da opportunista. Se la femmina non si sbriga a tornare dalla caccia, lui pianta in asso la prole e va a perlustrare altri nidi, pronto ad accoppiarsi con altre partner. Per la femmina, la perdita del maschio guardiano è una vera iattura. Per non lasciare il nido incustodito alla mercè dei parassiti e dei predatori, è costretta a rimanere lei di guardia. Ma ogni tanto si deve pur allontanare per andare a caccia di ragni. Il risultato è che nei nidi non sorvegliati da un maschio c'è un numero di figli superstiti inferiore. E per giunta sono figli decisamente più mingherlini della norma. Sembra poi che la presenza del maschio influenzi in certo qual modo la decisione della femmina di fecondare l'uovo che sta per deporre. Sta di fatto che, a quanto ha constatato la ricercatrice, nei nidi sorvegliati dal maschio nascono più figlie femmine che non in quelli non sorvegliati. E il maschio si sceglie i nidi da sorvegliare, dando la preferenza a quelli dove la provvista di ragni è più a buon punto. C'è maggiore probabilità che, grazie agli accoppiamenti multipli e all'abbondanza di cibo, nascano figlie femmine grosse e ben pasciute, che potranno perpetuare i suoi geni. Isabella Lattes Coifmann


RICERCA A chi vanno i fondi di Bruxelles
Autore: SQUILLANTE FABIO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, PROGETTO, FINANZIAMENTO, EUROPEO
NOMI: RUBERTI ANTONIO, DELORS JACQUES
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 051

COME erano strutturate le società primigenie? Quante e quali migrazioni le popolazioni umane hanno vissuto in epoca preistorica, e come hanno influito sulle mutazioni genetiche della nostra specie? Sono le domande cui un progetto di ricerca europeo cerca di dare risposta, creando degli «archivi biologici europei» e partendo dal principio che, in fondo, la diversità genetica umana rappresenta un codice di lettura per la «storia» della nostra specie. Il progetto, portato avanti nell'ambito delle ricerche su «capitale umano e mobilità», è uno dei molti studi specifici previsti dal quarto Programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico dell'Unione europea, elaborato dal Commissario Antonio Ruberti, e approvato il 21 marzo dal Consiglio dei ministri dei Dodici. Suddiviso in quattro «azioni», ciascuna delle quali contiene una quantità di obiettivi settoriali, il Programma è più snello e più compatto dei tre che lo hanno preceduto, e prevede finanziamenti per 12,3 miliardi di Ecu (quasi 24 mila miliardi di lire) da qui al 1998. «Non ci sono tagli - dice Ruberti, soddisfatto per il risultato di un anno di lavoro -. Anzi, c'è una riserva di 0, 7 miliardi di Ecu, di cui si discuterà nel '96 sulla base dei risultati del quadro finanziario». Tutti riconoscono che per conservare la competitività dell'Europa sui mercati mondiali, per uscire dalla recessione economica con una buona base per un salto verso il futuro, la ricerca ha un'importanza «strategica». Eppure nel bilancio comunitario alla ricerca spetta appena il 4,1 per cento delle spese: per fare un paragone, il fondo agricolo europeo, il capitolo di spesa più «pesante», copre da solo il 51% delle spese dell'Unione. La cifra assegnata al Programma messo a punto dai servizi di Ruberti può comunque essere decisiva, se l'obiettivo di coordinare al meglio i lavori di università, laboratori e industria, verrà perseguito con perseveranza. «Il Progetto che ha la dimensione europea più netta è quello sulla fusione nucleare (1600 miliardi di stanziamento), che per le sue caratteristiche è completamente comunitario», dice Ruberti. Proprio grazie alla collaborazione tra i Dodici è stato possibile costruire la più grande installazione del mondo: il Jet (Joint European Torus), che ha dato all'Europa una posizione di primo piano nello sviluppo delle ricerche sulla fusione termonucleare controllata. Con il «next step», la prossima tappa, la cooperazione verrà estesa a Stati Uniti, Russia e Giappone, nella speranza di ottenere la fonte di energia principe del prossimo millennio. Ma nel Programma quadro si trova di tutto: dai «film auto- sviluppanti», che si possono cancellare e riutilizzare come fossero cassette, agli studi su «comunicazione cellulare e neuroscienze»; dalla lotta all'Aids ai progetti per una città interamente funzionante a energia solare; dai robot che lavorano nel reattore malato di Cernobil a un «centro di osservazione della Terra». La parte del leone, nei progetti come nei finanziamenti (6500 miliardi), la fanno le tecnologie dell'informazione: telematica, informatica, comunicazioni rappresentano la sfida del futuro. Quella delle «autostrade dell'informazione» è una delle linee guida del grande progetto delle «reti trans-europee», voluto dal Presidente della Commissione europea Jacques Delors per collegare in un unico tessuto sociale e produttivo i quattro angoli del continente, da Palermo a Budapest, da Dublino a Salonicco. A Ruberti, però, sono particolarmente cari i nuovi programmi per la formazione, «Socrate» e «Leonardo», che per la prima volta arriveranno a investire il sistema scolastico europeo, interessando 65 milioni di scolari. Dulcis in fundo, la ricerca socio- economica ha per la prima volta fatto capolino nei progetti dell'Unione europea: uno degli studi, spiega Ruberti, è destinato a «capire meglio le contraddizioni tra i disegni di Unione politica, i desideri federali, e la frammentazione localista, che ha aspetti positivi, ma che in casi estremi può arrivare all'intolleranza o al razzismo». La Jugoslavia, certo, ma anche la nostra Italia, oggi, diventa così oggetto d'analisi. Fabio Squillante


