TUTTOSCIENZE 18 marzo 98


SCIENZE A SCUOLA ...e a Torino Motori aeronautici, metrologia, astronomia biologia, filmati al museo di scienze naturali
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, TORINO (TO)
NOTE: SETTIMANA DELLA SCIENZA

OLTRE alle iniziative segnalate nell'articolo in alto, a Torino la " Settimana della Scienza" offre numerose altre manifestazioni. L'Osservatorio astronomico dal 23 al 29 marzo organizza visite quotidiane, diurne e serali, e ospita una mostra fotografica che illustra le tecniche per osservare e fotografare il cielo. Tel. 810. 19.25. "Scienza, tecnologia e memoria": su questo tema il 25 marzo l'Unione Culturale organizza a palazzo Carignano un pomeriggio di studio e una serata di incontri e proiezioni; si parlerà di archiviazione avanzata e del progetto Teche della Rai. Telefono 011/5621776. Al Museo regionale di scienze naturali, via Giolitti 36, dal 25 al 29 marzo "Replay", riproposizione dei filmati scientifici realizzati in occasione delle mostre Collezioni invisibili e conferenze di Forum naturae e Thema. Tel. 011/4323073, fax 4323331. All'istituto di metrologia "Colonnetti", strada delle Cacce 73, il 24 e 25 marzo mostra di apparecchi di misura e campioni di riferimento con illustrazione del principio di funzionamento, della metodologia di misura e dello scopo. Francesco Lanza, telefono 011/3977373, fax 3977347. Dal 24 marzo al 3 aprile, esclusi i giorni 28 e 29, al Politecnico, corso Duca degli Abruzzi 24, sono esposte le collezioni aeronautiche Capetti (motori aeronautici alternativi), Gabrielli (strutture e sistemi aeronautici) e Morelli (alianti). All'Istituto tecnico Carlo Grassi, via Veronese 305, prosegue la mostra interattiva "L'uomo, la tecnologia, il volo". Tel. 011/2266550. "Le immagini della biologia animale: dalle molecole agli organismi" dal 23 al 28 marzo al Dipartimento di biologia animale e dell'uomo dell'università di Torino, via Accademia Albertina 17. Nel Museo di Zoologia saranno illustrate le principali ricerche in corso nel dipartimento. Pietro Passerin d'Entreves, 011/8122374, fax 8124561. L'Associazione nazionale insegnanti area tecnologica, corso Bramante 14, organizza dal 23 al 28 marzo una mostra fotografica e multimediale di modelli e strumenti per la ricerca didattica. Luisa Mandosso, 011/3196794, fax 3796794. Dal 23 al 29 marzo la Rai apre al pubblico e alle scuole (su prenotazione) il Museo della radio e della televisione di via Verdi 16. Marco Zaccarelli, tel. 011/8104328, fax 887443. La facoltà di scienze dell'Università di Torino organizza dal 23 al 27 marzo nell'aula magna di Chimica, via P. Giuria 7, una serie di incontri (Le immagini della scienza dall'invisibile al visibile) in cui sarà illustrata l'attività della facoltà; Giovanni Cagna, 011/6707601- 6699101, fax 6707833. Il 24 e 25 marzo il Cnr organizza visite guidate agli istituti dell'Area di Ricerca di Torino; Tel. 011/3977357, fax 3487030. Laboratori aperti e visite guidate dal 23 al 27 marzo anche all'Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris, corso Massimo d'Azeglio 42; tel. 011/3919727, fax 6507611.


IN BREVE A Firenze mediARTech
ARGOMENTI: INFORMATICA, SALONE
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, FIRENZE (FI)

Dal 23 al 29 marzo Firenze ospita la seconda edizione di mediARTech, panorama della produzione multimediale. Interverrà Derrick De Kerckhove, direttore del McLuhan Insitute.


Aiutiamo i neuroni a sopravvivere La cura dell'Alzheimer e dei traumi cerebrali
AUTORE: MALDOLESI JACOPO, COMI GIANCARLO
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
ORGANIZZAZIONI: SOCIETY FOR NEUROSCIENCE
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «GIORNATA DEL CERVELLO» «GIORNATA DEL CERVELLO»

A partire dagli Anni 70 i confini tra medicina e ricerca di base sulla materia vivente si sono progressivamente sfumati fino a una integrazione. Lo sviluppo non si è però realizzato in modo uguale in tutte le aree. Per alcune specialità mediche si è limitato ai test molecolari di prevenzione e diagnostica, senza modificare sostanzialmente la comprensione delle malattie. Nel caso del sistema nervoso, invece, l'incontro è stato particolarmente fruttuoso, tanto da portare a una nuova definizione comune, quella di Neuroscienze. Società di neuroscienze esistono e hanno successo in tutti i Paesi avanzati. Al congresso annuale della Society for Neuroscience americana 30.000 ricercatori si incontrano e discutono per 5 giorni. Qual è la ragione del successo? Per capirlo bisogna tornare allo stato della neurologia e della psichiatria prima dello sviluppo della biologia cellulare e molecolare. Rispetto ad altre discipline cliniche, che avevano molto progredito in seguito allo sviluppo della biochimica, quelle del sistema nervoso si limitavano spesso a un approccio descrittivo, senza arrivare a riconoscere e interpretare cause e meccanismi delle malattie. Lo sviluppo di interventi di alta tecnologia (neurochirurgia, nuove tecniche di neuroradiologia e imaging cerebrale) e lo sviluppo di conoscenze non solo molecolari ma anche sul funzionamento delle cellule nervose, i neuroni, hanno creato vasti campi di interesse comune che hanno dato uno straordinario impulso alle neuroscienze. Oggi i campi della ricerca sono molti e affascinanti: dai meccanismi di apprendimento allo sviluppo del pensiero; dai segnali che guidano i neuroni nel loro sviluppo fino a un gran numero di malattie. Tra queste ultime diamo due esempi, importanti non solo per il loro significato scientifico ma anche per la loro alta frequenza nella popolazione. Il primo riguarda la malattia di Alzheimer, la causa più frequente di demenza dopo i 65 anni. Un problema non solo medico, ma anche sociale, destinato ad aggravarsi sempre più a causa dell'allungamento della vita. Negli ultimi 10 anni sono stati compiuti passi notevoli nella conoscenza delle cause della malattia, soprattutto grazie a studi di genetica molecolare e biologia cellulare. Si è partiti dall'osservazione che in una stretta minoranza di pazienti la malattia ha carattere familiare, con eredità di tipo autosomico dominante. In alcuni casi familiari sono state identificate mutazioni geniche di varie proteine: App, il precursore della beta amiloide; presenilina 1 e 2, con accumulo in determinate regioni del cervello della proteina beta amiloide in forma di placche diffuse, le placche senili, che costituiscono uno degli eventi fondamentali nella patogenesi della malattia. Questo accumulo può dipendere da un'abnorme e precoce deposizione della proteina e anche dalla ridotta rimozione dei depositi. In altri casi familiari, e in circa il 40% dei casi non familiari, la malattia è associata alla presenza di un allele della apolipoproteina E, una proteina che trasporta il colesterolo nel sangue. Questo allele, se si accompagna alla variante scarsamente solubile del precursore della proteina beta amiloide, determina una accentuata deposizione di quest'ultima. Da sole, però, singole caratteristiche genetiche non sono in genere sufficienti a provocare la malattia. Devono coesistere altri fattori, non solo genetici ma anche ambientali. E' noto che la bassa scolarità, i traumi cranici e l'infarto del miocardio sono fattori di rischio. Dato che la malattia è caratterizzata da una lunga fase preclinica, una volta chiariti i meccanismi patogenetici diventerà possibile intervenire con maggiore successo per arrestare il devastante declino delle facoltà intellettive. La seconda patologia che vogliamo ricordare è legata al problema della morte neuronale soprattutto nel caso di traumi e di lesioni dei vasi: trombosi ed embolie. Per lungo tempo le possibilità di cura sono rimaste molto limitate. Di recente però si è chiarito che l'area cerebrale direttamente lesa (perché non riceve più ossigeno) è relativamente ristretta mentre la lesione finale è più vasta. In un'ampia area circostante (detta la pe nombra) i neuroni muoiono infatti non subito ma anche parecchie ore dopo l'evento iniziale. Inoltre la loro morte ha caratteristiche particolari: è una sorta di suicidio, o morte programmata, basata su fenomeni fino a pochi anni fa neanche ipotizzati. I neuroni della penombra, infatti, "decidono di morire", attraverso l'attivazione di uno specifico programma, molto probabilmente perché dalle cellule adiacenti non ricevono più "segnali di vita" ma piuttosto "segnali di morte", la cui natura è ormai nota, almeno in parte. La sfida della medicina è ora quella di bloccare il programma di morte per il tempo necessario al tessuto nervoso per riequilibrare i propri segnali e convincere così i neuroni della penombra... ad andare avanti. Quando ci riusciremo si tratterà di un grande successo, che la medicina non avrebbe mai potuto ottenere senza la ricerca di base. Jacopo Maldolesi Giancarlo Comi Università di Milano e Istituto San Raffaele


