TUTTOSCIENZE 12 febbraio 92


AMBIENTE: APPUNTAMENTO A RIO Scommessa sulla Terra Verso una strategia mondiale per il clima
Autore: COLACINO MICHELE

ARGOMENTI: ECOLOGIA, INQUINAMENTO, METEOROLOGIA, CONGRESSO
LUOGHI: ESTERO, BRASILE, RIO DE JANEIRO
NOTE: 021

LA seconda conferenza climatica mondiale, svoltasi a Ginevra, si chiuse con una solenne dichiarazione nella quale, partendo dalla consapevolezza della serietà del problema delle variazioni climatiche, si auspicava la ricerca di un accordo internazionale per arrivare a una Convenzione che, analogamente a quanto già fatto per la protezione della fascia di ozono, stabilisca dei principi a salvaguardia del clima planetario. Questa Convenzione dovrebbe essere siglata nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite su «Ambiente e Sviluppo» che si terrà a Rio de Janeiro in giugno. Malgrado l' impegno assunto almeno in linea di principio, non si registra, però, un particolare fervore di iniziative, di proposte e di progetti in ordine al contenimento delle emissioni di gas serra; anche la pubblica opinione sembra essere diventata indifferente o quasi a questi argomenti dopo il gran «battage» che ha fatto seguito alle conclusioni dei lavori del Panel Internazionale sui cambiamenti climatici (Ipcc). Tuttavia se non erano giustificati gli allarmi eccessivi, ai quali una certa componente dei movimenti ecologisti sembrava indulgere, non è nemmeno corretta la sottovalutazione di questi problemi, che richiedono invece uno studio approfondito e uno sforzo di ricerca imponente. I risultati ottenuti dall' Ipcc, infatti, sono stati considerati impropriamente come dati conclusivi sull' argomento in questione, mentre in realtà essi sono soltanto la fotografia delle attuali conoscenze e non vanno, quindi, visti come punto di arrivo, ma come punto di partenza per nuove indagini. Molti problemi sono stati risolti e molte certezze acquisite; tuttavia diverse questioni sono ancora aperte per la difficoltà di arrivare a risultati che siano incontrovertibili. Questo deriva dal fatto che il sistema climatico è un sistema complesso costituito da diverse componenti, atmosfera, criosfera, litosfera e biosfera, in continua interazione con scambi di energia e materia che danno luogo a processi di retroazione che rendono critica la previsione dei fenomeni. In particolare è ben noto che il clima del nostro pianeta è determinato dal bilancio di energia tra radiazione solare incidente e radiazione di ritorno restituita verso lo spazio esterno del sistema Terra atmosfera. La radiazione solare, che corrisponde alla parte visibile dello spettro delle onde elettromagnetiche, attraversa l' atmosfera, mentre la radiazione di ritorno è emessa nella regione dell' infrarosso che l' atmosfera assorbe tramite alcuni costituenti minori come vapore d' acqua, anidride carbonica, metano, protossido d' azoto, freons. Questo assorbimento fa sì che l' atmosfera intrappoli il calore e di fatto la temperatura di equilibrio è più alta di circa 33C rispetto a quella che si registrerebbe in assenza di effetto serra. La concentrazione in aria dei costituenti minori che contribuiscono all' effetto serra è cresciuta dall' inizio dell' era industriale, che si può collocare nella seconda metà del Settecento, di circa il 30% e continua a crescere a causa delle emissioni legate ad attività dell' uomo; si corre, quindi, il rischio di alterare l' equilibrio energetico, di cui si è detto, provocando modifiche con conseguenze non facilmente valutabili. Occorre a questo punto fare una precisazione, distinguendo tra la variabilità e la variazione del clima: la prima riguarda infatti le oscillazioni del sistema che si mantiene, però, sostanzialmente stabile; la seconda, invece, corrisponde ad un cambiamento profondo e radicale quale può essere stato quello verificatosi nel corso della storia geologica della Terra al passaggio da un periodo glaciale ad uno interglaciale, con aumento della temperatura, modifica del regime idrologico, riduzione delle aree coperte di ghiaccio, innalzamento del livello del mare e così via. Obiettivo della ricerca attuale nel campo della climatologia è la messa a punto di modelli che consentano di prevedere quale potrà essere l' evoluzione futura del clima planetario sotto l' azione forzante dei gas serra. Accanto agli studi specificamente climatici, relativi, cioè, all' andamento dei parametri che definiscono il clima si sono sviluppate ricerche collaterali che tendono a delineare il quadro degli impatti che le modifiche del clima possono avere sull' idrosfera, sulla biosfera, sulla criosfera, sulle attività produttive, sugli insediamenti urbani e così via. Si tratta in sostanza di tentare una previsione dei cambiamenti globali che si potranno verificare nel nostro pianeta in modo da arrivare a conoscenze attendibili al di là di ogni ragionevole dubbio per consentire l' avvio di misure efficaci in grado di prevenire danni che potrebbero anche essere di non lieve entità. Michele Colacino Cnr, Roma, Istituto di fisica dell' atmosfera


OCEANI Il Pacifico si riscalda: ecco El Nino
Autore: RAVIZZA VITTORIO (V_RAV)

ARGOMENTI: METEOROLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 021

S ARA' l' anno del Nino. Da novembre la temperatura delle acque del Pacifico centrale aumenta in modo regolare; sarebbe già due, qualcuno dice addirittura tre gradi centigradi sopra le medie stagionali (la misurazione delle temperature dei mari è un' operazione difficile, per la quale non è stata ancora messa a punto una tecnica sicura). El Nino, cioè «il bambino», è un fenomeno così chiamato perché raggiunge la massima intensità in coincidenza con il Natale. Benché la sua rilevanza per il clima della Terra sia enorme le cause restano in gran parte ancora oscure Si tratta di un aumento della temperatura delle acque del Pacifico al largo delle coste del Perù che si ripete ciclicamente ogni tre quattro anni. Gli effetti sono molteplici. Il più vistoso è una drastica (ma per fortuna temporanea) diminuzione della pescosità del mare lungo le coste occidentali dell' America meridionale, uno dei più ricchi del globo. Ma effetti ben più rilevanti coinvolgono l' atmosfera ed è su di essi che negli ultimi anni si sono concentrati oceanografi e studiosi del clima utilizzando tecniche e strumenti sempre più sofisticati. Per esempio è stato osservato un forte aumento delle precipitazioni sulle coste del Pacifico; l' aumento della temperatura dell' acqua si traduce infatti in una maggior evaporazione e quindi in un aumento della nuvolosità; piove di più sulle coste delle regioni calde e temperate e si registrano nevicate più copiose in Alaska. E' stata notata inoltre una diminuzione dell' intensità dei monsoni cioè dei venti (e delle perturbazioni connesse) che soffiano sull' Asia di Sud Est con conseguente siccità in India e nella regione indocinese. Negli ultimi anni gli scienziati hanno ritenuto di individuare nel Pacifico tropicale una sorta di termostato climatico in grado di autoregolarsi. Nella fase di aumento della temperatura dell' acqua dell' oceano e dell' accentuata evaporazione le nubi «intrappolano» una quantità crescente di calore solare dando luogo a un «effetto serra» naturale; in seguito, però, il vapore acqueo sale nell' alta atmosfera dove forma estese nubi cirriformi costituite da minuscoli cristalli di ghiaccio; queste nubi, dotate di un elevato potere riflettente, rimandano verso lo spazio una quantità crescente di energia solare dando quindi il via al raffreddamento della superficie del mare. Questo meccanismo ciclico, che occupa appunto tre quattro anni, spiegherebbe quindi la periodicità regolare con cui El Nino si presenta. (v. rav. )


