TUTTOSCIENZE 18 febbraio 98


SCAFFALE Angela Piero e Alberto: "Viaggio nel cosmo", Mondadori
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA, ASTRONOMIA
LUOGHI: ITALIA

"Noos" (cioè "pensiero" in greco antico) è l'astronave che abbiamo imparato a conoscere nel programma di Piero Angela "Viaggio nel cosmo" su Rai Uno. Questo libro imbarca idealmente i lettori sulla stessa astronave e li porta a visitare l'universo, partendo dalla nostra casa cosmica, la Terra, visitando il villaggio planetario nel quale ci troviamo e giungendo infine alle galassie più lontane. In poco più di 200 pagine, l'astronomia, l'astrofisica e le maggiori imprese dell'astronautica sono raccontate con il linguaggio semplice e le metafore illuminanti che costituiscono ormai da molti anni il marchio di garanzia della Ditta Angela. Intanto, da Garzanti, compare la ristampa del saggio- inchiesta "Nel cosmo alla ricerca della vita", che Angela pubblicò per la prima volta nel 1980. Non è invecchiato. I discorsi sulla probabilità che esistano forme di vita extraterrestri e sulle tecniche per identificarle sono tuttora attuali. Piero Bianucci


SCIENZE A SCUOLA. IL DOPO-FERMAT Dal Texas una sfida matematica
Autore: PEIRETTI FEDERICO

ARGOMENTI: MATEMATICA
NOMI: BEAL ANDREW, WILES ANDREW, MAULDIN DANIEL
LUOGHI: ESTERO, AMERICA, USA, TEXAS, DALLAS

E'uno degli uomini più ricchi del Texas. E' sua la più importante banca privata di Dallas. Si chiama Andrew Beal, ha 44 anni, una grande passione per i dollari e l'hobby della matematica. In questo periodo sta lavorando al suo nuovo progetto, la "Beal Aerospace", un centro per il lancio di satelliti commerciali. Ma nel tempo libero dai suoi affari, Beal si dedica allo studio della matematica e in particolare della teoria dei numeri. Come molti matematici, anche dilettanti, è rimasto catturato dal teorema di Fermat, già definito il Sacro Graal della matematica, poiché avrebbe procurato fama e immortalità a chi lo avesse risolto. Un teorema che ha resistito per più di tre secoli a tutti i tentativi di dimostrazione e che finalmente ha ceduto, tre anni fa, ad un matematico della Princeton University, Andrew Wiles (Tuttoscienze, 23 agosto 1997). Anche Beal aveva tentato di dimostrare il celebre teorema, senza riuscirvi, ma non si dà per vinto: ritiene, come molti altri matematici, che esista una dimostrazione più semplice di quella proposta da Wiles. La dimostrazione a cui accennava lo stesso Fermat nei suoi appunti e per la quale non poteva certo disporre dei sofisticati strumenti della matematica moderna. Nel frattempo il banchiere matematico lancia una nuova sfida. Ne ha dato notizia l'ultimo numero del Notices of the American Mathematical So ciety (dicembre 1997, pp. 1436- 1437), con questo commento: "Può succedere, ed è sorprendente, che talvolta qualcuno, come Andrew Beal, pur lavorando isolato e senza collegamenti con il mondo accademico, arrivi a formulare dei problemi di grande interesse e decisamente attuali". Per il teorema di Fermat non è possibile trovare tre numeri interi tali che la somma dei primi due, elevati a una potenza maggiore di 2, sia uguale al terzo numero elevato alla stessa potenza. "Generalizziamo questo teorema - dice Beal - e consideriamo il caso in cui i tre esponenti delle potenze siano diversi fra loro. Neanche in questo caso esistono soluzioni possibili tra i numeri interi". Si tenga presente che i tre numeri devono essere primi fra loro, cioè senza fattori comuni. Soltanto se almeno uno dei tre esponenti è uguale a 1 oppure a 2, è possibile trovare una soluzione. Ad esempio, per 1, 2, 3, la somma di 1 più 2 al cubo è uguale a 3 al quadrato; per 2, 7, 3, la somma di 2 alla quinta più 7 al quadrato è uguale a 3 alla quarta. Ma con tutti e tre gli esponenti maggiori di 2, non esistono più soluzioni nel campo dei numeri interi. Per molti mesi, di notte e nei weekend, Beal usò i computer della sua banca, che non erano impegnati sui conti dei clienti, alla ricerca di una possibile soluzione al suo problema, senza riuscirvi. La sua congettura sembrava corretta: non esistono soluzioni possibili. A questo punto ha deciso di lanciare la sfida ai matematici dilettanti e professionisti di tutto il mondo. Ha anche stabilito un premio per chi riuscirà a trovare la soluzione oppure a dimostrare che questa non esiste: 50 mila dollari. La congettura di Beal, almeno all'apparenza, è molto semplice, comprensibile anche ad un giovane studente, ma la dimostrazione non sembra così a portata di mano. Molti esperti ritengono che una soluzione esista, ma tra i grandi numeri, e che sia quindi necessario il computer per riuscire a rintracciarla. I 50 mila dollari sono per chi riuscirà a trovare sei numeri: tre più i tre esponenti che soddisfino le condizioni poste da Beal. Il premio è stato pubblicizzato soltanto alcune settimane fa, ma ha già attirato migliaia di appassionati di teoria dei numeri ed anche moltissimi giovani studenti che con le loro risposte, lettere, fax ed e-mail hanno travolto Daniel Mauldin, il matematico dell'Università del Texas incaricato di controllare tutti i lavori. Se qualcuno vuole tentare di trovare la soluzione oppure pensa di riuscire a dimostrare che questa non esiste, può consultare il sito della congettura di Beal, dove troverà tutte le informazioni necessarie: http://www.math.unt.edu/~mauldin/beal.html Federico Peiretti


SCAFFALE Dodd Georg e Van Toller Steve: "Fragranze", Edizioni Aporie
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: BIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

L'olfatto è l'organo di senso più trascurato, l'uomo contemporaneo lo rimuove. Eppure il suo ruolo è fondamentale, tanto che le emozioni più profonde e i ricordi più radicati si connettono a sensazioni olfattive. E ognuno di noi ha un odore tanto personale quanto le impronte digitali. Questo saggio tratta ogni aspetto chimico, fisiologico, psicologico e antropologico dei profumi e degli odori. Tra le pagine più curiose quelle dedicate alla classificazione dei profumi in commercio. Uno degli autori, Toller, è l'inventore del "naso elettronico".


SCIENZE DELLA VITA. XENOTRAPIANTI Il maiale del futuro: grande donatore di organi
Autore: VALPREDA MARIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

