TUTTOSCIENZE 31 marzo 93


AERONAUTICA In cielo onde assassine Computer e telefonini, pericolo in volo?
Autore: GALVANO FABIO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, TECNOLOGIA, COMUNICAZIONI
NOMI: EVANS CAROLINE
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 049. Onde elettromagnetiche

I passeggeri sono pregati di allacciarsi le cinture, spegnere i computer e i giochi elettronici, riporre i telefoni portatili, interrompere le riprese con le loro videocamere». Qualche compagnia aerea ha già adottato annunci di questo tipo nella consueta preparazione al decollo; ma quella serie di divieti potrebbe diventare una regola generale e ferrea per tutte le 210 compagnie aderenti alla Iata, la International Air Transport Association che ha sede a Ginevra. Addio, quando si vola, al Gameboy e a quello status symbol che è diventato il telefonino; ma addio anche al walkman e al discman, come pure a quel sempre più diffuso strumento di lavoro che è il computer portatile. Si tratta di vedere se un' indagine attualmente in corso confermerà una serie di preoccupanti incidenti in cui i complessi e delicati sistemi elettronici di numerosi aerei hanno subito interferenze elettromagnetiche proprio nei momenti più critici, cioè nelle fasi di decollo e atterraggio. La raccomandazione è già pronta. «Nessuno strumento elettronico usato dai passeggeri è la formulazione secondo quanto rivela la rivista specializzata Flight International potrà essere attivato nella cabina passeggeri durante il decollo, l' ascesa alla quota iniziale di crociera, o durante la discesa». Ma la Iata non ha ancora deciso di emanarla. «Il Comitato per la sicurezza precisa da Ginevra un portavoce dell' Associazione ha raccolto per mesi materiale relativo a una vasta casistica di incidenti, riferiti dalle compagnie aeree. Ma le esperienze e i punti di vista degli interessati non sono uniformi e per ora la Iata non può prevedere quando potrà fare una raccomandazione, nè di quale natura essa sarà ». Mancanza di uniformità ? Forse sarebbe più corretto dire disaccordo. Ne è prova la sicurezza con cui la responsabile tecnica della Associazione piloti, Carolyn Evans, afferma: «Non è una questione che ci preoccupi, non ci sono prove concrete delle presunte interferenze elettromagnetiche con i sistemi di navigazione». Ma da Ginevra filtrano le voci più preoccupanti (come quella della compagnia aerea che ha registrato 16 incidenti in 6 mesi) e alcuni sconcertanti esempi, relativi ai più disparati e diffusi tipi di aereo: DC10: errori di rotta del pilota automatico. Si scopre che sono in funzione due Gameboy: quando sono spenti il problema scompare. Boeing 727: la lancetta verticale che indica l' esatta direzione del volo, stabilizzata sul sentiero di discesa durante l' atterraggio strumentale, fra le quote di 3500 e 2000 piedi improvvisamente si muove a sinistra. Si scopre che un telefono cellulare è in funzione. MD80: non corretta lettura della quota. Si scopre che un passeggero sta usando una radiolina digitale a modulazione di frequenza. MD87: guasti nel sistema per annunci in volo numero 2 durante il rullaggio. Si scopre che due passeggeri stanno usando una videocamera. Boeing 747 400: l' aereo comincia a oscillare a destra e a sinistra durante il volo. Il comandante scopre due passeggeri che usano computer portatili: quando questi vengono spenti, l' oscillazione cessa. MD87: senza che sia dato alcun comando si verifica un cambiamento di programma nel sistema di controllo del volo. Si scopre un Discman in uso. I maggiori costruttori di aerei riconoscono che può esistere un problema, ma che la risposta è abbastanza semplice: una migliore schermatura, in particolare per proteggere il pilota automatico. «Non dobbiamo dimenticare dicono alla Iata che alcune compagnie addirittura offrono l' uso di telefonini a bordo. Ovviamente dispongono di impianti adeguatamente schermati, che quindi non creano problemi, a differenza dei telefonini privati». Le perplessità sono molte, quello che è certo è che sempre più frequentemente gli strumenti di bordo vengono alterati. «C' è anche la possibilità insiste Carolyn Evans che l' interferenza elettromagnetica sia provocata dagli stessi sistemi elettronici dell' aereo, che si disturbano reciprocamente. E' una cosa da tenere d' occhio: attendiamo di sapere che cosa hanno da dire la Iata e la Caa, la Civil Aviation Authority». Ma il comandante Mike Wallis, ex presidente dell' Associazioine piloti, sembra molto meno elastico. «I segnali che emanano dai giochi elettronici afferma possono interferire con gli impianti elettronici dell' aereo. Non devono essere usati durante il decollo o l' atterraggio: è semplicemente una questione di buon senso». Fabio Galvano


Il computer va k. o. Le interferenze elettromagnetiche fanno impazzire i sistemi di guida automatica In due anni registrate in tutto il mondo una cinquantina di situazioni pericolose
Autore: RAVIZZA VITTORIO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, ELETTRONICA
NOMI: ARTONI ANDREA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 049. Interferenze onde elettromagnetiche

