TUTTOSCIENZE 7 dicembre 94


SPECIE PROTETTE sulla carta ma non sul campo
AUTORE: LAMBERTINI MARCO
ARGOMENTI: ECOLOGIA, ZOOLOGIA, BOTANICA, AMBIENTE, CONFERENZA, COMMERCIO
ORGANIZZAZIONI: CITES
LUOGHI: ESTERO, USA, FLORIDA, FORT LAUDERDALE
NOTE: SPECIE PROTETTE. COMMERCIO DI FAUNA E FLORA SELVATICA TEMA: SPECIE PROTETTE. COMMERCIO DI FAUNA E FLORA SELVATICA

AL Convention Center di Fort Lauderdale, in Florida, per la IX Conferenza della Convenzione di Washington sul commercio delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, nota come Cites, la grande sala è imbandierata con i vessilli delle oltre 120 nazioni aderenti alla convenzione: in platea siedono i governi, unici con diritto di voto; in tribuna gli osservatori, soprattutto associazioni ambientaliste e animaliste venute da tutto il mondo. A vent'anni dalla nascita del Cites, gli elefanti rimangono al centro dell'attenzione. I governi si devono esprimere sulla proposta sudafricana di riaprire il commercio per carne e pelli di elefante dopo che nella conferenza di Losanna nel 1989 la specie aveva ottenuto la massima protezione, con divieto di commercio di ogni sua parte e bando internazionale dell'avorio. Una misura che in pochi anni ha prodotto il crollo di quel bracconaggio che in vent'anni aveva dimezzato la popolazione degli elefanti africani. Ma di fronte alla contrarietà di tutti i Paesi africani, il Sud Africa ritira la proposta poco prima della votazione, sollevando uno scroscio di applausi. Arriva il turno delle balene. La Norvegia, ultima irriducibile nazione baleniera, propone di legalizzare caccia e commercio internazionale delle balenottere minori atlantiche, adducendo dati di ripresa delle popolazioni. Le cifre però vengono contestate e la proposta viene ritenuta prematura anche dai più moderati, tra cui l'Unione Europea. Secca sconfitta, in sede di votazione, dell'ostinato Paese scandinavo. La Conferenza, in 15 giorni, ha discusso oltre duemila pagine di documenti e proposte non solo sui grandi protagonisti, come tigri, elefanti, rinoceronti e balene, ma anche su molti «ignoti» ma altrettanto importanti rappresentanti della biodiversità del pianeta. In molti casi si tratta di mercati legati a mode estetiche, come per le pellicce di felini maculati, le pelli di serpenti, l'avorio e l'«osso» di tartaruga marina; oppure di «delicatezze» gastronomiche come pinne di pescecane, carne di balena, tonni, molluschi tropicali, selvaggina esotica, o ancora collegati a usi più prettamente ricreativi, come la collezione di insetti esotici, conchiglie e coralli, pesci tropicali da acquario, piante da appartamento, animali oggetto di caccia da trofeo. Il giro d'affari del commercio di fauna e flora selvatica nel mondo è stimato per difetto in 15 mila miliardi di lire all'anno, di cui almeno un terzo gestito dal traffico illegale. Il tutto mosso dalla semplice legge della domanda-offerta: da una parte i committenti e i consumatori, per lo più i Paesi ricchi, e dall'altra le nazioni in via di sviluppo, che detengono la maggioranza della fauna e della flora selvatica esportata e la utilizzano come mezzo per incamerare valuta pregiata, spesso attraverso i canali del racket e della corruzione, da cui la collettività e l'economia nazionale non traggono alcun beneficio. Un capitolo a parte è il traffico delle specie protette. L'Asia e il suo mercato sono oggi implicati nel più grande consumo di natura selvatica, soprattutto ad uso della medicina tradizionale: corna di rinoceronte, ossa di tigre, bile di orso e altre stravaganze medicinali assurde agli occhi di noi occidentali ma che in quelle culture hanno radici profondissime e antiche. Oggi che l'Asia totalizza oltre la metà degli abitanti del pianeta e l'economia di molte nazioni si è sviluppata al punto di permettere un elevato potere di acquisto individuale, si teme che il consumo di specie rare crescerà enormemente e più in fretta del necessario cambiamento culturale. Così, accanto alla «vittoria» di elefanti e balene, resta l'incubo del massacro di tigri e rinoceronti per farne medicine in Cina, un commercio illegale che neppure una convenzione internazionale come la Cites riesce a bloccare. Marco Lambertini


I SALVATI
ARGOMENTI: ECOLOGIA, ZOOLOGIA, BOTANICA, AMBIENTE, CONFERENZA, COMMERCIO
ORGANIZZAZIONI: CITES
LUOGHI: ESTERO, USA, FLORIDA, FORT LAUDERDALE
TABELLE: T. Animali e piante salvate
NOTE: SPECIE PROTETTE. COMMERCIO DI FAUNA E FLORA SELVATICA TEMA: SPECIE PROTETTE. COMMERCIO DI FAUNA E FLORA SELVATICA

ELEFANTE AFRICANO Del milione e duecentomila esemplari del 1970, dieci anni dopo rimaneva meno della metà a causa del bracconaggio dell'avorio. Nel 1989 la Cites ha vietato il commercio di ogni derivato di elefante e avviato un rigido bando dell'avorio. IPPOPOTAMO Con il bando dell'avorio dell'elefante, il bracconaggio si è in parte rivolto agli ippopotami, le cui zanne sono molto più piccole, ma composte di ottimo 1avorio. Circa nove tonnellate di denti di ippopotamo sono state ufficialmente commerciate dal '91 al '93. Corrispondono ad almeno duemila capi, ma si tratta sicuramente di una sottostima. PAPPAGALLI Il traffico legale e illegale di pappagalli, venduti come animali da compagnia, continua a essere gigantesco. Particolarmente amato è l'Eos istrio, un Lori indonesiano molto raro e suscettibile anche ai pochi prelievi per collezionismo. Sono almeno cinque milioni gli uccelli esotici commerciati ogni anno e la mortalità, dalla cattura al trasporto, può raggiungere anche l'80 per cento. PIANTE DA COLLEZIONE Anche il commercio di piante rare per collezionismo o per decorare appartamenti e giardini raggiunge dimensioni considerevoli. La sola Turchia esporta ogni anno decine di milioni di bulbi di ogni specie raccolti in natura. Almeno un milione di orchidee e altrettante piante grasse sono commerciate ogni anno. PRUNO E AGARWOOD Sono due alberi intensamente sfruttati, l'uno per i principi medicinali contenuti nella corteccia, l'altro per l'essenza simile all'incenso che se ne ricava. L'Italia è il principale importatore di pruno: si calcola che in Camerun ogni anno vengano scortecciati trentacinquemila alberi. L'operazione, delicatissima, provoca molto spesso la morte dell'albero. BALENA ATLANTICA Grazie alla moratoria alla caccia di balena, disattesa dalla sola Norvegia, tutte le balene sono superprotette e il loro numero è in continuo aumento. A causa della caccia e del floridissimo commercio, nei decenni scorsi molte specie sono state decimate fino all'orlo dell'estinzione. SCORPIONI E TARANTOLE Questi grandi scorpioni africani e ragni messicani sono oggetto di un grande traffico per collezionisti, sia vivi sia seccati.


Guardie e Ladri Vent'anni di Convenzione Cites
AUTORE: M_L
ARGOMENTI: ECOLOGIA, ZOOLOGIA, BOTANICA, AMBIENTE, CONFERENZA, COMMERCIO
ORGANIZZAZIONI: CITES
LUOGHI: ESTERO, USA, FLORIDA, FORT LAUDERDALE
NOTE: SPECIE PROTETTE. COMMERCIO DI FAUNA E FLORA SELVATICA TEMA: SPECIE PROTETTE. COMMERCIO DI FAUNA E FLORA SELVATICA

SIGLATA nel 1973 a Washington ed entrata in vigore nel 1975, la Convenzione internazionale del commercio di specie minacciate di flora e fauna, altrimenti nota come Cites, si propone il difficile compito di regolamentare e controllare gli effetti del commercio internazionale quando può essere dannoso per la sopravvivenza delle specie selvatiche di piante e animali. Il cuore della convenzione è rappresentato dall'elenco delle specie di animali e piante soggette a controllo del traffico internazionale, raggruppate in un'Appendice dove compaiono le specie minacciate per le quali è vietato ogni commercio, fatte salve poche proroghe. In Italia il Corpo Forestale è l'autorità per le questioni amministrative della Cites, mentre presso il ministero dell'Ambiente ha sede l'autorità scientifica. Ulteriori competenze in sede di convenzione internazionale spettano al ministero degli Esteri. Un decentramento che non facilita l'applicazione della convenzione e per la cui inadempienza l'Italia è stata colpita dalle sanzioni del Segretariato Cites, eliminate solo dopo l'emanazione di una specifica legge di attuazione della convenzione sul territorio nazionale.(m. l.)


