TUTTOSCIENZE 21 aprile 93


COSTA 32 MILIARDI DI DOLLARI Clinton, gli Usa nella rete Fibre ottiche in ogni casa, scuola, ufficio Il Presidente americano progetta un' «autostrada» per segnali digitali in viaggio a 375 milioni di caratteri al secondo
Autore: LENTINI FRANCESCO

ARGOMENTI: COMUNICAZIONI, TECNOLOGIA, ELETTRONICA
NOMI: NEGROPONTE NICHOLAS, SCULLEY JOHN, CLINTON BILL
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 061. Rete telematica

UNA rete telematica che collegherà ogni casa, ufficio, laboratorio aula scolastica e biblioteca degli Stati Uniti entro l' anno 2016 E' il sogno tecnologico dell' amministrazione Clinton Gore: un presidente che ragiona come un manager, un vicepresidente che pare tenga testa ai maggiori esperti di computer science. La promessa è quella di dirottare la somma di 32 miliardi di dollari di investimenti dal settore militare a quello civile, in particolare verso l' alta tecnologia (intelligenza artificiale, robotica, fotografia digitale, nuovi materiali, laser, fibre ottiche). Così gli americani, invece dei satelliti killer del progetto Guerre stellari, avranno una superstrada per le comunicazioni digitali, una electronic highway sulla quale transiteranno informazioni alla velocità di 3 gigabit/sec (3 miliardi di bit al secondo, pari a 375 milioni di caratteri al secondo). Una mole di dati impressionante: si va dalla voce alla musica stereofonica, dalle immagini grafiche ad alta definizione alle immmagini in movimento. Con la superstrada elettronica si realizzerebbe l' integrazione prevista nel 1979 da Nicholas Negroponte, fondatore e direttore del mitico Media Lab al Massachusetts Institute of Technology: editoria, diffusione radio televisiva e informatica in uno stato di parziale sovrapposizione. Il punto d' incrocio dei tre cerchi corrispondenti a questi tre settori industriali è ciò che oggi chiamiamo multimedia. Per esempio multimedia significa poter ascoltare la radio mentre si lavora al computer, usando il computer stesso. Come? Con il servizio Internet Talk Radio, un notiziario radiofonico digitale trasmesso via modem alla velocità di 64 kilobit/sec (64. 000 bit al secondo, pari a 8000 caratteri al secondo). Il servizio prenderà il via tra poche settimane negli Stati Uniti e sarà indirizzato ai 10 milioni di abbonati alla rete Internet (in prevalenza ricercatori, accademici e tecnici di ogni disciplina). Con un modem sufficientemente veloce si avranno le notizie in diretta, altrimenti il notiziario sarà registrato su disco, con cadenza settimanale, come un qualsiasi file. Per l' ascolto sarà necessario disporre in ogni caso di una audio board, un sintetizzatore di suoni il cui costo non supera i 200 dollari. Un softare opportuno consentirà di filtrare le notizie secondo i criteri dell' utente: è il primo segno di concorrenza tra le reti telematiche globali e i media tradizionali. Grazie alla superstrada elettronica sarà possibile consultare qualsiasi biblioteca dal salotto di casa, oppure ottenere il collegamento audio video con gli studi televisivi; si potrà quindi intervenire nei programmi e magari entrare in contatto con gli altri telespettatori (televisione interattiva). Una larga fetta del lavoro d' ufficio diventerà telelavoro. La maggior parte dei prodotti e dei servizi, compresi i servizi sanitari, si acquisterà da casa per mezzo dell' onnipresente carta di credito. Sempre senza muoversi da casa sarà possibile compiere gli studi universitari. Uno scienziato potrà sapere in ogni momento quello che sta facendo un collega a migliaia di chilometri di distanza, ossia potrà scambiare con lui messaggi di ogni tipo (fax ad alta velocità, posta elettronica), accedere ai dati memorizzati nel suo computer e persino osservare ciò che accade nel suo laboratorio (videotelefono). Gli incontri al vertice di ogni tipo saranno sostituiti dalle teleconferenze. In seguito gli incontri avverranno all' interno di spazi virtuali che riprodurranno fedelmente gli spazi del mondo reale (abitazioni, piazze, teatri, fiere). E alla fine del meeting elettronico tutti si stringeranno la mano in modo virtuale. Secondo John Sculley, presidente della Apple Computers, questo sistema di comunicazione globale avrà sull' economia statunitense lo stesso impatto che ebbe l' installazione delle rotaie ai tempi del telegrafo. Poiché nel frattempo anche l' economia mondiale sarà diventata globale, ciò permetterà ai manager del ventunesimo secolo di controllare gli scenari produttivi e alle aziende americane di restare competitive. Ma i problemi non mancheranno. Se, da un lato, nascerà una nuova industria di hardware e di software, con la conseguente creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro, dall' altro sarà necessario compiere un grande sforzo per adeguare i sistemi di sicurezza: il progetto prevede l' interconnessione di tutte le reti già esistenti, comprese quelle militari, e sarebbe spiacevole se eventuali hackers riuscissero a penetrare nei computer del Pentagono. L' effetto più importante della electronic highway sarà la fine degli attuali mezzi di comunicazione di massa. Grazie alle fibre ottiche avremo milioni di canali disponibili, e questo renderà l' informazione capillare e altamente individualizzata. Non solo ciascuno di noi potrà scegliere il libro da leggere, il film da vedere o lo spettacolo da seguire, ma questi libri, questi film e questi spettacoli non saranno prodotti basandosi sui famigerati «indici di ascolto». Nessuno sarà più influenzato dai gusti complessivi della collettività e questo segnerà molto probabilmente la vittoria finale dell' individuo. Francesco Lentini


PROGRESSI NEI «PORTATILI» Mani al volante, orecchio al telefono Si compone il numero con un comando vocale
Autore: PATTINI FRANCO, CANAVESIO FRANCO

ARGOMENTI: COMUNICAZIONI, TECNOLOGIA, ELETTRONICA
ORGANIZZAZIONI: CSELT, STET
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 061. Rete telematica