IN una dettagliata inchiesta pubblicata sull' ultimo numero della rivista specializzata «Volare» Andrea Artoni ricorda che i primi sospetti circa l' effetto delle interferenze elettromagnetiche sugli apparati di volo sorsero in seguito ad un incidente che coinvolse due cacciabombardieri «Tornado» tedeschi il 16 luglio dell' 84. Un volo regolarissimo, con un tempo non particolarmente cattivo su una campagna lievemente ondulata. Gli aerei volavano a bassissima quota guidati dai radar e dai computer di bordo: i primi rilevavano le ondulazioni del terreno, i secondi, sulla base di questi dati, impartivano istante per istante alla superficie di governo i comandi necessari a mantenere il volo ad un' altezza costante di 45 metri rispetto agli ostacoli. Lo schianto contro il suolo fu improvviso e simultaneo. L' inchiesta accertò che su ambedue gli aerei gli autopiloti si erano sganciati contemporaneamente un istante prima dell' impatto. Un altro «Tornado» ripeté il percorso e nello stesso punto anche stavolta l' autopilota si sganciò; l' aereo si trovava in una fase in cui puntava verso terra ma il pilota era all ' erta, tirò la cloche e il cacciabombardiere si impennò salvandosi. Fu in questo modo che si scoprì che sotto il punto critico c' era un' antenna della «Voice of America» e questo per la prima volta mise i tecnici sulle tracce del killer. Il problema delle interferenze si è fatto via via più serio a cominciare dai primi Anni 70 per due fenomeni concomitanti: il progressivo aumento della «sensibilità » degli aerei alle interferenze elettromagnetiche a causa della crescente complessità e delicatezza degli apparati di bordo (si pensi solo a quelli per gli atterraggi di precisione collegati all' autopilota, destinati ad agire nella fase più delicata del volo) e la moltiplicazione delle emittenti radio in seguito alla liberalizazione dell' etere e alla proliferazione delle radio private sempre più potenti. Alle radio si aggiungevano spesso altre fonti di disturbo, rappresentate per esempio da industrie che utilizzavano massicciamente l' elettronica o da altre entità più misteriose che solo gradualmente venivano individuate. Ogni giorno qualche pilota segnalava disturbi, canzoni in cuffia al posto della voce dei controllori, o peggio ancora alterazione sugli strumenti di bordo. Una serrata caccia ai pirati dell' aria e una maggiore protezione degli apparati di bordo ha ora messo sotto controllo questo problema. Intanto però ne nasceva un altro, stavolta proveniente dall' interno stesso dell'aereo, rappresentato dai videogiochi, dalle videocamere, dai mini computer dai lettori di compact disc e soprattutto dai telefonini, tutti apparecchi che durante il funzionamento emettono onde elettromagnetiche. La loro comparsa sempre più massiccia nel bagaglio a mano dei viaggiatori è avvenuta proprio mentre gli aerei stessi diventavano più vulnerabili perché sempre più dipendenti dai computer e sempre più zeppi di cablaggi (un tecnico ha definito scherzosamente i più recenti modelli di aerei di linea «un insieme di computer spinti da alcuni motori» ). I computer di bordo, che costituiscono il cervello dei velivoli moderni, sono sospettati di subire in particolare l' influenza degli apparecchi digitali, come personal computer, telecamere, giochi elettronici; da parte loro i chilometri di cavi che percorrono la cabina collegando i computer con gli attuatori che muovono le superfici mobili negli aerei più avanzati a guida «fly by wire» agirebbero come una grande antenna sensibile in particolare agli impulsi dei telefonini che attraverso di essa entrerebbero indebitamente nei computer. In entrambi i casi il risultato è un pericoloso inquinamento dei segnali impiegati per governare il velivolo. Un fenomeno che in parte ancora sfugge a ogni indagine ma che, comunque, ha assunto proporzioni inquietanti; tra settembre ' 90 e settembre ' 92 in tutto il mondo sono stati registrati non meno di 50 casi di interferenze su aerei civili. Vittorio Ravizza


VIVE IN UN PESCE TROPICALE Ecco il microbo più grande del mondo Visibile a occhio nudo, entra nel «Guinness dei primati»
Autore: BIANUCCI PIERO

ARGOMENTI: BIOLOGIA, RECORD
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 049. Epulopiscium fishelsoni

ENTRERA' nel «Libro Guinness dei primati» come il microbo più grande che sia stato finora osservato. Il suo nome è Epulopiscium fishelsoni, pesa quanto un milione di batteri di dimensioni normali misura 600 per 80 micron e quindi lo si può vedere persino a occhio nudo. I batteri perlopiù misurano 2 per 0, 5 micron (un micron = un millesimo di millimetro). Ma a parte la curiosità suscitata dalle sue «enormi» dimensioni, questo batterio conquisterà un posto nella storia della scienza perché sta costringendo i biologi a rivedere alcune idee fondamentali sulla gerarchia e sull' origine delle forme viventi. Su «Nature» del 18 marzo Esther R. Angert e Kendall D. Clements dell' Indiana University (Usa) firmano con Norman P. Pace dell' università australiana «James Cook» un articolo nel quale dimostrano che l' Epulopiscium fishelsoni è un organismo procariota, cioè tra i più primitivi, benché la sua struttura esterna, osservata al microscopio elettronico, sia molto simile a quella dei più evoluti organismi eucarioti. Nei procarioti (categoria a cui appartengono i batteri e le alghe verdazzurre) il materiale genetico non è racchiuso in un nucleo ma sparso nella cellula. Negli eucarioti, invece, il materiale genetico è contenuto in un nucleo ben distinto. Il microbo gigante vive nell' intestino dell' Acanthurus nigrofoscus, un tipo di «pesce chirurgo» del Mar Rosso lungo 20 30 centimetri e di colore marrone o giallastro con bande trasversali scure. Dotato di una lunga pinna dorsale, il «pesce chirurgo» possiede un aculeo mobile simile a una spina su ciascun lato della coda, arma molto temuta dai pescatori. Poiché si tratta di un organismo simbionte, cioè che vive soltanto associato al «suo» pesce, l' Epulopiscium non può essere allevato in colture di laboratorio e questo è il motivo per cui finora era poco conosciuto. I tre biologi autori della ricerca sono però riusciti a isolare i geni del batterio che codificano una parte del suo Rna (acido ribonucleico) e in base a questo materiale genetico hanno potuto accertare che l' Epulopiscium appartiene al gruppo dei batteri Gram positivi, cioè quelli che, sottoposti al test di colorazione di Gram, conservano la prima colorazione. L' opinione che gli organismi procarioti sono assai più piccoli degli eucarioti è molto diffusa perché in genere si ritiene che una maggiore complessità richieda anche una struttura biologica più grande. Effettivamente molti eucarioti hanno un volume da 100 a mille maggiore dei procarioti. In questo caso, però, la regola viene clamorosamente smentita: l' Epulopiscium è un procariote mille volte più grande degli eucarioti unicellulari. In realtà si conoscevano già batteri (dunque organismi procarioti) lunghi fino a 200 micron (0, 2 millimetri), ma tali batteri sono sottilissimi (da 0, 7 a 8 micron) e quindi risultano invisibili a occhio nudo. E' opinione diffusa tra i biologi che le cellule eucariote abbiano avuto origine da associazioni simbiotiche di procarioti. Ora, con la scoperta di un procariote dalle caratteristiche intermedie tra le due categorie di organismi, questa teoria dovrà essere meglio verificata. Anche certi microfossili ritenuti di eucarioti, come quelli di Nanochlorum, potranno subire una revisione ed essere classificati come procarioti. Piero Bianucci


STAZIONE SPAZIALE «Freedom» al via Il lancio previsto nel ' 96
Autore: GUIDONI UMBERTO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
NOMI: HARBAUGH GREG, RUNCO MARIO
ORGANIZZAZIONI: NASA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

