TUTTOSCIENZE 3 marzo 93


UFO. La Comunità Europea vuole la verità
Autore: REGGE TULLIO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, RICERCA SCIENTIFICA
NOMI: AUGEREAU JEAN FRANCOIS, BIANUCCI PIERO
ORGANIZZAZIONI: CERT, CNES, SEPRA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 033. Extraterrestri

COME ho già avuto occasione di riferire su questo giornale, in qualità di parlamentare europeo inserito nella Commissione per l'energia, la ricerca e la tecnologia (Cert), ho ricevuto l'incarico di scrivere un rapporto sugli Ufo, «oggetti volanti non identificati» , popolarmente dischi volanti. Il rapporto servirà al Parlamento europeo per pronunciarsi sull'opportunità di istituire un Centro che si occupi della questione Ufo (ma non di pronunciarsi sulla natura delle apparizioni). Il gioco mi diverte e così, oltre a raccogliere informazioni da fonti militari dei vari Paesi europei, ho incominciato sistematicamente a chiedere ai piloti di linea se hanno visto degli Ufo. La cosa è facile: essendo disabile sono l'ultimo a scendere dall'aereo durante i miei frequenti spostamenti e rimango a volte confinato in cabina per lunghe attese assieme ai piloti. Circola la voce, infondata, secondo cui i piloti sarebbero tutti fermamente convinti dell'esistenza degli Ufo. Su alcune centinaia di interviste solamente uno stewart dell'Alitalia ammette di avere visto una volta tre misteriose sfere verdi che si sono affiancate all'aereo in un volo da Roma a Venezia. Secondo il racconto l'aereo non poté scendere a Tessera a causa di un violento temporale e le sfere sono apparse in fase di discesa verso l'aeroporto di Ronchi dei Legionari. La concomitanza con il temporale suggerisce un raro fenomeno atmosferico ma a distanza di tempo non è possibile aprire una inchiesta. Da colleghi francesi apprendo che in Francia esiste da tempo il Sepra (Service d'Expertise de Phenomens de Rentrees Atmospheriques), un Centro che si occupa di Ufo e che fa parte della Agenzia spaziale francese (Cnes, Centre National d'Etudes Spatiales). Casualmente riesco a contattare un ricercatore del Sepra che mi mette al corrente della attività del Centro. Il Sepra interviene solamente su richiesta della Gendarmerie o di enti pubblici o organi dello Stato (come l'aviazione militare, con cui ha stretti rapporti collaborativi) ed è stato creato in seguito a due ondate di avvistamenti avvenute in Francia alcuni decenni fa. Si tratta di gente seria che dà prova di grande professionalità. Un loro opuscolo dedicato alle cosiddette mini-inchieste è pieno di storie divertentissime. In un caso la Gendarmerie è intervenuta su richiesta di un agricoltore che ha trovato nel suo campo un avvallamento attorno a cui l'erba appariva bruciata da un agente misterioso. Il Sepra ha fatto le necessarie analisi chimiche e ha scoperto tracce di comuni diserbanti. L'inchiesta è terminata quando i ricercatori hanno scoperto che gli alieni erano atterrati il primo aprile. Altri allarmi sono stati scatenati da una agenzia pubblicitaria che usava potenti proiettori capaci di visualizzare immagini sulle nuvole, dall'esplosione nell'alta atmosfera di gas sfuggito da una raffineria di petrolio, dall'esplosione di una bomba inglese della prima guerra mondiale, dal ritrovamento di funghi disposti esattamente lungo un cerchio secondo un fenomeno ben noto ai botanici. Vere e proprie ondate di isterismo collettivo sono scatenate dalle cadute di meteoriti e di satelliti giganti come i Cosmos ex sovietici. Il Sepra riesce a dare una risposta assolutamente esauriente nel 20 per cento dei casi. In altri casi si è in possesso di informazioni incomplete ma si giunge comunque a una spiegazione plausibile. Il 4 per cento dei casi rimane irrisolto. Sarebbe tuttavia un errore grave saltare subito alla conclusione che appare ovvia e gridare ai quattro venti che il Sepra ha scoperto la prova dell'esistenza di alieni extraterrestri. Si tratta di casi che sono letteralmente Ufo, ossia oggetti volanti non identificati e in particolare non come astronavi aliene. Alcuni di essi rimarranno per sempre tali mancando elementi sufficienti per raggiungere una conclusione. Sarebbe arrogante la pretesa di sapere tutto ciò che accade nella nostra atmosfera. Il fulmine globulare è un fenomeno su cui sono state raccolte numerose testimonianze qualificate; uno di essi è apparso nella casa del premio Nobel Hideki Yukawa durante una cena presente una dozzina di fisici ben noti. Altre testimonianze dirette ne ho raccolte nello stesso Parlamento Europeo e senza troppa fatica. Eppure nessuno è riuscito a costruire una teoria che spieghi in modo soddisfacente il fenomeno, che rimane elusivo e difficile da osservare. Ma non vedo ragione di ricorrere al paranormale o agli alieni per avere una spiegazione e non è escluso che nel futuro questa ci venga regalata dal caso o da qualche ricercatore, e che sia basata su leggi fisiche note. Il ruolo essenziale del Sepra rimane quello di ridimensionare leggende e miti ormai diffusi in ampi settori dell'opinione pubblica. Una inchiesta del Crn francese, presentata su Le Monde da Jean-Francois Augereau e su La Stampa da Piero Bianucci (Tuttoscienze del 24 febbraio) pone in termini drammatici il problema dell'informazione pubblica. Ampi settori della popolazione anche e soprattutto colta si dichiarano fermamente convinti dell'esistenza di fenomeni paranormali quali lo spiritismo e la telepatia collegandoli sovente e acriticamente al fenomeno Ufo. Un giornale italiano mi ha già attribuito il ruolo di direttore dell'inesistente Centro europeo che dovrebbe studiare gli Ufo. Nego assolutamente di avere tali ambizioni, ho già abbastanza grane con il mio rapporto, che mi ha scatenato addosso giornalisti alla caccia del sensazionale, gruppi di ufologi accaniti e un attacco sgangherato da parte di un paio di deputati laboristi in cerca di voti. Consiglierò invece di dare un ruolo europeo al Sepra per venire a capo della questione Ufo. Ufologi di tutto il mondo si riuniranno il 14 maggio a Tromsoe in Norvegia per raccontare i loro incontri con gli alieni ed ascoltare «14 Top International Speakers». La signora C. T. sostiene di essere stata rapita dagli alieni e di avere ottenuto da essi «spiritual awareness» (consapevolezza spirituale). M. P., una donna ex colonnello dell'aviazione sovietica, sostiene invece che gli alieni non le daranno informazioni tecniche se non riesce prima a elevare la sua «spiritual awareness». Ovviamente le due signore non hanno incontrato lo stesso gruppo di alieni. W. S. ha osservato a Portorico un Ufo del diametro di circa 2,5 chilometri che ha ingoiato due F111 della Usa Air Force. Visto alla distanza di 250 chilometri tale Ufo apparirebbe grande come la Luna e non si capisce come nessuno l'abbia visto ad eccezione di W. S. Mi auguro di non incontrare ufologi decisi a innalzare la mia «spiritual awareness». Tullio Regge Università di Torino