IL telefono, un tempo solamente «la tua voce», è diventato un indice nel bene e nel male del cambiamento sociale: lo registra anche il nuovo Codice della Strada, che ha proibito l' uso degli apparecchi telefonici mentre si guida. Questa norma ha indotto una repentina evoluzione dei telefonini, che hanno acquisito le funzionalità di «viva voce» e di «selezione vocale», per consentirne l' uso a mani libere durante la risposta alla chiamata in arrivo, la selezione di numeri (sia cifra per cifra, sia codificata in numeri brevi o in una rubrica personalizzata), la chiusura della conversazione, la ripetizione della chiamata e l' inserimento di nuovi numeri in rubrica. Per ottenere questi risultati si sono dovute superare alcune difficoltà, connesse sia allo sviluppo delle tecniche di riconoscimento della voce, che rendono possibile il dialogo uomo macchina, sia alle condizioni d' impiego in auto, caratterizzate da livelli di rumorosità molto elevati e variabili con la velocità, il traffico e le condizioni del fondo stradale. Il tipo e la posizione del microfono sono di basilare importanza: alcuni costruttori europei e giapponesi hanno messo il microfono al centro del volante. Ma le esigenze degli utenti della telefonia mobile vanno crescendo e nascono richieste di ulteriori servizi. Occorrono quindi tecniche di trasmissione e di ricezione sempre più sofisticate. Le nuove strutture, naturale evoluzione di quelle esistenti, di tipo cellulare, sono comunemente chiamate «microcelle» (nel caso di zone di dimensioni dell' ordine di centinaia di metri), o «picocelle» (con dimensioni ancora inferiori). Queste ultime assicurano la copertura radio di ambienti chiusi (uffici, stazioni, aeroporti). L' obiettivo è di soddisfare il binomio capacità qualità. Nel caso di elevate capacità, occorre suddividere la risorsa radio fra un numero elevato di utenti. Questi possono accedere al sistema sfruttando tre diverse possibilità: suddividendo la frequenza, utilizzando la stessa frequenza, ma trasmettendo durante un breve intervallo temporale, da ripetersi ciclicamente, dopo una pausa sufficiente a consentire la trasmissione da parte degli altri utenti, oppure utilizzando uno specifico codice di trasmissione, che possa essere riconosciuto in ricezione e discriminato da tutti gli altri. Circa la qualità, occorre rilevare come il segnale sia sottoposto a fenomeni di affievolimento, distorsione, interferenza e ombreggiamento causato da edifici e da altri ostacoli, fenomeni aggravati dalla mobilità dell' utente. Si sono dimostrate molto valide, in questi casi, le tecniche «di protezione», ottenibili con opportune codifiche per la correzione degli errori, e le tecniche «di equalizzazione adattiva», in grado di inseguire e compensare dinamicamente gli effetti distorcenti del canale di propagazione. Su questi temi è impegnato da tempo, con ricerche teoriche e sperimentali, il Centro Studi e Laboratori di Telecomunicazioni (Cselt) di Torino (gruppo Stet). Oltre al servizio di telefonia di base, si andranno via via diffondendo servizi dati, come l' invio di messaggi brevi, il facsimile e la comunicazione con calcolatori, realizzati sulle stesse reti cellulari pubbliche per telefonia, oppure su reti specializzate, per le quali è previsto un forte sviluppo nel settore privato. La possibilità di muoversi col proprio terminale, rimanendo allacciati alla rete e raggiungibili ovunque, verrà esaltata dalle future reti di telecomunicazione, che offriranno presto all' utente la possibilità di utilizzare terminali diversi, fissi o mobili, caratterizzandoli con una carta telefonica personale. L' evoluzione dell' attuale telefonia mobile verso sistemi più avanzati, in cui il concetto di numero personale sia associato all' utente, ovunque si trovi, appare ormai come un dato di fatto. Basterà citare, a titolo di esempio, le numerose ricerche internazionali sul tema, alcune in ambito europeo (Cost e Race), altre sviluppate negli Usa e in Giappone. Dal punto di vista normativo, sono state recentemente prese decisioni importanti per questi sviluppi durante la Conferenza amministrativa mondiale sullo spettro radio (Warc ' 92), tenutasi a Torremolinos (Spagna) e dedicata, tra l' altro, ai servizi mobili terrestri e via satellite Per quanto riguarda i primi occorre rilevare che il sistema radiomobile numerico pan europeo a 900 MHz Gsm (Global System for Mobile communications), il sistema di telefonia senza filo Dect (Digital European Cordless Telecommunications) e il sistema di radioavviso Ermes (European Radio Message System) potranno essere introdotti su scala mondiale senza significativi problemi di coesistenza con altri servizi. Inoltre al futuro ambiente universale di comunicazioni mobili, in corso di definizione presso vari organismi internazionali e previsto per gli Anni 2000, è stata attribuita una porzione dello spettro radio capace di servire oltre 100 milioni di utenti solamente in Europa. Franco Pattini Franco Canavesio Cselt, Centro Studi e Laboratori Telecomunicazione


640 INIZIATIVE Sette giorni di scienza per la gente
Autore: BIANUCCI PIERO

ARGOMENTI: RICERCA SCIENTIFICA, DIDATTICA, MANIFESTAZIONI, INCONTRO, SCUOLA
NOMI: RUBERTI ANTONIO, LEVI MONTALCINI RITA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 061. Settimana della Scienza

QUESTA è la «Settimana della Scienza». Da lunedì fino a sabato 24 aprile sono in programma 640 iniziative in 155 località dall' Alto Adige alla Sicilia per far conoscere ai cittadini istituti di ricerca, musei, industrie impegnate nello sviluppo di tecnologie avanzate. L' idea della «Settimana della scienza», giunta alla terza edizione, si deve ad Antonio Ruberti. Fa piacere che questa traccia del suo lavoro sia sopravvissuta anche con il ministro attuale, Sandro Fontana, la cui presenza finora è stata poco avvertibile. Di cultura scientifica cioè di metodo e rigore anziché chiacchiere affabulatrici c' è un gran bisogno in politica, in parlamento e al governo. Ma questo bisogno si sente anche tra la gente e in particolare nella scuola. Lo conferma con dati freschi una inchiesta Doxa commissionata proprio in occasione della «Settimana della scienza» e basata su un campione di 1095 studenti delle scuole medie superiori. Ecco qualche risultato che fa riflettere. Su cento ragazzi 68 sono convinti che la pressione atmosferica sia più alta in montagna che al mare; 40 non sanno che i quark sono particelle subnucleari e 32 negli istituti tecnici pensano che i quark siano una sostanza chimica. Soltanto il 65 per cento degli intervistati sa che il cloruro di sodio è un sale, per di più quello comunissimo che si usa in cucina. La velocità della luce, una costante fondamentale implicata in un gran numero di fenomeni naturali, è scarsamente popolare negli istituti tecnici, dove il 30 per cento degli studenti non ne conosce il valore. Ancora: il 70 per cento degli studenti non sa che cosa siano le biotecnologie, e il 30 per cento le identifica addirittura con le «attrezzature per le analisi biologiche». In compenso la Doxa ha potuto misurare il forte influsso dell' informazione a sfondo scandalistico volta a criminalizzare settori della ricerca come la chimica, l' ingegneria genetica, le tecnologie nucleari, tutte cose sbrigativamente bollate come cattive e pericolose. Non si può negare che quest' anno la «Settimana della scienza» sia arrivata piuttosto in sordina, risentendo probabilmente delle difficoltà politiche generali. Al coma del governo centrale corrisponde per fortuna la vitalità delle iniziative periferiche, che sono ancora aumentate rispetto all' anno scorso: 50 manifestazioni in più che si affiancano a 132 mostre, 26 convegni, centinaia di visite guidate. Tra le iniziative a noi più vicine, segnaliamo le visite guidate (su prenotazione) all' Istituto di metrologia «Colonetti» e all' Istituto Elettrotecnico Galileo Ferraris di Torino, l' ente che, tra gli altri ruoli, ha quello di custodire i campioni di tempo e di dare all' Italia almeno fino a quando Bossi lo consentirà l' ora ufficiale. A Roma va specialmente segnalata la mostra «Mestessi/Noistesso», che resterà aperta al Museo Pigorini (Eur) fino al 31 ottobre: il titolo, con il suo voluto errore di concordanza, suggerisce una riflessione sulle basi scientifiche del concetto di uguaglianza tra gli esseri umani che dovrebbe spuntare le armi al rinascente razzismo e fondare una moderna cultura multietnica. Domani, in margine alla mostra, si terrà una tavola rotonda con l' intervento di genetisti, antropologi, paleoantropologi e docenti di anatomia. Ancora a Roma, all' Accademia dei Lincei, venerdì mattina parleranno della diffusione della cultura scientifica Rita Levi Montalcini, Giorgio Salvini e Carlo Bernardini. Di scienza e tecnologia è impregnata la nostra vita quotidiana: viviamo tra computer, telefoni cellulari, previsioni meteorologiche fatte con satelliti, servizi telematici. Non essere pienamente consapevoli di che cosa c' è dietro questi strumenti della vita moderna è una mutilazione culturale. La scuola visti i preoccupanti risultati dell' inchiesta Doxa che abbiamo citato ha il compito più importante nello sviluppo di questa consapevolezza, e dunque la «Settimana della scienza» si offre innanzi tutto come uno stimolo rivolto al mondo scolastico. Quanto al bel catalogo delle 640 iniziative in programma, è un repertorio di dati e informazioni che rimarrà utile anche al di là dell' occasione per cui è nato. Piero Bianucci


