TUTTOSCIENZE 27 ottobre 99


RICERCA SPAZIALE Rubbia, ecco come volare al di là del Sistema solare
Autore: P_BIA

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
NOMI: DE JULIO SERGIO, RODOTA' ANTONIO, RUBBIA CARLO
LUOGHI: ITALIA

PUR con un italiano, Antonio Rodotà, insediato a Parigi come direttore generale dell'Agenzia spaziale europea e i buoni uffici di Sergio De Julio alla presidenza dell'Agenzia spaziale italiana, il razzo ««Vega»», un progetto di casa nostra già in fase molto avanzata e condiviso dall'Agenzia europea, è stato bocciato giovedì scorso dalla Francia, che non vuole più contribuire con il suo 30 per cento ai costi di sviluppo. Così, il giorno dopo, un venerdì giustamente piovoso e crepuscolare, all'Unione Industriale di Torino, il convegno ««L'Italia nella ricerca e nell'industria dello spazio»» non poteva cadere in circostanze più luttuose. Ma quale ricerca? E quale industria, ora che Francia, Germania e Spagna hanno fatto un cartello comune - Aèrospatiale, Dasa, Casa - e la nostra Alenia è rimasta a guardare? Per fortuna all'incontro torinese, assente il ministro Ortensio Zecchino, c'era Carlo Rubbia. Squarciando la nebbia di chiacchiere degli altri oratori, Rubbia ha cercato di guardare ben al di là dei guai contingenti e ha rilanciato la sfida dell'esplorazione umana del Sistema solare. Un'impresa che non può più contare sull'energia chimica dei razzi convenzionali ma richiede sistemi di propulsione nuovi. La sua ricetta, già presentata un anno fa, è una ««bottiglia»» con le pareti interne coperte da un velo di americio spesso un millesimo di millimetro (soltanto 1100 strati atomici) per sfruttare in pieno l'energia della fissione nucleare, ottenere temperature di 15.000 gradi, velocità di eiezione di 35 chilometri al secondo e una resa 100 volte migliore rispetto ai reattori classici. ««E' solo un'idea che passo agli ingegneri»», ha detto. Ma proprio di idee si sente il bisogno. \


INFORMATICA Internet alla ricerca del suo Auditel Non fidatevi troppo delle ««Hit Parade»» della grande rete
Autore: BERGADANO FRANCESCO

ARGOMENTI: INFORMATICA
NOMI: GATES BILL
ORGANIZZAZIONI: INTERNET, MICROSOFT
LUOGHI: ITALIA

QUAL è il sito Web più popolare al mondo? Secondo Bill Gates è www.microsoft.com, con 120 milioni di ««hit»» al giorno. Forse è vero. O forse è falso. Ma non è questo il punto. Quello che vogliamo discutere qui è se sia possibile verificarlo. La domanda ha un'importanza che va ben oltre la curiosità da ««Guinness»» dei primati. Nel numero di settembre delle Communications della Acm, una tra le più prestigiose organizzazioni professionali nell'Information Technology, è documentata la straordinaria espansione dell'editoria on line, con uno studio che mette a confronto 48 giornali di tutto il mondo. Tutti sono finanziati da attività promozionali di vario tipo, dalla semplice pubblicità mediante ««banner»» alla pubblicazione di annunci ed elenchi di settore, all'inserzione di intere sezioni collegate a sponsor. Questo fenomeno però riguarda anche tv, radio, siti tematici, riviste e periodici. Utenti e investitori pubblicitari hanno bisogno di conoscere il reale impatto dei siti in cui sono coinvolti. Ma è possibile? E' possibile sapere con certezza quanti visitatori hanno richiesto una certa pagina Web? Tecnicamente, è possibile. Ma la materia è complessa e sono frequenti grossolani errori di valutazione. I mezzi di auditing tradizionale, come quelli adottati per la tv, non sono adeguati a Internet. In primo luogo, siamo di fronte a un fenomeno di portata internazionale, basti pensare che negli Stati Uniti il 40 per cento del traffico proviene dall'estero. In secondo luogo, la dimensione e la frammentarietà dell'informazione disponibile rendono impossibile una soluzione basata su sondaggi. Una statistica affidabile richiederebbe un campione troppo vasto, anche se ci limitassimo alla valutazione dei siti medio-grandi. Di conseguenza, molti utilizzano le statistiche di accesso ottenibili direttamente dai server Web. Come esempio, il lettore può visitare security.unito-it, che riceve circa 500 richieste al giorno - le statistiche sono pubblicate nel sito stesso. Purtroppo questa misura è da considerarsi inaffidabile e priva di interesse per l'investitore pubblicitario. E' infatti facilissimo modificare ad arte questi dati senza aver accesso diretto al server Web. Insomma, usare queste statistiche è un po' come chiedere all'oste se il vino è buono. In alternativa esistono tecniche un po' più sofisticate, che possono dare risposte utili. In generale, però, è necessario bilanciare l'affidabilità della valutazione con il suo costo in termini di servizio. Una tecnica, ad esempio, che è affidabile, ma poco pratica per server che devono avere alte prestazioni, consiste nell'inserimento nelle pagine Web di un contatore esterno. Questo purtroppo obbliga il computer del visitatore ad una doppia connessione: prima con il sito richiesto, poi con il sito-contatore. In conclusione, i siti che hanno la necessità di certificare le proprie statistiche di accesso devono individuare un servizio che abbia caratteristiche di indipendenza, sicurezza ed efficienza. Purtroppo molte soluzioni esistenti sul mercato non riescono a fornire un adeguato livello di sicurezza e affidabilità, mentre altre causano rallentamenti o incompatibilità software. Alcune buone soluzioni sono state proposte nella letteratura scientifica, ma il loro inserimento in servizi disponibili è ancora all'inizio. Francesco Bergadano Università di Torino


ESTETICA&GEOMETRIA L'arte anticipo' i frattali Un fisico riscopre un quadro di Pollock
AUTORE: PEIRETTI FEDERICO
ARGOMENTI: MATEMATICA
PERSONE: TAYLOR RICHARD
NOMI: POLLOCK JACKSON, RAYBI YVAN, TAYLOR RICHARD
ORGANIZZAZIONI: NATIONAL GALLERY
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. SU INTERNET E' POSSIBILE VISITARE MOLTI SITI DEDICATI AI FRATTALI