COLLISIONI SPAZIALI Si fa luce su Tunguska L'Italia nel piano anti-asteroidi
Autore: COSMOVICI CRISTIANO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA, TECNOLOGIA, AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
NOMI: LONGO GIUSEPPE, GALLI MENOTTI
ORGANIZZAZIONI: CNR
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. C. Luogo della Siberia (Tunguska) dove è precipitato un asteroide
NOTE: 034

SAPPIAMO che in passato la Terra è stata investita circa ogni 26 milioni di anni da sciami di comete provenienti dalla «nube di Oort», un ammasso di 100 miliardi di comete in orbita di parcheggio a 7. 500 miliardi di chilometri dal Sole. Oltre alle comete, meteoriti e asteroidi hanno colpito e colpiscono in modo casuale e imprevedibile il nostro pianeta. C'è però una sola testimonianza a memoria d'uomo di un impatto catastrofico ed è quello di Tunguska (Siberia, 30 giugno 1908). L'esplosione, avvenuta circa alla quota di 8,5 chilometri, fu registrata a migliaia di chilometri di distanza. La foresta sotto l'esplosione è stata rasa al suolo nel raggio di circa 30 chilometri. Gli scienziati fino a qualche anno fa pensavano che si fosse trattato di un frammento di cometa esploso nell'atmosfera, ma studi più recenti, portati a termine dagli americani, hanno dimostrato che doveva invece trattarsi di un meteorite di silicati, contenente cioè olivina, pirosseno e plagioclasi, e che doveva avere un diametro di circa 30 metri. L'energia liberata nell'atmosfera è stata valutata in 10-12 megatoni di trinitroglicerina. Dalla posizione degli alberi sradicati si è calcolato che l'energia è stata propagata a terra dall'onda d'urto con un angolo di 45. L'ipotesi della cometa è stata esclusa in quanto essa si disintegrerebbe nelle zone più alte dell'atmosfera e non potrebbe superare i 16 chilometri dalla superficie terrestre. Anche le meteoriti carbonacee vengono escluse in quanto esse, in base alla loro densità non dovrebbero avvicinarsi più di 11 o 12 chilometri alla Terra. Le meteoriti ferrose invece riescono a bucare l'atmosfera sparpagliando frammenti sulle zone d'impatto. Questi però non sono stati mai trovati nelle circa 50 spedizioni scientifiche fra il 1927 ad oggi. La disintegrazione di un meteorite ferroso è pensabile solo se questo possiede una velocità molto maggiore di 15 km/sec., ma simili eventi sono molto rari. Il meteorite di silicati rimane l'unico candidato possibile in quanto esso viene a liberare la sua enorme energia cinetica a causa dell'attrito e della fusione del materiale solido proprio a un'altezza di circa 9 km. Qui esso deve essersi disintegrato in più frammenti. Per verificare ciò la Telespazio mi ha procurato delle immagini ottenute dal satellite Landsat sulla zona di Tunguska a varie lunghezze d'onda. In base a queste immagini crediamo di aver trovato una zona a Sud di Tunguska, ove non è ancora arrivata alcuna spedizione scientifica, sulla quale si sarebbe riversata l'onda d'urto di un frammento più grande. Sarebbe opportuno spingere le ricerche anche in questa regione per cercare di rintracciare frammenti finora completamente assenti. Il gruppo bolognese di Menotti Galli e Giuseppe Longo ha già partecipato con successo a una prima spedizione raccogliendo interessantissimo materiale nella resina degli alberi e si propone di approfondire le ricerche nell'ambito del progetto strategico del Cnr di Bioastronomia. L'osservazione più recente di un asteroide passato nelle vicinanze della Terra è avvenuta il 18 gennaio 1991 quando l'oggetto 1991BA si è avvicinato addirittura all'interno dell'orbita lunare. Ci sono stati certamente altri passaggi ravvicinati nel passato, ma non avevamo ancora le tecnologie necessarie per poterli rivelare. Il 1991BA, minuscolo asteroide di appena 10 metri di diametro, è stato scoperto con un nuovo apposito telescopio, lo Spacewatch, a Kitt Peak in Arizona. Questo telescopio usa un sistema Ccd che opera in modo semiautomatico la ricerca. Un campo stellare prescelto viene fatto passare attraverso il campo visuale del telescopio e mezz'ora dopo lo stesso campo viene di nuovo perlustrato. Il rivelatore paragona automaticamente le due immagini e sottrae elettronicamente la prima dalla seconda. Poiché le stelle non hanno cambiato la loro posizione, esse vengono rimosse col processo di sottrazione. Oggetti che, come gli asteroidi, si sono mossi durante le due perlustrazioni vengono a occupare posizioni differenti e quindi è possibile rivelarli. La Terra durante il suo moto di rivoluzione attraversa sciami di asteroidi e di meteoriti. Per poterci proteggere da eventuali collisioni è necessario identificare questi oggetti e calcolarne le orbite. Si stima che esistano più di 10.000 di questi corpi celesti con un diametro superiore a 500 metri, in grado quindi di distruggere interi continenti se non tutta la vita sulla Terra. Noi conosciamo l'orbita di appena un centinaio di essi. Dove si nascondono i rimanenti? Per arrivare a una catalogazione completa è necessaria una rete planetaria di telescopi Schmidt e di radar molto sofisticati, coordinati su scala mondiale. E' per questo che nel presentare il nostro Progetto strategico di biostronomia al Cnr abbiamo incluso un sottoprogetto di «Prevenzione delle catastrofi cosmiche» sotto la direzione di Andrea Carusi dell'Istituto di astrofisica spaziale del Cnr. In una prima fase si prevede di attrezzare i telescopi Schmidt esistenti in Italia con attrezzature Ccd a largo campo nel piano focale con una spesa che si aggira sui 300 milioni. In una seconda fase, come proposto dal gruppo di Giovanni Picardi dell'Università di Roma, si prevede di realizzare una stazione radar dedicata, sperando nella collaborazione dell'Alenia Spazio o di un'altra industria nazionale lungimirante. Bisognerà ora verificare se i responsabili dei finanziamenti riterranno opportuna la partecipazione dell'Italia a questa nuova, più che necessaria, impresa scientifica atta a proteggerci da un nemico naturale la cui pericolosità è paragonabile a quella di un conflitto nucleare. Cristiano B. Cosmovici Cnr, Istituto di fisica dello spazio


ALLOCCO Rovinato dalla moglie Ma salvato dal biologo Russell Lande Battaglia vinta contro i tagli delle foreste del Pacifico. I nidi di allocco adesso sono salvi
AUTORE: BOZZI MARIA LUISA
ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ETOLOGIA, ANIMALI
PERSONE: LANDE RUSSELL
NOMI: LANDE RUSSELL
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 035