TRAPIANTI d'organo: una tecnica medica ormai accreditata dai successi ottenuti in ogni parte del mondo. Ad essa si aggrappano, quotidianamente, come unica possibilità di salvezza, migliaia di persone. Ma da sempre i trapianti sono ostacolati da un problema grave, talora insormontabile: la drammatica scarsità di organi umani, che provoca angosciose attese e tante tragedie. Da qui il crescente interesse per la possibilità di utilizzare organi di altre specie (xenotrapianti). In cima alla lista dei potenziali " donatori" c'è il maiale, specie animale su cui da tempo si è concentrata l'attenzione dei ricercatori. In realtà, considerata la vicinanza filogenetica, i più idonei sarebbero i primati non umani (in particolare scimpanzè e babbuino), che offrono il non trascurabile vantaggio di non dare troppi problemi di rigetto acuto. Ma il loro impiego si scontra con due ordini di difficoltà. Innanzi tutto la questione etica: le scimmie hanno un certo grado di consapevolezza, con elevata capacità di sofferenza. Il loro utilizzo susciterebbe una catena di reazioni che gli stessi sperimentatori giudicano quasi impossibili da governare. Si tratta inoltre di animali in pericolo di estinzione e quindi protetti. L'altra ragione, in parte collegata alle prime, è che si tratta di specie con un numero ridotto di individui e con fertilità molto bassa nei soggetti tenuti in cattività. E' impensabile quindi che possano costituire serbatoi sufficienti per fornire un contributo risolutivo alla carenza di organi da trapiantare. Non mancano poi riferimenti ai rischi sanitari, legati alla possibile presenza in questi animali di virus patogeni per l'uomo. Il suino rimane quindi la fonte più promettente di organi per i trapianti nell'uomo. Nel suo caso il largo utilizzo per l'alimentazione umana modifica la percezione della questione etica. Dal punto di vista applicativo, poi, è una specie quasi ideale: è molto prolifico, cresce rapidamente, ha costi di allevamento contenuti anche quando si producono i soggetti cosiddetti Spf, privi di agenti patogeni specifici. Sotto il profilo fisiologico il maiale ha diverse affinità con l'uomo anche se si tratterebbe sempre di un trapianto " discordante", cioè tra soggetti di specie filogeneticamente abbastanza distanti, con conseguenti problemi di doppio rigetto, umorale e cellulare. Si tenta di ovviare all'inconveniente del rigetto impiegando forti dosi di sostanze sintetiche o naturali, che agiscono come immunosoppressori. Tuttavia i rischi non mancano perché questo intervento, alterando il sistema di difesa dell'individuo che riceve il trapianto, può causare complicanze di tipo infettivo e anche neoplastico. Si è anche cercato di produrre maiali transgenici, privi dell'antigene responsabile della maggior parte degli anticorpi naturali dell'uomo contro l'endotelio vascolare del maiale. La sua eliminazione permetterebbe anche di ridurre considerevolmente l'importanza del rigetto umorale. Ma anche nella produzione di animali transgenici finalizzati ai trapianti d'organo non mancano le riserve. Un certo grado di modificazione genetica nei suini è accettato dagli animalisti a condizione però che non si provochino sofferenze negli animali, che non perdano l'identità di specie e, soprattutto, che esista un documentato beneficio per l'uomo. In ogni caso, alla luce delle attuali conoscenze, gli xenotrapianti paiono possibili solamente con alcuni limiti. Infatti, mentre sembra realizzabile la sostituzione funzionale di organi come il cuore e i reni, che giocano un ruolo " fisico-chimico" piuttosto che di sintesi proteica, per il fegato e il pancreas, invece, la strada da percorrere è senza dubbio più complessa. Anche se, considerati l'impegno e gli investimenti nelle ricerche, gli scienziati ritengono che nel giro di una dozzina di anni il ricorso agli xenotrapianti possa risolvere il problema della carenza d'organi. Mario Valpreda


SCIENZE A SCUOLA. UN'INVENZIONE CHE RISALE AI GRECI Il Verduzzo e il sifone di Tantalo Teoria e pratica di un sistema di vasi comunicanti
Autore: BO GIAN CARLO

ARGOMENTI: FISICA
LUOGHI: ITALIA

DAMIGIANA "riposata", mattina solatia e asciutta, primo quarto di luna. E rubinetto automatico per il sifone: ecco la migliore combinazione per travasare il mio Verduzzo. Istruzioni trilingue sul rubinetto tecnologico. Inserire Premere Aspirare Regolare Determinare Ripetere. Difatti reinserisco ripremo riaspiro riregolo ridetermino. Ripeto. Al quarto Ripeto il Verduzzo schizza ancora dappertutto, tranne che nella bottiglia, così elimino la tecnologia e invoco Erone, grande inventore di sifoni nell'antica Grecia. Per il principio di elementarità di Watson non c'era ragione che io litigassi con un attrezzo di disarmante semplicità: un tubo a "U" col braccio corto nell'idromassaggio di bollicine inebrianti e quello lungo, astemio, all'esterno. Se ce l'ha fatta Erone, figuriamoci io. Per metterlo in funzione bisogna caricarlo, cioè riempirlo, o versando liquido nella "U" capovolta e introducendola nel recipiente da scaricare, tenendo tappate le estremità, oppure aspirando dal braccio lungo quando quello corto è già immerso. Tutti e due i casi implicano problemi pratici e igienici che si risolvono brillantemente con un lussuoso tubicino per l'aspirazione a latere. Comunque sia, sia aspirando dal tubo esterno che dal tubicino, se c'è, una volta messo in moto, il funzionamento è automatico. Quando il liquido sgorga dal tubo d'uscita l'efflusso continuerà finché la bocca del ramo esterno è inferiore al livello nel recipiente. Man mano che il liquido (orrore chiamare così il mio Verduzzo) viene tirato, la vena sgorgante si fa più sottile, perché decresce la differenza di altezza tra il livello del liquido medesimo nella damigiana e la bocca esterna del sifone. Si può mantenere costante tale differenza, e quindi ottenere un sifone a efflusso costante, col semplice espediente di inserire la parte del sifone che va in damigiana in un galleggiante; in tal modo può scendere nel recipiente man mano che il liquido si abbassa e mantiene costanti le varie distanze tra livello del liquido e bocca esterna del tubo. Del sifone si occuparono gli dei dell'Olimpo. Tantalo, principe frigio, per infame delitto fu precipitato da Giove nel Tartaro, l'abisso sottostante all'Averno dove Giove - dopo averli fulminati - gettò i Titani che osarono scalare l'Olimpo. Tantalo fu condannato a vedersi sempre dinanzi limpide e fresche acque scorrenti e odorosissimi pomi e a sentirsi morire di fame e di sete, ma ebbe la consolazione del suo nome dedicato a un sifone intermittente. Ad acqua, però: altro che Verduzzo] Gian Carlo Bo


SCIENZE DELLA VITA. PROGRESSI E DIFFICOLTA' La chirurgia dell'aorta In aumento gli interventi riusciti
Autore: ZANETTI PIER PAOLO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