ASMA Broncodilatatori: sì o no? Nuovi studi sui beta2-agonisti
Autore: TRIPODINA ANTONIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
NOMI: MULLEN BRIAN
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 051

L'ASMA è una patologia sottovalutata e sottocurata, sebbene sia in continuo aumento (in Italia ne soffre circa il 5 per cento della popolazione totale e circa il 15 per cento dei giovani al di sotto dei 18 anni). Eppure, se non viene adeguatamente curata, è progressivamente invalidante e potenzialmente pericolosa per la vita stessa dei pazienti (nel 1991 sono stati registrati in Italia 1874 morti attribuite ad asma). Un paio di anni fa un articolo pubblicato sul «New England Journal of Medicine» adombrava possibili effetti negativi nell'uso continuato dei beta2- agonisti, una classe di farmaci ormai universalmente considerata insostituibile nella terapia e nella prevenzione del broncospasmo. Recentemente il dottor Brian Mullen della Syracuse University (New York) ha contestato i risultati dello studio di Spitzer e dei suoi collaboratori, giudicandolo condotto non correttamente, per cui le sue conclusioni dovevano essere considerate fuorvianti. I risultati di numerosi studi epidemiologici, presentati in un recente convegno internazionale a Londra, hanno chiaramente smentito l'ipotesi che l'impiego dei beta-2 agonisti possa risultare nocivo o comunque in qualche modo implicato nella morte di pazienti asmatici. Esiste infatti una correlazione inversa tra il consumo di tali farmaci e la mortalità per asma, in qualsiasi fascia d'età, compresa quella pediatrica. Questo significa che a un aumento dell'utilizzo di tali farmaci è corrisposta una riduzione di mortalità per asma. Gli eventi mortali sono da mettere in relazione non all'uso di una determinata classe di farmaci, ma alla non corretta strategia terapeutica della malattia di base e dell'attacco d'asma terminale. Gran parte di tali morti sarebbe evitabile attraverso una chiara opera di informazione ai pazienti e ai loro familiari circa le diverse caratteristiche dei farmaci (che hanno ruoli ben distinti, sebbene complementari) e il preciso motivo per cui vengono prescritti. Sapere come comportarsi nelle varie fasi della malattia può essere di vitale importanza. Il ruolo di una corretta informazione è confermato dalla constatazione che l'asma si manifesta con una maggiore gravità e mortalità nei Paesi con assistenza e cultura più bassi. La terapia dell'asma è codificata da linee guida internazionali che prevedono una terapia di fondo con antinfiammatori (cortisonici) e l'uso di broncodilatatori, come appunto i beta2-agonisti, distinguendo molto attentamente fra quelli a breve durata d'azione (come il salbutamolo) da usare in caso di crisi asmatica acuta (fino alla risoluzione!), e quelli a lunga durata d'azione (come il salmeterolo) da usarsi nella prevenzione del broncospasmo, soprattutto quello notturno, e per il mantenimento della migliore funzione respiratoria, anche durante l'esercizio fisico. Antonio Tripodina