18 MARZO E' la giornata del CERVELLO L'organo più misterioso. Ultimi progressi, nuove sfide
AUTORE: STRATA PIERGIORGIO
ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
ORGANIZZAZIONI: EUROPEAN DANA ALLIANCE FOR BRAIN, FONDAZIONE SIGMA TAU, OMS
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Sezione del cervello
NOTE: «GIORNATA DEL CERVELLO» «GIORNATA DEL CERVELLO»

IN tutta Europa si celebra oggi la "Giornata del Cervello" per iniziativa della European Dana Alliance for Brain e della Fondazione Sigma Tau. Nelle principali città si tengono conferenze e dibattiti, in alcune Università si aprono al pubblico le porte dei laboratori per meglio illustrare le ricerche su questo tema. A Torino si discuterà su "La memoria" (centro Torino Esposizioni, corso Massimo d'Azeglio, ore 16, ingresso libero). L'iniziativa è parallela alla " Settimana del Cervello" che si svolge negli Stati Uniti da 5 anni, organizzata dalla Dana Alliance for Brain Initiative. In tutto il mondo gli studi sul cervello si moltiplicano. L'allungamento dell'attesa di vita, che oggi sfiora gli ottant'anni, sta portando a una maggiore incidenza delle malattie del sistema nervoso in quanto molte malattie degenerative sono tipiche dell'età più avanzata. Si calcola che il 50 per cento della popolazione soffra di disturbi neuropsichiatrici che vanno dalla sordità alla cefalea, agli effetti dell'uso di alcol e di droga, alla depressione, alle demenze. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità una persona su tre, nell'arco della vita, va incontro a seri problemi di natura psichiatrica. I disturbi affettivi - in particolare la depressione - colpiscono il 17 per cento della popolazione. In Italia le malattie neuropsichiatriche costano oltre 40.000 miliardi non solo per cure mediche ma anche per pensioni di invalidità, indennità di accompagnamento e perdita di ore lavorative. Un paraplegico nel primo anno di malattia costa 300 milioni. Nei prossimi decenni, con la riduzione delle malattie cardiovascolari e dei tumori, avremo un esercito di disabili, tra i quali predomineranno le demenze, con un peso preoccupante per la qualità della vita del paziente e dei familiari. Correre ai ripari è dunque una necessità. Non va dimenticato che il cervello è ancora la parte del corpo meno conosciuta e più misteriosa dell'universo. Negli ultimi vent'anni le neuroscienze hanno visto uniti, assieme a morfologi, fisiologi, farmacologi, psicologi e clinici, anche matematici, ingegneri, biologi molecolari e filosofi. Un esercito di ricercatori che lavorano insieme attorno ad appena 1500 grammi di sostanza cerebrale, la cui complessità, tuttavia, pare quasi inaccessibile. E l'esercito dei ricercatori ricorda un brulicare di formiche, ciascuna con un compito specifico per esplorare ogni singola molecola. Si pensi che in un millimetro cubo vi sono un miliardo d'interruttori che si accendono e spengono ad una frequenza che può superare le 500 volte al secondo. L'identificazione di geni malati e di molecole alterate è da poco cominciata, con ripercussioni sulla produzione di farmaci e la possibilità di inserire geni sani al posto di quelli difettosi. La tomografia a emissione di positroni e la risonanza magnetica funzionale ci mostrano la sede dei processi mentali e delle rispettive lesioni. I trapianti di cellule nervose per sostituire quelle degenerate e per ricostruire le vie interrotte sono già una realtà incoraggianti. Ecco alcuni esempi dei più recenti progressi. Il terzo millennio si apre con la prospettiva di intervenire in maniera efficace sulle malattie, ma anche con la speranza che i recessi del nostro cervello non rimangano a lungo sconosciuti. Piergiorgio Strata Membro del comitato esecutivo European Dana Alliance for Brain


FONDI Finanziare soltanto i migliori
AUTORE: MAFFEI LAMBERTO
ARGOMENTI: BIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
ORGANIZZAZIONI: CNR
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «GIORNATA DEL CERVELLO» «GIORNATA DEL CERVELLO»

LA "Giornata del cervello" mi offre l'occasione per alcune riflessioni dettate dalla necessità di incoraggiare lo studio del sistema nervoso nel nostro Paese. Per rilanciare queste ricerche occorre pensare a una sua riorganizzazione globale: l'esiguità degli investimenti impone scelte drastiche di indirizzo scientifico e di gestione. Gli studiosi del sistema nervoso in Italia sono numerosi, alcune migliaia, comprendendo anche i ricercatori che operano in strutture private; non si può continuare a disperdere queste risorse umane nei molteplici rivoli in cui attualmente è incanalata la ricerca neurobiologica; occorre coordinarle e forzare le barriere burocratiche tra le amministrazioni che gestiscono i fondi (Università, Sanità, Cnr) per riunire con finalità ben programmate sia le risorse umane sia quelle economiche. Occorre la guida di un piccolo gruppo di neuroscienziati nominati dall'autorità competente e scelti in una rosa dei più attivi e noti internazionalmente, con la auspicabile inclusione di colleghi stranieri. A questo gruppo spetterebbe il compito di individuare le linee politiche della ricerca nel tentativo di conciliare ricerca di base con quella applicata e di promuovere con il denaro pubblico solo quei progetti di cui siano riconosciuti il valore e l'importanza. Inoltre a questo gruppo spetterebbe una verifica accurata delle ricerche programmate. Un altro punto qualificante della politica da attuare sarebbe quello di stimolare una stretta collaborazione tra i pochi istituti attivi, in funzione trainante, e i meno attivi, premiando con finanziamenti maggiori i centri che attivano collaborazioni. A questo proposito giova ricordare che anche i finanziamenti della comunità europea e di altre agenzie internazionali, come la Human Frontier, considerano la collaborazione requisito indispensabile per il finanziamento della ricerca. In sostanza occorre dare la ricerca sul sistema nervoso in mano ai competenti più qualificati del settore, specificare un numero limitato di indirizzi da promuovere e gentilmente forzare la collaborazione tra le diverse energie] E' finito il tempo del ricercatore, anche brillante, che lavora isolato nel suo istituto; ormai la ricerca sul sistema nervoso, e lo stesso si può dire per qualsiasi altro campo della scienza, ha bisogno di gruppi formati da un numero consistente di persone con competenze diverse che possono andare dalla biologia molecolare alla matematica, e che mettono insieme le loro abilità. Occorre invece scoraggiare la ricerca provinciale che dà luogo a pubblicazioni che spesso e giustamente vengono ignorate da tutti. Questo tipo di ricerca, oltre che inutile, può essere addirittura dannosa perché viene offerta come esempio alle nuove generazioni di studiosi. Lamberto Maffei Scuola Normale Superiore, Pisa


IN BREVE Formula 1 in Cd-Rom
ARGOMENTI: INFORMATICA, ELETTRONICA, EDITORIA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

La Editoriale Domus ha pubblicato il Cd-Rom "Ferrari Formula 1": una miniera di informazioni sui campionati mondiali '97 e '98. Tel. 02-824.724.55.


IN BREVE Fusione nucleare: "Iter" in Italia?
AUTORE: F_CAR
ARGOMENTI: FISICA, ENERGIA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

L'Italia si è candidata, presso l'Unione europea, come Paese ospitante per un centro internazionale di ricerca sul termonucleare da sfruttare per scopi energetici. Per l'installazione dell'impianto sarebbe stata scelta la Puglia, regione a basso rischio sismico. Il reattore termonucleare non verrà realizzato prima dell'anno 2020, ma esso ha già un nome: si chiama Iter (International thermonuclear experimental reactor). Il processo fisico che ne sta alla base è lo stesso che mette in grado il Sole e le altre stelle di produrre energia. Un impianto a fusione nucleare utilizza combustibili come il deuterio, che si trova nell'acqua, e il trizio, che viene generato nello stesso reattore. Diversamente degli impianti a fissione, i cui effetti inquinanti hanno portato quasi dappertutto alla chiusura delle centrali nucleari, la produzione energetica per mezzo della fusione può comportare un radicale cambiamento di rotta della politica energetica nazionale. In caso di incidente, lo spegnimento del reattore termonucleare avviene immediatamente e automaticamente; l'emissione radioattiva è molto ridotta e le scorie, aspetto più importante, restano in vita per un periodo abbastanza limitato. Nei reattori a fissione, invece, le scorie hanno tempi di vita ultramillenari. (f. car.)