QUANDO Richard Taylor si trovò di fronte a ««Blue Poles, Number 11»», opera di Jackson Pollock, alla National Gallery di Canberra, gli venne spontaneo pensare ai frattali. Era un dipinto del 1952, acquistato dal governo australiano nel 1973 per due milioni di dollari e valutato oggi 40 milioni di dollari, circa 70 miliardi di lire. L'intreccio di linee, tracciate da Pollock sulla tela, rifletteva la caratteristica fondamentale del frattale, la ''autosomiglianzà': in un oggetto frattale, ogni più piccola parte è simile, ma non necessariamente identica, alle forme più grandi della stessa struttura. Forse, pensava Taylor, fisico dell'Università di Sydney e appassionato d'arte, l'artista con la sua intuizione era arrivato prima del matematico alla nuova geometria. Per provarlo si poteva inserire una fotografia della tela nel computer e tentarne un'analisi matematica, seguendo un procedimento identico a quello utilizzato per i frattali. Con i suoi colleghi australiani, Taylor ha analizzato non solo questo quadro, ma tutta la produzione artistica di Pollock tra gli anni 1943 e 1952. E' il periodo in cui prevale la tecnica del dripping, ossia delle ''tele gocciolaté': tele enormi, stese sul pavimento e sulle quali il colore veniva fatto gocciolare con pennelli o bastoncini, in modo da creare complessi grovigli di linee sovrapposte. E il computer ha confermato l'idea di Taylor: le ''tele gocciolaté' di Pollock sono frattali di cui è anche possibile calcolare la dimensione. Il concetto di dimensione frattale è piuttosto complicato. Diciamo soltanto che mentre una linea ha dimensione uno, un quadrato due e un cubo tre, il frattale ha una dimensione frazionaria. Questa dimensione frazionaria, nei lavori di Pollock, calcolata al computer, cresce nel corso degli anni. E' circa uno nei primi lavori e arriva a 1,72 nelle ultime opere. Ad esempio, il suo dipinto ««Alchimia»», del 1947, ha dimensione 1,5. "L'analisi frattale - afferma Taylor - può essere utile per autenticare e datare le opere di Pollock. Le variazioni della dimensione frattale riflettono l'evoluzione della sua pittura". Recentemente Taylor ha pubblicato i risultati della sua indagine sull'autorevole rivista ««Nature»», e possiamo affermare che, almeno in parte, il fascino delle opere di Pollock deriva dalla matematica, dal mondo dei frattali, queste forme stupende che riflettono la realtà: "Le nubi non sono sfere - scrive infatti Benoit Mandelbrot, il padre della geometria frattale - le montagne non sono coni, le linee di costa non sono cerchi e la corteccia non è liscia, nè il fulmine viaggia in linea retta". I frattali sono diventati efficaci modelli per indagini di ogni tipo, fondamentali per lo studio della teoria del caos, strumenti indispensabili per il fisico, l'economista, il medico o il sociologo. E ai frattali è arrivato anche l'artista, non con l'analisi del matematico, ma con l'intuizione, dimostrando ancora una volta quale profondo legame esista tra matematica e arte. Oggi, grazie al computer, tutti possiamo creare senza difficoltà oggetti frattali di straordinaria bellezza e molti tentano la strada dell'arte proprio partendo dalla geometria frattale. A Parigi, un gruppo di artisti d'avanguardia ha fondato il movimento dei Frattalisti. Il loro manifesto, un po' marinettiano, è del 1997: "Tutto brulica, vibra, si attorciglia, brilla, sprizza, esulta, sobbalza, danza, volteggia, palpita, sfarfalla, turbina - scrive il teorico del gruppo, il critico d'arte Henri-Francois Debailleux - Veniamo precipitati dentro vortici, ritmi e turbinii come se la testa fosse dentro il cestello della lavatrice: tutto si muove, tutto gira e in tutte le direzioni". Un altro punto di riferimento è il Gruppo Internazionale di Arte Frattale che ha sede in Brasile. Ne fa parte, fra gli altri, anche Paolo Portoghesi che si presenta come "architetto frattalista". ««Senza copiare la natura l'artista frattale - scrive Dalva de Abrantes, nella presentazione del gruppo - riproduce quanto di più selvaggio, irrazionale e irregolare esiste nella natura stessa, vista nel suo divenire, nella sua essenza, piuttosto che nella sua apparenza»». Il fascino dei frattali ha contagiato tanti artisti e i frattalisti sono sempre più numerosi. Basta navigare fra le migliaia di pagine web dedicate a queste splendide forme per rendersene conto. Federico Peiretti


CONVEGNO A PADOVA Il paranormale svelato Trucchi (e truffe) della pseudoscienza
Autore: POLIDORO MASSIMO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: HACK MARGHERITA, RANDI JAMES, REGGE TULLIO, RUBBIA CARLO
ORGANIZZAZIONI: CICAP
LUOGHI: ITALIA, ITALIA, PADOVA, PD

IL tavolino a tre gambe cammina e si solleva a mezz'aria. Un cucchiaino, accarezzato delicatamente, si piega e alla fine delle manipolazioni si spezza in due. Un fantasma compare all'improvviso dal nulla. Una sostanza rossastra contenuta in un'ampolla si liquefa, se cullata dolcemente, per poi solidificarsi di nuovo: proprio come il sangue di San Gennaro. L'elenco potrebbe continuare ancora a lungo, ma ci fermiamo qui. Sono alcuni dei più famosi fenomeni paranormali che verranno discussi e replicati dal vivo, per mezzo di semplici trucchi e fenomeni naturali, dagli esperti del Cicap (il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), nel corso del loro sesto convegno nazionale, che si terrà a Padova dal 29 e al 31 ottobre (per informazioni: Cicap, c.p. 1117, 35100 Padova; telefono 0426-22013; sito Internet: www.cicap.org). Ma non si parlerà solo dei classici fenomeni paranormali: il convegno affronterà numerosi argomenti che vengono talvolta presentati come scienza ma che, alla prova dei fatti, si rivelano essere solo illusioni: dalle cosiddette medicine alternative (omeopatia, pranoterapia, fiori di Bach...) ai sistemi per vincere al lotto, dalle cure ««miracolose»» contro il cancro alle influenze della Luna sulle nascite, dalla registrazione delle ««voci»» dei morti alle fantomatiche ««griglie di Hartmann»», dalla fusione fredda agli incontri con gli extraterrestri. Se in alcuni casi si tratta di credenze innocue, seppure infondate, in molti altri si tratta di illusioni che possono avere conseguenze drammatiche: sulla salute come sul portafoglio. Basta pensare a chi abbandona cure mediche accertate per affidarsi a ciarlatani e a pratiche ««alternative»», attraenti e carismatiche, ma prive di qualunque validità medica; oppure, a chi dilapida il patrimonio di famiglia con la speranza che i poteri paranormali del mago di turno possano far ritornare l'amore perduto o trovare un posto di lavoro. Alcuni sostengono: ««Perché non ignorare semplicemente questi propalatori di falsità e illusioni e gli sciocchi che li seguono?»» ««Perché facendo così»», spiega l'astrofisica Margherita Hack, ««si trascura la loro forza e l'influenza che la pseudoscienza esercita sulla società e sulla politica. Ci si dimentica di come, in passato, teorie pseudoscientifiche fornirono a dittatori e a nuovi guru argomenti per stermini e suicidi di massa»». Da dieci anni il Cicap porta avanti un'opera di informazione e di educazione su questi temi. Attraverso indagini sul campo, interventi in televisione, conferenze, articoli sui giornali e con la pubblicazione di libri e del bimestrale ««Scienza & Paranormale»», il Comitato lavora per favorire la diffusione di una cultura e di una mentalità aperta e critica e del metodo razionale e scientifico nell'analisi e nella soluzione di problemi. Il Cicap non ha preconcetti: sarebbe bello e utile per tutti scoprire che i fenomeni paranormali esistono. Ma la realtà, almeno fino ad oggi, è che per tutti questi fenomeni le prove raccolte non sono convincenti. Al Teatro Verdi di Padova saranno presenti fisici (Tullio Regge, Politecnico di Torino; Andrea Frova, Università di Roma; Adalberto Piazzoli, Università di Pavia), chimici (Luigi Garlaschelli, Università di Pavia), farmacologi (Silvio Garattini, Istituto Mario Negri), pedagogisti (Aldo Visalberghi, Università di Roma); etologi (Danilo Mainardi, Università di Venezia), ingegneri (Roberto Vacca), astronomi (Steno Ferluga e Margherita Hack, Università di Trieste), psicologi (Luciano Arcuri, Università di Padova; Riccardo Luccio, Università di Firenze; Guido Petter, Università di Padova), medici (Umberto Tirelli, Istituto Nazionale Tumori), neurologi (Sergio Della Sala, Università Aberdeen), filosofi (Paul Kurtz, New York University), antropologi (Cecilia Gatto Trocchi, Università di Perugia; Vittorio Pesce Delfino, Università di Bari), storici della scienza (Enrico Bellone, Università Padova), ma anche prestigiatori e illusionisti, come l'americano James Randi. Randi è noto al grande pubblico per avere contestato i pretesi poteri paranormali di Uri Geller, per avere smascherato numerose truffe, anche scientifiche, come quella della ««memoria dell'acqua»» con cui qualche anno fa si cercò di accreditare l'omeopatia, e per aver messo in palio un milione di dollari per chiunque possa dimostrare una qualunque facoltà paranormale sotto controllo (somma che si trova tuttora al sicuro sul conto corrente di Randi). Alle imprese di Randi sarà dedicata un'intera serata del Convegno. Un'altra serata, condotta da Piero Angela, sarà un vero e proprio talk show sul tema ««scienza e paranormale»», con la partecipazione di famosi scienziati, scrittori e giornalisti. Sono in programma anche una mostra dedicata ai primi dieci anni di indagini del Cicap nel mondo del paranormale e un originale concorso di ««false fotografie e filmati paranormali»», per dimostrare che con un po' di buona volontà si può falsificare di tutto e che, quindi, occorre dubitare quando documenti simili vengono presentati per buoni in tv. Massimo Polidoro Segretario nazionale del Cicap