SENZA troppo clamore, durante la recente missione dello Shuttle Endeavour, si sono mossi i primi passi del lungo cammino che porterà, alla fine del secolo, la Stazione Spaziale Freedom ad orbitare permanentemente attorno alla Terra. Due astronauti, Greg Harbaugh e Mario Runco, hanno indossato le tute per attività extraveicolare (Eva) e sono usciti nella stiva dello Shuttle, dove hanno sperimentato alcune delle tecniche di assemblaggio che saranno utilizzate per montare, in orbita, la Stazione Spaziale. Nonostante i problemi della navetta, che hanno provocato il rinvio della missione Spacelab, e le incognite della politica di Clinton, il programma prosegue. La «Freedom», che è stata oggetto di un acceso dibattito al Congresso degli Stati Uniti, è stata più volte sul punto di essere cancellata dal programma spaziale americano, e soltanto agli inizi dello scorso anno si è avuto il segnale verde che ha permesso alla Nasa di passare alla fase di realizzazione. L' approvazione definitiva da parte del Congresso, però, ha comportato un sensibile taglio dei fondi richiesti e questa nuova situazione ha costretto l' Agenzia americana a un ridimensionamento globale del programma. E' stato necessario riprogettare alcune parti della Stazione, per snellire l' attività in orbita e ridurre il numero dei voli dello Shuttle necessari per portare nello spazio i diversi elementi. I due moduli cilindrici, che costituiscono l' unità abitativa e di lavoro della Stazione Spaziale, saranno di dimensioni più contenute (circa 4 metri di diametro per 8 metri di lunghezza), il che permetterà di verificarne la funzionalità a terra, rendendo più semplici le operazioni in orbita, dove l' assenza di gravità rappresenta una complicazione non trascurabile. Le unità strutturali, che sostengono i moduli e formano l' ossatura della stazione, saranno pre assemblate per diminuire l' attività Eva richiesta agli astronauti. Le modifiche di progetto non hanno alterato gli accordi di cooperazione internazionale, in particolare quelli con l' Agenzia Spaziale Europea (Esa), con la Giapponese Nasda e la Csa Canadese. L' Esa e la Nasda forniranno, ciascuna, un modulo laboratorio da affiancare a quello «made in Usa». L' Agenzia Canadese fornirà, invece, un sistema mobile, provvisto di un braccio manipolatore per le operazioni di montaggio e di servizio della Stazione. Il nuovo programma prevede la messa in orbita del primo elemento della Freedom nei primi del 1996. Ad ogni volo successivo lo Shuttle porterà nuovi elementi e gli astronauti, veri carpentieri spaziali, monteranno insieme il primo nucleo della Stazione che, nella primissima fase, non sarà abitabile. Saranno impiegati sei voli dello Shuttle per completare la configurazione prevista per la fase abitativa, la cosiddetta «Man Tended Configuration» o Mtc. Per quella data, nella seconda metà del 1997 la Stazione sarà dotata di una serie di pannelli solari capaci di erogare circa 22 kw per alimentare i sistemi di bordo e gli esperimenti scientifici. Gli astronauti potranno attraccare con lo Shuttle, lavorare nel modulo laboratorio per un periodo di due settimane e quindi lasciare la Stazione per tornare a Terra. Soltanto nell' anno 2000 si avrà una presenza permanente a bordo della Freedom. Diciassette missioni Shuttle saranno necessarie per raggiungere la «Permanent Manned Capability» o Pmc; in questa configurazione la stazione comprenderà quattro moduli: i due statunitensi che costituiranno il nucleo originale, il laboratorio europeo e quello giapponese. Sarà anche installato il braccio robotizzato canadese e saranno triplicati i pannelli solari per garantire una potenza installata di circa 65 kw, di cui circa 30 kw disponibili per gli esperimenti scientifici. Nella fase Pmc la Stazione Freedom sarà abitata permanentemente da quattro astronauti. Ogni 4 6 mesi, lo Shuttle farà la spola tra la Terra e la stazione Spaziale per portare in orbita un nuovo equipaggio e riportare a casa quello che ha ultimato il turno. Il nuovo secolo può sembrare una data lontana, eppure, nei centri interessati, l' attività ferve e ingenti risorse umane e materiali stanno per essere messe in campo. Si tratta di uno sforzo gigantesco, paragonabile al programma Apollo, che ha portato gli astronauti americani sulla Luna, che vede all' opera le nazioni più avanzate in campo aerospaziale, in un clima di stretta cooperazione. Il coinvolgimento internazionale è infatti più vasto di quel che si può pensare ed altri Paesi, come la Russia e l' Italia, sono impegnati nella realizzazione di sistemi importanti della Freedom. L' era della «Space Station», dunque, è già suonata e non solo per la Nasa. Umberto Guidoni Candidato astronauta, Agenzia Spaziale Italiana


EFFETTO SERRA Quei gas che addolciscono il clima La Terra a confronto con gli altri pianeti
Autore: COSMOVICI CRISTIANO

ARGOMENTI: ECOLOGIA, FISICA, METEOROLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