GEOFISICA Quanto dura un giorno? Variazioni nei secoli o in tempi brevi
Autore: DRAGONI MICHELE

ARGOMENTI: GEOGRAFIA E GEOFISICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 062

L' alternarsi del giorno e della notte è alla base del nostro sistema di misura del tempo. La causa di questo familiare fenomeno è naturalmente il moto di rotazione della Terra, che ha un periodo di circa ventiquattro ore. La Terra però non è un orologio perfetto, perché la velocità di rotazione varia lievemente, come un orologio che ora anticipi, ora ritardi un poco. La variabilità della rotazione terrestre non è una scoperta recente, ma soltanto recentemente, con l' accresciuta precisione delle misure, si sono compiuti progressi nella comprensione delle sue cause. L' ultima ricerca sul rallentamento della rotazione terrestre è stata annunciata recentemente ed è basata su riscontri di antiche eclissi. Il metodo tradizionale per misurare la durata del giorno è astronomico e consiste nel misurare il tempo che intercorre tra due passaggi successivi di una stella in corrispondenza del meridiano dello stesso luogo. Questo metodo ha però una precisione limitata, soprattutto a causa della rifrazione della luce delle stelle da parte dell' atmosfera, effetto che varia secondo le condizioni atmosferiche locali. Il progresso delle tecniche spaziali e radioastronomiche realizzato negli ultimi decenni ci ha fornito nuovi sistemi per misurare la durata del giorno e le sue variazioni. Uno di questi si basa sull' utilizzo dei riflettori laser che sono stati collocati sulla Luna. Dalla misura del tempo che un impulso laser impiega per compiere il percorso Terra Luna e ritorno, si ricava la distanza della Luna dalla stazione a Terra. La distanza viene misurata innumerevoli volte: il tempo che intercorre tra due minimi successivi di questa distanza, corretto per tenere conto del moto proprio della Luna, fornisce la durata del giorno. Un metodo analogo consiste nella misura della distanza di un satellite artificiale da una stazione a Terra. Il satellite, dotato di riflettore laser, si muove in un' orbita nota con sufficiente precisione da permettere di determinare anche piccole variazioni della durata del giorno. Un' altra tecnica si basa sull' ascolto di una lontana radiosorgente cosmica. Due radiotelescopi, situati in località diverse della Terra, vengono puntati in direzione della stessa sorgente. Misurando la differenza tra gli istanti di arrivo di un segnale radio alle due stazioni, e ripetendo la misura per numerose sorgenti diverse, si possono ricavare con grande precisione sia la distanza tra le due stazioni, sia la sua orientazione rispetto alle radiosorgenti. Da questi dati si risale alla durata del giorno. Per ottenere una maggiore precisione, i valori ottenuti vengono mediati su alcuni giorni. Il metodo astronomico tradizionale consente di raggiungere una precisione da 0, 2 a 0, 4 millisecondi; le tecniche più recenti permettono di scendere a meno di 0, 1 millisecondi. La variazione della durata del giorno è un fenomeno complesso, perché è l' effetto di fluttuazioni con frequenze e ampiezze diverse, che si sovrappongono le une alle altre. Se ne possono indicare almeno tre tipi: un lento ma progressivo aumento della durata del giorno, di 1 o 2 millisecondi per secolo; fluttuazioni apparentemente irregolari, che producono variazioni di 4 o 5 millisecondi ogni 20 30 anni; fluttuazioni a breve periodo, che comportano variazioni di circa 1 millisecondo, su tempi che vanno da qualche settimana ad alcuni anni. Queste variazioni sono talmente piccole che ci si può chiedere se vale la pena studiarle con tecniche sempre più raffinate. Anche se non hanno effetto sulla nostra vita quotidiana, le variazioni della durata del giorno sono di estremo interesse, perché ci svelano relazioni insospettate tra diversi e importanti fenomeni geofisici. L' aumento progressivo a lungo termine, della durata del giorno è il processo più agevolmente spiegato: esso viene attribuito all' effetto delle forze di marea esercitate dalla Luna sulla Terra, che tendono a rallentare il moto di rotazione del nostro Pianeta. Più ardue da comprendere sono le cause delle fluttuazioni a medio e a breve periodo. Per le oscillazioni decennali si immagina una causa interna alla Terra. Il nostro pianeta non è omogeneo, ma è costituito da un mantello solido che racchiude un nucleo parzialmente fluido. Piccoli trasferimenti del moto rotazionale dal mantello al nucleo e viceversa possono alterare la velocità di rotazione della Terra. Per quanto riguarda le fluttuazioni a breve periodo, una parte di esse va ricondotta ancora alle deformazioni periodiche della Terra solida, dovute alle forze di marea. Per la parte restante, è invece responsabile l' atmosfera: in questo caso, la rotazione è perturbata da piccoli trasferimenti di energia rotazionale tra la Terra solida e le masse d' aria atmosferiche. Michele Dragoni Università di Bologna


PROPULSIONE SPAZIALE Il satellite funzionerà a plasma E potrà restare in orbita per dieci anni
Autore: FURESI MARIO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, TECNOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: EURECA ESA
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Principio della propulsione a plasma
NOTE: 062