ECONO-FISICA Wall Street, crollo spiegato 70 anni dopo
Autore: VALERIO GIOVANNI

ARGOMENTI: MATEMATICA
LUOGHI: ITALIA

TREDICI milioni di disoccupati. Famiglie intere ridotte in miseria. Decine di suicidi per la disperazione. Sono gli effetti reali di un terremoto virtuale, tutto particolare: il drammatico, lo storico crollo della Borsa che avvenne il 28 ottobre di settant'anni fa. In poche ore le azioni persero un quarto del loro valore. Il ribasso continuò fino alla metà del 1932. Il famoso lunedì nero di Wall Street fece cadere la produzione industriale di un quinto. Intanto la disoccupazione salì fino al 25 per cento, con il mondo in ginocchio. Fu l'innesco di una crisi economica mondiale che rimane la più grave del secolo. Anche pochi giorni fa si è temuto un crollo di Wall Street, che per fortuna non si è verificato. Una decina di anni fa, sempre a Wall Street, a causa di un'ondata di vendite un po' superiore alla norma, gli automatismi informatici misero in moto un meccanismo di svendita delle azioni che rischiò di portare a un tracollo globale. Come prevedere eventi come questo, che rischiano di ripetersi anche oggi? La risposta non è semplice. Un titolo quotato in borsa varia il suo valore quasi ogni giorno. Secondo la teoria chiamata «« del mercato efficiente»», il suo andamento è legato a una legge statistica detta ««random walk»», il cosiddetto cammino dell'ubriaco. Spieghiamo la metafora. Come un ubriaco intorno a un lampione, il prezzo di un titolo ««inciampa»» intorno a un valore ben preciso, dato da informazioni diverse, come l'attività dell'azienda, le sue condizioni finanziarie, la crescita del settore, voci di corridoio più o meno fondate e/o messe in circolazione puù o meno artificialmente. Il comportamento è simile ai moti browniani delle particelle sospese in un fluido, che furono tra l'altro il tema di un saggio di Albert Einstein. Così come la particella viene sballottata qua e là da atomi e molecole, il prezzo sale e scende, mosso dagli operatori sul mercato. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno sviluppato potenti strumenti matematici per l'analisi di questi processi (chiamati stocastici, cioè casuali), che sono stati applicati alla Borsa degli ««econofisici»». Per saperne di più vi consigliamo di visitare il documentatissimo sito Internet www.econophysics.org Proprio come i geologi tentano di ««avvistare»» i terremoti con modelli matematici, poco tempo fa un gruppo di econofisici belgi ha trovato degli indicatori di previsione di crack borsistici: in pratica, i campanelli d'allarme del crollo. Nicolas Vandevalle, Philippe Boveroux, Albert Minguet e Marcel Ausloos, dell'università di Liegi, sono stati in grado di predire con due mesi di anticipo il crollo dell'ottobre 1997, che colpì le cosiddette Tigri asiatiche. I quattro ricercatori hanno sfruttato l'analogia tra l'evoluzione degli indici finanziari (come il Dow Jones) e le leggi fisiche riguardanti fenomeni di rottura dovuti a bruschi aumenti di calore. Pubblicati sull'««European Physics Journal B»» (n° 4, pagine 139-143), i risultati sono stati molto discussi dalla comunità scientifica. L'accoglienza era stata anche peggiore per il russo Kondratieff, che già negli Anni 20 aveva predetto il crollo di Wall Street. Secondo calcoli empirici basati sui dati del passato, aveva affermato che il capitalismo ha cicli evolutivi di 55 anni, con periodi ricorrenti di crisi e di crescita. E non è invece una spirale senza fine, come sostenevano i comunisti. Proprio per questo fu esiliato in Siberia. Giovanni Valerio


LIBRI UTILI Terremoti e altre calamità
AUTORE: P_BIA
ARGOMENTI: GEOGRAFIA GEOFISICA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. I LIBRI SEGNALATI

Terremoti, eruzioni vulcaniche, tifoni, frane: per conoscere meglio i fenomeni naturali più violenti non mancano buoni libri freschi di stampa. Giovanni Flores pubblica presso TEA ««Perché i terremoti»» (128 pagine, 16 mila lire), un testo che dedica particolare attenzione al caso italiano. Di frane e terremoti recenti avvenuti in casa nostra parla anche Mario Tozzi in ««Annus horribilis»», un saggio che, affrontando il terremoto umbro e la frana di Sarno, cerca di andare aldilà della cronaca. ««Vulcanologia»», di Roberto Scandone e Lisetta Giacomelli (Liguori Editore, 635 pagine, 100 mila lire) è invece un vero e proprio trattato a livello universitario. Illustratissimo e molto divulgativo, infine, è l'««Atlante dei disastri»» (160 pagine, 59 mila lire) di Lesley Newson edito da De Agostini. \


EDILIZIA ANTISISMICA Nuovi materiali super-elastici Messi alla prova nella Basilica di Assisi
Autore: RATTI CARLO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA
PERSONE: CROCI GIORGIO
NOMI: CROCI GIORGIO
LUOGHI: ITALIA, ASSISI, ITALIA, PG