SCIENZE FISICHE. CORSI ESTIVI PER STUDENTI Giochiamo all'astronomo
Autore: T_S

ARGOMENTI: DIDATTICA, ASTRONOMIA, CONCORSI, EDITORIA, LEZIONI, STUDENTI, SCUOLA, SUPERIORE
ORGANIZZAZIONI: TUTTOSCIENZE, OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI TORINO, ADA ASSOCIAZIONE PER LA DIVULGAZIONE DELL'ASTROFISICA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, TORINO (TO)

SIETE studenti delle scuole medie superiori e sognate di "giocare al piccolo astronomo"? Desiderate vedere da vicino e sperimentare di persona come si lavora in un Osservatorio, imparando a riconoscere stelle e pianeti e a usare un telescopio? Allora non perdetevi il prossimo numero di "Tuttoscienze". Mercoledì 25 marzo, in coincidenza con lo svolgimento della "Settimana della cultura scientifica", vi annunceremo tutti i particolari di una iniziativa dell'Osservatorio astronomico di Torino e dell'Ada, Associazione per la divulgazione dell'astrofisica. Si tratta di due corsi estivi durante i quali potrete, ospiti del Comune di Pino Torinese, trascorrere una settimana presso l'Osservatorio e seguire lezioni teoriche e pratiche di astronomia. Ovviamente i posti sono limitati: una ventina per ognuno dei due corsi. Bisognerà quindi selezionare i migliori attraverso una prova scritta che dimostri un particolare interesse verso l'opportunità che si offre con questa "vacanza scientifica". Mercoledì prossimo vi faremo sapere tutto ciò che occorre fare per partecipare alla selezione. "Tuttoscienze" considera di grande interesse culturale l'iniziativa dei Corsi estivi di astronomia e astrofisica in progetto presso l'Osservatorio di Torino. Non c'è dubbio, innanzitutto, che la scienza del cielo abbia una fortissima attrazione sul pubblico, sia perché cerca una risposta a domande fondamentali (l'origine dell'universo, la nostra posizione nel cosmo, l'eventuale esistenza di altre forme di vita) sia perché l'osservazione dei corpi celesti possiede un grande fascino estetico. Ma "Tuttoscienze" ha interesse a sostenere i Corsi in progetto anche per un altro motivo: al di là dei contenuti specifici che verranno trasmessi ai corsisti, questa è infatti un'ottima occasione per avviarsi all'apprendimento del metodo scientifico, metodo che può poi trovare applicazione in qualsiasi altro campo della ricerca. Questo valore formativo di fondo è nello spirito del nostro supplemento scientifico, e i corsi di astronomia possono diventarne una efficace traduzione nella pratica. Inoltre l'iniziativa è specialmente interessante per gli studenti, per i quali potrà rappresentare un'esperienza preziosa nell'orientamento alla scelta della facoltà universitaria. Appuntamento alla prossima settimana] (t. s.)


SCIENZE DELLA VITA. DOPO LE STRAGI DEL SECOLO SCORSO Il lupo si riprende le Alpi La popolazione ha raggiunto i 500 esemplari
Autore: BOSCOLO GIANNI

ARGOMENTI: ZOOLOGIA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA

IL lupo è tornato sulle nostre montagne, tra Piemonte e Liguria. Pochi individui, esigua pattuglia di una popolazione che si stima non superi le 500 unità in tutto il Paese. Del lupo su queste montagne si tornò a parlare il 27 dicembre 1987 quando un cacciatore di Breil (al confine francese), sulle Alpi Marittime, abbatté un lupo durante una battuta al cinghiale. Per ritrovare un evento analogo bisognava andare indietro nel tempo di 66 anni, quando nelle valli monregalesi l'ultimo lupo, una femmina, cadeva vittima di una battuta di caccia. Ora l'ululato del lupo torna a echeggiare: prima sull'Appennino Ligure, poi nel parco francese del Mercantour e ora sulle Alpi Marittime. La presenza del predatore sull'Appennino, tra la Val Borbera e la Val d'Aveto, è frequentemente segnalata dalla metà degli Anni 80. Nel '92 fanno la loro comparsa due esemplari nel Mercantour (oggi sono una ventina divisi in quattro branchi), poi tracce, predazioni e anche qualche avvistamento, lo segnalano sulle Alpi Marittime nel corso degli ultimi due anni. Nel dicembre scorso, infine, i direttori dei parchi naturali del Gran Bosco di Salbertrand e della Val Troncea annunciano che una coppia si è riprodotta proprio all'interno del Gran Bosco. E così è ormai certo: alcuni esemplari di uno dei competitori storici dell'uomo tornano a calcare le montagne da cui, nel XIX secolo furono cancellati a colpi di fucile a canne mozze (la lupara appunto), trappole, tagliole, bocconi avvelenati, distruzione dell'habitat. Una fotografia del 1921, ritrae tre cacciatori fieri e compiaciuti - Stefano Massa, Francesco e Gian Battista Fulcheri - che fanno corona all'esemplare messo in posa con le fauci aperte. L'ultimo lupo abbattuto in Piemonte fu portato su un carro per le vie di Mondovì al suono di una trombetta per richiamare l'attenzione della gente. Vi fu ancora qualche sporadica segnalazione negli Anni 20 e 30, poi sul lupo scese il silenzio. La situazione non è molto diversa nel resto del Paese, dove tuttavia uno sparuto gruppo è sopravvissuto sull'Appennino centrale e da dove è ripartita la sua colonizzazione. Nel 1971 infatti (i lupi rimasti sono 2- 300) parte la campagna del Parco d'Abruzzo e del Wwf, chiamata "Operazione San Francesco", poi nel 1976 quando ormai si stima che la popolazione sia ridotta a cento individui, le prime leggi di protezione. Nel 1982 a Ginevra, una convenzione europea dichiara Canis lu pus specie gravemente minacciata. E in questi ultimi vent'anni lentamente (anche perché non sono cessate del tutto le uccisioni), la specie ha ripreso vigore e poco alla volta ha colonizzato nuovi territori, risalendo lungo la dorsale appenninica fino alle Alpi piemontesi e probabilmente non si arresterà. Il lupo è un animale sociale. Nelle condizioni europee vive in piccoli branchi (mediamente 6-7 individui), in una società gerarchizzata dominata da un capobranco che ha una compagna dominante anch'essa. L'accoppiamento avviene soltanto tra gli esemplari dominanti. E' la modalità data in dotazione alla specie dall'evoluzione per mantenere l'equilibrio fra popolazione e risorse alimentari. Tra la fine di febbraio e la fine di marzo avvengono gli accoppiamenti e dopo 62 giorni la femmina partorisce da 2 a 7 cuccioli, ciechi ed inetti, di colore scuro che vengono allattati per circa 20 giorni. Il primo inverno è durissimo, soprattutto nei climi freddi e il tasso di mortalità elevato. Chi sopravvive in capo a pochi mesi diventerà un animale snello, con passo elegante che poggia sul terreno soltanto con le dita, scattante ma soprattutto trottatore infaticabile. Un passista capace di scatti rabbiosi quando il branco caccia attuando, in certi casi, efficaci strategie di gruppo. Una maggior conservazione, la crescita di zone boscate e delle sue prede abituali, cervi, camosci, cinghiali, hanno permesso la ripresa di questo simbolo di una natura selvaggia. Chi ha nostalgia di una naturalità che è ancora nostra, anche se relegata in meandri profondi, non può che compiacersi di questo ritorno. Come G. Weeden dirà, "il mondo ha bisogno del sentimento di orizzonti inesplorati, dei misteri degli spazi selvaggi. Ha bisogno di un luogo dove i lupi compaiano al margine del bosco, non appena cala la sera, perché un ambiente capace di produrre un lupo è un ambiente sano, forte, perfetto". Molti lo pensano e lo dicono anche se, probabilmente, non avranno mai l'avventura di vedere un lupo il libertà. E chi invece ha più probabilità di vederlo, o almeno di sentirne la presenza, forse si rallegrerà meno. Perché il lupo delle favole diventa, sul territorio, un predatore, forte e insidioso. Braccato, perseguitato, ridotto a una sparuta pattuglia, il lupo ci lancia un'ultima sfida: quella della convivenza. Gli allevatori dovranno prendere le misure di prevenzione necessarie (cani, recinti elettrici e soprattutto non abbandonare le greggi), le amministrazioni locali dovranno incentivare queste misure e indennizzare eventuali danni. Parchi, associazioni allevatori, istituzioni, cuneesi e torinesi, hanno già attivato i primi fondi per i risarcimenti. Occorre però anche riabilitare un animale che fin dal medioevo ha rappresentato la voracità, la cattiveria e la ferocia, il "lupo cattivo", appunto. E' bello anelare a luoghi selvaggi dove all'improvviso può apparire un lupo ma è doveroso sapere che questi spazi sono ristretti e il nostro Paese è densamente popolato. Oggi la sfida del lupo è paradossale: la possibilità di convivenza tra 60 milioni di italiani e 500 individui di Canis lupus. Perderla sarebbe un ulteriore impoverimento di quella natura di cui nonostante tutto facciamo parte. Gianni Boscolo Direttore di "Piemonte Parchi"