IN un convegno di scienziati e tecnologi che si è svolto recentemente a Marburgo è stato presentato un nuovo, sofisticato prototipo di motore a reazione per veicoli spaziali: lo ha realizzato l' Università di Giessen con i laboratori di ricerca industriale della Messerschmit e la sua particolarità più originale è costituita dallo stato di plasma in cui si trova il combustibile che lo alimenta. Non tutti sapranno con esattezza cosa sia un plasma: diamo quindi alcune sintetiche informazioni in proposito. Oltre ai ben noti tre stati solido, liquido e gassoso, esiste un quarto stato di aggregazione della materia rimasto ignorato fino al 1879, anno in cui un illustre fisico inglese, William Crook, ne intuì l' esistenza. A differenza degli altri tre stati, in cui la materia rimane aggregata in molecole, nello stato di plasma, indotto da alte temperature, la materia si presenta costituita da nuclei atomici privati in tutto o in parte della loro corona elettronica e degli elettroni diventati liberi. Il plasma non è comune nel nostro ambiente, pur essendo di gran lunga il maggiore componente dell' universo, a iniziare dal Sole e dalle altre stelle. Sulla Terra, il plasma si trova solo alla periferia dell' atmosfera, nella fascia chiamata ionosfera perché composta da «ioni». In compenso l' uomo ha trovato il sistema per produrlo e, ad esempio, lo utilizza nelle lampade fuorescenti e nelle tecnologie ad alta temperatura; dal taglio dei metalli refrattari alla formazione di leghe gassose e alla propulsione degli aerei a reazione nonché, purtroppo, quale fonte di energia termonucleare nelle bombe all' idrogeno. Tornando al nuovo motore ionico tedesco il gas da esso impiegato in forma di plasma è lo xeno, il più raro dei gas nobili, presente in tracce nell' atmosfera. Lo si ottiene dalla distillazione dell' aria liquida e lo si impiega, tra l' altro, nelle lampade a gas che irradiano luce azzurra, nelle lampade solari per l' abbronzatura con i raggi ultravioletti A e nelle camere a bolle per scoprirvi la formazione di particelle elementari. Gli ioni, a differenza delle molecole e degli atomi, hanno carica elettrica (negativa negli elettroni e positiva negli atomi privati di elettroni) e quindi possono venire guidati e accelerati da campi elettrici per poi eiettarli a grande velocità in funzione propulsiva. Nel caso degli ioni di xeno, va sottolineato che essi possono raggiungere una velocità dieci volte più elevata di quella raggiungibile dagli altri plasmi e che i motori che li impiegano come propellente sono in grado di mantenere un satellite in orbita per dieci anni. Il motore in questione, come quasi tutti gli altri del genere, ha per campo d' azione lo spazio e avrà il suo primo impiego nella piattaforma Eureca dell' Esa. L' Eureca (trasportatore ricuperabile europeo) sarà guidato e mantenuto nel giusto assetto di volo da quattro propulsori attivati da ioni di xeno. Lo stesso motore, ma a ioni d' idrogeno, sarà un funzione ad Asdex up grade di Garching per riscaldare il plasma nel tokamak (toroidal kamera makina), il maggior impianto europeo per lo studio della fusione termonucleare controllata, che si spera possa risolvere definitivamente il problema energetico. Mario Furesi


CHIMICA L' airbag, insidia per il demolitore Sotto la pressa può generare sostanze esplosive
Autore: FOCHI GIANNI

ARGOMENTI: CHIMICA, TRASPORTI
NOMI: BIANCHI LUIGI
ORGANIZZAZIONI: ADA ASSOCIAZIONE DEI DEMOLITORI D' AUTO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 062. Smaltimento in modo corretto dei materiali di scarto

LUIGI Bianchi, presidente dell' Ada (l' Associazione dei demolitori d' auto), alla seconda conferenza nazionale sul tema «Ambiente e motorizzazione» tenutasi di recente a Monza si è lamentato dei numerosi demolitori abusivi che sottraggono lavoro a quelli in regola, sui quali hanno il vantaggio che nessuno controlla se smaltiscono secondo le norme il materiale di scarto. Alle preoccupazioni di Bianchi potrebbe aggiungersene presto un' altra. Infatti l' associazione americana equivalente all' Ada, che rappresenta 1800 aziende degli Stati Uniti, ha già segnalato i rischi che si corrono demolendo un' automobile che abbia l' air bag Quest' espressione inglese ( «sacco d' aria» ) indica l' ultimo grido in fatto di sicurezza per l' automobilista: in caso d' urto, un dispositivo all' interno del paraurti anteriore dà il via a un sistema d' innesto elettrico che, provocando un forte riscaldamento fa deflagare una miscela solida. Questa contiene un composto, detto sodio azide, che sviluppa azoto e così gonfia un cuscino adatto a proteggere testa e busto del guidatore o di chi gli sta a fianco. Per il profano, l' azoto è lo stesso gas che costituisce quasi l' 80 per cento dell' aria che respiriamo. Di per sè la sodio azide è stabile. Quando l' automobile viene schiacciata sotto la pressa, tuttavia, il recipiente che la contiene può rompersi. A quel punto non si può escludere che la sodio azide venga a contatto con metalli pesanti (piombo, rame), coi quali reagisce dando origine a esplosivi molto sensibili agli urti (infatti sono usati nelle capsule che servono d' innesco per i bossoli delle armi da fuoco). Oppure può mescolarsi con liquidi acidi, liberando acido idrazoico, che è volatile, tossico ed esso pure esplosivo. Del resto, se viene dispersa nell' ambiente, anche la sodio azide inalterata è pericolosa per la salute. La probabilità che una singola carica esploda è bassa: va però moltiplicata per l' enorme numero delle automobili che vengono demolite. Negli Stati Uniti sono nove o dieci milioni l' anno: quattordici milioni è invece la stima per l' Europa. In Italia il conto è circa un milione e mezzo, e si dice che ogni giorno ottocento auto vadano fuori uso nella sola Roma. Ebbene: l' air bag si sta diffondendo rapidamente e quindi diventa sempre più probabile che un' automobile da demolire ce l' abbia. Sul mercato italiano, l' ultimo modello della Ford, la Mondeo, lo reca di serie per il guidatore e può montarlo anche per chi gli siede a fianco. Le altre case automobilistiche, Fiat compresa, l' inseriscono, o si preparano a inserirlo, almeno come accessorio a richiesta. Chissà poi che un giorno non diventi addirittura obbligatorio: il governo degli Stati Uniti, per esempio ha imposto ai fabbricanti di mettere entro quest' anno l' air bag o la cintura automatica per tutti e due i sedili anteriori. Per eliminare i rischi segnalati dai demolitori americani senza rinunciare alla diffusione di questo strumento che, se funziona correttamente, può veramente contribuire a salvare molte vite, non rimane che provvedere a toglierlo dall' auto prima che questa finisca fra i rottami. Purtroppo, però, non è così semplice come potrebbe sembrare. A parte la complicazione che esistono vari modelli d' air bag e ciascuno si smonta in un modo diverso, sta di fatto che manca un incentivo economico, al contrario di ciò che accade per altre parti: le batterie, per esempio, rendono di più, a causa del piombo che contengono, di quanto renderebbero se vendute insieme coi rottami d' acciaio. Gianni Fochi Scuola Normale di Pisa


SCAFFALE H. S. Krutzenblicher, H. Esser: «Se l' amore in sè non è peccato. . Sul desiderio delll' analista»
AUTORE: VERNA MARINA
ARGOMENTI: PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 062