UN terremoto, per un ingegnere strutturale, non è altro che una forza in più: una forza che si aggiunge al vento, alla neve e ai cosiddetti carichi di esercizio per verificare la resistenza di una struttura. La progettazione di edifici nuovi in zona sismica non presenta quindi eccessivi problemi. Le normative tecniche nazionali, diffuse in tutti i Paesi a rischio di terremoti, compresa l'Italia, definiscono l'intensità delle forze da calcolare. Contengono inoltre prescrizioni progettuali dettagliate, tra cui imposizioni sulla forma degli edifici, che deve essere preferibilmente compatta e simmetrica, limitazioni in altezza, e scelte dei materiali da costruzione, possibilmente resistenti e duttili come l'acciaio o il calcestruzzo. In Giappone, ad esempio, sono vietati gli edifici in muratura superiori a tre piani. Spesso è possibile derogare alle normative, e progettare ad esempio un grattacielo in una zona sismica. Ma in questo caso i calcoli si complicano. L'ingegnere deve individuare con metodi statistici il ««terremoto di progetto»», un sisma fittizio di riferimento. E poi dimostrare, con una complessa analisi dinamica, che il suo grattacielo (o ponte, piattaforma petrolifera, eccetera) anche se sottoposto a quel sisma resterà in piedi. Strutture eccezionali di questo tipo vengono spesso isolate dal terreno e costruite su appositi ««ammortizzatori»», come l'appoggio lead-rubber: una sorta di sandwich multistrato in gomma e acciaio con all'interno un nocciolo di piombo, capace di smorzare le forze orizzontali prodotte dal terremoto. Venne utilizzato per la prima volta alla fine degli Anni Settanta nel celebre (per gli ingegneri) William Clayton Building di Wellington, in Nuova Zelanda. Altri dispositivi consentono poi di irrobustire una struttura durante il terremoto: gli ««shock transmitters»», utilizzati tra l'altro nei viadotti ferroviari della linea ad alta velocità Firenze-Roma, sono elementi di connessione deformabili che diventano istantaneamente rigidi in caso di terremoto o di altro shock. Funzionano grazie a un cilindro riempito d'olio con un pistone nel mezzo. Sottoposto a spostamenti lenti, il pistone, che contiene un piccolo orificio, può scorrere nell'olio. Mentre in caso di shock rapidi e intermittenti rimane bloccato, come una mano che cerchi di schiaffeggiare l'acqua. Dispositivi di questo tipo stanno diventando di uso corrente in ingegneria strutturale. Le nuove costruzioni antisismiche non presentano pertanto difficoltà insormontabili e già oggi possono essere progettate con un grado di sicurezza molto elevato. I problemi rimangono invece per il patrimonio edilizio esistente: come intervenire su strutture di cui non si conoscono completamente i criteri di progettazione, la storia delle sollecitazioni, e sulle quali magari sono già presenti microlesioni dovute a terremoti passati? Il caso diventa particolarmente grave se si tratta di edifici di interesse storico o artistico, come spesso capita in Italia, sui quali bisogna escludere qualunque intervento pesante a base di acciaio e calcestruzzo armato. Una risposta potrebbe venire da una nuova tecnica in corso di applicazione nella Basilica di San Francesco ad Assisi, pesantemente danneggiata durante il terremoto del 1997. Si tratta dell'utilizzazione di connessioni strutturali con leghe a memoria di forma. Queste leghe, composte per lo più di nichel e titanio, appartengono alla nuova classe degli ««smart materials»», materiali intelligenti. In particolari condizioni esse mostrano un sorprendente comportamento superelastico: possono essere deformate circa 10 volte più dell'acciaio e, se rilasciate, ritornano nella posizione iniziale. Una proprietà che ha favorito il loro successo nella produzione di stanghette per occhiali, ma che potrebbe aprire nuove prospettive per l'ingegneria civile. ««La superelasticità, la capacità di deformarsi a forza quasi costante e i meccanismi interni di dissipazione dell'energia le rendono particolarmente adatte per la protezione sismica delle strutture storiche - spiega Gabriella Castellano, coordinatrice del progetto di ricerca Istech, finanziato dall'Unione europea -. Da test condotti in laboratorio risulta che possono aumentare la stabilità di un muro in laterizio di oltre il cinquanta per cento» ». Le modalità di impiego di questi nuovi materiali nella Basilica di San Francesco sono state illustrate qualche settimana fa da Giorgio Croci durante una conferenza all'Institute of Civil Engineers di Londra. Tra i timpani laterali dell'edificio e le testate del tetto dovrebbero essere messi in opera diversi elementi di collegamento composti da gruppi di fili in leghe a memoria di forma. ««Utilizzare in anteprima una tecnica di questo genere sulla Basilica di Assisi sarebbe un po' come sperimentare un nuovo tipo di by-pass sulla Regina Madre»» è stato il primo commento scettico nella sala. Ma alla fine l'esposizione di Croci ha convinto quasi tutti: si tratta di un'operazione senza rischi che inaugura un nuovo capitolo dell'ingegneria antisismica. Carlo Ratti Università di Cambridge, U.K.


ALIMENTAZIONE Verdure antiossidanti per prevenire il cancro Una vasta sperimentazione, che presto verrà completata a Torino
Autore: VINEIS PAOLO

ARGOMENTI: ALIMENTAZIONE
NOMI: AIROLDI LUISA, MALEVILLE CHRISTIAN, PELUSO MARCO
LUOGHI: ITALIA, ITALIA, TO, TORINO

E' ormai chiaro che un consumo medio-alto di frutta e verdura fresche (cinque porzioni al giorno complessivamente) protegge da tumori e malattie cardiovascolari. Non sono chiari però i meccanismi di tale azione, nè a quali sostanze essa sia attribuibile. I composti che hanno attirato l'attenzione dei ricercatori negli ultimi decenni sono gli antiossidanti. Lattuga, cipolle, indivia, mele, fragole, té, vino rosso e altre verdure e frutta contengono quantità rilevanti di una importante classe di antiossidanti, i flavoni. La quercetina, per esempio, è in concentrazioni pari a 0,7-3 mg/100 g nella lattuga e di 28-49 nelle cipolle. Alcuni studi sperimentali hanno suggerito che la quercetina e altri flavoni hanno proprietà antimutagene. Gli studi sull'uomo sono ancora molto limitati, ma i pochi disponibili sono incoraggianti. In indagini epidemiologiche condotte dal nostro gruppo insieme a Christian Malaveille, il consumo di flavoni era associato a un'attività antimutagena delle urine e a una inibizione della formazione di composti di reazione tra il cancerogeno 4-aminobifenile (contenuto nel fumo di sigarette) e il Dna. Ora un'altra ricerca rafforza le precedenti ipotesi. In una indagine su 162 individui con un tumore della vescica e 104 con malattie benigne, abbiamo trovato (in collaborazione con Marco Peluso, Genova, e Luisa Airoldi, Istituto Mario Negri) che chi consuma una maggiore quantità di frutta e verdura ha un livello minore di sostanze cancerogene legate al Dna dei suoi linfociti e delle cellule vescicali (quattro volte inferiore in chi consuma almeno 4 porzioni rispetto a chi non ne consuma). Queste ricerche, oltre a confermare le indicazioni preventive internazionali, verranno approfondite in due modi dal nostro gruppo. Il primo consisterà nell'applicare le stesse metodiche molecolari alla banca di campioni biologici creata con il progetto Epic, basato su 450.000 volontari reclutati in tutta Europa, e su cui questo giornale ha già dato ampie informazioni in passato. Il secondo modo consisterà nel condurre uno studio sperimentale, in cui volontari sani (fumatori) verranno sottoposti a quattro tipi diversi di dieta, due dei quali ricchi di flavoni, e verranno misurati i danni al Dna. Quello che ci aspettiamo è che i danni siano più contenuti nei soggetti trattati con i flavoni. Lo studio è stato finanziato dal World Cancer Research Fund e darà i suoi risultati alla fine del 2000. Paolo Vineis Università di Torino


TECNOLOGIA ANTI-HANDICAP Sondalo, una casa robotizzata ideata a misura di paraplegico
Autore: GIORCELLI ROSALBA