SCIENZE DELLA VITA. RICERCA MEDICA Il tramonto del luminare
Autore: GIACOBINI EZIO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

LA medicina non è più quella che veniva insegnata fino a una decina di anni fa. L'esperienza dei grandi maestri (al posto delle referenze bibliografiche), la memoria di singoli casi clinici vissuti in prima persona (in sostituzione di ampie statistiche), le esperienze personali del curante (non sempre riproducibili), le cartelle cliniche approssimative e i dati mai pubblicati non hanno più posto nella medicina moderna. Una valanga si è abbattuta sulle antiche glorie del "caso clinico" e sulle scoperte di "nuove terapie" , e non ha risparmiato nulla al suo passaggio. Nella scala dei valori perfino il "consenso" di un gruppo di clinici più esperti e più famosi del mondo è passato all'ulimo posto per affidabilià. La medicina oggi è basata sulla utilizzazione di dati e fatti i più solidi possibili che vengono raccolti nel corso di studi eseguiti su migliaia di pazienti in vari centri mondiali. I dati sono scientificamente documentati mediante ricerche lunghe e costose. I risultati vengono pubblicati su riviste mediche internazionalmente riconosciute sulle quali devono apparire esclusivamente dati esaminati criticamente in precedenza da due o più specialisti. La pubblicazione del dato è un dovere del clinico in quanto rappresenta l'unico metodo valido per assicurare il vaglio critico della comunità medica internazionale e per fornire ad altri la possibilità di verificarlo. Esperienze di nuove terapie sulle quali esistano osservazioni non rigorosamente controllate eseguite da ricercatori isolati non hanno praticamente valore finché non passate al vaglio della verifica. Tali dati si valorizzano solo quando possono essere confrontati a quelli di studi eseguiti colla stessa metodologia su casi provenienti da altri centri clinici. Nei Paesi anglosassoni questo procedimento si chiama Evidence-Based Medicine (Ebm) cioè medicina basata sull'evidenza dei fatti (Mbe), in quelli di lingua francese "medicine fondee sur des preuves". Essa fa parte dell'insegnamento in molte scuole di medicina e di specializzazione in Europa e Usa e rappresenta un modo di insegnare ai futuri medici a ragionare su fatti dimostrati anziché su intuizioni, e a formulare domande chiare e precise. La "medicina basata sull'evidenza dei fatti" sta avendo ripercussioni profonde anche nel campo delle assicurazioni e della politica dell'assistenza sanitaria. Si può parlare di un processo inverso in cui la valutazione dei costi di una terapia e l'analisi economica (farmaco-economia) hanno portato alla cosidetta "outcome research" o ricerca dei "risultati ottenuti" intesa a valutare il fattore costo/beneficio di un determinato intervento terapeutico. La necessità di valutare l'intervento terapeutico alla luce di risorse limitate e di costi crescenti impone l'uso di metodi solidi di esame che possano essi stessi favorire lo sviluppo di una medicina fondata sui fatti. Per il medico la medicina basata sull'evidenza dei fatti rappresenta una serie di tappe che partono dalla formulazione del caso clinico di fronte al paziente e arrivano mediante la ricerca dei dati pertinenti nella letteratura al controllo della validità dell'informazione e della sua utilità pratica. La medicina basata sull'evidenza non è una scienza autonoma ma si basa essenzialmente su qualità e validità delle fonti d'informazione attuali o di indagini retrospettive (metanalisi) a cui attinge. Tali informazioni vengono continuamente modificate dai nuovi risultati e pertanto rendono necessario un costante aggiornamento. Ciò significa in pratica l'utilizzazione di studi e statistiche di dati "controllati su casi non selezionati arbitrariamente". Nel caso di verifica della validità di una data ipotesi terapeutica (esempio: è tale preparato dotato di efficacia clinica come terapia anti-tumorale?) si esamina in parallelo al gruppo di pazienti trattato col presunto farmaco anche un gruppo di controllo. In quest'ultimo, paziente, medico curante, parenti e infermiere ignorano totalmente se il paziente abbia ricevuto il prodotto attivo (presunto farmaco) o solo placebo (sostanza senza alcun effetto farmacologico). I risultati della letteratura medica internazionale sono oggi facilmente e rapidamente reperibili (anche dai pazienti]) mediante Internet, Medline e altri numerosi servizi. L'ignoranza non è più permessa. Tenendo conto della complessità di ogni singolo caso clinico tali informazioni forniscono spesso solo delle indicazioni generali che devono essere valutate dal medico. Alcune riviste mediche cercano ora di aiutare il medico pratico nella ricerca "del migliore trattamento" analizzando criticamente per lui i dati della letteratura. Se la medicina basata sull'evidenza dei fatti può esser considerata come un metodo utile di insegnamento, addestramento, aggiornamento per il medico pratico e lo specialista, la sua applicazione è ancora più importante nel caso di decisioni a livello collettivo o nazionale (ad esempio l'approvazione o meno di una data terapia antitumorale e la selezione dei pazienti che possano accedere alla medesima). Essa rappresenta un passo obbligatorio per le autorità sanitarie messe di fronte a una richiesta specifica da parte di pazienti e medici. In tal caso la decisione non può che basarsi su dati e fatti reperibili a livello nazionale e internazionale messi in rapporto alla validità dei dati accessibili nel caso specifico. Decisioni prese su basi emotive non convalidate da solidi dati clinici, decisioni "legali" e " compromessi politici" sono destinati inevitabilmente a ripercuotersi in modo straordinariamente dispendioso e tragicamente dannoso sui pazienti coinvolti nell'esperimento Ezio Giacobini


SCIENZE A SCUOLA In Piemonte Fisica ad Alessandria, paleontologia ad Asti, ingegneria genetica a Cuneo, medicina a Pinerolo
LUOGHI: ITALIA
NOTE: SETTIMANA DELLA SCIENZA