I DANNATI
ARGOMENTI: ECOLOGIA, ZOOLOGIA, BOTANICA, AMBIENTE, CONFERENZA, COMMERCIO
ORGANIZZAZIONI: CITES
LUOGHI: ESTERO, USA, FLORIDA, FORT LAUDERDALE
TABELLE: T. Animali e piante in pericolo
NOTE: SPECIE PROTETTE. COMMERCIO DI FAUNA E FLORA SELVATICA TEMA: SPECIE PROTETTE. COMMERCIO DI FAUNA E FLORA SELVATICA

MOGANO Per l'opposizione dei Paesi tropicali capeggiati dalla Malaysia e dal Brasile, questo albero superpregiato per il suo legname continuerà a essere tagliato ed esportato senza controllo internazionale. RINOCERONTI Il rinoceronte nero è ormai ridotto a meno di 2500 esemplari: un calo del 96 per cento rispetto agli Anni Settanta. Di rinoceronti bianchi ne restano invece 6500: la specie è in crescita in Sud Africa ma pressoché estinta altrove in Africa. Le tre specie di rinoceronte asiatico totalizzano, insieme, solo 2500 capi, ma sono meno di cento i rarissimi rinoceronti di Giava. La comunità internazionale non riesce a vincere il bracconaggio e il traffico illegale del suo corno, usato per lo più nella medicina tradizionale asiatica. KIWI E' stata bocciata la proposta neozelandese di vietare ogni forma di commercio alle sue specie di Kiwi, gli uccelli primitivi incapaci di volare, endemici di quelle aree e ridotti a popolazioni di poche centinaia di individui. TIGRE Con circa 25 milioni di prodotti a base di tigre, importati come medicinali dal '90 al '92, la Cina è il Paese più pesantemente coinvolto nel bracconaggio di questa specie, in continuo, preoccupante calo. La sottospecie cinese e quella siberiana sono sull'orlo dell'estinzione rispetivamene con 200 e 50 esemplari. In generale si stimano in poco più di seimila le tigri esistenti al mondo. NIDI DI RONDINE Rinomati ingredienti della «zuppa di nidi di rondine» della cucina orientale, venti milioni di nidi fatti della saliva delle rondini asiatiche del genere Collocalia vengono commerciati ogni anno. Spesso, per raccoglierli, non si aspetta neppure che i piccoli siano stati svezzati. SQUALI Gli squali sono catturati soprattutto per le pinne e la carne ad uso gastronomico e per la cartilagine ad uso medicinale, e molte specie e popolazioni di squali sono rarefatte per l'eccessivo prelievo. Delle 350 specie di squali esistenti al mondo, oltre 100 sono oggetto di commercio. ARMADILLI Vengono utilizzati per farne mandolini tradizionali e venduti ai turisti. La proposta di proteggerli è stata respinta perché mancano le prove di un alto volume di commercio, che resta così incontrollato.


IMPORTANTE RICERCA ALL'ENEA Per il computer la Terra diventa un cubo Ideato un modello matematico che semplifica le previsioni meteorologiche
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: MATEMATICA, METEOROLOGIA, INFORMATICA, TECNOLOGIA
NOMI: RONCHI CORRADO, CABIBBO NICOLA
ORGANIZZAZIONI: ENEA
LUOGHI: ITALIA

LA Terra è un cubo, anzi una «cubo-sfera», e se non ci credete venite alla Casaccia, i laboratori dell'Enea nei dintorni di Roma, e vi spiegheranno come e perché. La cubo- sfera è una figura inventata dal fisico Corrado Ronchi e dai suoi collaboratori dell'Unità di modellistica numerica dell'Enea, per semplificare e ridurre di migliaia di volte l'enorme mole di calcoli necessari per le previsioni meteo e per lo studio del clima. «Un nuovo strumento di ricerca - dice Ronchi - come potrebbe essere un microscopio più potente, che ci consente di vedere più cose, in minor tempo e con più precisione». Per le previsioni meteo, per esempio, potrà dare informazioni rapide sul tempo in zone limitate; la minaccia che ai primi di novembre si addensava su Piemonte e Liguria è sfuggita ai meteorologi perché le previsioni non erano abbastanza dettagliate. Oggi l'Italia, nella griglia in cui è ripartita la superficie terrestre ai fini delle previsioni meteo, occupa quattro quadratini; con il nuovo metodo diventerebbero quaranta. Una «zummata», come la definisce il professor Nicola Cabibbo, presidente dell'Enea, che avrebbe evitato una tragedia. Vediano di chiarire la questione del cubo. Per tenere sotto controllo le variazioni del tempo e del clima è necessario raccogliere ed elaborare milioni di dati (temperature, velocità del vento, pressione...) in un gran numero di punti della terraferma, degli oceani e dell'atmosfera. Più sono i dati, e più i punti da cui provengono, più le previsioni saranno precise e tempestive. Ma anche i più potenti e veloci supercalcolatori, come i Cray di cui si servono tutti i grandi centri, oltre un certo limite non possono andare, se si aumentano troppo i dati rischiano di arrivare tardi. Il problema che si sono posti Ronchi e i suoi è stato quello di trovare un modo per accelerare i calcoli. «I metodi di simulazione numerica dell'atmosfera si dividono in due grandi classi - dice Ronchi -: i metodi cosiddetti spettrali, che trattano il problema nella sua globalità rilevando i dati su tutta la faccia della Terra, e i metodi "grid- point", i cui la superficie terrestre è suddivisa in celle». Il metodo spettrale è quello più usato per simulazioni globali, ma ha alcuni inconvenienti perché, per ogni punto aggiuntivo di cui si vogliono analizzare i dati, i calcoli crescono di otto volte e perché non è possibile lavorare su dimensioni inferiori ai 50 chilometri. In questo modo, per esempio, diventa molto approssimativo lo studio di aree ristrette, cone il bacino del Mediterraneo. I metodi grid-point attuali semplificano i calcoli (qui il numero di calcoli aumenta solo con il quadrato). Ma dato che la griglia su cui sono rilevati i dati è tracciata sui paralleli e sui meridiani, a mano a mano che si procede verso i Poli le maglie si deformano (4 gradi corrispondono a 500 chilometri all'Equatore e ad appena 50 vicino ai Poli) e si perde di omogeneità. E comunque al grande centro americano di Boulder, Colorado, la maglia della griglia è in media di 200 chilometri. «Non dobbiamo intestardirci a rappresentare la Terra come sferica - dice Ronchi -; proiettandola sulle sei pareti di un cubo otteniamo un grigliato molto uniforme, tutte le equazioni da risolvere sono uguali su tutte le facce. Il metodo della cubo-sfera permette di sfruttare la semplicità dei metodi grid-point e di mantenere un'accuratezza confrontabile con quella del metodo spettrale». Infatti a questo punto il problema viene diviso in tanti sottoproblemi che sono assegnati a singoli computer che lavorano in parallelo. L'Enea ha già acquistato sei supercalcolatori Quadrics, progettati dall'Istituto nazionale di fisica nucleare e dall'Alenia. «Potremmo arrivare a griglie di una decina di chilometri in un tempo relativamente breve», dicono alla Casaccia. Ieri il metodo della cubo-sfera è stato presentato a Roma al Model Evaluation Consortium for Climate Assessment (Mecca), un'autorevole associazione internazionale di istituzioni scientifiche che si occupa di clima e previsioni meteo. L'obiettivo è di proporlo come strumento per le ricerche mondiali sul clima. In più può trovare applicazione nello studio della propagazione delle onde sismiche, dei terremoti, della geologia dell'interno della Terra, in astronomia per lo studio dell'atmosfera dei pianeti e della dinamica delle galassie, insomma in tutti i casi in cui sono implicati problemi di geometria curva. L'Italia vi ha un interesse tutto particolare: la penisola, per la sua forma allungata, per la presenza delle Alpi e della «pentola calda» del Mediterraneo, è spesso un vero rebus meteorologico e richiede previsioni molto dettagliate e frequenti; per quanto riguarda il cambiamento globale del clima si trova tra un'area a Nord in cui ci si attende un aumento della piovosità e un'altra a Sud in cui sembra avanzare la desertificazione, e non si capisce oggi che cosa potrebbe accadere. Vittorio Ravizza


ASTRONOMIA Tra le supercomete In progetto una sonda per Plutone
Autore: DI MARTINO MARIO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, PROGETTO, AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
NOMI: TOMBAUGH CLYDE
ORGANIZZAZIONI: HUBBLE, OSSERVATORIO LOWELL
LUOGHI: ESTERO, USA, ARIZONA, FLAGSTAFF