ASSOCIAZIONE STOMIZZATI Dopo l'operazione una vita normale
Autore: DI AICHELBURG ULRICO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: AISTOM ASSOCIAZIONE ITALIANA STOMIZZATI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 051

IL fatto che esista un'associazione, che si pubblichi un notiziario, che si organizzino convegni, è significativo. Parliamo dell'Associazione italiana stomizzati (AiStom), del «Futura News», periodico della sezione piemontese, della Giornata medica svoltasi recentemente a Torino con eminenti relatori. Si tratta dunque d'un tema importante, quello delle stomie, in certi casi rese necessarie da interventi sull'intestino (colon, retto) o sulla vescica. Per spiegarci meglio, ci riferiamo alle note espressioni «ano preternaturale» o «ano artificiale» (per quanto riguarda la parte intestinale). Nel solo Piemonte gli stomizzati sono circa ventimila. Possiamo parlare di handicap? In senso generale lo è, ma se per handicap vogliamo intendere un «serio pregiudizio» non dovrebbe esserlo, nè fisiologicamente nè psicologicamente. Forse l'educazione e l'istruzione di queste persone non vengono curate abbastanza, forse neppure i medici vi si dedicano a sufficienza. Questo è un punto del massimo interesse sul quale bisogna insistere, poi ché la vita degli stomizzati, l'alimentazione, il lavoro, l'attività sportiva possono essere sostanzialmente normali. E se queste persone hanno bisogno di un sostegno (a parte quello strettamente medico), lo troveranno negli appositi centri di riabilitazione. Un'altra cosa va detta. In genere l'intervento che porta alla stomia è necessario per un tumore, ma bisognerebbe arrivare all'intervento in fase precoce, quando le soluzioni operatorie sono migliori. I tumori del colon e del retto si manifestano inizialmente con irregolarità intestinali, dolori addominali, talora tracce di sangue nelle feci. Immediate dovrebbero essere le indagini diagnostiche. A partire dai quarant'anni, dovrebbero fare gli opportuni esami coloro che hanno casi di tumore nei consanguinei. La ricerca del sangue nelle feci, un esame semplice, è consigliabile a tutti, una volta all'anno, sempre dopo i quarant'anni. Quanto ai tumori vescicali, anch'essi provocano inizialmente dolori e presenza di sangue nell'urina. Ulrico di Aichelburg


LA POLAROID Tutto e subito Foto pronte in un minuto
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D.
NOTE: 052

Un minuto o poco più, ed ecco la fotografia bell'e stampata. Com'è possibile? La macchina Polaroid non usa un rullino, ma un pacchetto di dieci fotogrammi 8x10. Ognuno contiene uno strato positivo (sul quale si formerà l'immagine finale) e un negativo sottostante fatto di una ventina di strati che contengono tutte le sostanze chimiche sensibili ai colori e tutte le tinte che occorrono per produrre una foto a colori. Il negativo e il positivo sono sigillati insieme. Lungo il bordo, in una piccola scanalatura sono stivati i reagenti. Una volta presa la foto, il fotogramma viene espulso dalla macchina passando attraverso due rullini che aprono la scanalatura e spruzzano i reagenti tra lo strato positivo e quello negativo. I reagenti colano fra gli strati sciogliendo le sostanze chimiche e dando l'avvio al processo di sviluppo dell'immagine.


INFORMATICA Segmenti quadrati e cerchi VENTUNESIMA PUNTATA
Autore: MEO ANGELO RAFFAELE, PEIRETTI FEDERICO

ARGOMENTI: INFORMATICA, DIDATTICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