SE l'allocco maculato della California (Strix caurina occidentalis) - un uccello notturno simile al gufo, ma senza i caratteristici ciuffetti sul capo - non sparirà nel giro di pochi anni, dovrà dire grazie al biologo americano Russell Lande, che non ha esitato a investire tutto il suo prestigio di scienziato per difenderlo. Lande, stessa generazione di Clinton, è uno studioso di fama mondiale di dinamica della estinzione delle specie. Un fenomeno con cui ci troviamo a fare i conti sempre più spesso: ancora poco conosciuto e molto complesso, viene sondato con modelli matematici e simulazioni al calcolatore. Proprio di questo si occupa Lande, che è intevenuto recentemente a Bologna al VII convegno dell'Associazione Alessandro Ghigi per la biologia e la conservazione dei vertebrati, dedicato alla situazione italiana. Professor Lande, perché una specie si estingue? I modelli finora in uso sostengono che l'estinzione è un evento genetico. In breve: quando una popolazione è ridotta a pochi individui, i continui incroci fra consanguinei ne impoveriscono il patrimonio genetico, così che la specie non ha più quella plasticità che le consente di adattarsi ai cambiamenti dell'ambiente. Invece io ritengo che l'estinzione vada collegata con la situazione demografica di una specie e che l'impoverimento genetico sia una sua conseguenza. In altre parole, è determinante se un individuo ha la possibilità di trovare un partner sessuale quando lascia la casa natale per fondare una propria famiglia, e questa possibilità dipende dalla consistenza numerica della specie (meno individui, minori probabilità) e dalla sua distribuzione geografica, cioè se è frammentata o no in piccole popolazioni. Per tutelare una specie occorre prendere in considerazione il suo rapporto con l'ambiente e conoscere le modalità del suo ciclo vitale. Sono questi gli argomenti che lei ha usato in difesa dell'allocco maculato della California? L'allocco maculato della California è un uccello monogamo che abita le foreste di conifere del Pacifico nordoccidentale, caratterizzate da zone che hanno più di 250 anni e altre più recenti, dovute al taglio e agli incendi. L'allocco vive tipicamente nelle parti più antiche, perché fa il nido nella cavità di un vecchio albero e ha bisogno di spazi aperti - tipici delle foreste antiche - per cacciare i piccoli mammiferi che costituiscono la fonte principale della dieta. Negli ultimi decenni le zone più antiche sono state pesantemente distrutte e oggi sono concentrate nelle parti occidentali dell'Oregon e dello Stato di Washington, in dodici foreste nazionali per lo più contigue, tutelate da organismi governativi. Detto in cifre, se prima del 1800 la porzione con più di 250 anni costituiva il 60 per cento delle foreste del Pacifico nordoccidentale, oggi è ridotta al 38 per cento. In questo ambiente ogni coppia di allocco maculato vive all'interno di un'area famigliare che va dai 250 ai 770 ettari. La popolazione attuale è costituita da 2500 coppie. I giovani, raggiunta la maturità sessuale, abbandonano il nido paterno per fondare una nuova famiglia ma, anziché stabilirsi nelle immediate vicinanze, cercano un territorio a circa 10-20 chilometri di distanza. Proprio per la dispersione dei giovani, secondo i miei calcoli, non c'è possibilità di sopravvivenza a lungo termine per questa specie se la zona più antica della foresta costituisce meno del 20 per cento dell'area totale. Il piano di sfruttamento del National Forest Management Act, invece, prevedeva di ridurla nei prossimi anni al 7-16 per cento: una superficie giudicata sufficiente per garantire il minimo di area famigliare a cinquanta coppie sparse per tutta la regione. Un numero congruo, secondo loro, a mantenere quella variabilità genetica necessaria alla sopravvivenza della specie. In realtà questi uccelli occupano ogni anno meno della metà dei territori giudicati idonei e secondo i miei calcoli le direttive del piano avrebbero portato in breve l'allocco della California diritto all'estinzione. E' stata una battaglia facile? Tutt'altro. E' durata sei anni, durante i quali ho ricevuto intimidazioni di ogni genere e si è fatto di tutto per dissuadermi. Ma molti altri scienziati mi hanno sostenuto. Alla fine ho ottenuto che l'allocco maculato fosse considerato una specie a rischio e che un milione di ettari di foresta vergine fosse protetto e conservato a suo favore. Però l'applicazione della legge lascia ancora a desiderare, perché gli interessi economici in ballo sono enormi. Passiamo alla conferenza di Rio. Come ne giudica i risultati? Il comportamento degli Stati Uniti è stato pessimo. Sono convinto che se la conferenza fosse avvenuta un anno dopo, avremmo avuto ben altri risultati. Per la presenza, fra i collaboratori di Clinton, di persone come Gore, il suo vice, che hanno una profonda sensibilità per i problemi dell'ambiente. Ho molta fiducia che negli Stati Uniti la conservazione dell'ambiente migliorerà grazie a loro. E circa la conservazione della diversità biologica della Terra, che cosa ne pensa? E' ottimista o pessimista? Pessimista, molto pessimista. l'umanità sta preparando una estinzione di massa nella quale scomparirà la metà delle specie animali e vegetali oggi esistenti. Tempo: cento o duecento anni. La causa principale è la distruzione dell'ambiente determinata dalla nostra crescita demografica. Finché manterremo questo tasso di crescita che va collegato all'allungamento della vita, aumenteranno il bisogno di energia, di materie prime, di nuovi spazi. Sono pessimista perché neppure se ogni coppia decidesse di limitarsi a due figli, potremmo evitare la catastrofe. Non perderemo solo un patrimonio biologico straordinario e irripetibile. Crescerà anche il disagio sociale, le sperequazioni fra Paesi ricchi e Paesi poveri e le situazioni come quella della Somalia non saranno più un'eccezione isolata. Ha figli, professor Lande? No. Per essere coerente ho deciso di non averne. Maria Luisa Bozzi


NEVROSI OSSESSIVA Fermate i miei pensieri] Perché funziona la terapia chimica
Autore: RAVIZZA LUIGI