ARGOMENTI: TECNOLOGIA
NOMI: SPAGGIARI PIERGIORGIO
ORGANIZZAZIONI: ICIE, ITALDATA, UE UNIONE EUROPEA
LUOGHI: ITALIA

UN appartamento "di prova" in ospedale, prima del ritorno a casa dopo un grave incidente, su una carrozzina: porte, finestre, apparecchiature comandate dalla voce tramite sensori a infrarossi. La novità di questo appartamento, oltre al fatto di essere stato realizzato per la prima volta in un ospedale pubblico, è il collegamento via Internet tra medico e paziente, per qualunque necessità. Cento metri quadrati attrezzati per accogliere una persona in carrozzina e il suo assistente: sono già 14 i tetraplegici che hanno potuto usufruire di questo servizio, e ne sono entusiasti. La casa "pre-dimissioni", in cui i disabili possano provare e scegliere i dispositivi più adatti ad aiutarli nella loro nuova vita, è un'idea italiana, realizzata con il cofinanziamento dell'Unione Europea all'interno del Progetto Facile, che ha creato due appartamenti di "prova" all'interno di due ospedali: il primo appartamento, dedicato appunto ai traumatizzati motori, all'Ospedale Morelli di Sondalo; il secondo in Svezia, al Danderyds Hospital di Stoccolma, rivolto alle necessità degli anziani. E' il risultato della ricerca di un gruppo di esperti di domotica e tecnologie della comunicazione, medici, riabilitatori, architetti. Principali artefici di questo progetto sono stati l'Istituto Cooperativo per Innovazione (Icie), l'Azienda ospedaliera E. Morelli, Italdata (Gruppo Siemens) e il Dipartimento di Disegno Industriale e Tecnologia dell'Architettura del Politecnico di Milano. Un salotto, due camere da letto, due bagni, una cucina, tutto a misura di carrozzina: in più, il computer che, ad esempio, sentendosi dire "buonanotte", spegne le luci e chiude le tapparelle, o che con un segnale acustico ricorda l'ora in cui assumere i medicinali, gestendo un'agenda giornaliera. Maggiore autonomia, sia per il disabile sia per i suoi assistenti, che spesso sono i familiari. Il progetto è stato pensato per persone tetraplegiche (paralisi degli arti inferiori e parziale o totale paralisi di braccia e mani) con lesioni della colonna vertebrale a livello C6-C8, ma una casa "intelligente" può migliorare la vita anche di persone con problemi motori di altra causa, ad esempio i malati di sclerosi multipla. Il cuore del sistema è un telecomando in grado di riconoscere le istruzioni impartite dalla voce del paziente e predisposto per richiedere un pronto intervento tramite telefono, regolare la temperatura dell'appartamento, accendere e spegnere la tv cambiando i canali. Tutto funziona grazie a sensori installabili con relativa facilità in qualunque casa. Quanto costa? La realizzazione ex-novo dell'appartamento in ospedale, compreso l'acquisto di mobili e suppellettili, è stato di 420 milioni di lire: 136 per il sistema di automazione, 146 per gli arredi, 62 per ristrutturazione edile. ««Il problema è il costo: per ora non sono strumenti inseriti nel nomenclatore tariffario, ma se le Regioni si renderanno conto del risparmio in termini di assistenza oltre che della migliore qualità della vita, allora capiranno che sono soldi ben spesi. E un adattamento della casa non è costosissimo»» spiegano il direttore generale, Piergiorgio Spaggiari, e il responsabile dell'unità operativa di recupero e riabilitazione funzionale. C'è anche il problema di disparità di trattamento pensionistico tra chi subisce un infortunio sul lavoro e nel tempo libero. Sono molte le questioni che le associazioni di disabili chiedono di affrontare. L'Associazione Paraplegici Lombardia, ad esempio, auspica che analoghe case pre-dimissioni possano essere installate in altre unità spinali, e l'ospedale Morelli, dal canto suo, si mette a disposizione anche di pazienti che non siano stati curati in sede: possono chiedere di provare l'appartamento persone al termine del percorso riabilitativo, con una prognosi stabilizzata. Rosalba Giorcelli


GRILLI E CICALE Antichi inni d'amore Risalgono a 320 milioni di anni fa
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA
NOMI: ALEXANDER RICHARD, ANDRIEU ANDRE' JACQUES, DUMORTIER BERNARD, MOORE THOMAS
LUOGHI: ITALIA