IN sè, non sarebbe un sentimento peccaminoso. Ma il luogo lo rende sulfureo. Perché l' amore sul lettino, l' «incesto» tra il terapeuta e la paziente, è il grande tabù della psicanalisi. Una ricerca empirica condotta in Francia presso quindici donne che erano state in analisi, ha rivelato che ben quattro avevano avuto rapporti sessuali con i loro analisti, pur considerati nell' ambiente persone esperte e quindi teoricamente in grado di padroneggiare transfert e controtransfert. In Europa il problema non è mai stato indagato a fondo, mentre negli Stati Uniti sono ormai trent' anni che si schedano gli abusi sessuali in psicoterapia, tutt' altro che rari, se circa il 10 per cento dei terapeuti riferisce di avere rapporti con le pazienti. Per questo le assicurazioni escludono esplicitamente dalle polizze dei medici i risarcimenti in processi di questo genere. Fin dai suoi inizi, la psicanalisi si è trovata di fronte il problema dell' innamoramento reciproco. Gli uomini più vicini a Freud Jung, designato suo erede, e Ferenczi, considerato addirittura il «figlio» non resistono alla tentazione d' amore e ricambiano i sentimenti delle loro pazienti. Con i disastri che si possono immaginare, soprattutto per le donne. Su questo tema scabroso, ipocrita, ma appassionante è uscito di recente un bellissimo libro di due psicanalisti tedeschi, H. Sebastian Krutzenbichler e Hans Essers, che riesaminano senza reticenze la storia della psicanalisi da questo punto di vista, con abbondanti citazioni classiche su quello che Freud chiamava «l' amore cieco e coatto delle pazienti». Freud stesso aveva conosciuto la tentazione, con Ida Bauer, la Dora di un celebre caso clinico. E come lui, caddero nella trappola anche Breuer, Jung, Ferenczi, Steckel. E dopo quella prima generazione, tutte le altre. Anche le analiste conoscono il problema, ma lo nascondono meglio. Si sa con certezza solo di Frieda Reichmann, che amò (e poi sposò ) Erich Fromm, più giovane di lei di dieci anni. Sebbene in cima alla «tavola delle leggi» della psicanalisi ci sia il principio di astinenza, il pericolo di una relazione sessuale esiste esattamente come prima. E' infatti la situazione analitica a suscitare l' amore delle pazienti, non il fascino del medico. Il quale, dal canto suo, sa perfettamente che non ha da offrire se non surrogati e che il suo amore è una truffa, perché satura quei bisogni e quei desideri che sono la molla del lavoro analitico e del cambiamento. «Se l' amore venisse corrisposto scriveva Freud costituirebbe un grande trionfo per la malattia e un totale naufragio per la cura». Essendo l' analista a suscitare il desiderio reciproco, dev' essere lui ad assumersene la responsabilità. Se non sa governare il transfert, non gli resta che interrompere la terapia. Consigliando alla paziente di ricominciare con un' analista donna. H. S. Krutzenblicher, H. Esser: «Se l' amore in sè non è peccato... Sul desiderio dell' analista», Raffaello Cortina, 172 pagine, 19 mila lire


L' ELIOGRAFO DELL' ANTILOCAPRA Gambe in spalla] Un codice per i messaggi di pericolo Una zona pelosa della schiena si drizza e brilla al sole
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ETOLOGIA, ZOOLOGIA, ANIMALI
NOMI: WOODING FREDERICK
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 063

L' ELIOGRAFO, il telegrafo ottico basato sulla riflessione dei raggi solari, non è un' invenzione dell' uomo. L' ha inventato milioni di anni prima di noi l' antilocapra americana, la famosa «pronghorn» che vive soltanto nel Nord America, dal Canada al Messico. L' eliografo ce l' ha incorporato sotto forma di due grandi zone discoidali pelose che si trovano all' estremità posteriore del dorso, ricoperte da bianchi peli duri e rigidi. Quando l' animale vuol trasmettere i suoi segnali in codice, ecco che i due dischi sormontati dal ciuffo di peli si drizzano per l' azione si speciali muscoli, brillando come specchi sotto i raggi del sole e diventando visibili anche a grande distanza. Li vedono i compagni più vicini che a loro volta mettono in funzione l' eliografo e trasmettono la segnalazione alle antilocapre più lontane. In un batter d' occhio l' informazione si trasmette a tutto il branco. Ma, per completare il messaggio non si sa mai, nel caso ci sia qualche compagno distratto al segnale visivo se ne aggiunge uno olfattivo. Dalle ghiandole situate alla base dei peli emana un feromone, una secrezione volatile di odore talmente penetrante che perfino l' uomo, non certo un asso in materia di olfatto, riesce a percepirlo cento metri lontano. Così, non appena un lupo, un coyote o un' aquila compaiono all' orizzonte, scatta il telegrafo ottico accompagnato dalla emanazione odorosa e in men che non si dica tutte le antilocapre se la danno a gambe. E che gambe] Corrono a una velocità impressionante e, come se non bastasse, ogni tanto fanno un bel salto di cinque o più metri per guadagnare terreno. Si parla tanto della velocità del ghepardo, considerato il più veloce mammifero del mondo. Ma l' antilocapra americana gli dà dei punti. Se il ghepardo corre senza sforzo a 75 chilometri all' ora su un percorso di circa mezzo chilometro, l' antilocapra regge la stessa velocità per oltre tre chilometri, come ha constatato lo zoologo Frederick H. Wooding. E se il ghepardo può raggiungere nello sprint finale i centodieci chilometri all' ora, l' antilocapra è in grado di toccare addirittura i 112, come ha potuto cronometrare Geoff Taff. E' indubbiamente una capacità innata, perché i cuccioli di due settimane appena sono già capaci di correre alla velocità di 56 chilometri all' ora. Correndo come razzi, è chiaro che riescono a seminare i loro inseguitori, perché nè i lupi, nè i coyote sono in grado di raggiungere velocità di questo genere. Tutto è un po ' eccezionale in questo bellissimo mammifero, ritenuto fino a poco tempo fa un' antilope e oggi considerato invece un membro della famiglia dei bovidi. I suoi occhi sono più grandi di quelli del cavallo, mentre la sua taglia, assai più piccola, è simile a quella del capriolo. Le corna, sviluppate soprattutto nel maschio (ridottissime o addirittura assenti nella femmina) sono un caso unico nel mondo animale, perché rinnovano ogni anno solo gli astucci che le rivestono, mentre la loro parte ossea non cade mai, avendo natura permanente. Le ghiandole odorifere sono più numerose che negli altri mammiferi. Ve ne sono alla base delle corna, sotto l' orecchio, sulla schiena, nella parte posteriore del dorso alla base dei dischi pelosi, su ciascuna zampa posteriore presso il garretto. E vi sono anche piccole ghiandole tra le dita di ciascun piede. Si ritiene che le ghiandole alla base dei peli dell' «eliografo» e quelle intradigitali emanino segnali olfattivi diretti ai compagni di branco, mentre le ghiandole alla base delle corna, attive soprattutto nella stagione degli amori, emanerebbero feromoni dal significato sessuale. La ghiandola subauricolare infine servirebbe a marcare i confini del territorio, inviando ai rivali, nell' epoca riproduttiva, un messaggio del tipo: «Vietato il transito agli estranei». Il maschio sessualmente maturo si impossessa infatti di un territorio di oltre mezzo miglio quadrato, vi s' insedia con un gruppetto di femmine e di piccoli e ne diventa geloso custode. I maschi giovani vagano in periferia. Ma guai se si azzardano a valicare i confini. Il padrone del dominio li scaccia immediatamente. Solo quando la stagione degli amori è terminata, maschi e femmine si riuniscono assieme a formare i branchi bisessuati invernali. Straordinaria è la resistenza alla sete. Generalmente si abbeverano una volta ogni ventiquattr' ore, ma alcuni individui possono stare anche una settimana senza bere e altri non bevono del tutto, accontentandosi dell' acqua contenuta nelle piante grasse. Le nascite sono sempre gemellari. La madre trasporta i gemelli in nascondigli lontani l' uno dall' altro anche un centinaio di metri. Così, se uno dei figli è in pericolo, la madre accorre e riesce a salvare almeno l' altro, se non tutt' e due. Fino a poche centinaia di anni fa le praterie americane pullulavano di pronghorns. Nel l800 dovevano essere almeno 40 milioni. Poi, contemporaneamente a quello dei bisonti, incominciò il massacro. In un secolo la popolazione si è ridotta a meno di ventimila individui. Preoccupati che la specie potesse estinguersi, i governi canadese e americano hanno cercato di correre ai ripari creando parchi e riserve dove le pronghorns hanno potuto finalmente vivere in pace. E oggi la specie viene considerata fuori pericolo. Il tallone d' Achille delle antilocapre americane è la loro incredibile curiosità. Bastava stendersi a terra supini agitando le gambe perché l' antilocapra interrompesse la corsa e si avvicinasse incuriosita fino a trovarsi sotto il tiro diretto dei fucili. Ammazzarle diventava un gioco da bambini. Sembra però che oggi la bella antilocapra americana preferisca tenersi lontana dagli uomini. Evidentemente avrà fatto tesoro dell' esperienza. Isabella Lattes Coifmann