LA chirurgia dell'aorta toracica e toraco-addominale ha mosso i primi passi intorno agli Anni 50 con la Scuola di DeBakey a Houston. Fin dall'inizio questi delicatissimi interventi hanno mostrato i loro limiti: un'alta percentuale di mortalità (30-60 per cento) e di paralisi agli arti inferiori (fino al 40 per cento). La chirurgia del cuore (cardio-chirurgia) e quella dell'aorta addominale (chirurgia vascolare), avendo sempre avuto tassi di mortalità molto più contenuti (1-10 per cento), hanno ottenuto una più rapida diffusione. La chirurgia dell'aorta toracica e toraco-addominale è stata considerata, invece, una sorta di Cenerentola a cui si avvicinavano con molta circospezione anche chirurghi di grande esperienza. Le scuole americane e canadesi hanno coltivato con molta tenacia questa chirurgia, studiando e operando questi pazienti nel ventennio 1950-70, e ottenendo continui progressi, tanto da arrivare ai nostri giorni a tassi di mortalità e di morbilità veramente rassicuranti: mortalità (1-15 per cento), paraplegia (1-10 per cento). L'acquisizione di una completa affidabilità nella circolazione extracorporea, e più recentemente la messa in commercio della bio-pump, il ricorso a materiali altamente idonei a tale chirurgia e, prime tra tutti, le protesi vascolari sintetiche, oltre a un'assistenza anestesiologica pre, intra e post operatoria molto efficace, hanno reso la chirurgia dell'aorta toracica e toraco-addominale non più proibitiva. Le malattie dell'aorta variano dalle rotture acute, spesso traumatiche, alle dilatazioni aneurismatiche, alle dissezioni; anatomicamente interessano quel tratto di arteria che partendo dal cuore viene definito aorta ascendente, arco, aorta toracica discendente, aorta toraco-addominale. Tecniche di indagine sempre più sofisticate (angiografia, Tac, Rmn) hanno svelato malattie dilatative dell'aorta in persone relativamente giovani (4a, 5a, 6a decade della vita) e soprattutto in fasi in cui la malattia è asintomatica o con pochi sintomi, rendendo possibili interventi precoci con ottimi risultati. Fino a 15 anni fa il quadro clinico da rottura dell'aorta toracica e toraco-addominale era spesso confuso con quello dell'infarto del miocardio: solo con la autopsia era possibile fare una diagnosi precisa. Da un punto di vista tecnico la chirurgia dell'aorta toracica e toraco-addominale consiste prevalentemente nella sostituzione del segmento aortico ammalato (rotture, aneurismi, dissezioni) con protesi sintetiche biocompatibili. La complessità di questa chirurgia è determinata dalla necessità di mantenere irrorati organi vitali (cervello, midollo, reni) mediante l'ausilio della circolazione ex tracorporea e/o della bio-pump, nella fase di sostituzione del tratto aortico ammalato, e inoltre di reimpiantare sulla protesi le arterie nutritizie degli organi su accennati. Questa chirurgia, rimasta per anni appannaggio delle scuole americane e canadesi, viene ora eseguita in Italia, anche se in non molte sedi. Tra queste si pone il "Centro di chirurgia della aorta toracica" di Asti che, con 218 casi trattati dal 1994 ad oggi, costituisce uno dei gruppi più importanti in campo nazionale. La scoperta di malattie dell'aorta toracica e toraco-addominale in giovane età, la necessità di fare diagnosi precoce per operare con buone prospettive di successo, ma soprattutto il poter offrire anche in fase acuta sedi qualificate per gli interventi, hanno portato alla ribalta questa chirurgia, ritenuta erroneamente poco frequente. I bassi tassi di mortalità e di morbilità (paraplegia) raggiunti recentemente nella chirurgia dell'aorta toracica e toraco-addominale devono essere di buon auspicio per coloro che si sottopongono a tali interventi e pertanto questa chirurgia va considerata affidabile e non più pionieristica. Piero Paolo Zanetti Centro di chirurgia dell'aorta toracica, Asti


GIOCHI D'AZZARDO La pallina è smemorata Al casinò non esistono " metodi scientifici"
Autore: MEO ANGELO RAFFAELE

ARGOMENTI: MATEMATICA, GIOCHI
LUOGHI: ITALIA

PARLANDO con un amico non cercate di insinuare qualche dubbio sulla bravura del suo medico di fiducia o sull'onestà del politico per cui vota. Non lo convincereste e rischiereste di rovinare un'amicizia per nulla. Lo stesso discorso vale per i giocatori d'azzardo della famiglia dei "sensitivi". Se il vostro amico è uno di quei giocatori che sentono che sta per uscire il "6", non servirebbe invitarlo a cimentarsi con un calcolatore per verificare se indovina le carte di un mazzo virtuale più spesso di quanto suggerisce il calcolo delle probabilità. Vi risponderebbe, come mi rispose un giorno un notissimo sensitivo, di "sentire" le carte e non il calcolatore. Ancora più difficile sarebbe poi convincere il vostro amico che in Paradiso non c'è un mercato nero dei numeri " buoni" del lotto e che comunque le anime dei trapassati si guarderebbero bene dal comparire in sogno ai terreni per indicare le cinquine vincenti perché l'improvvisa ricchezza metterebbe a rischio il destino eterno delle anime dei vincitori. Non serve a nulla contrapporre la razionalità ai sentimenti, perché questi sono molto più forti, probabilmente per un meccanismo naturale volto a garantire la felicità umana. Non potendo smuovere le sicurezze dei giocatori sensitivi, telepatici, o paranormali, questo articolo si rivolge ai giocatori "scientifici" (meno fantasiosi, ma sicuri di essere più votati al successo), quelli che conoscono o hanno inventato un metodo matematico per battere il lotto o la roulette. Il mio scopo è dimostrare che lotto e roulette sono invincibili, nel senso che il più raffinato dei metodi matematici è equivalente alla cabala e che non esisterà mai un metodo scientifico per sbancare il casinò. Soprattutto, intendo dimostrare che quanto più si gioca, tanto più si è sicuri di perdere. Alcuni anni fa, nel periodo in cui il 90 registrò un lunghissimo ritardo sulla ruota di Cagliari, il ministro delle Finanze dell'epoca enfaticamente proclamò: "Si può dimostrare che vi è un massimo teorico del ritardo pari a 205 settimane. Tuttavia, in pratica, non si è mai andati, e non si andrà mai, oltre le 200 settimane. Quindi entro pochi giorni quel numero ritardatario uscirà". Non ricordo esattamente i valori delle costanti universali indicate nell'enunciato del ministro (205, 200 o altri numeri); in questo caso, contraddicendo il noto legale di "Mai dire gol", i numeri sono una cazzabubola. Infatti, indipendentemente dalle costanti numeriche, quello che potremo chiamare il "teorema del Ministro" era clamorosamente falso, e portò alla rovina molte famiglie di italiani. Non credo assolutamente che il ministro fosse in mala fede e intendesse, con la sua dichiarazione, portare denaro all'erario. Più semplicemente, il ministro era tale non per meriti scientifici ma politici, e i politici sono generalmente onesti, ma, avendo moltissime cose da fare, non hanno il tempo di pensare e meno che mai di studiare. Il "teorema del Ministro" discende da un'errata interpretazione della cosiddetta "legge dei grandi numeri". Cosa dica la legge dei grandi numeri, e soprattutto cosa non dice, è spiegato nell'articolo di fianco. Ma non è necessario addentrarsi nelle astrusità di quella legge, perché vi è un principio generale, uno dei fondamenti del calcolo delle probabilità come disciplina scientifica, che ci spiega tutto con grande chiarezza. Duemila anni prima dell'avvento del ministro della Repubblica italiana era ben noto che "la moneta non ha memoria" . Se tirate in aria una moneta e per nove volte consecutive viene " testa", la probabilità che venga "croce" al decimo tentativo è sempre 0,5 come la prima volta. Se il 90 dovesse tardare per 999 settimane sulla ruota di Cagliari, la probabilità di uscire alla millesima settimana sarebbe sempre quella che aveva alla prima settimana. I diversi metodi "matematici" adottati dai giocatori del casinò e del lotto si differenziano soltanto per la dimensione delle perdite che comportano e per la rapidità con cui conducono a quelle perdite. Potete decidere se perdere tutto il primo giorno, oppure guadagnare poco per novantanove giorni e poi perdere tutto il guadagno precedente, più l'intero patrimonio, il centesimo giorno. Esaminiamo due tecniche estreme. La prima è la tecnica di Paperone, consistente nel presentarsi al casinò con una borsata di "fiche", e nel disseminarne il contenuto con fantasia sul tavolo verde, o eventualmente sue due tavoli verdi sufficientemente vicini da consentire il doppio gioco. Paperone ha molte probabilità di perdere tutto e una modesta probabilità di guadagnare molto quel giorno, soprattutto se la fantasia lo ha indotto a privilegiare i pieni e i cavalli rispetto alle soluzioni meno rischiose. Se si accontenterà, sarà allora uno dei pochi giocatori in attivo; se invece, preso dall'entusiasmo, tornerà a giocare, finirà con il perdere il guadagno del giorno fortunato. Infatti, come si dimostra nell'articolo pubblicato di fianco, più si gioca, più alta diventa la probabilità di perdere, proprio per la legge dei grandi numeri interpretata correttamente, per colpa di quel trentasettesimo numero, chiamato "zero", che corregge il gioco a favore del casinò. La tecnica opposta a quella di Paperone è adottata da Paperino. Essa ha diverse varianti, la più nota delle quali è chiamata "il metodo del raddoppio". Paperino arriva al tavolo verde con 512 "fiche" da diecimila lire e la ferma e nostalgica intenzione di ogni proletario di puntare sul rosso. Se vince incassa le diecimila lire e torna a casa; se perde, mette due "fiche" sul rosso, e, se perde una seconda volta, ripete il gioco con quattro "fiche", e così via, raddoppiando la puntata ogni volta finché vince. Quando finalmente vince, incassa tutto quello che ha perduto più diecimila lire, che rappresentano il guadagno della giornata. Incassa questo guadagno ed esce dal casinò, rimandando la ripresa del gioco al giorno successivo. Si dice che applicando questo metodo molti Paperini di Sanremo integrassero la pensione, sino al giorno in cui il casinò decise di vietare il gioco ai locali. E' falso. Più probabilmente, il casinò volle evitare che il cimitero dovesse dedicare un campo alle sue vittime. Infatti, mediamente un giorno all'anno (per l'esattezza, una volta su 256), si verifica una successione di otto neri consecutivi, e Paperino, che non può più raddoppiare sia perché non ha i soldi sia perché il casinò non consentirebbe una puntata così alta, perde tutto quello che ha vinto, o che vincerà nei giorni fortunati, più qualcosa, in virtù dell'iniquità del gioco rappresentata da quello zero che non è nè rosso nè nero. In sintesi, Paperino adotta la logica opposta a quella del giocatore settimanale di una sola schedina, avendo molte probabilità di vincere diecimila lire e poche probabilità di perdere tutto il suo patrimonio. Qualunque metodo vi venga in mente, o vi sia proposto per vincere al casinò, o al lotto, o al superenalotto, sarà variamente allocabile fra la tecnica di Paperone e quella di Paperino, e sarà comunque sbagliato. Infatti, per il noto principio della moneta che non ha memoria, ogni giocata elementare di qualunque metodo fa storia a sè, indipendentemente da quanto è successo prima, e per definizione è iniqua nei confronti del giocatore. Se ancora avete qualche dubbio, prima di rovinarvi, venite a trovarmi: potremo valutare insieme le poche probabilità di successo e i molti rischi. Soprattutto, non lasciatevi truffare. Le promesse del ministro, la pubblicazione su importanti quotidiani e riviste specializzate delle tabelle dei ritardi, la pubblicizzazione in televisione di metodi fantascientifici elaborati dal calcolatore per vincere al lotto, il rituale del casinò che stende il tappeto nero per dichiarare di essere stato sbancato, non devono ingannare: sono soltanto segni dell'arretratezza culturale del Paese. Angelo Raffaele Meo Politecnico di Torino