LABORATORIO La scoperta è più importante se ne parlano i giornali (ora lo scienziato fa scoop)
Autore: GIACOBINI EZIO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, EDITORIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 021

CAPITA sempre più spesso che la descrizione di una scoperta arrivi prima ai quotidiani che agli specialisti. Questi, presi alla sprovvista, reagiscono frettolosamente e talvolta anche un po' superficialmente. Un buon esempio è la polemica dei mesi scorsi sul cervello degli omosessuali, innescata dall' articolo di Simon LeVay apparso su «Science». «Times» e «Newsweek» pubblicarono la notizia contemporaneamente all' arrivo della rivista nelle biblioteche. La reazione in Italia fu immediata, ma non l' arrivo di Science. Senza aver letto l' articolo originale, illustri scienziati, cardinali e uomini politici dicono la loro basandosi su un riassunto dell' articolo del «Times» e sui commenti televisivi. Così la polemica fiorisce e muore in una settimana senza che nessuno abbia mai letto gli articoli originali. La discussione coinvolge anche esperti di bioetica, che però non sembrano altrettanto esperti di biologia dell' ipotalamo (la zona del cervello implicata) e di influenze ormonali sullo sviluppo cerebrale. Praticamente ogni settimana informazioni di carattere scientifico ritenute di vasto interesse passano da riviste mediche di prestigio come il «New England Journal of Medicine» o «Lancet» direttamente sui quotidiani a grande diffusione. Altre riviste citate sono quelle dell' Associazione Medica Americana ( «Jama» ), «Science» o «Nature». Un recente articolo uscito per l' appunto sul «New England Journal» si pone la domanda dell' effetto della stampa sulla comunità scientifica. Esiste un fattore di amplificazione, connesso alla notizia, sulla ricerca stessa e sugli scienziati? Sì, è la sorprendente risposta che emerge dall' esame dei risultati riportati nell' articolo. Quattro scienziati dell' Università della California hanno paragonato il numero di citazioni apparse in un arco di dieci anni (1980 1989): le notizie scientifiche commentate dal quotidiano avevano ricevuto un numero di citazioni molto più alto del normale per tutto il periodo di dieci anni. L' effetto amplificante era senza dubbio molto più alto nei primi dodici mesi e si affievoliva nel tempo. La differenza era del 70 per cento. Anche qui era chiaro che gli articoli del Times venivano letti prima di quelli riportati nelle riviste scientifiche. La notizia scientifica godeva perciò di una doppia esposizione. Resta però il dubbio che la stampa non amplifichi soltanto la notizia ma anche la deformi nello sforzo di renderla maglio comprensibile al grande pubblico. Ezio Giacobini Università del Sud Illinois


IL NOSTRO TEST Telefonate d' amore al computer Eloisa
Autore: LENTINI FRANCESCO

ARGOMENTI: INFORMATICA, TECNOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 021

L' ESPERIMENTO di intelligenza artificiale proposto la settimana scorsa da Tuttoscienze ai suoi lettori sta ottenendo un buon successo. Il telefono di Eloisa (0885 44. 214), il computer «intelligente» con cui è possibile scambiare quattro chiacchiere via modem, squilla pressoché ininterrottamente da mercoledì 5 febbraio (la prima chiamata è arrivata alle 7, 22). Gli utenti pongono le domande più curiose e interessanti, come nel caso di Claudio da Torino, che ha totalizzato ben 81 minuti di conversazione. Gli argomenti più gettonati sono amore, sesso e musica. Alla fine della prima giornata è stato necessario limitare il tempo di accesso ad un massimo di 15 minuti, ridotti a 10 nella fascia oraria 18 24. Ci sono state 237 chiamate da tutta Italia (media oraria 4, 94), 51 conversazioni sostenute (media oraria 1, 08), 11, 58 ore di connessione (share 24, 12 per cento). Come si vede non tutte le chiamate vanno a buon fine, per cui si raccomanda agli utenti di fare attenzione ai parametri di comunicazione (300 1200 baud, 8 N 1) e, in caso di problemi, di non impegnare la linea con tentativi ripetuti. Eloisa ha già accumulato, grazie alla collaborazione dei lettori, un' esperienza notevole. Di conseguenza nei prossimi giorni sarà disattivata per brevi periodi (6 8 ore), onde lanciare la fase di apprendimento dei nuovi brani di conversazione. Inoltre potrebbe rendersi indispensabile l' adozione di un computer più potente. Francesco Lentini


NUOVA MAPPA DEL CIELO Più di centomila stelle sono già nella rete del satellite Hipparcos
Autore: PANNUNZIO RENATO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
ORGANIZZAZIONI: ASI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

L' 8 agosto 1989 partì, dalla base spaziale di Kourou (Guyana francese) un Ariane 4 con a bordo il satellite astrometrico Hipparcos. Il razzo europeo espulse il satellite e lo collocò, come previsto, su di un' orbita provvisoria fortemente ellittica. Ma Hipparcos, per diventare operativo, avrebbe dovuto essere trasferito su di un' orbita circolare geostazionaria a 36. 000 km dalla Terra, mediante l' accensione del suo motore principale d' apogeo. Accensione che fallì. Fortunatamente, tra il 7 e l' 11 settembre i tecnici di Darmstadt, riuscirono a innalzare il perigeo dell' orbita a circa 540 km e a stabilizzare l' apogeo a 36. 000 km, immettendo così Hipparcos su un' orbita di sicurezza. Con quell' operazione si salvò il satellite da una sicura fine, ma molti dubbi restavano circa la riuscita scientifica della missione perché, attraversando periodicamente le fasce radioattive di Van Allen, che circondano la Terra a varie altezze, il satellite avrebbe subito un forte deterioramento dei pannelli solari. Inoltre, a causa del nuovo periodo orbitale, di 10 ore e mezzo, e quindi non più sincrono con la rotazione terrestre, non sarebbe stato possibile ricevere con continuità i segnali del satellite da una sola stazione ricevente. Questo problema, per fortuna, venne subito risolto; l' Agenzia spaziale europea chiese che venissero attivate almeno 3 stazioni per fornire una copertura quasi continua nella ricezione dei dati provenienti da Hipparcos. Diedero la loro disponibilità, anche se in maniera non sempre continuativa, ed in tempi diversi, le stazioni di Odenwald (Germania), Perth (Australia), Goldstone (California) e la stessa Kourou da cui partì l' Ariane 4. Con l' appoggio di queste stazioni, Hipparcos incominciò la sua missione operativa, nella insolita orbita, a partire dalla metà di novembre del 1989. Lo scopo della missione era quello di osservare dallo spazio, con un piccolo ma sofisticato telescopio a specchi, circa 120. 000 stelle, al fine di determinare la parallasse (o distanza), moto proprio e posizione di quegli oggetti con una precisione molto spinta (si veda Tuttoscienze dell' 8 marzo 1989 nel volume XV della raccolta). Con il passar del tempo si constatò che il degrado dei pannelli era minore del previsto. Questo fatto trovò sempre più conferma nel corso di questi ultimi due anni, in cui il satellite ha continuato a lavorare in modo esemplare, tanto che le stime fan pensare che la missione possa durare quasi 4 anni: le ultime notizie in merito sono comparse nella nota informativa dell' Esa del 7 gennaio, dove si afferma che ci sono fondati motivi per credere che tutti gli obiettivi scientifici si possano raggiungere. Purtroppo, i tempi con cui si potranno ottenere in Italia i risultati della missione saranno strettamente connessi ai tempi con cui l' Agenzia Spaziale Italiana (Asi) erogherà i finanziamenti ai vari Istituti coinvolti: è ormai consuetudine, per i ricercatori italiani, lavorare su progetti spaziali con mezzi inadeguati, in quanto i relativi fondi per strumentazione e contatti scientifici, indispensabili per una corretta gestione della ricerca, arrivano dall' Asi costantemente in ritardo. E così l' Italia rischia di risultare meno competitiva rispetto ad altre nazioni europee coinvolte nei medesimi progetti, poiché il successo scientifico di una missione spaziale dipende, anche, dalla tempestività con cui vengono forniti i mezzi agli istituti di ricerca per il conseguimento dei risultati. Tralasciando gli aspetti burocratico amministrativi che legano i Centri di ricerca all' Asi, il gruppo di astrometria dell' Osservatorio di Torino dovrebbe vedersi prossimamente impegnato nell' analisi degli oltre 14. 000 sistemi di stelle doppie e multiple che fanno parte del programma osservativo del satellite. Si tratterà di verificare con il locale data base, contenente un discreto numero di cataloghi stellari, se i preliminari parametri astrometrici dei sistemi doppi e multipli, ottenuti da una catena di programmi standard, che lavorano in automatico sui dati del satellite, sono consistenti o no. In effetti, potrà succedere che alcune stelle doppie o multiple diano risultati completamente errati, in quanto il generico modello matematico studiato prevede che queste abbiano moti relativi tra le componenti trascurabili e luminosità pressoché costanti per tutta la durata della missione. Nella realtà, invece, non è raro trovare oggetti dotati di moti elevati e luminosità molto variabili. Per tali casi, si adotteranno nuovi modelli matematici che tengano in conto le diversità riscontrate. Potrà inoltre succedere di dover analizzare casi in cui stelle singole sottoposte a particolari test riveleranno una natura duplice. Per questi sistemi doppi di nuova scoperta ci vorrà una verifica osservativa da Terra e, se l' esito sarà positivo, si potranno applicare programmi specifici per l' estrazione dei dati astrometrici. Renato Pannunzio Osservatorio astronomico di Torino