WILDERNESS Divieto d' accesso Negli ecosistemi selvaggi
Autore: CASTIGNONE SILVANA

ARGOMENTI: ECOLOGIA
NOMI: THOREAU HENRY, LUIR JOHN
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 063. Wilderness Act, Parchi naturali

ULTIMAMENTE si è parlato molto di wilderness, cioè della natura allo stato selvaggio: recentissima è la discussione sulla opportunità o meno, da un punto di vista ecologico, di indicare al pubblico le zone di wilderness ancora esistenti in Italia. Ma che cosa significa esattamente wilderness? Quando si vuole fare una classificazione dei luoghi sulla base del loro stato di «naturalità » si usa distinguere tra gli ecosistemi ancora intatti, in cui l' uomo non ha mai operato se non in maniera sporadica e occasionale (ad esempio la foresta amazzonica e gli abissi del mare); quelli manipolati dall' uomo ma che conservano ancora aspetti di vita naturale autonoma, come i boschi; e gli ecosistemi completamente controllati e trasformati dall' uomo, vale a dire la campagna coltivata e i giardini. Questi ultimi sono proprio l' opposto della wilderness, rappresentano la natura addomesticata e ricostruita attraverso schemi culturali umani che variano secondo le diverse epoche storiche. Pensiamo alla profonda differenza esistente tra il cosiddetto giardino all' italiana, con forme geometriche, e quello inglese di stile romantico in cui dovrebbe regnare invece una (apparente) casualità. La bellezza dei giardini è innegabile: ma essi ci danno delle emozioni estetiche ed esistenziali molto diverse da quelle della wilderness. Henry Thoreau, al cui pensiero si rifanno tutti gli amanti della natura selvaggia, nel 1845 si ritirò a vivere a Walden Pound in una capanna, dove scrisse il famoso Walden o la vita nei boschi; in un' altra sua opera leggiamo «In wildness is the salvation of the world», la salvezza del mondo sta nella natura selvaggia. E ancora «datemi l' oceano, il deserto, la natura selvaggia. Quando voglio ritemprarmi cerco il bosco più scuro e la palude più impenetrabile e più estesa... io entro nella palude come in un luogo sacro.... ». Per John Luir, padre del conservazionismo americano e uno dei maggiori artefici dello Yosemite National Park fondato nel 1890, «tornare alla natura è tornare a casa». E' proprio questo spogliarsi di tutto ciò che ci circonda nella vita civile e rituffarsi nella natura che piace tanto all' uomo civilizzato: è una specie di ritorno alle origini, a quel tutto organico da cui gli esseri umani si sono faticosamente strappati per costruire la loro propria cultura ma di cui conservano una struggente nostalgia. Nel Wilderness Act del 1964, vale a dire nel primo documento legislativo promulgato dal governo degli Stati Uniti per la protezione della natura selvaggia, essa viene definita come «un' area in cui la terra con i suoi ecosistemi è rimasta immune, incontaminata dall' uomo, il quale al massimo è un visitatore che non si ferma, che se ne va subito via». Più in particolare un' area può essere denominata wilderness solo quando soddisfa le seguenti condizioni: 1) appare plasmata esclusivamente dalle forze naturali, con eventuali interventi umani minimi; 2) offre grandi possibilità di solitudine e di ricreazione; 3) ha una superficie tale da rendere praticabile la sua conservazione autonoma (vale a dire può formare un ecosistema globale che per sussistere non ha bisogno di interventi esterni); 4) contiene elementi di rilevante interesse scientifico, educativo, scenico o storico. Da questo elenco è facile capire come di luoghi veramente selvaggi nel mondo ne siano rimasti ormai molto pochi: in Italia pochissimi e di dimensioni assai ridotte, tanto da dubitare che possano soddisfare la condizione n. 3. E qualora fossero invasi da folle di turisti, verrebbero vanificate anche tutte le altre. Forse è bene lasciarli nascosti, se li vogliamo conservare. Ognuno, se lo desidera, deve mettersi alla ricerca, faticosamente e a piedi, del suo pezzettino di wilderness: senza dimenticare che anche il boschetto dietro casa o il greto di un torrente, purché non siano pieni di barattoli e di plastiche, possono consentirci di entrare in contatto con la natura e permetterci pause di isolamento e di introspezione. In fondo, a Leopardi bastava un «ermo colle»... Silvana Castignone Università di Genova


MALATTIE EREDITARIE Il gene della Corea di Huntington Isolato dopo dieci anni di lavoro, ora si punta al test
Autore: GIACOBINI EZIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, GENETICA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 063

GIA' dieci anni fa James Gusella, capo del laboratorio di genetica del Massachusetts General Hospital, credeva di averlo in mano, quando con il suo gruppo aveva individuato sulla punta del cromosoma 4 la sede del gene che causa la Corea di Huntington. Avrebbe dovuto farcela in 5 anni, invece la maratona è finita solo il 26 marzo scorso quando sulla rivista Cell Gusella poteva annunciare di avere scoperto la sede precisa del gene e averlo isolato. Non si trattava più del lavoro di un singolo laboratorio ma di un consorzio internazionale di ben sei gruppi in Usa e Gran Bretagna. La Corea di Huntington è una malattia ereditaria che si sviluppa intorno ai 40 anni. Chi ha un genitore malato, ha una probabilità del 50 per cento di ammalarsi anche lui. La malattia è particolarmente crudele in quanto insorge a metà circa della vita di un individuo, privandolo progressivamente delle sue facoltà mentali e fisiche e conducendolo alla morte nel giro di 10 20 anni. Come risultato immediato della scoperta, ora sarà possibile ottenere un test molto accurato per individuare l' eventuale presenza del gene malato negli individui della stessa famiglia anche prima della nascita. Trovato il gene, sarà più facile scoprire il difetto risalendo da questo alla sostanza o mancante o difettosa. Si tratterà di definire la proteina fabbricata dal gene probabilmente difettosa in qualcuno degli amminoacidi che la compongono. Individuata la proteina, si potrà risalire al danno che provoca nel sistema nervoso degli animali da esperimento. Individuato il difetto, si potrà pensare a una terapia. Nel caso fortunato che la malattia di Huntington si possa riprodurre negli animali trasgenici, si otterrà un prezioso modello per sperimentare la terapia. Finora però i test sugli animali hanno dato risultati solo parziali. La ricerca sul gene ha coinvolto oltre 150 pazienti in Usa ed Europa: il loro presunto difetto è stato messo a confronto con i geni normali di altrettanti individui sani. Il gruppo di Gusella è già al lavoro per produrre topolini transgenici con la modificazione genetica del morbo di Huntington. La prossima fase della lotta contro la malattia sarà la più difficile, ma speriamo non la più lunga. Ezio Giacobini Università del Sud Illinois


DUE DOSI E UN RICHIAMO E' tornata l' epatite A, ma arriva il vaccino Fino agli Anni 50, la malattia si contraeva da piccoli con disturbi minimi
Autore: LOMAGNO PIERANGELO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, SANITA'
ORGANIZZAZIONI: OMS
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 063