SCIENZE A SCUOLA Le forze Sopra la pressione atmosferica sotto quella della colonna del liquido
Autore: G_C_B

ARGOMENTI: FISICA
LUOGHI: ITALIA

VEDIAMO, anche con l'aiuto della illustrazione riprodotta qui sopra, come si spiega il funzionamente del sifone nell'aria e nel vuoto. Quando il sifone è in funzione, sulla superficie del liquido da travasare agisce la pressione atmosferica e, in senso contrario, agisce anche la pressione della colonna del liquido nel tubo immerso, nel tratto tra il punto più alto del sifone e la superficie stessa. In modo del tutto analogo, sulla bocca d'uscita agisce la pressione atmosferica e, in senso contrario, agisce la pressione della colonna del liquido nel tubo esterno. Se quest'ultima è maggiore della prima, come è facile intuire, il liquido esce. Tuttavia Erone non sapeva che il sifone funziona nel vuoto. Questo significa che non è la pressione atmosferica a spingere il liquido, che invece viene tirato per forza intermolecolare. Difatti quando il sifone è in funzione, c'è più liquido nel tubo d'uscita che in quello d'entrata, e la salita del liquido e la sua discesa avvengono per lo squilibrio dei pesi. Più il liquido sale per il tubo d'entrata, più la sua pressione si riduce. Per una certa altezza di sifone la pressione è talmente ridotta che si rompono i legami intermolecolari e si formano bollicine. E' comprensibile che il sifone funzioni meglio con la pressione atmosferica per il fatto che essa aumenta in tutti i punti la pressione del liquido. (g.c.b.)


SCIENZE DELLA VITA. MEDITERRANEO Le medicine venute dal mare
Autore: MARASSO KATIA

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

IL Mediterraneo, grazie alle sue caratteristiche ecologiche, è il più interessante laboratorio marino. Nessun mare può vantare la varietà di forme animali e vegetali che possiede il bacino mediterraneo: essendo un mare interno, con acque calde, maree molto ridotte ed una salinità elevata, si presta molto bene ad ospitare un gran numero di specie. La parte orientale inoltre ha acque più calde e più salate di quella occidentale, fattore che ha favorito la diversità biologica. Le ricerche condotte nel "Mare nostrum" sono numerose. In molti casi si tratta di sapere quanto cibo potrà ancora fornire il bacino e fino a quando, in altri si tratta di proteggerne a fondo le peculiarità e di mantenerne le caratteristiche più significative. Attualmente però l'indagine si sta evolvendo in una nuova direzione: lo studio delle sostanze prodotte dagli organismi marini e utilizzabili in campo farmacologico; la chimica di questi prodotti è sicuramente promettente. L'idea di sfruttare risorse del mare non è una novità. Secoli fa, i Fenici, popolo di navigatori mediterranei, utilizzavano le secrezioni di un mollusco per colorare la lana, nota con il nome di "porpora reale" e venivano estratte dalle alghe sostanze gelificanti, come l'agar agar, tuttora usate in processi alimentari e industriali. Durante gli ultimi vent'anni una parte degli organismi marini vegetali e animali è stata studiata, ottenendo incoraggianti e importanti risultati. Per fare un esempio, un colorante naturale fra i più usati attualmente per gli alimenti, il betacarotene, è prodotto da un'alga unicellulare, la Duna liella salina, che si trova nelle acque salate degli stagni costieri. Molte specie di spugne, di meduse e di alghe secernono tossine in grado di allontanare eventuali predatori. E' da ritenere che simili sostanze, capaci di risposte ecologiche così importanti, non possono che avere anche effetti farmacologici e biochimici altrettanto significativi. Un grande passo in avanti nella ricerca scientifica è stata la scoperta di una sostanza antifiammatoria secreta da una spugna tropicale. Questo prodotto risulta inibire il rilascio di un acido, responsabile del dolore in molte forme infiammatorie come la psoriasi, la gotta, l'artrite e le punture di insetti o meduse. Anche un'alga bruna, presente comunemente lungo le coste del Mediterraneo, sta fornendo una serie di composti che hanno un effetto cardiotonico molto efficace. Altre sostanze, di diversa natura, sono state isolate dagli organismi marini: immunosoppressori, interessanti nel caso di trapianti degli organi perché in grado di contrastare le forme di rigetto, e antimitotici, decisivi nel rallentare la moltiplicazione delle cellule cancerogene. Tutto ciò potrebbe, in futuro, indirizzare le ricerche farmacologiche verso una produzione naturale anziché chimica di questi farmaci. Attualmente la ricerca si sta diversificando lungo alcune linee precise: l'individuazione di sostanze ad azione antimicrobica (rallentamento ed inibizione della proliferazione batterica, fungina o virale) e citotossica (distruzione di forme neoplastiche, cancerogene) e di sostanze antinfiammatorie o in grado di impedire la moltiplicazione cellulare. Il grande dilemma che rimane tuttavia aperto è quello di capire quante sostanze, di origine marina, potranno effettivamente tradursi in farmaci, utilizzabili nella pratica quotidiana. Numerosi prodotti, infatti, hanno una reale azione farmacologica, ma sono d'altro canto ancora molto difficili e costosi da isolare. Queste sostanze, probabilmente, non verranno utilizzate direttamente ma potranno servire per ispirare la sintesi, in laboratorio, di prodotti con simile azione farmacologica. Sarà la conoscenza sempre più approfondita dei processi chimici, biologici, fisici del bacino mediterraneo dei prossimi anni che potrà fornire dati precisi a questo nuovo tipo di indagine scientifica. Katia Marasso