SCORIE NUCLEARI Giù nella miniera Nel Nuovo Messico, in un giacimento di sale, il primo deposito permanente Il «cimitero» per un milione di bidoni è costato 1200 miliardi di lire
Autore: PINNA LORENZO

ARGOMENTI: ENERGIA, ECOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: WIPP
LUOGHI: ESTERO, USA, NEW MEXICO, CARLSBAD
NOTE: 022

STA per essere inaugurato, in sordina, senza grandi cerimonie, il primo deposito «eterno», cioè definitivo, per le scorie nucleari. A dir la verità non si tratta nemmeno di un' inaugurazione vera e propria ma dell' autorizzazione a seppellire alcuni bidoni di scorie radioattive per sperimentare il loro comportamento. L' autorizzazione dovrebbe essere approvata dal Congresso americano entro breve tempo. Il Wipp (Waste Isolation Pilot Plant), questo il nome della discarica atomica, si trova a Carlsbad, Nuovo Messico (Usa), in una miniera di sale a 700 metri sotto terra. I lavori per costruire il deposito «finale» per quasi un milione di bidoni contenenti materiale contaminato (vestiti, strumenti, macchinari) proveniente da una decina di fabbriche di bombe nucleari americane sono cominciati una ventina di anni fa e sono costati almeno un miliardo di dollari (1200 miliardi di lire). Anche se il permesso di seppellire scorie radioattive verrà concesso solo per fini sperimentali, Carlsbad sarà la prima discarica definitiva a entrare, seppure parzialmente, in funzione. Le 80. 000 tonnellate di combustibile atomico esaurito (ma ancora radioattivo) e le centinaia di migliaia di tonnellate di materiale contaminato, prodotte in tutto il mondo dall' industria nucleare, si trovano ancora in magazzini provvisori vicino alle centrali ed agli impianti atomici. Persino l' uranio utilizzato da Enrico Fermi nel 1942 è ancora in attesa di una sistemazione finale. Progettare discariche atomiche non è semplice: devono resistere al passare del tempo per decine di migliaia di anni senza lasciar scappare le scorie sepolte che potrebbero contaminare i nostri ignari posteri. In alcun elementi, come il plutonio 239, la radioattività si dimezza in 24. 000 anni. Isolare queste scorie per l' eternità (almeno in confronto alla vita umana) non è un' impresa facile perché quando si parla di venti o trentamila anni è difficile trovare materiali che assicurino la tenuta o strati geologici che garantiscano la più assoluta stabilità. Infatti se con il passare dei secoli i lenti ma inesorabili movimenti della crosta terrestre dovessero spostare i rifiuti atomici questi potrebbero ritornare in superficie o finire in qualche falda, con conseguenze facilmente immaginabili. Fra le varie strategie studiate per disfarsi degli ingombranti rifiuti (lanciarli nello spazio, seppellirli nei fondali oceanici, in profonde miniere, o sottoporli a nuove trasformazioni chimiche) le miniere si sono rivelate la scelta preferita. Non tutte le miniere vanno bene, anzi solo quelle di sale sembrano possedere tutti i requisiti richiesti. A Carlsbad, per esempio, lo strato di sale è profondo un chilometro e da almeno 240 milioni di anni non si è mosso. La stessa presenza del sale indica inoltre che nelle vicinanze non scorrono fiumi sotterranei altrimenti si sarebbero notati i segni dell' erosione. Ma vi sono anche altri vantaggi: le gallerie scavate tendono a richiudersi a causa della plasticità degli strati salini. In questo modo le scorie dopo qualche decennio rimarranno sigillate e inaccessibili ai curiosi e soprattutto all' acqua. Com' era da aspettarsi non tutto è filato liscio nella miniera di Carlsbad. Il sale conteneva più umidità del previsto e nelle gallerie appena scavate si formavano pozze d' acqua. Questo fatto ha messo in allarme i gruppi ambientalisti contrari al Wipp. Ma, cosa ancor più preoccupante, è stata scoperta con varie trivellazioni una sacca d' acqua al confine fra due strati di sale, alcune centinaia di metri sotto le gallerie del Wipp. Seicento milioni di litri di acqua salata, densa e ad alta pressione, sono schizzati fuori dalle trivellazioni e ci sono voluti giorni per bloccarne la fuga. Si tratta di acqua molto antica rimasta intrappolata nei giganteschi depositi di sale. Il timore è che fra decine di secoli, quando ormai qualsiasi segnale della discarica sarà scomparso o divenuto incomprensibile, qualcuno possa trivellare il terreno e l' acqua uscendo possa portare con sè elementi radioattivi. I test in programma con i rifiuti radioattivi dovranno rispondere a diverse domande. Prima fra tutte: che cosa faranno i gas che si sprigionano dalle scorie? Reagiranno con l' ossigeno e l' acqua formando miscele esplosive? E la pressione generata dai gas che effetti avrà sulle gallerie? Migliaia di sensori sparsi nelle gallerie e collegati ad un computer centrale sono in attesa di fornire la risposta. Nel frattempo un giudice del Nuovo Messico ha chiesto di non concedere l' autorizzazione poiché secondo lui, i responsabili del Wipp non hanno preparato un piano per rimuovere le scorie nel caso che i test vadano male. Lorenzo Pinna


TECNOLOGIA ANTI HANDICAP Occhio al computer «Eyegaze» è comandato con lo sguardo: così persone totalmente immobilizzate e non in grado di parlare possono agire e esprimersi con la voce sintetica
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: INFORMATICA, TECNOLOGIA, HANDICAP
NOMI: CLEVELAND DIXON
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