L' ITALIA è stata il primo Paese a introdurre la vaccinazione obbligatoria contro l' epatite B e per questo è stata indicata dall' Oms come esempio da imitare. Ora sta per essere introdotto nel mercato italiano dei farmaci un vaccino efficace contro l' epatite A. Questa malattia, che sembrava in fase di progressiva eliminazione dal nostro Paese, a partire dal 1991 si è improvvisamente risvegliata: i casi sono in continuo e rapido aumento e in alcune regioni si sono riaccesi focolai epidemici. La recrudescenza è dovuta alla concomitanza di due fattori che si integrano a vicenda. Da un lato l' Italia si trova al centro di un' area di flussi migratori, parte dei quali proviene da zone in cui questa malattia è ancora endemica. Il virus quindi ritorna a circolare e si trova di fronte una popolazione molto meno immunizzata rispetto al passato, per cui può diffondersi facilmente. Verso la fine degli Anni 50, infatti, in Italia erano immunizzate naturalmente contro il virus A più del 90 per cento delle persone adulte. La malattia veniva contratta di solito nei primi anni di vita e decorreva pressoché asintomatica o con disturbi minimi. Gli individui così colpiti rimanevano però protetti naturalmente per il resto della vita. La situazione incominciò a cambiare drasticamente dagli Anni 60 in poi. Le migliorate condizioni igieniche e alimentari ridussero nettamente le possibilità di contagio infantile, con il risultato che attualmente non più del 20% della popolazione giovane adulta è immunizzata contro l' epatite A. Il numero delle persone potenzialmente preda del virus è perciò molto alto e la malattia oggi colpisce prevalentemente persone adulte, manifestandosi in forme ben più gravi di quelle proprie dell' infanzia. Nell' anziano, inoltre, essa può manifestarsi in forma fulminante e quindi letale. Per interrompere questa situazione destinata a peggiorare progressivamente, non vi è che una strada: vaccinare il maggior numero possibile di persone. Il vaccino, che sarà disponibile tra poco, è stato allestito utilizzando un particolare ceppo di virus A uccisi, chiamato HM 175, isolato nelle feci di un paziente australiano colpito dall' epatite A. La vasta sperimentazione clinica a cui è stato sottoposto (25 mila pazienti inseriti in sessanta trial clinici controllati) ha dimostrato sia la sua alta immunogenicità (il 98 100 per cento dei vaccinati dimostra una valida risposta anticorpale), sia un' elevata sicurezza (l' incidenza di effetti collaterali indesiderati è risultata estremamente ridotta). La vaccinazione ha un ciclo di un anno: prima due dosi somministrate a distanza di 15 giorni l' una dall' altra, poi un richiamo dopo 6 12 mesi. Dovrebbe essere indicata, in prima istanza, a tutti coloro che intraprendono viaggi in zone in cui l' epatite A è endemica, ai familiari delle persone che hanno contratto la malattia, a tutti coloro che si trovino a vivere in una zona dove sia scoppiato un focolaio epidemico e a chi soffre di patologie al fegato. Pierangelo Lomagno


HA 25 ANNI LA BASE EUROPEA DI KOUROU Porto spaziale Dove decollano gli «Ariane»
AUTORE: LO CAMPO ANTONIO
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
LUOGHI: ESTERO, GUIANA FRANCESE, KOUROU
TABELLE: D. Il cammino degli Ariane; C. La base spaziale
NOTE: 064

VENTICINQUE anni fa, nell' aprile 1968, un razzo sonda «Veronique» si staccò da terra accompagnato da una lunga scia di fumo e fuoco, raggiungendo in pochi minuti una quota di 113 chilometri. Dodici minuti dopo il lancio, il piccolo razzo, insieme alla strumentazione di bordo utilizzata per esperimenti di collegamento con le stazioni del Cnes francese, fu recuperato a Nord di un lembo di savana compreso tra la foresta amazzonica e l' Oceano Atlantico fino a poco tempo prima celebre solo per le deportazioni di condannati a lunghe pene detentive: la Guiana Francese. Oggi, in questa zona sorge il Centro di Kourou, il «porto spaziale» europeo, inaugurato proprio con quel «salto» di «Veronique». La base è di fatto proprietà della Francia, ma in pratica è utilizzo dalle nazioni appartenenti all' Agenzia Spaziale Europea. La posizione geografica, sull' Oceano e a soli 5 gradi di latitudine Nord, rende il Centro ideale per i lanci spaziali sia in orbite equatoriali sia polari; le installazioni di telemetria e rilevamento sono situate sulla Montagna dei Padri, tra Kourou e La Caienna. Attualmente i complessi di lancio sono quattro: uno per i razzi sonda, e gli Ela 1, 2 e 3 per «Ariane». Dal 24 dicembre 1979 questi razzi vettori sono stati lanciati dapprima dal solo «Ariane Launch Site» Ela 1. Dal 1985 si è aggiunto Ela 2, situato a 500 metri dal primo; l' «Ariane» vi giunge dall' edificio di assemblaggio già in verticale, su una piattaforma a rotaie. Con due piazzole di partenza, si è potuto aumentare il numero di lanci annuali dato che, grazie alla forte competitività di Arianespace nel mercato mondiale dei satelliti, solo nel biennio 1991 1992 l' «Ariane 4» ha lanciato in orbita ben 22 satelliti, quasi il doppio di quelli lanciati nello stesso periodo dai vettori americani Delta, Atlas e Titan (solo 13 con successo). Ancora più innovativo è il nuovo complesso di lancio Ela 3, destinato ad accogliere dal ' 95 i grandi razzi «Ariane 5», realizzati per collocare in orbita grandi carichi, piattaforme orbitali e, negli Anni Duemila, le mini navette spaziali. Ela 3 è già quasi pronto, e da alcuni mesi è sottoposto ai test di validazione. L' ultimo è stato condotto con un prototipo dello stadio H 155 dell' Ariane 5 collocato sulla «postazione» di lancio. E' prevista entro fine anno la prima dimostrazione «stadio piattaforma» con collegamenti elettrici e idraulici, mentre a gennaio ' 94 vi sarà, sempre su Ela 3, la prima accensione del motore «Vulcain» a idrogeno e ossigeno liquidi agganciato alla base dello stadio del vettore. Finora i collaudi a terra dei razzi di spinta a propellente solido, del motore Vulcain, dello stadio e della piattaforma, hanno fornito risultati eccellenti. Tra pochi giorni, dopo una pausa di quattro mesi e con una serie di successi che risale al 24 luglio 1990, i voli di «Ariane 4» riprenderanno. Per il poligono spaziale europeo è stato davvero un buon 25 compleanno. Antonio Lo Campo


MUSEI E' a Parigi l' America scomparsa
Autore: MINERVA DANIELA

ARGOMENTI: ANTROPOLOGIA E ETNOLOGIA, CULTURA, MOSTRE
LUOGHI: ESTERO, FRANCIA, PARIGI
NOTE: 064. Popoli che abitarano le Americhe