PLUTONE fu scoperto nel 1930 da Clyde Tombaugh, un astronomo oggi ottantottenne, all'Osservatorio Lowell di Flagstaff (Arizona). E' il più remoto e piccolo dei nove pianeti del sistema solare. Le sue dimensioni sono inferiori a quelle di sette satelliti naturali, fra cui la Luna (3746 chilometri di diametro), che circondano gli altri pianeti. La più recente stima del suo diametro è di circa 2300 chilometri, mentre il suo satellite, Caronte, scoperto nel 1978 e in orbita a 19.400 chilometri, è circa la metà. La scoperta, nel 1977, di uno strano oggetto, che presenta alcune caratteristiche cometarie (una tenue chioma), chiamato Chirone, largo qualche centinaio di chilometri e con orbita molto ellittica, nello spazio tra Urano e Saturno, fece sorgere i primi sospetti che Plutone potesse essere il corpo più grande di una ipotetica fascia esterna, denominata «Kuiper Belt» (dal nome dell'astronomo che nel 1951 postulò la sua esistenza). Secondo l'ipotesi di Kuiper un grande anello formato da corpi di ghiaccio e particelle solide (grossi nuclei cometari), con una densità media inferiore ai 2 grammi al centimetro cubo, si estenderebbe grosso modo dall'orbita di Nettuno fino a una distanza di 500-1000 unità astronomiche (una unità astronomica è la distanza che separa la Terra dal Sole, circa 150 milioni di chilometri). Questi sospetti sono aumentati negli ultimi due anni con la continua scoperta di oggetti di dimensioni analoghe a quelle di Chirone - 16 finora - posti al di là di Nettuno e con caratteristiche orbitali simili a quelle di Plutone. Essi appaiono di un colore rossastro e la loro temperatura dovrebbe aggirarsi intorno ai 240 sotto zero. Questi grossi «asteroidi» hanno tutta l'aria di rappresentare l'avanguardia dei corpi appartenenti alla fascia di Kuiper, che si pensa sia formata da un numero tra 1 e 10 miliardi di oggetti, di cui almeno 10 mila con dimensioni superiori ai cento chilometri, e che con ogni probabilità costituisce il serbatoio delle comete a corto periodo come ad esempio la cometa di Halley. La separazione tra la regione occupata dai pianeti terrestri (Mercurio, Venere, Terra e Marte) e quella dei pianeti gassosi (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) è segnata dalla fascia degli asteroidi: migliaia di piccoli pianeti rocciosi il cui maggiore rappresentante è l'asteroide Cerere, un oggetto con un diametro intorno ai 900 chilometri. Bene, in base al quadro che si sta svelando, Plutone potrebbe essere il Cerere di questa remota e gelida fascia esterna. L'orbita di Plutone attorno al Sole è abbastanza diversa da quella degli altri pianeti, è la più inclinata (17) rispetto all'eclittica (il piano dell'orbita terrestre) e la più eccentrica (0,25), valori che sono in realtà più tipici di orbite asteroidali e cometarie. Inoltre è molto improbabile che Plutone sia l'unico oggetto presente nell'orbita stabile che adesso occupa. L'esistenza di un satellite attorno a Plutone rafforza questa ipotesi, in quanto se in quella regione di spazio fossero esistiti soltanto questi due oggetti (Plutone e Caronte) la probabilità di un loro incontro ravvicnato e il loro conseguente legame gravitazionale sarebbe stata praticamente nulla. Invece la regione di spazio esterna alle orbite dei pianeti maggiori, come supposto da Kuiper, deve essere popolata da un gran numero di questi oggetti. Anche Tritone, la più grossa luna di Nettuno, che a differenza tutti gli altri satelliti naturali ruota attorno al pianeta in senso orario, molto probabilmente è un corpo che è stato catturato dall'orbita plutoniana che occupava nel passato. Per scoprire oggetti transnettuniani, a causa della loro bassissima luminosità, è necessario disporre per lunghi periodi di telescopi potenti, cosa difficile per gli studiosi di planetologia, in quanto questo campo, non solo in Italia, è trattato ingiustamente come la cenerentola dell'astronomia. Soltanto per fenomeni eccezionali, come ad esempio l'impatto della cometa Shoemaker-Levy su Giove, è possibile accedere per periodi di tempo ragionevoli ai maggiori telescopi del mondo. E' questo il motivo principale per cui solo una piccola parte del cielo è stata finora scandagliata alla ricerca di questi oggetti che sembrano popolare la periferia del sistema solare. Plutone potrebbe essere il più grosso rappresentante di questa famiglia, ma non certo il solo. Se fosse scoperto oggi, sarebbe considerato un asteroide e, come nel caso di Chirone, non verrebbe classificato come un pianeta. La differenza non è di poco conto perché i processi di formazione e la storia evolutiva di oggetti asteroidali, sia appartenenti alla fascia principale sia presenti in altre regioni del sistema solare, sono molto diversi da quelli a cui sono stati soggetti i pianeti terrestri e gioviani. Anche l'esistenza di un satellite non rappresenta una base sufficiente per definire Plutone un pianeta maggiore. Nessuno infatti suggerisce di definire l'asteroide Ida (circa 50 chilometri di diametro), attorno a cui la sonda Galileo ha scoperto un satellitino di 1,5 chilometri di diametro, un pianeta. Come possono allora essere classificati Plutone e i nuovi oggetti trans-nettuniani? Forse la cosa più corretta sarebbe considerarli pianeti minori «plutoniani», almeno sino a che non avremo maggiori informazioni sulla loro composizione e storia. Il problema della classificazione sarà oggetto di numerose discussioni da parte degli addetti ai lavori, man mano che verranno scoperti altri oggetti di questo tipo. Sino a poco tempo fa sembrava che la struttura del nostro sistema platenario fosse ormai chiara e definitiva: nove pianeti maggiori con i loro satelliti, gli asteroidi e le comete, ma le recenti scoperte stanno aprendo una finestra su un sistema solare più complesso e forse più armonico. Plutone è anche l'ultimo pianeta (sarebbe forse meglio mettere tra virgolette la parola pianeta) a non essere stato visitato da sonde interplanetarie, ma per i primi anni del prossimo secolo è in programma una missione spaziale americana (denominata «Pluto Fast Flyby» - Pff), a cui molto probabilmente parteciperanno anche i russi. Dopo un viaggio di circa sette anni dovrebbe portare due sonde gemelle ad esplorare da vicino il sistema Plutone-Caronte, ma già nella comunità scientifica si stanno levando le prime voci sulla necessità di ampliare gli obiettivi della missione in modo da ottenere immagini di qualcuno dei nuovi componenti della nostra famiglia planetaria. Mario Di Martino Osservatorio Astronomico di Torino


SCAFFALE «Enciclopedia della scienza», De Agostini
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

IN questo caso poche cifre sono meglio di un lungo discorso. L'enciclopedia dedicata alla scienza nella fortunata serie Compact include 12 mila voci, 1300 disegni, 600 schemi e tavole (molte a colori). Nonostante la concisione, sulle voci importanti non si è fatta economia di spazio: la trattazione è molto completa. Un repertorio finale riunisce le voci minori. Rimandi interni consentono diversi percorsi di lettura, oltre che di consultazione.


SCAFFALE Lang e Whitney: «Vagabondi nello spazio», Zanichelli, Aveni Anthony: «Conversando con i pianeti», Ed. Dedalo
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: ASTRONOMIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Gli ultimi vent'anni sono stati importanti per l'esplorazione del sistema solare quanto l'epoca di Colombo e Magellano lo è stata per la conoscenza della Terra. Alla fine degli Anni 60 ci era nota soltanto la superficie della Luna. Oggi tutti i pianeti tranne Plutone sono stati avvicinati da sonde spaziali e conosciamo piuttosto bene anche i loro satelliti, alcuni asteroidi e qualche cometa. Una buona sintesi di queste scoperte è quella di Kenneth Lang (Tufts University) e Charles Whitney (Harvard University). Il loro libro, uscito nel '91 con la Cambridge University Press e l'anno scorso in Francia, arriva ora in Italia. Trascurando qualche svista tipografica, va apprezzato l'aggiornamento, che si spinge fino alle foto dell'asteroide Gaspra inviate dalla navicella «Galileo» e ad alcune immagini della sonda «Magellano» che con il suo radar ha disegnato una completissima mappa della superficie di Venere penetrando sotto la densa cortina di nubi che avvolge il pianeta. Per contrasto, è interessante leggere in parallelo «Conversando con i pianeti» di Anthony Aveni, astronomo e antropologo della Colgate University che, attraverso miti e credenze, ci aiuta a guardare il cielo con gli occhi degli antichi, dai babilonesi ai maya, ai cinesi.