ARGOMENTI: PSICOLOGIA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 035

IL disturbo ossessivo-compulsivo (Doc), identificabile nella psiconevrosi ossessiva delle vecchie classificazioni, è un disturbo abbastanza frequente se si considera che nella popolazione generale ha una incidenza, secondo alcuni studiosi, del tre per cento circa, superiore alle psicosi funzionali e a tutti i disturbi d'ansia considerati singolarmente. L'esordio del Doc si colloca di solito tra i venti e i trent'anni e i sintomi possono presentarsi di continuo oppure a intervalli. Non vi sono differenze significative di rischio fra i due sessi. Tipiche di questo disturbo sono le ossessioni e le compulsioni: le ossessioni sono idee, pensieri, rappresentazioni o impulsi assurdi e persistenti che si inseriscono nella coscienza, indipendentemente dalla volontà, disturbando il corso del pensiero e in generale l'attività dell'individuo. Spesso si tratta di idee impulsive altamente angosciose, in contrasto con i propri sentimenti, come l'idea di uccidere il proprio figlio o un parente stretto. Altre volte sono ossessioni del dubbio, come l'idea di non aver chiuso la porta o il gas, di aver investito qualcuno guidando la macchina, di essersi contagiato toccando certi oggetti o ancora di non aver compiuto con precisione e correttezza pratiche inerenti al proprio lavoro. Queste idee del dubbio comportano operazioni di controllo ripetute ed esasperanti. Le compulsioni sono gesti rituali o comportamenti ripetitivi, stereotipati e finalizzati, che esprimono per lo più risposta alla idea ossessiva: lavarsi le mani, controllare tutto quanto è stato detto o fatto, raccogliere coattivamente oggetti per la strada, controllare tantissime volte la porta o il gas, scendere dalla macchina in mezzo alla strada per verificare di non aver investito qualcuno. Com'è facile immaginare, si tratta di disturbi fastidiosissimi che fanno spendere un tempo esagerato in atti inutili e banali, della cui natura patologica il soggetto è assolutamente consapevole, ma che risultano inevitabili. La persona che ne soffre si rende conto dell'assurdità di tali idee e rituali, ma è pure consapevole che non può sottrarvisi e prova un sentimento di impotenza, di angoscia e di vergogna, anche perché si rende conto di pensare o fare cose del tutto inutili, o addirittura dannose. Ossessioni e compulsioni sono paragonabili a una fitta rete di lacci e laccetti che imbrigliano, frenano e inceppano l'attività del pensiero produttivo, rallentando e ostacolando l'attività intellettuale e fisica. Fino a pochi anni fa il Doc, dal punto di vista terapeutico, era appannaggio degli psicanalisti che, tuttavia, non hanno mai ottenuto significativi risultati. Oggi il lettino di Freud non si addice più ai pazienti ossessivi. Recenti ricerche biochimiche hanno dimostrato che il Doc è da attribuire a cause biologiche, in particolare ad alterazioni funzionali della Serotonina, una sostanza del cervello che modula le emozioni e l'umore. Una conferma dell'ipotesi biochimica del Doc è fornita dalle immagini del cervello ottenute con la Pet e la Spect. Tutto questo spiega perché si siano rivelate efficaci alcune molecole che potenziano il sistema serotoninergico: i risultati terapeutici sono a dir poco stupefacenti e rappresentano realmente una grande conquista sul piano della terapia farmacologica in psichiatria. Luigi Ravizza Università di Torino


TERAPIE ANTI-TUMORI Tnf, speranze deluse Ma adesso un mutante fa riaprire le ricerche
Autore: FOA' ROBIN

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 035

LARGA eco ha avuto su tutta la stampa una lettera pubblicata di recente sulla rivista «Nature», che sembrava aprire nuove potenziali prospettive nella terapia dei tumori. Cerchiamo qui di chiarire i contenuti dello studio dei ricercatori europei, frutto della collaborazione tra l'Università di Gent e due importanti industrie farmaceutiche (la Hoffman-la Roche di Basilea e la Roche Research di Gent). Nella continua ricerca di nuovi trattamenti anti-tumorali, un forte impulso è stato dato in quest'ultimo decennio a valutare l'efficacia, prima in modelli sperimentali e successivamente in terapia, di un gruppo di sostanze naturali chiamate citochine o modificatori della risposta biologica. Gli studi condotti in vitro e nell'animale hanno dimostrato che tra queste sostanze il cosiddetto Tumor Necrosis Factor (Tnf) è, da solo o in combinazione con la chemioterapia, estremamente efficace nell'inibire la crescita di tumori maligni. I risultati ottenuti nei malati di cancro trattati con Tnf sono stati invece largamente deludenti soprattutto perché, per motivi non ben chiariti, la tossicità del Tnf umano è risultata nell'uomo molto superiore a quella osservata nel topo. Per questo non è stato possibile somministrare nell'uomo i dosaggi di Tnf umano che hanno rivelato attività anti-tumorale nel topo. D'altro canto, nel topo, la tossicità del Tnf umano è circa cinquanta volte inferiore a quella del Tnf murino. Il Tnf agisce attraverso due recettori, uno più piccolo (Tnf- R55) e uno più grande (Tnf- R75), presenti su numerose cellule del nostro organismo. Nel topo, il Tnf umano si lega solo al recettore Tnf-R55 e attraverso questo svolge la sua azione tossica sulle cellule tumorali. Poiché il Tnf umano non si lega al recettore Tnf- R75 murino, è realistico ipotizzare che quest'ultimo sia responsabile della più elevata tossicità del Tnf murino rispetto a quello umano. I ricercatori di Gent hanno prodotto dei mutanti di Tnf umano che sono in grado di legarsi con il recettore Tnf-R55 umano, mentre è notevolmente diminuita la capacità di interagire con il recettore Tnf- R75 umano. Esperimenti di laboratorio hanno potuto dimostrare che questi mutanti di Tnf umano si legano a cellule tumorali umane che esprimono solamente il recettore Tnf- R55, esplicando contro di esse la loro attività citotossica. Inoltre, utilizzando come modello sperimentale topi immunodepressi (cioè carenti dell'immunità cellulare), i mutanti di Tnf umano si sono dimostrati capaci di ritardare la crescita di cellule tumorali umane. Valutato nel suo complesso, lo studio recentemente pubblicato su Nature, associato agli altri che l'hanno preceduto, permette di formulare le seguenti considerazioni: 1) la molecola completa di Tnf umano si lega nel topo solo al recettore Tnf-R55 e svolge un'attività anti-tumorale che è associata a scarsa tossicità; 2) nell'uomo il Tnf umano si lega a entrambi i recettori (Tnf-R55 e R75) e questo potrebbe spiegare la tossicità molto più elevata osservata con il Tnf umano nell'uomo rispetto al topo; 3) è possibile ottenere mutanti di Tnf umano che si legano praticamente solo al recettore umano Tnf-R55; 4) questi mutanti esplicano in vitro e nel topo immunodepresso un'azione anti-tumorale. Questi risultati sono certamente significativi, ma la possibilità di disporre di mutanti del Tnf umano che mantengano le proprietà anti-tumorali della citochina stessa senza gli effetti collaterali rimane ancora una speranza da verificare. La lettera di Nature offre un nuovo approccio di studio, ma in nessun modo dimostra che i mutanti di Tnf umano sono poco tossici per l'uomo pur conservando la loro attività contro le cellule tumorali. Prima che questi mutanti possano avere un'applicazione in terapia, si dovrà confermarne l'azione anti-neoplastica su diversi tumori murini e umani cresciuti negli animali da esperimento. Inoltre dovrà essere verificata nei primati la possibilità, per il momento solo teorica, che i mutanti siano effettivamente meno tossici rispetto alla molecola originale di Tnf. Solo se i risultati di queste ricerche saranno pari alle attese, si potrà affermare che disponiamo realmente di una potenziale arma con attività anti-tumorale. Robin Foà Università di Torino


RICERCA SULLA SESSUALITA' IN USA Esplode l'amore con i capelli grigi Il Rapporto Janus: la devianza è «normale»
Autore: BIANUCCI PIERO

ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, DEMOGRAFIA E STATISTICA, SESSO, ANZIANI, INCHIESTA, SONDAGGIO, LIBRI
PERSONE: JANUS CYNTHIA, JANUS SAMUEL
NOMI: KINSEY ALFRED, JANUS CYNTHIA, JANUS SAMUEL
ORGANIZZAZIONI: JOHN WILEY & SON
LUOGHI: ESTERO, USA
TABELLE: T. Come fanno l'amore, rapporti sessuali degli americani anziani
NOTE: 033. «Rapporto Janus»

SI chiama «Rapporto Janus», fotografa la vita sessuale degli americani alla fine del secondo millennio e possiamo considerarlo l'atto notarile che sancisce un'altra rivoluzione nei rapporti uomo- donna dopo quella del '68. Due le principali novità che emergono da centinaia di tabelle minuziosamente compilate in nove anni di lavoro (1983-1992) su un campione di 4500 persone: la libertà di devianza sessuale e il boom della sessualità senile. Nel fare l'amore, in sostanza, nessun comportamento è ritenuto illecito, purché ci sia il consenso del partner. E quanto ai rapporti tra anziani, non solo risulta che si estendono fino alla fascia di età tra i 70 e i 90 anni, ma addirittura si scopre che gli uomini di 65 anni hanno esattamente la stessa frequenza di rapporti dei giovani tra i 18 e i 26 anni (il 53 per cento di entrambi i gruppi dice di fare l'amore almeno due volte alla settimana). Il «Rapporto Janus», edito da John Wiley & Sons, sarà in libreria a 17 sterline il 26 marzo e verrà presentato il 22 a Londra. Fino a quella data l'editore aveva chiesto l'embargo, pur fornendo le bozze del volume ai maggiori giornali del mondo. Noi, secondo la deontologia professionale, avevamo ovviamente intenzione di rispettare l'embargo, ma poiché invece Maria Giovanna Maglie del Tg 2 domenica scorsa lo ha disinvoltamente violato, anticipiamo ai nostri lettori alcuni dati tra i più interessanti e curiosi, riservandoci di tornarci sopra in modo più approfondito. Il 10 per cento degli uomini e il 4 per cento delle donne riferisce di aver avuto relazioni sessuali con più di cento partner. Una donna su tre fra quelle che si definiscono «molto religiose» ha avuto almeno una relazione extraconiugale e 71 su cento hanno avuto esperienze prematrimoniali. Su cento donne di età compresa tra i 18 e i 26 anni, 13 dichiarano di non aver mai raggiunto l'orgasmo facendo l'amore con il loro partner. Il 64 per cento dei cattolici, il 62% dei protestanti e il 68% degli ebrei ammette di far uso di contraccettivi. Il 22 per cento degli uomini e il 17 per cento delle donne dice di aver avuto almeno una volta un rapporto omosessuale. Raggiungere l'orgasmo simultaneamente con il partner è considerato importante dal 25 per cento degli uomini e dal 14 per cento delle donne. Diciannove uomini e 7 donne su cento negli Stati Uniti dicono di aver avuto rapporti sessuali completi dall'età di 14 anni. L'11 per cento degli uomini e il 23 per cento delle donne da bambini hanno subito molestie sessuali. Più la donna è istruita, più pratica la masturbazione. Come si situa il «Rapporto Janus» dal punto di vista storico? Le sue conclusioni, valide per gli Stati Uniti, possono essere estese all'Europa e in particolare all'Italia? Sociologicamente e scientificamente, la sessualità è un pianeta che rimane in gran parte misterioso fino al termine della seconda guerra mondiale. Nel 1948 Alfred C. Kinsey, uno zoologo che teneva corsi prematrimoniali (singolare, no?), pubblica un rapporto sulla vita sessuale maschile ricavato da un campione di 17 mila americani. Nel 1953 - cinque anni dopo, un ritardo di per sè eloquente - ecco l'altra faccia della Luna: il rapporto Kinsey sul comportamento sessuale delle donne. Ma siamo ancora nella sociologia. Negli annì 60 il talamo per la prima volta diventa un laboratorio, l'amore un fenomeno fisiologico da misurare e analizzare. Succede con il Rapporto Masters & Johnson (1966 e 1970), che affronta gli aspetti fisiologici del piacere sessuale coprendo di sensori la pelle dei partner nel tentativo di trasformare l'orgasmo, specialmente il più elusivo orgasmo femminile, in una serie di diagrammi e di statistiche. Sulla sessualità femminile c'è poi stato, a metà degli anni '70, il Rapporto Hite, che documentava come fosse più lenta e difficile la conquista del piacere sessuale da parte delle donne. Con il «Rapporto Janus» si ritorna alla dimensione sociologica, ma senza dimenticare quella fisiologica. Samuel S. Janus, consulente dell'American Institute for Psychotherapy and Psychoanalysis, e Cynthia L. Janus, sessuologa molto nota per i suoi interventi in programmi televisivi americani, con l'aiuto di 11 esperti in psichiatria, sociologia, psicologia, medicina, antropologia, giurisprudenza e storiografia, hanno indagato il comportamento sessuale in relazione ai fattori più diversi: l'età, il livello culturale, la religione, il potere politico, la famiglia, il rischio di malattie veneree con particolare riguardo all'Aids, le devianze, il reddito. A proposito di devianze, il sadomasochismo è praticato dal 14 per cento degli uomini e dall' 11 per cento delle donne; i riti di dominio (bondage) interessano l'8 per cento delle coppie; circa il 20 per cento trova «molto normale» il feticismo; quella che Ilona Staller chiama «pioggia dorata» è una pratica sperimentata dal 6 per cento degli uomini e dal 4 per cento delle donne; solo l'1 per cento degli uomini (e nessuna donna) considera accettabile la necrofilia... Quanto al rapporto sesso- ricchezza, fanno l'amore più frequentemente gli americani con un reddito basso (20 mila dollari all'anno) che quelli più ricchi (100 mila dollari) ma i più interessati ai rapporti sessuali risultano gli americani a reddito medio (50 mila dollari). In questa fascia gli uomini che fanno l'amore più volte alla settimana sono 48 su cento, le donne 43. Piero Bianucci


CONGELAMENTO Freddo nero Dall'estremo pallore alla necrosi dei tessuti più profondi Non scaldare con calore artificiale, si rischia un'ustione
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 036

NON occorre affrontare le grandi montagne esotiche per trovarsi alle prese con problemi di congelamento. Le temperature molto basse sono frequenti anche da noi, con pesanti conseguenze sui tessuti più esposti: mani, piedi (soprattutto le dita), orecchie e naso. Quando l'organismo si trova esposto alle temperature rigide, privo di adeguata protezione, reagisce al freddo diminuendo la circolazione in superficie per concentrare il calore sugli organi interni. Il congelamento presenta tre livelli di gravità, come le ustioni. Come prima misura di soccorso, togliere gli indumenti freddi e stretti e riscaldare con le mani la zona congelata. Evitare assolutamente di appoggiarla a fonti di calore artificiale: la mancanza di una buona circolazione farà correre all'epidermide il rischio di sovrapporre al congelamento un'ustione. Non frizionare con la neve nè con altro, perché la pelle non è in grado di resistere a un trauma, anche se minimo. Somministrare bevande calde: la circolazione riprenderà spontaneamente nella parte colpita. Fasciare delicatamente la parte congelata con panni asciutti e puliti, evitando di stringere troppo. In questo modo si previene la rottura delle eventuali vesciche (tipiche del congelamento di II grado) e le infezioni che ne derivano.