UNA telecamera a raggi infrarossi «cattura» il momento di messa a fuoco dell' occhio, lo trasforma in un impulso elettrico e questo agisce su un computer; in questo modo, con il semplice sguardo, diventa possibile «digitare» un gran numero di comandi con cui scrivere pagine di testo, comporre un numero di telefono, aprire e chiudere porte, accendere e spegnere la luce, agire su apparecchi di vario tipo, dal televisore al lavastoviglie; di più: si può «parlare» mediante una voce sintetizzata, rispondere a una chiamata telefonica. Questa «macchina a comando visivo» si chiama «Eyegaze computer system» (dall' inglese eye, occhio, e gaze che significa guardare fisso); è stata pensata per persone gravemente handicappate, prive della possibilità di muovere non solo le mani (o al limite i piedi o il capo) ma addirittura anche di parlare. «Eyegaze» riesce a compiere il miracolo di liberarle dalla tremenda prigione costituita dal loro stesso corpo consentendo loro per la prima volta di comunicare e di esprimersi. «Eyegaze» è stata messa a punto da una società americana, la L. C. Technologies. Portata per la prima volta in Europa dai sui creatori, Dixon Cleveland e sua moglie Nancy, è stata presentata in un incontro organizzato a Torino, con la collaborazione dell' Editrice La Stampa, dalla Datarc, l' associazione di volontari torinesi (quasi tutti ingegneri ed esperti di informatica) che si occupa di tecnologia avanzata per la rilabilitazione e la comunicazione. (Il suo sistema «Apriti Sesamo», che ha caratteristiche analoghe a «Eyegaze» salvo che è a comando vocale, è stato premiato dalla Cee). La «Eyegaze» viene messa in funzione fissando per almeno mezzo secondo uno dei diversi comandi che compaiono sul monitor: voce sintetica, videoscrittura, telefono, controllo dell' ambiente, giochi elettronici, programmi vari. «Per determinare la direzione dello sguardo ha spiegato Cleveland Eyegaze si basa sul metodo di riflessione pupilla cornea. Gli occhi vengono illuminati da un Led (diodo a emissione luminosa) a raggi infrarossi, a bassa potenza, che produce sulla superficie della cornea un riflesso luminoso, dovuto alla vicinanza della fonte luminosa alla lente della telecamera situata vicino al computer. In questo modo la telecamera viene facilitata nella lettura della direzione dello sguardo. Il software del computer è in grado di stabilire, in base al rapporto centro della pupilla riflessione della cornea, le coordinate della opzione di comando osservata dall' utente». Che cosa è possibile fare con «Eyegaze» ? Cose semplici come comandare interruttori dei più diversi apparecchi; o altre più complesse. Per esempio scegliendo frasi standard memorizzate dal computer l' utente può esprimersi con la voce sintetizzata: «Ho fame», «voglio dormire»; o chiamare un famigliare. Fissando e scegliendo sul monitor le lettere dell' alfabeto l' utente può scrivere; fissando i numeri può telefonare in tal caso per «parlare» può scegliere tra le frasi standard memorizzate o comporne di nuove trasferendole poi al computer che le trasformerà in voce sintetizzata. Un capitolo a parte è quello dei videogiochi, argomento niente affatto frivolo per persone costrette all' immobilità e all' isolamento: «Eyegaze» le mette in grado di giocare a tennis, a ping pong, a carte, a dama, a scacchi, ecc. La tecnologia offre armi formidabili contro la disabilità. In questi giorni, ad esempio, sono state presentate due auto molto speciali. Una azienda di Mappano, presso Torino, la Amv, ha realizzato una «Croma» in cui lo sterzo è azionato con i piedi mentre indicatori di direzione, tergicristalli, luci, freno a mano sono comandati a voce. Un' altra azienda, la Guidosimplex di Roma, ha messo a punto una «Uno Selecta» priva di volante e di pedali; una leva agisce sullo sterzo, un' altra agisce su freni e acceleratore. Ma se il convegno di Torino ha mostrato le possibiltà della tecnica ha anche messo in luce la totale assenza di interesse da parte degli enti pubblici di assistenza senza il contributo dei quali queste meraviglie rischiano di restare inaccessibili ai disabili. Vittorio Ravizza


SCAFFALE George Pierre: «Gli uomini sulla Terra», La Nuova Italia Scientifica
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DEMOGRAFIA E STATISTICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

VERSO la metà del secolo scorso per la prima volta la popolazione umana superava il miliardo. Oggi stiamo rapidamente avvicinandoci ai sei miliardi. La geografia del Duemila dovrà soprattutto tener conto del fattore uomo. Ci sarà una espansione demografica disuguale, più forte proprio là dove ci sono meno risorse economiche e tecnologiche. Ci saranno super metropoli che creeranno drammatici problemi di sociologia urbana. Ci saranno forti migrazioni, con forti conseguenze nel rimescolamento culturale e genetico. Sono alcuni degli aspetti affrontati in questo libro di Pierre George, esperto demografo e geniale innovatore della geografia contemporanea. Dello stesso editore, La Nuova Italia Scientifica, segnaliamo Relatività speciale di Carlo Bernardini e Discutendo si impara, un libro di didattica nato dalla collaborazione dei pedagogisti Clotilde Pontecorvo, Anna Maria Ajello e Cristina Zucchermaglio.


SCAFFALE Ferrara Pignatelli Marina: «Viaggio nel mondo delle essenze» , Muzzio
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: BOTANICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

Il mondo vegetale racchiude la più grande riserva di principi attivi naturali potenzialmente utili alla salute dell' uomo. Molti sono noti dall' antichità, ma assai più numerosi sono quelli ancora da scoprire: è questo uno dei motivi per preoccuparsi della estinzione di numerose specie vegetali causata dall' uomo negli ultimi anni. Questo volume si occupa di una particolare categoria di vegetali con proprietà medicamentose: le piante che esplicano la loro attività attraverso i profumi, gli oli essenziali che possono essere inalati o assorbiti attraverso la pelle. Un' ampia sezione storica precede l' accurata rassegna delle specie botaniche, che vanno dall' alloro allo zenzero.


SCAFFALE Poggio Tomaso «L' occhio e il cervello», Theoria
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

La visione è qualcosa di estremamente complesso. Ciò che avviene nell' occhio un intricato mescolarsi di fenomeni ottici, chimici e fisici è soltanto la punta dell' iceberg. La parte davvero complicata della visione si nasconde nel cervello. Tomaso Poggio, ricercatore italiano che lavora al Mit, da anni affronta il problema visione accerchiandolo: da un lato indaga gli aspetti fisiologici, dall' altro quelli «informatici», avendo come obiettivo la visione artificiale. In questo libro una lunga intervista e due saggi fanno il punto sulle conoscenze attuali.


SCAFFALE Maurer Daphne e Charles: «Il mondo dei neonati», Muzzio. Pirenne Maurice: «Percezione visiva», Muzzio
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

Evento insieme naturalissimo e straordinario, l' arrivo di un neonato oggi non può non essere preceduto da una adeguata preparazione culturale dei genitori. Questo libro incomincia a occuparsi della nuova creatura da quando è nel grembo della mamma (che cosa sente, che cosa fa), poi si occupa del delicato momento della nascita, e infine dello sviluppo dei primi mesi, scandito tanto dal sonno quanto dalla graduale conquista del gusto, della percezione visiva, dell' udito, del controllo dei movimenti, del pensiero. Ci sono anche consigli, ma il messaggio più importante è un altro: conoscere scientificamente l' evoluzione dei primi mesi di vita è l' unico modo per impostare bene l' allevamento e l' educazione di un cucciolo di uomo. A chi invece sia interessato al fenomeno della visione nell' adulto, segnaliamo un saggio di Maurice Pirenne che analizza il fenomeno nell' ottica, nella pittura e nella fotografia.