NEL linguaggio comune l' effetto serra è associato alla serra ortofrutticola, costituita da pannelli di vetro o di plastica trasparente che permettono all' energia solare di penetrare ma impediscono all' aria calda o alla radiazione infrarossa di uscire. La barriera di vetro mantiene a temperatura più alta l' aria all' interno evitando l' interazione con l' aria fredda esterna. Si crea così un ambiente ideale per lo sviluppo delle piante anche nella stagione meno favorevole. Le atmosfere planetarie, e in particolare alcuni loro gas, si comportano come le lastre di vetro delle serre agricole. La superficie dei pianeti viene riscaldata dalla luce solare. La parte visibile dello spettro elettromagnetico riesce a penetrare quasi interamente attraverso l' atmosfera, mentre la radiazione ultravioletta e quella infrarossa vengono quasi totalmente assorbite dai gas (atomi e molecole) atmosferici. Quando il pianeta, durante il periodo notturno, si raffredda emette invece radiazione infrarossa verso l' alta atmosfera. In fisica si intende per effetto serra l' azione dovuta a determinati gas atmosferici che, a causa della struttura atomico molecolare, bloccano la fuoriuscita della radiazione infrarossa riflettendola di nuovo verso la superficie, la cui temperatura tende lentamente, ma continuamente, ad aumentare. Questo effetto, conosciuto da tempo sul nostro pianeta, è stato scoperto da Carl Sagan su Venere (la cui temperatura è di ben 450 C) all' inizio degli Anni Sessanta e in seguito è stato constatato anche su altri corpi del sistema solare, in modo particolare sul più grande dei satelliti di Saturno, Titano. I gas responsabili dell' effetto serra sulla Terra, Venere e Marte, sono il vapore acqueo e l' anidride carbonica, mentre su Titano sono metano, azoto e idrogeno. Titano, che sotto alcuni aspetti appare molto simile alla Terra, viene ad essere, dopo Venere, il corpo del sistema solare con l' effetto serra più marcato ed è in questo caso l' idrogeno l' elemento che gioca il ruolo fondamentale, anche se presente solo in piccola percentuale. Esso assorbe infatti la radiazione infrarossa a lunghezze d' onda non importanti per il metano e l' azoto. Vi è però su Titano un fenomeno ancora più peculiare: oltre all' effetto serra vero e proprio vi è un effetto contrario detto «anti serra». Solo quest' ultimo infatti è in grado di spiegare le bassissime temperature calcolate sulla superficie del pianeta ( 175 C) ed è dovuto all' esistenza di strati di nebbia organica nell' alta atmosfera di Titano che bloccano l' energia solare incidente, ma permettono alla radiazione di superficie di sfuggire nello spazio. Le sostanze organiche che compongono la nebbia sono di colore marrone scuro e quindi assorbono la radiazione incidente nella regione visibile dello spettro. Queste stesse sostanze sono però praticamente trasparenti per la radiazione infrarossa che proviene dalla superficie di Titano. Se Titano non avesse un' atmosfera, la radiazione solare porterebbe la sua superficie a 191 C. Questa è detta «temperatura effettiva». L' effetto serra innalza la temperatura effettiva di 21 C, mentre l' effetto anti serra la diminuisce di 9 C. Il risultato finale, poiché l' effetto serra è dominante, è l' innalzamento della temperatura superficiale di 12 C. In queste simulazioni al calcolatore bisogna però tenere conto anche della pressione, in quanto se la pressione diminuisce diminuisce anche l' effetto serra, il quale è dovuto a gas presenti nella parte inferiore dell' atmosfera. L' effetto anti serra, al contrario, avviene nell' alta atmosfera, quindi se la pressione scende a un certo livello l' effetto serra diventa minimo e l' effetto anti serra massimo. In altre parole, sono la composizione chimica e la pressione di un' atmosfera planetaria a determinare la temperatura superficiale, e gli eventi climatici che il nostro pianeta ha subito fin dalla formazione della sua atmosfera miliardi di anni fa fino ad oggi sono l' effetto della continua metamorfosi chimica di tale atmosfera. Nella ricerca di forme di evoluzione della vita primordiale su altri pianeti del sistema solare l' effetto serra assume un ruolo determinante proprio per la sua funzione termica, importantissima per il passaggio dalla materia non vivente a quella vivente. Titano, dopo Marte, è il corpo del sistema solare più interessante dal punto di vista dell' effetto serra e dell' evoluzione biologica. Non solo: la comprensione dell' evoluzione chimica e climatica nella sua storia può aiutarci a capire ciò che è successo e potrebbe succedere anche sul nostro pianeta. Cristiano B. Cosmovici Cnr, Istituto di Fisica dello Spazio


Colpa dei bovini Ricerca in Australia: all' effetto serra dà un forte contributo il gas metano originato dai grandi allevamenti di bestiame
Autore: MORETTI MARCO

ARGOMENTI: ECOLOGIA, CHIMICA, ANIMALI
NOMI: RIVER MURRAY
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

MENTRE gli scienziati sono impegnati a discutere se l' uomo sia o meno responsabile dell' effetto serra, agli antipodi si è trovato un nuovo colpevole per il surriscaldamento del pianeta: le vacche. Ammesso il legame fra i gas e l' assottigliamento dello strato di ozono che avvolge il globo e gli altri fenomeni che provocano il surriscaldamento dell' atmosfera, la produzione industriale non è la sola responsabile. Perché il gas metano, che contribuisce per circa un quarto all' effetto serra, è per lo più di origine animale. Lo si sapeva da tempo, ma ora lo ha dimostrato un' equipe di ricercatori australiani e americani. In Australia, nella regione del Murray River, quattro esemplari di vacche grigie sono stati selezionati fra le mandrie di ruminanti per poi essere lasciate tranquillamente a brucare in un prato circondato da strumenti di monitoraggio che avevano il compito di captare, raccogliere, misurare e analizzare il gas intestinale emesso dai bovini. Tutto questo è stato fatto tenendo conto della velocità e della direzione dei venti, della temperatura dell' aria e del soleggiamento. Le mucche che, traducendo letteralmente dall' inglese, sono state soprannominate «le quattro scoreggione», hanno compiuto un' inattesa performance. Ciascuna vacca liberato nell' atmosfera un volume quotidiano di gas metano quantificabile in 500 litri. Moltiplicando per i 23 milioni di bovini che calpestano il suolo australiano, si ottiene una proiezione che rappresenta oltre la metà del gas prodotto nel continente. E ora si estende la rilevazione agli ovini, che in Australia sono 173 milioni. Tutto ciò ribalta la tradizionale classifica dei Paesi «inquinatori». Le nazioni più industrializzate potrebbero cedere il ruolo di principale responsabile dell' effetto serra all' India: perché, con 193 milioni di capi (il 18, 3 per cento dei bovini della Terra) a cui si sommano 72 milioni di bufali (il 45, 8 per cento della popolazione globale) vanta la più grande mandria del mondo. Ma a provocare questa rivoluzione nella graduatoria delle responsabilità per l' effetto serra non è altro che la flatulenza. Marco Moretti


SCAFFALE Autori vari: «Scienza cognitiva e educazione», Bollati Boringhieri
AUTORE: P_B
ARGOMENTI: PSICOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

La scienza cognitiva, rivolta a studiare i meccanismi della mente, non solo sta facendo progressi importanti ma sta anche diventando oggetto di divulgazione tra il grande pubblico: basti ricordare «L' illusione di sapere» di Massimo Piattelli Palmarini, un saggio sugli errori di ragionamento appena uscito da Mondadori. Le connessioni tra scienza cognitiva e mondo della scuola sono ovvie. Meno ovvio però è stabilire un effettivo collegamento tra questi due settori E' ciò che invece fanno, molto utilmente, i saggi di Piero Amerio, Luciano Arcuri, Remo Job, Riccardo Luccio e Alberto Oliverio raccolti in questo volume curato per l' Irrsae Piemonte da Fiorenzo Alfieri, Mariangela Colombo e Maria Grazia Del Lungo Barbi.


SCAFFALE Alderton David: «Gatti», Fabbri Editori
AUTORE: P_B
ARGOMENTI: ZOOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

Più di 700 fotografie a colori per descrivere 250 razze di gatti: una guida di David Alderton sintetica ed efficace per gli amanti dei felini domestici. Nella stessa collana troviamo volumi dedicati agli alberi, alle conchiglie e alle farfalle.


SCAFFALE Morris Desmond: «Il bambino: tutti i perché », Mondadori
AUTORE: P_B
ARGOMENTI: ETOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

Etologo dell' animale uomo, Desmond Morris è divenuto famoso in tutto il mondo pubblicando nel 1967 «La scimmia nuda» (12 milioni di copie). Da allora, pur con qualche incursione in altri settori dell' etologia, Morris non ha più abbandonato quel filone d' oro. Anzi, si è mosso sempre più in una direzione divulgativa, costruendo alcuni libri con la tecnica del catechismo, a domanda e risposta. Anche questo, dedicato ai neonati, è fatto così. Ne guadagna la semplicità ma ci perde qualcosa, inevitabilmente, l' organicità del discorso. Un libro utile, comunque, a padri e madri che vogliano acquisire più consapevolezza del loro ruolo.