LE DATE DELLA SCIENZA Il prodigio dei raggi di Roentgen che ispirò scrittori e vignettisti
AUTORE: GABICI FRANCO
ARGOMENTI: STORIA DELLA SCIENZA
PERSONE: ROENTGEN WILLIAM
NOMI: ROENTGEN WILLIAM
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 036

IL 10 febbraio 1923, settant'anni fa, a Monaco, moriva William Roentgen, premio Nobel per la fisica (1901) per la scoperta delle proprietà dei raggi X, chiamati anche raggi Roentgen. Era nato a Lennep, in Prussia, nel 1845. I raggi X, prodotti da materiali bombardati da elettroni, sono onde elettromagnetiche di lunghezza d'onda compresa fra i 10-11 e i 10-9 metri. Già Heinrich Hertz aveva notato che questi raggi passavano attraverso sottilissimi fogli metallici, ma fu Roentgen a scoprire che essi attraversavano, anche a distanza, materiali opachi e di un certo spessore. Durante i suoi esperimenti, condotti in un clima febbrile e di totale isolamento dal mondo, Roentgen riuscì a ottenere una radiografia della sua mano. La scoperta di questa straordinaria proprietà dei raggi X, che avrebbe rivoluzionato le tecniche di indagine della medicina e dell'industria, venne annunciata alla fine del 1895. Successivamente Roentgen inviò il messaggio a un centinaio di colleghi per farli partecipi della sua scoperta. Conscio della portata della sua scoperta, si dice che Roentgen, dopo aver spedito gli annunci, esclamasse: «E adesso si scateni pure il diavolo]». Curiosità: la proprietà dei raggi di fotografare l'invisibile scatenò la fantasia di molti. A quei tempi fu pubblicata una poesia dal titolo «Ritratto di signora ai raggi X». Nel maggio del 1896, inoltre, uscì un numero speciale del «Guerin Meschino» dedicato ai raggi X e nel 1903 i raggi X vennero utilizzati per la satira politica da «L'Asino» di Podrecca. Franco Gabici


STRIZZACERVELLO Tecniche di pesata
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 036

Tecniche di pesata Leggendo una rivista scientifica Carlo apprende che una comunità gallese si affida a una singolare tecnica di pesata basata sull'esclusivo uso di quattro cubi. Costruiti ciascuno in materiale diverso, presentano naturalmente anche pesi differenti; essi, disposti opportunamente sui due piatti di una bilancia, permettono di pesare qualunque oggetto da 250 grammi a dieci chili con l'approssimazione di un quarto di chilo. Ad esempio, se i pesi fossero di mezzo chilo, un chilo, 3 chili e 5 chili, ponendo su un piatto i due pesi più piccoli e sull'altro i due maggiori, si potrebbe pesare per differenza un oggetto da 6,5 chili (3 più 5 = 0, 5 più 1 più appunto 6,5) e con lo stesso metodo se ne potrebbero pesare molti altri. Sapreste indicare il peso che deve avere ciascuno dei quattro cubi per consentire le operazioni di peso descritte? La soluzione domani, accanto alle previsioni del tempo.


LA PAROLA AI LETTORI CHI SA RISPONDERE? Gli uccelli in volo non alleggeriscono l'aereo
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 036

M A la birra dopo il vino fa bene o fa male? La volta scorsa abbiamo pubblicato un proverbio tedesco che diceva «birra sul vino la beve solo un maiale». Oggi ne pubblichiamo uno olandese, che ribadisce il concetto. Non resta che prenderne atto] «Mia moglie è olandese e di conseguenza sono a conoscenza di un loro detto che suona così: birra su vino dà cattiveria, vino su birra dà piacere» . Paolo Casella, Alassio (Sv) Come fa un apparecchio elettrico, ad esempio un televisore, a conservare in memoria i dati immessi se si stacca la spina? I dati immessi nel televisore, come quelli della sintonia, corrispondono a regolazioni elettromeccaniche che rimangono invariate a spina estratta. Lo stesso avviene, ad esempio, per la regolazione del termostato di un frigorifero o di uno scaldabagno. Reinserendo la spina, tutti e tre questi elettrodomestici riprendono, dopo un periodo più o meno lungo per andare a regime, le condizioni iniziali di funzionamento. Paolo Andrietti, Milano Esistono almeno tre modi per memorizzare i dati in maniera più o meno permanente: 1) meccanico: consiste nel muovere fisicamente delle parti meccaniche, come potenziometri (obsoleto). 2) a batteria: tipico di alcuni computer. Le batterie si ricaricano quando l'apparecchio è alimentato a rete. Alcuni modelli utilizzano invece pile non ricaricabili, che vanno quindi sostituite ogni tanto. 3) memorie permanenti: sono tipi di memorie riscrivibili, che non richiedono alimentazione per mantenerne i contenuti. Esempi classici sono le comuni cassette audio e i dischi magnetici dei computer. Ezio Armando, Torino Poniamo che molti uccelli vengano trasportati in aeroplano. Il peso dell'aereo in volo diminuisce se gli uccelli si mettono a volare nella carlinga e aumenta se si posano sul pavimento? Il peso rimane inalterato: l'aereo con gli uccelli dentro costituisce per la fisica un sistema isolato, dove l'attrazione gravitazionale si esplica come forza «esterna» non soggetta a variazioni per cause «interne» al sistema stesso.Il fatto può essere spiegato così: per mantenersi in volo, che per semplicità supponiamo senza accelerazioni verticali, gli uccelli devono costantemente esercitare sull'aria sottostante una forza uguale e contraria al proprio peso. Tale azione, attraverso la massa gassosa che viene accelerata verso il basso, finisce col trasmettersi sul pavimento dell'aereo. Dunque, è come se gli uccelli vi stessero a diretto contatto. Luca Ballestra, Ventimiglia Quando gli uccelli sono «seduti» sull'aeroplano, vi è una forza di reazione esercitata dalla carlinga stessa che regge i volatili ed è uguale alla loro forza- peso. Quando si alzano in volo, per contrastare la loro forza- peso, debbono «produrre» una forza maggiore che li spinge in alto. Allora le forze che agiscono sulla carlinga aumentano e l'aereo stesso pesa di più (per pochi istanti, finché i volatili non si sono assestati a una data altezza). Al contrario, se gli uccelli decidessero di riposarsi, dovrebbero ridurre la forza di reazione alla loro forza-peso e l'aereo peserebbe di meno. Paolo Parisi, Savona Il peso rimane uguale anche con gli uccelli in volo in quanto l'aria spostata verso il basso, tramite lo sbattere delle ali, è uguale al peso dell'uccello. Ugo Faccoli, Torino Quale fenomeno consente alla panna di «montare»? La panna monta grazie all'aria che si incorpora quando si sbatte con la frusta. L'operazione può essere aiutata da qualche accorgimento. Per la panna zuccherata, ad esempio, se si mette dello zucchero a velo sul fondo di un recipiente e vi si versa sopra la panna liquida, si farà molto in fretta a montare perché il tutto è più consistente. Ancora più facile è montare la panna ben fredda con una frusta fredda (tenere tutto in frigo fino al momento dell'uso). Quando poi la panna sarà montata, non bisogna più sbatterla altrimenti si smonta. Andrea Morello, Torino & Perché nel mondo le donne sono, da sempre, più numerose degli uomini e la percentuale (55% donne, 45% uomini) rimane da sempre invariata? Vittorio Stanzani, Bologna & A che servono le pietre che vengono messe tra le rotaie dei treni? Aldo Fenzi, Bricherasio (TO) & Come riescono alcune persone, ad esempio i rabdomanti, a captare la presenza d'acqua sotto terra? Danilo Brandone, Nizza M. & Come si ottiene la sfera delle penne a sfera, così piccola e perfetta? Gianluca Marocco, Asti _______ Risposte a: «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax 011.65.68.688, indicando chiaramente «Tuttoscienze» sulla prima pagina.