SCAFFALE Chelini e Petretti: «Manuale per il riconoscimento degli uccelli italiani», Ed. Olimpia
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: ZOOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 022

Un manuale per individuare le 500 specie di uccelli che compongono l' avifauna italiana: schede essenziali, disegni, comode mappe della distribuzione stagionale dei volatili.


COSI' IL CANE DIVENNE DOMESTICO Il valore di un muso infantile Smorza l' istintiva aggressività dell' uomo
Autore: TEICH ALASIA GIORGIO

ARGOMENTI: ETOLOGIA, ANIMALI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 023

DELLE 4236 specie di mammiferi che abitano il nostro pianeta, una sola è stata elevata al rango di «migliore amico dell' uomo»: il cane. Come l' incontro tra esseri umani e progenitori dei cani domestici sia potuto avvenire, più di diecimila anni fa, è oggi decisamente difficile da immaginare, tuttavia è ipotizzabile che un ruolo non secondario l' abbia avuto un interessante fenomeno di comunicazione legato alle caratteristiche infantili. I piccoli di numerose specie animali, infatti, presentano delle peculiarità occhi grandi, membra di aspetto piuttosto goffo, guance arrotondate che nel loro insieme arrivano a costituire un efficace tipo di messaggio, definito dagli etologi di lingua inglese «baby schema», capace di inibire molto spesso i comportamenti aggressivi degli individui adulti. Questo importante fenomeno comunicativo, molto efficace tra gli animali che appartengono alla stessa specie, non di rado arriva a esprimersi anche tra non conspecifici. A volte riesce addirittura a suscitare, nei predatori, atteggiamenti di tipo protettivo nei confronti dei piccoli di specie da essi cacciati. Anche nelle primissime fasi della domesticazione del cane possono essersi verificate delle forme di adozione, suscitate da questo interessante meccanismo dei segnali infantili. Un fenomeno che, comunque, ha giocato un ruolo di assoluta importanza durante le successive fasi della domesticazione vera e propria, nelle quali è venuta a formarsi la nuova specie del Canis familiaris. Le istintive sensazioni di rassicurante simpatia e familiarità suscitate dagli individui adulti con caratteristiche infantili più marcate ha infatti costituito un importante parametro nelle scelte selettive in gran parte dovute a spinte inconsce che l' uomo ha operato nei confronti di numerosi animali. Non a caso, quasi sempre le forme domestiche di varie specie si presentano come versioni infantilizzate rispetto ai progenitori selvatici. Nel cane questo fenomeno di selezione focalizzato al mantenimento di caratteristiche infantili, noto come «neotenia», ha avuto luogo dal punto di vista non solo morfologico ma anche comportamentale: per una buona convivenza con l' uomo si sono dimostrati assai facilitati gli individui con aspetti psicologici decisamente adolescenziali, come la consistente capacità di apprendimento, la tendenza al gioco, la docilità, la capacità di vivere in modo flessibile i rapporti di gerarchia all' interno del gruppo caratteristica, questa, molto importante al fine dell' inserimento del cane in situazioni sociali complesse e multiformi come quelle delle comunità umane. Il ruolo che l' infantilismo ha giocato nella simbiosi cane uomo è dunque bivalente: gli esseri umani hanno privilegiato, nelle loro scelte selettive, gli individui in grado di smorzare, mediante messaggi di infantile tenerezza, la loro istintiva diffidenza nei confronti del selvatico. Dall' altro si sono dimostrati più adattabili alla vicinanza con gli esseri umani proprio quegli animali che anche nella maturità erano in grado di conservare positivi comportamenti infantili, esprimendo solo in misura contenuta gli schemi comportamentali tipici della maturità ma inadatti al rapporto di convivenza con l' uomo, come quelli legati alla territorialità o all' aggressività intraspecifica. Molti dei comportamenti tipici dell' antenato selvatico si sono via via modificati sempre di più e nei cani domestici con il tempo è arrivata a esprimersi una personalità decisamente giovanile che ha reso possibile, attraverso il mantenimento di bisogni affettivi tipici dell' infanzia, l' instaurarsi di profondi vincoli di dedizione e fedeltà verso gli esseri umani. Grazie, infatti, a spinte tipicamente infantili dirette all' espressione di una socialità basata sull' attaccamento affettivo, i cani sono arrivati ad acquisire una situazione di vera familiarità nei confronti dell' uomo, anch' egli, non a caso, scimmia infantile. Giorgio Teich Alasia


TEST INCERTI Trasfusioni di sangue tre possibili sostituti dei fondamentali globuli rossi
Autore: STORTI EDOARDO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 023

TUTTI conoscono gli enormi benefici della trasfusione di sangue in ogni campo della medicina e della chirurgia. Invece sono assai poco noti i molti problemi legati alla pratica trasfusionale. Eccone un parziale elenco: a) il continuo aumento della richiesta di sangue e sue frazioni e la difficoltà di soddisfarla; b) il sangue dev' essere conservato in frigorifero a 4 C, donde questioni di spazio e più ancora difficoltà di trasporto; inoltre il sangue non può più essere trasfuso dopo 36 giorni; c) estrema scarsità di sangue nei Paesi del Terzo Mondo e insieme la difficoltà del suo impiego in caso di disastri; d) il rischio di trasmettere malattie quali epatiti, malaria, trapanosomiasi, Aids, e quindi il notevole e difficile lavoro di esame necessario per ogni unità di sangue o sue frazioni, considerati i milioni di unità di sangue richiesti in un anno; inoltre riduzione delle difese immunitarie a seguito delle trasfusioni, sia pure per un breve periodo di tempo; e) rifiuto del sangue per motivi religiosi; f) continuo aumentare della necessità di donatori. Bastano questi motivi perché anche il profano comprenda quanto importante sarebbe trovare un fluido che abbia, dal punto di vista dell' osmolarità, le stesse proprietà del plasma sanguigno (cioè della componente liquida del nostro sangue) ma soprattutto la capacità di captare l' ossigeno (O2) dai polmoni e cederlo ai tessuti nella misura da questi richiesta, cioè svolgere quel fondamentale compito normalmente assolto dai nostri globuli rossi (G. R. ). Sono almeno 20 anni che in tutti i più grandi centri trasfusionali e ancor più da parte di importanti industrie farmaceutiche si mira con tenace impegno a trovare il desiderato «sostituto dei globuli rossi». Sarebbe un sogno non avere problemi di tipizzazione, essere certi di non trasmettere malattie al malato poter trasportare il «sostituto del sangue» con facilità, conservarlo a lungo e disporne in ogni momento. Fino ad oggi sono tre le sostanze vicine ad assolvere il compito di sostituti del sangue: le soluzioni di emoglobina (Hb) modificata, l' emoglobina microincapsulata e le emulsioni di perfluorocarbonati. L' Hb in soluzione si ottiene facilmente dalla lisi dei globuli rossi: di qui la possibilità di usare sangue prelevato da oltre 36 giorni e non più adatto ad essere trasfuso. La soluzione di Hb filtrata (per diminuire i residui dello stroma dei G. R. ) viene polimerizzata con grosse molecole (derivati del destrosio o dell' amido) affinché non sfugga attraverso i reni. Negli animali è risultato possibile sostituire l' intera massa sanguigna con questa soluzione di Hb, ma poi furono notati diversi effetti secondari in detti animali e la sola esperienza nota fatta nel 1980 su due volontari a Heidelberg si è conclusa con un bilancio disastroso: entrambi furono costretti alla dialisi per grave insufficienza renale. Un notevole passo avanti nell' impiego dell' Hb umana si è fatto mediante microcapsule a membrana colestorolo fosfolipidica, contenenti la soluzione di Hb purificata e legata a 2, 3 disfosfoglicerolo. Si parla di «neo emociti», in quanto con questa preparazione l' Hb non sfugge tramite il rene, l' affinità per l' O2 è simile a quella del sangue intero e l' O2 diffonde facilmente attraverso la membrana capsulare. Con questo tipo di Hb sono stati tenuti in vita animali ai quali era stato sottratto il 90 per cento dei G. R. Finora però non vi sono esperienze nell' uomo. Le emulsioni dei perfluorocarbonati (Pfc) sono i sostituti del sangue più largamente studiati e sperimentati. E' soprattutto la ricerca giapponese che studia questi preparati e la Green Cross Corporation ha messo in commercio da diversi anni il Fluosol DA. Il preparato è già stato sperimentato in oltre 200 pazienti, in Giappone, Canada e Stati Uniti, specie in Testimoni di Geova e altri che rifiutano le trasfusioni. Di recente il Fluosol Da fu usato anche in due donne per gravissime emorragie postpartum. Affinché l' ossigenazione sia buona è però necessario che il paziente respiri O2. In esperienze del 1990 il Fluosol è risultato molto utile in casi di angioplastica coronarica e di by pass cardiopolmonari; lo stesso preparato associato ad adenosina ha permesso nei cani il salvataggio miocardico dopo 90 minuti di ischemia. Le affermazioni iniziali, specie da parte delle case farmaceutiche, circa la sicurezza dell' impiego di questi preparati nell' uomo furono categoriche, ma di recente sono stati segnalati effetti secondari di non lieve entità nel sette per cento dei casi: quadro di spiccata ipotensione e infiltrati polmonari e negli animali riduzione delle difese immunitarie. A ciò si aggiunga il fatto che sinora il preparato è stato usato solo in malati molto gravi e che ignoriamo gli effetti a distanza di tempo. La strada dell' avvenire, anche se occorreranno ancora parecchi anni, non v' è dubbio, è quella che porta a un autentico sostituto del sangue, trasportabile con facilità, disponibile in qualunque condizione ambientale, pronto, previa aggiunta di acqua, per essere iniettato. Ma allo stato attuale tutti gli esperti affermano essere ancora la tradizionale trasfusione, di sangue naturale o delle sue frazioni, il presidio fondamentale della pratica clinica. Edoardo Storti Università di Pavia