SCAFFALE Kolosimo Caterina: «I mille perché dei sogni d' amore», Sonzogno
AUTORE: P_B
ARGOMENTI: PSICOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

Che cosa significa sognare di essere abbandonati, o di incontrare un nuovo partner o di affrontare un duello mortale con la persona che si ama? Naturalmente ogni caso fa storia a sè e soltanto l' analisi individuale potrà dire l' ultima parola. Ma questi sogni contengono anche messaggi di carattere più generale, che vale la pena di conoscere. Ce li interpreta in questo libro Caterina Kolosimo, con particolare attenzione ai sogni della donna.


SCAFFALE Focardi Sergio: «La simulazione della realtà », Ed. Il Rostro
AUTORE: P_B
ARGOMENTI: INFORMATICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 050

FINORA da un lato c' era la realtà, dall' altro l' immaginario. Oppure, in una diversa prospettiva, da un lato l' esperimento e dall' altra la teoria. I supercomputer hanno modificato radicalmente il quadro. Ora tra realtà e immaginario, tra esperimento e teoria, si è inserita la simulazione, che è in certo senso è qualcosa di intermedio. Con questo libro Sergio Focardi presenta le principali applicazioni della simulazione al computer: applicazioni divenute oggi ineludibili per una ricerca scientifica e una industria che vogliano mantenersi competitive. Supercalcolo e simulazione sono trasversali rispetto a quasi tutte le discipline. Servono, per esempio, al biochimico per fare modelli cellulari, all' astrofisico per visualizzare il campo gravitazionale intorno a un buco nero, al meteorologo per tracciare i moti atmosferici, al fisico delle particelle per analizzare i suoi esperimenti nel microcosmo subatomico, al progettista per disegnare un nuovo aereo. In quest' ultimo campo, come si sa, si passa ormai direttamente dalla simulazione alla realizzazione del prototipo. Ma al di là di tutto questo, il messaggio lanciato da Focardi è più generale ed è che la distanza cronologica e concettuale tra ricerca e industria è stata praticamente azzerata dalla disponibilità del supercalcolo e quindi di sofisticatissime simulazioni.


Dinosauri Davvero tutti a sangue freddo? Si riaccende la disputa dopo l' ultima scoperta
Autore: BOZZI MARIA LUISA

ARGOMENTI: PALEONTOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 051

ERA capace di vedere nell' oscurità, come i gatti, e di scorrazzare d' inverno nelle lande buie e gelate frugando nella neve alla ricerca di cibo. Ma, anziché un gatto (allora i gatti non esistevano ancora), era un piccolo dinosauro erbivoro, che 100 milioni di anni fa viveva in una zona polare dell' emisfero meridionale con uno stile di vita assai inconsueto per un rettile. Di solito questi animali per sopravvivere all' inverno si rintanano riducendo fortemente le funzioni vitali. Si ibernano, in linguaggio scientifico. Non hanno altre scelte, essendo animali a sangue freddo. Invece il nostro dinosauro un giovane di ipsilofodonte, un erbivoro bipede chiamato Leaellynasaura conduceva vita attiva, come un animale a sangue caldo. L' ipotesi è suggerita dal suo cranio, dove è rimasto conservato il calco del cervello. Un evento raro (di solito i paleontologi ricavano notizie sul cervello dalla cavità cranica dove esso era contenuto) che permette di analizzare con più precisione le strutture nervose. Ebbene, in questo cervello i lobi ottici la regione dove vengono analizzati gli impulsi portati dai due nervi ottici sono molto più sviluppati che in tutti gli altri ipsilofodonti finora rinvenuti. La scoperta fa notizia, perché questo cranio è stato ritrovato in Australia, in una zona che oggi è a 38 gradi di latitudine Sud, ma che 100 milioni di anni fa era molto vicina al Polo, fra i 65 e gli 85 gradi. Oggi è una costa scoscesa sull' oceano a Ovest di Melbourne separata da 2900 chilometri di mare dall' Antartide. Allora faceva parte del grande continente formato dall' Antartide e dall' Australia, ed era la fossa tettonica lungo la quale queste due terre poi si separarono. Violente inondazioni si riversavano di quando in quando nella valle, dilavando i fianchi dei vicini vulcani e accumulando ossa, resti vegetali, sabbie e ceneri. Tutto questo materiale, nei successivi 100 milioni di anni, fu trasformato in roccia, portato a grande profondità e sollevato nelle modificazioni tettoniche dei continenti, per diventare alla fine questo tratto di costa ricca di fossili dell' Australia meridionale. Si è calcolato che 100 milioni di anni fa nella valle la temperatura annuale media fosse compresa fra 5 e più 6 e che d' inverno la zona fosse immersa per alcune settimane (forse sei) nella più completa oscurità, mentre la temperatura scendeva molto al di sotto dello zero e i fiumi e i laghi gelavano. Non esiste un ambiente attuale che possa darci idea di quel mondo: i vegetali erano felci, auracarie, ginkgo, cicadee e qualche rara angiosperma (le piante con fiori); gli animali erano lucertole e tartarughe che scorrazzavano sul terreno, pterosauri i rettili volanti che planavano nel cielo e i primi uccelli in volo. C' erano dinosauri carnivori come Allosaurus sostenuti da una vasta popolazione di erbivori, fra cui molti ipsilofodonti che, a giudicare dall' abbondanza di fossili di individui giovani altro evento raro nidificavano in questa zona Tutti questi rettili probabilmente affrontavano l' inverno con strategie diverse: alcuni si rintanavano sottoterra ibernandosi, altri migravano in luoghi più miti. L' ipsilofodonte Leaellynasaura, invece, secondo i suoi scopritori (i paleontologi australiani Tom Rich e Pat Vickers Rich, sua moglie) ricorreva ad altri metodi. Se aveva un cervello con aree così grandi deputate alla visione, doveva usarle, dicono gli scienziati. Doveva essere quindi dotato di una vista eccezionale, frutto dell' adattamento all' ambiente particolare in cui viveva: poteva vedere cioè nell' oscurità e, grazie a ciò, condurre vita attiva d' inverno, vagando alla ricerca di cibo. Uno stile di vita che presuppone però un corpo a sangue caldo, capace di mantenere alta e costante la temperatura indipendentemente da quella dell' ambiente esterno. Questa scoperta, recentissima, sarà verificata nei prossimi mesi con tecniche più raffinate nella determinazione delle antiche latitudini e temperature. Ma fin da ora si colloca nell' acceso dibattito sul metabolismo dei dinosauri, iniziato una ventina d' anni fa da Robert Bakker, convinto sostenitore della loro endotermia, cioè di un metabolismo tipico da animale a sangue caldo. A sostegno della sua ipotesi, però, non c' è nessuna prova conclusiva, e anche i lobi ottici di Leaellynasaura, ammesso che siano correlati con la visione notturna, non sono che un ulteriore indizio. Invece, ancora una volta viene confermata l' idea che i dinosauri furono creature straordinarie, rettili portatori di caratteri innovativi rispetto ai loro contemporanei, pionieri di stili di vita che oggi sono propri di mammiferi e uccelli. Maria Luisa Bozzi