LA natura, specialmente d'estate, è tutta un'orchestra. Di giorno e di notte nelle campagne, nelle valli, sulle montagne, nei boschi, risuonano i trilli, i crepitìi, i cori assordanti delle cicale, dei grilli, dele locuste, i ronzìi delle zanzare o quelli delle farfalle sfinge, le uniche farfalle "loquaci" che si conoscano. E' un'orchestra sinfonica, o più spesso cacofonica, a cui non prestiamo eccessiva attenzione. Ma due ricercatori francesi esperti di bioacustica, Andrè-Jacques Andrieu e Bernard Dumortier, hanno avuto l'idea di registrare queste voci della natura, così come si fa con i canti degli uccelli, e di farne un Cd che hanno messo in commercio. In campo scientifico, qualcosa del genere era già stato fatto, sia pure senza arrivare al Cd. Nel l955 due studiosi americani, Richard D. Alexander e Thomas E. Moore dell'Università del Michigan, avevano registrato i "canti" delle famose cicale periodiche americane (Magicicada septemdecim), grandi all'incirca come le nostre, ma con gli occhi di un bel rosso brillante. " Septendecim" sta a indicare che questi insetti vivono la bellezza di 17 anni sottoterra allo stato larvale, succhiando la linfa delle radici. La più lunga "infanzia" che si conosca nel mondo entomologico. Escono dalla lunghissima sepoltura tutte assieme a milioni, immensi sciami alati che invadono d'improvviso le pianure di varie regioni degli Stati Uniti. Appena usciti all'aperto, i maschi danno fiato alle trombe. Cantano a squarciagola intonando rumorosi concerti che hanno inizio alle cinque del mattino, per la delizia degli abitanti della zona, svegliati di soprassalto da quell'insolito fracasso.. Ma che cosa vogliono comunicare gli insetti con il loro messaggio sonoro? Si tratta generalmente di richiami sessuali. Serenate d'amore che il maschio, desideroso di convolare a nozze, rivolge alla femmina. Perché i cantori sono quasi sempre i maschi. Sono questi i più antichi messaggi d'amore del mondo animale. Incominciarono a echeggiare nelle foreste del periodo Carbonico 32O milioni di anni fa, quando si accompagnavano soltanto ai rumori degli elementi scatenati, al rombo dei tuoni, allo scroscio delle piogge, all'ululare dei venti, alle esplosioni dei vulcani. Molto più tardi, a queste voci si aggiunsero via via i gracidìi delle rane, i canti degli uccelli, le vocalizzazioni dei mammiferi. Ma la grande orchestra degli insetti rimase per lunghissime ere geologiche l'unica voce dei viventi. La gente si domanda: come fanno gli insetti a produrre suoni? Non certo con le corde vocali, che non hanno. Ma la fantasia della natura ha escogitato una straordinaria varietà di meccanismi atti a produrre i richiami vocali, meccanismi che si trovano situati nelle più diverse parti del corpo. La cicala, per esempio, ha gli organi sonori su ciascun lato del primo segmento addominale. Se si va a curiosare con una lente d'ingrandimento, si scopre il segreto del loro canto: una semplice laminetta, il ''timballo" che vibra a più non posso provocando il rumore, non appena la sollecita un apposito muscolo. Vibra vigorosamente o dolcemente secondo ritmi che trasmettono messaggi specifici. E c'è anche una camera d'aria che fa da amplificatore, irrobustendo il suono che sarebbe altrimenti troppo flebile. La natura però è stata matrigna con le femmine, che sono mute nella maggior parte delle l500 specie di cicale conosciute. Mute sì, ma non sorde. Hanno tanto d'"orecchio" sul secondo segmento dell'addome. Sentono dunque il richiamo maschile, ma accettano la corte del maschio solo quando si accertano che il pretendente appartenga alla stessa specie. Le locuste maschio,invece, hanno gli organi stridulatori sulle ali. Una delle due ali porta una serie di denti sulla faccia inferiore, l'"archetto", con cui viene sfregata la cresta stridulante dell'altra ala, producendo il suono. Le femmine poi hanno le " orecchie" sulle zampe, precisamente sulle tibie, in prossimità del ginocchio. Sono orecchie sensibilissime capaci di percepire suoni di oltre 9O.OOO vibrazioni al secondo, che superano di oltre due ottave il limite massimo a cui può giungere l'udito umano. Qualcosa di simile avviene tra i grilli, che usano come strumento musicale le "elitre", il primo paio di ali indurite e coriacee. Le sfregano l'una contro l'altra con ritmi e frequenze diverse nelle diverse specie. La stridulazione che così si ottiene può durare parecchie ore e può essere di tre tipi: di richiamo sessuale, di corteggiamento o di guerra dichiarata, rivolta ai maschi rivali. Bisogna ricorrere al microscopio elettronico per scoprire la struttura dell'apparecchio sonoro. Sulla faccia interna di ciascuna elitra si nota infatti una nervatura rilevata e dentellata, la " cresta stridulante". Su questa il grillo sfrega più o meno energicamente il margine coriaceo dell'altra. Sono le ali, ripiegate a 45 gradi sul dorso, che fanno da cassa di risonanza. Le cavallette stridulanti usano un altro sistema. Producono il suono sfregando il femore delle zampe posteriori contro le elitre. Femore o elitre sono spesso denticolati. Lo strofinìo produce un rumore che assomiglia a quello che si sente passando un'unghia sui denti di un pettine. Anche con questo sistema, il suono può essere variamente modulato. Così la cavalletta può emettere un suono forte per minacciare un maschio concorrente o può lanciare un invito amoroso quando compare all'orizzonte una femmina. In questi insetti, anche la femmina ha voce. Attratta dal cantore, gli si avvicina, lo squadra ben bene e poi, se l'esame la convince, lancia un grido di accettazione. Certo i "canti" degli insetti non si possono dire "armoniosi". Ma bisogna ricordare che sono canti rivolti ai compagni di specie. E anche il frinire di un grillo che a noi sembra un monotono ronzìo cacofonico, alle orecchie della grillina suona come la più dolce e romantica delle melodie. Isabella Lattes Coifmann


PREMIAZIONE A LOSANNA Bruno Zumino vincitore della Medaglia Wick '99
AUTORE: P_BIA
ARGOMENTI: FISICA
PERSONE: ZUMINO BRUNO
NOMI: ZUMINO BRUNO
ORGANIZZAZIONI: MEDAGLIA WICK
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, LOSANNA, SVIZZERA

BRUNO Zumino, dell'Università della California a Berkeley, è il vincitore della ««Medaglia Wick»» 1999. Il riconoscimento gli verrà consegnato il 29 ottobre a Losanna. Zumino è un fisico teorico noto soprattutto per i suoi contributi alla teoria della supersimmetria e della supergravità con cui i fisici stanno cercando di unificare le forze fondamentali della natura. L'anno scorso la ««Medaglia Wick»» fu assegnata a Gerardus 'tHooft, che pochi giorni fa ha ricevuto il premio Nobel per la fisica (per inciso, di t'Hooft è appena arrivato in libreria il saggio divulgativo ««Il mondo subatomico»», Editori Riuniti, 200 pp., 28 mila lire). La ««Medaglia Wick»» è stata istituita in ricordo di uno dei più brillanti fisici teorici italiani. Giancarlo Wick, nato a Torino nel 1909 e scomparso nel 1992, con Segrè, Majorana, Amaldi, Rasetti e Pontecorvo, fu uno dei celebri ««ragazzi di via Panisperna»» che negli Anni 30, guidati da Enrico Fermi, esplorarono il nucleo atomico. Autore di un teorema fondamentale che porta il suo nome e di ricerche originali sui mesoni e sui neutroni, Wick fece la prima metà della sua carriera in Italia, all'Università di Roma, e la seconda metà negli Stati Uniti, passando per i principali santuari della fisica americana: il Carnegie Institute of Technology, Berkeley, l'Institute for Advanced Study di Princeton e la Columbia University. All'Università di Berkeley, proprio dove lavora Bruno Zumino, compì anche quello che rimane forse l'unico gesto politico della della sua vita: invitato, negli Anni 50, in pieno periodo maccarthista, a firmare una umiliante dichiarazione di adesione a quegli ««ideali»», rifiutò. E naturalmente fu cacciato. Soltanto Steinberger, che poi ebbe il Premio Nobel, fece altrettanto, con le stesse conseguenze. \


SCIENZE DELL'EDUCAZIONE Feuerstein, perché credo che intelligenti si diventa
AUTORE: NIRENSTEIN FIAMMA
ARGOMENTI: DIDATTICA
PERSONE: FEUERSTEIN REUVEN
NOMI: FEUERSTEIN REUVEN
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: C. L'ESPANSIONE NEL MONDO DEL METODO FEUERSTEIN «MODIFICABILITA' COGNITIVA». G. POTENZIAMENTO DELLA CAPACITA' DI APPRENDIMENTO TRE SITUAZIONI A CONFRONTO