SCAFFALE «Il grande libro dei perché», De Agostini, «L'elettronica» , «Il corpo uma no», «L'ecologia», De Agostini, Lambert David: «Il libro completo dei dinosauri», De Agostini
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: DIDATTICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

La De Agostini è una delle poche case editrici che pensano alla divulgazione scientifica per i ragazzi. Segnaliamo qualche titolo che, in vista del Natale, può trasformarsi in un regalo intelligente. Rivolti ai più giovani, dai 6 ai 10 anni, «Gli animali e i loro ambienti» e «Il grande libro dei perché», nel quale sono raccolte un migliaio di risposte a curiosità che spaziano dall'origine della vita al funzionamento del motore a scoppio. Per i ragazzi delle medie, ecco altri tre volumi della serie «In primo piano - Scienze», dedicati all'elettronica, al corpo umano e all'ecologia. Infine, per tutti, «Il libro completo dei dinosauri» di David Lambert, una sorta di museo su carta che fornisce dati su tutte le specie dei grandi rettili estinti.


SCAFFALE Attivissimo Paolo: «Internet per tutti», Ed. Apogeo
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: COMUNICAZIONI, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Internet, la rete mondiale per lo scambio via computer di messaggi e l'accesso a migliaia di banche dati, non è più neppure in Italia qualcosa di esoterico. Per chi volesse inserirsi nel giro e, come si usa dire, navigare, segnaliamo un manuale molto chiaro. Complementari, dello stesso editore, i volumi sulle banche dati di Enrico Marcandalli «Superkit Internet Bbs» e di David Wolfe «La mia Bbs», con dischetti di software.


SCAFFALE Dri Pietro: «Serendippo», Editori Riuniti
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Gli inglesi chiamano «serendipity» la favorevole combinazione di caso, spirito di osservazione e intelligenza che porta a una scoperta. Pietro Dri ne analizza a fondo i meccanismi, specialmente in campo medico, ma fa passare la sua analisi attraverso una lunga serie di aneddoti godibilissimi, anche grazie all'agilità della scrittura.


CONVEGNO INTERNAZIONALE Tutto chiesa e meteorologia Padre Denza ricordato a un secolo dalla morte
AUTORE: ROMANO FULVIO
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA, METEOROLOGIA
PERSONE: DENZA FRANCESCO
NOMI: DENZA FRANCESCO
ORGANIZZAZIONI: REAL COLLEGIO
LUOGHI: ITALIA, MONCALIERI (TO)

DAL tratto di terreno, in cui le ultime diramazioni della grande catena alpina si congiungono coll'Appennino settentrionale, si stacca un contrafforte formato da una serie non interrotta di colline, che diramandosi dal Sud al Nord tra il Tanaro, il Belbo e la Bormida, si continuano all'Ovest fino a Torino». Sembra un incipit manzoniano: in realtà con questa immagine sul Bollettino meteorologico del febbraio 1866 (che ritrae per fatalità proprio lo scenario della recente alluvione), padre Francesco Denza iniziava la storia della meteorologia moderna. Grazie all'opera di questo attivissimo barnabita, nato a Napoli nel 1834 e inviato a Moncalieri nel 1856 per insegnare fisica al Real Collegio, nascerà in pochi decenni in tutta Italia una capillare rete di 300 stazioni meteorologiche. Dalla Sicilia alla Valle d'Aosta, centinaia di dilettanti, sacerdoti, professori di liceo, farmacisti, con pazienza e costanza infinite raccoglieranno dati su pioggia, temperatura, umidità e pressioni per inviarli telegraficamente a Firenze (dove dal 1876 funzionerà un Ufficio centrale di meteorologia) e per lettera a Moncalieri. L'obiettivo, spiega Denza, è anzitutto di «dare pubblica ragione» delle notizie sul tempo e delle «straordinarie perturbazioni», quelle che più colpiscono la fantasia (e purtroppo non solo quella) della gente; ma anche di raccogliere quei dati che potranno in seguito essere analizzati e studiati per «scoprire le molte e misteriose leggi finora nascoste nel grembo dell'instabilissima atmosfera». Sono gli anni in cui nascono la villeggiatura e l'alpinismo, con la valorizzazione turistica di paesaggi e clima (Denza studierà la mitezza della Riviera di ponente e sarà lui stesso un discreto alpinista, partecipando alla fondazione del Cai). In corrispondenza con Schiaparelli, lo scienziato barnabita utilizzerà la fitta rete di osservatori per studiare il magnetismo terrestre e le «stelle cadenti», onde verificare sperimentalmente l'ipotesi dell'astronomo saviglianese che fossero collegate con le comete: celebre la «pioggia» del 27 novembre 1872, provocata dalla cometa di Biela, quando da Moncalieri furono contate ben 33 mila «stelle filanti». Seguì anche, su invito del governo e con Padre Secchi (che aveva frequentato ai tempi dei suoi studi teologici a Roma), l'eclisse totale di Sole del dicembre 1870, compiendo studi spettroscopici sulla corona. Dopo la morte del Secchi, Denza fu chiamato nel 1891 a Roma da Leone XIII a rinnovare i fasti della Specola Vaticana. Ancora una volta si tuffò con entusiasmo nell'impresa riuscendo a inserire l'Osservatorio Vaticano con il suo telescopio di 33 centimetri tra i 18 osservatori mondiali scelti per la prima Carta fotografica del cielo. Il 13 dicembre del 1894, uscendo da un'udienza con il Papa, fu colpito da ictus cerebrale. Morì il giorno dopo, lasciando, a conferma delle sue gradi doti di divulgatore, quelle «Armonie dei cieli» su cui studieranno generazioni di astrofili. Un secolo dopo, per ricordare la sua opera, il 14 e 15 dicembre si terrà un convegno a Moncalieri, proprio in quel Real Collegio dove svolse gran parte delle sue osservazioni. Fulvio Romano


TECNOLOGIA Guerra ai virus informatici Si pensa a un computer con sistema immunitario
Autore: SCARUFFI PIERO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, INFORMATICA
NOMI: KEPHART JEFFREY
ORGANIZZAZIONI: IBM
LUOGHI: ITALIA

JEFFREY Kephart, ricercatore dell'Ibm, ha stimato che attualmente esistano circa 2000 virus per il sistma operativo Dos. All'interno di un computer un virus è un software che «contagia» il sistema operativo in modo che provochi danni a se stesso. Viene chiamato «virus» appunto perché il suo comportamento assomiglia a quello dei virus che provocano le malattie. Purtroppo i «pirati» che realizzano questi software stanno aumentando. A questo ritmo nell'anno 2000 avremo in circolazione circa 10 milioni di virus per il solo mondo Dos. Per combattere un virus è nata una vera e propria industria degli antivirus informatici. Generalmente questi programmi esaminano il contenuto software di un computer e cercano sequenze particolari di istruzioni che segnalano l'esistenza di un virus. Il processo è laborioso: per quante società possano nascere in questo campo, è difficile che ce ne possano essere 10 milioni nell'anno 2000. Ragion per cui l'informatica mondiale rischia di rimanere paralizzata per colpa di tutti i virus che saranno liberi di contagiare i computer di mezzo mondo spargendosi attraverso le strutture di telecomunicazione sempre più capillari. Se combattere ciascun virus costruendo un apposito antivirus non è praticabile, cosa si può fare? La soluzione che è venuta in mente a Kephart e altri è quella di dotare il computer di un suo sistema immunitario, che entri automaticamente in funzione ogni volta che il suo sistema operativo venga invaso da un virus. Questo sistema immunitario dovrebbe svolgere tre funzioni: 1) capire che il sistema operativo è stato attaccato da un virus; 2) costruire l'anticorpo che lo neutralizzi; 3) ricordarsi questo virus nel caso tornasse in futuro. Proprio come fa il nostro sistema immunitario. Il punto più difficile è il primo. Ancora una volta l'ispirazione viene però dal nostro corpo: il sistema immunitario «attira» i virus verso le cellule che servono poi a produrre l'anticorpo. Analogamente il computer sarà dotato di un insieme di progammi fasulli che induranno in tentazione i virus con lo scopo di poterli intrappolare subito. Al di là dell'utilità pratica, quella di Kephart è una delle prime applicazioni di quella che gli americani chiamano «ALife» (per «artificial life»), la disciplina inventata una decina d'anni fa da Chris Langton che ambisce a costruire software che si comportino come organismi viventi. Piero Scaruffi


NEL 1999 RISPOSTA DEFINITIVA Linee ad alta tensione Nuovo studio sui rischi
Autore: CARMINATI CHIARA

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, ENERGIA, ELETTRONICA
ORGANIZZAZIONI: ISTITUTO BERNARDINO RAMAZZINI
LUOGHI: ITALIA