CRONOBIOLOGIA Ogni cibo ha la sua ora Succo d' arancia e carote al mattino, mele, latte e uova la sera Insalata di pomodori solo a mezzogiorno, mai eccedere nella carne rossa
Autore: CALABRESE GIORGIO

ARGOMENTI: ALIMENTAZIONE, SANITA'
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T
NOTE: 023

BERE un succo d' arancia di sera provoca bruciore di stomaco e nervosismo; bere lo stesso succo d' arancia al mattino favorisce la digestione, che diventa quasi perfetta e fornisce molta energia. Non è che un esempio: tutti gli alimenti che noi consumiamo possono apportare benefici a una certa ora ed essere tossici a un' altra. Lo sapeva già Ippocrate, anche se gli mancava la precisione che oggi appartiene alla cronobiologia, la scienza che studia i ritmi interiori, dai quali dipende l' equilibrio del nostro organismo. Il ricercatore francese Luc Hordequin ha scoperto una nuova applicazione della cronobiologia: l' alimentazione. Egli dimostra che esistono alcuni alimenti che portano un maggior benessere se mangiati di giorno e altri se mangiati di notte. Certi piatti vengono assimilati benissimo a mezzogiorno, ma debilitano completamente la sera. E tutto ciò dipenderebbe, appunto, dai bioritmi, a loro volta scanditi da ghiandole come l' ipofisi e l' epifisi. Per esempio, noi abbiamo assoluto bisogno di vitamina A. Molte malattie, anche cutanee, sono dovute alla sua carenza, alla quale si ovvia con gli alimenti che la contengono in particolare la carota. Le carote mangiate al mattino o a metà giornata liberano perfettamente la loro vitamina A. Ma se vengono mangiate verso sera l' assimilazione di questa vitamina sarà ostacolata. Per le mele è esattamente il contrario. Sono eccellenti per la cistifellea, il fegato e il pancreas. Favoriscono la secrezione dei succhi gastrici Così una mela di sera aiuterà a digerire meglio, e dunque a dormire in pace. Ogni alimento raggiunge dunque la sua piena efficacia a una certa ora, o quantomeno in una certa fascia oraria del giorno. Il latte e le uova stimolano l' organismo ad usufruire dei loro benefici, soprattutto della preziosa vitamina B6, durante la notte. Al contrario, se ne possono consumare quantità ragionevoli nel pasto di mezzogiorno e presentare una carenza di vitamina B6. Seguire, per quanto è possibile, questi principi aiuta ad evitare due tipi di squilibrio segnalati appunto dal dottor Hordequin. Secondo lui, alcuni soggetti sono ipotonici, cioè la loro alimentazione favorisce l' energia lunare rispetto a quella solare. E' il caso in cui si consumano troppe uova e latte assieme a carne rossa. Ne deriva uno stato di affaticamento permanente. Al contrario, una alimentazione troppo carnea, troppo solare, può provocare una ipertonia. Si soffrirà, allora, di nervosismo, ansia, eccitazione, ma anche di brufoli e di bruciori di stomaco. Utilizzare ogni alimento nell' ora in cui il suo rendimento è il migliore, è anche un aiuto a mantenere la linea. Se si mangiano i latticini a mezzogiorno saranno assimilati male dall' organismo e costituiranno una fonte di energia non usata, che si trasformerà in chili di grasso. Al contrario, se si rispetta l' orario del corpo, questo brucerà i nutrienti che gli vengono forniti e non aumenterà di peso. Esiste un principio generale: è meglio fare un pranzo adeguato ai propri sforzi e una cena leggera. Altra regola d' oro: la sera bisogna bere dell' acqua. E' durante la notte che essa pulisce meglio il corpo. Nutrirsi al momento giusto significa quindi far prendere più forza agli organi. Se invece essi ricevono i cibi in uno stato di letargia si intossicano e diventano più fragili. Un' insalata di pomodori è perfettamente assimilata al pasto di mezzogiorno, ma la sera, essa diventa un' aggressione insopportabile per lo stomaco. La stessa cosa vale per le arance: durante il giorno, il calore brucia, in buona parte, i loro acidi; la sera invece gli stessi acidi restano intatti e scompigliano l' apparato digerente. Molti disturbi potrebbero essere alimentati da un disquilibrio orario di alimentazione: la cistifellea, i bronchi, la vescica, rischiano di soffrire, alla lunga, per questi pasti mal adattati all' orario cronobiologico. Giorgio Calabrese


NUOVE MALATTIE La stanchezza dei giovani brillanti «Sindrome di spossatezza cronica»: i casi accertati finora in Italia sono già centocinquanta Non ci sono terapie efficaci, responsabile potrebbe essere uno spumavirus isolato di recente
Autore: LOMAGNO PIERANGELO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, SANITA'
NOMI: KAISER NANCY (PRIMO CASO)
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 023