SCIENZE FISICHE. PRO & CONTRO Lo spazio vero non è in Rete La virtualità di Internet sta inghiottendo il mondo?
Autore: DE CARLI LORENZO

ARGOMENTI: INFORMATICA, COMUNICAZIONI
LUOGHI: ITALIA

PER coloro che avevano provato a rendere più domestiche le descrizioni della letteratura fantascientifica, così come per coloro che lo evocavano per dare un'aura appetibile ai loro prodotti tecnologici, il ciberspazio sembrava dover essere un'estesa plaga nella quale avventurarsi di quando in quando nelle domeniche della vita - un luogo di fuga dilettevole, ultimo capitolo della storia del tempo libero. Orizzonte di sorriso come una cartolina giunta dai Tropici. Nel frattempo, però, il ciberspazio è diventato una piaga che ammorba ogni giorno della settimana. Era l'immensità arcana sulla quale il nostro computer si affacciava come la siepe "che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude" e nel quale solo pochi hackers si avventuravano temerari, felici e perduti e ora tracima come viscosa sostanza e vivente dagli schermi di molti computer. Là dov'è lo spazio tangibile, sarà il ciberspazio. C'è chi parla di "invasione del ciberspazio", intendendo che le anime più belle e leggere, ormai anch'esse manciate di bit, lasceranno il nostro greve mondo per quello sintetico e fluido delle reti telematiche, dove potranno vagolare svincolate da legami sociali e liberi dalla zavorra della storia. Dopotutto, anche chi - come John Barrow - vorrebbe porre perentori ultimatum, dichiarando da ridenti stazioni sciistiche della Svizzera improbabili indipendenze del ciberspazio, lo immagina sempre come un luogo remoto, tuttora lontano dalla vita quotidiana. Occorrerebbe invece rendersi conto che l'invasione del ciberspazio è la presa dello spazio tangibile ad opera dello spazio telematico. Se l'atto dell'invasione reca in sè il senso di un moto verso qualche cosa, esso è orientato nella direzione diametralmente opposta a quella che si ritiene. L'astuzia del ciberspazio è quella di far credere che saremo noi ad andare da lui, quando invece è lui che già fuoriesce da quei "non-luoghi" (Marc Augè) che sono gli schermi dei computer. La capitolazione dello spazio tangibile si compie in tanti modi. E' nell'esperienza di tutti la scomparsa della realtà ad opera dello schermo televisivo descritta da Jean Baudrillard nel Crimine perfetto: seduti di fronte al teleschermo, abbiamo un'esperienza del mondo mediata da un universo fittizio che si autoriproduce come un organismo e che ha il potere di dar vita all'esistenza di una realtà alla quale fanno riferimento anche tutti gli altri mass media. Ed è di molti anche l'esperienza di vedere il proprio corpo intimamente esplorato da periferiche di computer nei quali la malattia diventa anch'essa rappresentazione iconica e sequenza di bit (ciò che ha fatto dire ad Arthur Kroker in Data Trash che il nostro è ormai un corpo scannerizzato). Alla soppressione della realtà per mano televisiva, ha fatto da contraltare il rapido trasferimento dell'attività lavorativa nelle reti telematiche, trasformando produzione e consumo in una serie ininterrotta di atti linguistici. Questo è il genere di capitolazione che, esaltando le virtù comunicative del ciberspazio, riduce l'interazione fra i soggetti all'atto con cui la cassiera legge con lo scanner il codice a barre. E' capitolazione esaltata dall'impresa virtuale e da quella produzione a rete che riesce a sincronizzare come fossero contigue nello spazio fasi della produzione che invece sono tanto dislocate nello spazio geo-fisico da essere talvolta ai capi opposti del pianeta. Inoffensivi sembrano invece quei processi d'invasione surrettizia che rendono sempre più difficoltoso stabilire i confini tra il nostro computer e lo spazio della rete. I sistemi operativi si trasformano in modo da rendere immediato l'accesso all'Internet. Così è per Windows, nel quale ormai è in procinto d'integrarsi Explorer (il programma per la navigazione ipertestuale di Microsoft), ma così anche per il sistema operativo Macintosh, capace di riconoscere un indirizzo Internet in qualunque tipo di testo. Presto si navigherà senza soluzione di continuità tra i documenti residenti nel nostro computer e quelli disseminati nella rete, e chi lavora in aziende informatizzate già oggi sa che il suo profilo di utente non è registrato in un computer personale bensì in un server della rete, dove immediatamente vanno a finire i documenti ch'egli redige. In quanto "profilo" di utente, la nostra identità è già nella rete. La navigazione tra documenti diversi è però ancora il segno della presenza di una differenza. Quando l'accesso alla rete sarà immediato, creeremo documenti composti con centoni d'idee nostre e d'altre disseminate nella rete e non si capirà dove finiscono le une e dove cominciano le altre. Qualcuno la chiamerà "intelligenza collettiva" (Pierre Levy), altri ci ricorderanno che "pensare è negare" (Adorno). Lorenzo De Carli


SCAFFALE Mannucci Renato e Cordara Franco: "Misurare il tempo e la frequenza", Editrice Il Rostro
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: METROLOGIA
LUOGHI: ITALIA

Il tempo è la grandezza fisica che si misura con la più alta precisione: su un periodo lungo come quello intercorso dalla scomparsa dei dinosauri ad oggi - 65 milioni di anni - gli orologi atomici dell'ultima generazione scarterebbero al massimo di qualche decina di secondi. Per questo motivo le misure di tempo e frequenza sono un punto di riferimento della metrologia e vengono utilizzate anche per derivare altre unità di misura. D'altra parte tanta precisione non è una curiosità da laboratorio ma ha applicazioni pratiche in molti campi, dalle telecomunicazioni alla navigazione aerea e spaziale. Il volume di Mannucci e Cordara disegna lo stato dell'arte nella misura del tempo e delle frequenze. Molti capitoli (sul calendario, sulle scale di tempo, sulla storia degli orologi) sono godibilissimi anche per un qualsiasi lettore. Altri richiedono qualche conoscenza tecnica e implicano delle formule. Ma tutti troveranno pagine stimolanti.


SCIENZE A SCUOLA. COME SI DICE IN INGLESE Montagna, ghiaccio, fiume Piccolo vocabolario di termini idrogeologici
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. T. I termini idrogeologici in inglese

LE MONTAGNE / MOUNTAINS. Una serie di montagne, come quelle qui raffigurate, è detta catena (range). Una nicchia ad anfiteatro tra le montagne viene chiama circo glaciale (glacial cirque). Un rilievo isolato o una piccola montagna che sale ripida dal terreno circostante è detta colle o poggio (buttle). IL FIUME / RIVER. Un sistema fluviale (river system) è costituito dal fiume principale e dai suoi affluenti (tributaries), Esso defluisce da un bacino imbrifero (catchment basin) e scorre lungo un corso (course) scavando un canale (channel) nel terreno. Quando un fiume fuoriesce dai propri agrini (banks) provoca una inondazione (flood).