UNA delle prime istruzioni per la grafica al calcolatore è LINE che permette di tracciare un segmento quando ne vengono dati gli estremi. Se lavoriamo in SCREEN 1, abbiamo a disposizione, come abbiamo visto, 200 righe e 320 colonne. Ad esempio, per tracciare il segmento di estremi (70,50) e (120,140), scriviamo: 10 SCREEN 1 20 CLS 30 LINE (70,50)-(120,140) 40 END Vediamo ancora il programma che traccia la ''quadrettatura" dello schermo, con linee orizzontali e verticali: 10 SCREEN 1 20 CLS 30 FOR Y=0 TO 199 STEP 10 40 LINE (0, Y)-(319,Y) 50 NEXT Y 60 FOR X=0 TO 319 STEP 10 70 LINE (X,0)-(X,199) 80 NEXT X 90 END Nell'istruzione di ciclo è stato dato un ''passo" (STEP) alla variabile Y e alla variabile X. STEP 10 significa che il valore nelle due scatole Y e X viene incrementato di dieci unità per volta, permettendo quindi di tracciare le rette orizzontali e verticali distanziate fra loro di dieci unità. Proseguiamo con il programma che disegna un quadrato di lato 90 unità e con un vertice nel punto di coordinate (80,120). 10 SCREEN 1 20 CLS 30 LINE (80, 120)-(80più90,120) 40 LINE (80più90,120)- (80più90,120-90) 50 LINE (80più90,120-90)- (80,120-90) 60 LINE (80,120-90)-(80,120) 70 END Se osserviamo con attenzione la figura ottenuta con il programma precedente, ci accorgiamo che non è un quadrato, ma un rettangolo. La ''deformazione" deriva dal fatto che i singoli pixel dello schermo non sono quadrati, ma rettangolari, e questo comporta che, a parità di pixel (novanta, nel caso dell'esempio precedente), i lati orizzontali e quelli verticali risultano diversi. Per correggere questo errore dobbiamo moltiplicare le dimensioni verticali (oppure quelle orizzontali) per un opportuno fattore di correzione, che cambia passando da un modo operativo grafico all'altro. Per SCREEN 1, ad esempio, si devono moltiplicare gli spostamenti verticali per 5/6. Il programma corretto per costruire il quadrato risulta quindi il seguente: 10 SCREEN 1 20 CLS 30 LINE (80,120)-(80più90,120) 40 LINE (80più90,120)- (80più90,120-5/6*90) 50 LINE (80più90, 120-5/6*90)- (80,120-5/6*90) 60 LINE (80,120-5/6*90)- (80,120) 70 END L'istruzione LINE ha anche una seconda opzione. Infatti scrivendo un'istruzione del tipo: LINE (10,10)-(50,100), 1, B il calcolatore invece della linea, disegna il rettangolo che ha come vertici opposti i punti (10,10) e (50,100). La lettera B richiama la parola BOX, mentre il secondo parametro dell'istruzione (il carattere 1 nel caso dell'esempio) specifica il colore con il quale sarà disegnato il rettangolo. Ad esempio, il rettangolo di colore blu che ha come vertici i punti (60,80) e (140,120) si ottiene con il programma: 10 SCREEN 1 20 CLS 30 LINE (60,80)-(140,120), 1, B. Se scriviamo BF, invece di B, attiviamo l'opzione «rettangolo pieno» e otteniamo un rettangolo colorato non solo sul contorno, ma anche all'interno. Chi ha a disposizione una scheda grafica VGA provi il programma seguente: vedrà sullo schermo la successione dei rettangoli nei 256 colori disponibili nel modo grafico SCREEN 13. 10 SCREEN 13 20 CLS 30 FOR I = 0 TO 255 40 LINE (170,140)-(270,80),I,BF 50 PRINT "COLORE NUMERO"; I 60 FOR J = 1 TO 3000:NEXT J 70 NEXT I 80 END Chiudiamo con un'ultima istruzione che permette di costruire una circonferenza, date le coordinate del suo centro e il raggio. E' l'istruzione CIRCLE, seguita dalle coordinate del centro e dal valore del raggio. Ad esempio, per disegnare una circonferenza di raggio 50 unità e con il centro nel punto (100, 100), scriviamo: 10 SCREEN 1 20 CLS 30 CIRCLE (100,100), 50 40 END Se si aggiunge all'istruzione CIRCLE ancora un numero, separato con la virgola, si può colorare la circonferenza. (continua) SUPPONIAMO di volerci fare interrogare dal calcolatore, per vedere se ricordiamo le capitali dei più importanti paesi del mondo. Scriviamo per questo un programma del tipo seguente: 10 REM PRIMA DOMANDA 20 PRINT "Qual è la capitaledella Francia?" 