IMMUNOLOGIA Stressato? T' ammali di più Un esperimento con cinque virus
Autore: GIACOBINI EZIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 051. Stress

E' convinzione comune che i fatti stressanti della vita quotidiana possano incidere negativamente sulla salute, in quanto abbassano le difese verso molte malattie. Lo stress psicologico determinato da richieste al di sopra del limite delle nostre prestazioni comuni diminuisce la funzione immunologica, cioè le resistenze che il corpo mobilita normalmente contro le infezioni. Come avviene il passaggio dalla mente stressata al corpo? Una via diretta è costituita da quei nervi che appartengono al sistema neurovegetativo, deputato al controllo delle funzioni dei vari organi del corpo. E' poco considerato il fatto che il sistema autonomo innerva e controlla anche il sistema linfatico e, indirettamente, la produzione dei linfociti, quei globuli bianchi deputati appunto a difenderci dalle infezioni. La seconda via è quella ormonale. E' noto, ad esempio, che neurormoni come i peptidi oppiacei sopprimono l' effetto dello stress sui linfociti. Il processo di comunicazione tra cervello e sistema nervoso centrale è reciproco. Un altro meccanismo è un' aumentata consumazione di bevande alcoliche, di tabacco e di droghe. Malgrado l' ampia documentazione sulle diminuite difese naturali in situazioni particolari di stress, si sa ancora poco sulle conseguenze dirette e pratiche di tale meccanismo. Riferisce il New England Journal of Medecine che, stimolati da questi problemi, tre dipartimenti di psicologia clinica, uno all' Università di Pittsburgh in Usa e due in Inghilterra a Salisbury e Cardiff, hanno deciso di sottoporre un gruppo di 154 uomini e 266 donne dai 16 ai 54 anni, tutti in buone condizioni di salute, a un interessante esperimento. Anzitutto sono stati studiati i precedenti stressanti del gruppo, risalendo fino a dodici mesi prima dell' esperimento. Tre i criteri di misura dello stress subito dal soggetto, con un punteggio relativo al grado di stress (meno severo, più severo, molto severo e così via). La scala teneva conto della reazione del soggetto, partendo da «calmo» fino a «depresso» e «ostile». Infine sono stati selezionati cinque ceppi del virus del raffreddore. Dopo un isolamento in ospedale di 48 ore per vari test immunologici, si sono somministrati a tutti i soggetti (escluso il gruppo di controllo, che riceveva una soluzione salina) gocce nasali contenenti una dose potenzialmente infettiva di uno dei cinque virus. La dose corrispondeva a quella normalmente trasmessa da persone infette da raffreddore, che ha come risultato di infettare dal 20 al 60 per cento degli individui. Secondo il livello di stress psicologico precedente l' infezione, si notò un aumento progressivo dei disturbi respiratori e dei raffreddori: le infezioni colpirono dal 75 al 90 per cento delle persone, senza distinzione fra i tipi di virus. Insomma: tanto maggiore lo stress, tanto più alta la suscettibilità all' infezione. Ezio Giacobini Università del Sud Illinois


Bestie da macello Processo a crudeltà evitabili
Autore: M_VER

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ANIMALI, ZOOTECNIA, MALTRATTAMENTI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 051

LI hanno invitati per iscritto, senza ovviamente aspettarsi che si presentassero davvero. Perché era impensabile che Lech Walesa, Felipe Gonzale, il primo ministro greco Konstantinos Mitsotakis, il presidente della Cee Jacques Delors e i ministri dell' Agricoltura dei dodici Stati Cee accettassero di comparire davanti al «Tribunale internazionale per i diritti degli animali» con l' accusa di maltrattamenti verso gli animali da macello. E difatti nessuno si è fatto vivo, a parte il ministro inglese, che si è concesso il lusso di una lettera di risposta, avendo la coscienza non troppo sporca perché l' Inghilterra, insieme alla Germania, ha varato da tempo alcune norme che rendono più civili questi lugubri viaggi da un capo all' altro dell' Europa. Dal punto di vista strettamente giuridico, il Tribunale di Ginevra non ha nessun potere. Le sue denunce, però, lasciano sempre il segno. In questo caso ha preso le difese dei 250 milioni di animali da macello che ogni anno attraversano le frontiere europee stipati in spazi ridottissimi sempre troppo freddi o troppo caldi, senza cibo nè acqua per giorni e giorni, perfettamente consapevoli della situazione di pericolo in cui si trovano. Le prove d' accusa erano costituite da alcuni filmati di agghiacciante brutalità. D' altronde, qualcosa di tremendo deve davvero succedere, in quei carri, se 10 animali su cento non arrivano vivi al macello. Quanto più si va a Sud, tanto più il viaggio è rischioso, denunciano gli animalisti. Ma siccome i danni sono coperti dalle assicurazioni, nessuno ci fa caso. Meglio perdere qualche capo per strada che perdere tempo a sfamare e dissetare il carico ogni 24 ore, come stabilirebbe l' accordo del ' 68 sul trasporto internazionale. Il risultato di questa indifferenza non è solo una violazione di diritti elementari un po' spazio, di acqua, di cibo ma ha anche un risvolto negativo per gli uomini: lo stress e la paura bloccano infatti quei processi di acidificazione della carne che la rendono più digeribile. D' altronde, è ormai provato che anche gli animali conoscono l' ansia e percepiscono le situazioni di pericolo. A difenderli, a parte i vegetariani, potrebbero essere le compagnie di assicurazione: il Tribunale di Ginevra ha proposto che paghino i capi morti soltanto se le condizioni del viaggio erano accettabili. (m. ver. )


POLITICA AMBIENTALE Con il «Santuario marino» Bruxelles difende i cetacei del Mar Ligure
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 051