SCIENZE FISICHE. CONSORZIO DEGLI OSSERVATORI Nasce l'Italia dei supertelescopi Nuovi strumenti alle Canarie, in Arizona, Cile
Autore: PRESTINENZA LUIGI

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, TECNOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: CONSORZIO NAZIONALE DEGLI OSSERVATORI
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, ROMA

GRANDI occhi per lo spazio profondo. Dopo aver segnato il passo per anni, la ricerca astronomica italiana sta per fare un salto che la porterà a disporre, alle isole Canarie, di un telescopio di dimensioni ormai non eccezionali (tre metri e mezzo è il diametro dello specchio principale), ma valorizzato da una tecnologia molto sofisticata, sia nell'impiego dello strumento sia nel corredo dei rivelatori; ma usufruirà anche di significative partecipazioni all'uso di alcuni fra i massimi e meglio piazzati riflettori astronomici del mondo, dal Vlt delle Ande cilene al "binocolone" del monte Graham in Arizona, senza contare (ma questo funziona già) il telescopio solare Themis, che leva la sua torre presso il Pico de Teide, il grande vulcano della maggiore delle isole Canarie, Tenerife. Questo panorama, incoraggiante ma anche molto impegnativo, è stato delineato nel corso della riunione che a fine gennaio ha raccolto, nello storico edificio dell'Osservatorio romano di Monte Mario, i più autorevoli rappresentanti dell'astronomia italiana, in occasione dell'inaugurazione (c'era il sottosegretario per la ricerca, Giuseppe Tognon) della nuova sede del Consorzio nazionale degli Osservatori che avrà la responsabilità di coordinare le attività comuni delle dodici specole astronomiche disseminate per la Penisola, la maggior parte delle quali senza mezzi per ricerche sperimentali aggiornate o fuori dalla possibilità di svolgerne per il dilagante inquinamento luminoso che ha messo in difficoltà persino stazioni montane come quelle dell'Etna o dell'altopiano di Asiago. Un problema, questo, che rende urgente l'approvazione di una legge nazionale di tutela specifica, del resto già anticipata dai regolamenti prescritti da alcune Regioni, antesignana quella veneta, o GI& concretamente applicati da qualche amministrazione comunale, come quella di Frosinone (e centri limitrofi) o di Catania. Così come in Spagna da tempo si è giunti a una "ley del cielo", un esempio che vorremmo ricordare ai nostri ambientalisti. Per tornare ai grandi strumenti, nella riunione romana presieduta da Giancarlo Setti (vicepresidente del Comitato ricerche astronomiche, organo di consulenza del ministro) e da Rodonò (presidente del nuovo Consorzio con compiti specificamente operativi), sul telescopio nazionale "Galileo" hanno dato le ultime nuove Cesare Barbieri e Flavio Fusi Pecci, il primo sui tempi ormai molto vicini dell'entrata in funzione del modernissimo strumento di Roque de los Muchachos, il secondo sull'attrezzatura ausiliaria di cui si sta attivamente occupando. Cesare Barbieri, che del "Galileo" è stato il massimo artefice, ha chiarito che due dei tre specchi principali sono già montati, superando non lievi problemi tecnici per quello principale, che pesa sei tonnellate; che in marzo, appena montato il terzo, quello dei due fuochi laterali Nasmyth, per il complesso sistema ottico del telescopio passerà la "prima luce"; in giugno i tre specchi saranno allineati al meglio; in settembre saranno ultimati i primi saggi, e verrà completato il vaglio delle richieste nel frattempo presentate da gruppi di ricerca; in ottobre il primo astronomo dovrebbe sedersi nella cupola (non tradizionale, squadrata, rotante e condizionata) e impiegare sul cielo il "Galileo" . Le cui potenzialità non saranno sfruttate inizialmente in tutte le possibili direzioni: occorrerà per questo che sia messa a punto anche tutta la serie dei rivelatori, particolarmente gli spettrografi in varie lunghezze d'onda. Altre novità riguardano il doppio telescopio del monte Graham, due specchi di 8,4 metri i cui fuochi convergeranno per ottenere la resa di un riflettore di 12 metri: superate le difficoltà create dai più strenui difensori dell'ambiente, sta sorgendo la struttura di sostegno dei due specchi. Si pensa di mettere all'opera il primo entro il 2001-2002, per l'altro ci vorranno circa due anni. Il costo, non ancora tutto coperto dai finanziamenti, a cui l'Italia (rappresentata dagli astronomi di Arcetri) contribuisce per il 25 per cento, sarà molto inferiore a ciò che i Paesi europei dell'Eso spenderanno per i quattro telescopi del Very Large Telescope del Cerro Paranal. Ne ha riferito Franco Pacini, ed è subito apparso evidente - lo ha sottolineato Setti - che in ricercatori e risorse la famiglia dei nostri astronomi avrà bisogno di considerevoli integrazioni per mettersi all'altezza delle nuove possibilità, un tempo pressoché insperate. I due organismi di vertice, il Cra e il Consorzio, confluiranno comunque nel futuro Istituto nazionale di Scienze Cosmiche, che li assorbirà nel quadro generale della riforma degli istituti scientifici. Luigi Prestinenza


SCIENZE DELLA VITA. IL CODAZZURRO Profugo dalla Siberia Insolita scoperta nelle Langhe
Autore: OSELLA LEONARDO

ARGOMENTI: ETOLOGIA, ZOOLOGIA
NOMI: FERRO MIMMO, RUTELLA COSTANZO, BOANO GIOBANNI, BERTHOLD PETER
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, BALDISSERO D'ALBA (CN)