30 INPUT R$ 40 IF R$ = "PARIGI" THEN GOTO 130 50 REM SEGNALAZIONE DI ERRORE 60 PRINT CHR$(7); CHR$(7) 70 PRINT "La risposta è errata!" 80 FOR N = 1 TO 1000 90 NEXT N 100 PRINT "Studia di più!" 110 GOTO 200 120 REM MESSAGGIO DICONGRATULAZIONI 130 PRINT "Bravo, la risposta èesatta!" 140 FOR N = 1 TO 1000 150 NEXT N 200 REM SECONDA DOMANDA 210... ecc. Il programma contiene alcune novità che non sono di grande importanza. La prima è la PRINT CHR$(7), che compare nell'istruzione 60. CHR$(7) è il carattere che ha codice uguale a 7 nella tabellina standard dei cosiddetti "codici ASCII". Questo codice non corrisponde a un carattere alfabetico, ma a un ordine elementare per il calcolatore, ossia all'ordine di emettere un "beep", un breve fischio. L'istruzione 60 serve quindi a produrre due fischi consecutivi, che saranno emessi per dare maggior risalto alla segnalazione di errore. Le istruzioni 80 e 90 costituiscono un ciclo "senza corpo", ossia un ciclo che viene descritto 1000 volte senza fare alcuna attività oltre all'aggiornamento del contatore N. Lo scopo di queste due istruzioni è semplicemente quello di perdere tempo, per intervallare la visualizzazione del messaggio di errore e la formulazione della domanda successiva. Il tempo necessario per l'esecuzione completa del ciclo delle istruzioni 80 e 90 è molto variabile e dipende dalla velocità del calcolatore su cui gira il programma. Un 486 a 66 MHz è almeno cento volte più veloce degli elaboratori personali della prima generazione. Chi ha la fortuna di possedere un gioiello dell'ultima generazione dovrò quindi sostituire il numero 1000 dell'istruzione 80 con un numero più grande, mentre chi è rimasto alle prime macchine lo sostituirà con un numero più piccolo. Il gioco della regolazione dell'istruzione 80 sarà molto utile anche al fine di comprendere meglio quale sia la velocità di lavoro del calcolatore che si sta usando. Il programna di interrogazione che stiamo discutendo sarà probabilmente molto lungo e sarà costituito da tanti blocchi, uno per ciascuna domanda, e ogni blocco sarà composto da sezioni, come abbiamo visto nell'unico blocco che abbiamo trascritto: la sezione di interrogazione (istruzioni da 10 a 40), la sezione di errore (da 50 a 110) e la sezione di congratulazioni (da 120 a 150). Capitale della Francia? I blocco Errore Congratulazioni Capitale della Spagna? II blocco Errore Congratulazioni ecc. Nel programma la sezione di errore comparirà, sempre uguale, in tutti i blocchi. Analogamente, la sezione di congratulazioni comparirà sempre nella stessa identica forma, tante volte quante sono le domande che si intendono porre. Appare così evidente la convenienza di organizzare il programma nel modo indicato nella figura seguente. La sezione di errore e quella di congratulazioni compaiono una volta sola, con notevole riduzione della lunghezza del programma. Interrogazione sulla capitale della Francia. Se errore GOTO 1000. Se non errore GOTO 1200 Interrogazione sulla capitale della Spagna. Se errore GOTO 1000. Se non errore GOTO 1200........ 1000: ERRORE....... 1200: CONGRATULAZIONI......... Le sezioni "errore" e "congratulazioni" sono due primi esempi di "sottoprogrammi". Provi il lettore a riscrivere il programma nella nuova forma, usando le istruzioni di salto condizionato: IF...GOTO... L'esercizio è difficile perché occorre inventare un meccanismo per ricordare, quando si salta all'istruzione 1000 oppure 1200, dove ritornare dopo aver eseguito il sottoprogramma. L'esercizio sarà comunque molto utile perché ci aiuterà a comprendere il concetto di sottoprogramma, uno dei più importanti dell'informatica. Nella prossima scheda torneremo sull'argomento e vedremo una coppia di istruzioni che il BASIC, come tutti gli altri linguaggi di programmazione, mette a disposizione del programmatore per risolvere in modo facile il problema di saltare a un sottoprogramma e di ritornare, dopo la sua esecuzione, nella posizione corretta. (continua) di Angelo Raffaele Meo e Federico Peiretti