METROLOGIA Misuriamo la temperatura Dal kelvin al termometro di casa
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: D. Schema di cella pr la realizzazione del punto triplo dell'acqua
NOTE: 036. Pesi e misure

IL kelvin, unità di temperatura termodinamica, è la frazione 1/273, 16 della temperatura termodinamica del punto triplo dell'acqua (XIII Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure, 1967) La definizione della temperatura termodinamica, basata sul teorema di Carnot e sulle leggi dei gas perfetti, offre al metrologo la possibilità di definire l'unità di temperatura indipendentemente da qualsiasi sostanza termometrica, a condizione che si stabilisca il valore della temperatura da attribuire a uno stato termico di riferimento. Nel 1954 la X Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure decise di scegliere il punto triplo dell'acqua, caratterizzato dalla coesistenza in equilibrio delle tre fasi solido, liquido, vapore, come stato termico di riferimento e di attribuirgli la temperatura di 273,16 K. La XIII Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure nel 1967 adottò quindi la già citata definizione: «Il kelvin, unità di temperatura termodinamica, è la frazione 1/273,16 della temperatura termodinamica del punto triplo dell'acqua». Il punto triplo dell'acqua si ottiene in celle di vetro sigillate, contenenti acqua purissima. La riproducibilità del punto triplo dell'acqua è migliore di 0,1 millesimi di kelvin. La temperatura termodinamica, oltre che in kelvin (simbolo K), può essere espressa anche ricorrendo all'unità grado Celsius (simbolo C). La relazione tra la temperatura espressa in gradi Celsius (simbolo t) e la temperatura espressa in kelvin (simbolo T) è: t/C = T/K - 273,15. Da questa relazione discende che la temperatura Celsius del punto triplo dell'acqua è 0,01 C, ossia di un centesimo di grado Celsius superiore alla temperatura di fusione del ghiaccio che vale 0 C (o 273,15 K). Da notare infine che le ampiezze del kelvin e del grado Celsius sono eguali. Il punto triplo dell'acqua, pur essendo fondamentale, è tuttavia insufficiente per definire una scala di temperatura utilizzabile per le misure pratiche. Per questo scopo si realizza la Scala di Temperatura Internazionale del 1990 (STI-90), che prescrive una serie di punti fissi di temperatura, di termometri interpolatori e di equazioni interpolatrici adatti a realizzare una scala che copra un vasto campo di temperatura. L'attuazione dell'unità di temperatura, nonché la realizzazione e la conservazione della STI-90, che rappresenta il campione nazionale in Italia, sono affidate all'Istituto di Metrologia «G. Colonnetti» (Imgc). La STI-90 dell'Imgc fa riferimento, nell'intervallo tra 24,6 K e 2400 K, ai seguenti punti fissi: - punti tripli dell'idrogeno (13,8033 K), del neon (24,5561 K), dell'ossigeno (54,3584 K), dell'argo (83,805 K), del mercurio (234,3156 K) e dell'acqua (273,16 K); - punto di fusione del gallio (302,9146 K); - i punti di solidificazione dello stagno (505,078 K), dello zinco (692,677 K), dell'alluminio (933,473 K) e dell'argento (1234,93 K). I termometri interpolatori utilizzati (termometri campione) sono il termometro a resitenza di platino tra 24,6 K e 1235 K ed il termometro a radiazione tra 1235 K e 2500 K. Con questi termometri si possono misurare con continuità temperature in tutta la scala. Ciò non è ottenibile con il solo uso dei punti fissi; essi infatti stabiliscono dei riferimenti discreti lungo la scala e non sono facilmente trasferibili ai campioni di lavoro, e cioè ai termometri di vario genere utilizzati nella ricerca, nella tecnica e nella vita ogni giorno.


AMBIENTE La città che affonda Casalabate, costruita sulla spiaggia
Autore: CARTELLI FEDERICO

ARGOMENTI: GEOGRAFIA E GEOFISICA, ABUSI EDILIZI
LUOGHI: ITALIA, CASALABATE
NOTE: 034

UNA cittadina del litorale del Basso Adriatico, che d'estate raggiunge i quarantamila abitanti, sta scomparendo nel sottosuolo: profonde voragini hanno ingoiato strade e case di Casalabate, a metà strada fra Lecce e Brindisi. Sorta in poco meno di un trentennio su una spiaggia sabbiosa della costa, è figlia dell'abusivismo edilizio più sfenato, prototipo di un fenomeno che ha consentito il saccheggio di lunghi tratti della costa salentina. Da qualche settimana, parte di questa aggregazione di fabbricati che è Casalabate (definirla città è improprio per la mancanza assoluta di qualsiasi parvenza di programmazione urbanistica) non c'è più. Alcune case si sono completamente sgretolate. Una ventina, oltre a un condominio con venticinque appartamenti, dovranno essere abbattute dalle ruspe, se non crolleranno da sole. Un centinaio presentano gravi lesioni. Inoltre diverse case a piano terra hanno il pavimento sfondato: buche larghe, in qualche caso, venti metri quadrati e profonde più di due metri. Ma non è finita. Quattro strade urbane sono sprofondate: in alcuni tratti la sede stradale si è abbassata di sessanta centimetri. Gli accessi alle vie che delimitano isolati con il rischio di smottamento, sono stati murati. Le cause di smottamenti e voragini sono varie e concatenate. L'urbanizzazione di Casalabate si è concentrata su una fascia litoranea: le strade e gli isolati che sbucano e confinano sulla linea del mare, occupando l'area demaniale, poggiano semplicemente sulla sabbia. La rete fognaria ovviamente è inesistente, sostituita da una capillare trivellazione del suolo da parte dei privati per realizzare pozzi neri. Fino agli Anni Cinquanta, vaste zone in prossimità del litorale adriatico (dove poi è sorta Casalabate e altre marine abusive) erano costituite da terreno melmoso e paludoso, in seguito bonificato. Ancora: la località che sta sprofondando si estende sopra una fitta rete di fiumi sotterranei, il dato è appurato da uno studio condotto dai tecnici della Protezione civile sulla natura idrologica del sottosuolo lungo la costa del Basso Adriatico. Ciò che sta accadendo a Casalabate non è una calamità naturale. E' la risposta della natura allo scempio edilizio perpetrato per anni. Federico Cartelli