IL cancro è legato all'invecchiamento e a fattori ambientali. Il timore è ora rivolto anche all'esposizione ai campi elettromagnetici: un tema sul quale il mondo scientifico è diviso. Dal '79 ad oggi indizi epidemiologici sulla cancerogenicità dei campi elettromagnetici sono stati acquisiti da alcuni oncologi, secondo i quali possono determinare un aumento dei linfomi, delle leucemie e dei tumori al sistema nervoso centrale. Nel Veneto, ad esempio, è sotto accusa un elettrodotto da 350 mila wolt che dal Vicentino attraversa la Marca trevigiana fino a raggiungere il Friuli. Questa struttura potrebbe rappresentare, a detta degli ambientalisti e del professor Maltoni, un pericolo per i residenti della zona. L'Istituto Bernardino Ramazzini, che in Emilia conta una decina di centri, ha inaugurato in questi giorni una sezione anche nel Veneto, dove la mortalità per cancro è molto elevata. Sarà lo stesso Istituto, per fornire la prova che le onde elettromagnetiche sono dannose alla salute dell'uomo, ad avviare nel '95 una ricerca che avrà la durata di quattro anni e costerà qualche miliardo. La fase progettuale è ormai conclusa. Cinquemila ratti verranno esposti a campi elettromagnetici di diversa potenza, dalla fase prenatale alla loro morte spontanea. Ciò servirà a valutare la cancerogenicità delle onde elettromagnetiche e verranno forniti dati quantitativi indiscutibili sulla relazione tra dose ed effetto. Intanto, presso gli Editori Riuniti, dedicato a questo problema, è appena uscito il libro di Luca Carra «Onde sospette», con prefazione di Giorgio Nebbia. Chiara Carminati


NUOVA MALATTIA Il prione all'assalto Nè batterio nè virus, ma micidiale
Autore: ANGELA ALBERTO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: PRUSINER STANLEY
ORGANIZZAZIONI: NIH (NATIONAL INSTITUTE OF HEALTH)
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «Prione», agente infettivo che aggredisce il sistema nervoso

ALLE soglie del nuovo millennio si affaccia un nuovo temibile agente infettivo. Non è un batterio, non è un virus, è qualcosa che nessuno riesce ancora a identificare. Nè a vedere. I meccanismi della sua aggressione sono in gran parte ancora sconosciuti e per spiegare la sua stessa esistenza bisogna ricorrere a ipotesi. E' il «prione». Questo «agente trasmissibile non convenzionale», com'è stato definito, colpisce sia l'uomo sia gli animali. Agisce in modo terribile, devastando il sistema nervoso. Come per l'Aids, c'è un lungo periodo di incubazione, a volte mesi a volte anni, persino decenni, durante il quale l'individuo appare sano e le analisi non denunciano alcunché. Poi, animali e pazienti accusano improvvisamente e progressivamente gravi disturbi del comportamento e ben presto anche disturbi motori. Piccoli prelievi di tessuto vivente rivelano allora che molte cellule nervose del cervello e del midollo spinale appaiono svuotate, ricolme di «bolle» interne (vacuoli). Una condizione che le porta ben presto alla morte. Una morte di massa dei neuroni che si ripercuote sull'intero organismo con un esito fatale. Alla fine, il cervello avrà un aspetto spugnoso a causa delle massicce perdite di materia cerebrale. Non esiste alcuna cura contro questa malattia. L'ipotesi che riscuote maggior credito per spiegare questa malattia è quella avanzata più di 10 anni fa da un americano, Stanley Prusiner del Nih (National institute of health) di Bethesda, Usa, e che si basa appunto sull'esistenza del prione. Il prione, secondo Prusiner, sarebbe una proteina (una glicoproteina, per l'esattezza) cento volte più piccola del più piccolo virus. Si tratterebbe di una versione «maligna» di un'altra proteina che il nostro organismo produce naturalmente, grazie a un gene localizzato sul ventesimo paio di cromosomi. Ognuno di noi quindi possiede grandi quantità di questa proteina in versione benigna specie sulle superfici dei neuroni. Negli individui colpiti da questa malattia, si diffonde invece la forma maligna, che differisce dalla prima semplicemente nel modo in cui è ripiegata su se stessa. Questa semplice differenza nella forma sarebbe sufficiente a renderla invulnerabile agli enzimi che potrebbero distruggerla e metabolizzarla, consentendole, secondo Prusiner, di accumularsi indisturbata nelle cellule nervose, fino a provocarne la morte. Già, ma perché il nostro organismo non reagisce a questo microscopico killer? Perché questa forma maligna è così simile a quella benigna, che il sistema immunitario non riesce a riconoscerla come qualcosa di estraneo e di pericoloso. E' un po' come quei sabotatori che indossano l'uniforme del nemico per non farsi scoprire. Il corpo non si «accorge» della loro esistenza e non produce anticorpi per difendersi. Ma c'è di più. Un individuo viene ucciso da uno sterminato esercito di prioni. Ci si chiede quindi come faccia un singolo prione a replicarsi e a diffondersi in tutto l'organismo. Virus e batteri possono farlo perché possiedono un Dna (o Rna) che glielo consente: il prione, invece, non ne possiede. Quindi non si dovrebbe replicare. Ed invece si moltiplica. Molti pensano che in realtà il prione non si riproduca affatto, ma che semplicemente trasformi le patologie benigne in maligne. Un po' come un vampiro trasforma le sue vittime in altrettanti vampiri. In altre parole i killer di un individuo sarebbero le sue stesse proteine, trasformate in nemici. Non tutti sono d'accordo con le tesi di Prusiner. Alcuni ritengono che il vero killer sia un virus ancora da scoprire e che il prione non sia altro che una traccia, un'«impronta digitale» della sua presenza. Qualunque sia la vera origine della malattia da prione (che provoca varie forme di encefalopatie), i suoi effetti sono devastanti. Questo tipo di malattia era già noto il secolo scorso: colpiva le pecore, che letteralmente impazzivano. Recentemente, verso la fine degli Anni 80, per la prima volta si è diffusa anche tra le mucche da latte (specialmente in Gran Bretagna). Gli animali colpiti diventavano diffidenti, colpivano con calci chiunque si avvicinasse, si isolavano dagli altri. Poi cominciavano a camminare male e ad inciampare. Infine la morte. Motivo: a queste mucche era stata data una speciale farina realizzata a partire da scarti di pecore (infette) macellate. Il contagio quindi era passato da una specie all'altra. E non finisce qui. Si sospetta che alcuni casi di encefalopatie in animali come gatti, visoni d'allevamento, siano ricollegabili al contagio tramite cibi bovini a loro volta infetti. E per l'uomo c'è questo pericolo? Quando l'epidemia si è diffusa tra le mucche inglesi, per qualche tempo si sono bloccate le importazioni di carne dal Regno Unito, per poi riaprirle per quelle carni che rispondessero a precisi requisiti. Ma come individuare quei capi contagiati che non mostrano alcun sintomo durante la lunga incubazione della malattia da prione? In realtà fino ad oggi non si è mai provato con certezza il contagio da un animale all'uomo (mentre la via inversa, da uomo ad animale, è stata dimostrata in laboratorio). Quello che è certo, invece, è il passaggio del prione da un uomo a un altro uomo. Per due patologie, le malattie di Creutzfeldt-Jacob e del Kuru, è stata infatti documentata la trasmissione del contagio da un individuo all'altro. Nel primo caso attraverso strumenti chirurgici contagiati, e nel secondo attraverso il cannibalismo. La malattia di Kuru, infatti, era particolarmente diffusa in una popolazione della Nuova Guinea dedita a riti antropofagi, con tutta probabilità a causa dell'ingestione del cervello contagiato dei defunti. A complicare il quadro c'è il forte sospetto che almeno per il 10 per cento delle malattie da prione (compresa una forma di insonnia fatale) esista una predisposizione genetica. Molti indizi suggeriscono la necessità di approfondire questi studi, come si sta facendo anche nel nostro Paese. Attualmente, la maggiore preoccupazione riguarda il campo medico e chirurgico. Il prione è infatti resistentissimo alle normali tecniche di decontaminazione: resiste per almeno un'ora a 121 C e addirittura per quattro mesi a soluzioni molto forti di formalina (20 per cento). Per evitare il contagio tramite strumenti chirurgici e dentistici, sono necessarie quindi misure di sterilizzazione molto accorte. Assai più di quelle normalmente adottate. Come si fa, ad esempio, per tutti quei prodotti medici a base di estratti di tessuto cerebrale e di midollo spinale bovino o umano (è proprio in questi tessuti che si concentra l'infettività). Il pericolo è più che reale. In Francia si conoscono casi di pazienti infettati in anni non sospetti da semplici somministrazioni di ormoni di crescita contagiati, e in seguito operati in tempi recenti: c'è il dubbio che quegli strumenti chirurgici, non adeguatamente sterilizzati, possano aver contagiato altri pazienti. Alberto Angela


GALLINELLE D'ACQUA AMERICANE Nel nido non c'è democrazia I pulcini arancione, cocchi di mamma
Autore: BOZZI MARIA LUISA