AMBIENTE Abbasso l'anidride carbonica Entrate in vigore le proposte di Rio
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: ECOLOGIA, INQUINAMENTO, ATMOSFERA, LEGGI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

VI ricordate il summit di Rio de Janeiro, la spettacolare kermesse ecologica che mobilitò ambientalisti veri e ambientalisti politicanti, il presidente Bush e gli indiani dell'Amazzonia, tutti a litigare intorno alle sorti del pianeta Terra? Era il mese di giugno del '92. Dopo il clamore di quei giorni sono passati quasi due anni di silenzio; tuttavia (e nonostante il giustificato pessimismo) ecco qualche frutto: il 21 marzo, primo giorno di primavera, è entrata in vigore la Convenzione-quadro sui cambiamenti climatici, che era stata approvata da 150 governi. Ora, dopo la ratifica da parte dei primi 50 Paesi, è diventata vincolante per essi e lo diventerà per gli altri che via via la ratificheranno. Tra i primi a farlo vi sono i maggiori Paesi industriali come Usa, Canada, Giappone, Gran Bretagna, Spagna, Germania, Svezia, Messico, Australia, Svizzera ma anche piccoli Paesi del Terzo Mondo come Papua Nuova Guinea, Sudan, Burkina-Faso, le isole Fiji, Vanuatu, Cook, Seycelles e Mauritius. l'Italia si è aggiunta all'elenco a metà gennaio. Il punto principale della Convenzione prevede per i Paesi sviluppati l'obbligo di riportare entro il 2000 le rispettive emissioni di anidride carbonica e degli altri gas responsabili dell'effetto serra entro i valori del 1990. C'è tempo fino al 21 settembre per inviare la documentazione. La limitazione delle emissioni di anidride carbonica non riguarda i Paesi in via di sviluppo perché a Rio, dopo un acceso dibattito, si è stabilito che per essi è prioritaria la crescita economica e sociale; ciò non toglie che anch'essi siano obbligati a tenere sotto controllo la situazione. La minaccia più immediata è quella che deriva dall'anidride carbonica di origine industriale, prodotta dalla combustione di petrolio, gas, carbone; è su questi elementi che i Paesi ricchi devono prendere misure adeguate per far sì che stabilimenti industriali, centrali elettriche, trasporti pubblici e privati, i singoli cittadini siano indotti a usare i combustibili fossili in modo più razionale. Una delle strade percorribili è quella dell'ecotassa: in sostanza, un'imposta su carbone, petrolio e gas, che dovrebbe avere l'effetto di scoraggiarne il consumo o di favorire un consumo più efficiente e meno inquinante. Già ora una forma di ecotassa è in vigore in Belgio, Norvegia, Svezia e Finlandia; se ne discute in Danimarca e in Svizzera mentre la Comunità Europea sembra orientata verso una ecotassa comunitaria. I fautori di questa soluzione dicono che l'imposta sul carbonio consentirebbe di abolire altre forme di prelievo fiscale e quindi non avrebbe effetti depressivi sull'economia, ma gli oppositori affermano che si tratterebbe di un onere ulteriore e insopportabile. In ogni caso è indispensabile che la adottino tutti i Paesi industriali perché non si creino inaccettabili posizioni di privilegio. Sarà dunque importante vedere che cosa faranno, in particolare, Stati Uniti e Giappone, che hanno approvato la convenzione di Rio con palese riluttanza. La convenzione prevede che gli impegni presi dai Paesi sviluppati siano esaminati alla Conferenza delle parti che si terrà entro il marzo 1995 a Berlino. Canada e Gran Bretagna sono stati i primi due Paesi a far pervenire il loro rapporto; altri, tra i quali l'Italia, hanno fatto conoscere i propri orientamenti. Su questa base entro novembre il Gruppo di esperti sull'evoluzione del clima, che è stato uno dei più prestigiosi fautori della Conferenza di Rio, pubblicherà un rapporto contenente le proprie valutazioni. Insomma, lentamente, la macchina internazionale sembra essersi messa in moto. E' più di quanto era logico aspettarsi dalle rissose giornate brasiliane. Vittorio Ravizza


STRIZZA CERVELLO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

Un tempo i piroscafi di linea coprivano la traversata Le Havre- New York in cinque giorni e cinque notti. Se tutti i giorni a mezzogiorno un piroscafo partiva da Le Havre e un altro da New York, quante volte nel corso del suo viaggio ognuno di loro ne incontrava un altro che viaggiava nella direzione opposta, compresi gli incontri nei porti? La soluzione domani, accanto alle previsioni del tempo.