BATTERI e virus, spinti da fattori esterni, tra i quali primeggia senza dubbio l' inquinamento ambientale provocato dall' uomo, sono i protagonisti di una rivoluzione silenziosa che porterà a una ridefinizione dei rapporti fra le varie specie, e tutto ciò avrà sicuramente notevoli ripercussioni anche sulla vita dell' uomo. Oggi avvertiamo già i primi sintomi proprio là ove più diretta è l' influenza dei microorganismi sulla nostra esistenza: la salute. L' Aids è probabilmente uno dei frutti di questa lotta serrata che sta avvenendo nel mondo dell' invisibile, ma non è il solo. Una nuova serie di malattie, prima sconosciute, si sta diffondendo, per il momento ancora poco gravi e diffuse. Una di esse però ha incominciato a muovere l' attenzione dei medici, sia per le sue strane caratteristiche, sia perché il numero di persone colpite è decisamente elevato ed è in crescita: è la Sindrome da Spossatezza Cronica, che negli Stati Uniti conta ormai centinaia di migliaia di casi. In Italia i casi accertati sono circa 150, localizzati prevalentemente nel Veneto e nel Friuli. Questa malattia, detta anche «malattia dello yuppie» perché sembra prediligere i soggetti tra i 30 e i 50 anni particolarmente attivi, dinamici e intelligenti, si manifesta in modo subdolo e progressivo con astenia, dolori muscolari, stati febbrili discontinui, cefalea, disturbi dell' attenzione e della memoria. Il quadro si fa progressivamente più marcato e l' astenia si trasforma in una drammatica spossatezza che impedisce di svolgere anche le attività più semplici. Tale situazione può perdurare, a seconda dei casi, per settimane, mesi o anni, e poco valgono le terapie tentate sinora. Il primo caso sicuramente diagnosticato risale al 1974. Nancy Kaiser, una giovane americana dalla vita attiva e sportiva, incominciò a mostrare una serie di sintomi che nessun medico riusciva a spiegare e nessuna terapia a debellare. Nel frattempo però i casi come il suo cominciarono a moltiplicarsi e il Cdc (Center For Disease Control), l' istituto che negli Stati Uniti ha il compito di valutare lo stato di salute della popolazione e indagare sulle nuove patologie, incominciò a interessarsi a fondo di questa malattia. Nel 1984 si riuscì a stabilire con certezza che era di origine infettiva e si cominciò a cercare il virus responsabile. Solo recentemente in un laboratorio di Los Angeles, è stato isolato uno «spumavirus», l' Htlv II, che risulta costantemente presente nei malati e che potrebbe quindi essere il responsabile della malattia. Quasi contemporaneamente, sull' autorevole rivista medica «Lancet», è stata pubblicata una ricerca condotta su 147 pazienti che evidenzia come in tutti il sistema immunitario risulti attivato in modo eccessivo. Questa attivazione potrebbe essere un fenomeno di compenso al fatto che le cellule «natural killer» non svolgono il loro compito in modo efficace. L' opinione attuale dei ricercatori, tenuto conto di queste due scoperte, è che la Sindrome da Spossatezza Cronica sia dovuta all' interazione di due fattori, il virus Htlv II e un' alterazione genetica che si manifesta a livello del sistema immunitario e che permette al virus di diffondersi e danneggiare l' organismo. Questa ipotesi apre la strada a una terapia razionale della «Sindrome dello yuppie»: infatti se fosse esatta, dovrebbero dare buoni risultati gli immunomodulatori e gli antivirali. Pierangelo Lomagno


ALLARMI CONTRO L' INCENDIO I rilevatori di fumo Avvisatori elettrici installati contro il soffitto e collegati a una suoneria A farli scattare sono variazioni anche minime di temperatura o di luce
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D
NOTE: 024

NEI grandi edifici è ormai consuetudine installare rivelatori d' incendio che, insieme con gli impianti di estinzione, dovrebbero garantire una certa sicurezza. Questi «avvisatori» sono generalmente di due tipi: elettrici ed elettropneumatici. Nel primo caso, ciascun rivelatore è collegato a un circuito elettrico (gli apparecchi sono installati contro il soffitto ogni 12, 36, 200 e 300 metri quadri, secondo il modello). Nel secondo, il circuito è costituito da un tubetto metallico di piccolissimo diametro, nel quale la pressione dell' aria è modificata dalle variazioni di temperatura. I rivelatori d' incendio possono funzionare in rapporto a un valore prefissato di temperatuta (rivelatori termostatici), a una velocità di variazione della temperatura stessa (rivelatori termodinamici) o alla presenza di fumo e di radiazioni luminose. La zona dell' incendio viene rapidamente identificata quando i circuiti sono separati fra di loro e a ciascun locale o gruppi di locali corrisponde un segnale su di una quadro centralizzato. Questo è un vantaggio non indifferente: con l' avviso telefonico, ad esempio, si danno informazioni sulla zona incendiata troppo confuse e imprecise Collegato al rivelatore d' incendio c' è in genere l' impianto automatico di estinzione. Per spegnere le fiamme si ricorre ad acqua, schiuma, anidride carbonica, polveri chimiche o inerti e, con utilizzazione più limitata, alcuni gas alogeni. La schiuma che si usa oggi è detta «meccanica» (contrapposta a «chimica» ) perché si forma per ventilazione o inclusione di bollicine d' aria in una massa d' acqua in cui il 5 per cento è un prodotto schiumogeno. La polvere chimica è di solito costituita da bicarbonato di potassio: viene distribuita sotto pressione di azoto e agisce, secondo un processo non ancora ben chiaro, per rottura molecolare della catena di combustione. Le cause d' incendio dipendono dal tipo di costruzione e dall' uso dell' edificio: nelle case di solito il pericolo è costituito da fornelli, elettrodomestici, bruciatori per riscaldamento e, soprattutto, sigarette. Nelle costruzioni più vecchie sono molto pericolosi i camini e gli impianti elettrici sovraccarichi. Nell' industria, i difetti meccanici delle macchine possono provocare scintille, surriscaldamenti, perdita di sostanze infiammabili e quindi esplosioni e incendi. Sono invece in fondo alle statistiche gli incendi dovuti a fulmini e quelli dolosi o conseguenza di fenomeni di autocombustione.


STRIZZACERVELLO Il DC 9 in balia della bora
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 024

IL DC 9 in balia della bora Un DC 9 parte ogni mattina di buon' ora da Trieste e, dopo un volo in linea retta di quaranta minuti, atterra a Milano. Qui fa la sua sosta regolamentare, poi ridecolla per il viaggio di ritorno, che si suppone sempre su una rotta rettilinea e sempre della stessa durata. Spesso, però, al mattino c' è la bora che soffia alle sue spalle, cioè in direzione Trieste Milano. Supponendo che la bora soffi in maniera costante per tutto il giorno e che quindi spinga l' aereo all' andata ma lo freni al ritorno, come sarà il tempo complessivo del volo andata ritorno rispetto ai giorni senza vento? 1) minore 2) uguale 3) maggiore La risposta domani, accanto alle previsioni del tempo.