ARGOMENTI: ETOLOGIA, ZOOLOGIA, ANIMALI
NOMI: LYON B. E.
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «Fulica americana»

FRA le gallinelle d'acqua americane (indicate con il nome scientifico Fulica americana) essere un pulcino fornito di piume arancioni vuol dire diventare il cocco di mamma e papà. A dispetto di quanto finora era considerata una regola generale, e cioè che i genitori non facessero preferenze fra i figli, questi uccelli acquatici - famiglia Rallidae - hanno un debole per i figlioletti che sulla parte anteriore del corpo esibiscono piume di un brillante arancione, la cui funzione non è termoregolatrice bensì strettamente ornamentale. Contrariamente alla norma, queste piume hanno infatti la forma di lunghi filamenti sottili che si allargano nella punta con una paletta colorata. Il risultato della preferenza parentale è che questi coccolatissimi pulcini sono ovviamente quelli predisposti a sopravvivere con maggiore probabilità e quindi, divenuti adulti, a trasmettere il carattere nella discendenza. Così di generazione in generazione il piumaggio arancione dei nidiacei più amati dai genitori si è affermato nella specie, divenendo persino «esagerato», un po' come è successo alla coda del maschio del pavone e a tutti quei caratteri (le corna dei cervi, i colori del fagiano) che piacciono alle femmine e che, proprio per questo, favoriscono una scelta sessuale e quindi la riproduzione. Finora il fenomeno era conosciuto soltanto nell'ambito sessuale e meno che mai si sospettava fosse alla base di una scelta parentale. I protagonisti di questa storia assomigliano ai piumini di cipria scartati dalle vendite perché si è abusato con il colore: oltre alle piume che li avvolgono in una soffice nuvola arancione, hanno papille rosse intorno agli occhi e alla base del becco, anch'esso rosso, per non parlare della testa, che è priva di piume ma coperta da una sgargiante pelle rossa. Tanto spreco di colore ha certamente un costo, perché evidenzia i pulcini ai predatori, tant'è che quando essi odono il grido di allarme degli adulti nascondono la testa. Uno spreco di colore la cui funzione però è limitata nella primissima infanzia, dal momento che le piume colorate scompaiono dopo tre settimane, per lasciare il posto a un piumaggio bruno simile a quello degli adulti. I nidiacei di Fulica america na non nascono tutti contemporaneamente e la loro sopravvivenza è strettamente legata al cibo, tant'è che da un terzo alla metà circa della nidiata muore di fame. Miseranda fine cui sono destinati in misura maggiore gli ultimi nati. Per un pulcino di Fulica ame ricana, quindi, la differenza fra essere nutrito in modo conveniente o no consiste nel vivere o morire: un'ardua questione, totalmente dipendente dalla scelta dei genitori. A differenza dei loro coetanei di altre specie, questi pulcini non chiedono il cibo con sonori e insistenti pigolii, nè spalancano un becco vivamente colorato all'interno, ma esibiscono le piume arancioni ai genitori. I quali, per far fronte alla fatica di nutrire la figliolanza, se la spartiscono secondo una democratica parità fra i sessi: a partire da una settimana dopo la schiusa, ognuno provvede ai suoi, elargendo maggiori cure agli utimi nati. Per verificare se i genitori di Fulica americana hanno un debole per certi figli, B. E. Lyon e collaboratori dell'Università di Toronto hanno sottoposto a un energetico taglio della punta delle piume metà della nidiata, che di conseguenza acquistò un colore bruno. Per capire se il taglio avesse cambiato l'aspetto dei pulcini al punto da renderli irriconoscibili ai genitori, i ricercatori usarono come termine di paragone nidiate con pulcini tutti arancioni o tutti bruni. Entrambe le nidiate ebbero gli stessi valori di crescita e di sopravvivenza, dimostrando che i genitori riconoscevano come loro i figli «rapati». Invece nei nidi con metà pulcini bruni e metà pulcini arancioni i genitori elargirono maggiormente le loro cure a questi ultimi, che in ragione di ciò crebbero più velocemente e sopravvissero in maggior numero. Quindi babbo e mamma di Fulica americana preferiscono i figli arancioni. Resta da chiarire perché le piume arancioni inducano un genitore a nutrire di più il figlio che se ne adorna. Due in sostanza le ipotesi, ancora da verificare. Il colore arancione potrebbe essere un «marchio» di qualità, indice di buona salute, un po' come le gote rosse dei nostri bambini: un genitore perciò potrebbe essere indotto a investire di più in questi figli che gli danno maggiori garanzie di sopravvivenza. Oppure il colore arancione potrebbe essere indice di età precoce e quindi di maggiori bisogni: un genitore sarebbe portato quindi a nutrire il figlio più piccolo, trascurando quello bruno che può già cavarsela da sè. Qualsiasi siano le conclusioni, il fatto che il colore dei nidiacei possa indurre una scelta parentale è una ipotesi che darà da fare nei prossimi anni ai biologi. Maria Luisa Bozzi


EFFETTI ANTISTRESS Pavarotti canta per il chirurgo La musica in sala operatoria favorisce gli interventi
Autore: GIACOBINI EZIO

ARGOMENTI: MUSICA, PSICOLOGIA, MEDICINA E FISIOLOGIA
NOMI: PAVAROTTI LUCIANO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Effetto rilassante della musica

LA calda voce di Pavarotti invade la sala operatoria di un reparto di neurochirurgia di Stoccolma. Inizia l'operazione, che durerà almeno 4 ore. Un fatto eccezionale? Tutt'altro. Dati recenti dimostrano che oltre la metà delle operazioni eseguite in Usa sono accompagnate da un sottofondo musicale. Il 90 per cento dei chirurghi sceglie la musica classica, preferibilmente strumentale, e gli altri si dividono tra jazz e folk. Pare che la musica abbia sui pazienti un effetto rilassante e anti-ansia, sia prima, sia durante e dopo l'intervento chirurgico. La musica esercita un ruolo positivo durante dolorosi interventi dentistici o nelle piccole operazioni in anestesia locale. In genere si è studiato bene l'effetto della musica sul processo di guarigione postoperatorio e nel caso di trattamenti non-chirurgici particolarmente duri, ad esempio la chemioterapia. Si è anche provato che pazienti sottoposti a un sottofondo musicale richiedano dosi più basse di anestetici. Ma qual è l'effetto della musica sui chirurghi? Su questo punto ne sappiamo ancor poco, tolto il fatto che l'ascoltare musica pare abbia un effetto rilassante anche su di loro. Un recente studio di due psicologi dell'Università di New York di Buffalo, pubblicato nella rivista dell'associazione americana di medicina (Jama), ha cercato di rispondere a questo quesito, accertando l'effetto della musica sulla performance di 50 chirurghi di età 31-61 anni e sulle loro reazioni cardiovascolari. Naturalmente tutti i soggetti erano amanti della musica, l'ascoltavano regolarmente durante le operazioni. A ognuno di loro è stato chiesto di eseguire operazioni aritmetiche stressanti durante le quali si registravano la conduttanza elettrica della cute (indice di stress e tensione nervosa), la pressione arteriosa e la frequenza del polso. Ogni partecipante doveva svolgere una rapida serie di operazioni in assenza di musica oppure in presenza di musica scelta o dal soggetto o dagli sperimentatori. Il pezzo musicale selezionato da questi ultimi era il noto «Canon in D» di Pachelbel, assai popolare come musica antistressante. L'analisi statistica dei risultati dimostra che l'attività del sistema nervoso autonomo, che comanda appunto le reazioni psicologiche e somatiche cardiache ed emodinamiche (pressione e polso), era fortemente diminuita nel caso di una selezione musicale da parte del soggetto in esame dimostrando un effetto antistress. Sotto l'influenza musicale si notava pure un aumento della velocità di reazione e nell'accuratezza della prestazione, requisiti molto importanti per un chirurgo. E' interessante notare il fattore scelta del tipo di musica. In un caso un pezzo di musica tradizionale irlandese con cornamuse, pifferi e tamburi aveva un effetto molto più rilassante per il soggetto che la dolce melodia di Pachelbel. Questo studio, che è probabilmente il primo del genere sui chirurghi, dimostra che la reazione cardiovascolare del chirurgo trae un beneficio dallo sfondo musicale, il che spiega la popolarità della musica in sala operatoria. Esempi di situazioni difficili e stressanti per il chirurgo non sono infrequenti, tuttavia un beneficio potrebbe esser presente anche in situazioni normali. Tempo fa Nietzsche scrisse che «senza musica la vita sarebbe un errore», adesso potremmo dire che «senza musica un intervento operatorio sarebbe un errore». Ezio Giacobini Università del Sud Illinois