DOPO le celebrazioni per i cinquecento anni del viaggio di Cristoforo Colombo, la memoria dei popoli che abitarono le Americhe dall' Alaska alla Terra del Fuoco prima dell' arrivo degli europei va in scena al celebre Musee de l' Homme di Parigi con la spettacolarità e la ricchezza a cui ci ha abituati questa grande istituzione culturale. Sono stati necessari tre anni di gestazione ma finalmente da qualche tempo sono stati aperti al pubblico i 1200 metri quadri adibiti a «Sala delle Americhe», uno spazio nel quale il museo parigino ospita le collezioni americane e le nuove acquisizioni fatte in occasione delle celebrazioni colombiane lo scorso anno. L' espediente letterario usato dai museografi è quello del viaggio scientifico attraverso l' America alla scoperta di archeologia, ambiente, riti ed economia delle genti che si incontrano lungo il percorso. Sono infatti le carte geografiche ad aprire tutte le stanze. La prima mostra i territori dell' attuale Colombia Britannica, a Sud dell' Alaska e a Nord dell' Oregon, scoperti da James Cook nel 1778. Prima dell' arrivo del navigatore inglese vivevano da quelle parti indiani Haidas, che abitavano capanne di legno e vivevano di caccia alla balena. Di quegli indiani ha parlato Claude Levi Strauss che, in un suo viaggio americano nel 1944, acquistò una statuetta rituale in cedro rosso dai denti di pesce di staordinaria bellezza: oggi messa ad accogliere i visitatori in questa prima sala. Seguono le storie degli indiani del Montana e di quelli dei Grandi Laghi, dei Comanches, dei Sioux e dei Cheyenne raccontate attraverso oggetti rituali e di vita quotidiana, ma soprattutto attraverso spettacolari ricostruzioni dei tepee e dei villaggi. Le ricostruzioni sono il filo conduttore del viaggio attraverso le Americhe proposto dal Musee de l' Homme. La più impressionante è forse quella del patio del palazzo di Teotuhuacan che introduce i visitatori alla sezione dedicata alle Mesoameriche, cioè a quelle civiltà che i Conquistatori incontrarono nelle zone oggi comprese tra il Messico, l' Honduras e il Guatemala. Prima tra tutte, naturalmente, la civiltà azteca riproposta con i suoi affreschi colorati. Ma di grande ricchezza e originalità è anche la collezione olmeca, che ricorda la vita precolombiana sulle montagne di Oaxaca in Messico e brillantemente introdotta da una scultura rituale di una divinità metà donna e metà felino. Non mancano le Antille, le Ande e la Pampa che conclude questo viaggio nostalgico in una America che non c' è più . Una realizzazione, questa del Musee de l' Homme, da segnalare prima di tutto a studenti e insegnanti, ma anche a tutti quelli che si trovano a Parigi con qualche ora libera. Daniela Minerva


STRIZZA CERVELLO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 064

Nelle zone impervie del deserto nordafricano, la forza militare non si misura soltanto a missili e carri armati, ma contano ancora molto gli animali. Per questo lo stato maggiore di uno degli eserciti locali fa i conti di quanti ne servirebbero. E mette a fuoco il seguente problema: se due dromedari sono più robusti di due muli più un cammello, e se due muli sono più potenti di un cammello più un dromedario, due cammelli sono più potenti di un dromedario ? La risposta domani, accanto alle previsioni del tempo.


LA PAROLA AI LETTORI CHI SA RISPONDERE? Che scherzi combinano le forze, se salti in treno
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 064

Se, trovandomi nel corridoio di un treno in corsa, spicco un salto verso l' alto in perfetta verticalità, ricadrò nello stesso punto dal quale mi sono staccato? Per rispondere, bisogna distinguere se il treno costituisce un sistema inerziale (moto rettilineo uniforme ) o meno. Nel caso del sistema inerziale, quando l' uomo salta verticalmente, conserva la stessa velocità del treno, in modulo e verso, ricadendo esattamente nella stessa posizione. Se invece l' uomo salta quando il treno frena o accelera, ricadrà spostato nel verso opposto a quello dell' accelerazione: avanti durante la frenata e indietro durante la partenza. Analogamente, durante una curva, in cui vi è un' accelerazione normale alla traiettoria e diretta verso il centro (accelerazione centripeta), l' uomo ricadrà spostato esternamente secondo la normale condotta alla traiettoria nel momento del salto. Enrico Corvato, Asti Perché il passeggero ricada nello stesso punto, il treno deve mantenere uniforme il suo moto perché, durante il salto, il passeggero mantiene la velocità che aveva il treno al momento dello stacco. Ipotizzando un moto uniforme del treno, per atterrare più indietro bisognerebbe portarsi sul tetto del convoglio in quanto la resistenza dell' aria (il treno ha minore resistenza del passeggero in salto), verrebbe ad attenuare la forza parallela del treno. Un esempio analogo è il moto parabolico di una bomba sganciata da un aereo che, come il passeggero, è soggetta a due forze, quella di gravità e quella del sistema in cui si trovava (aereo o treno), e quindi non cade perpendicolarmente. Stefano Gnech Ventimiglia (IM) Premesso che, in luogo della definizione di «perfetta verticale» è più appropriato parlare di «tangente alla direzione che assume un grave in caduta libera», per effetto dell' azione combinata di forza centrifuga e centripeta, la risposta al quesito è negativa. A rigore, nessun corpo ricade sullo stesso punto, proprio per l' effetto di queste due forze. Nell' ipotesi del quesito, il corpo è sottoposto alla forza d' inerzia conseguente al moto del treno (che supponiamo rettilineo uniforme) e alla forza ascensionale del salto La risultante di queste due forze sarà un' altra forza che avrà una direzione inclinata per la «verticale» e l' orizzontale e che porterà la proiezione a terra del baricentro del corpo a cadere più avanti (sia pure di pochissimo) rispetto al punto iniziale, nella direzione di marcia del treno. Lo spostamento in avanti è accentuato dall' effetto combinato della forza peso del corpo che ricade sul pavimento con la forza d' inerzia del treno, una volta che l' effetto della forza ascensionale è svanito. Giuseppe Cantarella Reggio Calabria Perché nella nostra civiltà la donna tradizionalmente porta la gonna e l' uomo i pantaloni? Un tempo non esisteva nessuna differenza di abbigliamento tra uomini e donne: entrambi indossavano vuoi pelli di animali, vuoi tuniche, capi del tutto assimilabili alle attuali gonne. Il maschio però, dedito alla caccia e al combattimento, doveva cavalcare molto spesso. Così , per praticità, ha modificato questo capo di abbigliamento, imbrigliandolo prima fra le gambe e portandolo poi gradualmente all ' attuale forma dei pantaloni. Marcello Botto, Torino Che cos' è la sostanza verde che dà il colore al gorgonzola, considerando che il penicillium non contiene clorofilla in quanto, come fungo, è eterotrofo? La coloritura verde, detta erborinatura, è la caratteristica di alcuni formaggi la cui maturazione è legata alla presenza di particolari muffe del genere penicillium. Questi eumiceti determinano una graduale e progressiva idrolisi della caseina e, se trovano nella massa del formaggio sufficiente quantità di aria dovuta alla bucatura della forma con speciali aghi, danno luogo alla cosiddetta sporificazione, quella formazione di conidi colorati che conferisce alla pasta una macchiatura verde bluastra. Essa è tipica, oltre che del gorgonzola, anche del castelmagno e del roquefort. Paolo Bertini, Novara & Perché da una pianta di trifoglio ogni tanto spunta uno stelo che di foglie ne porta quattro? Marco Maffeo & Che temperatura raggiunge un corpo nello spazio? & Un oggetto nello spazio mantiene invariata la velocità iniziale? E perché & Perché in montagna fa più freddo che in pianura? _______ Risposte a: «La Stampa Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax 011 65. 68. 688, indicando chiaramente «TTS» sul foglio.




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