BALENE e delfini del Mediterraneo hanno ora i loro protettori ufficiali: i ministri per l' Ambiente italiano, francese e monegasco hanno infatti firmato nei giorni scorsi a Bruxelles una dichiarazione congiunta che istituisce il «Santuario marino» del Mar Ligure per la protezione dei cetacei. E' un progetto a cui lavorano da anni Greenpeace, Europe Conservation e l' Istituto Tethys. Le ricerche condotte in questi anni hanno confermato che in questa aerea c' è la più alta concentrazione di balenottere comuni di tutto il Mediterraneo. Secondo una stima fatta l' estate scorsa, le balenottere sarebbero 1200 e i delfini della specie "stenelle" 30 mila. Inoltre nel mar Ligure sono presenti almeno sette delle dodici specie di cetacei avvistati nel Mediterraneo: grampi, delfini comuni, tursiopi, capodogli, globicefali. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti. E' previsto il divieto delle reti spadare e si parla di regolamentare tutte quelle attività che fanno del Mar Ligure un' area a rischio: l' intenso traffico marittimo di sostanze pericolose, a cominciare dal petrolio; l' inquinamento prodotto dalle attività industriali che si sono sviluppate lungo le coste; la concentrazione turistica, in particolare la presenza sconsiderata di natanti off shore. Tutti elementi che rischiano di pregiudicare il futuro economico e ambientale di questo mare. Esiste già un accordo tra i Paesi mediterranei per trasformare l' intero bacino in un unico Santuario per la protezione dei cetacei. Firmato nel ' 91 su proposta di Greenpeace, non sembra destinato a un futuro radioso


METROLOGIA Newton e pascal Ecco le unità SI derivate
NOMI: ALASIA GIANNI
ORGANIZZAZIONI: SI SISTEMA INTERNAZIONALE
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

LE unità SI (Sistema Internazionale) derivate si ottengono combinando tra loro le unità fondamentali e supplementari in monomi (esponenti interi e coefficienti unitari). In alcuni casi l' unità derivata può essere molto complessa e questo giustifica l' adozione di un nome speciale, come nel caso del newton e del pascal Le unità derivate dotate di nome speciale sono ormai 18. Per esse valgono le regole di scrittura che si usano per le unità fondamentali; con queste ultime e con le unità supplementari possono combinarsi per formare altre unità derivate. Ad esempio l' unità di intensità di campo elettrico si suole esprimere in volt al metro. I disegni di questa pagina, fatti al computer da Gianni Alasia, chiariscono il meccanismo con cui si arriva ad alcune unità derivate di uso particolarmente comune. Con questi cenni sulle unità derivate del Sistema Internazionale si conclude la nostra serie di articoli dedicati alla metrologia, nati per iniziativa di Anita Calcatelli da una collaborazione tra l' Istituto di Metrologia «Colonnetti» del Cnr e l' Istituto Elettrotecnico «Galileo Ferraris » . Il primo articolo è apparso su «Tuttoscienze» il 20 gennaio. Gli altri sono seguiti il 27 gennaio, il 3 e 17 febbraio, il 3, 10, 17 e 24 marzo.


LE DATE DELLA SCIENZA Quando fu svelata la struttura del Dna
Autore: GABICI FRANCO

ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA
NOMI: WATSON JAMES, CRICK FRANCIS
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

QUARANT' anni fa, nel marzo 1953, James D. Watson e Francis Crick proponevano il modello «a doppia elica» del Dna. Quando Watson e Crick annunciarono il loro modello sulla rivista scientifica inglese «Nature», il Dna era conosciuto da più di ottant' anni, essendo stato isolato per la prima volta nel 1869 dal biochimico svizzero Friederick Miescher. Il Dna (acido deossiribonucleico) è una sostanza che si trova nel nucleo delle cellule viventi e che contiene istruzioni in codice. Il codice del Dna può essere paragonato a un alfabeto composto di sole quattro lettere (A = adenina, C = citosina, G = guanina, T = timina). Le «istruzioni in codice», consentendo la sintetizzazione di altre sostanze (le proteine, ad esempio), condizionano la crescita e il funzionamento delle cellule nonché le caratteristiche degli organi cui appartengono. Durante il procedimento di riproduzione cellulare (che avviene per divisione), ciascuna cellula è in grado di riprodurre fedelmente il proprio Dna in modo tale che le nuove cellule siano corredate dello stesso patrimonio di istruzioni. (L' espressione dell' informazione contenuta nel Dna si esplica attraverso il controllo della sintesi delle proteine, le quali determinano la caratteristiche di un organismo). Secondo il modello di Watson e Crick, il Dna è costituito da due filamenti lunghissimi e sottilissimi avvolti attorno allo stesso asse per formare una struttura «a doppia elica». Altri, per visualizzare la sua struttura, hanno fatto ricorso al paragone di una cerniera lampo. Franco Gabici


STRIZZACERVELLO La targa misteriosa
Autore: PETROZZI ALAN

ARGOMENTI: GIOCHI
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

La targa misteriosa La pattuglia della Polizia Stradale, giunta sul luogo dell' incidente, cercò subito qualche testimone oculare. «Io ero presente disse uno e ho visto un' auto piombare sulla gente in attesa dell' autobus. Ho cercato di leggere la targa, ma sono riuscito a riconoscere solo la provincia (At) e a constatare che aveva 6 cifre». «Purtroppo disse un altro l' unica cosa che ricordo distintamente di quei numeri è che vi erano tre 8 (e sicuramente non quattro) consecutivi non finali e un solo 1». Il capo pattuglia della Stradale stilò il rapporto in base al poco che aveva saputo. Alla Centrale, stabilito che in quella provincia non vi erano più di 500. 000 veicoli immatricolati, si accinsero a controllare tutti i possibili responsabili. Quante auto e relativi proprietari sarebbero state controllate nei giorni seguenti? La soluzione domani, accanto alle previsioni del tempo. (A cura di Alan Petrozzi)


LA PAROLA AI LETTORI Cray, il computer più grande del mondo. O no?
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