ECCO le principali manifestazioni della "Settimana della scienza" tra le molte organizzate in Piemonte. ALESSANDRIA. Alla facoltà di Scienze dell'Università del Piemonte Orientale, via Cavour 84, il 26 marzo è in programma una conferenza di Mauro Dardo, ordinario di fisica generale e preside della facoltà, rivolta a insegnanti, studenti delle scuole superiori e dell'Univeristà su la "La nuova fisica: il piccolo, il grande, il complesso". Il 9 maggio "Il cappello nel mondo", mostra fotografica, con migliaia di opere di fotografi di tutto il mondo, dedicata al Borsalino; via Venezia 7, organizzata dal Centro incontri fotografici audiovisivi. Luigi Martinengo, tel. 0131/262691. All'Itis Volta, spalto Marenco 47, " Luoghi e strumenti degli insegnamenti tecnologici" (23- 27 marzo), mostra che si propone, tra l'altro, di promuovere la conoscenza di una struttura scolastica di rilevanza monumentale in quanto opera originale dell'architetto Gardella. Tel. 0131/222221, fax 225713. Il 22 marzo, infine, in occasione della Giornata nazionale dei planetari, ingresso libero al planetario comunale (Teatro delle scienze, via 1821 n. 11, telefono 0131/202.290. ASTI. Organizzato dall'Associazione per lo sviluppo scientifico all'Auditorium Giovani di via Goltieri 3/A un ciclo di proiezioni (6, 13, 20, 27 marzo) su " La scienza al cinema, tra realtà e fantasia" per sottolineare i profondi legami esistenti tra cinema e scienza. Giorgio Ghia, tel. 0141/399931. "Dalle balene ai rinoceronti astigiani", dal 23 al 29 marzo in via San Martino 5; in mostra i principali ritrovamenti paleontologici avvenuti nell'Astigiano, tra cui una balenottera ritrovata nel 1993. Il 29 marzo escursione guidata all'area paleontologica della Valle Botto. Tel. 0141/592091, fax 593777. "I volti della scienza: immagini di ricercatori astigiani nel tempo", alla Biblioteca di Asti, corso Alfieri 357, 23-29 marzo. Al Centro Giovani dal 23 al 29 marzo, "Dal libro al film: raccontare la scienza", corso di aggiornamento per insegnanti. Anita Bogetti, tel 0141/593002, fax 531013. Al Liceo Alfieri, corso Alfieri 367, dal 23 al 29 marzo, nel laboratorio di fisica sono esposte le collezioni di apparecchiature artigianali del periodo di fine '800-inizio '900. Rosa Badoglio, 0141/593384. Al liceo scientifico F. Vercelli, via dell'Arazzeria 6, al 23 marzo al 4 aprile mostra su "Il cuore: immagini nella storia e nella scienza", tutto ciò che c'è da scoprire su questo delicato muscolo, dalla letteratura ai trapianti. Prenotazione obbligatoria, visita guidata. Vanda Alfani, 0141/215370, fax 410652. BIELLA. Al liceo classico Sella il 28 marzo, nell'ambito del Progetto del museo didattico Roccavilla, si inaugura l'esposizione permanente della racolta di circa 300 strumenti scientifici dell'antico laboratorio di fisica e scienze naturali del liceo; visite guidate e approccio multimediale. Loretta Questa, tel-fax 015/562594. CHIUSA PESIO (Cuneo). Al Polo Val Pesio, via Sant'Anna 34, "Porte aperte sull'ambiente" dal 23 al 29 marzo, a cura dell'Ente gestione dei parchi e delle riserve naturali cuneesi e del Polo di educazione ambientale della Regione Piemonte. Studenti, insegnanti, privati cittadini potranno accedere al laboratorio didattico delle Ente, con la guida di esperti e ricercatori. Tel. 0171/734021, fax 735166. CUNEO. "Le frontiere dell'ingegneria genetica: immagini in videoconferenza", Viale Angeli 24, dal 23 al 29 marzo, a cura di Alliance Francaise di Cuneo. L'iniziativa " intende approfondire a livello scolastico multidisciplinare (scienza e lingua francese) il tema dell'ingegneria genetica con particolare riferimento alla clonazione". Manuela Vico, tel. 0171/46597, fax 694128. IVREA. All'Istituto Massimo Olivetti, via Dora Baltea 1, dal 23 al 29 marzo, "Tecnologiocando con le immagini della scienza e della tecnica", mostra interattiva con materiale didatico prodotto dal Politecnico e dagli istituti tecnici eporediesi. Informazioni Rita Guma e Alessandra Busso, 0125/48208, fax 48970. LESSOLO (frazione Calea, Torino). Il 23 marzo sarà possibile visitare l'antico sito minerario di Brosso con le strutture adibite alla lavorazione del minerale per la produzione del ferro (secoli XVI-XVIII) e gli impianti per l'estrazione della pirite (secoli XIX e XX). Giorgio Faraggiana, 0125/58618. MONDOVI'. "L'uomo e lo spazio alla soglia del terzo millennio", liceo scientifico G. Vasco, piazza IV Novembre, 28 marzo; una mostra, un ciclo di conferenze e una serata di osservazione al telescopio; immagini catturate da sonde e satelliti fornite da Alenia Divisione Spazio. Tel. 0174/558235, fax 558241. NOVARA. "Immagine, scienza e fantascienza", istituto magistrale Bellini, B.do Lamarmora 10, dal 23 al 28 marzo; ricerca storica sul tema fantascientifico nella letteratura, nel cinema, nel fumetto. Tel. 0321/627125, fax 399618. La media statale Pier Lombardo, in collaborazione con altre scuole, ha predisposto un ipertesto sul tema "Le immagini della natura nelle creazioni dell'arte e della tecnologia". OVADA. All'Istituto tecnico industriale Barletti "Carlo Barletti (1735-1800) e la cultura scientifico-tecnologica della seconda metà del '700"; in via Duchessa di Galliera 23, dal 23 al 29 marzo. Mostra delle opere a stampa dello scienziato nativo di Rocca Grimalda e delle numerose lettere scambiate con i maggiori studiosi dell'epoca: Volta, Spallanzani, Lorgna, Malacarne, Firmian, Kaunitz von Rietberg. Prof. Alessandro Laguzzi, 0143/81576- 86493, fax 835061. PINEROLO. "Il mezzo secolo d'oro della medicina torinese" al Palazzo del Senato dei Principi d'Acaja, viale Giolitti 1. Nella seconda metà dell'800 la facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Torino assunse fama internazionale grazie alla presenza di studiosi come Moleschott, Lombroso, Lessona, Mosso e altri. Dario Sceglie, tel. 0121/794382, fax 75547. SALUGGIA (Vercelli). L'Enea, strada Crescentino, organizza tre seminari tematici (24, 25 e 26 marzo) su valutazione e protezione dell'ambiente, parco fluviale del Po, energia e ambiente. Visite agli impianti dell'Ente. Giulia Menchetti, tel. 0161/483396, fax 483428.


L'utilità dell'"inutile" Le neuroscienze hanno bisogno di ricerca pura
Autore: RIZZOLATTI GIACOMO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «GIORNATA DEL CERVELLO»

IN occasione della "Giornata del cervello" è importante non solo discutere i problemi che devono essere risolti dalle neuroscienze e mettere in evidenza gli enormi progressi ottenuti in questo campo ma anche dissipare i luoghi comuni che possono ostacolare il progresso delle neuroscienze. Il luogo comune più diffuso e nocivo, quando si parla di scienze biomediche, è che la scienza debba essere utile. Se la scienza è "applicata", è utile. Quindi va bene. Se non è " applicata" deve essere fatta da altri. Non in Italia e possibilmente neanche in Europa. Se in un progetto di ricerca di neuroscienze non si promette di scoprire per lo meno la cura dell'Alzheimer, il progetto non è buono. Questa (aberrante) concezione della scienza ha dominato e purtroppo domina la scena tra i politici e gli organizzatori della scienza in Italia ed in Europa (non è vero, signora Cresson?). La Russia degli anni del comunismo fu il laboratorio in cui molte delle "verità" dei luoghi comuni del secolo sono state scientificamente sperimentate. Dallo Stato centralizzato ai piani quinquennali, dall'arte impegnata alla scienza utile. Sempre con risultati catastrofici. Nella scienza utile, utilissimo era Miciurin. Miciurin coltivava zucche. Erano delle belle zucche. Altri perdevano tempo in laboratorio a giocare con le leggi della genetica. Miciurin no. E lo Stato impose che si smettesse di perdere tempo. La genetica russa fu spazzata via. Gli Stati occidentali non mettono in prigione gli scienziati non conformisti, ma hanno anch'essi mezzi efficaci per orientare la ricerca. Piani finalizzati, interventi dei sindacati, programmi quadro, priorità decise in base a pressioni della stampa. Il sogno del politico sono sempre le zucche di Miciurin. Grandi e utili. Dov'è l'errore? La medicina cura scoprendo nuovi meccanismi, nuove leggi. La biologia e le neuroscienze in particolare hanno bisogno di scoperte e di null'altro. L'applicazione arriva dopo e non ha bisogno di particolari incentivi. Oggi tra i vari campi delle neuroscienze le meno "utili" sono probabilmente le neuroscienze cognitive. Eppure non è difficile scommettere che saranno proprio le scoperte in questo campo che domani permetteranno di affrontare le malattie psichiatriche, da quelle maggiori alle nevrosi. Come uscire dal luogo comune della scienza che "deve" essere utile? Probabilmente facendo capire che la scienza "è" utile. La scienza ha le sue regole, ha i suoi valori. Difficilmente chi fa scienza non si rende conto se un progetto è innovativo o no, se alla base di un programma vi sono delle idee o c'è il vuoto. Se un progetto scientificamente valido decolla, l'utilità pratica sarà immancabile. Non oggi forse, ma domani certamente. Se un progetto decolla perché politicamente corretto i soldi saranno spesi male. Oggi e domani. Compito dello Stato è creare le condizioni per cui i fondi che assegna finiscano a chi sa fare la ricerca, non a chi promette ricerca "utile". L'obiezione che verrà fatta a questa concezione è intuibile. Concezione aristocratica, anacronistica. Elogio della scienza pura. Invece è vero proprio il contrario. La ricerca applicata è fondamentale. Ma se si vuole una buona ricerca applicata, almeno nel campo delle neuroscienze, questa non deve essere guidata dagli incentivi statali. Non servono. Si deve potenziare il rapporto diretto tra produttori della ricerca - università (finalmente autonome), centri di ricerca - e chi è in grado di sfruttarla - industria -. Sono questi gli attori che determinano il successo della ricerca applicata. Giacomo Rizzolatti Presidente della Società italiana di neuroscienze


SCIENZE FISICHE. FISICA DELLA QUOTIDIANITA' La sabbia, natura ambigua Ha le proprietà di un solido e di un liquido
Autore: CAGNOTTI MARCO

ARGOMENTI: FISICA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Stato liquido e stato solido