COME FUNZIONA Il fegato tuttofare Un laboratorio chimico vivente
Autore: DI AICHELBURG ULRICO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA
NOMI: BERNARD CLAUDE, MINOT GEORGE
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. E' L'ORGANO PIU' GRANDE ========================================================== Il più grande organo interno del corpo è il fegato. Morbido, rosso perché irrorato dal sangue, si presenta diviso in quattro lobi, fra i quali il destro (più voluminoso) e il sinistro (più piccolo) sono i principali. Il sangue affluisce al fegato direttamente dal cuore e dagli intestini e penetra lentamente attraverso circa 50.000 minuscole unità, i lobuli epatici, che hanno il diametro di un millimetro. Una serie di processi chimici disgrega ulteriormente le sostanze già digerite, assembla fra di loro quelle utili, filtra vecchie cellule del sangue, immagazzina o libera zuccheri, amidi, grassi, vitamine e minerali, secondo le diverse necessità dell'organismo --------- GRASSI, BILE E CISTIFELLEA --------- La cistifellea, una vescichetta soffice ed elastica, che contiene un liquido verde-bruno, la bile, raccoglie gli scarti del fegato e frammenti delle cellule sanguigne demolite. Sono queste che conferiscono alla bile il suo caratteristico colore. Attraverso il dotto biliare, la bile raggiunge il duodeno, dove i suoi sali demoliscono i grassi e li trasformano in gocce finissime che vengono assorbite meglio ==========================================================

IL fegato è una vera fucina biochimica, un grande laboratorio. Si calcola che in esso si svolgano circa cinquemila tipi di operazioni chimiche. Pesa un chilogrammo e mezzo, è attraversato giornalmente da più di 2000 litri di sangue, ossia 1500 millilitri al minuto, il suo letto vascolare contiene un volume di sangue di 600 millilitri, circa il 13 per cento del volume totale del sangue. Microscopicamente ha un'architettura labirintica nella quale si trovano caratteristiche cellule, gallerie contorte, sistemi di canali, particolari condotti sanguiferi detti sinusoidi. A proposito di sangue, il fegato ha un particolare sistema circolatorio, quello della vena porta, che raccoglie tutto il sangue proveniente dall'intestino, carico dei prodotti della digestione. Questo sangue, prima di proseguire il suo cammino per entrare nella circolazione generale, deve transitare nel fegato come se si trattasse d'un passaggio obbligato attraverso una barriera doganale. Durante 70 anni di vita giungono in tal modo al fegato circa una tonnellata e mezzo di sostanze derivanti della digestione delle proteine e circa 12 tonnellate e mezzo di sostanze derivanti dalla digestione dei carboidrati e dei grassi. Il fegato immagazzina o trasforma queste sostanze, prepara il lavoro dei reni controllando il ricambio delle sostanze azotate, presiede al ricambio dei grassi bruciandoli, formandone delle scorte e rielaborandoli, insomma regola la concentrazione dei singoli sotituenti del sangue. Inoltre produce gli elementi essenziali di quel complicato processo che è la coagulazione del sangue, ha una funzione antitossica, è una specie di setaccio, di filtro protettore. Talmente intensa è questa attività funzionale che il fegato sviluppa con le sue molteplici reazioni chimiche il 30% del calore totale d'un individuo a riposo, contro il 40% del complesso dei muscoli e il 30% di tutti gli altri tessuti insieme. Il fegato è dunque un possente focolaio di calore vitale, come aveva già visto nel secolo scorso Claude Bernard notando che la temperatura del sangue che ne esce può essere perfino superiore di quasi 2 gradi a quella del sangue dell'aorta. Allorché il fegato è malato si scompiglia l'«ambiente interno» dell'organismo. Molti esperimenti dimostrano la funzione antitossica del fegato: per esempio una rana alla quale siano stati chiusi i vasi sanguigni del fegato muore dopo l'iniezione di 1/80 di goccia di nicotina mentre una rana normale non ha alcun sintomo di avvelenamento. La costante glicemica è una delle più importanti caratteristiche del nostro organismo: normalmente ogni litro di sangue contiene da 0,8 a 1,2 grammi di glucosio. Poiché ogni giorno entrano nel sangue, in seguito all'assorbimento degli alimenti, notevoli e variabili quantità di glucosio, ed a loro volta i nostri tessuti attingono dal sangue almeno 300 grammi di glucosio (il combustibile fisiologico) per il loro fabbisogno energetico, deve esistere un meccanismo regolatore di grande precisione, facente sì che, comunque si effettuino il rifornimento ed il consumo del glucosio, questo rimanga nel sangue sempre nella medesima concentrazione. Orbene, quando il glucosio arriva al fegato si trasforma in glicogeno, una sostanza di riserva, un polisaccaride del glucosio, e si immagazzina. Il fegato provvede poi a scindere il glicogeno in glucosio e ad immetterlo nel sangue man mano che è richiesto. Si tratta d'un congegno che agisce con grande rapidità per mantenere l'equilibrio fra entrate e uscite. Il fegato è dunque essenziale per la regolazione della glicemia. Il fegato è un serbatoio anche per il sangue: in relazione alle esigenze che di volta in volta si presentano è in grado di richiamare dalla circolazione, o di immettervi, volumi di sangue influenzando sensibilmente il ritorno venoso al cuore e la gittata cardiaca. Il fegato produce angiotensinogeno, precursore dell'angiotensina, importante per la regolazione della pressione arteriosa. E ancora partecipa all'emopoiesi (produzione del sangue) per il suo ruolo nel metabolismo della vitamina B 12 dell'acido folico. George Minot (Nobel nel 1934) guarì i malati di anemia perniciosa, allora sempre mortale, facendo mangiare fegato. Ulrico di Aichelburg


IN BREVE Da Torino al Sole per capire la corona
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
ORGANIZZAZIONI: ALENIA, NASA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Sonda europea Soho

Sta per lasciare l'Alenia di Torino il principale strumento della sonda europea Soho per lo studio del Sole. Il lancio è previsto nel settembre '95. Si tratta dello spettrometro per il coronagrafo ultravioletto. Vi hanno contribuito l'Italia con 30 miliardi e la Nasa con 60. Lo strumento pesa 100 chilogrammi e la sua costruzione ha richiesto tecnologie avanzatissime. Per la prima volta permetterà di analizzare densità, temperatura e velocità della corona solare, cioè della rarefatta «atmosfera» della nostra stella


IN BREVE Un telefono amico anche per gli anziani
ARGOMENTI: COMUNICAZIONI
ORGANIZZAZIONI: AGER (ASSOCIAZIONE PER LA RICERCA GERIATRICA)
LUOGHI: ITALIA
NOTE: Telefono amico n. 02 55.18.04.84

L'Ager, l'Associazione per la ricerca geriatrica e lo studio della longevità, ha istituito un telefono amico (02.55.18.04.84) per rispondere a ogni domanda riguardante l'invecchiamento. Non formula però diagnosi nè suggerisce terapie. Funziona dal lunedì al venerdì, 14-16.


IN BREVE Minerali e fossili in mostra a Roma
ARGOMENTI: CHIMICA, MOSTRE
ORGANIZZAZIONI: GRUPPO MINERALOGICO ROMANO, UNIVERSITA' LA SAPIENZA
LUOGHI: ITALIA, ROMA

Per iniziativa del Gruppo mineralogico romano 200 collezionisti italiani e stranieri espongono minerali, pietre dure e fossili sabato e domenica all'Hotel Hergife di Roma. Il Museo di mineralogia dell'Università La Sapienza dedica una sezione ai diamanti. Ingresso libero.


IN BREVE Tecnologia in aiuto dei paraplegici
ARGOMENTI: TECNOLOGIA, HANDICAP
NOMI: RADAELLI EMILIO
ORGANIZZAZIONI: FERRATI ELECTRONIC
LUOGHI: ITALIA

Dopo 18 anni di studi è stata messa a punto una protesi elettronica che in alcuni casi può consentire ai paraplegici di riprendere l'uso degli arti inferiori tramite comandi vocali impartiti all'apparecchiatura. L'ultimo prototipo, realizzato dalla Ferrati Electronic, secondo Emilio Radaelli, primario di riabilitazione dell'Ospedale Maggiore di Milano, ha dato risultati incoraggianti. Per informazioni, tel. 02-354.1407.


IN BREVE Superlampadina ideata in Francia
ARGOMENTI: ENERGIA, PROGETTO
ORGANIZZAZIONI: LUNIX
LUOGHI: ITALIA

Si chiama Lunix ed è un sistema di illuminazione per spazi interni o esterni di grandi dimensioni. L'aspetto è quello di un pallone di 1,5-2 metri di diametro gonfiato con elio e illuminato con tecnica alogena; la potenza è di 2000 o 4000 watt. Il pallone, legato al suolo, viene innalzato a 8 metri per illuminare tremila metri quadrati. Per informazioni: 02-86.46.11


IN BREVE Risparmio energetico con nuove lampadine
ARGOMENTI: ENERGIA, PROGETTO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: «Operazione lampadina»

L'«Operazione Lampadina» è un progetto per diffondere l'uso delle lampadine a basso consumo che hanno una durata media di diecimila ore (circa cinque anni) anziché mille e consumano un quinto di energia rispetto alle vecchie lampadine a incandescenza. Per ovviare all'alto costo iniziale, è stato siglato un accordo tra Greenpeace e la municipalizzata romana per l'energia, grazie al quale le lampade non si pagano subito ma l'importo viene riscosso dall'Acea nelle sei bollette successive.