Che capacità di memoria ha il più grande computer del mondo? Il più potente e veloce computer del mondo è l' americano Cray 2, che prende il nome dall' inventore che lo realizzò nel 1985. La memoria contiene fino a 256 milioni di parole di 64 bit. La sua velocità è di 250 milioni di operazioni in virgola mobile al secondo; il suo costo si aggira sui 17 milioni di dollari. Attualmente la giapponese Nec sta ultimando un sistema ancora più potente e veloce. Paolo Poy, Torino E' molto difficile rispondere in modo esatto. Innanzitutto, occorre stabilire quale sia il computer più «grande» del mondo. Si potrebbero elencare sigle e versioni di Supercomputer ma si correrebbe il rischio di essere smentiti. E' più significativo affrontare la questione in termini generici. Le memorie si distinguono in centrali e periferiche. Le prime supportano le elaborazioni, le seconde costituiscono un archivio per dati e programmi. Per quanto riguarda le memorie centrali, esistono supercomputer con capacità di memoria dell' ordine di Gbyte (un miliardo circa di caratteri). Quantificare un limite per le memorie periferiche è pressoché impossibile in quanto le loro dimensioni dipendono dal contesto in cui opera il sistema informatico e non dal sistema informatico in sè. In generale si può affermare che hanno dimensioni molto superiori alle memorie centrali. Andrea Leonida Villanova Monf. (AL) Perché anche persone che in genere amano gli animali possono provare una vera e propria forma di fobia nei confronti di un solo genere, ad esempio i ragni? Milioni di persone soffrono di paure irrazionali e sproporzionate. In loro, quando la tensione aumenta, la paura gradualmente sfuma nella fobia che è ancora più sproporzionata della paura rispetto alla situazione. La paura degli animali, soprattutto dei ragni (aracnofobia), è generalmente un residuo di fobie infantili per lo più apparse prima degli otto anni. Secondo la maggioranza degli studiosi, in qualunque organizzazione fobica la situazione temuta avrebbe un significato inconscio specifico per ciascun soggetto: in modo dissimulato vorrebbe simboleggiare la tentazione, ovviamente non riconosciuta, o la punizione o, più spesso, una combinazione di entrambe. Per altri invece le fobie sarebbero semplicemente reazioni di paura condizionata; se uno stimolo di natura neutra colpisce una persona nel momento stesso in cui questa prova una sensazione di paura, esso diventa a sua volta e per sempre generatore di paura. Attilio Novelli, Pescara Perché nel gioco del tennis non si è imposto il punteggio più logico, 15/0, 30/0, 45/0, 60/0? Agli albori del gioco, si usava contare i punti sul quadrante di un orologio, spostando una lancetta ciascuno ogni volta. Il 40 per il terzo quarto di punto avrebbe sostituito il 45 per brevità di pronuncia, quando si è passati dal conteggio sul quadrante a quello verbale. Giuseppe Brignolio Rivoli (TO) Qual è l' etimologia della parola «bucato» intesa come «lavaggio della biancheria» ? E di «banco» riferito alla nebbia? La parola «bucato» ha un' etimologia indoeuropea e deriva da «bukan» o «bukar», che significa «immergere». L' origine più antica della parola viene fatta risalire alla città asiatica di Bukara, dove i famosi tappeti, una volta terminati, venivano immersi per parecchi giorni in ampie tinozze per lasciar decantare la polvere e il terriccio che si erano depositati durante la lavorazione. Mario Rouget, Torino La parola «banco» deriva dal francone bank, «tavola, asse», di origine indo europea. In generale si dice di un ammasso di elementi vari con notevole estensione orizzontale. Di qui deriva «banco di nebbia», che significa spessa coltre di nebbia sopra una data località. Chiara Brusasco Torino


CHI SA RISPONDERE?
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 052

& Perché l' acqua del mare è salata? & Esiste davvero la licantropia? Quali fattori la provocano? Chiara Rivella & Prendiamo due frigoriferi, uno vuoto e uno pieno. Quale consumerà più energia? & Perché in genere non si ricorda nulla dei primi tre anni di vita? Il ricordo della nascita è nascosto da qualche parte nel cervello, o è perduto per sempre? _______ Inviare le risposte a: «La Stampa, Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure via fax al numero 011 65. 68. 688, indicando chiaramente «TTS» sul primo foglio.


LABORATORIO La difficile scelta delle madri a rischio Indagini prenatali: non sempre l' esito è corretto
Autore: CAMPOGRANDE MARIO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, TECNOLOGIA
NOMI: REGGE TULLIO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 051

LE informazioni sulla diagnosi prenatale (Dpn) che Tullio Regge su «Tuttoscienze» del 24 marzo ci ha fornito dal suo osservatorio al Parlamento europeo meritano alcune precisazioni. Nella Cee, esistono centri specializzati in Dpn anche al di fuori di Germania, Paesi Bassi e Gran Bretagna. Tralasciando altre nazioni ben dotate (Francia e Grecia, ad esempio), anche in Italia operano da anni almeno una decina di centri di Dpn universitari (tra i più attivi Milano, Torino, Bologna, Roma, Cagliari) e altrettanti centri Ospedalieri (Cuneo, Genova, Trieste, Palermo... ). In questi centri si praticano tutte le tecniche di Dpn oggi in uso, e non vi sono lunghe liste di attesa che costringano a fare gli esami in ritardo per una eventuale interruzione di gravidanza nei modi consentiti dalla legge. In Italia, come in tutto il mondo, per gli esami più complessi e costosi, come le indagini citogenetiche per le aberrazioni cromosomiche e lo studio del Dna per le anomalie geniche, le spese sono a carico della collettività (Ussl) soltanto per le pazienti «a rischio». Sono considerate tali: le donne in gravidanza che hanno superato i 35 anni; quelle che hanno già avuto un figlio con anomalie; le coppie portatrici di geni patologici, come nel caso della talassemia; le gravide con alcune infezioni. Nel settore delle indagini citogenetiche e sul Dna, i laboratori italiani hanno svolto e svolgono, oltre al lavoro clinico, ricerche avanzate, e sono considerati punti di riferimento in campo internazionale. Sempre in Italia (e Torino con l' Ospedale S. Anna è all' avanguardia) sono iniziate attività di screening per individuare, tra la popolazione generale, le donne in gravidanza che rischiano la sindrome di Down: attraverso il dosaggio, nel sangue materno, di una proteina fetale (Alfa Fp) e di ormoni placentari (Hcg ed estriolo) si identificano i soggetti a rischio, cui viene consigliata la successiva indagine citogenetica sul liquido amniotico. Con questa procedura è possibile individuare il 60 70 per cento dei feti con sindrome di Down, sottoponendo ad amniocentesi l' 8 10 per cento delle donne in gravidanza. Purtroppo la distribuzione geografica delle strutture operanti in Italia non è uniforme, e in effetti nelle regioni del Centro Sud vi sono carenze nel settore pubblico della Dpn, come negli altri servizi sanitari. Vi sono peraltro centri italiani (Torino, Trieste, Bolzano, Milano, Cuneo) in grado di partecipare a uno studio coordinato dalla Cee (Eurofoetus) per valutare l' attendibilità dell' ecografia nell' individuare le malformazioni fetali. Contrariamente a quanto si crede, infatti, malformazioni fetali anche importanti possono non essere svelate facilmente dagli ultrasuoni, sia in relazione al periodo di gravidanza, sia in relazione a diverse condizioni, come l' obesità materna, lamotilità del feto, la scarsa quantità del liquido amniotico. A tutt' oggi esistono solo due ricerche importanti, una scandinava e una belga, che hanno valutato quante e quali malformazioni possono sfuggire all' indagine ecografica, e quante volte l' allarme delle immagini fornite dagli ultrasuoni è, al contrario, ingiustificato Mario Campogrande Università di Torino




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