I bagnanti corrono sulla spiaggia e si tuffano tra le schiume del mare: è una scena consueta delle vacanze estive, che tutti speriamo di poter rivedere presto, appena arriverà la stagione delle vacanze. Ma fermiamoci un momento a pensare e a riflettere: perché la gente affonda nell'acqua e la fende senza difficoltà, ma lo stesso non accade per la sabbia? La prima risposta che viene in mente, per la verità piuttosto banale, è: perché la sabbia è solida e l'acqua è liquida. Un attimo di attenzione in più mostra però che la sabbia è un solido di natura un po' speciale: infilandoci dentro un dito, si riesce a farlo penetrare agevolmente per qualche centimetro. Provate a fare lo stesso con un pezzo di legno: niente da fare. Inoltre molti tipi di sabbia, al pari dei liquidi, non hanno una forma propria ma assumono quella dei recipienti che li contengono. Dunque la sabbia è un solido, o un tipo molto particolare di liquido, oppure qualcosa di intermedio con proprietà dell'uno e dell'altro? Se prendiamo un cilindro contenente una sostanza allo stato liquido e la comprimiamo con un pistone, troviamo che l'aumento di pressione si distribuisce uniformemente su tutte le pareti e i corpi immersi, e la forza è perpendicolare a tutte le superfici. Prendiamo invece un corpo solido, che contenga un altro corpo di una sostanza diversa, e comprimiamolo esternamente da tutte le direzioni. La forza che agisce sul corpo interno avrà una componente perpendicolare alla superficie, ma anche una componente parallela ad essa. E nella sabbia cosa succede? In un mezzo granulare la forza parallela alla superficie non è nulla, come nei solidi, però dipende dalla pressione del mezzo circostante. Ecco dunque spiegato perché, quando infiliamo un dito nella sabbia, dopo qualche centimetro facciamo più fatica: perché in superficie la pressione esterna è debole e la sabbia si comporta come un fluido, ma poi scendendo in profondità la pressione aumenta e il mezzo diventa sempre più solido. Per comprendere i meccanismi fisici che spiegano il comportamento della sabbia si possono eseguire complesse simulazioni al calcolatore, in cui il mezzo viene rappresentato da un insieme di sferette incompressibili e di dimensioni variabili, sottoposte a una forza esterna. Il risultato mostra che le forze che si esercitano fra un granello e l'altro si dividono in due tipi: quelle la cui intensità è superiore all'intensità della forza media, e quelle che invece hanno un'intensità inferiore. Se si evidenziano e si uniscono i punti di contatto nei quali agiscono le forze più intense, si trova una vera e propria "rete" all'interno del mezzo. Se invece si studiano le forze meno intense della forza media, si trova una seconda "rete" che si sovrappone alla prima. La ragione di questa differenza può essere compresa pensando che lunghe successioni di granelli allineati possono trasmettere forze anche molto intense. Quelli che però sono leggermente spostati dall'allineamento sono costretti a trovare un sostegno laterale nei granelli circostanti, esercitando forze più deboli che si trasmettono e si ridistribuiscono nel resto del mezzo. La "rete" delle forze più intense trasmette i tre quarti della pressione e tutta la componente delle forze non perpendicolare alle superfici. Essa si comporta dunque come un solido. Le forze più deboli trasmettono invece un quarto della pressione e non hanno una componente parallela alle superfici. La "rete" corrispondente può dunque essere assimilata a un fluido. In definitiva, la sabbia assomiglia un po' a una spugna, nella quale una fase liquida coesiste con una fase solida. Però in una spugna il solido e il liquido sono nettamente distinti, mentre nella sabbia sono sempre gli stessi grani che, a seconda che facciano parte della "rete" delle forze intense o di quella delle forze deboli, appartengono al solido o al liquido. (Si veda il disegno che schematiza le forze in un liquido - tutte perpendicolari - e in un solido - dove esiste anche una componente parallela). Anzi, basta deformare anche poco il mezzo perché i grani passino improvvisamente dal solido al liquido e viceversa. E ora che i segreti della sabbia sono stati svelati, appena arriverà la buona stagione potremo tornare a correre allegramente sulla spiaggia. Marco Cagnotti


SCIENZE FISICHE. APPLICAZIONI SPAZIALI La tecnologia del superfreddo
Autore: SALOMONE LUIGI

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
LUOGHI: ITALIA

DELLE alte temperature si leggono spesso curiosità e applicazioni in articoli divulgativi. Si parla molto meno, invece, delle basse temperature e della criogenia, cioè della tecnica per ottenerle e applicarle. Per alcuni esperimenti da eseguire in assenza di gravità (o più esattamente in assenza di peso), gli astronauti della futura Stazione Spaziale Internazionale, disporranno di Melfi (Minus Eighty Laboratory Freezer for Iss), un congelatore a -80o C, adatto al contesto spaziale, con un assorbimento di soli 100 watt. Ogni generatore di freddo comprende un compressore e un espansore: l'azione combinata sul gas del circuito produce calorie e frigorie. L'originalità del generatore Melfi è di avere installato questi due elementi sullo stesso asse. Il compressore è di tipo centrifugo, l'espansore è la ruota di una turbina centripeda e l'insieme ruota a 100.000 giri al minuto, senza alcun contatto con la parte statica grazie a cuscinetti a gas. Il compressore è mosso da un motore elettrico che, ricuperando parte dell'energia dalla rotazione della turbina di espansione, comprime un gas che sarà nuovamente espanso nella turbina stessa. Un modo originale di realizzare il ciclo Brayton, correntemente usato per grandi equipaggiamenti. Il ciclo termodinamico Stirling per la generazione del freddo a -80o K e a debole potenza ha oggi trovato molte applicazioni nel campo medico nucleare e spaziale. Questi minuscoli generatori di bassa temperatura si usano anche nel raffreddamento dei componenti superconduttori (telefonia) e nell'informatica; hanno una vita di almeno 10.000 ore e la potenza assorbita va da 0,25 a 4 watt. La protezione fisiologica dei piloti degli aerei militari e del personale navigante comporta lo sviluppo di sempre migliori tecnologie di separazione dei gas dell'aria. Nuovi sistemi autonomi per il suolo o per essere imbarcati a bordo, permettono lo stoccaggio, la produzione e la filtrazione dell'aria, dell'azoto e dell'ossigeno. Un nuovo generatore di ossigeno installato a bordo fornisce una alimentazione continua di aria arricchita in ossigeno ai piloti di aerei militari. Il raffreddamento di bordo degli equipaggiamenti optronici è realizzato con sistemi che utilizzano il ciclo di espansione Joule-Thomson o i cicli termodinamici Stirling e Brayton. Nel campo spaziale si possono avere diversi exploit tecnologici nella zona delle temperature criogeniche. Ecco qualche curiosità. Il serbatoio del terzo stadio di "Ariane 4" contiene ossigeno liquido (-186o C) e idrogeno liquido (-253o C). Non isolato pesa 475 kg e contiene 12 tonnellate di LOX e LH2, ossia 25 volte il suo peso. Con lo stesso rapporto peso/capacità il serbatoio di una Fiat Brava conterrebbe 220 litri di carburante. Se "Ariane" avesse la taglia di un sigaro, il serbatoio criogenico avrebbe le pareti sei volte più sottili della cartina da sigarette; la sua resistenza meccanica è quindi eccezionale: al decollo sopporta contemporaneamente la formidabile spinta dei motori del primo stadio (che accelerano le 470 tonnellate del vettore fino a 6600 km/h) e il peso del satellite e della sua struttura (6,7 tonnellate). Questo mirabile serbatoio da "Ariane 1" ad "Ariane 4" si è evoluto e ha incrementato la propria capacità del 46 per cento, aumentando il proprio peso solamente del 30 per cento. Luigi Salomone


SCIENZE DELLA VITA. I NUDIBRANCHI Lumachine di mare ancora piene di segreti biologici Molte usano come arma dei veleni dalla formula chimica tuttora non conosciuta
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA
NOMI: JOHANNES ROBERT
LUOGHI: ITALIA