E' identico a Pizarro, con la barba bianca che gli scende sulla camicia e il basco tondo. Reuven Feuerstein - che venerdì riceverà dall'Università di Torino la Laurea Honoris Causa in Scienze dell'educazione e domani, ore 16,30, terrà una conferenza a Palazzo Nuovo, via Sant'Ottavio, aula 39, ingresso libero - ha un curriculum e una bibliografia sterminati. Ma ciò che colpisce di più è il miracolo continuo che produce il suo lavoro. Lo incontriamo a Gerusalemme, nel suo International Centre for the Enhancement of Learning Potential. L'energia del vecchio professore provoca un riverbero abbagliante sui collaboratori e sui pazienti, circa 200, tutte persone che soffrono di gravi difficoltà cognitive legate a malattie genetiche come la sindrome di Down. C'è qualcosa nella sua esperienza di vita, professor Feuerstein, che l'ha portata a sviluppare un metodo che parte dalla convinzione teorica che l'individuo è modificabile a livello intellettivo quasi senza alcun limite, a prescindere sia dai danni ambientali, per quanto terribili, sia da quelli genetici? ««Sì, l'intelligenza non è un'abilità immodificabile la cui evoluzione avviene secondo stadi prefissati. E' un potenziale dinamico sul quale è possibile intervenire in qualunque momento, non solo quando il bambino è piccolo, per favorire lo sviluppo e recuperare le carenze»». Come è nata questa convinzione che poi ha sviluppato in una teoria e in un metodo ormai diffusi in tutto il mondo? ««La vita mi ha messo in tante situazioni apparentemente insuperabili che poi si sono risolte con esiti positivi e imprevedibili. L'Olocausto, la tubercolosi, le guerre... Sono nato nel 1921 in Romania, da una famiglia di rabbini, il quinto di nove figli. La mia famiglia era sionista, socialista, ultraortodossa, un coacervo di ideologie molto attive e anche in contrasto fra di loro... Ho imparato a leggere a tre anni, e subito mi sono trovato nella condizione di insegnare agli altri a leggere e a scrivere. A otto anni mi è stato affidato un allievo di quindici anni che non riusciva ad imparare niente. Suo padre mi disse: ti prego, aiutalo perché non posso morire se non impara a leggere il kaddish (la preghiera che i figli recitano quando seppelliscono i genitori ndr). Sin da ragazzo ho insegnato in situazioni in possibili, prima nei campi di preparazione sionista quando i tedeschi stavano per invadere Bucarest, poi in Transilvania dove venivano raccolti bambini scampati ai campi di concentramento. Poi sono stato a mia volta internato, e sono stato liberato solo per un miracolo, un errore di persona. Ho insegnato in Romania a Bucarest, e finalmente il 20 aprile del '44 si è compiuta la mia aliyah sulla nave Milka, ovvero il mio passaggio in Israele: in quel coacervo di esperienze quasi impossibili, di sforzi inauditi di sopravvivenza ma anche di immense speranze e entusiasmo, ho cominciato il mio lavoro con in bambini che arrivavano dai campi di sterminio e più tardi dai Paesi del Maghreb. Situazioni intrattabili, psiche e corpo che apparivano rovinati definitivamente. Qui ho cominciato a sviluppare la mia teoria, approfondita poi negli studi in Svizzera. Può un trauma psichico ritenuto insanabile essere sanato? Quando riesci ad avviare a una vita normale un bambino come Noah che si era aperto in un campo di concentramento la strada per uscire da sotto una montagna di morti, quando vedi che riesci ad avviare al servizio militare, al lavoro normale, un ragazzino marocchino che a dodici anni ha contratto una malattia alla pelle che lo rende inavvicinabile agli altri, che è violento e non ha nessuna abilità lavorativa, che ha vissuto sempre senza genitori negli interstizi della società, capisci che l'intelligenza umana è una macchina in movimento continuo, che deve trovare solo un guidatore capace di indirizzarla.»». Può sintetizzare la sua teoria? ««La mia teoria si chiama " Modificabilità cognitiva". La sostanziale plasticità dell'intelligenza si conserva ben oltre l'infanzia, e non esiste quoziente d'intelligenza basso che ci possa scoraggiare. Abbiamo aiutato a diventare normali bambini con quozienti 70, 60, 50. Il quoziente d'intelligenza ci racconta solo quello che il ragazzo ha appreso, non ci dice nulla su quello che potrebbe essere messo in grado di imparare con la giusta mediazione degli insegnanti. Perché è questa mediazione che è indispensabile nel mio metodo. Il cambiamento che il loro lavoro può indurre nei disabili non si limita a comportamenti, alla superficie, ma interessa direttamente la struttura dei processi mentali, e quindi resta stabile nel tempo. Il metodo richiede tutta la dedizione, tutta la capacità selettiva dell'educatore, tutta la sua pazienza nel selezionare le nozioni e i principi utili al bambino e nel regolare i tempi dell'apprendimento, che per esempio nei bambini Down sono più lenti. Comparazione, classificazione, percezione analitica, relazioni spazio temporali sono per noi materie di apprendimento. Ci aiuta un'autentica industria di giocattoli speciali che produciamo per aiutarci con l'aiuto di disegnatori, artigiani, educatori. Sono giocattoli complessi, pensati in modo specifico per superare certe disabilità: ho visto spesso i nostri ragazzi diventare più veloci e abili dei ragazzi normali nel rimettere insieme i pezzi di un qualche speciale puzzle. L'insegnante accompagna il ragazzo non solo nel regno della conoscenza, ma in quello dello sviluppo del suo stesso cervello, che si modifica nel tempo.»». E' sicuro che più che degli insegnanti non servano persone dotate di particolarissime doti umane, di carisma e di pazienza, persone quasi introvabili? ««Non direi: certo la formazione del maestro è la colonna indispensabile di tutto il nostro lavoro, ma l'esperienza è straordinariamente positiva. Solo qui da me ci sono 160 insegnanti, ma la volontà di apprendere il metodo è gigantesca e riceviamo richieste di formazione da tutto il mondo: il nostro programma detto IE (Instrumental Enrichment ) è tradotto in tutte le lingue europee e in molte lingue asiatiche, inclusi il cinese e l'arabo. Circa 30 mila studenti imparano il programma, i nostri metodi, le scuole, la formazione, stanno diventando sempre più diffusi. Anche in Italia si è cominciato a capire quello che sembrava impossibile fino a pochi anni fa. Nessuno deve essere messo da parte.»». La parte che colpisce di più nel suo lavoro è quella del recupero dei bambini affetti da Sindrome di Down. Per lei i cromosomi sono un'opinione... ««Non è proprio così: ma anche per loro vale il principio che tutti si possono modificare con un lavoro di comportamento, conoscenza, comunicazione. Sono i tre principi del metodo in generale, e anche con loro il metodo modifica il cervello, lo sviluppa, crea nuovi circuiti.»». Pensa che una società del profitto come la nostra sia disposta a mettere a disposizione dei bambini Down quasi un insegnante a testa? E in definitiva anche per quel che riguarda loro, non si crea sofferenza in queste persone che crescono in consapevolezza e acquistano via via la percezione che comunque non saranno mai eguali agli altri? ««I ragazzini Down imparano sì di non essere eguali, ma anche di non valere di meno: e il nostro metodo li conduce sempre a uno sbocco in cui siano apprezzate le loro qualità, cosa che accade invariabilmente perché sono dolci, impegnati, sensibili, dotati di senso dell'umorismo... Adesso che vivono molto più a lungo che nel passato riescono a giungere a risultati davvero utili alla società. Per esempio sono molto dotati nella cura degli anziani, o come aiuto degli infermieri negli ospedali. Curandoli la società non va incontro a nessuno svantaggio economico, ma a due vantaggi: mette in condizioni migliori sia chi soffre di Sindrome di Down sia tante persone che essi possono assistere veramente bene»». Quindi continuerà la sua guerra contro i geni. ««Non è una guerra: io non credo che possiamo accettare un doppia ontologia: esiste un solo essere umano, con la sua parte genetica e la sua parte socioculturale. Tutta la vita siamo protagonisti di una interazione costante fra la prima e la seconda di queste zone della nostra mente. Non siamo nella jungla, Tarzan è lontano. La musica, l'arte in generale, il senso morale e le norme etiche non sono genetiche: la cultura è destinata a cambiare senza tregua quello che la natura ha fatto. Saperla indirizzare vuol dire lavorare per il meglio a costruire un buon essere umano.»». Professore, lei appare in gran forma, ma a ottant'anni non sente la fatica di un'impresa ciclopica come quella di cambiare l'essere umano? ««Con tutto quello che ho passato, non mi sarei certo aspettato di arrivare a quest'età. Nessuno me l'aveva promesso e quindi sento come un dono meraviglioso di poter ogni giorno seguitare a lavorare a qualcosa di utile. Quindi prego di continuare quanto più posso, e finora ho ricevuto questo dono di Dio. Mi sento come lo shohet (il macellatore rituale ndr) della storia di Shai Agnon che la Morte ha deciso di portarsi via: lo incontra mentre di Shabbat va al suo lavoro e quando la Morte lo invita ad andare con lei, lo shohet risponde di essere pronto. "Solo, c'è un problema" aggiunge, "la comunità non avrà la carne per preparare la cena di shabbat". La Morte visto che il mondo ha bisogno del suo prescelto, si ferma. Ogni tanto mi cullo nell'illusione che possa accadere anche per me» ». Fiamma Nirenstein