LE DATE DELLA SCIENZA La calcolatrice creata da Pascal
Autore: GABICI FRANCO

ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA
PERSONE: PASCAL BLAISE
NOMI: PASCAL BLAISE
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 024

NEL 1642 350 anni fa il filosofo e matematico Blaise Pascal, dopo averne sperimentato una cinquantina di modelli, presenta la sua Pascaline, antenata delle moderne calcolatrici. Prima di Pascal i calcoli si facevano con l' abaco. All' inizio del Cinquecento, però , scoppiò una polemica fra quanti sostenevano l' utilità dell' abaco (abachisti) e quanti invece, convinti che lo strumento fosse d' impiccio per i calcoli laboriosi, si schieravano a favore del calcolo eseguito con la penna (algoristi). Fu per questo che si tentarono altre strade, e nel 1642 venne presentata, con una opportuna campagna pubblicitaria, la Pascaline, la calcolatrice inventata da Pascal che rappresentò un salto di qualità rispetto alle soluzioni precedenti, perché in essa compariva per la prima volta il meccanismo del riporto automatico. La Pascaline, però, eseguiva solo addizioni e sottrazioni. Fu un altro filosofo, Gottfried Leibniz, a costruire una calcolatrice in grado di eseguire anche le moltiplicazioni. Sembra che Pascal abbia inventato la calcolatrice per alleviare le fatiche del padre che, come funzionario delle imposte, si trovava ogni giorno alle prese con laboriosi calcoli. Curiosità: secondo alcuni storici la prima calcolatrice fu costruita dall' astronomo e matematico tedesco Wilhelm Schickard. La macchina, definita «molto avanzata» per quei tempi, era in grado di eseguire le quattro operazioni e l' estrazione di radice quadrata. Il disegno della macchina e la descrizione del suo funzionamento sono contenuti in una lettera che l' astronomo inviò a Keplero. Sembra, però, che il modello sia andato distrutto in un incendio. Schickard nacque quattro secoli fa nel 1592 (morì nel 1635), e realizzò la calcolatrice nel 1623, proprio nell' anno della nascita di Pascal. Franco Gabici


COME FUNZIONANO Radici ai raggi X Apice e peli, gli organi che consentono alla pianta di assorbire acqua e sali si riforniscono per osmosi o imbibizione. L' importanza della rizosfera
Autore: E_A

ARGOMENTI: BOTANICA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D
NOTE: 024

LA radice è l' organo che ancora la pianta al terreno. Ma il suolo è anche il luogo in cui si trovano i sali minerali e l' acqua, e l ' apparato radicale svolge quindi anche l' importante funzione di catturare queste sostanze. Nella radice, dalla quale dipende il rifornimento di numerose materie prime necessarie all' accrescimento della pianta, si distinguono alcune parti ben definite: l' apice ricoperto dalla cuffia, la zona che porta i peli radicali o assorbenti, allungamenti dello strato epidermico, e il colletto, punto di unione tra la radice vera e propria e lo stelo. Le radici respirano, processo che si estrinseca nel terreno tanto meglio quanto più questo è sabbioso, leggero ed aerato (per questo motivo in città si dispongono a volte delle griglie metalliche intorno alle piante per evitare di calpestare la terra privando le radici di aria). Le radici emettono anidride carbonica e vari altri prodotti con la respirazione, creando una zona particolare, la rizosfera, in cui si installano diversi microorganismi a seconda della specie vegetale. La radice assorbe l' acqua e le sostanze che in essa sono disciolte per imbibizione o per osmosi. (e. a. )


LA PAROLA AI LETTORI Ma la vita è un fatto naturale o soprannaturale?
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 024

UN' INTERA classe si è cimentata sulla definizione di vita: «Per Aristotele, la materia diventa vivente quando in essa si insinua qualcosa di straordinario proveniente dal di fuori della natura: la vita sarebbe cioè prodotta da un fatto soprannaturale che egli denomino" ' spirito vitale". Democrito sosteneva invece che la materia acquista la vita in virtù di processi naturali governati dalle stessi leggi che regolano lo scoccare del fumine e gli altri fenomeni naturali. La vita sarebbe dunque uno "stato" della materia, senza nulla di eccezionale, come potrebbe essere il ghiaccio rispetto all' acqua». (IB, Scuola media «G. Marconi» Riva Ligure) E' arrivata anche un' interessante precisazione al perché gli atleti corrono in senso antiorario: «Il discorso del cuore che sbilancia non è convincente... il fegato è dall' altra parte e pesa molto di più ] In realtà, si corre in senso antiorario per motivi tecnici e funzionali: le gare su pista sono state introdotte da una popolazione formata prevalentemente da destri. Poiché la loro gamba più forte è decisamente la sinistra, sarà naturale mettere quest' arto all' interno, nelle curve. Il piede interno descrive una curva lievemente meno stretta ma soprattutto ha un tempo d' appoggio nettamente più lungo. Insomma, la gamba interna fatica assai di più ed è quindi bene che sia la più forte. La prova di questa preferenza la forniscono i saltatori in alto di stile dorsale: quasi tutti, in quanto destri, preferiscono una rincorsa curvilinea antioraria e soltanto pochi irriducibili mancini fanno il contrario pur avendo, anche loro, il cuore a sinistra] ». (Alberto Pico Imperia Qual è la differenza scientifica tra la vita vegetale e quella animale? Distinguere un animale da un vegetale è facile a livello di organismi pluricellulari (in base, ad esempio, alla motilità, la termoregolazione, la modalità di nutrizione) ma è quasi impossibile a livello di organismi unicellulari. Si potrebbe definire vegetale chi: 1) utilizza come fonte di energia l ' energia radiante (fotosintesi); 2) è in grado di utilizzare azoto minerale e a volte gassoso; 3) ha le cellule dotate, oltre che di membrana, anche di parete cellulare. Anche qui però esistono delle eccezioni: i funghi per la caratteristica n. 1, alcuni parassiti vegetali per la n. 2, muschi e felci in alcune fasi della loro vita per la n. 3. (Pierangela Piovano Torino) Le piante sono organismi autotrofi, cioè fabbricano e immagazzinano cibo utilizzando fonti di energia non viventi, mentre gli animali sono eterotrofi, cioè si nutrono di altri organismi. Esistono anche differenze a livello cellulare: i plastidi e le pareti cellulari di cellulosa sono presenti solo nelle piante. (Francesco Ceccherini Porcari, Lucca) Perché i destri, nel salto in alto e nel salto in lungo, staccano con il sinistro? I destri utilizzano sempre la gamba destra nelle loro azioni, con la sinistra che fa da appoggio. Quest ' ultima, obbligata a reggere tutto il peso del corpo, sviluppa di più i suoi muscoli che, quindi, forniscono più potenza. E l' atleta la sfrutta per una maggiore elevazione. (Roberto Cominetti Casale Monferrato, Al) Perché utilizzano la gamba destra come forza per lo slancio del corpo, facilitando il coordinamento nel volo. (Claudio Barbero Sanremo) Perché viene la pelle d' oca? E' una reazione di difesa del nostro organismo, che consiste nel far affluire il sangue dalle parti periferiche del corpo a quelle più interne, vitali. Questo fa sì che la circolazione sanguigna nella nostra epidermide diventi minore rispetto al normale. (Giuseppe Caserta Matera) La pelle d' oca ( «anserina», dal latino anser, oca) è provocata dalla contrazione di piccolissimi muscoli inseriti alla base dei follicoli piliferi, su stimolo del sistema neurovegetativo. (Polly Zucca Bauducco Nichelino, To) Il fenomeno, noto come «orripilazione», riduce la dispersione di calore dall' involucro all' ambiente. L' erezione dei peli, provocata dalla concentrazione dei muscoli lisci dei peli stessi, trattiene infatti una maggiore quantità di aria isolante sulla superficie corporea. (Massimo Goretta Alessandria) Perché si dice, di una persona, che ha la «coda di paglia» ? Lo storico latino Tito Livio racconta che Annibale, al tempo della sua calata in Italia, stava per essere sorpreso di notte e circondato dall' esercito romano. Per creare un diversivo e rompere l' accerchiamento, fece legare alla coda del bestiame che aveva al suo seguito delle balle di fieno e di paglia, a cui fece appiccare il fuoco, costringendolo a folle e rovinosa corsa. Il detto «avere la coda di paglia» si riferisce quindi alle persone che, essendo in colpa o in difetto, reagiscono in maniera inconsulta ed eccessiva. (Gaetano Morazzi Domodossola, No)




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