LA PAROLA AI LETTORI Cani e gatti, un continuo malinteso
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

Perché cani e gatti non vanno d'accordo? Cane e gatto litigano facilmente per una scorretta interpretazione del reciproco comportamento. Ad esempio, quando il cane scodinzola, esprime gioia - il gatto invece muove la coda quando è nervoso o impaurito. Il cane ringhia in segno di aggressione e pertanto interpreta le fusa del gatto, che sono segno di benessere, anche come atto aggressivo. Ci sono invece moltissimi esempi di cane e gatto amici per la pelle, specialmente quando sono cresciuti insieme. In altre parole, quando hanno avuto modo di «studiare le lingue» e sanno interpretare correttamente un comportamento diverso dal proprio. Jutta Brahm, Roma Nel mondo animale la comunicazione tra individui di una stessa specie è regolata da un meccanismo che induce ad azioni e reazioni innate, cioè istintuali. Questi comportamenti hanno un significato univoco nell'ambito della stessa specie, ma possono dar luogo a clamorosi malintesi nel caso di incontri tra individui che appartengono a specie diverse. Un cane e un gatto si incontrano in un luogo aperto, sono a una certa distanza e il gatto, che ha una vista migliore, si accorge subito che si tratta di un essere che non ha nulla a che fare con lui e quindi non considera la sua presenza come un'intrusione nel suo territorio nè assume un atteggiamento di difesa. Incuriosito, si siede e aspetta gli eventi. Il cane non distingue bene, pensa subito a un'invasione del suo territorio, assume un atteggiamento impositivo e si muove velocemente verso il potenziale avversario. Avvicinandosi si rende conto di avere sbagliato valutazione e all'aggressività subentra la curiosità. Si avvicina lentamente e si ferma a poca di- stanza con tutti i sensi ben attivi. I due si fronteggiano e si studiano: nessuno dei due percepisce segnali di pericolo, i rispettivi odori non significano nulla e la tensione decresce. Cane e gatto decidono che, non essendo avversari, potrebbero anche diventare amici. Mentre il gatto, più riservato, resta immobile, il cane, più espansivo, compie il solo gesto che nel suo rituale significa simpatia e umiltà: porge la zampa al gatto. E così la situazione precipita perché lo stesso gesto, nel rituale del gatto, significa aggressione. Dopo l'inevitabile zuffa, ciascuno degli animali se ne andrà per la sua strada, con ben impresso nella memoria che l'«altro» è un aggressore. Fabio Borsani, Verbania Perché la corrente elettrica continua fuoriesce convenzio nalmente dal morsetto positi vo e non - come realmente ac- cade - da quello negativo? Per convenzione perfettamente arbitraria è stato preso per senso della corrente, fin dai primi anni dell'800, quello del movimento dell'elettricità positiva, cioè, nel circuito alimentato da una pila, dall'anodo al catodo. Nei circuiti metallici, e anche nei tratti di circuito formati da raggi catodici, la corrente è costituita da elettricità negativa (elettroni) che si muove in senso contrario a quello convenzionale della corrente, cioè dal catodo all'anodo. Le tradizionali regole che governano i fenomeni elettromagnetici ed elettrochimici (quelli elettrotermici prescindono dal senso della corrente) continuano però a essere enunciate come se la corrente fluisse dall'anodo al catodo. Paolo Andrietti, Milano Nella finzione cinematografi ca vengono rappresentate scene di incendi in cui le fiam- me investono anche gli attori. Sicuramente viene fatto uso di materiale che non ustiona. Qual è? Per ripararsi dalle fiamme, gli attori indossano sopra gli abiti corpetti di amianto e lana di vetro, che isolano dal calore. Quanto alle parti scoperte, come il viso e le mani, fanno dei bagni con allumina, un ossido di alluminio che crea un piccolo strato protettivo, anch'esso molto isolante. In molti casi, comunque, non si ricorre a fiamme vere e proprie: si tratta di immagini che vengono proiettate davanti o dietro gli attori, con effetti molto realistici. Giacomo Mo, Novara


CHI SA RISPONDERE?
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QPerché si dice che i sensi sono cinque? Non è pure l'equilibrio un senso a tutti gli effetti, ben distinto dagli altri e provvisto di un suo organo specifico? Edoardo Martino Q Anche nel mondo animale possono nascere cuccioli gemelli (quindi con caratteristiche somatiche uguali), così come accade per gli individui umani? Daniela Curletti QQual è la cosa più vecchia del mondo? _______ Risposte a: «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax numero 011-65.68.688




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