IL piccolo schermo fa meraviglie. Ci mostra un fiore che sboccia a tempo di record, ci rivela i particolari anatomici di un minuscolo insetto, ci fa conoscere una folla di creature marine che passerebbero altrimenti inosservate. Come i nudibranchi, le lumachine di mare. Abbiamo ancora scarse conoscenze su queste bizzarre creature che misurano da qualche millimetro a 30 centimetri. Se ne conoscono a tutt'oggi circa 4500 specie. Non possedendo una conchiglia, come le chiocciole terrestri e i molluschi bivalvi, debbono ricorrere per forza ad altri mezzi difensivi. E molte ricorrono al veleno, un'arma di sicuro effetto, largamente diffusa nell'ambiente marino. I loro veleni sono ancora sconosciuti. Se ne ignora la composizione chimica. Generalmente in natura le specie velenose hanno colorazioni particolarmente sgargianti. Sono i " colori di ammonimento". E' come se volessero dire ai predatori: se non volete avvelenarvi, girate alla larga. E l'ammonimento il più delle volte funziona, anche nel caso dei nudibranchi. Ma chi i colori non ce li ha, trova modo di procurarseli. Come? Prendendoli a prestito dalle prede. E' quel che fanno i nudibranchi dei generi Doris, Archidoris, Rostanga (e altri), i quali trascorrono la maggior parte del loro tempo sui massi subacquei incrostati di spugne. Proprio di queste spugne si nutrono, traendone i pigmenti colorati. E non si limitano a questo. Incorporano anche le spicole protettive incluse nei tessuti delle spugne. Il risultato è duplice: il nudibranco, divenuto roseo, risulta invisibile posato com'è su una spugna dello stesso colore e inoltre l'armatura che non ha avuto in dote da madre natura se l'è procurata con il pasto quotidiano. Sono invece di colore scialbo le specie del genere Calma che vivono tra le uova dei pesci. Si direbbe che abbiano tutto l'interesse di non farsi notare, dato che fanno man bassa delle uova stesse, suggendone la ricca sostanza nutritiva. Ed è un cibo così altamente assimilabile che non dà prodotti di rifiuto. Di conseguenza il mollusco, non dovendo espellere escrementi, ha l'apertura anale sigillata] Certo, col loro tenero corpo nudo, le lumachine di mare sarebbero alla mercè degli innumerevoli predoni del mare, se l'evoluzione non avesse escogitato un incredibile espediente Ecco un minuscolo Glaucus marinus, lungo solo un paio di centimetri. Il suo diafano corpo azzurrognolo porta tre coppie di strani ciuffi laterali. Fluttua nell'acqua, avvicinandosi lentamente a un disco natante del diametro di circa 5 centimetri, circondato da una corona di tentacoli. E' un celenterato, una Porpita porpita, armato come tutti i suoi simili di innumerevoli micidiali " cnidocisti", l'arma segreta dei celenterati, quella che i bagnanti saggiano al casuale contatto con le meduse. La cnidocisti è una capsula microscopica piena di liquido velenoso, nella quale pesca un filamento sottile e cavo avvolto a spirale. Un peluzzo esterno, lo " cnidociglio", fa da interruttore. Basta sfiorarlo perché il filamento scatti all'infuori e come un ago da siringa inietti nelle carni del disturbatore il liquido tossico. Osserviamo col fiato sospeso il Glaucus temerario che inconsciamente va incontro alla morte. E invece, meraviglia delle meraviglie, non succede proprio nulla. Il Glaucus non solo si avvicina alla Porpita e la tocca, ma si mette tranquillamente a sbocconcellarne i tentacoli, che evidentemente sono la parte più gustosa. E le migliaia di cnidocisti, di quelle famigerate celluline, urticanti per noi umani, mortali per i piccoli organismi marini? Quelle il Glaucus se le ingoia con grande disinvoltura, perché ha preso in anticipo le sue precauzioni. Ha pensato bene di lubrificare bocca e tubo digerente con un abbondante strato di muco. In questo modo le cellule urticanti scivolano via intatte, senza danneggiare le delicate mucose interne. L'astuto nudibranco ha tutto l'interesse di non digerirle, perché ha un piano machiavellico da attuare. Infatti, una volta che hanno superato il tubo digerente, le spedisce all'estremità delle appendici digitiformi, i "cerati" che gli sporgono come escrescenze dal dorso e dai fianchi e formano appunto quei buffi ciuffetti laterali. Qui le conserva in speciali sacchetti-magazzino per utilizzarle al momento opportuno. Così, mentre fino a un minuto prima il Glaucus era una creatura inerme, incapace di difendersi, di punto in bianco diventa una preda pericolosa da avvicinare. Questo discorso si riferisce alla famiglia degli Eolidi, che comprende le forme più ricche di cerati, cioè di ciuffi e di strane appendici, nonché di colori sfavillanti. Un'altra grande famiglia, quella dei Doridi, disdegna il furto di armi e ricorre alla guerra chimica. Lo zoologo Robert E. Johannes dell'Università delle Hawaii ha condotto una serie di ricerche sulla specie Phyllidia varicosa e ha scoperto che questo nudibranco, indigeno di quelle isole, emette una sostanza tossica. Basta che l'acqua di una vasca contenga il due per cento del muco velenoso perché pesci e crostacei che vi abitano muoiano l'uno dopo l'altro nel giro di cinque ore. Per masticare le prede, le lumache di mare usano la particolare lingua rasposa tipica di molti molluschi, la radula. Una sorta di grattugia, irta di innumerevoli dentini. Tanto per darne un'idea, la radula della chiocciola comune, la Helix pomatia, ne conta ventimila. E nei vivai dove moltitudini di chiocciole sono intente a consumare il pasto, si ode distintamente il rumore della masticazione come un forte brusio. Il bello è che ne esistono tante versioni quante sono le specie. Ognuna ha il suo particolare tipo di grattugia. Come si vede sono eteree solo in apparenza, le lumachine di mare. In realtà sono voraci e organizzatissimi carnivori che hanno risolto in maniera ingegnosa i loro problemi di sopravvivenza. Isabella Lattes Coifmann


IN BREVE Nuova fibra antifiamma
ARGOMENTI: CHIMICA
LUOGHI: ITALIA

C'è una nuova fibra antifiamma. Si chiama Kermel e, unita a Viscosa Fr, permette la confezione di indumenti di eccezionale resistenza al fuoco.


IN BREVE Operatori di planetari
ARGOMENTI: ASTRONOMIA, LEZIONI
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, LUMEZZANE (BS)

Nel fine-settimana del 25-26 aprile si svolgerà a Lumezzane (Brescia) un corso per operatori di planetari e osservatori pubblici organizzato dagli astrofili bresciani. Tel. 030-871.861.


SCIENZE A SCUOLA. 23-29 MARZO: E' LA SETTIMANA DELLA SCIENZA Operazione laboratori aperti Migliaia di visite guidate per gli studenti curiosi
LUOGHI: ITALIA
NOTE: SETTIMANA DELLA SCIENZA