DAL FEGATO AL DUODENO Contro il colesterolo un litro di bile al giorno
Autore: U_D_A

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. GUARDARE DENTRO LO STOMACO ===================================================== Nel 1822 William Beaumont (1785-1853), medico dell'esercito americano, curò il viaggiatore Alexis Saint Martin, al quale avevano sparato nell'addome lasciandogli un buco aperto proprio nello stomaco. Saint Martin sopravvisse, ma il buco non guarì nè si chiuse: per evitare che il contenuto fuoruscisse, doveva essere imbottito di garze. Per anni Saint Martin permise a Beaumont di fare esperimenti sul suo corpo. Dal suo stomaco venivano prelevati campioni da analizzare, che portarono all'identificazione dell'acido cloridrico. Fu possibile studiare anche i movimenti peristaltici =====================================================

QUANDO si parla del fegato è inevitabile pensare alla bile. Le cellule poligonali del fegato, o epatociti, secernono continuamente questo liquido vischioso giallo- verdastro, poco meno d'un litro nelle 24 ore. Sottilissimi canali, le vie biliari, formano una fitta rete a maglie poligonali, spesso geometricamente perfette, e la bile percorrendo questa rete si versa nel duodeno, il tratto di intestino immediatamente successivo allo stomaco. Qui giunge dallo stomaco il chimo, ossia il prodotto della trasformazione degli alimenti nell'ultima fase della digestione gastrica. L'arrivo della bile è intermittente, avviene in coincidenza con l'arrivo del chimo. Negli intervalli la bile si raccoglie nella colecisti o cistifellea, le cui pareti nel momento opportuno si contraggono facendo defluire la bile nel duodeno, il che avviene sotto un duplice controllo, nervoso (nervo vago) e ormonico (ormoni prodotti dal duodeno, che manda così il suo segnale al fegato). La bile ha una spiccata influenza sulle funzioni intestinali. I suoi costituenti principali sono gli acidi biliari, i pigmenti biliari derivanti dall'emoglobina del sangue, e il colesterolo. La principale azione della bile è legata agli acidi biliari che intervengono nella digestione e nell'assorbimento dei grassi, ma con la bile si eliminano anche sostanze di rifiuto e il colesterolo. In confronto all'enorme lavoro complessivo del fegato la bile può apparire poca cosa, ma non è da sottovalutare. Dagli antichi era considerata un liquido vitale, essenziale per la salute e anche per l'umore. D'una persona irritabile si diceva (e si dice tuttora) che aveva un carattere «bilioso» o «atrabiliare» (bile di colore nero). La parola «collera» deriva dal greco cholè, bile. Certo si può diventare di pessimo umore quando il fegato non compie il suo dovere, ma la colpa, più che della bile, è del fegato mal funzionante nel suo insieme. (u. d. a.)


STRIZZACERVELLO L'affare delle penne
LUOGHI: ITALIA

L'affare delle penne Un famoso miliardario amava raccontare che, quand'era piccolo, aveva comperato un certo numero di penne da rivendere ai compagni al prezzo di 10 centesimi l'una, con l'intenzione di rivenderle a 50 centesimi. Non riuscendo a trovare clienti, aveva ridotto il prezzo. Le penne erano andate a ruba e lui aveva guadagnato in tutto 39,59 dollari. Quanto aveva guadagnato su ogni penna? a) nulla b) meno di dieci centesimi c) più di dieci centesimi La risposta domani, accanto alle previsioni del tempo.


LA PAROLA AI LETTORI CHI SA RISPONDERE? Autoradio: l'effetto Doppler c'è ma non si sente!
LUOGHI: ITALIA

Perché il famoso effetto Doppler per cui una sorgente sonora, ad esempio un clacson, che prima si avvicini e poi si allontani dall'os servatore, invia un suono dap prima più acuto, poi più grave ri spetto a quello emesso, non sembra verificarsi quando si ascolta musica alla radio? Con l'autoradio, l'effetto Doppler c'è ma non si sente! La prima verifica sperimentale dell'effetto Doppler risale al 1845, quando Buys Ballot fece suonare dei musicisti su un carrello trainato da una locomotiva e l'altezza delle note veniva misurata da terra da altri musicisti, che per farlo usavano solo il proprio «orecchio musicale». Potete immaginare da soli la precisione della verifica! E' un po' come il caso della radio. Nel caso dell'auto, la velocità è comparabile con la velocità di propagazione del suono e quindi più è veloce l'auto, più si noterà la variazione di frequenza (altezza) del suono. Nel caso della radio, invece, la nostra velocità non è comparabile con quella di propagazione del suono, è infinitesima rispetto a questa e di conseguenza sarà anche infinitesimo e quindi impercettibile al nostro orecchio l'effetto Doppler. Marco D'Ottavio, Roma Probabimente il lettore si riferisce all'ascolto della radio in automobile, altrimenti non si capisce dove stia il problema. Per l'automobile in movimento, la ricezione delle onde radio dovrebbe essere modificata così come il colore delle stelle più lontane (e quindi in rapido allontanamento), secondo il red-shift noto agli astronomi. Effettivamente questo avviene, tuttavia il lettore trascura un fatto fondamentale: la velocità di trasmissione delle onde sonore nell'atmosfera è di 6 ordini di grandezza inferiore a quella della luce e delle radiazioni elettromagnetiche in generale. La frequenza delle onde sonore (in viaggio a circa 1200 chilometri al secondo) osservate da un veicolo in movimento a 120 chilometri l'ora viene apparentemente modificata del 10 per cento: una quantità decisamente sensibile! La frequenza delle onde radio, invece, in viaggio a circa 1.200.000.000 chilometri l'ora, è modificata di una quantità veramente irrisoria (0,00001 per cento) per lo stesso osservatore in moto a 120 chilometri l'ora. Ecco perché l'effetto Doppler all'apparenza non si verifica. Felice Zunini, Roma Le onde radio viaggiano alla velocità della luce e, come hanno dimostrato Morrison e Morley e più tardi Einstein, questa resta costante da qualunque punto dell'universo la si osservi, sia che si vada in direzione delle onde di luce o in senso contrario. Così avviene anche per le onde radio. Vincenzo Mollica, Padova Come mai il ferro è l'unico me tallo che non arruginisce? Il composto noto con il nome di ruggine è chimicamente definito come triossido ferrico ed è quindi ovvio che per la sua creazione occorre il ferro. La corrosione dei metalli è di natura elettrochimica e può avvenire secondo due differenti processi, a seconda della natura e dell'ambiente corrosivo: può avvenire per evoluzione di idrogeno gassoso o assorbimento di ossigeno. Il secondo processo si osserva correntemente nel ferro, che viene corroso da soluzioni neutre di elettroliti quando vi sia ossigeno disciolto nelle soluzioni stesse. Massimiliano Crimella Alessandria Il fenomeno di ossidazione è comune a molti metalli perché gli ossidi risultano più stabili dei metalli stessi. Il processo di corrosione che subisce il ferro è molto rapido, a differenza di altri metalli (cromo, zinco, alluminio, ecc.) in cui l'ossidazione risulta lenta cineticamente e non va oltre la formazione di uno strato molto sottile di ossido che rende la superficie metallica impermeabile all'ossigeno (passivazione) e quindi arresta il processo di ossidazione. Giacomo Malavasi, Policoro (Mt) Come fanno a riprodursi le pian te che non hanno fiori, come i muschi o le felci? Il fiore non è affatto necessario alla riproduzione: è un'invenzione delle piante che costruiscono strutture vistose per attirare gli insetti verso il polline. Questo facilita l'incontro tra il polline e la sommità del pistillo di un'altra pianta, da cui poi il granulo pollinico arriva all'ovario. Nei muschi e nelle felci, invece, i gameti maschili, mobili, per raggiungere quelli femminili si servono come veicolo di un velo d'acqua. Classe IIID Liceo Scientifico Cattaneo, Torino


CHI SA RISPONDERE ?
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QPerché le misure di scarpe e abiti non vengono espresse in centimetri e variano da un Paese all'altro? QPerché, a parità di marca, l'acqua minerale naturale imbottigliata costa più di quella minerale gassata, che richiede una maggiore lavorazione? QIl XX secolo finirà nel 1999 o nel 2000? QPerché, sputando nella maschera subacquea, questa non si appanna? _______ Risposte a «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino o al fax 011-65. 68.688




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