SPAZIO IMMAGINARIO: MOSTRA A WASHINGTON Con Cyrano e Jules Verne verso la Luna Quando il Pentagono prese lezioni da Walt Disney
Autore: FEMINO' FABIO

ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, TECNOLOGIA, MOSTRE
LUOGHI: ESTERO, USA, WASHINGTON
NOTE: 034. «Blueprints for Space»

SI è aperta da poco al National Air and Space Museum di Washington una mostra senza precedenti: «Blueprints for Space». Il tema è il modo in cui scienziati, romanzieri e pittori immaginarono il volo spaziale prima dello Sputnik. Curata dagli storici Frederick I. Ordway III e Randy Liebermann la mostra spiega come, a partire dal 1600, autori che oggi si definirebbero di «fantascienza» abbiano forgiato l'interesse popolare per la conquista dello spazio. Secondo Ordway, «poiché le scoperte degli astronomi del diciassettesimo secolo coincisero con le prime grandi esplorazioni del Nuovo Mondo, le prime storie ambientate nel cosmo accesero la fantasia del pubblico riguardo ad altri mondi nei cieli, che venivano immaginati come Eldorado siderali. Il sogno del volo spaziale è stato continuamente plasmato da forze sociali simili». Fra i primi romanzi «spaziali» di cui sono esposte rare copie, ci sono La scoperta di un mondo nella Luna, di John Wilkins (1638), La storia comica degli Stati e Imperi della Luna e del Sole, di Cyrano de Bergerac, e L'imperatore della Luna: una farsa, di Aphra Behn (1684). La fantascienza vera e propria comincia con Dalla Terra alla Luna e Intorno alla Luna, di Jules Verne, scritti rispettivamente nel 1865 e nel 1870. La mostra contiene inoltre opere di Galileo, Defoe, Swift, Voltaire, Poe, Wells. Negli Anni Venti del nostro secolo vi furono due avvenimenti fondamentali. Il primo fu l'inizio di studi scientifici seri sulla missilistica, ad opera del francese Robert Esnault-Pelterie, dell'americano Robert Goddard e del tedesco Hermann Oberth. Quest'ultimo ebbe come allievo Werner von Braun, che più tardi svolse un ruolo fondamentale non solo nello sviluppo del programma spaziale americano, ma anche nella divulgazione della «conquista dello spazio». Il secondo fu invece la fondazione della prima rivista di fantascienza, intitolata Amazing Stories, ad opera di un inventore di nome Hugo Gernsback che già pubblicava periodici dedicati all'elettricità e alla radiotecnica. Le riviste di fantascienza sono state senza dubbio quelle che hanno maggiormente contribuito alla diffusione popolare del concetto dei viaggi nel cosmo. «Blueprints for Space» presenta modellini dei primi razzi di Goddard e von Braun, e copie di riviste. Ma la maggior parte del materiale esposto - e anche quella più spettacolare - si riferisce agli indimenticabili servizi illustrati apparsi nel 1952 sulla rivista Collier's, sotto la direzione di von Braun. I servizi, con tavole a colori di Chesley Bonestell, Fred Freeman e Rolf Klep, sostenevano che la conquista dello spazio era non solo inevitabile, ma molto vicina. (Il primo numero aveva in copertina un gigantesco razzo in volo, con la dicitura «L'uomo conquisterà lo spazio presto» ). Da questi furono tratti due libri tradotti anche in Italia, Al di là delle frontiere dello spazio di von Braun, Willy Ley e altri (Mondadori, 1953), e un terzo inedito nel nostro Paese, Conquest of the Moon di von Braun, Ley e Fred Whipple (Viking Press, 1952). Nello stesso periodo, il produttore cinematografico George Pal realizzò due film intitolati Destinazione Luna e La conquista dello spazio, che esercitarono a loro volta una grande attrazione sul pubblico. Dal 1955 al 1957, Walt Disney produsse tre documentari televisivi intitolati Man in Space, Man to the Moon e Mars and Beyond, che ebbero un enorme successo, al punto che lo stesso presidente Eisenhower ne chiese copia per mostrarli ai capi del Pentagono. La rassegna espone illustrazioni e spezzoni tratti da questi spettacoli, oltre ai modellini usati nelle riprese. Come ha scritto Liebermann, «l'astronautica è l'unica scienza che sia stata non solo influenzata, ma tenuta in vita, da scrittori e artisti». Gli articoli e i programmi tv commisero un solo errore, credendo che lo sviluppo dell'astronautica avrebbe seguito tre fasi: prima, la costruzione di un'enorme stazione spaziale a forma di ruota; lo sbarco di una grande spedizione sulla Luna; lo sbarco su Marte. La storia non ha seguito esattamente queste indicazioni: ma può darsi che lo faccia in futuro. «L'esplorazione non potrà mai aver fine - scrisse von Braun su Collier's -, perché puntare alle stelle, sia letteralmente che in senso figurato, è il lavoro di generazioni, e non importa quanto progresso si faccia, ci sarà sempre il brivido di ricominciare daccapo...». Fabio Feminò


Ma tu chi sei? Che «razza» di lince è quella ritornata sulle Alpi? Una ricerca dimostra che non è quella scomparsa
Autore: M_L_B

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ANIMALI
NOMI: RAGNI BERNARDINO
LUOGHI: ITALIA
NOTE: 035

N EGLI anni scorsi note di giubilo accolsero il ritorno della lince (Lynz linz) sulle Alpi dopo cinquant'anni di assenza. Ma, che «razza» di lince è tornata? Quella che visse in questo ambiente fino agli inizi del secolo, oppure un'altra, a sostituire quella ormai scomparsa per sempre? La domanda se l'è posta Bernardino Ragni, lo zoologo dell'Università di Perugia impegnato da anni a seguire le tracce di questo felide. Spontaneamente, nella totale indifferenza di organizzazioni pubbliche e ambientalistiche e a dispetto della caccia di frodo (ogni anno almeno un individuo viene ucciso su una popolazione totale stimata di venti adulti), Ragni sta lottando per recuperare lentamente l'areale che gli era proprio. Analizzando il disegno e il colore del mantello, si può dire che si tratta però di due animali diversi. Il mantello della lince, che è geneticamente controllato, può essere di tre tipi: maculato, striato, concolore. Mentre la lince che si è estinta in Italia apparteneva al tipo concolore, quella che sta ritornando è del tipo maculato e striato, esattamente come le sue consimili del versante alpino svizzero, austriaco e sloveno. Se dunque possiamo rallegrarci per il ritorno di questo grosso predatore, dobbiamo dolerci per la perdita del patrimonio biologico e culturale rappresentato da un animale che è scomparso per sempre. (m. l. b.)




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