CENTRO di inanellamento dei Baroli a Baldissero d'Alba, in Piemonte. E' un giorno di dicembre, Mimmo Ferro e Costanzo Ruella stanno prelevando dalle reti del roccolo gli uccelli di passo rimasti impigliati. Un'operazione di routine, con esemplari di specie piuttosto comuni, che più tardi saranno schedati, inanellati e infine lasciati di nuovo liberi. Ma ecco la sorpresa. Una bestiola, che al primo sguardo pareva un banale pettirosso, rivela caratteristiche non consuete: coda e groppone azzurri, macchie arancione soltanto sui fianchi e non sul petto e sulla gola, anello perioculare e centro della gola molto chiari. "Ma questo è un codazzurro", è l'incredula constatazione. Lo stupore è grande, perché un uccello simile da queste parti non si era mai visto. Viene informato telefonicamente il prof. Giovanni Boano, ornitologo, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola, che si precipita a Baldissero. E' proprio un giovane codazzurro e la meraviglia è giustificata dal fatto che questo grazioso animaletto (il nome scientifico è "Tarsiger cyanurus") è tipico delle regioni siberiane (lo si trova dalla Russia europea alla penisola della Kamciatka fino al Giappone, con qualche "sforamento" in Finlandia); sverna nel Sud-Est asiatico (Cina meridionale, Indocina, Thailandia), mentre in Italia è pressoché sconosciuto (finora sono segnalate solo tre catture: in Toscana nel 1879, in Liguria nel 1967, in Emilia-Romagna nel 1978). La notizia del ritrovamento si è propagata in fretta, risvegliando anche l'interesse di un ornitologo inglese che lavora a Hong Kong, il quale ha fornito via Internet alcune sue considerazioni sull'anomala vicenda. La domanda che nasce immediata è: come è finita qui questa creatura? Il prof. Boano spiega: "Può darsi che il codazzurro sia stato sospinto lontano dalle rotte consuete da una corrente di maltempo che lo ha fuorviato" . Una tesi che parrebbe surrogata da una circostanza aggiuntiva: lo stesso giorno, sempre ai Baroli è stato osservato un altro uccelletto non comune, il Luì siberiano. "Oppure si tratta di un individuo mutante rispetto alla sua popolazione, che quindi non risponde al richiamo congenito verso le terre in cui la sua specie usa svernare abitualmente". Questa spiegazione si lega al fatto che, secondo le più recenti scoperte, la direzione migratoria degli uccelli è un carattere geneticamente controllato. Capofila di questa teoria è il tedesco Peter Berthold, il quale ha condotto in merito particolari esperimenti di comportamento su capinere ibridate. "La variabilità genetica - commenta Boano - produce degli individui che potremmo definire, con un termine piemontese, dei " bastian contrari". La capacità di adattamento di questi individui può dare origine, con il tempo, a popolazioni sempre più numerose portatrici della stessa caratteristica". E cita l'esempio di capinere che, dalla Germania, hanno cominciato a svernare non nell'Europa mediterranea, bensì in Inghilterra: da un lato la quantità di cibo per uccelli che gli inglesi lasciano all'aperto per tradizione zoofila, dall'altro il tragitto più breve da compiere sono fattori che nell'ultima decina d'anni hanno contribuito all'affermarsi di un adattamento geografico nuovo. Risultato: il numero di capinere sul territorio inglese è aumentato in modo considerevole. E a proposito di senso d'orientamento, va segnalata la tesi, espressa dall'ornitologo italiano Floriano Papi e corroborata da esperimenti che il prof. Boano giudica positivamente, secondo la quale anche l'olfatto, finora ritenuto quasi inesistente negli uccelli, avrebbe invece un ruolo importante. Il ritrovamento del codazzurro ha altresì offerto l'occasione per un bilancio dei dati raccolti dal 1977 a oggi all'Osservatorio ornitologico: dati che confluiscono al centro nazionale di Ozzano Emilia. I grafici e gli istogrammi forniscono situazioni che meritano di essere valutate con attenzione. Per esempio si registra un andamento a cupola dal 1977 al 1983 per il ritrovamento di cardellini (con il massimo di 103 nel 1980) e una successiva caduta, fino alla totale assenza nel 1995 e a un'unica misera cattura nel 1996. Esattamente il contrario rivelano passere scopaiole, capinere e pettirossi che, rari o meno frequenti nei primi anni, sono stati invece catturati in abbondanza nelle ultime stagioni. "In realtà questi dati di per sè - commenta Giovanni Boano - vanno presi con cautela. Basta ad esempio migliorare qualitativamente i richiami acustici che attirano gli uccelli nella rete per far registrare aumenti anche vistosi delle catture da un anno all'altro". Certo è inoltre che determinate variazioni climatiche inducono modificazioni anche nell'adattamento degli animali (e dei vegetali) ai vari habitat, e gli uccelli non fanno eccezione. Spulciando ancora tra i dati raccolti, si nota qualche curiosità. Per esempio l'uccello che risulta avere percorso il tragitto più lungo è una cesena inanellata ai Baroli il 13 dicembre 1990 e ricatturata a Gorky in Russia il 24 ottobre 1991 (2845 chilometri); seguono una peppola e un lucarino ritrovati in Finlandia (1910 chilometri) e in Svezia (1667). Su una rotta inversa si è distinta una capinera che dalla Russia ha volato per 1563 chilometri per raggiungere Baldissero d'Alba. Riguardo alla longevità accertata, il record spetta ad un allocco di quindici anni catturato nel 1992, seguito da una ghiandaia di nove. Leonardo Osella


Rosso, nero, nero... La (vera) legge dei grandi numeri
Autore: A_R_M

ARGOMENTI: MATEMATICA, GIOCHI
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. TAB. IL DECALOGO DELLE ILLUSIONI ====================================================== 1) Questo metodo per giocare al lotto è infallibile. Se non funzionerà sarete rimborsati (da una pubblicità televisiva) --------- 2) Il gioco del raddoppio è "matematicamente" sicuro (da un accademico, che pure è uomo di eccezionale intelligenza) --------- 3) Un ritardo così alto non si è mai visto; credo che il 90 uscirà la prossima settimana, o, al massimo, in una delle due successive (dall'esternazione di un ministro) --------- 4) Io gioco spesso e sono in attivo. Infatti, il gioco ha alti e bassi, e io sono uno dei pochi che hanno la forza di smettere quando sono in attivo --------- 5) I pensionati di Sanremo, giocando con prudenza e buon senso, vincevano quasi sempre. Così, il casinò ha vietato l'ingresso ai pensionati --------- 6) Ci sono degli americani che vanno in giro con il computer a sbancare i casinò --------- 7) Il gioco dello specchio su base 7, numero perfeetto, è praticamente sicuro. (Se sono venuti "rosso, nero, nero, rosso, nero, rosso, rosso", punta " nero, rosso, rosso, nero, rosso, nero, nero") --------- 8) Le roulette sono truccate. Non è possibile che vengano quasi sempre i numeri su cui nessuno ha puntato --------- 9) Concentrati bene prima di puntare --------- 10) Questa sera non sento il gioco ======================================================

E' opinione diffusa che alla roulette il rosso e il nero si succedano in ordine sparso ma che alla fine, per quella che è chiamata la legge dei grandi numeri, il colore che è in ritardo raggiunge quello che sta prevalendo. Se invece osservate la sequenza dei colori prodotti da una roulette in un lungo arco di tempo scoprite che spesso un colore prende il sopravvento e, come la Juventus nel campionato, non viene più raggiunto dal suo antagonista. Questo fatto non deve stupire, perché è assolutamente falsa l'interpretazione corrente della legge dei grandi numeri, su cui si basano tanti metodi pseudoscientifici per vincere al lotto o al casinò. La legge dei grandi numeri, quella vera, dimostrata nei tratti sul calcolo delle probabilità, ha per oggetto non gli scarti fra i rossi e i neri, ma i rapporti fra questi scarti e il numero totale delle giocate. Più esattamente, essa ci dice che al crescere del numero delle giocate cresce la probabilità che il rapporto fra la differenza dei rossi e dei neri e il numero delle giocate sia inferiore a un dato valore predefinito. Al limite, se il numero delle giocate è sufficientemente grande, si ha praticamente la certezza che quel rapporto sia inferiore a un limite predefinito, come potrebbe essere 0,001. La legge dei grandi numeri non fornisce quindi nessun supporto teorico ai molti metodi basati sull'analisi dei ritardi. Al contrario, essa ci dimostra che il giocatore abituale, quello che una volta alla settimana passa la serata al casinò giocando freneticamente sui numeri e sui colori, con puntate multiple per ogni giro, eventualmente su più tavoli, ha praticamente la certezza di perdere. Verifichiamo su un esempio questa forte predisposizione all'autodistruzione finanziaria del giocatore abituale su un esempio. Per essere più convincente farò riferimento alla roulette, che è di gran lunga il gioco meno iniquo nei confronti del giocatore. (Nel caso del lotto, la dimensione della truffa, soprattutto per le puntate più a rischio come le cinquine, raggiunge livelli tali da sollevare forti dubbi sulla liceità giuridica del gioco e sull'intelligenza dei giocatori). Inoltre, supporremo che il giocatore sia molto prudente, che imposti il suo gioco esclusivamente sulle dozzine. Come mostrato nel diagramma a lato, se il giocatore si limita a 10 puntate, la probabilità di non perdere è dell'ordine del 48 per cento. Se le puntate salgono a 100, la stessa probabilità di successo scende al 41 per cento; se diventano 1000, tale probabilità si abbassa sino a 28 per cento. Un giocatore fanatico arriva a 10.000 puntate in un anno; in questo caso, la probabilità di non perdere crolla al 3 per mille. Parliamo comunque della probabilità di non perdere, perché, in ogni caso, la probabilità di vincere una cifra significativa è piccolissima. Questo risultato disastroso è frutto di quel solo numero su 37, chiamato "zero", che costituisce la fonte dell'iniquità del gioco. Se rifacessimo il calcolo per un giocatore del lotto, dimostreremmo che questo ama la Patria, è innamorato di Visco ed è dotato di una francescana vocazione per la povertà. In conclusione, la legge dei grandi numeri, lungi dal dare indicazioni a favore dei numeri ritardatari, dimostra inequivocabilmente un teorema fondamentale: "Meno si gioca, meno si perde". (a. r. m.)