RITORNA per l'ottavo anno, dal 23 al 29 marzo, la "Settimana della cultura scientifica e tecnologica", occasione per avvicinare l'opinione pubblica, e specialmente i giovani, agli istituti di ricerca, all'università, ai laboratori. L'iniziativa parte dal ministero dell'Università e della ricerca e coinvolge un numero crescente di istituzioni: alcune migliaia in tutta Italia. Proviamo a tracciare una mappa delle principali manifestazioni, in modo che scuole, associazioni e singole persone interessate possano approfittare di questa settimana "a laboratori aperti". A ROMA l'Accademia dei Lincei, con Musis, Discoteca di Stato e Università Tor Vergata, organizza il 25 e 26 marzo all'auditorium di via della Lungara, un'iniziativa di divulgazione dal titolo "Analisi e sintesi digitale del suono". Negli stessi giorni, dalle 10 alle 14, visite per le scuole. L'Asi, agenzia spaziale italiana, oltre a numerose manifestazioni in vari centri italiani (Matera, Trapani, Torino, Milano, Napoli) organizza varie manifestazioni a Roma; mercoledì 25 marzo, ore 9,30 al Centro congressi dell'Università La Sapienza, in una manifestazione dal titolo "Dalla Terra allo Spazio" Giovanni Bignami illustra i programmi spaziali in cui è presente l'Italia. A FRASCATI l'Istituto nazionale di fisica nucleare apre i laboratori a un migliaio di studenti delle medie superiori e dell'università; altri 15 studenti di liceo sono ospitati nei laboratori per l'intera settimana con la possibilità di provare a "fare i fisici". A MILANO il Museo della Scienza e della Tecnica offre un fitto calendario di mostre, dibattiti ed eventi di varia natura: martedì 24 alle 11,30, con l'intervento del sottosegretario al ministero dell'Università e della ricerca scientifica, Carlo Tognon, sarà presentata la nuova guida al Museo edita da Skira. In precedenza, alle 9,30, apertura della mostra Museo del lavoro-Musei e università. Dal 25 al 28 "Salvaguardia ambientale e sicurezza stradale" per insegnanti e studenti. Giovedì 26 "Verso Saturno", il viaggio della sonda Cassini-Huygens. A FIRENZE è aperta dal 6 marzo e fino al 7 giugno nella Cripta della Basilica di Santa Croce la mostra "I sensi del mondo: esperienze sui nostri sensi e su quelli dei nostri dissimili", con laboratori didattici per le scuole (dai 4 anni al biennio delle superiori) dal lunedì al venerdì: come vedono il mondo i gatti o gli elefanti, gli insetti o i coccodrilli, come funzionano gli "ipersensi" in certi animali, come l'olfatto nel cane. Sabato e domenica la mostra si rivolge invece al grande pubblico con atelier su temi quali "Lo zoo dei rifiuti" (trasformare i rifiuti in nuovi oggetti utili), "La magia dei sensi" o "Grovigli sonori". Disponibile anche un libro-catalogo interattivo, titolo "Che senso ha?", con Cd-rom edito da Giunti di Firenze e Editoriale Scienze di Trieste. A BOLOGNA si inaugura il 4 aprile e resta aperta fino al 26 luglio nei palazzi Re Enzo e Podestà " Giochi di luce; percorsi fra arte e scienza", mostra interattiva che si propone di mettere a contatto due espressioni generalmente ritenute lontane e quasi antitetiche; la sezione intitolata "Vedere la luce" è allestita dal Museo di arte contemporanea di Barcellona. Tutti i giorni sono aperti atelier destinati al grande pubblico per esperienze spettacolari su temi quali la luce, le ombre, il colore. A NAPOLI numerose iniziative ruotano intorno alla Fondazione Idis e alla Città della Scienza. Citiamo: "Osservazione del cielo con il planetario", conferenza, martedì 24 su prenotazione. "Un sismometro per le scuole", progetto che prevede il coinvolgimento di scuole, musei scientifici e istituti di ricerca di vari Paesi per realizzare una rete europea di sismografi nelle scuole. "Piccolo più piccolo microscopico" dedicato ai bambini. Altre manifestazioni sono state organizzate in collaborazione con il Cira, l'Asi, il Centro universitario di ricerca bioetica, l'Osservatorio vesuviano. Due eventi assumono particolare rilievo a TORINO, uno al Politecnico dedicato al grande pubblico e in particolare agli studenti delle superiori, l'altro (a metà strada tra scienza e gioco) rivolto ai ragazzi. Il Politecnico, in collaborazione con Regione, Provincia di Torino, Provveditorato agli Studi e Associazione CentroScienza, organizza una serie di incontri, dibattiti, rappresentazioni e proiezioni raccolte sotto il titolo "Attraverso lo schermo", che hanno per tema le immagini della scienza e della tecnologia (tutte si svolgono nell'aula magna e per tutte occorre la prenotazione). Si inizia lunedì 23 marzo, ore 11, con "Olivetti" di Laura Curino e Gabriele Vacis, ritratto di una famiglia attraverso i suoi componenti, a cura del Laboratorio Teatro Settimo. Martedì 24, ore 9,30, "La memoria della fabbrica", immagini degli archivi e delle cineteche di alcune grandi aziende, a cura dell'archivio storico Ansaldo, archivio storico Fiat e Fondazione Micheletti di Brescia. Interviene Valerio Castronovo. Alle 15 "Facciamo un multimedia per la scuola": tecnici ed esperti illustrano le modalità per creare uno strumento didattico multimediale. Mercoledì 25, ore 9,30, "Le nuove frontiere dello spazio", dalla stazione orbitale internazionale alla missione interplanetaria Cassini; proiezione di filmati e interventi dei professori Sergio Chiesa e Ernesto Vallerani. (Una presentazione delle attività spaziali italiane è in programma il 24 marzo all'Alenia Spazio in corso Marche 41, in collegamento con il Johnson Space Center di Houston; informazioni Bruno Frigerio, tel.011/7180739, fax 7180900). Alle 15 "Lezioni. Cinque annotazioni per il prossimo secolo"; come si fa una lezione in tv, dietro le quinte di uno studio televisivo; interverranno Carlo Ossola, Mario Rasetti e Vittorio Marchis. Giovedì 26 alle 9, 30 "Arte e/o tecnologia", a cura di Extramuseum, CentroScienza e ArsLab: nei laboratori dove l'arte e la tecnologia si confondono. Lo stesso giorno alle 15 "La società cablata", la città del terzo millennio, grande rete multimediale e laboratorio interattivo per il lavoro e il tempo libero. Interverrà Gian Paolo Balboni dello Cselt. Chiude la serie venerdì 27 alle 9,50 e alle 15 "Dal filmato scientifico alla televisione satellitare", esperienze e testimonianze della settima arte per la diffusione delle conoscenze scientifiche, dai pionieri come Roberto Omegna alla televisione satellitare. Interverrà Maria Amata Garito. Per tutte queste manifestazioni informazioni e prenotazioni presso CentroScienza, 011/835060. Dedicato ai ragazzi è "Starlab", planetario gonfiabile a forma di igloo (circa 5 metri di diametro) con al centro un proiettore capace di riprodurre il cielo visibile da qualunque latitudine e stelle fino alle quinta magnitudine. Sarà installato dal 23 marzo al 4 aprile al Museo regionale di scienze naturali di via Giolitti 36. Si entra scalzi attraverso un tunnel e ci si siede su cuscini distribuiti a terra; mentre nel buio cominceranno a diventare visibili le stelle (oltre 3000) un animatore illustrerà i miti legati alle costellazioni, la posizione del Sole, dei pianeti, della Terra, l'alternarsi delle stagioni, le fasi lunari. Insomma, come dice il titolo dell'iniziativa, "il cielo a portata di mano". " Starlab" è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 12, 30 e dalle 14 alle 17 per le classi delle Medie inferiori. Le prenotazioni vanno fatte presso CentroScienza, via San Francesco da Paola 16, tel. 011/835060, fax 8127735. Il 22 marzo la "Giornata nazionale dei planetari" si festeggerà con l'ingresso gratuito. Agli appassionati di astronomia segnaliamo, tra i cento planetari italiani, i due maggiori: quelli di MILANO (tel. 02/295.31.181) e MODENA (tel. 059/224.726).


SCIENZE FISICHE. RICERCA FONDAZIONE AGNELLI Science Centre Casi esemplari
Autore: BIANUCCI PIERO

ARGOMENTI: DIDATTICA, STORIA DELLA SCIENZA, PROGETTO, PROVINCIA, PRESENTAZIONE
NOMI: BODO SIMONA
ORGANIZZAZIONI: PROVINCIA DI TORINO, FONDAZIONE AGNELLI
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, TORINO (TO)
TABELLE: T. I tipi di Science Centre

C'ERA una volta il museo della scienza. E c'è ancora. Ma a fianco del museo che conserva ed espone, che documenta e nel documentare affianca, come un libro di testo tridimensionale, l'insegnamento svolto nelle scuole, da almeno trent'anni è sorta una struttura nuova, che non conserva perché non ha nulla da conservare, ma fa entrare il visitatore in contatto diretto con la cultura scientifica tramite esperimenti e apparecchiature interattive (exhibit). In mancanza di meglio, queste strutture sono chiamate Science Centre. Italianizzando, "centri della scienza". Ce ne sono, nel mondo, più di 400, con varie sfaccettature. Si va dall'Exploratorium di San Francisco, capostipite di queste strutture culturali, fondato da Frank Oppenheimer, alla Villette di Parigi, al recentissimo newMetropolis di Amsterdam disegnato da Renzo Piano. In piccolo, in Italia c'è la Città della Scienza della Fondazione Idis a Napoli, e a Torino va segnalata - storicamente prima in assoluto - " Experimenta", mostra interattiva promossa dalla Regione Piemonte ogni anno su un tema diverso, che fino all'anno scorso è stata ospite di Villa Gualino e ora punta a una sede permanente. Ma le ambizioni crescono: la Provincia di Torino progetta un Science Centre con precisi collegamenti alle tradizioni scientifiche e tecnologiche del territorio, che sono la meccanica fine (Fiat, Alenia: dalle auto alle stazioni spaziali), la telematica (Cselt, Centro ricerche della Rai, Olivetti) e, ultime arrivate ma molto importanti, le biotecnologie (Parco del Canavese). Poiché per fare qualcosa di veramente nuovo occorre conoscere bene l'esistente, la Provincia di Torino ha commissionato alla Fondazione Agnelli uno studio delle varie generazioni di Science Centre che si sono susseguite in America e in Europa dagli Anni 60 ad oggi. La ricerca, svolta da Simona Bodo, è stata presentata nel corso di un convegno il 9 marzo presso la stessa Fondazione Agnelli, con interventi di Jorge Wagensberg (Museu de la Ciencia di Barcellona), Melanie Quin (Tecniquest, Cardiff), Andrea Bandelli (newMetropolis, Amsteradam), Per-Edwin Pers son (Heureka, Helsinki), Paolo Galluzzi (Museo di storia della Scienza, Firenze) e di Amodio della Fondazione Idis di Napoli. La ricerca analizza 12 "casi" di Science Centre e ne individua 4 tipi principali: centri di servizi alla didattica (Exploratorium), lunapark scientifici (Pacific Science Center), agorà scientifiche (newMetropolis), monitor dell'innovazione (Columbus Center), incubatori dello sviluppo locale (Città della scienza di Napoli). La Cité di Parigi sta a sè: ha un po' tutte queste funzioni e si propone come modello globale, nel solco della " grandeur" francese. Quale tipo di Science Centre sia adatto a Torino è tema di un confronto tuttora in corso: dipenderà dalla collaborazione tra Regione, Comune e Provincia (rappresentati al convegno da Giampiero Leo, Ugo Perone, Valter Giuliano e Mercedes Bresso), dal contributo culturale dell'Università e del Politecnico, dalla collaborazione di industrie e centri di ricerca locali. Una cosa però è sicura: qualsiasi configurazione si voglia dare a uno Science Centre, progettare una struttura di questo genere significa innanzitutto fare un discorso sul cervello e sui suoi meccanismi di apprendimento, badando a una visione critica della scienza, al metodo della ricerca e ai legami tra tecnologie e società. Affinché le tre culture - umanistica, scientifica e tecnologica - non siano più, in Italia, tre ignoranze. Piero Bianucci




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