L'ESPERIMENTO / FISICA Un righello e un po' di ghiaccio Vediamo insieme come il calore fa dilatare i corpi
Autore: MAINA EZIO

ARGOMENTI: FISICA
LUOGHI: ITALIA

OGGI proponiamo agli studenti e agli insegnanti un esperimento sulla dilatazione dei corpi per effetto del calore. Occorrente: Un righello piatto di plastica. Un asciugacapelli. Qualche cubetto di ghiaccio. Un poco di nastro adesivo. Un ago. Uno stuzzicadenti. Un piccolo peso, per esempio un fermacarte. Esecuzione. Sistemate il righello lungo il bordo di un tavolo e fissatene una estremità alla superficie con il nastro adesivo. Infilate lo stuzzicadenti nella cruna dell'ago. Lo stuzzicadenti e l'ago devono essere perpendicolari. Sistemate l'ago sotto l'estremità libera del righello in modo che la cruna fuoriesca dal piano del tavolo e lo stuzzicadenti sia verticale. Appoggiate il pesetto sul righello nella zona al di sopra dell'ago. In questo modo i movimenti del righello vengono trasmessi per attrito all'ago. Scaldate in modo uniforme il righello con l'asciugacapelli. Per effetto del calore il righello si dilaterà, allungandosi e trascinando con sè l'ago che rotolerà sul piano del tavolo. Lo stuzzicadenti, ruotando con l'ago, permette di osservare spostamenti anche molto piccoli. I materiali plastici sono cattivi conduttori di calore e sono necessari alcuni minuti perché tutto il righello si scaldi. Dopo aver spento l'asciugacapelli aspettate che l'espansione si fermi. Iniziate a raffreddare il righello appoggiandovi alcuni cubetti di ghiaccio. La diminuzione di temperatura provochera la contrazione del righello, che verrà rivelata dalla rotazione dello stuzzicadenti in direzione opposta a quella in cui aveva ruotato durante il riscaldamento. Che cosa succede. La maggior parte delle sostanze aumenta il proprio volume quando viene riscaldata e lo diminuisce quando viene raffreddata. Su questo principio si basa per esempio il funzionamento dei termometri a mercurio. La temperatura di una sostanza è una misura dell'agitazione termica delle molecole che la compongono, cioè della loro velocità media. Quando cresce questa velocità crescono anche le distanze medie fra le molecole e di conseguenza il volume. Il fenomeno ha molte analogie con quanto succede su una pista da ballo. Durante un ballo lento, quando i ballerini si muovono a bassa velocità le coppie possono restare vicine; su ritmi più veloci le coppie devono disporre di più spazio. Ezio Maina Università di Torino


SCAFFALE Umberto Galimberti: «Psicologia», Garzanti
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

NELLA preziosa serie delle ««garzantine»» è appena uscito il volume enciclopedico ««Psicologia»», curato da Umberto Galimberti. Di Galimberti molti ricorderanno il ««Dizionario di Psicologia»» uscito sette anni fa presso la Utet. Questo ne è un derivato, ma con tante integrazioni da presentarsi come un'opera nuova. Vi compaiono, per esempio, le biografie di tutti gli studiosi che hanno contribuito in modo originale alla disciplina, e spesso sono piccoli saggi molto densi, come le 5 colonne dedicate a Freud da Franco Rella o le 7 dedicate a Jung da Mario Trevi. Due appendici trattano la storia del pensiero psicologico e la psicologia come professione. Quanto all'accezione di psicologia, Galimberti adotta la più ampia, includendovi la psicologia propriamente detta, psicoanalisi e psichiatria. Voci integrative sono della redazione Garzanti o di collaboratori come Gilla Cauli, Alessandro Angrilli, Ines Testoni, Roberta Ottolini.


SCAFFALE Aldo Caratenuto: «Breve storia della psicoanalisi», Bompiani
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Dopo decine di libri dedicati a temi specifici del pensiero analitico, doveva succedere che Aldo Carotenuto desse uno sguardo d'insieme alla sua disciplina. Il risultato è una ««Breve storia della psicoanalisi»» che ha la sua forza nella sintesi e nella manifestazione esplicita del punto di vista dell'autore. Un autore che non vuole tirarsi fuori dalla mischia, ma anzi ripercorre in modo personale l'itinerario tortuoso, contraddittorio e costellato da scismi della psicologia del profondo, un po' come Francesco De Sanctis ci diede una ««Storia della letteratura italiana»» che aveva nelle sanguigne passioni del critico il suo massimo pregio. Carotenuto intarsia storia,aneddoti, citazioni e commenti, dandoci un libro che si fa leggere come un romanzo d'avventura. L'avventura dell'inconscio e dei suoi esploratori.


SCAFFALE Vittoria Haziel: «Ritorno alla luce», Sperling & Kupfer
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Colpi di sonda nell'intricato labirinto della depressione, lampi di luce nell'oscurità: è ciò che offre al lettore il libro che Vittoria Haziel ha ricavato da una serie di serate da lei coordinate presso il Centro congressi ««Torino Incontra»». La struttura a dialogo rende le pagine particolarmente attraenti, perché le domande sono quelle che tutti in qualche occasione della vita ci poniamo, e le risposte che ci vengono offerte vengono da orizzonti complementari: psichiatria, farmacologia, psicologia, psicoanalisi. Completano il discorso le testimonianze dirette di chi l'esperienza della depressione l'ha fatta sulla propria pelle o di chi al problema si è accostato per motivi artistici. Tra le voci del dialogo, Luigi Ravizza, Eugenio Torre, Giulio Gasca. Ma anche Felice Andreasi e Massimo Scaglione.


SCAFFALE Archibald L. Cochrane: «Efficienza ed efficacia: riflessioni sui servizi sanitari», Il Pensiero Scientifico Editore
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: MEDICINA FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Il sistema sanitario di un dato Paese è davvero al servizio dei cittadini o è soprattutto espressione del potere e del livello culturale della classe medica e politica del Paese considerato? Come si spiega che dove ci sono più chirurghi si fanno più interventi chirurgici? Come si misurano in modo oggettivo l'efficacia e l'efficienza di un sistema sanitario? Archibald L. Cochrane si poneva questi interrogativi vent'anni fa, quando probabilmente erano troppo in anticipo sui tempi. Oggi la ««medicina basata sull'evidenza»» e la misura della qualità sanitaria vista dalla parte del paziente sono realtà che vanno affermandosi. In Inghilterra è nata anche una Cochrane Collaboration con estensioni in vari Paesi per il controllo e la revisione dei protocolli terapeutici e delle scelte sanitarie. La riedizione italiana ha un'istruttiva presentazione di Stefano Cagliano e Alessandro Liberati in rappresentanza del nostro Centro Cochrane. Nella stessa collana, una utile lettura complementare è il saggio di Labbrozzi ««Misure di salute e di vita»».




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