SCAFFALE Sagan Carl: "Il mondo infestato dai demoni", Baldini&Castoldi
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA

CARL Sagan, astronomo e divulgatore scientifico ucciso dalla leucemia a 62 anni il 21 dicembre 1996, ha dato alla ricerca vari contributi: nell'esplorazione del sistema solare con sonde spaziali, nella comprensione dell'effetto serra, nei modelli numerici che hanno supportato l'ipotesi dell'"inverno nucleare" e nei tentativi di scoprire vita, anche intelligente, in qualche altro luogo dell'universo. La sua eredità più importante è tuttavia forse nella proposta di una cultura aperta al nuovo, sensibile alla meraviglia che suscita la natura, razionale, senza pregiudizi. Questo suo ultimo libro è anche un testamento intellettuale e insieme il manifesto della cultura intesa "alla Sagan". E' una requisitoria contro gli inganni degli Ufo, del paranormale, delle superstizioni, dei guaritori, della cattiva informazione televisiva e giornalistica. Condotta in modo estremamente duro e radicale. Ma senza la iattanza dello scientismo. Anzi. La scienza, ci ricorda Sagan, è tanto più autentica quanto più è consapevole dei propri limiti e dell'eterna provvisorietà dei suoi risultati.


SCIENZE FISICHE. FENOMENO SPETTACOLARE Sole nero sui Caraibi Eclisse totale il 26 febbraio
Autore: FERRERI WALTER

ARGOMENTI: ASTRONOMIA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: C. Fascia dell'eclisse totale. Fascia dell'eclisse parziale

TUTTI sono concordi nel dire che gli spettacoli celesti più suggestivi sono l'apparizione delle grandi comete e le eclissi totali di Sole. Forse, a causa della loro breve durata, proprio a queste eclissi spetta la palma di fenomeno astronomico più impressionante e più spettacolare. Oggi, nell'era spaziale, le eclissi non hanno più l'interesse scientifico che le ammantava fino ad un recente passato, ma la bellezza di un'eclisse totale di Sole è tale che tutti dovremmo vederne almeno una nel corso della vita. Purtroppo, per chi abita in Italia e prevede di non andare all'estero nei momenti e nei luoghi giusti, riuscirci non è facile. L'ultima eclisse totale di Sole per il nostro Paese avvenne il 15 febbraio del 1961 e la prossima è attesa, si fa per dire, il 3 settembre del 2081] Le cose vanno molto meglio per la Terra nella sua globalità; statisticamente per il nostro pianeta si verifica un'eclisse totale di Sole quasi ogni anno. L'ultima fu quella del 9 marzo 1997, visibile soprattutto in Mongolia; la prossima avverrà tra poco più di una settimana: il 26 febbraio. E, a differenza di quella del 1997, sarà visibile in località di forte richiamo turistico, nella zona caraibica. Ma procediamo con ordine. La prima metà del percorso dell'ombra lunare si trova in realtà nell'Oceano Pacifico, dove le uniche terre emerse interessate sono le isole Galapagos. Il punto dove l'eclisse raggiunge la massima durata (oltre 4 minuti) è appena ad Est di queste isole. Però nessuna di queste isole, il cui accesso è strettamente controllato dal governo ecuadoregno, si trova nel centro della fascia di totalità. Seguendo il suo percorso verso Nord-Est, la fascia della totalità interessa poi il confine tra Panama e la Colombia. Secondo le statistiche, le probabilità di avere cielo sereno qui sono del 50 per cento. Dopo aver lasciato il Venezuela, l'eclisse attraversa il Mar dei Caraibi, dove incontra cinque isole delle piccole Antille. La linea centrale passa tra Aruba e Curacao, offrendo ad entrambe 3, 5 minuti di totalità. Inoltre, le probabilità di trovare cielo sereno su queste isole è dell'80 per cento. L'ombra scura prodotta dalla Luna incontra quindi Antigua e Guadalupe, dove durante la fase massima l'altezza del Sole sarà di 49o. Per Guadalupe le "chances" di cielo sereno sono del 65 per cento; non come Aruba e Curacao, ma piuttosto incoraggianti. Gli osservatori che verranno a trovarsi nelle regioni interessate dall'eclisse totale, potranno notare il bordo scuro della Luna intaccare quello luminoso del Sole verso le ore 12 locali. Questa prima fase richiede che si guardi appositamente il disco solare (con un filtro opportuno come un vetro da saldatore) per notare il fenomeno, poiché qui l'indebolimento della luce solare non è percepibile. Lo diviene quando oltre la metà del disco solare inizia ad essere coperta; allora, osservando i paesaggi, si ha l'impressione di guardarli attraverso comuni occhiali da sole. Cinque minuti prima che inizi la totalità appare Venere, poi Giove e le stelle più luminose. Anche l'elusivo Mercurio dovrebbe mostrarsi come una stellina prossima al disco solare. Pochi istanti prima della totalità si può tentare di scorgere l'ombra lunare che avanza verso l'osservatore. Quando tutto il disco della Luna ricopre il Sole appare, maestosa, la corona solare. Durante i pochi minuti di totalità la luminosità della corona è così intensa che agli osservatori viene spontaneo chiedersi come mai non la si veda per niente in condizioni normali. Sono visibili ad occhio nudo anche le protuberanze solari e vari altri fenomeni curiosi. Ad esempio le "ombre volanti", causate dal passaggio della luce del Sole che proviene da porzioni molto piccole del suo disco e attraversa l'atmosfera terrestre. La temperatura scende e la poca luce che illumina il paesaggio ha un colore insolito. Ma durante un'eclisse totale di Sole il cielo non diviene buio come di notte; la parte dell'atmosfera che circonda la zona dell'eclisse diffonde luce a sufficienza per illuminare il luogo interessato come alla fine di un crepuscolo. L'ultima fase dell'eclisse è pure ricca di emozioni. Prima della ricomparsa, pressoché istantanea, della brillantissima fotosfera (quella che ci appare come la superficie del Sole), per poche decine di secondi sarà visibile solo la parte dell'atmosfera solare che costituisce la corona interna come un sottile anello giallo. Poi l'osservatore viene abbagliato dalla sfolgorante luce solare che sembra provenire da una regione assai più vasta di quella reale: è come lo scintillio di un immenso brillante che riflette la luce del Sole. Per coloro che non sono tra i fortunati che si recheranno nelle regioni interessate, il prossimo appuntamento è per l'11 agosto 1999, quando l'ombra scura della Luna attraverserà la nostra vecchia Europa, dalla Cornovaglia alla parte della Romania che si affaccia sul Mar Nero. Walter Ferreri




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